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Giornata mondiale del libro: servono ancora i libri o, se si preferisce, la cultura ?

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Academic year: 2022

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Giornata mondiale del libro: servono ancora i libri o, se si preferisce, la cultura ?

Di Livio Pepino *

Le giornate dedicate a questo o quell’argomento abbondano. Molte hanno carattere squisitamente commerciale e non se ne sente, in realtà, il bisogno. Altre servono – possono servire – per suscitare riflessioni e crescita culturale e politica.

Tra queste c’è la giornata mondiale del libro, che si celebra, ogni anno, il 23 aprile.

L’origine e la storia della giornata merita ricordarle, ma per questo ci sono innumerevoli siti… Mi interessa qui, piuttosto, cogliere l’occasione per ragionare intorno a una domanda: servono ancora i libri o, se si preferisce, la cultura? E, in caso affermativo, a che cosa?

Servono a molte cose, in misura diversa a seconda delle loro caratteristiche, ma c’è, in essi, una funzione sociale comune: quella di rompere la solitudine, di introdurre chi legge in una comunità di uguali, di consentirgli il confronto con le idee e le emozioni di altri e di costruire così le proprie con maggiore consapevolezza. Non è poca cosa in un un’epoca in cui gli altri strumenti mediatici (le televisioni, i giornali, la politica) tendono in prevalenza a costruire e diffondere un pensiero unico funzionale al mantenimento di un ordine sociale considerato immodificabile. Superfluo dirlo: i libri non sono tutti uguali e bisogna saper scegliere, magari con l’aiuto di un buon libraio.

Ma molti sono assai utili per aiutarci a “pensare altrimenti”, come recita il titolo di un recente volumetto pubblicato da Einaudi.

E di pensare altrimenti c’è un gran bisogno oggi, anche – per restare nel nostro campo – nel settore del sociale, dove occorre leggere le voci dei diritti, dell’uguaglianza, di una legalità non formalistica per restituire senso a realtà spesso taciute o deformate e a parole maltrattate e tradite. Il quotidiano operare nel sociale esige, infatti, una cultura di riferimento: come scrive Brecht ne Un giaciglio per la notte, la pratica della solidarietà è fondamentale e irrinunciabile ma non basta senza un parallelo impegno politico culturale perché, grazie ad essa, «a un po’ di gente non mancherà un giaciglio per la notte, / per una notte staranno al riparo del vento, / la neve destinata a loro cadrà sulla strada. / Ma questo non cambierà il mondo, / non migliorerà le relazioni fra gli uomini, / non accorcerà l’epoca dello sfruttamento». Bisogna, in altri termini, colmare la frattura tra pratica della solidarietà e tensione verso l’uguaglianza: per farlo, in epoca di pensiero unico, occorre riprendere percorsi dimenticati, riflettere sulla realtà circostante, costruire un pensiero alternativo. Anche a questo i libri – i buoni libri – possono servire.

*livio pepino, responsabile delle edizioni gruppo abele

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