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II.3.1 Ivan Pukalov, il potente dedicatario:

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80 Escludendo il catalogo di Štorch, gli altri, indicati in progressione cronologica, quando riportano la presenza del libro Vrednyja znakomstva, indicano anche il prezzo di vendita.

Notiamo che il volume non subisce ristampe. Quella del 1804 e 1805 è l’unica edizione, e rimarrà disponibile dei cataloghi almeno fino al 1858.

Se da un lato ciò potrebbe indurre a pensare che l’edizione non godette di un estremo successo145, d’altro canto ciò potrebbe essere dovuto più ad un problema di ottenimento del visto per la ristampa da parte della censura, che di successo di pubblico, visto che il prezzo, abbastanza basso negli anni di crisi economica e di forte inflazione146 del 1813 – 1815 (il prezzo del libro è di 5 rubli), invece di diminuire, subisce un forte aumento proprio negli anni di relativa rivalutazione (dal 1817 al 1821), visto che nel 1821 il prezzo sale a 12 r, per assestarsi dal 1828 al 1832 sui 10 rubli, senza subire cambiamenti, né diminuzioni di prezzo in tre cataloghi differenti.

Prendiamo a raffronto inoltre, e sempre in ordine cronologico, il prezzo di vendita del volume delle Vrednyja znakomstva con il prezzo di qualche altra opera giudicata ‘best seller’ dell’epoca. Dal catalogo di Sopikov ad esempio (1813 – 1815) vediamo quale era la quotazione di altri romanzi stranieri giudicati allora molto in voga, come la traduzione del celebre romanzo di J.J. Rousseau, Julie ou la nouvelle Eloïse, che troviamo ai n. 6870 e 6872, con il titolo di Novaja Eloiza.

145 cf. B. Ėjchenbaum; V. Šklovskij knižnaja lavka A. Smirdina. Slovesnost' i kommercija, M.

1929 e I. A. Rejtblat Kak Puškin vyšel v genii. Istoriko-sociologičeskije očerki o knižnoj kul'ture puškinskoj epochi, M. 2001.

141 Cf. ‘rubl’ in Enciklopedičeskij slovar’ Brokgausa i Efrona, SpB, 1907: Durante il regno di Paolo per un rublo in assegnati occorrevano 30 copeche d’argento. Con Alessandro I si ebbe una forte crescita nel cambio, e nel 1809 si arrivò a 43 copeche per un rublo. Nel 1810 la valutazione scese bruscamente fino alle 25 coperche per 1 R. I minimi storici furono raggiunti durante la guerra contro Napoleone (ed anni successivi): dal 1813 al 1815 per un rublo occorrevano appena 20 copeche d’argento. Dal 1817 al 1820 il rublo cresce di nuovo lentamente, fino alle 25 copeche.

Dal 1820 al 1843 il prezzo invece rimarrà molto stabile, e crescerà molto lentamente, sino a raggiungere negli anni Quaranta le 27,5 copeche per 1 rublo.

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81 Novyj perevod Aleksandra Polickina v 6 č., edito a San Pietroburgo dal 1803 al 1818, con un prezzo di 15 rubli, mentre il nuovissimo romanzo breve di Chateaubriand, Atala (N. 2080), uscito a Mosca nel 1802, anche forse a causa della sua piccola estensione, veniva appena un rublo (il costo di stampa ed il numero di pagine non sono secondari nel determinarne il prezzo) l’opera di Laclos in traduzione si pone allora fra il 1813 – 15 fra i volumi di fascia di prezzo medio-bassa.

Al contrario, negli anni 1828 – 1832, esaminando il catalogo di Smirdin e suoi successivi aggiornamenti, notiamo, oltre all’aumento del prezzo, che rimane poi stabile sui 10/12 rubli, come il raffronto con altri autori di fama, venuti alla ribalta proprio in quegli anni, come ad esempio Puškin, non fosse poi così sfavorevole per la traduzione russa delle Liaisons.

Escludendo l’Evgenij Onegin147 (6 glav, 1825 – 1828), che nel 1828 veniva messo in vendita da Smirdin a ben 30 rubli, le altre sue opere, che possiamo considerare medio alte per quanto riguarda il successo di pubblico, si attestavano tutte sui 10 – 12 rubli: pochi rubli per i singoli poemi, come Bachcisarajskij fontan (5 r.), Kavkazskij plennik (2 r.), Brat’ja razbojniki – 2 r. Ruslan i Ljudmila costava invece 12 r., mentre la raccolta di poesie Stihotvorenija arrivava a 20 r.

Per tornare sulla letteratura straniera di importazione, un altro romanzo, giudicato un altro successo editoriale del tempo, letto e citato da tutti i maggiori scrittori russi, compresi Puškin e Lermontov, l’Adolphe148 di B. Constant, tradotto in russo e presente nel catalogo con il titolo “Adolphe i Eleonora”, ili opasnost’ ljubovnych svjazjej, istinnoe proisšestvije” (traduzione di Brel’ del 1818, e stampato presso la Gub. Tipografia) veniva appena quattro rubli.

148 Prima edizione, Parigi, 1816.

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82 Alla fine degli anni ’20 – inizio degli anni ’30 in Russia, venticinque anni dopo la prima traduzione e ben 46 anni dopo l’uscita dell’originale francese, Il romanzo di Laclos, può essere dunque giudicato, puramente a livello di costo, in un’ottima posizione. Inoltre, proprio il titolo che il traduttore Brel’ dà alla traduzione dell’Adolphe, rimandando ad una ‘opasnost’ ljubovnych svjazej’ (per attirare con ogni probabilità un pubblico il più ampio possibile), testimonia come il riferimento ‘pubblicitario’ a delle ‘relazioni pericolose’ (letteralmente!) non sia che una citazione del romanzo di Laclos (probabilmente direttamente dal titolo francese, visto che nella prima traduzione russa si parla di znakomstva, e non di svjazi), che avrebbe potuto stuzzicarne la curiosità dei lettori.

Anni dopo, a fronte di una forzata rivalutazione del rublo dalla seconda metà degli anni Quaranta del XIX secolo, i prezzi in rubli scendono, e dunque, in linea con molte delle opere più lette, troviamo le Vrednyja znakomstva ancora presenti nel catalogo del figlio di Smirdin, all’anno 1858, con un prezzo relativamente abbastanza alto, di quasi 3 rubli, se contiamo che il romanzo ben più moderno (ed alla sua terza edizione) Geroj našego vremeni di Lermontov ( SpB, 1843) veniva appena 2 r., e l’Onegin (la costosa minjaturnoe izdanije del 1837) veniva 5 r., non molto di più, dunque. Per quanto riguardava la letteratura più moderna, appena uscita: le nuove povesti i raskazy di I.

Turgenev (SpB, 1856), venivano 4 rubli, quelle di A. O. Pisemskij 3 rubli. Il romanzo di L. N. Tolstoj, Detstvo i otročestvo (SpB, 1856), veniva 1 rublo e 50 k. Dunque, anche nel 1858 il romanzo di Laclos era da considerarsi fra i più quotati.

Questa analisi, svolta dunque sulla base dello studio dei cataloghi più accreditati per quanto riguardava il commercio librario nella capitale russa, e basata sullo studio e la comparazione dei prezzi di varie opere chiave, testimonia che la traduzione russa delle Liaisons,

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83 nonostante la parallela circolazione degli originali francesi, era verosimilmente apprezzata e ben conosciuta da un pubblico vasto.

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II.3

UNA PICCOLA SCOPERTA

:

LA DEDICA ALLA TRADUZIONE DELLE LIASONS DANGEREUSES COME MESSAGGIO IN CODICE

. R

ICOSTRUZIONE STORICA ED INDAGINE DELLE RELAZIONI FRA IL TRADUTTORE ED IL DEDICATARIO

.

La scelta di analizzare la traduzione e la ricezione delle Liaisons in Russia ha reso necessario un approfondimento, e , per quanto possibile, una ricostruzione storica, anche delle circostanze che provocarono tale scelta.

Indubbiamente, visto che il primo volume delle Vrednyja znakomstva uscì nel 1804, una delle cause che spinsero questo ambizioso činovnik del ministero degli affari esteri a tradurre un’opera già così controversa, fu la scomparsa, alla fine del 1803, del suo autore: il 5 settembre si spegneva infatti a Taranto Choderlos de Laclos. Eppure, evidentemente, c’è dell’altro, non fu solo un fatto di cronaca ad attirare l’attenzione su un libro già famosissimo, letto, naturalmente, in lingua originale, dall’élite letteraria russa. Ci fu probabilmente anche una precisa scelta ‘di genere’ del traduttore, che si distinse per essersi occupato, come abbiamo visto, anche della diffusione di altre opere libertine.

II.3.1 Ivan Pukalov, il potente dedicatario:

La traduzione del romanzo di Laclos in russo, come abbiamo sinora solo accennato, fu dedicata a tale Ivan Antonovič Pukalov: leggiamo infatti in quinta pagina, subito dopo la copertina interna (p. 1), in cui troviamo la dozvolenije Sanktpeterburskago Gubernatora (p. 2), e la Uvedomlenije (pp. 3, 4), che dovrebbe essere già parte integrante del

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85 romanzo, una dedica a ‘Ego vysokorodiju, Milostivomu Gosudarju Ivanu Antonoviču Pukalovu’149 e, più in basso, sulla destra le parole istinnyyj počitatel’ ego. Una riga più in basso, subito sotto la scritta, troviamo le cifre I. XII150, che come sappiamo si riferiscono alle iniziali del traduttore, Aleksandr Levanda.

Ivan Antonovič Pukalov151, In servizio dal 1777152, al tempo ricoprì le cariche di ‘Consigliere segreto effettivo’ presso la Kollegija inostrannych del’ fino al 1797, fu poi sekretar’ al Senato. Dal 1799 fu Statskij sovetnik, e poi Ober-sekretar’153 presso il Santo Sinodo (1801 – 1802) nel quale, inizialmente, servì con profitto e ricevette premi pecuniari ed onorificenze154.Di origine nobile, il suo rod, a giudicare da un appunto sulla Istorija Gosudarstva rossijskogo di N. Karamzin, è abbastanza antico, risalente forse addirittura al XII secolo155.

149 Cf. infra, illustrazioni n.. 2 e n. 3

150 Nelle copie da noi visionate la dedica segue l’Uvedomlenije e precede immediatamente la prima lettera del romanzo (“Ot Sesili Volanž k Sofi Karne v Monastyr’ …skich ursulinok” ), che è corredata, in alto, dalla ripetizione del titolo Vrednyja znakomstva.

151 Non si hanno le date di nascita e di morte. Sia fonti pubblicate che materiali d’archivio da noi consultati indicano questa mancanza.

152 Secondo lo Spisok po sostojaščim v graždanskoj službe činam pervych pjati klassov na 1806 g., SpB. 1807 p. 78. Per l’anno 1806 egli era impiegato presso la Gerol’dija (Gerol’dija dlja opredelenija k delam), e ricopriva appena la quinta classe della Tabel’ o rangach. Si trattava, come vedremo in seguito, di una posizione lavorativa punitiva, dovuta a malversazioni compiute da Pukalov negli anni 1803 – 1804. Cf. infra, p. 86 – 87.

153 Ju. P. Bartenev nell’introduzione alle Pis’ma grafa Arakčeeva k Ivanu Antonoviču Pukalovu, in

“Russkij Archiv” 1891 n. 1, p. 130, sostiene che egli fosse stato nel 1801 anche Ober-prokuror al Sinodo. In realtà, a noi non risulta, ed anche la consultazione dell’opera di B. Blagovidov Ober prokurory svjatejšego sinoda v XVIII i v pervoj polovine XIX stoletija, Kazan’ 1900, p. XI ce lo confermerebbe. Può darsi si tratti semplicemente di una svista, dal momento che Pukalov fu comunque effettivamente ober-sekretar’.

154Cf. RGIA Fascicolo del Santo Sinodo O vsemilostivejšem požalovanii Sidnodskim Ober- Sekretarem Savenckomu i Pukalovu ordenov Sv. Anny (F. 815, Op. 15, ed. chr. 217, 19 settembre – 8 dicembre 1802) e O vsemilostivejšem požalovanii Ober-Sekretarju po Svjatejšego Sinoda Pukalovu dvuch tysjač rublej. (F. 815, Op. 15, e. Chr. 125, 3 L. 6 giugno 1801).

155 Cf. Ju. P. Bartenev, op. cit. p. 131, dove dando qualche preliminare informazione su Pukalov, lo studioso ci informa che «в числе близских к нему лиц был Иван Антонович Пукалов, стариннаго рода, происходивший от боярина Пука, упоминаемаго Карамзиным в Истории Государства Российского». Abbiamo controllato, ed effittavamente N. Karamzin ne parla brevemente nel T. 3 dell’Istorija, cap. I.: «Еще Глеб не мог княжить спокойно. Изгнанный из Киева Мстислав Изяславич, гордый, воинственный подобно родителю, считал свое изгнание минутным безвременьем и думал так же управиться с сыновьями Долгорукого, как Изяслав II управлялся с их отцем. Будучи союзником Ярослава Галицкого, он вступил с его полками в область Дорогобужскую, чтобы наказать ее Князя, Владимира

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86 Inoltre, da un documento del 1865, che tratta la concessione di una pensione alla vedova del figlio di Pukalov, Elizaveta Petrovna, moglie del fu General Glavnogo Štaba ego Imperatorskogo Veličestva, Platon Ivanonič Pukalov156 vediamo che si tratta di un «сын Пукалова, из дворян Тверской Губернии»157. Sappiamo poi che Ivan Antonovič è sepolto a San Pietroburgo, nel cimitero di Volkovo158.

Veniamo a conoscenza di notizie curiose su questo personaggio e sulle sue imprese grazie a numerose opere di memorialistica del XIX secolo, e ad una ricca corrispondenza del nostro con il conte Arakčeev, a partire dal 1813.

Sappiamo innanzitutto che Ivan Pukalov non avrebbe potuto certo dirsi un funzionario integerrimo, e che anzi, astuto e particolarmente ambizioso, proprio a partire dalla posizione relativamente avvantaggiata di ober-sekretar’ del Santo Sinodo durante il periodo di massimo potere del Metropolita di San Pietroburgo Amvrosij, egli si guadagnò la fiducia di quest’ultimo grazie alla sua spregiudicatezza politica ed alla sua mancanza di scrupoli morali, per cui non disdegnava di fabbricare (o eliminare, a piacimento) importanti prove in procedimenti giudiziari, se poteva grazie a ciò trarne personale profitto, o più in generale, sfruttare la sua influente posizione, come

Андреевича, ему изменившего. Владимир лежал на смертном одре: города пылали, жителей тысячами отводили в плен; в числе их попался в руки неприятелю и знаменитый пестун Княжеский, Боярин Пук. Напрасно ждав обещанного вспоможения от Глеба, несчастный Владимир умер, и разоренная область его досталась Владимиру Мстиславичу, столь известному вероломством». Il corsivo è mio. A.C.

156 Questi ebbe a sua volta un figlio, Valerjan Platonovič Pukalov (su di lui cf. anche RGIA, F.

1343, op. 51, delo 660 l. 58), che è per noi di qualche interesse: sempre Bartenev (v. op. cit.) ottenne infatti le lettere di Arakčeev ad Ivan Pukalov tramite il nipote Valer’jan, e sosteneva che questi avesse delle “ljubopitnye bumagi” del nonno. Nonostante una ricerca allo RGALI del fondo di P. Bartenev (F. 46, 10 op.) e presso lo RGIA di San Pietroburgo su Valer’jan Pukalov ed i Pukalovy in generale, non sono riuscita a reperire tali “curiosi documenti”.

157 Pravitel’stvujuščego Senata delo n. 383. RGIA, F. 1343 ed. chr. 735, Op. 27, 1865, p.1 “o dvorjanstvorode roda Pukalova” (aggiunto a mano). San Pietroburgo.

158 V. Saitov Peterburgskij nekropol’, ili spravočnyj istoričeskij ukazatel’ lic, rodivšichsja v XVII i XVIII st., po nagrobnym nadpisjam Aleksandro-nevskoj Lavre. M 1883. Sulla sua tomba, che condivide con uno dei figli, Nikolaj, vi è un epitaffio al tempo molto comune: «прихожий, ты идешь, но ляжешь ты, как я/ присядь и отдохни на камне у меня/ Сорви былиночку и вспомни о судьбе!/ я – дома, ты в гостях: подумай о себе!» p. 518.

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87 vedremo più avanti. Caduto in disgrazia nel 1804 in seguito ad un’inchiesta condotta presso il Sinodo a causa di un moltiplicarsi delle sue malversazioni, egli fu trasferito presso la Gerol’dija senza stipendio159. Soltanto anni più tardi, quando Arakčeev divenne ministro della guerra, Pukalov, suo amico e confidente160 dal 1807, venne ripreso a servizio presso di lui161, diventando ben presto dejstvitel'nyj statskij sovetnik. Il periodo di gloria durò almeno sino al 1818, quando vediamo Pukalov consigliere della Voennaja Kollegija.

Vogliamo adesso analizzare la sua figura, per capire perché fu proprio lui il dedicatario del romanzo, e quali potessero essere stati i rapporti con il traduttore, che così zelantemente si dichiara suo ‘istinnyj počitatel’.

159 Cf. RО. RNB. F. 609. N. 430 L. 8 e il già citato Spisok po sostojaščim v graždanskoj službe činam pervych pjati klassov na 1806 g., SpB, 1807 p. 78.

160 leggendo le lettere di A. Arakčeev a Pukalov, pubblicate da Bartenev (v. supra, nota n. 153), effettivamente si evince una certa confidenza fra i due: scrive ad esempio il Conte da Kališ’ il 20 marzo 1813: “ваши письма, милостивый государь Иван Антонович, мне приносят большое удовольствие при получении оных, как по дружбе вашей ко мне, так и по уму вашему…» o da Bunzlau, al confine con la Sassonia, nel 1813, nella quale il Conte ostenta nostalgia e benevolenza per gli amici e per i suoi contadini: «благодарю вас что вы, любя меня, любите моих и людей; я радуюсь, что крестьяне мои еще менее других потерпели. Дай Боже, мне поскорее с ними вместе жить и пособлять им во всех нуждах». Spesso gli scrive per sfogarsi della situazione di lontananza, che gli pesa e lo sconforta: «Ах, любезный друг, как дурна Франция! Она у нас все глаза выела дымом: на что в прошлую зиму имели мы худые квартеры в Польше, но здесь сто раз хуже оных» (da Bar-sur-Seine, 1814). Egli fa inoltre diversi favori a Pukalov, ad esempio concede la nomina a ufficiale «и прямо в Гвардию» del giovane principe Dolgorukij: «я очень рад, что скоро мог выполнить вашу волю; прошу о сем сказать его родителю и его сиятельству графу Николаю Ивановичу Салтыкову». Troviamo anche il racconto, in assoluta confidenza, di un duello, avvenuto a Chaumont (lettera del 25 febbraio 1814), fra tale Vassilij Stepanovic Popov, ufficiale molto amato da A. ed un ufficiale non meglio definito come «Lermantov»: «Секретно. Попов молодец имел на сих днях дуель с морским Лермантовым, офицером, на пистолях. Попов цель остался; а Лермантова ранил он в голову изрядно; но сие ничего не произвело (..) Дело ныне военное, то сражения не наказываются. Оное известие для вас, а не для отца; а последствиев, кажется, никаких не будут, и Лермантов, говорят, будет жив, хотя он его очень изрядно задел. А дело вышло, говорят, из-за квартиры: один у другого хотел квартиру отбить».

161 Di ciò Pukalov gli fu sempre molto riconoscente. Disponiamo di alcune lettere di risposta da Pukalov ad Arakčeev, scritte durante nel periodo 1812 – 1813. A differenza di quelle del Conte, stilisticamente e tematicamente più colorite, quelle di P. non si distinguono per particolare interesse, e sono infarcite di luoghi comuni e di frasi retoriche sull’andamento della guerra. Cfr. N.

Dubrovin Otečestvennaja vojna v pis’mach sovremennikov in Zapiski imperatorskij Akademii Nauk. San Pietroburgo, 1882, pp. 54, 431- 432, 447- 448, 465- 467, 475.

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88 Qui i dati ufficiali ed i documenti d’archivio, in primo luogo, non possono più venirci in aiuto, avendoci solo chiarito quale fosse la posizione e la discendenza del nostro eroe. Ci serviremo invece di una breve analisi di dati “ufficiosi”, a volte soggettivi, ma sempre utili, che ci derivano dalla lettura dei documenti di carattere memorialistico ed epistolare. Essi, di più ampio respiro rispetto ai documenti di stato che, se da un lato garantiscono l’autenticità delle notizie, dall’altro sono spesso frammentari, e riescono a colmare solo in parte le lacune riguardanti la biografia di questo personaggio pubblico, sono costituiti da memorie e diari di personalità pubbliche e intellettuali di discreta fama, per noi segno di autorevolezza ancora oggi, come F. Vigel’ o A.

Turgenev, e che in un modo o nell’altro vennero a contatto con Ivan Antonovič, e che ne ricordano in maniera del tutto personale, l’operato e la personalità.

Fra questi contribuiti, dallo stile spesso eterogeneo e dal carattere vistosamente soggettivo, ricordiamo i già celebri zapiski162 di Aleksandr Michailovič Turgenev163 (1772 – 1863), lontano parente di Ivan Turgenev, con cui era in rapporti, nonché amico di V. Žukovskij e di M. Speranskij. Di idee molto liberali, fermamente contrario all’istituzione della servitù della gleba, egli, come è noto, è estremamente critico nelle sue memorie con molti dei maggiori esponenti della classe nobiliare, spesso descritti come esseri gretti, frivoli ed ottusi. Aleksandr Michailovič lascia ad esempio pagine amare ma vivide sulla situazione delle carceri russe e sulle ingiustizie cui spesso erano soggetti coloro che per anche futili motivi si mettevano sulla strada dei signori più potenti, come il Conte Arakčeev (sono ad esempio interessanti le pagine che egli dedica alla sorte dei famosi

162 A. M. Turgenev, Zapiski in “Russkaja starina” N. 11, 1885, SPB. Pp. 247 – 282.

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89 carcerati ‘neizvestnye’164 rinchiusi nella Petropavlovskajа Krepost’, e poi mandati al confino in Siberia, e di cui egli poteva conoscere le vicende in quanto cinovnik impiegato per alcuni anni nella Krepost’).

Proprio perché strettamente collegato ad Arakčeev, personaggio talmente odiato da essere – è ben risaputo - spesso menzionato nelle memorie e nei diari dell’epoca come un tiranno terribile, A. M.

Turgenev fa di Ivan Antonovič Pukalov, suo lacchè, una gustosa e lunga charakteristika, narrando in pagine ricche di feroce ironia il proprio punto di vista (severamente sarcastico) sull’ex insigne Ober- sekretar’ del Santo Sinodo. Turgenev gli dedica addirittura un’intera sezione dei suoi zapiski, la n. XIV, dove esordisce con parole decisamente colorite, arricchite da uno stile volutamente letterario, e che sfocia a volte in veri e propri dialoghi o flussi di coscienza (immaginari, ovvero frutto della fantasia del Turgenev stesso, che così, a suo avviso, rende meglio i concetti che espone) fra i personaggi descritti:

“Пукалов – подрезной, как говорят, бестия! (…) он воздоился в подъячизме, насытился премудрости в семинарах, в уважение превосходной способности крючкодействовать скоро достиг чиновности и избран членами святейшего Синода быть обер- секретарем святейшего Синода»165.

Dall'interpretazione di Turgenev scopriamo infatti che Pukalov, ottenuto il posto al Santo Sinodo, non si accontentò della situazione tutto sommato favorevole. Aleksandr Michailovič se lo immagina, avido, in un colorito monologo interiore:

164 Ibidem. p. 277.

165 Ibidem. p. 259.

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90

«по точной силе слова я – лучший дворянин: мне по всем правам следует быть боярином, а боярину следует иметь крестяне»166

In sostanza A. Turgenev attribuisce al Pukalov una fortissima avidità, che egli riesce a soddisfare, una volta presentatasi l'occasione, sfruttando l'importante posizione che occupa per influenzare una causa civile di discreta importanza, e riuscendo, falsificando prove e adducendo false testimonianze, a ribaltarne l'esito. La prima di tali vere e proprie Jabedy avvenne, a quanto pare, nel 1799 (o 1800), quando, a detta di A. Turgenev, che riporta i fatti come ampiamente conosciuti, risaputi e documentati nella Pietroburgo dell'epoca, la vedova di tale capitano Mordvinov, ricca per parte del marito, si recò da I. A. Pukalov in cerca di protezione:

«Дама, по несходству нравов с возлюбленным супругом, не могла жить даже под одною кровлею, и они жили в разных домах, но в одном городе; дама никокого состояния не имела, у супруга было тысячи две крепостных христянских душ. Он из великодушия давал ежегодно 12.000 руб. ей на содержание и они видали друг друга в публичных собраниях, и кто не знал что они живут розно, прокладывал бы свою голову, что они живут как голуб с голубкой167»

Dopo la morte del marito però, «у дамы оказалась прижитая им с супрогою дочь. Возникло со стороны законных наследников к имению умершаго опровержение, процесс; наследники доказывали, что супруги после бракосочетания, которому совершилось уже 15 лет, не прожили 7 месяцев вместе с супругом,

166 Ibidem. p. 260.

167 Ibidem. p. 260.

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91 а девице, называемой дочерью покойнаго, 13 годов от рождения»168.

A questo punto A. M. Turgenev chiarisce brevemente169 che una volta ascoltate le rimostranze della Vedova, Pukalov le disse chiaramente che avrebbe provveduto ad aggiustare la situazione, ma solo se la Signora gli avesse concesso la mano della figlia, appena tredicenne. Ella accettò: come ci riferisce l'autore dei zapiski, da lì a sette giorni fu celebrato il matrimonio,170 e poco dopo la causa della signora fu decisa in favore della figlia, dichiarata legittima erede. Turgenev riporta anche la sentenza, che diceva:

«По видимости хотя казалось, что супруги жили в разных домах, но они жили в одном городе; что их видали в общественных собраниях, во взаимно приязненных отношениях и деликатном обращении; что в метрике церкви, в приходе которой состоит дом, где жительствовала супруга покойного, рожденная ею дочь записана законорожденной; - то, основываясь на сих ясных доказательствах, Святейший Cинод не находит достаточных причин к непризнанию дочери ея законною171»

A tale sentenza, l'arguto Aleksandr Michailovič non può fare a meno di commentare sarcasticamente che

168 Ibidem. p. 260.

169 Ricreando, in qualche modo, a modo suo, la conversazione avvenuta fra Pukalov e la Vedova.

170 Notiamo come l’autore si senta in dovere di giustificare in qualche modo il fatto, dicendo che

«в то время не сушествовало решительно положительного узаконения о годности девиц к сочетанию браком; да если что и тождествовало о сем в номоканонах, оберъ-секретаря святейшего синода с куклою обвенчали бы!» op. cit. p. 262.

171 Op. cit. p. 263

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92

«разительное сходство умозаключения синода с умозаключением индийцев»172

Da quel momento, I. A. Pukalov potè vivere in ricchezza e abbondanza, fino a quando si ripresenterà un’occasione simile, il processo dei fratelli Batašev:

«два брата, богатые миллионщики, заводчики Баташевы жили в добром согласии. Умерли. Один оставил двух или трех синовьей, женившийся под старость, оставил одного сына в детстве еще.

Наследники перваго начали опровергать законное рождение малолетнего, утверждая, что их дядя никогда не был женат и поэтому все имение после дяди принадлежит, по праву наследства,им, как ближайщим наследникам».

Naturalmente Ivan Antonovič non si tirò indietro, e anzi, architettò un modo di far sparire le prove talmente eclatante da non poter sembrare vero:

Процесс Баташевых – продолжание процесса вдовствующей дамы:

в первом надобно было признать незаконную дочь законной, во втором – законнаго назвать незаконным». А что же Иван Антоновичь придумал? Он вытрабовал в Синоде из всех мест, в которых дело по истанциям проходило, все производства, и, отправляясь в Москву по случаю коронаций Александра I взял купно с прочими канцелярскими бумагами и дело Баташева и, отъехав от Петербурга версть 400, под предлогом усталости,

172 Pare infatti che nel 1819 il Turgenev, trovandosi ad Astrachan, partecipò ad un banchetto di un ricco milionario indiano, tal Mugundus Terendasovič, che intesecon esso festeggiare labuona notizia datagli dalla giovane moglie, che egli non vedeva da sette anni, e che gli aveva appena comunicato che dopo averlo visto in sogno, elle fosse rimasta incinta, e che aveva da poco partorito un figlio, chiamato in onore del marito, Mugundus. A. M. Turgenev Op. cit. p. 263.

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93 остановился ночлеговать, где сжег повозку, нагруженную делами, и дом крестянина, для отвода подозрения173»

In realtà, ci riferisce poi Aleksandr Turgenev, la fortuna voltò in questo caso le spalle a Pukalov, che venne «отставлен от службы навсегда», o almeno fino all'ascesa del conte A. Arakčeev, di cui egli divenne non solo amico, ma anche gradito confidente.

Sempre fedeli al ricchissimo quantitativo di informazioni, anche molto personali, di cui il Turgenev sembra essere a conoscenza, i Zapiski ci narrano infatti che proprio a partire dal 1807 Pukalov tornò sulla cresta dell'onda:

«когда под Аустерлицом французы отняли у нас почти всю артиллерию, тогда Аракчеев был назначен военным министром и Иван Антонович принят в службу и в непродолжительное время видели Пукалова уже действительным статским советником! Он был философ – не знаю какой сеты или лучше сказать – секты, собственно им придуманной. Он ум и совесть считал товаром и продавал их тому, кто больше дает денег; тело супруги также отпускал напрокат, да граф Алексей Андреевич абонировал тело г- жи Пукаловой174 на безсрочное время. Иван Антонович, наконец, уклонилсяот службы по собственному желанию, но как абонемент тела супруги его продалжался, то он был у графа домашним человеком, другом дома и занимался промышленностью – доставлением желающим табуреток (табуретками Пукалов

173 Ibidem, p. 263.

174 Il comportamento libertino di Varvara Petrovna Pukalova, nata Mordvinova, era,

evidentemente, molto conosciuto a Pietroburgo, visto che persino il giovanissimo A. S. Puškin la cita in una delle sue poesie “galanti” degli anni del liceo: «Я славной Пукаловой друг/ ....— хоть тысячи услуг./...» il brano è del 1816, e fa parte di Noel’ na Lejb-gusarskij polk. Cf.

Puškin. Polnoe sobranie socinenii v 16 tt. V. I. p. 305. M. – L. 1937 - 1959.

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94 называл орденские звезды) и миндалий (миндалями он называл медали) à prix fixe175».

Da questi aneddoti finali, è chiaro che Pukalov si fece senza troppi scrupoli una fama discutibile, e gli aneddoti che riporta A. Turgenev si ritrovano in effetti, con minore o maggior precisione, anche nelle memorie o nella corrispondenza di altri importanti personaggi dell'epoca, che spesso cercavano addirittura di evitarlo (ad esempio N.

M. Karamzin, in una lettera a I. I. Dmitrev del 27 giugno1816176, parla di Pukalov: «три раза был я в Петербурге и гулял по Неве с Женой, с Огаревою и с Тургеневым. Императрица звала нас на Каменной острове. В дабавок к известиям скажу, что Пукалов посещал меня, но не застал дома…177» intendendo così che egli non si era fatto trovare in casa a bella posta.

Le notizie su Ivan Antonovic Pukalov, che ci sono giunte attraverso le parole veementi di A. M. Turgenev, si integrano abbastanza fluidamente con quelle contenute nelle memorie dell' ex Ober-prokuror del Santo Sinodo A. A. Jakovlev, che all'inizio del 1803, proprio nel periodo che è di sommo nostro interesse, e per la scelta e la pubblicazione, da parte di Levanda e della teatral'naja tipografija di San Pietroburgo, delle Vrednyja znakomstva, e per le vicende rigurardanti il Sinodo, si trovava a ricoprire questa facoltosa carica.

Jakovlev però, come vedremo dai suoi scritti, pubblicati da V. A.

Andreev solo nel 1915178, non ebbe fortuna durante i pochi mesi durante i quali ricoprì questa carica, proprio perchè si trovò in contrasto con la politica del potente metropolita di San Pietroburgo Amvrosii

175 A. Turgenev op. cit. p. 265.

176 Pis’ma N. M. Karamzina k I.I. Dmitrevu. SpB. 1866.

177 Ibidem, p. 163.

178 V. A. Andreev (a cura di) Zapiski A. A. Jakovleva, byvšago v 1803 godu ober-prokuror Sv.

Sinoda. M. 1915.

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95 Podobedov179, il quale era in ottimi rapporti proprio con Ivan Antonovič Pukalov.

Sebbene le testimonianze di A. Jakovlev non siano da interpretare come documento storico attendibile al cento per cento, dato il loro carattere evidentemente soggettivo, influenzato dalla personalità del narratore, F. B. Blagovidov, autore della già citata importante opera storica Ober prokurory Svjatejšego Sinoda v XVIII stoletija i v pervoj polovine XIX stoletija180 e scrittore ben più neutrale, vi attinge spesso per un tratteggiamento affidabile delle caratteristiche dell'incarico di questa figura istituzionale.

Nelle sue memorie Jakovlev interviene fornendoci la sua versione della situazione vigente al Sinodo, da lui presentata a tinte piuttosto fosche, da vari complotti (di cui si lamenta perchè, a suo dire, sono rivolti contro di lui), agli intrighi di corridoio, per cui ogni iniziativa sembra essere osteggiata dal Metropolita Amvrosij181, con il quale è proprio I. A. Pukalov a collaborare attivamente182, ad esempio nella

179 Mitropolit Аmvrosij (Podobedov), amico di I. A. Pukalov e nemico dell’Ober-prokuror Jakovlev.

180 Cf. supra. dei Zapiski di A. Jakovlev Blagovidov scriveva: «записки не всегда свободны от небезпристрастнаго отногшения к описываемым лицам, не вполне обьективны» Op. cit. p.

316.

181 Nel suo lavoro sul ruolo storico della figura dell’Ober’-Prokuror del Santo Sinodo, Blagovidov ricorda la potenza politica e strategica del Metropolita Amvrosij, ai cui complotti (in accordo con gli altri membri del Sinodo, fra cui Pukalov) si dovettero il licenziamento dell’Ober Prokuror Chovanskij e dell’Ober-Prokuror Jakovlev. Secondo gli studi di Blagovidov, troppo legato, per l’élite spirituale dell’impero, agli interessi economici ed amministrativi dello Stato, in perenne contrasto con quelli del Sinodo, (che reclamava la precedente indipendenza, o meglio, una sfrenata libertà di agire, disponendo anche della kazna, in piena tranquillità). Purtroppo per Amvrosij, però, il complotto e le calunnie contro Jakovlev, scelto dal Senato ed entrato in servizio il 9 gennaio 1803 (e non già scelto dal Metropolita stesso, come era stato per Chovanskij), non ebbero altro esito che la sua sostituzione, il 13 ottobre 1803, con il principe Golicyn, fedelissimo dell’imperatore e personalità politica, come è noto, molto potente, così che gli interessi del Sinodo vennero drasticamente arginati.

182 Jakovlev, fra gli altri esempi di corruzione del metropolita Amvrosij, gli attribuisce anche un ruolo attivo nella causa dei fratelli Batašev: «многие знают, что сей же митрополит, по известному делу Баташева за опровержение законнаго брака жены умершаго брата Баташега, взял с сего на свою долю около 100 т. руб., что он же имел любовную связь в одно время с матерью и дочерью Обуховыми, коих и движимое имение, в двух комодах находившееся в Невском монастыре, накануне назначеннаго правительством дня для обыска по свему Невскому монастырю, ночью было опущено в Черную речку, в коих после найдены два монашеские платья, в которых мать и дочь прихаживали к митрополиту и когда высочайше было повелено за развратное поведение ту Обухову запереть в монастырь

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96 denuncia, architettata proprio da Ivan Antonovič, contro l'ober-pop Ozereckovyj, prima fedelissimo del Metropolita, poi caduto in disgrazia, e controfirmata da tutti i membri del Sinodo183. In più punti egli cita l'affaire della figlia di Mordvinov, di cui aveva scritto già A.

Turgenev, che dunque risulta avvalorato e comprovato, ed i cui particolari erano ben conosciuti anche all'interno dell'ambiente del Sinodo. Andreev, che si preoccupò di fornire un accurato apparato di note e di spiegazione dei personaggi nominati da Jakovlev nelle sue memorie, infatti, può agevolmente fare un ritratto di I. A. Pukalov corrispondente, almeno per quanto riguarda i brogli giudiziari, con quello di Turgenev.

Scrive infatti Andreev:

«Пуколов – служил в иностранной коллегии и был при посольстве в Персии, после был секретарем в сенате, а 17 января 1799 г.

определен обер-секретарем в Синоде. При обер-прокуроре гр.

Хвостов ворочал делами и провел несколько корыстных дел, как например: Кавалергардский корнет Мякинин оспаривал право наследства в родовом имении Мордвинова незаконной его дочери Варвары. Пукалов, ведший дело Варвары, добыл дознание, сделанное по опросу одного местнаго притча, так как метрические книги оказались сгоревшими, что отец Варвары был повенчан 27 апр. 1785 г. в Тобольске, а того же года 29 декабря от этого брака родилась у него дочь. Напрасно доказывал Мякинин на основании документов, что в апреле 1785 г. отец Варвары был еще только на пути в Тобольск, что мать Варвары привезла ее с собою, как

и предоставлено распоряжению синода, то Амвросий митрополит, по помянутой тесной с нею связи, назначил ей пребывание в Казани, бывшей своей епархией, в лучшем монастыре.» Op. cit. p. 23.

183 Op. cit. p. 24. Pare che in conseguenza di questa žaloba formale, Ozereckovyj fosse stato escluso dal Sinodo, e che, una volta scoperta la congiura dei suoi ex compagni, ne morisse poco dopo.

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97 показали 15 свидетелей и что в одной Петербургской церкви, как значится в представленной метрике, записано рождение незаконной дочери Варвары от ее матери девицы. 20 августа 1802 утверждена «подлинность рождения девицы Вавары» в Тобольске и Пуколов женился на ней, законной наследнице Мордвинова. Он же оборудовал и противоположное дело Баташева. Был уволен 7 октября 1803 г.184

Inoltre, fu proprio a causa della causa riguardante l'eredità dei fratelli Batašev, che Pukalov non poté, nonostante le forti protezioni, rimanere impunito, tanto che fu licenziato dalla carica di Ober-sekretar' e mandato a servire bez žalovanija presso i meno prestigiosi uffici della Gerol'dija, a San Pietroburgo.

Questo dettaglio interessante lo apprendiamo proprio da Jakovlev, che, a seguito delle angherie subite da Amvrosij e dai suoi, chiede insistentemente all' imperatore, attraverso l'intercessione di Novosylcev (più e più volte nominato come unico e privilegiato intermediario fra l'Imperatore e l'Ober-prokuror), di poter essere trasferito in un altro posto, purchè non meno prestigioso. La concessione dell'Imperatore arriva, ma, purtroppo per Jakovlev, la notizia del suo trasferimento viene indelicatamente pubblicata (e di questo Jakovlev si offende, rendendosi conto di essere stato beffato) nella gazzetta ufficiale del Sinodo insieme alla pubblicazione del trasferimento punitivo di alcuni suoi nemici al Sinodo, complici di Amvrosii, fra i quali figura proprio l'odiato Pukalov, che oltre alle due jabedy in questioni di diritto ereditario, aveva precedentemente e brillantemente «coperto» un forte

184 Andreev V. A. Zapiski A.A.Jakovleva. M. 1915, p. 49. A proposito di Pukalov egli cita anche come fonte primaria I.A. Čistovic Rukovodjaščije dejateli duchovnago prosveščenija v Rossij v pervoj polovine XIX stoletija SpB. 1894 pp. 13 e 14, che racconta una verione dei fatti molto simile.

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98 ammanco di denaro185 nel tesoro del Sinodo, risalente all'epoca del suo più morbido predecessore Ober - sekretar' Chvostov, e dovuto alla vendita illegale di libri sacri stampati presso la tipografia di Mosca, e della quale si era cocciutamente voluto occupare proprio Jakovlev all'inizio del suo mandato: «как будто в жесточайшее мне оскорбление, в один день со мною решилась судьба злоклеветавшизся меня и только безпокоивших Государя членов Синода: (…) Обер-Секретарь Пуколов, сказывают, за происки его и мздоимство лишен в Синоде места, отослан в Герольдию (о таковом его наказаний, по его проискам, опубликовано в газетах вместе с моим увольнением)»186.

Notiamo come del licenziamento di Ivan Pukalov, Jakovlev non riporta la causa precisa: non fu a causa dell' affaire Sorokin187, probabilmente, o, almeno, non fu solo quella la causa principale, altrimenti, visto il forte attaccamento di Jakovlev per tale faccenda, egli ne avrebbe fatto menzione. Non sappiamo se fu l'affaire Mordinov, seguito dall'analogo dei fratelli Batašev, a fungere da occasione per un licenziamento provvidenziale: pur raccontando accoratamente le vicende dei due casi (di cui, come abbiamo visto, il curatore dei zapiski, Andreev, pure fornisce un approfondimento in calce alla loro

185 Si tratta del famoso Delo Sorokina,. Blagovidov riassume la faccenda e la brillante trovata di I.A. Pukalov, in questi termini: «Яковлев узнал, что при его предшественнике, гр. Хвостове, неоффициально было распродано из синодальной лавки на 20.000 рублей различных казенных книг. Чтобы покрыть крупную растрату, обер-секретарь Пукалов, сильно замешанный в данном деле, придумал очень остроумный способ; не существовавшие книги были оффициально проданы коллежскому советнику Сорокину, который, хотя и внесь за них 20.000 рублей, но в скором же времени заявил, что купленные книги не имеют никакой ценности, так как одне из них лишены многих листов, а другие даже совершенно сгнили.

Донесение Сорокина было принято Синодом без всякой проверки его справедливости, и, в силу состоявшегося синодального постановления, вся сумма стоимости фиктивных книг была вновь возвращена Сорокину. Яковлев не мог оставить без формального разследования обнаруженного им факта замаскированного подлога и растраты казенных денег, полученных от распродажи книг, и доведя обо всем до сведения государя, вызвал высояйшее повеление о строгом изследований запутаннаго «Сорокинского дела» Andreev, Op. cit. 335 -336. Cfr. Anche «Russkij vestnik», 1868 t. 74, pp. 470 – 475 e Cistovič, op. cit. pp.

15 - 16.

186 Blagovidov, Op. cit. p. 27

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99 pubblicazione), Jakovlev glissa su questo argomento, così come, del resto, glissa in maniera curiosa il Blagovidov, che, fonte sino ad ora precisissima e approfondita (visto che egli stesso cita il “Russkij vestnik” e il Čistovič), non poteva non sapere di queste a dir poco imbarazzanti vicende (soprattutto del caso Batašev, in cui, come informa Jakovlev, il Metropolita Amvrosij era coinvolto di persona).

La cosa si può spiegare forse con una volontà, da parte di Andreev, e non solo di Jakovlev, ancor prima che di scientificità, di raccontare in maniera il più possibile neutrale e spassionata le vicende ed i rapporti all'interno del Santo Sinodo, ed i suoi rapporti con il Governo, attraverso la figura della carica dell' Ober Prokuror, e di evitare, dove possibile, di dilungarsi su particolari scandalosi.

Tale omissione però ci sembra interessante perchè ha un peso sia nell'ambito della verità storica riguardante quegli anni, sia ai fini della nostra ricerca, che nasce e si sviluppa attorno alla personalità colorita di Ivan Antonovič Pukalov, proprio alla luce di una pubblicazione di un' opera intimamente, dichiaratamente e apertamente libertina, le Vrednyja znakomstva, a lui dedicata dal suo «istinnyj počitatel'»

Aleksandr Levanda, proprio all'inizio del 1804, e proprio quando Pukalov cadde in disgrazia e vi rimase, fra alti e bassi, almeno fino al 1807.

Se infatti egli fu in qualche modo riabilitato e «rimesso in sella» per breve tempo grazie all'intervento provvidenziale del metropolita Amvrosij188, alla fine del 1804 egli fu definitivamente licenziato e

188 Di questo ci parla sempre Jakovlev: «Oтосланный же обер-секреталрь Пуколов в

Герольдию, как сказывают, за тайную связь его с митрополитом, и производивший то дело (l'affaire Sorokin, - A.C.), был вовсе отставлен с таковым Высочайшим повелением, дабы впред его ни к каким делам не определять. Со всем тем митрополит выходил указ, в коем помянуто, что, в уважение митрополитовой просьбы, Пукалов опять причислен к

Герольдий. – Сам же митрополит, главнейший из преступников преступник, ускользнув от достойного наказания, с тех пор нашел способ бытьосыпану милостями, осыпану

бриллиянтами и иметь еще право за сообщников злодеянии своих лично ходатайствовать у Государя, а можеть быть и вящше вредить за правду от него пострадавшему.» Op. cit. p. 29.

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100 condannato a rimanere nell'ombra, come afferma anche A. Turgenev, sino all'ascesa politica del conte Arakčeev, deus ex machina del destino pukaloviano.

Perchè, allora, tale istinnyj počitatel', il modesto impiegato presso il Collegio degli affari esteri, e traduttore dal francese agli esordi letterari, Aleksandr Ivanovič Levanda, una volta risolto di tradurre e pubblicare l'opera libertina par excellence, prese la decisione – quantomeno sfortunata, se presa in buona fede – di dedicare tale romanzo, le Vrednyja znakomstva, proprio al 'povero' Pukalov, e proprio nel 1804?

A questo punto si esige un approfondimento, che coinvolge personalmente Levanda e la sua famiglia, soprattutto suo padre, l'Archiereij Ivan Levanda, di Kiev, il quale, a giudicare dalle nostre ricerche, risulta non solo un vivace membro della comunità ortodossa, con all'attivo numerose, famose omelie, ma che fu, dato sino ad oggi mai rilevato, in rapporti stretti con I. Pukalov, rapporti che da profondamente amichevoli si tramutarono in velatamente ostili proprio nel periodo fra il 1803 e il 1804.

Vedremo come, dal veloce studio della vita di Ivan Levanda, e dall'attento spoglio della sua corrispondenza con alcuni dei più importanti dejateli in ambito politico e sinodale di Mosca e soprattutto San Pietroburgo, la dedica e la pubblicazione delle Liaisons dangereuses in russo, avrebbe, con molta probabilità, il sapore di una piccola, ma raffinata vendetta letteraria.

(22)

101

II.3.2 I

L

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RADUTTORE E LA SUA FAMIGLIA

,

IL

P

ROTOJEREJ

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EVANDA

:

Riportiamo quindi un’analisi dei rapporti fra Aleksandr Ivanovič Levanda189, uomo del suo tempo, fine intellettuale, ma anche, come era uso al tempo, činovnik e ‘uomo di ministeri’, che ebbe una lunga carriera, iniziata da zero, e appoggi importanti, ed il padre Ivan Vas’ilevič. Quest’ultimo, divenuto celebre anche più del figlio grazie alle sue elaborate omelie recitate in presenza dei più importanti membri della famiglia imperiale, alla sua cultura e alle sue abilità retoriche, fu nondimeno un grande prodigatore di consigli ed appoggi per il figlio Aleksandr, a cui sarà molto legato, e la cui influenza su di lui, crediamo, non avrà un ruolo di secondo piano della scelta di tradurre e pubblicare lo scandaloso romanzo di Laclos.

Ivan Vasil’evič Levanda (1734 – 1814)190 nato a Podol’, dove visse per il resto della sua vita, ebbe un’ educazione eccellente, studiando, a

189 Su A. Levanda otteniamo informazioni dai documenti dell’ “Archiv MIDa AVPRI, Mosca, dal Fondo n. 1. Si tratta del fondo “Administrativnyje dela” (AD) per gli anni 1762 e 1790 -1832. E’

un fondo formatosi in seguito all’attività svolta dal Collegio degli affari esteri (Gosudarstvennaja kollegija inostrannych del GKID-KID) negli anni 1802 – 1832, al tempo dell’ esistenza parallela di tale ente, insieme al Ministero degli affari esteri MID Rossii. Da qui abbiamo visionato i cosiddetti Spiski činovnikov KID-MID .Su Aleksandr Ivanovič Levanda esiste un file contenuto nello Spisok kolležskogo sovetnika 1808, a sua volta in Formuljarnyje spiski činovnikov MIDA (F.1, Op. 464, st. 164, Delo N. 1969, L. 1 , 2), che riportiamo in tabella N. 2.

190 Così l’enciclopedia Brokgaus ed Efron su I. A. Levanda: «известный проповедник (1734—

1814); образование получил в киевской духовной академии; был протоиереем Киево- Софийского собора. Своими проповедями Л. обратил на себя внимание еще в академии;

затем слава его, как проповедника, все возрастала, и ни один торжественный случай не обходился без речи Л. Все слышавшие Л. восторженно отзываются о его замечательном ораторском таланте. Его проповеди, из которых сначала напечатано было только две-три, расходились в массе списков; такие рукописные сборники были даже у имп. Александра I и кн. А. Н. Голицына. В настоящее время известно более 200 проповедей Л., но произнесено было их, наверное, вдвое больше. Перечитывая их теперь, трудно понять, почему они доставили автору такую громкую известность. Написаны они довольно оригинальным, изящным языком, изобилуют эффектными риторическими местами, но по содержанию не

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102 partire dal 1748, sia presso la rinomata Bratskaja škola, sia presso l’Accademia kieviana. La sua formazione comprese lo studio approfondito del latino e delle arti retoriche. Letterati del calibro di Arsenij Mogiljanskij (1757 – 1770), e Feofan Prokopovič frequentarono, come è noto tale prestigiosa Accademia. A partire dal 1763 Ivan Levanda cominciò la sua carriera ecclesiastica presso il Kievo-podol’skij Uspenskij Sobor, presso il quale prestò servizio 23 anni. Sposatosi con una giovane di origini piccolo-borghesi, Evfimija, figlia di Iljà Nikolaevič Skrebickij, di 17 anni, ebbe nove figli, fra i quali Aleksandr Levanda. Il tratto fondamentale è la grande curiosità culturale di Ivan Levanda, avido lettore, che ad esempio, pur nella sua condizione di uomo di Chiesa, amò e lesse Voltaire, come scrive il suo biografo F. Ternovskij, curatore della raccolta di omelie inedite e delle lettere di Ivan Vasil’evič, edita a Kiev nel 1979191:

«кроме Библии и произведений духовной литературы, он читал и все, что мог добыть. Екатеринская литература была богата переводами из Вольтера, в ней отражались философские движения XVIII-го века. Леванда как священник и добрый християнин не

представляют собой ничего особенного. Вопросов общественной жизни Л. в своих проповедях никогда не касался. Разнохарактерные царствования Екатерины II, Павла I и Александра I отразились в проповедях Л. в самых бледных и неясных чертах. Не видно также в его произведениях и глубокой богословской учености. Причиной успеха проповедей Л. было, вероятно, искреннее воодушевление, с которым он их произносил.

Первое время, по примеру польских кознодеев, Л. любил пестрить свою проповедь анекдотами, рассказами о зверях, птицах и т. д., но позже начал облекать свои собеседования в легкую, живую, чисто русскую форму. Почитатели и почитательницы Л.

часто делились с ним радостью и горем. Многочисленные письма Л., написанные в ответ на жалобы и запросы, дышат добродушием, теплотой. Чуждый какого бы то ни было аскетизма, Л. учит не столько порывать связи с миром, сколько мириться с его несовершенствами, терпеливо переносить всякие невзгоды, "жить, как набежит", потому что "света для нас в новые формы не перельют". Cf. F. А. Тernovskij: Trudy kievsk. Duch.

Akad. Za 1774 g. № 8, 10, 11, 12)e I. Levanda Slova i reči prot. I. Levandy, izd. Pochorskogo, SpB. 1821, t. I, II, III.

191 A. Titov e F. Ternovksij Kievo-sofijskij protoijerjej Ioann Vasilevič Levanda. Ego biografija I neizdannyja dosele propovjedi i pis'ma s portretom Levandy, Kiev 1879, p. 11.

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103 мог сочувствовать этому направлению, но относился к нему без нетерпимости192».

La passione per la letteratura si evidenziò, come già accennato, nella sua raffinata eloquenza, che gli permise, persino in tempo di Peste193, di sostenere il proprio affezionato gregge. Fu proprio durante tale caotico e tragico periodo che Levanda di distinse per le sue capacità retoriche, facendosi notare dai suoi superiori, e, nel 1783, ottenendo la carica ecclesiastica di Protoijerej « в разсуждении отличнаго его учения, долговременных в проповедании слова божия трудов и в священстве безпорочного поведения194». Levanda fu dunque Protoijerej durante i regni di Caterina II, Paolo I e Alessandro I; la stessa Imperatrice, venuta a Kiev nel 1787, assistette ad un suo sermone, essendole stato Levanda raccomandato vivacemente dal Conte A. A. Bezborodko195, che conosceva Ivan sin dai tempi studenteschi all'Accademia di Kiev. Soddisfatta dall'omelia, l'imperatrice gli consegnò, in segno di apprezzamento e riconoscenza, il драгоценный крест на красной ленте, ed inoltre, il 21 aprile 1787, compleanno dell'Imperatrice, Ivan Levanda pronunciò il suo sermone in presenza della Zarina.

Egli diventò quindi con il passare del tempo sempre più una figura di oratore «ufficiale», le sue omelie venivano composte e recitate al Metropolita sempre più spesso in occasioni solenni: per il Natale, la celebrazione dell'Anno Nuovo, l'onomastico del Metropolita, o giorni di particolare importanza per la famiglia imperiale. Nel 1796, lo stesso anno della morte di Caterina, si spense anche il Metropolita Samuil Mislavskij, e fu I. Levanda a pronunciare l'omelia per la sua morte.

L'evento fu così importante, che ad esempio F. F. Vigel' lo riporta nelle

192 Ibidem p. 15.

193 La fortissima epidemia di peste del 1770.

194 Op. cit. p. 16.

195 Ibidem, p. 19.

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104 sue memorie, ricordando l'intervento di Levanda come particolarmente toccante e profondo.196 Nel 1797, durante la visita dell'imperatore Paolo a Kiev, Levanda pronunciò alcune omelie in presenza della famiglia imperiale, per cui poco dopo la sua visita gli fu concessa dall'Imperatore la mitra. Nel 1801, in occasione della salita al trono e dell'incoronazione di Alessandro, insieme al rettore dell'Accademia F.

Slonickij, lo stesso I. Levanda, fu incaricato dal nuovo Metropolita Gavriil Banulesko, che molto lo teneva in considerazione, di pronunciare un'orazione in occasione del solenne evento in presenza dell'Imperatrice Madre e di altre importanti personalità imperiali.

Questi dati su I. Levanda, la cui posizione fra gli scrittori di spicco del secolo XVIII è sanzionata anche dalla presenza nei dizionari degli scrittori, fra cui lo Slovar' pisatelej duchovnogo čina197, che ne fanno un esponente di spicco nell'ambito della letteratura e della retorica religiosa, sono importanti alla luce dei suoi rapporti con il figlio Aleksandr, laico, ambizioso, pietroburghese di adozione, «libertino»

nella scelta delle opere letterarie da leggere, tradurre e da proporre al pubblico russo. Sappiamo, dalla sua corrispondenza, (pubblicata dal Tenovskij, e purtroppo reperibile solo sino al 1806) non solo che, a partire dal 1787, la sua carriera ecclesiastica decollò e si fece rosea, ma anche che la sua posizione nelle gerarchie del Sofijskij Sobor e il destino delle sue omelie, che egli voleva pubblicare, rappresentavano una fondamentale parte delle sue preoccupazioni, e dunque dei suoi carteggi. Nelle lettere egli si sfogava apertamente, rivolgendosi principalmente al il figlio Aleksandr, cui chiedeva consiglio, aiuto e

196 F. F. Vigel’, Zapiski, M. 2000, p.. 301 «похороны происходили в Софийском Соборе

…меня, как малолетного им любимого, поставили близ самого гроба. Я не спускал глаз с неподвижнаго лица усопшего праведника, но что было со мною, когда знаменитый красноречием протоиерей Леванда, его возлюбленное чадо, приблизился в гробу и начал произноситьизвестную речь свою, которая начинается словами: « Пастырь успе, делатель винограда Христова от дел своих почил!”».

197 E. Bolchovitinov Istoričeskij slovar' pisatelej duchovnogo čina, izd. II. SpB, 1827, p. 302.

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