Esistere,per noi,esigequel«resistere»chee iltrovarsi di fronte
un
altro,sperimentare la tensione eanche
il conflitto che ralterit&,a sua volta consistente e resistente,comporta.
Giobbe,
per la filosofaspagnola,b la figuradelTesistente inquanto
resistc aDio
e Io fa nelmodo
piuumano: ponendo domande, chiedcndo
ragione.Appunto
quelloche l’uomo contemporaneo non
fa di fronte alia storia,che pure
trattacome una
divinity.Non
lo fa,perch£
questoimplicherebbe alTuomo
stesso diconfessarsi,diricordarc,dichicdere con- toa se stesso delsuo modo
distarealmondo.
Fincheresta inquesta
condizionc non
di resistenza,ma
di rcticcnza,eglinon giunge
alia sua liberazione perch<$non
ritrova il senso del proprio limitc c delproprio luogo,non
sa abitarc lospa- zio della relazione senza distruggerloo
senza pretendere diinvaderloe occuparlo interamente.
Dalpuntodi vista
umano
liberarsi significa ridursi:guadagnare spazio,lo «spazio vitale»,pienoacausa dciraccrescimentodel propriocssere.Uno
traglieffettidella«deificazione» blapresadipossessodiunospaziomaggiorediquellodicuipossiamoef- fettivamentc impadronirci;
debordando
dai limitidelTumano;delquale b
norma
e modcllola limitazioneimpostaci dall'avc- reuncorpoe dallostarcidentro.LimitareI'umanocomported,
inevitabilmcnte.lasciarespazioaldivino,inquellaformaincui diventapossibilecheil divinosi introduce nell’animoc appaia
come
presenza canchecome
assenzachecidivora.La
deilica- zionechetrascinaconforzalalimitazioneumana
- Tincapacit&dicssere Dio -favorisce, fa in
modo
che il divinosiconfiguricome
idolo insaziabile,attraversoil qualeTuomo
- senza sa- perlo -consuma
la propria vita;distrugge da sololasua esi- stenza. Dinanzi aldivino «vero»Tuomo
si trattiene,spera,in-daga,ragiona.Dinanzialdivinoestrattodallasua stessa sostan- za,restainerme. Perch£ b Timpotenzadi essere
Dio
chegli sipresentaerappresenta,oggettivata sottoun
nome
che designa unicamentclarealtychenon puo
eludere(HD,
24-25,18-19).In queste parole
sono
riunite alcune indicazioni antropo- logiche essenziali.AlTinizio della storia gli esscriumani
sisentono
sotto lapotenza
diun
sacroche b totalmcntepieno, ubiquo,padrone
ditutto lospazioe di tutte lecose. Poi,con
lanascita deglidei.ossia delle
prime immagini
e deiprimino-mi
necessari alTidentificazione del divino,ilsacro iniziaari- tirarsiperfarespazioagliumani. Ma sarebbe
fatale,per noi, lasostituzionemimetica
che tendc a farcioccupare
il posto inizialmcnteoccupato
dal sacro.Per
esistereumanamentc abbiamo bisogno
di spazio,per6
nelnostro limite,inmodo
che possiamo
respirare,muoverei,incontrare.La
vera«ridu- zione»non
b tantoquelladiuna
tccnicaepistemologica,co-me
ncllafenomenologia
di Husserl,che
chiede al soggetto conoscitivo diridurreo mettcrc
in parentesi il proprio giu- dizio sulTessere deifenomeni
c su tutti gli aspetti inessen- zialidelreale, inmodo da
coglicre ilsignificatoessenzialcdi ognifenomeno. La
vera riduzionc b quellapercui imparia-mo
a starealmondo
evitandodi invadere,diaccumularc,dioccupare
ognialterita che la realtyci presenti.Se
lavita del singolo canche
quella di un’intcra civileinseguono
la pro- pria crcscitao
lo «sviluppo»come un
fine in sb sidisuma-
nizzano.La
liberazione sta nel «ridursi»: fare spazio, aver cura dcITapertura a ci6che
b altro,svincolarsi dalle sedu- zioni diogniforma
di espansionismo.Superare
il proprio limiteumano
significadelirare,con-durre il proprio essereoltre la sua natura, attestata e costi- tuita per ciascuno anzitutto dal corpo.
Questo
senso del li-mitee delTincarnazione
non
va intesocome
lariconduzione dellapersona
auna dimensione
conchiusa estatica,giacchela
persona
stessa restaun
divenire,un
viaggio, liberty e tra-scendenza.
Va
inteso invececome comprensione
di questa trascendenza nel suo essere radicata e incarnata e,nel con-tempo.
nelTesseresempre
inrelazionecon
Taltroda
s£.Do-
ve Talterita essenzialc del soggettoumano,
siaun
individuoo Tumanita
intera, b ildivino.Il quale, finch6rimane
avvolto nell’ambiguita, e insieme potenza,fondamento,
origine, va- lore.destino,volonta, ordinc,sovrano,interlocutorc,fonte di oppressione ediliberazione.La
filosofaspagnola
anticipa qui la differenza di fondo,che non dipende dalTumore
della divinita,ma
dal fatto di essere alle presecon
un’entit&suprema che
epura
proie- zione einvenzione
del nostro delirio,o
al contrario b pre- senza reale delDio
sconosciuto. L’entita fittizia toglie spa- zioe agiscecome un
«idolo insaziabile»che
saperseguitarc facendosi presenteo
sottraendosi anoi. IIDio
viventeinve-ce, quello vcro,ci lascia lo spazio grazie al quale
possiamo
stare in relazione, sperarc, ragionare,domandare,
ricercare.Zambrano condensa
la descrizione delmovimento
dcllalie- nazione religiosa gia diagnosticata ncllo sviluppodella filo- sofiada Hegel
aFeuerbach
sino aMarx. Ma
ilprofiledcll'a- lienazione che neaffiora6 solo in parteanalogo
aquello di-segnato
da
questi autori. II termine «alienazione»-
che haorigini giuridiche.e intalcaso designa lavendita di
un
bene, e teologiche, inrapporto
almovimento
dell’uscitada
s6 diDio
perfarsiuomo -
viene usatoinquesta tradizione,inpar- ticolareda Feuerbach,
perdeterminare
quella sorta di au- toespropriazione inconscia per cui attribuiamo aun'imma-
ginaria identity divina cio
che
cpropriamente umano.
Tale perdita delsenso
di se a favorc della trascendenza di Dio.credutareale,£ labaseideologica,
secondo Marx, anche
del- Falienazione economico-sociale checostringelamaggioran-
za dell'umanita a sopravvivere incondizione
di schiavitu.Per
uscire daH’alienazione gliuomini dovrebbero
anzitutto riappropriarsidicidchehanno
proiettatofuori di se stessi.II delirio dicuiparlalafilosofa spagnola e«alienazione»
nelsenso della perdita del proprio se,
ma non
va inteso co-me
la cessione diuna
proprietada
riconquistare. Anzi,nel riassorbimento del divinonell’umano
leivede
quella dcifi-cazione alienante di noi stessi che ci porta a invadere ogni spazio,
negando
la relazionecon
ilDio
sconosciutoe sosti-tuendovi
idoli oppressiveSipuo
coslmisurare
la distanza che separa l'antropologiadell'autoproduzione del soggettoda
un’antropologia della relazione.Nellaprima
l’alicnazio- ne equivaleaprodurre
1’altroda
sesenza sapere cheprovie- neda
noi egiungendo
a scambiarlo peruna potenza
estra- nea;la disalienazione sta nel riportarc questa altcrita alia nostra identity. Nellaseconda
concezione,invecc, 1'aliena- zione interviene lidove
la relazione 6 oscurata:o quando
ilsacro6 tutto e noine
siamo
perseguitati,o quando l'uomo
sideifica
annullando
I'esistenza reale dcll'Altro.La potenza
estranea chesentiamo
sovrastantee assoluta &,in effetti,larappresentazionc rovesciata della nostra
impotenza. Zam-
brano mette chiaramente
in luce,amio
parere,chepotenza
e
impotenza
si rincorrono inuna
stessa dialettica di neutra- lizzazione della liberty Quest’ultima, informa
di liberazio-ne,
compare
nel «ridursi»,scoprendo contemporaneamente
il limite del nostroesscre,lospazioper esistcrc e
anche un Dio
dinanzi alquale
ci sipu6
intrattenerc.Quelle che
in questo stare dinanzi rcciprocosi «resistono»non sono due
potenze,nedue
impotenze,ma due
liberta.La
scoperta del limite,dellospazio cdcll’altro,evento
di«riduzione» liberante.divieneautocoscienza
con
la ricostru- zione dellastoria vissuta. Ripercorrerecon
coscienzacriticail
cammino compiuto
serve a riumanizzare la storia,questa volta evitandodi dcificarel'uomo o
la storia stessa.Questa
da idolopuo
tornarea essereTenigma
delnostrodivenireri-schioso,segnatodalla tragedia,
ma non
necessariamentevo- tato alfallimento.«Non
£ del tuttosventuratocolui chepuo
raccontare a se stesso la sua propriastoria»(HD
25, 19).Proprio il raccontare
evoca
tresuoicompagni, nominati
nelprologo
aliaseconda
edizionediElhombre y
lodivino,scrit- to nel 1973: lavisione,la scrittura e il tempo.La
visione pie- na, partecipativa. quella tipicadelvederelecosedaldiden-
tro in«uno sguardo che
unifica»(HD,
12,6) epermette
alsoggetto e aH'«oggetto» la
conoscenza
reciproca,sida
solo nel desiderio.Proprio ilfatto chenon
sirealizzi quasimai
ci lascia ilcompito
di narrare, scrivendo, cio che intanto pos-siamo
riconoscere:«bisogna scriverequelloche
per ora ve-diamo, dove
entra inevitabilmente ilpensare» (HD,
12,6).La
scritturatun
dareavedere
ci6chesie datoa vedere.Ma
e
anche un
accettareilterzocompagno.
Iltempo,
infatti,non
ci lascia. anzi ci sostiene (cfr.
HD,
13, 7). Iltempo «media»
tranoie la
morte
nelsensospccifico che siinterpone tenen- dola a distanza e soloquando
essosiconsuma
del tutto lamorte
si fa presente.Lo
scrivere asua volta eun andare
in- controa questo preziosomediatorc
accettando il presente,la
forma
incui1'immensit^deltempo
si riduce per potercs-sere ricevutada noi.
E
I'accettazionctramite lascrittura as- somiglia aun
rito,a un’invocazione, £ il nostrodono:
scri-vendo,ci
impegniamo
a «farequalcosa di vero»(HD,
14,8).Queste
tracce, lasciate asegnare un cammino
ancorada
delinearecon
chiarezza,intantoconfcrmano
che la letturazambraniana
della storia t tutt’unocon
la riflessionemeta-
fisica. L'autrice sviluppa in
un grande
affresco la sua rico- struzione delle fasie deimovimenti
essenzialidell’evoluzio- 42ne
dell'esperienzaumana
delsacro.In principiol’uomo
spe-rimenta
ilsacroassoluto:un’entitacheh tutto eha
tutto.L’u- nicaanomalia
e proprio I’uomo,che sente,altempo
stesso,di
appartcncre
al sacroe di essere estraneo.La
percezionedella propriacstrancita lofa sentire destinatoaliapersecu- zionc,«meritevole»disventura.Inveceilsacro, l’Origine,eil
proprietario unicodella realty. II
senso
della proprietyha
quindiuna
radice religiosae il dupliceriferimento.da un
la-to,alsacroe/oaldivino e,dall'altro,alproprioealpossede- re
fonda
lecoordinate
diuna
cultura. In talecondizione l’uomo non
riconosce larealtyelaverity,non
ragionaneve- de. Delira.un
deliriodi persecuzione quelloche gli uo- mini patiscono»(HD,
29, 23).IIsacroproprietario ha poten- zaubiqua
e interviene in ogni aspetto della vita,facendoci pagareil prezzodella nostraestraneity.Inuna
simile condi- zionenon abbiamo,
propriamente, alcuna visione delle cose,vaghiamo
nellacecity.Dell’uomo sottomesso
alsacroe det- to:«non
& la realtyche glimanca, ma
£ lavisione.La
sua ne- cessityimmediata
& vedere»(HD,
31, 25). Cisentiamo
guar- dati senza potervedere a nostra volta.Lo sguardo
delsacro su di noinon
illumina,piuttostociconsegna
all’ombra. Fin- ch6 si trova a vivere cosi,Luomo non
saneppure
se £ perse- guitatoo
se perseguita;non
cisono
identity definite.Tanto
cheanche
l’identityumana
& oscura.L’appariresulla scenastoricadegli d£i& il
primo
passo,laprima
identificazione del persecutorc.La
loroapparizionesembra
rispondere all’esigenzaumana
di avere un’alterity che,perquanto
assoluta,possaanche
rappresentare un inter- locutore,qualcuno con
cuisia possibilcvenire a patti.Tanto
iltrovarsi presi in
una
condizione tragica insupcrabile,quanto
latendenza asperare
dcvono
poter avereun
terminedicon- fronto,un’entityo una
causacui appellarsi. Intollerabile e lasolitudinecosmica.
E
infatti«l’uomo deve
esseremolto
avan-ti nell’etydella ragione peraccettare il
vuoto
e il silcnzio in-tomo
a s6»(HD,
35, 29). D'altro canto il desideriodicomu-
nionee direlazionecon
ilsensodellanostracondizionenon
e privo di
una
sua intenzionalitadi verita.Gli deipossono
essere stati inventati,ma non
«quelfondo
ultimo dellareal- ta»(HD,
34,28)che
solo apoco
apoco
e tramilleequivoci sarascopertocome
l’Altroradicale dell'esistenzaumana.
Con
1'apparizione degli dei sorgecomunquc
lapossibili- ty di sperare nell’eventualita che la loropotcnza
sia beni- gna.Ilculmine
diquesta spcranza,come
per ogni spcranza, sta inuna
realizzazionc concreta:Paver luogo
diun
patto tra la divinity e noi.Con un accadimento
delgenere una
culturapcrvicnealsuopunto
diequilibrio e di stability.Ep- pure
proprio quipu6
insinuarsiuna
ripresadel delirioe laspcranzatrapassarein esaltazione.
L’uomo
checonclude un
pattocon
gli d£io con Dio
sisente vittorioso. Scrive I’autri- cc: «nclla lottacon
gli dei,1'uomo
interpreta lapace come
vittoria.
E
per questo cheglid£itorneranno
a perseguitarIo»(HD,
31,25).Da quanto
leiosserva vieneda pensare come
inquesta esperienzacollettivasi radichirinclinazione,cosisto- ricamcnte ricorrente,a intendere la pace
come
fosse la pro- priavittoria:una pace
impcrialista,dominativa,chenon
dis- inncscalaviolcnza n 6 rimargina leferite,poich6anzi prepa- ranuove
guerre. Infatti,sccondo
tale mentality,pace pud
darsisolo
con
la sconfitta dell’altro.Se
laversione delirantc delrapportocon
un sacro disam- biguatoe identificatoinuna
spccifica divinityi quelladichi abbraccialalogica dellavittoria (vittoriagrazie aun Dio che
diventa Signoredeglieserciti,ilDio
chc stadalla nostra par-te,
ma anche
vittoria suDio
stesso), la versione risanata, realmenteumanizzata.d
quella del dialogo,anche
sc percor- so dalla tensione del conflitto.Giy Tapparizione
degli d£i schiudelapossibility,pergliumani,
didomandare
edi inda- gare.Facosi lasuacomparsa
quellocheZambrano
definisce«ci6
che
y piuumano
dell’uomo, ildomandare,
il divenireproblema
delle cose»(HD,
36, 30).La domanda
in senon
&l’essenziale;
semmai
lo& I’espressione della coscienza,lacuiemersione
£ intesada Zambrano come uno
strappo,una
la-cerazione dell’essere personale ancora
compatto ma
ignaro eimmediato.
Identificare I’Altrodivino significa poter en- trare in dialogo eanche
inun
conflitto consapevole:questa possibility e giyespressionedel fatto che e sorta lacoscien- zaumana. £
importante,ariguardo,sottolineareche il lungo processodigestazionedella coscienzastessa consistenell'e- laborazione delLangoscia.Quesfultima
&cosiintimaalpen- sieroumano
pcrchc laaccompagna da sempre.
Riferendosi aliacoscienzaTautricescrive:«questo
strappo [desgajamien-to] dell’anima,
questa
perdita dell’innocenza in cui sorgeFatteggiamento
cosciente,non
e altrochc
la formazione,laconcrezione di
una
lungaangoscia,di qucstodelirio di per- secuzione»(HD,
37, 31).Una
tcsi similespicgherebbe
per- ch6 il nostro pensicroe cosi portato ad alimcntarsi dell’an- goscia stcssaead
assumerlacome suo
orizzontestrutturale.E anche
pcrche,se vuolefarsipensierocritico,dcve
giunge- realdistaccoda
questa fonteemotiva
egiungcrc aun
altrosguardo
sul reale. In ognicaso, a differenza diquanto
affer-mava
Hegel, per la filosofaspagnola
ilprimo
conflitto cheopera come paradigma
diumanizzazione non
bquellotragliuomini, che porterbalia dicotomia traservoepadrone, ben-
siquello tragli
uomini
cgli dbi. Si rovesciacosll’otticamar-
xiana,per laquale
la strutturaeconomica, con
lc sue con- traddizioni, era la sorgente diogni conflittuality; perZam-
brano
ognivero
conflitto,anche
se si dispiega sul terrenoeconomico o
politico,ha
radici spiritualied
buna
rappre- sentazionestoricaconcretadelconflitto tral’uomo
e l'Asso- luto.Da
questopunto
divista lalettura della filosofia hege- lianapu6
arrivare a riconsiderare lecoseentroun
orizzonte diversoda
quello tradizionale:la figura dellacoscienzainfe- lice,10in cuil'uomo
si sente nulla di contro aun Dio
che b tutto,non
b soltantouna tappa
delcammino
dello Spirito nella storia.comeappare
dal testo dellaFenomenologia
del- lo spirito.E
piuttostoilsortilegiopermanente da
cuinon
sic liberatoneppure
Hegel,con
ilsuo
tentativo di risolvere ildissidio divinizzandolastoria stcssa.
L’arma
principalcdi cuigliumani imparano
a faruso,al-meno
per pareggiarco
patteggiarecon
glidei,o comunque
per limitarc i danni, b ilsacrificio.
Questo
siconfiguracome
la rinuncia a qualcosa perchbci sia
un
resto che toccafinal-mente
di dirittoalTuomo.
II sacrificiobuno scambio
utilita- rio incui ilguadagno
pernoib,anzitutto.lospazio dicsiste- re, la solitudinenon come isolamento cosmico ma come
li-10 PerHegel lacondizionedellacoscienzainfeliee rimaneilpungolo
piiifortea«convertirePinfeliciti inunafelicitapiugrandedituttelc fclici- t&»(J.Wahl.Lamalheur delaconscience danslaphilosophiedeHegel.Puf, Paris1951. trad.it.diF.Occhetto.Lacoscienzainfelieenella filosofia diHe-
gel.Latcrza.Bari 1994,p. 25).
berty.
La
conquistadello spazio &un
passaggiofondamenta-
le per lacostruzionedelFidentit&
umana.
Sirompe
per que- sta via quellapienezzaonnicomprensiva
e sacrachc lasciava la nostracondizione
inuna
desolante e oscura estraneity.L’uomo pub
avereuno
spaziosuo:intalmodo
intantodiven-ta.seppurenel
pococ
nellaprecarieta.proprietarioa suavol- ta,capace
disostencrc rapporti contrattualicon
ilPadrone
dell’essere.
Ma
questo.del resto,non
bneppure
l'aspetto pibimportante.
Mentre
nellaprecomprensionc
della mentalitymoderna
efacilelcggere nel sacrificiouno scambio
ulilitario,risolvendone l'esscnza in questo,
Zambrano
insiste sul falto che 1’attosacrificalcbsiuno
scambio,tuttavia finalizzatonon
tanto aun
possesso,quanto
a un'apparizione.La
divinity,per definizione,non
silascia vedere. L'essereumano,
tramite ilsacrificio,chiede einvoca
almeno un
istantedirivelazione in cui lapresenza del divinosi manifesti.La
tensionc vitaledel desiderioumano punta
auna
qualchevisibility dell'invisibi- le,vuoleche cioche eancora oscurovenga
alia luce,propriocome
accade nella nascita biologicacon
Tuscita dalgrembo matemo. Ma
nelcaso del divino, degli deio
diDio
l'appari- zionenon
portaauna
condivisionedellastessacondizione;b sufficiente checonduca
auna
rivelazioneper
cui sperare, pregare,amare F
Altroinvisibilepossano
averesenso.L'amo-
re chiede al divino,temuto
e desiderato,questo avvento
istantaneo nelFordinedi realtyche
epropriodella condizio-nc umana. «L’amore
e sorto in tutta la sua forza di frontc a ci6chenon
si lasciavedere» (HD,
40, 34). Percomprenderc
questodesideriodi rivelazione per cui il divino possa entra- re nelfinitob necessarioconsidcrarc iltempo
specifico della rivelazione:l'istante.Questo
va intesonon come frammento elementarc
deltempo comunementc
conosciuloesperimen-tato,
ma come
schiudersi di un’altra quality del tempo.L’istante. I’unity qualitativa del
tempo
- poichtf questo b Fi- stante-,b caratterizzato dal fattodinon consumarcquasi nul-la.osoltanto il
minimo
deltempo
succcssivo,incui sipub
mi- surare.O
piuttosto,graziealiasuaqualitystraordinaria -sopraillivellodell’umano- persfuggirealiaquantity,al
tempo
chcsimisura.
Un
istante pubessereun secondodei nostriveloci oro- logi, epub
essere,deveesserestato,molteore eperfinogiomi47
c notti del
tempo
solare.[...]Questo£1'istante:untempo
incuiil
tempo
sie annullato,incuisibannullatoilsuotrascorrere.ilsuo passoeche pertantopossiamomisuraresoloesternamente e
quando
e giy trascorso attraverso lasua assenza. L’istante non potrebbe apparircsenon fosselamanifestazionedeldivi- no;qualcosa che cancella l'immcdiatezza, quale che sia.e fa sorgercnclsuovuolounarcaltadiversainquality(HD,
41,35).11
tempo non
solomedia, proteggendoci,tranoie lamor-
te.
Paradossalmente proprio
neltempo divenuto
istante della rivclazione divinapossono
darsi un’intensita euna
di- latazionc straordinaria della durata in cui fa irruzione, nel nostro prcscnte, il farsi prescnte del divino.La
qualita deltempo,
ncU'istante, bgenerata
dall'identity divinache
simostra
e si offre liberando Tessereumano
dallasua condi- zione assurda diabbandono senza
esperienza alcuna del- TOrigine.Ci6
fa pensare che iltempo
sia intessuto ditempi
diversi,che possono mantencrsi
separatima
anche, inun
evento,confluire inuna
eccczionale unita.Non
btanto fav- venire che siferma
ad aspettare il presente;piuttostobun
altro presentc
che
dilata,senzadistruzioni (ristante sa«non consumare
quasi nulla»), il presente che giyconosciamo
e abitiamo.Allora iltempo
media,oltre checon
la morte,con
il divino.
E
sipub
direche 11dove
1’angoscia,sentendo
Pin-combere
del sacroteme
la morte.gra/ie all’inedita fiducia chepossiamo apprendere
nelfistante della rivelazione sco-priamo
ildivino inluogodellamorte
stessa.Tuttavia, piuchela fiducia in chi si rivela.qui vienesuscitata la possibility di affrontarc
con
fiducia la propria condizione terrestre.La
ri-velazionc del divino conferisce
indipendenza
al soggettoumano,
perquanto
precaria essa possaessere.Ouesta
dialettica si sviluppaesemplarmente
nelmon- do
greco, inrapporto
agli dbi e alia «lucepromettente»
(HD.
44, 39)che
essi lascianobalenarc.Zambrano vede
nel- lareligionegreca 1'annuncioe ilpreludiodiuna
diversacon- dizioneumana. Non
gia lacompiuta
liberazione,ma
finiziodi
un cammino
lungoilqualegli esseriumani sperimcntano
la loroliberta.
Se prcndiamo
inconsiderazionei tratti tipici di quest'orizzonte religioso,colpisce anzitutto la luminosi-ty.Glidei lascianofiltraresul
mondo una
luceche da
visibi-lity alle cose e ai viventi. L’apparizione del divino diventa I’apparizione della luce: b la
fondazione
della possibility divedere
c.nelcontempo.
diesserevistisenza essere distrut-ti. In
fondo
ilterrore del sacroche
ci scruta senza lasciarciscampo non
e che Taltra faccia della speranza, del desidc- rio diessere guardaticon amore,
diessere riconosciuti:«al- la fine tutloanela a essere visto»(HD,
46,41). Nella possi- bility didiscernimcnto donata dalPapparizione
della luce questa speranza trovaun
appiglio nel fatto che la stessa so- stanza del sacro, sentitaun tempo come
assoluta eubiqua
picnezza.si articola csi differenziaalsuo intemo
presentan-do una
plurality. Il politeismorappresenta
nel divinouna
plurality
meno
caricaditerrorediquanto non
accadessc ncl rapportocon
il sacro.Al
centro delPuniversodegli dei greci eanche
alcentrodella percezioneumana non
sipone
piu lapotenza
inquanto
talc,ma
la felicita.Una
felicita intesaco-me
la bealitudinedelfimmunity
al dolore.Ma
nelconfigurarsidiquestadivina bcatiludinesiriaffer-ma
la differenza ontologica che assegna il dolore alia nostra condizione. 11 patireumano,
universalmente portato dentrouna
condizione vitaleche
b tragedia,b legato alia distretta percuiognuno.essendo
uno,si trovaperb
a essereenigmati- co e abitatoda una
moltcplicitydistati,di impulsi,divoci, dimovimenti
spesso contraddittori.La
tensioneche punta
a dareforma
alia vita risultacos!sempre
sconlitta perchd, an- chequando
siarriva auna forma
precisa.essabinadeguata e laceratada
altre istanze.Inveccgli dbipossiedono
laloroim-munity
alia contraddizione, alia sofferenza c all’infelicita proprio grazie al potere della metamorfosi.Non
c'bforma
che possafissarli.Questo
punto,relativo al rapporto tra vita e forma,e cruciale percomprendere
l’intera fisionomiadel- lafilosofiazambraniana, ma prima
diapprofondirlo&oppor-tune
continuare aseguire lasua lettura deirespcrienzadel divino nella grecity. L'ambiguitydi taleesperienzab ricon-fermata
dal fattoche.seda un
latoil confrontocon
larealta degli d£iaprepergliumani uno
spazioautonomo
di esisten- za.dalPaltro lato talerapporto
ci lascia inuna condizione enigmatica anche
perquanto
riguarda I’origine stessa delmondo.
Quelli grecisono
deiche non colmano
inalcunmo-
do
ladomanda
sull*origine.Essi«non hanno
quasialcunare-lazione
con
lagenerazione delmondo» (HD,
48, 43).IIrisul- tato e che lutto losplendore delle divinitydeirOlimpo non
fache preparare pernoi Pespericnzadella solitudinc.
Nel
modo
in cuiZambrano
nc parla si coglie, anzitutto, che lasolitudine 6,in realta,un grembo, seppure
dolorosoe insidiatodaldelirio,grazieal qualepossiamo
giungercafon-damentali apprendimcnti.
In effetti noisperimentiamo
di- versesolitudini,che rivclanola loro qualitaanche
sulla base del tipodi rispostache sorgedalsoggctto che vibimmerso.
L’autricc cvidenzia,inparticolare,tre csperienzedisolitudi- ne.
La prima
e quelladell'uomo che
b solo,ma
nelcontem- po
b attraversato interiormenteda molte
presenze. Eglinon
riescea unificare tutte leistanze e le vociche loabitano fa-
cendo
ricorso alia liberty. Perch<§,infatti,la libertabancora
in gestazione,
non
b un'energiamatura
e pronta.Cos!Puo-
mo
giunge soloall’unit& del «posseduto»,quando una
pre-senza
sovrannaturaledominante
lo guida e lospinge all’a- zione.Questa
egia un’esperienzadilibertae tuttavia soltan- to nellacorrente trascinante diun
delirio. Percio «ilprimo momento
dellalibertyeambiguo, perche Puomo
loraggiun-ge da
posseduto. Liberta incontrata nello stesso delirio»(HD,
57, 52).II cultodiDioniso
ePesempio
diquestacondi- zioneincuiperaltrosirinnovaildeliriodipersecuzione.Oltre alia solitudine del posseduto, sequestrata e fatta agire
da
entita sovrannaturali,sidanno
altredue
espcrienze essenziali di solitudinc: quella della poesia e quella della fi-losofia.L'autrice interpretailsensodella nascita dellafiloso- fia nel
mondo
greco11ponendola
sistematicamentc in rela- zionealia tradizione poetica.Gi&
lapoesia,con
glideiche lapopolavano, aveva
configuratoun nuovo rapporto con
ilmondo, superando
ilpuro dominio
del sacro.Ma
essanon
compie
questocammino,
di cui b solo Pavvio.La
filosofia loprosegue
altrimenti,conildomandare,mentre
«lapoesiaini- zieriisempre da una
risposta auna domanda non
formu!ata»(HD,
65, 60).A suo tempo,
nel testo Filosofiay
poesia,del1939,Pautrice
aveva
differenziatoledue
prospettive,elesoli-11 Su! rapportodell’autriccconI’ereditadellafilosofiagrcca cfr.O.
Ad^n.«Laentrafiayelespejo.MariaZambranoy losgriegos»,inC. Revil- la(ed.),Clavesdelarazonpoitica,op.cit..pp. 173-190.
tudinicorrispondenti,indicando nellaposizioncdichi espri-
me pocticamente
ilsuo
starealmondo
un'adcsioncfedeleal rivelarsi dei fenomeni, della natura, della realty (cfr. FP,13- 26,29-40). 11 visibile,dunque,
e gia ecccdcntccpu6 colmare
lo
sguardo
eanche
laparoladell'essereumano. La
poesia b latestimonianzadiquesta adesione. Invcce ilfilosofofa vio- lcnza a se stesso pernon
aderire totalmentc alle rivelazioni del visibile.Da
queste la filosofia si distacca per cercare lavcrarealty,lachiaveinvisibile dituttocidchesi mostra.
Non
si accontentadel
fenomeno.cerca Pidca;non
siferma
alma-
nifestarsi degli esseri,poiche cerca Pcsscre.Cosi
facendo
la filosofia vive della tensione tradue tcndenze
opposte, chepcr5 non
siannullano:lostupore elaviolcnza.Di
quale violenzasi tratta?Prima
diessereun
costringe- re lecoseo
laveritaa parlare, eun
costringersiapartire,blo strappo dalPestasiche
ilvisibile cidoncrcbbe
se soloci la-sciassimo
comprendere
dalla sua rivelazione. Invece, senza violenza,lapoesianarraecantaquell'estasi,suscitatadall'a- desione fedele al reale.La
solitudine poetica bdunque
gikcolma
di presenza,e espressione di un'intimita ricevuta emantenuta
nella prossimitacon
ilmondo. La
solitudine filo-sofica e invece
ancora
quelladelPabbandono,
dell’essereumano abbandonato
a se stesso,dove pero Pabbandono
£ assunto,questavolta,come
posizioneautonoma da
cuivicne esercitato il potere di porredomande, un
potere chenon
silasciainibire
da
alcuna autorit&estema.
Infatti laconosccn- za filosofica,con
lesuedomande,
bun movimento
didistac-co
tantodal sacroquanto
dagli d£i.Per portarsi oltre.piCi avanti nel sapere, il filosofo anzi- tuttoarretrae ritornaa
una
sortadi ignoranza primordiale, quella della solitudine propria dell’essereumano
rimastosenza immagini
epresenze
ultraterrene.Guadagnare
di- stanza vuol dire, perprima
cosa, fareun passo
indietro e ascendere significa poterrisalirc a radici piu profonde.An-
zich6 accontentarsi di quel tantodi sapere che la religione degli d6ie lapoesia
potevano
permettcre,lafilosofiasceglie un'ignoranza chepromette
di essere piufcconda
eche vie-ne
sperimentatacome
ilmodo
autentico di giungere final-mente
alPaltezza-
quindialia profondit&-
della verity del- Pessere e dell'origine.Anche
se. appunto, per giungervi bi- 50sogna
entrarc in un-oscuritada
cui religione e poesiasem- brano
averliberatogli umani.Ecco
il paradossale progresso dellaconoscenza
filosofica.progresso
basasuE
H C " a filr
fia C?
SU°P
ro8resso-se c'e s.ato-
siisnoranzfdi
fe
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,
v
1
0,laversolive »>P'uprofondidi
ignoranza, di addenirars, nel luogo delle tencbrc originarie
e
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immagine.^ f[...]3,1';L
1;annuaCOmmclando
sie svuolata.da'dimenticare ogniha persoilconlalloidea
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ifar?
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Prima anc°ra di una qualchemanda
l'ehh?0
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C’* '3 rivclazioncd^'a s.essa do-dTm,i: bb ^
qaeslasc°P
er,a deldomandare
cilgiocosea aSPCUare ChCaleun
°
f°
rni-I ineare'en
m
,dap
* V °'ta'
Se
C*progresso dclla filosofia.non
e lineare.cumulative),accrescitivo.IImovimeniodel
saperedc-ve
com,
nc|areogm
vol.a e riuscire apor.arsi sino a quella
i
P
suo?nJmi
CU1 Saperegia acq u'S'to.conle sue immagini.
i
suo norm
e.suo.concetti,non pud
resistere.Che
Pignoran-de’lla
non
8UenZa,SI a
PP
rofondisca 'ndicanon una
perditadella conoscenza.
una
ricaduta nel primitivo e nel sacrom
un camm.no
d. prossimitUcon
I’invisibile.La
distanza dallemitt
con
ridiT n a°
a'PCr ‘a filosofia
>'entativodi prossi-
5° n
.
cl6chc fonda11
m °ndo
stesso.E
proprio I’animadi-drM,
rn“
8n °
ranle,>-nd0tta3scstcssa-Uberatasidel fardellodelE conoscenze
noteeimmaginate. scopre cheil suo notere di
o^rd
dare
6|
!'a
,
CCeSS
°
31P°
teredi rispondersi.La
pretesa*
Po^edere-nella logicalachiave dellontologia.nelconcet- tolachiave dellongme, deve
esserestata suscitata dal piace- Cnmi’
S 3 f
C0P t
rta,’dalSenlimento
dipotenza
che suscita.rnmnn
IUtC
h
?
3 sua
ombra
eun P
asso verso laveritycomport
3sempre
ilnschiodellasua ricadutanel delirio cos',
una
scoperta simile implica, insieme,ilpericolodellautismo oppure
laposs.bilc luce del risveglio.Ma
correre questoti schio enecessario per lanostra umanizzazione. Percio/am
?ro°67 de
r
f
0 uomo.
esnosfeal dri?rt,
re •813 ia f,losofia che la
P
ocsiarestanolaSscita
delS r
r‘3 VIVere
mancando
-a‘tempo
stesso.la nascita del se e I
mcontro con
la verita.La
parola poeti-ca e quella filosofica
sono comunque
portate a svilupparsicon
un’assunzione diresponsability,ma secondo due manie-
rediverse. 11
poeia
rivelauna
direzione;lasuae un’allusione ontologica chenon ha bisogno
della chiarezza e degli argo- menti.Il filosofosiincaricadidclineareun metodo,
ossiauna
via visibile.riconoscibile,sino a ritenere che chi sa indicare questo
metodo
abbiadi diritto Tautoritapercomandarc.
L’autrice ricorda
che
poesia e filosofia,un tempo, sono
state insieme,ad
esempio
in Eraclito,Parmenide ed Empe-
docle,
ma
la rottura della loro armonia, il crescere della po- lemica e inline la vittoria della filosofia,culminata nella cri- tica platonica della poesia,hanno avuto come
teatroc sfon-do
il rapportocon
il sacro,con
gli ddi,con lapieta religiosa.Mentrc
religione e poesia rcstavano entro 1’orizzontc del politeismo, laconoscenza
filosoficaapproda
all'Uno, colto intantocome
il«fondo
oscuro delYapeiron» (HD,
71,66) e poi,tramiteun
processodichiarificazione rigorosa,come
«ildivinoUnitario»
(HD,
72, 67).E
cosi la filosofiaperviene al- l'idea di Dio. L’unitydiventail sigilloelanatura stessadella verity,deU'origine.deiressere, delbene.A
bilanciodiquestomovimento
che portb la filosofianascente aliasua maturity,almeno
quella relaliva almondo
grcco,Zambrano
scrive:«tra tutte l’azione vera e propria della filosofia fulatrasfor-
mazione
del sacro nel divino, nellapura
unity del divino»(HD,
73, 68).La
divinity bunita,identity assoluta.In
quanto
tale,cssa resta pensabile e conoscibilecome
TOrigine ditutto,ora
perd
senzapiualcunaombra
nbambi-
guityeneppure
mistcro.L’Originee conoscibile dalla scien- za delle causeprime
e, soprattutto,pud
valerecome
garan- ziaontologicadellecose, degliumani
e delmondo. Zambra- no vede
nella metafisica grecadelPUno
I'intento di salvarealmeno un
relativogrado
diconsistenzadell'esscre degli en-tidi questo
mondo. Una
salvezzapensatalungoun
lilosotti- le.giacch6non possono
esserechiamate
ingiocola relazio-ne
tra divino eumano,
la volonty e labenevolenza
del Dio, lasua libera concessioneo anche
lasua eventuale donazio-ne
dell'esistenza agliumani
e a tutti gli enticon
cui noi ab-biamo
a che fare.Nell'Uno
la filosofia ravvisa l'essere che necessariamente faessere l'altroda
s 6.La
necessity ontolo- gica diquestoche,amio awiso. pud
esseredettoun
rappor- 52I
to
senza
relazioneb irriconducibile aun
dono.aun permes-
so,a
una qualche
deliberazionedivina.Allora, a
ben
vedere,inuna
necessitache
sispiegasoloin basea se stessa,inuna
necessityche
nelpunto massimo
di luce,secondo
Fintenzionegreca,mantiene
di fatto Foscurita del mistero,Zambrano
coglie ilpcrsistcre delsacro.NelFU- no
della metafisicaclassicaviene pensatae insicmenon
rico- nosciutauna
«irrivelatadivinita»(HD,
74, 69).L'aporiadella sua naturadi origine b gia la traccia del confondersitra sa- cro, divino c idea,nonche
tra delirio e ragionc.£
l’aporia per cui I Origineda
si origine,facssere,ma
lo facome una potendo
darePesscre,non pu6
permctterlo»(HD
74, 69). Priva di liberty c di scelta,I’Origine cosi intesanon
ecapace didonazione n
6dialcuna intenziona!it&genera-liva,
dunque neppure
di legittimarc la vita.L’esistenza del fi- mto,non donata nd
concessao
voluta,rimane
ingiustificabilc.Pnma
di seguire le implicazioni di questa soluzione filo- solica,mi
sernbraimportantc
sostareun poco
suuna que-
slione cruciale gi& sollcvata nelrapporto
che la stessa reli-gione greca istituisce tra gli dbie gli umani. rapporto ridefi-
mto
dall autrice ncll'altcrnativa tra lametamorfosi
divina eil nostro
enigma
quotidiano: la questione deldareforma
al- ia vita.Nell’avvio dellariflessione sulladifferenza trapoesia enlosona Zambrano
ci lasciaun accenno
chepub
amio
av- visovalerecome
ilpunto
d’accesso per entrarecon
pihat-tenzione in
una
questione cosi essenziale. Lei scrivechc
la storiadella speranzaumana
«sarebbe la verastoria dell’uo-mo» (HD,
64, 59).Quindi
la speranzanon
b
semplicemente
un auspicio,un
anelito sconfitto e illusorio,un dinamismo
psicologico; essa riguardalagestazionedi
una
storiaumaniz-
zata e ospitalecon
laverity.Ma
diquale speranza parlaFau-trice.
E
inche senso
si riferisce alia«vera»storiaumana?
La
vitae
leforme
Sindall’iniziolavitagiungealPessere
prendendo forma
esi evolve trasmutandosi inconfigurazioni diverse:«ognivita
umana comporta una
forma,uno
stile» (
AE,
37, 43).E una
speciedisponsalit&che
legalavitaeleforme:«tuttocioche
nascceil
non
ancoranato sono promessi
auna
forma.E
ilsi-gnificato
primordialmente
nuziale della vita»(LB,
14, 12).Ma
per lopiu leforme
si rivelanoinadeguate enon
dirado
soffocanti,per
quanto
sianopuramentc immaginate oppure
vissute.Sipensialia
forma
visibiledeglidbi inquanto imma-
ginee alialorocontinua metamorfosi; alia sofferenza e alia mortalitacome forme
cuiI’uomo
e costretto; aliaforma
del- lapoesiae a quclla della lilosofia;aliaforma come
ideaccr- cata oltre le rivclazioni delmondo
visibile.Tutto ruota fati-cosamente
attornoalleforme,possibilio
necessarie, dellavi- ta.Questo
fatto suggerisce che.diconseguenza, la speranzaumana -
quellachelentamente
sorgedall’angoscia delsacro echedeve
districarsidaldeliriopertentaredigiungere inline alia suaverita-
b propriamente,in realty,lasperanzadiuna forma
adeguata. Ilpunto non
e libcrarsida
tutte le forme, percheintalcasol’esistenzasarebbe amorfa,insensata,inso- stenibile.ma
conseguire,e insiemericcvere,quellache sipo- trebbe direuna forma
compiuta,chc con la vita siauna
stes- saarmonia.Essendo
noiun
diveniree,almeno come impulso
ontologico,una
nascita, I’esserecompiutinon pub
equivalere aun
arresto. auna
cristaIlizzazioneeneppure
auna
fine.Cer-to,nella nostra condizione
abbiamo
dolorosa esperienza di quel compiersi che bun
linire,un
declino,una
morte.Ma
lastessacoscienzadell'csistenza
come
viaggioversolapossib-le nascita radicale della persona,e
anchc dcH'umanita
nelsuo
insieme,accompagna
il pensieroavedere un
altrocorn- pimento:quellopercuisigiungeauna forma
chebnucleo ed espressione diuna
vita trasfigurata.Se
I'csistenzaumana
cerca
una
forma, cercaun compimento
diquesto
tipo,perquanto inimmaginabile
epersinoincredibileessoappaia.In
una
simile ricercasono
implicati tuttiglidementi
costi- tutivinon
solo dell'esperienzaumana, ma anche
del nostro stesso essere. II corpo,lo spazio,iltempo,
la parola, la co- scienza.Funiversointeriore,ildesiderio,laliberta,Fazione,le relazioni,Fespressione dise.ilriceveree il dare,la singolari- t^e la comunit^: tutte queste forze e dimensionisono
coin- voltenella paradossale,rischiosa,dolorosaricercadiuna
for-ma
che siacompimento.
Ricerca,percosi dire, suscettibile di felicita,esposta al dolore e alia bellezza.Anche
la relazionecon
il bene,chiunque
siao comunque
siascoperta,e implica-54
ta in
modo
determinante.E
loepure
la relazionecon
FOrigi- nedellavilauniversale,poiche questa relazionenon
bfattadipura
passivity e richiedesempre -
meglio sarebbe dire:sem-
prepiu,man mano
checiinoltriamoneltempo - da
parteno-stra,
una
risposta.E
«risposta» egia ilnomc
diuna
forma,del configurarsi dcll’csistenzasecondo una
direzione eun
signifi- catoradicale.Infatti,direforma
significaanche
diresenso.II
confronto con
gli dbi grcci fa balenare siuna
felicity, quclla dellametamorfosi
incessantecherendc immuni
aldo- loree aliamorte.Ma.
aben
vcdere,questotipodi felicity as- somiglia piu auna
proiezione gcneratadall’interno dellano- stra infelicityche auna
reale felicitaumanamentc
ricevibile e stimabilecome
tale.Dunque
lasperanzaumana,
nella sua facolty di desideraresecondo
verita,non punta
aliameta-
morfosi infinita.Sperando,
quindi coltivandoun
sentire chesidistanzia dalla
pura
angoscia,impariamo
invecead
aspira- re auna forma
chesiacompimento
inquanto
pienezza.vitanuova
perche liberata e trasfigurata.Se provassimo
a espli- care glidementi
delcampo semantico
diquesto compiere
tantodisattesoed
elusoda
noi cosi abbagliati dalcompiere
mortale,troveremmo,
amio
awiso, queste tracce:liberazio- ne,inizio,trasfigurazione,incontro tra volti,pace,inveramen-
todi
una
promessa. Liberazionedal delirio,daltragicoedal-le sue sofferenze, dal
male
e dalle sue distruzioni.Inizio diuna
vitacheconoscc un
sensoeuna
duratasalvatidallamor-
te. Trasfigurazione
come avvento
diuna forma
che e larive- lazionc ultima dell’originalitydell’esserediognuno
e delsuo
volto.
Ed
e insiemc incontro dclle altre vite nel loro voltoal- trettanto unicoe incomparabilc,dunque un
incontroche non degencra
inguerra,ma
e anziarmonia
dclle vite, /race.Tutto questonon pub
darsinb manifestarsi a caso.Non pub
risalire aun Esgibt anonimo
e neutro.E
invece I’inverarsi diuna
se- gretapromessa
scaturitadalsogno
deH'Origine. Nasccrc,al- lora,b esistereneldesiderio, nel«sogno
diDio» (DD.
16,17).Nel divenirc che questa provenienza suscita c'b la «vera»
storia
deH'umanita
nelsensoche il desiderio,oltre l'angoscia e il delirio,guarda secondo
verity alia sua meta.Ci6
e possi- bilcnon
giyinvirtu diun
qualche posscssoconoscitivo, bensi grazieaquel nucleodi fiducia,vero cuoredellasperanza. per cuisidesidera l'Altro radicale elarelazionecon
ilsuo
miste-ro viventesenzalasciarsi sviare
da
illusioniottimisteo
nega- tive ncda
proiezioni di potenza. Pcrtantoc’b «vera» storia ognivoltache si realizzaun movimento
dimaggiore
apertu- ra,un
divenire che,togliendoci dal delirio,ci riporta alia re- lazione.Al
contrario. finchecludiamo
questa relazione la storiasicristallizzae ildivenircumano
si avvitasu sestesso.Nel richiamare la speranza b d’altra parte esclusa
una
posi- tivity scontata eautomatica
della destinazione del nostro viaggio.Sperare
implicasempre
rischiare, poter fallireo mancare
l'incontrocon
la meta.£ un
rischio tutt’altroche ipotetico, vistochele condizioni concretedelcammino
dellapersona
edellastoriadeH’umanity pongono sempre
laliber- tyallimitedella suacapacitydiorientareilcorsodeglieven-ti.Nel tentaredielaboraree diottenere
una forma
per lavi- ta,noinon partiamo da una
condizione dineutrality e tantomeno
diimmunity o
di privilegio.Partiamo
dalconfronto con
Teccesso, anzicon
diverseeccedenze
chenon possiamo nb
ridurrene
controllare.Ildolore,lamorte,ilsacroo
il divi- no,lerivelazioni delmondo,
labellezza,la verita,gli altri.la vitastessache diviene in noi:anche
sesidifferenzianotralo- rocome
negativeo
positive,questesono
tutteeccedenze
checi
portano
a viverelanostrasproporzionenei loro confronticome
vulnerability,inadeguatezza,dipendenza,impondera-
bilitydei
modi
e degli esitidelcammino.
E, indefinitiva,co-me
impossibility di dareforma
alia vita.Perchb
l'eccessoci trascina,cisovrasta,cicolma o
cisvuota.Eppure,
propriota- leimpossibilitypub
lasciarsiavvicinaresino a schiudereuna
viaconcreta lungolaqualela
forma comincia
a delinearsi.Che
tipodicsperienzaha luogo
allora?Tutteleforze.gli elementie ledimensioni nominati poco
fa- dalcorpo
alio spazioe altempo,
dallaparola aliacoscienza, dall'universo interiore aU'azione.dalle relazioni vissute all’csprcssione disb,dalla condizione della singolarita alia partecipazione auna comunity - entrano
inuna dinamica
di unificazione.Inessa latensione dellaliberty stessa,senzainvasionc