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IN QUESTO NUMERO
OK, LA QUOTA È GIUSTA
100, 100, 100! Questo era l’urlo che si alzava dal pubblico in uno dei momenti più importanti di Ok, il prezzo è giusto, la storica trasmissione tv. Anzi più che di urlo si poteva parlare di coro, visto che la conduttrice era Iva Zanicchi. Quota 100, nel programma televisivo, si poteva raggiungere con un giro della ruota della fortuna e permetteva ai concorrenti non solo di assicurarsi un premio di 1 milione di lire, ma, soprattutto, di accedere alla fase finale del programma. Ecco, ora Iva il programma non lo fa più, ma quota 100 è rimasta il sogno di tanti, compresi alcuni membri del governo. A tal punto che l’hanno inserita nella manovra finanziaria: e 100 è la soglia che ti premia facendoti arrivare alla fase finale della tua carriera lavorativa spalancandoti le porte della agognata pensione. Nelle pagine seguenti trovi nel dettaglio le caratteristiche della riforma, comunque in soldoni la novità è che potrai andare in pensione prima: con quota 100 potrai iniziare ad andare in pensione anche già da 62 anni senza aspettare i 67 anni della pensione di vecchiaia. Che bello, cinque anni di vita “libera”
in più, sembrano davvero un grande premio, ma attenzione: niente è gratis! Il prezzo dei 5 anni di libertà possono costarti anche il 30% della pensione che avresti avuto. Se poi tieni conto che già di suo questa può esser pari alla metà dell’ultimo stipendio percepito prima di andare in pensione… Devo aggiungere altro?
Se vuoi vivere in modo dignitoso quei cinque anni da pensionato in più concessi da quota 100, di pensione devi fartene un’altra. Al momento, il modo migliore di farsi questa pensione “integrativa”
per arrotondare l’assegno pubblico è quello di aderire a un fondo pensione. Ce ne sono tanti sul mercato, da quelli sottoscrivibili solo da chi fa un certo lavoro, a quelli aperti a chiunque. Li
abbiamo analizzati tutti e in questo numero trovi quelli migliori. È una scelta che devi fare adesso – o se non devi farla tu, puoi aiutare i tuoi figli o nipoti a farla – e che ti permette di goderti la pensione con qualche soldino in più. Senza Iva. E senza dover sperare nel giro della ruota della fortuna.
IL PROBLEMA PENSIONE pp. 2-5 – Quota 100 e pensioni pubbliche p. 2 – 5 motivi per il fondo pensione p. 3
FARSI IL FONDO PENSIONE pp. 6-9
– Per un 30enne p. 6
– Per un 50enne p. 8
– Per un figlio p. 8
– Per un dipendente pubblico p. 9
LA RENDITA AGGIUNTIVA pp.12-14 – Tutti i possibili assegni p. 12 – Le tasse da pagare p. 14
TROVA IL TUO FONDO pp. 15-24 – Fondi aperti pp. 15-22 – Fondi chiusi pp. 22-24
QUANDO SI VA IN PENSIONE
La manovra finanziaria ha introdotto “quota 100”. È la somma tra l’età anagrafica e gli anni di contributi versati. Se la somma di questi due numeri dà 100, allora puoi andare in pensione senza aspettare i 67 anni che ti danno diritto alla pensione di vecchiaia. “Quota 100” ha dei paletti: sono, infatti, richiesti come minimo 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi. Quindi, se nel 2019 avrai compiuto 62 anni e avrai versato contributi per 38 anni, allora potrai andare in pensione. Se però avrai 61 anni di età e 39 anni di contributi, anche se la somma è comunque 100 non potrai andare in pensione. Le altre combinazioni per andare in pensione? 63 anni più 38 di contributi (somma 101), 64+38 (102), 65+38 (103) e 66+38 (104). Insomma, quota 100, quota 101, quota 102, quota 103 e quota 104. Attenzione, però.
“quota 100” è stata introdotta in via sperimentale per tre anni. E dopo? Non si sa, bisognerà decidere cosa farne. Per cui potrebbe anche essere che tra una manciata d’anni non ci sarà più. Ricorda: “quota 100” è una pensione anticipata, cioè una possibilità per andare prima in pensione rispetto a quanto previsto dalla pensione di vecchiaia, che dal 2019 si raggiunge a 67 anni (con almeno 20 anni di contributi – è un limite che vale per tutti, uomini, donne, lavoratori dipendenti e autonomi).
QUANTO SARÀ LA PENSIONE PUBBLICA
L’anticipo ha un costo: le pensioni pubbliche saranno magrissime. Partiamo dalla “normale” pensione di vecchiaia. Un trentenne di oggi, dipendente, ha come prospettiva di dover lavorare fino a 70 anni per poi andare in pensione con quasi 900 euro in meno (-29%) rispetto all’ultimo stipendio netto. E questo, come puoi vedere dalla tabella qui sotto, non è nemmeno il caso peggiore. E con “quota 100”? La pensione è ancora più bassa. Non perché ci sono delle penalizzazioni dirette sull’assegno, ma è conseguenza del metodo utilizzato per il calcolo delle pensioni. Se si sfrutta la “quota 100” si va in pensione prima, per cui si versano meno contributi. Inoltre, i contributi versati si rivalutano per meno anni. Questo porta ad avere un
“tesoretto” contributivo più basso. E non è tutto. Questo “tesoretto” deve essere, infine, diviso per un numero più grande, perché andando in pensione prima, quest’ultima dovrà essere pagata per più anni. Il risultato di questi tre elementi messi insieme è di una pensione pubblica più bassa.
Con il 2019 è stata alzata l’età della pensione di vecchiaia a 67 anni. E non ci si fermerà qua.
Con l’aumento delle speranze di vita, infatti, in futuro l’età minima per la pensione di vecchiaia salirà progressivamente fino a 70 anni.
Vuoi conoscere quando e con quanto andrai in pensione? Usa il calcolatore che trovi sul nostro sito https://bit.ly/2CMl7k8.
Avere una pensione più alta si può!
Iniziando fin da oggi a risparmiare, con un piccolo sforzo mensile, attraverso i fondi pensione: eviterai di vivere una vecchiaia di stenti a causa della magra pensione pubblica.
LA TUA FUTURA PENSIONE SARÀ…
Pensione di vecchiaia Ultimo stipendio/reddito Pensione con quota 100 Ultimo stipendio/reddito 30 anni:
25.000 euro lordi
Dipendente 2.080 euro netti 2.920 euro netti 1.390 euro netti 2.580 euro netti
Autonomo 1.680 euro netti 2.920 euro netti 1.090 euro netti 2.580 euro netti
40 anni:
40.000 euro lordi
Dipendente 2.790 euro netti 3.630 euro netti 1.930 euro netti 3.220 euro netti
Autonomo 2.240 euro netti 3.630 euro netti 1.560 euro netti 3.220 euro netti
50 anni:
50.000 euro lordi
Dipendente 2.240 euro netti 3.650 euro netti 2.000 euro netti 3.350 euro netti
Autonomo 1.840 euro netti 3.650 euro netti 1.650 euro netti 3.350 euro netti
Dati relativi alla pensione mensile pubblica. Le stime sono state effettuate supponendo un’inflazione annua del 2% e crescita del Pil dell’1,5% annuo. I dati valgono sia per gli uomini, sia per le donne. Abbiamo ipotizzato che “quota 100” sia valida nel futuro e che i requisiti minimi per richiederla rimangano 62 anni di età e 38 anni di contributi.
I prodotti creati apposta per integrare la pensione e per cui sono previsti anche dei vantaggi fiscali sono pochi: fondi pensione aperti, fondi pensione chiusi e piani individuali pensionistici (Pip).
I fondi pensione chiusi sono riservati ad alcuni lavoratori: ogni settore ha un suo fondo. Per avere il contributo del datore di lavoro, devi per forza aderire al fondo del tuo settore – per questo sono chiamati anche fondi di categoria.
I fondi pensione aperti, lo dice il nome, sono sottoscrivibili da tutti:
lavoratori dipendenti e autonomi.
I Pip sono i fondi pensione venduti dalle assicurazioni. Come i fondi aperti, chiunque può sottoscrivere un Pip. Costano molto: per questo i promotori e gli assicuratori te li propongono. A loro convengono.
COME INTEGRARE LA PENSIONE PUBBLICA
Non è una bella prospettiva, ma puoi agire per vivere una vecchiaia serena:
risparmia per farti una seconda pensione da affiancare a quella dell’Inps.
Basta un piccolo sforzo al mese. Tra poco ti diciamo quanto, intanto occupiamoci dello strumento per farsi questa pensione aggiuntiva, i fondi pensione. Hanno tutta una serie di vantaggi che li rendono, tra gli strumenti oggi presenti sul mercato, i migliori per farsi la pensione “integrativa”.
Motivo numero 1: rendimenti più alti del Tfr
I fondi pensione offrono ai loro sottoscrittori rendimenti che superano quelli del Tfr (i soldi lasciati in azienda per la liquidazione). Dal 2008 a oggi i fondi chiusi (quelli riservati solo a una certa categoria di lavoratori) hanno reso il 3,1% medio annuo, quelli aperti (appunto, per tutti) il 2,8%, mentre il Tfr il 2,1%. Inoltre, solo in tre occasioni (2008, 2011 e i primi nove mesi del 2018) i fondi hanno reso meno del Tfr – vedi qui a lato. In media, dunque, i fondi hanno reso fino all’1% in più del Tfr ogni anno: in soldoni, significa avere un “tesoretto” pensionistico più alto.
Guarda la tabella Fondi contro Tfr: quanto intaschi in più: chi ha investito nel 2008 in un fondo aperto, versando di anno in anno 1.000 euro, si ritrova oggi 13.537 euro; chi ha aderito a un fondo chiuso 13.418 euro.
Rispettivamente è il 10% e 9% in più di chi scelto di lasciare il Tfr in azienda (si ritrova oggi in tasca 12.310 euro).
Motivo numero 2: il datore di lavoro ti paga di più
Ma non finisce qui. Se sei un lavoratore dipendente hai ancora più soldi.
Infatti, se versi al fondo di categoria (il fondo chiuso) il Tfr, aggiungendo un tuo contributo – in media è l’1% del tuo stipendio lordo annuo – anche la tua azienda versa un contributo per te (è un altro 1%, in media). Questi soldi che versa l’azienda incrementano il tuo “tesoretto” pensionistico e, quindi, di fatto aumentano la tua pensione integrativa. Vediamo come. Torniamo ai calcoli fatti alla fine del paragrafo precedente: abbiamo visto che,
supponendo che tu abbia iniziato a versare 1.000 euro di Tfr nel 2008 nel tuo fondo chiuso, oggi avresti 13.418 euro. Se, però, consideriamo il contributo del datore di lavoro (un 1% del tuo stipendio), in realtà ti ritrovi 15.363 euro:
quasi il 25% in più rispetto a lasciare i soldi in azienda (il Tfr).
Motivo numero 3: paghi meno tasse
Con i fondi pensione puoi anche pagare meno tasse: i contributi versati nel fondo (qualsiasi fondo) sono, infatti, deducibili per un importo massimo annuo di 5.164,57 euro (si tiene conto dei tuoi versamenti più quelli del datore di lavoro, non il Tfr). Abbattono il reddito imponibile e, quindi, le tasse che paghi anno dopo anno. È un risparmio non da poco. Se versi il massimo deducibile di 5.164,57 euro e hai 70.000 euro di stipendio lordo, risparmi ben 2.117 euro di tasse ogni anno, pari al 41% di quanto versato.
Anche se, però, versi solo 100 e hai uno stipendio di 20.000, il risparmio è comunque del 27% (versando 100 euro, ne risparmi 27 in tasse). Non male.
FONDI CONTRO TFR: QUANTO INTASCHI IN PIÙ
Ecco quanto ti ritrovi oggi se hai iniziato a investire nel…
‘08 ‘09 ‘10 ‘11 ‘12 ‘13 ‘14 ‘15 ‘16 ‘17 ‘18
Fondi chiusi 13.418 12.031 10.551 9.187 7.863 6.540 5.318 4.158 3.077 2.024 999 F.di chiusi + Contributo 15.363 13.776 12.081 10.520 9.003 7.489 6.089 4.761 3.523 2.317 1.144 Fondi aperti 13.537 12.205 10.657 9.266 7.931 6.563 5.309 4.149 3.070 2.023 998 Tfr 12.310 11.056 9.835 8.638 7.471 6.343 5.248 4.171 3.107 2.056 1.021 Per il calcolo del capitale accumulato abbiamo ipotizzato un versamento di 1.000 di Tfr ogni anno e abbiamo aggiunto 145 euro di contributo del datore (valore calcolato in rapporto ai 1.000 euro di Tfr).
I RENDIMENTI
Anno F. chiusi F. aperti TFR
‘08 -6,30 -14 2,70
‘09 8,50 11,30 2
‘10 3 4,20 2,60
‘11 0,10 -2,40 3,50
‘12 8,20 9,10 2,90
‘13 5,40 8,10 1,70
‘14 7,30 7,50 1,30
‘15 2,70 3 1,20
‘16 2,70 2,20 1,50
‘17 2,6 2,70 1,40
‘18 -0,1 -0,2 2,1
Media 3,1 2,8 2,1
Dati in%. I dati del 2018 sono quelli fino a fine settembre. Fonte: Covip.
QUANTO RISPARMI IN TASSE
Stipendio lordo annuo (in euro)
Contributi versati
100 200 300 500 1.000 3.000 5.000 5.164,57
20.000 27 54 81 135 270 810 1.350 1.387
30.000 38 76 114 190 380 1.030 1.570 1.614
40.000 38 76 114 190 380 1.140 1.900 1.962
50.000 38 76 114 190 380 1.140 1.900 1.962
70.000 41 82 123 205 410 1.230 2.050 2.117
Non dimenticare che se sei un lavoratore dipendente il risparmio fiscale te lo ritrovi in busta paga, senza dover fare nulla. Vediamo come. Supponiamo tu abbia uno stipendio di 50.000 euro. Ogni anno versi l’1% del tuo stipendio come contributo al fondo: sono ogni mese 38,5 euro (500 annui su 13 mensilità). Risparmi però 14,6 euro di tasse ogni mese (190 all’anno): il tuo stipendio netto non sarà più basso di 38,5 euro, ma solo di 23,9. Hai sborsato in effetti 23,9 euro, ma nel fondo ne hai 77: oltre ai 38,5 che tu ci hai messo, ci sono anche i 38,5 messi dall’azienda. Un rendimento del 222%!
Anche al momento della pensione, poi, avrai una tassazione privilegiata.
Sui versamenti per i quali hai goduto della deducibilità pagherai un’aliquota compresa tra il 9% e il 15%, quindi più bassa rispetto all’aliquota con cui viene tassata la liquidazione lasciata in azienda, che nel migliore dei casi è pari al 23%. Inoltre, anche i rendimenti realizzati dalla gestione del fondo hanno una tassazione agevolata, visto che l’aliquota è del 12,5% per gli investimenti che il fondo ha fatto in titoli di Stato, ma solo del 20%, anziché del 26%, per le obbligazioni societarie e le azioni (a pagina 14 trovi nel dettaglio la spiegazione di come verrai tassato). Insomma, non solo paghi meno tasse (sono più soldi per te) in valore assoluto rispetto ad altri investimenti, ma non le paghi nemmeno subito. E in finanza anche il tempo ha un valore – 1 euro di tasse domani vale meno di 1 euro di tasse oggi.
Infine, ricorda che sui fondi pensione non paghi il bollo di legge che c’è su tutti gli altri investimenti: è un altro 0,2% che risparmi ogni anno.
Motivo numero 4: non devi fare praticamente nulla
Aderendo a un fondo, tu devi fare molto poco. Come visto, se sei un dipendente ci pensa l’azienda a prelevare dallo stipendio i soldi e ti ritrovi in automatico i risparmi fiscali. Se aderisci a un fondo aperto devi solo ricordarti di fare tu il versamento periodico – ma puoi impostare con la banca il pagamento automatico del bonifico e non pensarci più. Inoltre i versamenti nel fondo aperto ti compaiono nel 730 precompilato. Infine, a investire i tuoi versamenti ci pensa il fondo, non devi preoccuparti di studiare dove mettere i tuoi soldi ogni mese.
Motivo numero 5: costi contenuti
Questi vantaggi e facilitazioni i fondi pensione te li offrono con costi di gestione contenuti. Nella tabella I costi della previdenza complementare, riportiamo tutti i costi (non solo di gestione) di fondi aperti, chiusi e piani individuali pensionistici (Pip), i fondi pensione venduti dalle assicurazioni.
I VANTAGGI FISCALI PER IL DIPENDENTE
Versamento Ogni anno Al mese Tuo contributo 300 euro 23,07 euro Sconto Fiscale 114 euro 8,77 euro Esborso effettivo
busta paga 186 euro 14,30 euro Contributo azienda 300 euro 23,07 euro CONTRIBUTI
TOTALI NEL FONDO 600 euro 46,14 euro
LE TASSE SUL TFR
Supponiamo che tu abbia lasciato tutto in azienda. Quando vai in pen- sione e ricevi la liquidazione, il tuo Tfr è tassato subito al 23%. Il fisco, poi, entro 3 anni, guarda la tua aliquota Irpef media nei 5 anni precedenti a quello in cui hai maturato il diritto alla liquidazione e calcola l’aliquota effettiva – le aliquote Irpef vanno dal 23% al 43%. Anche ammettendo che resti fissa al 23%, la tassazione dei fondi pensione è comunque più conve- niente. È infatti compresa tra il 9% e il 15%. Altro motivo per aderire a un fondo pensione piuttosto che lasciare il Tfr in azienda. Inoltre, la rivaluta- zione del Tfr è tassata al 17%, mentre, in media, l’aliquota con cui vengono tassati i rendimenti dei fondi pensione è del 16%, quindi più bassa.
I COSTI DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE
Fondi “chiusi” Fondi “aperti” Pip
Media Massimo Minimo Media Massimo Minimo Media Massimo Minimo
Dopo 2 anni 1% 3% 0,5% 2,3% 5,1% 0,5% 3,9% 6,5% 1%
Dopo 5 anni 0,6% 1,4% 0,3% 1,6% 3,4% 0,5% 2,7% 4,9% 0,9%
Dopo 10 anni 0,4% 0,9% 0,2% 1,3% 2,8% 0,5% 2,2% 4,1% 0,6%
Dopo 35 anni 0,3% 0,6% 0,1% 1,2% 2,4% 0,1% 1,8% 3,5% 0,4%
Dati Covip al 2017 (ultimi disponibili).
I fondi pensione non sono la panacea di tutti i mali. Al momento sono lo strumento migliore per farsi la pensione integrativa, ma hanno aspetti negativi. Qui sotto trovi quattro esempi.
Penalizzato il fai da te I vantaggi fiscali sono limitati ai fondi, aperti e chiusi, e ai Pip. Potrebbero essere estesi a tutti gli investimenti fatti a fini pensionistici – quindi anche un
“fai da te” con azioni, Etf e bond.
Non puoi scegliere Se sei un lavoratore dipendente puoi mettere i soldi solo nel fondo pensione chiuso, quello legato al tuo contratto di lavoro, e in nessun altro. Perché non dare la libertà di aderire a un altro fondo chiuso, che magari va meglio?
Possibili disparità tra lavoratori È decaduto l’obbligo di dover per forza versare il 100% del Tfr nel fondo pensione di categoria.
Purtroppo, però, la legge prevede che siano gli accordi collettivi a definire la percentuale minima di adesione: significa che potranno crearsi delle disparità tra lavoratori di settori diversi.
Tempi lunghi Se puoi cambiare fondo (magari perché lavoratore autonomo), il fondo da cui te ne vai può metterci fino a sei mesi per trasferire la tua posizione al nuovo fondo. Troppo.
01/1201/1101/1001/0901/0801/0701/0601/05 01/1601/1501/1401/13 01/1801/17
10 12 14 16 18 20 22 24
0 10000 20000 30000 40000 50000 60000 70000 80000 90000
01/98 01/99 01/00 01/01 01/02 01/03 01/04
Vedi subito che i fondi (soprattutto i chiusi) costano di meno rispetto ai Pip:
per esempio, se aderisci per 10 anni a un fondo chiuso hai un costo annuo medio dello 0,4%, se aderisci a un Pip, il costo medio annuo sale al 2,2%.
Addirittura, dopo 35 anni di adesione, se confronti il Pip meno costoso in assoluto scoprirai che è comunque solo di poco più conveniente del fondo chiuso più costoso (0,4% contro 0,6%). Non è un dato solamente statistico, ma un dato che ha un risvolto pratico – e molto importante: infatti, più gli strumenti costano, come i Pip, più bassa sarà la tua pensione integrativa.
TIRANDO LE SOMME: ECCO IL RISULTATO!
Tiriamo le fila, vedendo in pratica l’effetto combinato di tutti i cinque motivi elencati. Dai uno sguardo al grafico qui sotto dove abbiamo riportato il rendimento del Tfr (ottenuto, quindi, da chi ha lasciato i soldi in azienda) e quello ottenuto da un dipendente che ha aderito al proprio fondo di categoria dal gennaio del 1998 versando sempre l’1,5% del proprio stipendio – stiamo parlando di uno sforzo tra i 20 e 30 euro al mese (cresce da 20 a 30 col crescere dello stipendio) – e ricevendo un contributo dell’azienda di pari importo. Il rendimento è vero, si riferisce al comparto Stabilità di Fonchim – è stato scelto perché è il più anziano, ma ragionamento e risultati possono essere applicati a qualunque altro fondo. Nell’andamento dell’investimento abbiamo tenuto conto di tutti i vantaggi derivanti dall’adesione a un fondo pensione: contributo del datore di lavoro, deducibilità fiscale dei versamenti fatti, tassazione
agevolata dei rendimenti. Come vedi il risultato è che il lavoratore ha oggi un tesoretto più alto con la scelta di sottoscrivere il fondo pensione, rispetto alla scelta di lasciare il Tfr in azienda. E senza grandi turbamenti. Guarda la linea che rappresenta la posizione del lavoratore nel fondo: è “lineare” come quella del Tfr anche se l’andamento della quota del fondo di per sé conosce ripetuti saliscendi. È dovuto a come investe il fondo. Ogni mese viene investito quanto versato (Tfr, contributo tuo e del datore di lavoro) e questo significa che il mese in cui la quota del fondo è più bassa, perché i mercati sono scesi, il fondo acquisterà per te più quote, mentre quando i mercati salgono, le quote acquistate saranno meno. Questo modo di investire smussa gli alti e bassi del mercato e rende più lineare, dunque più tranquillo e meno rischioso, l’andamento del tuo investimento, rendendolo simile, ma più profittevole, a quello del Tfr. Lo vedi bene negli anni di grandi crisi, 2001 e 2008: la quota del fondo di per sé ha perso terreno e ha impiegato anni per tornare ai livelli pre- crisi, ma la tua posizione complessiva nel fondo ha impiegato meno tempo per tornare in attivo – oltre a perdere molto meno nei periodi di ribasso dei mercati.
TUTTI I VANTAGGI IN UN COLPO D’OCCHIO
La linea in grassetto rappresenta la posizione nel fondo tenendo conto di tutti i vantaggi e degli acquisti mensili.
Quella intermedia il valore della quota del fondo pensione e quella sottile il Tfr.
La scelta del fondo pensione e di quanto destinarci dipende da vari fattori, come gli anni che ti mancano prima di andare in pensione, il tuo stipendio, il fatto se sei un lavoratore autonomo oppure dipendente – e in quest’ultimo caso dipende anche dal settore in cui lavori. Abbiamo pensato a quattro a profili di investitori per farti vedere nella pratica non solo come scegliere, ma anche come gestire nel tempo, il tuo fondo pensione.
30ENNE, 25.000 EURO LORDI DI STIPENDIO. SETTORE: TERZIARIO
Abbiamo visto a pagina 2 che la tua pensione netta sarà di 2.080 euro rispetto a un ultimo stipendio di 2.920 euro. Non ti ritrovi perché il tuo stipendio è diverso? Vai su https://bit.ly/2CMl7k8: troverai il calcolatore
“Calcola la tua pensione”. Ti basta inserire pochi semplici dati (età anagrafica, età contributiva, stipendio) e avrai data e ammontare della tua pensione, con la stima del tuo ultimo stipendio. Tornando all’esempio, sono ben 840 euro che ti mancheranno ogni mese. Come recuperali? Vai su https://bit.ly/2R7RQJa e trovi il calcolatore Quanto risparmiare per una vecchiaia dignitosa? (vedi immagine qui sotto). Compilalo così.
Quando ti chiede Oltre alla pensione pubblica quanto vuoi avere in più? scrivi 840 euro. Per rispondere alla domanda Quanti anni ti mancano alla pensione ? metti 40, cioè la differenza tra 70 anni (è questa l’età della pensione che hai trovato col primo calcolatore) e 30, la tua età. Alle altre due domande, Quanto pensi che possano rendere, in percentuale, i tuoi investimenti? e Qual è il tasso d’inflazione che ti aspetti per i prossimi anni? puoi non rispondere (lo abbiamo già fatto noi, vedi a lato). Clicca su Calcola e avrai il risultato: devi risparmiare già ora 384 euro al mese. Questo è quanto investire in un fondo pensione. Aderendo, però, la cifra di risparmio mensile scende di molto.
Vediamo di quanto. Essendo un lavoratore dipendente, puoi aderire al tuo fondo di categoria, che in questo caso è FonTE (lo trovi nelle tabelle alle pagine 22-24). Significa che 133 euro li metti da parte come Tfr (è il 6,91% del tuo stipendio lordo) e altri 19 euro (circa l’1% del tuo stipendio) lo mette, in media (dipende poi effettivamente dal contratto), l’azienda. Quindi quello che devi risparmiare tu scende da 384 a 232 euro ogni mese. Bene, dove mettere i soldi? Tutti i fondi hanno diverse linee di investimento (sono chiamati comparti) e devi scegliere quello giusto per te. Qual è?
Anche se sembra lontano nel tempo, il problema della pensione è urgente soprattutto per i giovani.
Prima si aderisce al fondo, meno fatica si farà a mettere da parte i soldi necessari per vivere una vecchiaia serena.
Il calcolatore considera in automatico il rendimento annuo medio storico dei fondi pensione, il 3,5%, e un valore del 2% per l’inflazione – è l’obiettivo della Banca centrale europea.
Aderire al fondo pensione: ecco come
Bene, il fondo pensione è lo strumento giusto. Ora probabilmente
ti starai chiedendo: “Quanti soldi devo metterci? Quale fondo
scegliere?”. Ti spieghiamo tutto noi.
E SE SONO UN AUTONOMO?
Se sei un lavoratore autonomo devi scegliere uno dei fondi aperti, non hai altra scelta. La procedura è la stessa:
trova quando andrai in pensione e quanto mettere da parte. Sulla base di questo trovi il comparto adatto a te: sottoscrivi quello dei fondi in neretto nelle tabelle alle pagine 16-22.
E quando è il momento di cambiare il comparto? Se sei un autonomo non devi cambiare comparto, ma molto probabilmente fondo. Apri, quindi, il fondo dove c’è il comparto che ti interessa e inizia a versare qui i nuovi risparmi. Sospendi, invece, semplice- mente i versamenti al vecchio fondo, ma tienilo aperto. Fai così ogni 5 anni, e poi quando arrivi a 3 anni alla pen- sione trasferisci tutte le posizioni che hai nel fondo monetario.
COME SCEGLIERE I COMPARTI DEI FONDI PENSIONE
Se alla pensione ti
mancano… …devi investire in un
comparto Se alla pensione ti
mancano… …devi investire in un comparto Più di 20 anni Azionario Tra i 5 e i 10 anni Bilanciato obbligazionario Tra i 15 e i 20 anni Bilanciato azionario Tra i 3 e i 5 anni Obbligazionario
Tra i 10 e i 15 anni Bilanciato Meno di 3 anni Monetario
Secondo noi la strategia migliore è quella di scegliere il comparto in base agli anni che ti mancano alla pensione. Tanto più saranno gli anni per cui dovrai lavorare prima di poter andare in pensione, tanto maggiore dovrà essere la quota di azioni in cui investe il comparto – ti riassumiamo il tutto nella tabella qui sopra. Torniamo all’esempio: visto che ti mancano più di 20 anni alla pensione, devi investire in un comparto azionario.
Come scegliere il comparto e quanto versare, spiegato passo passo Per FonTE c’è un problema: come vedi alle pagine 22-24 non ha un comparto azionario – anche per altri fondi pensione è così. Nessuna paura: devi aderire al comparto che ha la politica di gestione più vicina a quella che sarebbe quella ideale. In questo caso è il comparto Dinamico che, come vedi nella colonna Categoria delle tabelle alle pagine 22-24, è un bilanciato azionario. Attenzione, però: visto che non è il comparto ideale, investici solo il minimo previsto dai contratti collettivi, quindi il Tfr (133 euro) e l’1%
di contributo obbligatorio (19 euro), così non perdi il contributo del datore di lavoro (altri 19 euro mensili). Il resto dei tuoi risparmi, che ammontano a 213 euro (i 384 che devi accantonare meno i 133 euro di Tfr e i 38 euro di contributi tuoi e dell’azienda), li metti in un fondo aperto azionario:
Arti&Mestieri crescita 25+I è quello che consigliamo – vedi pagine 16-22.
Bene, hai finito, ma solo per oggi. Durante la tua vita lavorativa dovrai scegliere di volta in volta il comparto che più si adatta alla tua età: man mano che ti mancano meno anni alla pensione, devi destinare i tuoi risparmi su comparti che hanno in pancia sempre meno azioni. Torniamo al caso pratico. Ti mancano 40 anni alla pensione. Per 25 anni versi al comparto bilanciato azionario di FonTE. Quando, però, alla pensione di anni te ne mancano 15, il comparto giusto per te diventa un bilanciato.
Di conseguenza devi versare i nuovi contributi a Crescita, che è il comparto bilanciato di FonTe. Attenzione: abbiamo detto che devi versare i nuovi contributi. Quanto versato finora lo lasci invece nel comparto Dinamico e al comparto Crescita devi destinare solamente i nuovi versamenti (i tuoi, quelli del datore di lavoro e il Tfr). Così vai avanti per cinque anni. Quando alla pensione ti mancano 10 anni, devi investire tutti i nuovi contributi (Tfr, tuoi e dell’azienda) sul comparto bilanciato obbligazionario, per FonTE si chiama Bilanciato. Durante la tua vita avrai, dunque, più posizioni aperte in diversi comparti (vedi tabella Muoversi al meglio nel fondo pensione).
Se sei un lavoratore dipendente lo spostamento dei tuoi nuovi versamenti nel nuovo comparto va comunicata al tuo fondo pensione chiuso. Devi farlo tramite un modulo: vai sul sito internet del fondo e nella sezione
“modulistica” trovi il modulo per la modifica del comparto di investimento. Qui seleziona il nome del comparto a cui vuoi destinare i nuovi versamenti.
MUOVERSI AL MEGLIO NEL FONDO PENSIONE
Anni alla pensione Cosa fare con i tuoi comparti
Più di 20 Aderisci al comparto azionario
Tra i 15 e 20 Mantieni i soldi versati nel comparto azionario Aderisci al comparto bilanciato azionario Tra i 15 e i 10 Mantieni i soldi versati nel comparto
azionario Mantieni i soldi versati nel comparto
bilanciato azionario Aderisci al comparto bilanciato Tra i 10 e i 5 Mantieni i soldi versati nel
comparto azionario Mantieni i soldi versati nel comparto
bilanciato azionario Mantieni i soldi versati nel
comparto bilanciato Aderisci al comparto bilanciato obbligazionario Tra i 5 e i 3 Mantieni i soldi versati
nel comparto azionario
Mantieni i soldi versati nel comparto bilanciato
azionario
Mantieni i soldi versati nel comparto bilanciato
Mantieni i soldi versati nel comparto bilanciato
obbligazionario
Aderisci al comparto obbligazionario Meno di 3 Sposta tutto quanto avevi versato negli altri comparti nel comparto monetario e mettici anche i nuovi versamenti
Dovresti cambiare ancora dopo cinque anni, versando i nuovi contributi in un comparto obbligazionario, ma FonTE non ce l’ha. Visto che mancano cinque anni alla pensione, versa comunque i nuovi contributi al comparto Garantito: è il più sicuro di tutti, perché ti offre la garanzia di non perdere mai (costi del fondo esclusi). Quando ti mancano tre anni alla pensione, devi spostare tutto quanto accumulato in passato in un comparto monetario, ma FonTE non ce l’ha. Fai così. I nuovi versamenti continua a farli in Garantito di FonTe, così non perdi il contributo del datore di lavoro. Tutto quello che hai accumulato in passato, invece, lo trasferisci in Teseo garantita etica, il miglior fondo aperto monetario. La tua rendita te la pagherà così Teseo e ti conviene, perché paga rendite migliori di quelle di FonTe. Quel poco che invece rimane in Garantito di Fonte, invece, potrai ritirarlo tutto in un colpo (per le rendite ti spieghiamo tutto a pagina 12-13).
50ENNE, 50.000 EURO LORDI DI STIPENDIO. SETTORE: ENERGIA
Andrai in pensione tra 17 anni con 2.240 euro netti a fronte di un ultimo stipendio di 3.650 euro: mancano 1.400 euro. Inserendo questi dati nel nostro selettore, vedi che per recuperarli devi risparmiare 2.680 euro al mese. Ma come: mettere via 2.680 euro oggi per averne circa la metà tra 17 anni? Non è un errore: stai puntando a una pensione integrativa simile a quella del 30enne, ma hai 17 anni di contributi, lui ne ha 40. Versando per meno anni, devi risparmiare di più – per questo diciamo di aderire al fondo pensione il prima possibile, perché minori sono i soldi da mettere da parte ogni mese. Per il 50enne è dunque inutile farsi il fondo pensione?
Quanti soldi mettere da parte…
No. L’obiettivo di integrare i 1.400 euro mancanti è irrealizzabile in termini di risparmio mensile, ma se ne può cercare uno più abbordabile. Con il vecchio sistema pensionistico avresti avuto l’80% dell’ultimo stipendio, cioè 2.640 euro netti ogni mese. Risparmia allora quanto necessario per recuperare giusto quei 400 euro (2.640 -2.240). Non è un tenore di vita pari all’ultimo stipendio, ma in linea con quanto prendono i pensionati di oggi.
La cifra da mettere da parte al mese scende a 765 euro (la trovi usando il nostro calcolatore). Attenzione: lavorando nel settore energia il tuo fondo è Fondenergia. Il datore di lavoro, per questo fondo, ti riconosce fino al 2,65%
come contributo, pari 102 euro mensili. Altri 265 li metti da parte come Tfr e quindi ti rimangono 398 euro da sborsare di tasca tua. Dove metterli?
… e dove investirli
Mancandoti 17 anni alla pensione devi investire in un comparto bilanciato azionario: a pagina 23 vedi che Fondenergia non ha questo comparto. Ha però Dinamico, che è un bilanciato, adatto a chi tra i 10 e i 15 anni prima della pensione. Ripiega su quello e siccome tra soli due anni dovresti comunque destinare tutto il tuo risparmio pensionistico a questo comparto, fallo già da ora (il voto è 6,1) – per soli due anni non val la pena aprire una posizione anche in un fondo aperto. Versa per 7anni al comparto Dinamico e poi, per i successivi 5, versa i nuovi contributi al comparto Bilanciato. Dopo spostati al comparto Garantito e quando ti mancano tre anni alla pensione sposta su questo comparto anche i contributi versati in passato, dato che le rendite sono migliori di quelle del miglior fondo aperto.
PADRE CHE ADERISCE AL FONDO PER IL FIGLIO
Coi fondi pensione puoi versare i tuoi soldi anche a favore di un familiare a carico, tipicamente un figlio. Puoi versare tu per lui fin dalla sua nascita:
quando sarà adulto si ritroverà, quindi, un bel tesoretto. Quanto versare?
Normalmente i fondi pensione lasciano una certa libertà per i versamenti a PERCHÉ SPOSTARE SOLO I NUOVI
VERSAMENTI?
Se spostassi ogni cinque anni anche tutto quello versato in passato, quei soldi non avrebbero il tempo di
“maturare”. Per esempio, i soldi in un comparto azionario hanno bisogno di tanto tempo per dare i frutti spe- rati – solo nel lungo periodo le azioni tendono sempre a salire. Non è solo teoria, ma anche pratica: abbiamo fatto il test con i dati reali di Borse e obbligazioni negli ultimi 30 anni e abbiamo constatato che è proprio così.
IL FONDO MIO CHIUSO NON MI FA AVERE PIÙ COMPARTI!
Alcuni fondi chiusi non ti consentono di tenere aperte diverse posizioni in più comparti contemporaneamente.
La prima soluzione è rimanere nel comparto in cui ti trovi. Per esempio, sei in un comparto bilanciato aziona- rio e dovresti passare a un bilanciato perché ti mancano tra i 15 e i 10 anni di lavoro prima della pensione. Banal- mente non sposti i nuovi versamenti al comparto bilanciato, ma continui a ver- sare al comparto bilanciato azionario.
La seconda possibilità è più laboriosa, ma ti permette di seguire in maniera perfetta la nostra strategia. Trasferisci tutto quello che hai versato fin qui nel fondo aperto bilanciato che ti consi- gliamo. A quel punto, visto che nel tuo fondo chiuso non ti è rimasto nulla e non ci sono più posizioni aperte, chiedi di poter versare i nuovi contributi nel comparto bilanciato.
favore dei familiari a carico. Non c’è, quindi, alcun vincolo per il versamento:
sarai tu a decidere se, quando e quanto versare. L’importo lo puoi stabilire di volta in volta, quasi sempre senza limiti minimi e massimi e senza scadenze.
Puoi sospendere, modificare e riprendere il versamento in totale autonomia, senza comunicare nulla preventivamente al fondo. Ricorda: l’importante è che i figli siano fiscalmente a tuo carico.
Inoltre, i contributi per il figlio sono anch’essi deducibili e li puoi sommare a quelli che fai per te: il limite di deducibilità però non raddoppia, resta 5.164,57 euro. Quindi, se non versi già al massimo della deducibilità per te, puoi risparmiare ancora più tasse. I vantaggi sono anche per tuo figlio.
Quando inizierà a lavorare non sarà vincolato dalle scelte che hai fatto tu.
La scelta su dove destinare i suoi risparmi previdenziali sarà libera e potrà decidere di lasciare il Tfr “in azienda” e tenere aperta la posizione nel fondo che hai fatto tu per lui oppure potrà decidere di trasferire quanto versato (e maturato) da te presso un altro fondo pensione – il suo di categoria, per esempio. Potrà anche attingere da quanto hai accumulato per lui negli anni:
potrà ritirare, per esempio, il 75% per comprare casa (vedi pagina 10). Per il fondo da scegliere, puoi fare i versamenti a favore di tuo figlio anche nel tuo fondo (chiuso o aperto): il comparto da scegliere per lui è l’azionario.
DIPENDENTE PUBBLICO
I dipendenti pubblici hanno due fondi pensione loro dedicati: PerseoSirio – ministeri, regioni, sanità… e Espero – per chi lavora nella scuola. Prima di aderire a un fondo pensione può darsi che debba scegliere di abbandonare il Tfs e passare al Tfr. Che differenza c’è tra i due? Quale conviene?
Le differenze tra Tfs e Tfr e quale conviene
Il Trattamento di fine servizio (Tfs) è la liquidazione dei dipendenti pubblici che sono stati assunti a tempo indeterminato fino al 31/12/2000. Il Tfr è invece la liquidazione dei dipendenti privati e di quelli pubblici assunti dall’1/01/2001 o che al 31/12/2000 non avevano ancora un contratto a tempo indeterminato. Il Tfs è pari a circa l’80% dell’ultima retribuzione mensile moltiplicata per il numero di anni di contributi (se l’ultima retribuzione mensile è di 2.500 euro lordi, il Tfs dopo 42 anni di contributi è pari a 90.972 euro – 2.500 X 13/12 X 0,8 X 42). Con il Tfr, invece, ogni anno si accantona il 6,91% dello stipendio annuo lordo che viene poi rivalutato con un tasso pari all’1,5% più il 75% dell’inflazione. Il Tfs batte il Tfr solo se lo stipendio cresce molto più del carovita o solo se a pochi anni dalla pensione ottieni una promozione con un corposo aumento di stipendio.
Conviene passare dal Tfs al Tfr e aderire al fondo di categoria?
Anche in un caso limite molto sfavorevole, con ancora pochi anni alla pensione (circa 7) e un rendimento del fondo pensione molto basso (1%
medio annuo), con l’adesione al fondo pensione, e quindi con il passaggio dal Tfs al Tfr, ottieni il 9% in più. Maggiore è il numero di anni che ti mancano alla pensione e maggiore è la convenienza a passare al Tfr:
sempre considerando un rendimento di solo un 1% del fondo pensione, dopo 27 di adesione ti ritrovi il 40% di tesoretto in più rispetto al Tfs – supponendo un rendimento più alto del fondo, il “distacco” sale ancora di più. Solo in un caso non conviene l’adesione: se ti mancano pochi anni alla pensione e nel frattempo ti aspetti una promozione con un corposo aumento di stipendio. Appurato che se sei in regime di Tfs ti conviene, quasi sicuramente, trasformare in Tfr ed aderire a un fondo, ora non ti resta che scegliere quello adatto a te. Le regole per identificarlo sono le stesse che hai visto negli esempi precedenti. Se sei già in regime di Tfr, aderisci al fondo di categoria.
E SE SONO UN NONNO?
Se un nonno vuole fare un fondo pen- sione per un nipotino, il versamento non può partire direttamente da lui, perché per legge solo il titolare del fondo, il nipote – lo immaginiamo minorenne e senza reddito – o colui che ha in carico fiscalmente la persona può fare il versa- mento. Il modo, però, si può comunque trovare. È necessario fare un passaggio in più: il nonno dà i soldi a suo figlio e sarà quest’ultimo, che ha fiscalmente in carico il nipote, a effettuare il ver- samento nel fondo pensione per lui.
Inoltre, questa operazione non solo consente di aggirare l’ostacolo dell’im- possibilità di versare a favore del nipote, ma fa guadagnare soldi anche al padre.
Come? Grazie alla deducibilità fiscale dei versamenti nel fondo. Vediamolo con un esempio. Hai 40 anni e guada- gni 40.000 euro lordi l’anno. Tuo padre, il nonno quindi, ti dà 1.000 euro che tu giri nel fondo pensione di tuo figlio.
Come vedi dalla tabella a pagina 4, i risparmi in tasse sono pari a 380 euro.
Ora tu in verità non hai speso nulla, per- ché i 1.000 euro sono del nonno e non tuoi, ma comunque tu risparmi 380 euro di tasse. Quindi, tirando le somme:
tuo figlio ha 1.000 euro nel fondo e tu 380 euro. Ci guadagnano tutti. A ben guardare, poi, anche tu potresti mettere quei 380 euro risparmiati nel fondo.
Non ti riconosci in uno dei quattro profili? Ti basta andare sul nostro sito, a questo indirizzo: https://bit.
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Se aderisci a un fondo pensione ci sono due modi per aver indietro i tuoi soldi: ricorrere a un’anticipazione oppure al riscatto totale. Si parla di anticipazione se durante la vita lavorativa decidi di chiedere una parte dei soldi che hai accumulato nel fondo e continui ad aderirvi. Se, invece, chiedi indietro tutti i tuoi soldi prima della pensione, e dunque in automatico cessi anche di aderire al fondo, allora stai facendo un riscatto.
Attenzione. Non puoi chiedere sempre e comunque l’anticipazione o il riscatto: la legge ha previsto dei casi ben precisi in cui puoi farlo e anche l’ammontare che puoi richiedere. Inoltre, cambia anche la tassazione a cui sei sottoposto – trovi tutti i dettagli nelle tabelle qui di seguito.
L’ANTICIPAZIONE
Puoi chiedere un’anticipazione se devi pagare spese mediche (dovute a gravi motivi di salute, quindi per delle semplici visite specialistiche, per esempio, non puoi) per te, per il coniuge o per i figli: in questo caso puoi richiedere in ogni momento fino al 75% di quanto hai accumulato nel fondo.
Sempre il 75% puoi ritirarlo anche se devi acquistare casa o ristrutturarla (anche per i figli), ma in questi casi devi essere nel fondo da almeno 8 anni.
Se hai aderito da meno tempo, non puoi. Infine, sempre passati 8 anni puoi chiedere fino al 30% dei soldi per qualunque motivo.
IL RISCATTO TOTALE
Lo puoi chiedere in caso di invalidità, disoccupazione superiore a 48 mesi, morte – ovviamente in questo caso dovranno pensarci i tuoi eredi. Oltre a queste situazioni “poco piacevoli” c’è anche un altro caso: è quello in cui perdi i requisiti di partecipazione al fondo. Questo avviene quando aderisci al tuo fondo di categoria – o, se non ce l’hai, al fondo aperto con cui la tua azienda ha siglato un accordo – e decidi di cambiare lavoro e con esso cambia anche il contratto collettivo che lo regola. Per esempio, ti dimetti da una società del settore terziario, quindi avevi FonTe, e vai in una società del settore energetico: il tuo nuovo fondo sarà Fondenergia. In questo caso puoi decidere di riscattare il tuo fondo, cioè prendere indietro tutti i soldi.
In generale, quando vai in pensione, il Tfr che hai versato nel fondo più i contributi tuoi e aziendali fino a 5.146,57 euro sono tassati tra il 15% e il 9% (a seconda degli anni di permanenza nel fondo). Se chiedi un’anticipazione o un riscatto, però, la tassazione sale al 23%.
Resta tra il 15% e il 9% solo se l’anticipazione o il riscatto sono chiesti per spese sanitarie, invalidità, disoccupazione e morte.
Prelevare i soldi dal fondo pensione
Va bene, aderisco al fondo, ma se ho bisogno di soldi posso prelevare dal fondo? Ci sono delle situazioni in cui puoi farlo prima di esserti ritirato dal lavoro. Eccoti tutti i casi.
LE REGOLE DELL’ANTICIPAZIONE IN UN FONDO PENSIONE
Motivo Quando Quanto Tassazione
Spese sanitarie (tue,
del coniuge, del figlio) Sempre Fino al 75%
Tra il 15% e il 9% del Tfr versato più i contributi tuoi e dell’azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi. I rendimenti del fondo sono sempre tassati al 12,5% per la parte in titoli di Stato e al 20%
per quella azionaria.
Acquisto 1a casa
(per te o per i tuoi figli) Dopo 8 anni
in un fondo Fino al 75% 23% del Tfr versato più i contributi tuoi e dell’azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi. I rendimenti del fondo sono sempre tassati al 12,5% per la componente in titoli di Stato e al 20% per quella azionaria.
Ristrutturazione 1a casa Dopo 8 anni
in un fondo Fino al 75%
Qualunque altro motivo Dopo 8 anni
in un fondo Fino al 30%
SE CAMBI LAVORO…
…tieni a mente che se cambia anche il contratto collettivo che lo regola, cioè il settore in cui lavori, puoi (ma non devi) riscattare il tuo vecchio fondo di categoria. Puoi anche man- tenere quanto accumulato in passato nel vecchio fondo, non farci più versa- menti e destinare i nuovi flussi di Tfr e i contributi volontari al nuovo fondo pensione. Avrai due posizioni: una non più alimentata nel vecchio fondo – nell’esempio a fianco è in FonTE – e una che alimenterai d’ora in avanti – nell’esempio a fianco è in Fondener- gia. Puoi anche decidere di trasferire nel nuovo fondo tutto quanto hai accu- mulato nel vecchio.
Dall’anno scorso, però, c’è una novità: la legge sulla concorrenza ha esteso la possibilità di chiedere il riscatto in caso di perdita dei requisiti (cambio contratto collettivo, cessazione lavoro…) anche agli aderenti a un fondo pensione aperto o un Pip in forma individuale. Rispetto al passato, quindi, un soggetto che cambia o perde il lavoro ed è iscritto a un qualsiasi fondo pensione può riscattare immediatamente tutta la posizione accumulata.
LE REGOLE DEL RISCATTO IN UN FONDO PENSIONE
Motivo Tassazione
Invalidità permanente che comporti la riduzione
della capacità lavorativa a meno di un terzo Tra il 15% e il 9% del Tfr versato più i contributi tuoi e dell’azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi. I rendimenti del fondo sono sempre tassati al 12,5% per la parte in titoli di Stato e al 20% per quella azionaria.
Disoccupazione per un periodo di tempo superiore a 48 mesi
Morte (richiedibile dagli eredi)
Perdita dei requisiti di partecipazione (per esempio cambi lavoro e contratto collettivo, dai le dimissioni…).
23% del Tfr versato più i contributi tuoi e dell’azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi. I rendimenti del fondo sono sempre tassati al 12,5% per la componente in titoli di Stato e al 20% per quella azionaria.
LA RENDITA ANTICIPATA
Il fondo pensione può aiutare un lavoratore anche in un altro modo:
con la rendita integrativa temporanea anticipata – la cosiddetta RITA.
La RITA funziona così: se un lavoratore, a cui mancano tra i 5 e i 10 anni alla pensione, ha perso il lavoro e non riesce più a trovarne uno, può chiedere al fondo pensione di erogargli sotto forma di rendita, fino al momento in cui potrà accedere alla pensione pubblica, tutto o solo parte del capitale accumulato nel fondo. La RITA non è però per tutti: per poter essere richiesta è necessario rispettare una serie di requisiti ben definiti e restrittivi, che trovi riassunti nella tabella qui sotto.
I REQUISITI PER RICHIEDERE LA RITA
CASO A CASO B
a) raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro 5 anni dalla presentazione della richiesta di prestazione;
b) cessazione dell’attività lavorativa;
c) maturazione di almeno 20 anni di contribuzione nel regime obbligatorio di appartenenza;
d) maturazione di più di 5 anni di iscrizione alle forme pensionistiche complementari
a) raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia entro 10 anni dalla presentazione della richiesta di prestazione;
b) cessazione dell’attività lavorativa;
c) inoccupazione per un periodo superiore a 24 mesi;
d) maturazione di più di 5 anni di iscrizione alle forme pensionistiche complementari
Come funziona la RITA? Ipotizziamo che tu abbia 62 anni e che ti manchino 5 anni per poter avere la pensione pubblica. Nel fondo hai accumulato 100.000 euro. Decidi di usufruire della RITA e vuoi che nei prossimi 5 anni ti venga erogato tutto quanto accumulato nel fondo sotto forma di assegno mensile. Per cui, il capitale di 100.000 ti viene suddiviso per 60, perché hai chiesto un assegno mensile per 5 anni, e quindi l’assegno mensile sarà di 1.666 euro. Attenzione a una cosa. Il capitale residuo (dopo un mese è 98.334 euro) rimane investito nel fondo, e più precisamente nel comparto con la politica di gestione più conservativa – per cui con tutta probabilità sarà il comparto garantito del fondo. Quindi, per esempio, se hai aderito a Fonchim, il capitale sarà investito nel comparto Garantito e dopo il primo mese di pagamento della RITA il capitale residuo sarà di 98.334 euro, i 100.000 euro meno i 1.666 euro erogati. Nel frattempo, però, in quel mese il valore del comparto Garantito sarà cambiato – in base a come sono andati i suoi investimenti – per cui l’importo della rata potrà subire incrementi o diminuzioni in funzione dell’andamento dei mercati. La rata successiva potrà, dunque, essere minore o maggiore dei 1.666 euro.
Se chiedi la RITA la tassazione è quella agevolata prevista per i fondi pensione: tra il 15% e il 9% (a seconda degli anni di permanenza nel fondo).
Con la RITA puoi scegliere tu la periodicità della rata: puoi sceglierla mensile o trimestrale.
Una volta che hai attivato la RITA, puoi anche decidere di sospenderla in qualunque momento. Per esempio, se dopo alcuni anni che stai ricevendo la RITA non ti serve più, puoi decidere di bloccarla. Tutto quello che non ti è stato erogato con la RITA rimane nel fondo e quando andrai in pensione potrai riscattarla con le regole base dei fondi pensione (te le spieghiamo tutte nelle prossime pagine).
LA RENDITA: COS’È? COME LA SCELGO?
Sei, finalmente, in pensione: è dunque arrivato il momento di riscattare tutto quello che c’è nel tuo fondo pensione. Non avrai indietro, però, tutti i soldi in contanti, come avviene con la liquidazione. Eccetto situazioni ben precise – vedi qui a lato – li avrai sotto forma di rendita, cioè un altro assegno pensionistico che si aggiunge a quello dell’Inps. Al più puoi scegliere di avere fino al 50% in contanti, ma il restante 50% dovrà sempre essere sotto forma di rendita. Di rendita, però, non ce n’è solo una. Al momento della pensione dovrai scegliere quale vuoi: la scelta del tipo di rendita influirà sulle caratteristiche della tua pensione integrativa e sul suo ammontare. La decisione su quale rendita è una scelta tua che dipende da diversi fattori, come, per esempio, la tua situazione di salute o quella finanziaria ed eventualmente anche la situazione delle persone a te care che vorresti aiutare. Per facilitarti nella scelta, qui di seguito ti riportiamo una descrizione dei diversi tipi di rendita che puoi scegliere – come funzionano, quanto ti danno e per chi possono essere adatte.
Rendita vitalizia. Ti viene pagata finché sei in vita: alla tua morte si estingue e non viene più percepita da nessuno. È adatta a chi desidera massimizzare l’importo della rendita – è, infatti, la più alta possibile tra tutti i tipi di rendita (vedi qui a lato). Puoi pensare a questa rendita se, per esempio, non hai eredi oppure le persone a te care non hanno bisogno di aiuti dal punto di vista finanziario.
Rendita vitalizia reversibile. Ti viene pagata finché sei in vita e alla tua morte continuerà a essere pagata al beneficiario che hai designato.
La reversibilità ha un costo, rappresentato dal fatto che la rendita che tu percepisci, anche quando sei in vita, è più bassa rispetto a quella vitalizia.
Quanto più bassa? Dipende dall’età del beneficiario: più questo è giovane, più è bassa la rendita che anche tu riceverai, perché in prospettiva il fondo dovrà sborsare soldi per molto più tempo. Per esempio, se vai in pensione a 67 anni, avrai 68,6 euro di rendita ogni 1.000 di tesoretto pensionistico se scegli la rendita vitalizia, ne avrai solo 55 ogni 1.000 se scegli la reversibile e il beneficiario ha anch’esso 67 anni. Se, però, per esempio, il beneficiario ne ha 60, la rendita scende a 48 euro ogni 1.000.
Rendita certa per 5, 10 anni e successivamente vitalizia. Questa opzione garantisce, in caso tu muoia durante il periodo cosiddetto “di certezza” che sei tu stesso a fissare in 5, 10 o in certi casi anche 15 anni, che la rendita continuerà a essere pagata agli eredi che tu hai designato. Se al termine del periodo “di certezza” sei ancora in vita, la rendita prosegue in forma vitalizia – con il funzionamento che hai visto in precedenza. Questo tipo di rendita è adatta a chi desidera dare una protezione economica ai soggetti da lui designati, in caso di sua morte, per un periodo determinato di tempo.
Per esempio, vai pensione e hai un figlio che ancora non lavora o deve ancora pagare gli studi: con questa opzione sei certo che avrà una copertura assicurata per i prossimi 5,10 anni qualunque cosa ti succeda.
Rendita vitalizia controassicurata (con restituzione del montante residuale, se esistente). Questa rendita ti viene pagata finché sei in vita. Al Potrai avere tutti i soldi indietro
sotto forma di capitale (come la liquidazione) solo se la rendita derivante dalla conversione del 70% di quanto hai nel fondo è inferiore al 50% dell’assegno sociale (per il 2018 era di 5.889 euro). Per cui, contando che puoi avere fino a 69 euro ogni 1.000 di tesoretto, ecco che se nel fondo ti ritrovi meno di 61.000 euro ti puoi portare a casa tutto quanto in contanti. Negli altri casi, invece, potrai avere o il 100% sotto forma di rendita o fino a un massimo del 50% in forma di capitale e il resto in forma di rendita.
Se scegli la rendita vitalizia puoi avere 68,6 euro ogni 1.000 euro di tesoretto pensionistico (montante).
Se scegli la rendita certa per 5 anni, puoi avere 68,1 euro ogni 1.000 euro di tesoretto.
Se scegli la rendita certa per 10 anni, puoi avere 66,3 euro ogni 1.000 di tesoretto.
Finalmente in pensione: e ora?
Quando sarà il momento di ottenere la tua pensione integrativa,
dovrai fare delle scelte. Vediamo quali.
Se scegli la rendita controassicurata, puoi avere 60,4 euro ogni 1.000 di tesoretto.
Se scegli la rendita Long Term Care, puoi avere 64 euro ogni 1.000 di tesoretto pensionistico.
momento del tuo decesso, il capitale rimasto, cioè la differenza tra quanto avevi accumulato e quanto ti è stato erogato negli anni, viene dato all’erede designato (se non è rimasto nulla, non avrà nulla). Puoi scegliere questa rendita se quello che vuoi è garantire un supporto economico ai tuoi eredi, ma preferisci che questo supporto gli venga dato in un’unica soluzione:
penserà poi lui a investirlo e a gestirlo come crede.
Rendita Long Term Care (vitalizia con maggiorazione in caso di non autosufficienza). È una rendita vitalizia, per cui ti viene pagata finché sei in vita: alla tua morte si estingue. Se però nel corso della vita non sei più autosufficiente, la tua rendita raddoppierà. Tale rendita è adatta a chi desidera proteggersi dal rischio di non disporre di un reddito adeguato in caso di perdita dell’autosufficienza e non voler gravare sui propri cari.
Ogni quanto vuoi la rendita?
Altra caratteristica della rendita che sarai chiamato a scegliere è la cosiddetta “rateazione”: non è nulla di complesso, non è altro che la periodicità con cui riceverai l’assegno. Puoi scegliere che la rendita ti sia pagata mensilmente, ogni due mesi, ogni tre mesi, ogni quattro mesi, due volte all’anno o una sola volta all’anno. In generale, visto che lo scopo di essersi fatto un fondo pensione è quello di avere un’integrazione costante e continua della tua pensione, la rendita mensile è quella più adatta.
Il tasso tecnico
Un altro aspetto che influirà sull’ammontare della tua pensione, e su cui potresti doverti trovare a decidere, è il cosiddetto tasso tecnico (vedi qui a lato). La regola generale è: più è basso il tasso tecnico, più la rendita sarà bassa all’inizio, ma crescerà più in fretta col tempo (e viceversa).
Come scegliere allora il tasso tecnico? È qual è il migliore? Anche in questo caso la scelta migliore in assoluto non esiste, dipende dalle tue preferenze oppure dalla situazione in cui ti trovi al momento della pensione. Qui di seguito ti presentiamo i ragionamenti da fare per scegliere il tasso tecnico che più si confà a seconda della tua situazione.
Se ti serve una rendita più alta fin da subito, perché prevedi di spendere di più nei primi anni da pensionato, scegli la rendita con tasso tecnico più alto.
Se, invece, pensi che ti tornerà utile avere una rendita superiore più in là con gli anni, scegli quella con tasso tecnico pari a zero.
C’è poi un terzo ragionamento. Non sai quando ti servirà avere più soldi, ma quello che vuoi è prenderne il più possibile dal fondo durante tutta la pensione, così da non perdere nemmeno un centesimo di quello che ti spetta. Dobbiamo fare un’ipotesi di durata della tua vita. Se vivi fino a 88 anni ottieni di più (sommando quindi i vari assegni pagati anno dopo anno) con la rendita associata a un tasso tecnico più alto. Se ti aspetti di vivere oltre gli 88, allora scegli la rendita con tasso tecnico pari a 0. Quante possibilità ci sono di vivere più o meno di 88 anni? La speranza di vita media in Italia è di 80 anni e 6 mesi per gli uomini e di 85 anni per le donne.
TASSO TECNICO: COS’È?
Altro non è che un rendimento antici- pato. Essendo anticipato, lo restituisci sotto forma di una crescita più bassa della tua rendita. Questa, infatti, anno dopo anno cresce seguendo il rendimento di un fondo gestito dalla compagnia di assicurazione che te la eroga – si chiama “gestione separata”.
Se la gestione separata su cui si basa la rivalutazione della tua rendita ha reso il 3,5% (una volta sottratti i costi trattenuti dall’assicurazione) allora se hai scelto il tasso tecnico del 2,5%, la tua rendita si rivaluterà dell’1% (il 3,5% meno il 2,5% del tasso tecnico).
Analogamente, se scegli la rendita con tasso tecnico pari a 0%, come rivaluta- zione ti prenderai tutto il 3,5%.
LA TUA FUTURA PENSIONE SARÀ…
Anno dopo anno la rendita diventa…
Età (in anni) 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89
T. tecnico 0% 50,9 52,6 54,5 56,4 58,4 60,4 62,5 64,7 67,0 69,3 71,7 74,2 76,8 79,5 82,3 85,2 88,2 91,3 94,5 97,8 101,2 104,7 108,4 T. tecnico 2,5% 68,6 69,3 70,0 70,7 71,4 72,1 72,8 73,5 74,3 75,0 75,8 76,5 77,3 78,1 78,8 79,6 80,4 81,2 82,0 82,9 83,7 84,5 85,4 Esempio basato su uomo, che va in pensione a 67 anni, che sceglie una rendita vitalizia rivalutabile annuale. I dati utilizzati in tabella e negli esempi a lato sono quelli di Fonchim.
A seconda del tuo fondo i numeri possono variare.
LE TASSE CHE INCIDONO SULLA RENDITA
Per arrivare a determinare a quanto ammonterà la tua rendita c’è bisogno di un ultimo passaggio: pagare le tasse. Te lo diciamo subito. Tu non devi fare nulla: ci pensa il fondo a fare tutti i calcoli e a versare le tasse per te allo Stato. Tu riceverai direttamente la tua rendita già nettata da tutto.
Ma come funziona la tassazione? Nel momento in cui andrai in pensione tutto quello che ti ritroverai accumulato nel tuo fondo pensione sarà in parte imputabile a quanto ci hai versato di tasca tua – nel caso di un fondo chiuso si aggiungono anche il Tfr e i contributi del datore di lavoro – e in parte sarà imputabile ai rendimenti realizzati dalla gestione del fondo.
In realtà la quota del fondo che vedi ogni mese, e quindi anche il valore finale del tuo investimento, è già netta: sono state dunque già detratte le tasse sui rendimenti realizzati dal fondo durante tutto il periodo della tua adesione. La distinzione è però fondamentale per sapere quanto sarai tassato, perché su questi due “blocchi” diversi pesano tassazioni differenti.
Tasse sui versamenti
Mettiamo il caso che tu abbia aderito per 35 anni a un fondo pensione e che alla fine ti ritrovi 170.000 euro, di cui 70.000 sono dovuti ai tuoi versamenti (in media 2.000 all’anno), mentre i restanti 100.000 sono da imputare ai rendimenti ottenuti negli anni dagli investimenti fatti dal fondo pensione.
Bene. Sui 70.000 euro di versamenti, sui quali durante la tua adesione al fondo hai goduto dei vantaggi fiscali – vedi pagina 3 – pagherai il 9% di tasse – quindi 6.300 euro (70.000 x 9%). Per ogni anno successivo al 15°, infatti, ti viene scontato dall’aliquota del 15% uno 0,3% fino a raggiungere il minimo del 9%. Con 35 anni di adesione hai uno sconto dello 0,3% per 20 anni, per un totale del 6% (0,3% * 20 = 6%). Dunque 15% - 6% = 9%.
Tasse sui rendimenti
Ammettiamo che i 100.000 euro imputabili alla gestione del fondo siano lordi, cioè non siano stati tassati di mese in mese – ci serve solo per farti vedere il funzionamento della tassazione sui rendimenti. Paghi tra il 12,5% e il 20% – dipende se il fondo investiva in titoli di Stato, azioni o un misto. L’esborso è tra un minimo di 12.500 euro (100.000 x 12,5%) e un massimo di 20.000 euro (100.000 x 20%). In media l’aliquota di tassazione dei fondi pensione è del 16%: prendendola per il nostro esempio, pagherai 16.000 euro di tasse sui rendimenti (100.000 x 16% = 16.000 euro).
Niente dichiarazione
Una volta detratte queste tasse, che paghi nello stesso modo per la parte che ricevi sotto forma di rendita e/o di capitale, l’importo erogato non verrà cumulato con gli altri redditi. Ciò significa che non devi inserire nulla in dichiarazione, perché sei stato tassato “alla fonte”. Hai finito qua con le tasse. Quindi, ammettendo che il totale di tasse pagate sia stato di 22.300 euro (i 6.300 + i 16.000 calcolati in precedenza), tu ti ritrovi 147.700 euro netti, non più tassabili e non da dichiarare.
E come si arriva al tuo assegno pensionistico
Quando ti viene erogata la rendita, quindi, il tesoretto già tassato di 147.700 ti viene trasformato nell’assegno mensile. Come avviene questa trasformazione? Per ogni 1.000 euro il fondo Teseo garantita etica, il miglior fondo monetario che ti consigliamo se ti mancano meno di 3 anni alla pensione, ti paga 50,96 euro ogni 1.000 presenti nel fondo. Per cui ti ritroverai una rendita annua di 7.526 euro ((147.700/1000) x 50,96), pari a 578 euro netti al mese (7.526/13), che è già netta e che non devi dichiarare.
Ovviamente, se scegli di avere il 50% in forma di capitale e il 50% in forma di rendita, avrai 73.850 euro netti in contanti (147.700/2) e una rendita netta 286 euro ogni mese (73.850/1.000) x 50,46.
L’eventuale rivalutazione della rendita viene tassata con un’aliquota tra il 12,5% e il 26%
a seconda della composizione dei titoli in cui investe la gestione patrimoniale di riferimento dell’assicurazione che ti eroga la rendita. Anche in questo caso, queste tasse ti sono trattenute alla fonte, per cui la rendita mensile che intascherai sarà già netta.
LA TASSAZIONE DEL DIPENDENTE PUBBLICO
La Legge di Bilancio 2018 ha introdotto importanti novità per la previdenza complementare: in particolar modo, per i dipendenti pubblici aumenta il limite annuo di deducibilità fiscale a 5.164,57 euro e si applica la tas- sazione agevolata delle prestazioni finali (tassazione a titolo di imposta che varierà dal 15% al 9% in base al numero di anni di iscrizione a forme di previdenza complementare). Di fatto, dunque, è stata equiparata alla tassa- zione dei dipendenti privati.
Per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche che, alla data della entrata in vigore della Legge di Bilancio 2018, risultano iscritti a forme pensionistiche complementari, i benefici fiscali sono applicabili a decorrere dal 1º gennaio 2018. Per i montanti accumulati fino a tale data continuano ad applicarsi le disposizioni previgenti. Quindi: la pen- sione erogata sotto forma di rendita è assimilata a un reddito di lavoro dipen- dente, per questo sarà tassata in modo progressivo, in base alle aliquote Irpef.
Se non vuoi la rendita, ma ti porti a casa la pensione tutta d’un colpo sei tassato sulla base dell’aliquota Irpef media degli ultimi 5 anni di lavoro.