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Nuove prospettive d’arte sulla sicurezza sul lavoro

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Academic year: 2022

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Arti Accademia Ligustica di Belle Arti

Palazzo dell’Accademia L.go Pertini 4 - Genova (P.zza De Ferrari) 7 - 24 maggio 2013

Nuove prospettive d’arte sulla sicurezza sul lavoro

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Esposizione delle opere

del concorso

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Nuove prospettive d’arte sulla sicurezza sul lavoro

Accademia Ligustica di Belle Arti, Palazzo dell’Accademia

L.go Pertini 4, Genova (P.zza De Ferrari)

l’arte non ripete le cose visibili, ma rende l’invisibile”

Paul Klee

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Arti

Ideazione della mostra:

Alessandra Lanza Patrizia Rebora Raimondo Sirotti

Non infortunArti !

Nuove prospettive d’arte sulla sicurezza sul lavoro

Comitato organizzatore:

Paola Daccà Maria Rosa Piromalli Paolo Volpi

Liliana Zaccaria

Promozione:

Luisa Sbrana

Realizzazione grafica a cura di:

Simona Bigatti

Testi a cura di:

Maria Rosa Piromalli

Stampato da:

Tipolitografia INAIL Milano - marzo 2013

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Arti

Pensata come iniziativa di prevenzione basata sulla promozione di valori e comportamenti con modalità non convenzionali, “Non infortunArti”, nuove prospettive d’arte sulla sicurezza, approda, con la mostra allestita presso l’accademia Ligustica, alla fase finale.

Promossa da INAIL, DR Liguria essa realizza – in forza della collaborazione con una tra le più antiche e prestigiose istituzioni di ambito culturale a livello nazionale – l’ideale punto di incontro tra i codici dell’arte e la sicurezza sul lavoro.

Alle 22 opere esposte - fruibili da studenti e cittadinanza per quasi un mese – il compito di raccontare la realtà lavorativa italiana e il suo rapporto con la sicurezza, negli aspetti problematici ma anche in termini di saperi ed esperienze

positive che il nostro paese è capace di esprimere.

Un punto d’approdo naturale per un’esperienza che ha registrato grande coinvolgimento nell’ambiente artistico e culturale della regione.

46 le opere pervenute, 22 quelle selezionate, 10 quelle ammesse alla seconda selezione che ha decretato le opere vincitrici.

I messaggi, di grande attualità e immediatezza, sono affidati ai materiali:tele, ceramica, pannelli plexiglas, carta, lamiere arrugginite, senza trascurare l’utilizzo delle nuove tecnologie come la grafica digitale.

Se “Lavorare uccide”, “Contaminazione”, e “Pausa operaia incinta con mascherina” si sono aggiudicate i primi tre posti (e i relativi premi), elevato è stato il livello qualitativo di tutte le opere ammesse a concorso.

Segno che malattie professionali, incidenti sul lavoro, morti impattano sull’immaginazione e sulla sensibilità collettiva.

Un risultato che non può che incoraggiare quanti, istituzioni, parti sociali, privati cittadini, guardano alle vittime del lavoro come a un costo non più tollerabile della macchina produttiva ed economica del Paese.

Un incoraggiamento anche per chi, come INAIL, ha fatto della riflessione sui valori della sicurezza la strategia per sviluppare - attraverso l’universalità del linguaggio artistico - nei cittadini la consapevolezza del suo valore insostituibile nel nostro vivere quotidiano.

IL DIRETTORE REGIONALE INAIL LIGURIA

Dott.ssa Alessandra Lanza

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Arti

La straordinaria crescita della scuola, o meglio delle scuole, dell’Accademia trova significativo riscontro nel ripetersi, sempre più frequente, dell’interesse di realtà importanti presenti sul territorio, interesse che sfocia in collaborazioni come quest’ultima, in ordine di tempo, voluta dalla Direzione regionale INAIL, che ha allargato all’impegno dei giovani artisti una fondamentale sensibilizzazione sulla prevenzione agli incidenti sul lavoro.

I risultati sono evidenti in questa mostra di qualità che, in qualche modo, rappresenta, con l’impegno, la gratitudine per questa importante collaborazione.

La sicurezza sul lavoro è un argomento difficile e delicato da affrontare, a tutti i livelli.

Non infortunarti. Nuove prospettive d’arte sulla sicurezza sul lavoro è un invito rivolto al mondo dell’arte, l’occasione per indagare l’argomento con linguaggi diversi.

La proposta, lanciata sul territorio regionale, ha avuto un forte riscontro e hanno partecipato alla selezione numerosi artisti, molti già noti al pubblico e alla critica, altri ancora emergenti.

Il coinvolgimento di molti giovani, tra i quali gli studenti dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, offre alla rassegna una particolare “freschezza”, sia per la scelta di tecniche quali la grafica pubblicitaria, sia per consapevolezza, tutta giovanile, di essere parte rilevante di una realtà sociale problematica.

Il risultato è interessante e consegna molteplici interpretazioni. Si spazia dalla pittura, all’incisione, alla grafica, per arrivare alla scultura, con un importante nucleo di opere, ventidue delle quali saranno esposte nelle sale del Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, che ho l’onore di presiedere.

Nell’esprimere soddisfazione per la riuscita dell’evento, auspico una continuità di rapporti tra l’Accademia e l’INAIL.

IL PRESIDENTE DELL’ACCADEMIA LIGUSTICA

Prof. Raimondo Sirotti

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Arti

Indice opere

Lavorare uccide, Beatrice Giannoni Contaminazione, Marcello Mogni

Pausa e Operaia incinta con mascherina, Eva Pollio Mettitelo in testa, Stefano Bucciero

Impalcature - retroscena, Nicoletta Burdisso Prospettive, Ferrari Franca

Lavoro il banchina, Gais Paola Miniera, Demetrio Giacomelli

Tute blu, elmetti gialli, Gloria Giuliano La fine del lavoro, Silvio Intiso Metropolis, 2027, Fulvio Ioan Luce, Chiara Manuta

Attenzione, pericolo!!!, Attilio Maxena Im-presa sicura, Irene Mazza

Impronta, Jolanda Mediavilla Rischi sul lavoro, Graziella Menozzi

Sicurezza è anche questione di..., Lucia Montini In equilibrio precario, Mara Musso

Senza titolo, Luca Orecchia

Nessun pericolo per te, Caterina Patrocinio e Raffaella Marotta Uno straccio di lavoro, Giuila Vasta

Senza Titolo, Raffaella Vernazza

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eatrice Giannoni è laureata in Pittura all’Accademia Ligustica di Belle Arti. La sua ricerca si spinge oltre la rappresentazione oggettiva delle cose e approda a soluzioni materiche. Spesso l’arte esprime ciò che la realtà non riesce ad esprimere.

Il carattere ripetitivo della texture e il depennare i moduli, che essa compone, (alla maniera del conteggio dei giorni dei carcerati) fa riferimento ai danni psicologici provocati da condizioni di sfruttamento e di alienazione e, più direttamente, lo schizzo di smalto rosso è emblema delle ferite, a volte mortali e tragicamente attuali.

L’opera, se pur astratta, è di un realismo crudele, in grado di tradurre in arte tutti gli aspetti della realtà del mondo lavorativo, che spesso logora l’essere umano, trasformando il suo aspetto e la sua mente e riducendolo alfine in semplice materia, senza forma né anima.

Diventa tangibile il mistero della vita e della morte, passando attraverso il progressivo logorio e la consunzione del corpo e dello spirito. Lavoro che non dà una possibilità di ascesa, ma trascina verso un nulla “doponaturale”.

Lavorare uccide, 2012

Beatrice Giannoni

Ceramica, cm 33 x 60

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protagonisti, disposti come su una scena teatrale, raccontano l’incidente avvenuto nell’impianto chimico in cui lavorano e sul fondo i fumi e i gas venefici che fuoriescono dalle ciminiere, intossicano l’aria. La scena si apre in una narrazione che procede in modo articolato, in cui l’organizzazione razionale dello spazio e la resa delle figure carica di significato il messaggio, caratterizzato da un tratto grafico evidente e pregnante. Nel perseguire un intento analitico-descrittivo, l’artista dispone in sequenza immagini legate tra loro dalla trama, in una visione globale ed esatta e presupponendo un punto di vista frontale rispetto a chi osserva, crea una forte tensione drammatica.

In un’epoca in cui l’immagine fotografica è in grado di fissare il momento e di ampliare le modalità percettive, il tentativo di catturare l’attenzione dell’osservatore con l’uso dell’olio sulla tela, è qui assicurato dalla forza propositiva del messaggio, rafforzato dall’uso l’uso di colori accesi, è un netto gioco di segno-colore che muove lo sguardo all’interno della scena.

Contaminazione, 2012

Marcello Mogni

Olio su tela, cm 100 x 100

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’artista porta con sé, nella sua installazione, il bagaglio del lungo lavoro nei laboratori teatrali di scenografia.

La composizione tridimensionale delle figure nello spazio, mette in scena la condizione di molte lavoratrici madri, con tutta la loro esistenza, presente e futura.

La maternità, colta nei momenti fondamentali, quali la gestazione e l’allattamento al seno, ha la dimensione di un racconto, a cui ogni donna può prestare il suo volto e il suo corpo.

E’ un racconto senza tempo che porta con sé valori universali ed eterni, attualizzato dalla scelta di una decorazione eseguita utilizzando carte di giornali a colori, usando gli “incarnati” e colori di vari personaggi della politica, del gossip, della pubblicità.

Ampio risalto viene dato alla figura del bambino e delle sue esigenze; qui diventa parte integrante della vita dell’operaia, partecipa con lei alla vita della fabbrica, è inserito nel contesto e prende posto nel momento della pausa. La donna porta con sè non soltanto la valigetta con gli attrezzi da lavoro: ha fra le braccia la nuova vita che viene al mondo.

Pausa, operaia incinta con mascherina

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La pausa, donna che allatta, 2012

Eva Pollio

Installazione a tecnica mista, cm 100 x 80 x 40 - cm 168 x 45 x 40

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A SICUREZZA: SEI TU! L’opera di Stefano Bucciero è una locandina di prevenzione sulla sicurezza, i colori forti e contrastati sono quelli dei cantieri, delle fabbriche polverose e grezze, dove lavorano gli operai. Il messaggio è semplice ma forte, arriva diretto e immediato. HEY! è un richiamo, tanto alla lettura del messaggio, quanto all’importanza della salute e della vita. LA SICUREZZA:

SEI TU! fa da contrappunto e rafforza quel METTITELO IN TESTA, con la sua doppia valenza, “mettitelo in testa” rimanda a una presa di coscienza individuale e, al contempo, all’obbligo di utilizzo del dispositivo di protezione. Le due scritte, disposte in diagonale, convergono fino a prendere la forma di una freccia, richiamo immediato.

Il messaggio si arricchisce di significato quando, alla base della locandina, prendono posto le indicazioni dei cinque sensi e degli strumenti di protezione.

Stefano Bucciero si è formato alla scuola di Grafica Pubblicitaria dell’Accademia Ligustica di Belle Arti.

Mettitelo in testa, 2012

Stefano Bucciero

Grafica digitale, vettoriale, 3D redering, cm 70 x 100

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Impalcature - retroscena, 2012

Nicoletta Burdisso

Acrilico su tela e tecnica mista, cm 62 x 90 (due tele affiancate su tavola)

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’opera è il manifesto di un contesto lavorativo che vede ogni giorno il rischio diventare pericolo, il pericolo divenire tragedia, il lavoro su impalcature.

La prima scena raffigura il volto di alcuni lavoratori che hanno appena assistito ad una tragedia in cantiere. Le impalcature che costituiscono il sostegno nel momento che li impegna maggiormente, sono diventate ferro vecchio, tubi frantumati, mezzi che non sono stati in grado di proteggere la vita degli operai.

Il dramma dei lavoratori è rispettosamente coperto da una velatura.

La seconda scena esprime la serenità di chi svolge il suo lavoro in un ambiente in cui la vita è posta davanti agli interessi del denaro.

Le due scene sono separate in modo netto da quello che può definirsi il simbolo del lavoro operaio e al tempo stesso una delle più frequenti cause di incidenti: intrecci di impalcature colorate, quasi una bandiera, un tributo a chi ha visto davanti a sé il vuoto.

Il ricordo di occhi che hanno sperimentato l’horror vacui.

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’artista si propone di dare un messaggio chiaro e mirato, attraverso una composizione dalle linee “pulite”, oblique e parallele, che la tagliano diagonalmente generando dinamismo.

Quasi a mettere in evidenza le caratteristiche peculiari del lavoro edile, in continua trasformazione ed evoluzione. E’ proprio il ritmo dinamico del cantiere che può produrre situazioni di pericolo e generare tragedie.

L’artista vuole qui “raccontare” quanti e quali siano stati i risultati raggiunti fino ad oggi in tema di sicurezza sul lavoro. Per questo sembra dar voce alla sua opera. Le affida “parole” che risuonano nelle maglie della rete metallica disposta alle spalle dell’operaio, parole “sussurrate” dentro l’elmetto posto sul capo del lavoratore e “accarezzate” dall’abbigliamento che indossa.

La tecnica pittorica dell’acrilico su tela nobilita il messaggio, lo trasforma in opera d’arte attribuendogli quella dignità estetica che lo accompagnerà nel tempo.

Prospettive, 2012

Ferrari Franca

Acrilico su tela, cm 80 x 80

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Lavoro in banchina, 2012

Paola Gais

Olio su tela, cm 80 x 60

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aola Gais è architetto, laureata in Pittura all’Accademia Ligustica di Belle Arti.

Forme geometriche costituiscono gli elementi architettonici del contesto industriale rappresentato, la zona portuale di Genova. Fra container, strutture e macchine, emerge una gru, la postazione lavorativa del macchinista, sospesa nel vuoto. Manovrare un mezzo meccanico con la consapevolezza che è in gioco la propria vita e quella di uomini come lui, gli richiede più attenzione. Errore umano, incuria, condizioni atmosferiche avverse, sono i nemici della vita di chi lavora sospeso.

L’opera dell’artista non vuole essere una denuncia, ma la constatazione che, applicando le giuste norme di sicurezza alla realtà lavorativa, si protegge la vita di chi opera in situazioni critiche. Per questo Paola si affida alla pittura, mediante la tecnica del “mettere e togliere” il colore; colore che riprende i toni del cantiere del porto, le terre, in cui spicca il turchese del mare e del cielo. Una scena che allude ad un rischio, oggettivo ma controllabile.

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Miniera, 2012

Demetrio Giacomelli

Olio su tela, cm 100 x 100

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emetrio Giacomelli è laureato in Pittura all’Accademia Ligustica di Belle Arti. La sua ricerca si concentra, dapprima sullo studio delle tecniche pittorico/artistiche, per ampliarsi via via in una riflessione più profonda sul dramma dell’esistenza, con risultati di grande suggestione.

Le sue tele sono impregnate di un forte realismo e le stratificazioni segnate dai colori evidenziano i passaggi della sua pittura materica, suggerendo possibili interpretazioni, senza tuttavia celare l’importanza del messaggio che l’artista affida al colore.

La tensione silenziosa che regna nell’atmosfera segreta di una caverna sotterranea, è fatta della concentrazione dei due minatori, immersi nelle viscere della terra, in un mondo dimenticato da Dio e dagli uomini, nel silenzio di morte che li avvolge e ne inghiotte le vite. Il buio eterno è illuminato per un attimo dalla luce flebile delle lampade, che diventano i loro occhi.

La vita del minatore è appesa a quel raggio di luce, che scava la roccia, nella speranza che la pietra non ceda al loro passaggio, seppellendo il loro lavoro e le loro storie.

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Tute blu, elmetti gialli, 2012

Gloria Giuliano

Acrilico su tela preparata a gesso, cm 90 x 40

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e Tute blu simboleggiano i lavoratori, protagonisti della quotidiana “guerra” su un campo che li vede schierati ogni giorno, a combattere i pericoli a cui vanno incontro, se non protetti. Su quel campo molte volte lasciano la loro vita. Per questo sono consapevoli di svolgere un compito che li vede impegnati mente e corpo, senza distrazioni.

E’ qui che l’artista mette in evidenza la tensione quotidiana che agita gli operai e i tecnici al loro posto di “combattimento”, i copricapo dei lavoratori, i “caschetti” di protezione, vengono qui definiti “elmetti”, con una sorta di metafora che riporta all’acconciatura dei soldati e dei guerrieri antichi. La resa coloristica della situazione è una trovata artistica che richiama il movimento, il fermento, che si può riferire ad un campo di battaglia. Pennellate e spatolate di colore blu e giallo ricreano, in una composizione astratta e vivace, l’idea di una mischia di figure blu e gialle, fuse in una macchia unica, dal cui centro si sviluppa una tensione che via via si propaga verso l’esterno.

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ilvio Intiso si è laureato in Pittura all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.

L’opera raffigura un paio di guanti abbandonati dopo il lavoro ed un filo a piombo. Oggetti che, decontestualizzati, perdono senso e funzione, diventano qui simbolo di una esistenza che non c’è, o è solo ricordo, o idea.

Come diceva Paul Klee, l’arte non ripete le cose visibili, ma rende l’invisibile. Qui è l’uomo ad essere invisibile. Presenza immateriale, viene cancellato dallo scenario a cui è legata la sua vita e il suo destino. Attore di un palcoscenico che manifesta la sua assenza.

Segno che è diventato invisibile in quanto uomo, la sua identità non esiste. E’ soltanto un’entità strumentalizzata alla realizzazione di qualcosa che prende il suo posto.

Allo stesso modo prendono il suo posto strumenti da lavoro, qui visti dall’artista come qualcosa che ha sostituito l’uomo.

Il lavoro inghiotte le vite umane. Di loro rimangono segni materiali, oggetti inanimati a testimoniare qualcosa che è stato. E non è più.

La fine del lavoro, 2012

Intiso Silvio

Olio su tela, cm 50 x 60

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Metropolis, 2027, 2012

Fulvio Ioan

Tecnica mista su carta, cm 40,5 x 55,5

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tudia Pittura all’Accademia Ligustica e fa parte dell’Associazione degli Incisori Liguri.

L’opera presentata al concorso è il risultato di un lavoro minuzioso sulla figura all’interno di uno spazio angusto, confusa tra strutture e oggetti, tutto in miniatura. Ispirata all’omonimo film di Friz Lang, una Metropolis di cento anni dopo. L’effetto miniatura procura la sensazione di logorio di una realtà lavorativa contemporanea. Call center, centri commerciali, macchine. I volti del nostro tempo, il consumismo di una società che annega se stessa nel mare fittizio della tecnologia, dell’oggetto. sono appena abbozzati, quasi maschere caricaturali, marionette. Realtà frenetica, la città moderna induce uno stato d’animo di inquietudine. L’emozione si materializza in uno svolgersi di luci, lampi e colori. La scena moltiplica i personaggi e le cose, quasi un crescendo sinfonico di suoni tecnologici, rumori di fondo, voci confuse. Una rassegna di piccole scene che si succedono senza tregua, che comunicano all’apparenza allegria e vitalità. Se si entra nella scena, se si seguono le sequenze, ci si sente “risucchiati” nel vortice della Metropolis, che tutto assorbe, omologando ogni individualità.

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Luce, 2012

Chiara Manunta

Tecnica mista su carta, cm 20 x 40,5

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hiara Manunta studia e si laurea in Scenografia Teatrale all’Accademia Ligustica di Belle Arti.

Come una regista teatrale, allestisce un palcoscenico ideale, in cui è rappresentata la storia di una situazione lavorativa d’eccellenza.

A prima vista si intuisce che ci si trova all’interno di una struttura dove i protagonisti sono lavoratori e lavoratrici vestiti in modo adeguato. Ogni figura ha contorni ben delineati, quasi a volerle dare quel peso e quella dignità che, ogni essere umano che lavora, dovrebbe vedere rispettati.

Lo sguardo verso l’alto è fermo, esprime la certezza, di affidarsi a chi sa riconoscere e rispettare la natura umana prima di pensare al profitto.

E’ un messaggio di forte valenza positiva, quasi un augurio. La luce permea la scena, come un’energia che si diffonde dall’alto, catturando gli sguardi delle persone, che possono guardare al futuro con fiducia.

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Attenzione, pericolo!!!, 2012

Attilio Maxena

Tecnica mista, lamiere arrugginite su acrilico, cm 50 x 50

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’individuo è immerso nello spazio, con la sua esistenza e la sua storia, allontanato da tutto, in una solitudine che prende corpo nelle cose. E’ uno spazio vuoto e silenzioso, da cui l’artista ritaglia un frammento, quasi una fotografia rubata all’infinità dell’universo, l’istantanea che cattura l’oggetto fissandolo per sempre.

Frammenti di lamiere arrugginite vagano indisturbate nello spazio in cui si muove l’umanità, quasi inconsapevole dei pericoli che sono in agguato, ad attenderla.

La tela rappresenta una porzione di spazio, un fotogramma, l’effigie di un universo ben più vasto e articolato. In questo spazio prendono corpo gli oggetti della rappresentazione.

L’essere umano è simboleggiato dal colore dello sfondo, una macchia informe che non sembra vivere ma vagolare, un’indistinta, unica creatura che si confonde dentro la “ruggine” dell’esistenza.

L’artista lancia un messaggio universale e, partendo dall’idea dell’infortunio sul lavoro, giunge a toccare il dramma dello stesso vivere.

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Im-presa sicura, 2012

Irene Mazza

Pannello plexiglas con applicazioni in vinile, cm 50 x 50

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rene Mazza si è laureata in Progettazione Artistica per l’Impresa all’Accademia Ligustica di Belle Arti.

L’artista presenta un pannello quadrato di plexiglass che raffigura un cantiere edile. Al centro dell’immagine si staglia una gru che si erge oltre il tetto di due edifici.

Un mazzo di palloncini colorati sospeso nello spazio aereo del cantiere, le funi sono trattenute in un nodo che sostiene in una “presa sicura” una persona, come un paracadute. Ognuno dei palloncini colorati “recita” un articolo sulla sicurezza del lavoratore.

Il sole è una sfera di colore giallo che sembra staccata dal fascio di palloncini.

L’opera presenta tre livelli spaziali tenuti insieme da una cornice: un fondo rosso, uno spazio vuoto, il pannello di plexiglass con la rappresentazione grafica. Mediante questi accorgimenti tecnici il messaggio acquista risalto ed efficacia ed esprime la necessità di un intervento tempestivo e indispensabile in campo di sicurezza sul lavoro.

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Impronta, 2012

Jolanda Mediavilla

Tecnica mista su plexiglas, cm 100 x 100 in sospensione

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’impronta è un segno immortale, è la proiezione dell’essere, non l’azione. L’orma narra una storia, un avvenimento, una vita.

L’uomo si percepisce come testimonianza di una passata esistenza, presenza che lascia un’impronta al suo passaggio, mentre attraversa la realtà. L’impronta è un insieme di segni, una traccia umana fisica ma anche spirituale e culturale, quindi incorporea.

L’impronta è il segno di qualcosa ormai invisibile, simbolo di qualcosa che è stato. Traccia di una presenza passata.

Dentro il sistema dei valori di una cultura, il valore della vita sta al di sopra di ogni altra considerazione, per questo l’attenzione alla vita è il primo ideale da perseguire.

Nell’opera dell’artista la figura circolare dell’orma, si combina con la forma del quadrato, due diversi piani che dialogano fra loro, creando, in sospensione, un dinamismo che rievoca la dialettica esistente tra i due livelli in cui si muove l’essere, quello terreno e quello spirituale, a cui l’uomo tende per natura.

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Rischi sul lavoro, 2012

Graziella Menozzi

Olio e tecnica mista su broccato, cm 100 x 100

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raziella si laurea e si specializza in Pittura all’Accademia Ligustica di Belle Arti.

Partendo da un elemento reale per raggiungere distanze cosmiche, dialogando con i filosofi della natura in un contrappunto disperato che racconta la solitudine umana di fronte alla natura.

Rischi sul lavoro è l’omaggio alla tragedia che ha colpito la Costa Concordia nel 2011. La fine scelta dell’ordito, il broccato, come uno spazio scenico, al cui centro campeggia uno scoglio spietato, immerso in un mare di flutti di “seta” che sta avvolgendo una nave fantasma, che trascina nella morte tutto il mondo del moderno Titanic. La sedia, rassicurante oggetto quotidiano, sembra alludere, ora ad una domestica certezza, ora ad una gelida assenza-indifferenza al dramma dell’umanità, quando, separandosi dalla scena reale, sembra assumere il volto della natura che, ferita dalla presunzione umana, diventa luna di leopardiana memoria. Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna? L’umanità sconfitta sembra gridare il suo tormento.

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Sicurezza è anche questione di... , 2012

Lucia Montini

Elaborazione digitale su cartoncino, cm 42 x 29,7

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ucia Montini è un architetto ma sente l’urgenza di trasmettere un messaggio semplice ed efficace. Per questo decide di utilizzare un mezzo rapido e leggibile, la grafica eseguita al computer. Il colore di fondo è un grigio molto chiaro, su cui prendono forma due figure che simboleggiano la realtà attuale del mondo del lavoro: il lavoratore più anziano, ancora legato alle vecchie abitudini, che dedica attenzione all’attività e al prodotto, senza cura alcuna della persona. Di fronte a lui una giovane donna indossa il casco, i guanti e gli occhiali da lavoro, senza remore o timore di essere derisa dai compagni.

Si tratta di un “passaggio di consegne” fra vecchia e nuova generazione, con una sorta di mutuo, reciproco sostegno, aiuto reciproco. Attenzione anche agli altri. Reciprocità. Usare gli strumenti a disposizione senza remore. La semplicità è già prevenzione.

Dignità e centralità nell’opera della dimensione sociale che assume la sicurezza sul lavoro.

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In equilibrio precario, 2012

Mara Musso

Elaborazione digitale, cm 21 x 29,7

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’artista porta nell’opera lo spazio organico in cui si muove la figura, una ballerina bendata, una funambola in procinto di intraprendere la “traversata” su una simbolica fune di parole che ricordano la sicurezza sul lavoro, parole che “tappezzano” i muri. Lo spazio in cui è sospesa la fune è il cielo di una città ideale. Molto chiaro è il richiamo al pericolo che si verifica quasi ogni giorno, in luoghi di lavoro che non offrono garanzie di sicurezza o quando è lo stesso lavoratore che affronta i rischi con troppa disinvoltura.

Il soggetto è ispirato al mondo dello spettacolo e produce una sensazione di leggerezza. Nello stesso tempo riesce a creare un intenso impatto visivo e il movimento che anima la composizione rende possibile a chi osserva la comprensione della vicenda. Una tecnica efficace per trasmettere il messaggio senza esitazioni, focalizzando l’attenzione sul senso di continua sospensione nel vuoto.

L’idea di vivere in cielo, senza terra sotto i piedi, senza che passi un solo giorno di vita senza pensare alla morte imminente.

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Senza titolo, 2012

Luca Orecchia

Olio su tela, cm 65 x 88

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uca Orecchia è laureato in Pittura dell’Accademia Ligustica di Belle Arti.

L’attenzione al colore come materia e le sue trasformazioni, conferiscono alla sua opera una forza espressiva drammatica ed efficace. Il messaggio sembra giocato sul contrasto fra le tinte che delineano il personaggio e lo sfondo.

Lo scenario è cupo e la figura a “mezzo busto” ha gli occhi coperti da un “velo” di pittura, che lo rende cieco, quindi incapace di interagire con ciò che lo circonda e di fare delle scelte.

Il contesto lavorativo è lugubre e il corpo diventa un fantoccio, catturato e inghiottito dal buio.

La scena è divisa in due parti, quasi ad indicare il dualismo che spaventa l’essere umano, la contrapposizione eterna tra la vita e la morte.

La luce fioca che emana dalle sfumature della zona sottostante, potrebbe simboleggiare la condizione precaria in cui sopravvive un lavoratore esposto ai pericoli, la precarietà della sua vita.

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Nessun pericolo per te, 2012

Caterina Patrocinio e Raffaella Marotta

Elaborazione fotografica, cm 70 x 100

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’opera presentata da Caterina Patrocinio e Raffaella Marotta è una fotografia, l’istantanea che fissa il momento in cui un uomo fa rientro a casa dopo una giornata lavorativa.

E’ rappresentato l’ingresso della dimora di una famiglia comune e il personaggio principale è il bambino che accoglie il padre. La figura sembra sospesa in aria, a metà fra la realtà e la fantasia, e riesce a trasmettere l’emozione e la magia dell’ora in cui il mondo esterno resta chiuso dietro la porta e prende corpo il mondo dei sentimenti.

La figura del figlio possiede una sua caratterizzazione individuale, intimamente legata al significato dell’opera.

Sull’appendiabiti sono sistemati gli arnesi di sicurezza, a testimoniare quanto la serenità di una famiglia sia determinata dalla certezza che, giorno dopo giorno, ognuno possa fare ritorno a casa.

Il messaggio tocca le corde dei sentimenti più intimi e l’utilizzo di tecniche e tinte sobrie, lo rende chiaro e inequivocabile.

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Uno straccio di lavoro, 2012

Giulia Vasta

Grasso al bisolfuro di molibdeno su tela di lino, cm 24 x 32

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iulia Vasta è laureata in Pittura all’Accademia Ligustica di Belle Arti. La sua ricerca spazia fra le tecniche pittoriche e l’uso di svariati materiali.

L’opera nasce da da un’azione performativa, il gesto del lavoratore quando si pulisce le mani segno che pone fine alla sua giornata lavorativa, dal gesto all’oggetto dell’azione: lo straccio, umile oggetto quotidiano staccato dal contesto d’origine, diventa per un pretesto per spostare l’attenzione sul “lavoro” dell’artista in quanto creatore che trasforma la materia in opera d’arte.

Artista come artefice di un gesto magico, l’alchimìa che trasforma un oggetto reale in un frammento di eternità, in quanto opera d’arte. L’artista creatore usa la tela preziosa del lino e con il grasso imprime in essa il suo messaggio, destinato a vivere oltre la sua stessa vita.

Giulia Vasta, attraverso la sua trasposizione, rende vivo il suo messaggio, improntandolo a una dignità che solo l’opera d’arte è in grado di meritare.

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Senza Titolo, 2012

Raffaella Vernazza

Tecnica mista su carta, cm 35 x 50

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igure femminili esili come Silfidi, si muovono fra strutture industriali e ciminiere.

La loro bellezza non è “castigata” in una tuta da lavoro, mentre il volto è “ovattato” dentro una bolla d’ossigeno. Ninfe protettrici e operose, abitano il paesaggio industriale e con il ritmo del loro movimento, sembrano scandire il tempo lavorativo di una comune fabbrica del nostro tempo.

La linea tracciata a china e le sfumature del nero, il grigio e il seppia, producono l’effetto di uno scatto fotografico, un attimo rubato a quell’armonia che avvolge tutto il contesto.

Tutto è ordinato, stabilito, numerato, non seguire le regole significa morire, inghiottiti dalla ciminiera che trasforma gli esseri umani in creature irreali fatte di fumo.

La scena assume i toni fantastici del mito, si allontana dal tempo cronologico per divenire universale, immagine proiettata in una dimensione ideale in cui l’essere persona domina la realtà fabbrica e il concetto di “sicurezza” è reso implicito.

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Per informazioni:

INAIL Direzione Regionale Liguria Via D’Annunzio 76, Genova

liguria@inail.it

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Arti

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