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(1)

Estratto dal n. 16 del Mawrolico 20 gennaro

i

835

.

Della vita di

Giambattista Fisci

Sìaito del

Cav:

Vito Capulbj

da Monte

lionc

Ne.

di i.° dicembre i

834

è motto in Pozzuoli il Cav:

Giambattista

Vinci,già Colonnello delReai G>rpodelGenionel- I*età di anni

62

lasciandodi se dolorosa

memoria

aquanti sono

amici

del verosapere,edelle arti bolle.

Egli nacque da onesti genitori iu Montelione, Cittàdella GilabriaUlteriore, a’

aG

dicembre 1772.Fece glistudj in patria;

c sotto la guidadell’abile Ingegnere Giuseppe Vinci di luizio ( rimasto ucciso sotto i bastionidi Altamura seguendo il Car- dinal Ruffo a* nove maggio 1799 ) si stradòall’ Architettura.

L’

auno

1790 passò in Iloraa, ovesi approfondì nelle

matema-

tiche allascuola del celebre Ab.PessutiProfessore nellaSapienza, e lece tesoro di tutte le risorse che quella Metropolioffre agli artisti, iquali bramino di far progressi nell’arte.Divenne ami-

co

dei Milizia, del Canova,diAngelicaKauffman, delCavallucci, di

Ennio

Quirino, e Filippo Visconti, del P. Gagliufli delle Scuo- le Pie, del P. Bonnmici Cassinese, dell’Ab. JNicola

Mari,

di Giovai) Gherardode’Rossi,del P. Zaccaria

, di Monsig. Marini, del P. Pani Maestro del Palazzo Apostolico, c di quanti

mai

nobili spiriti, edistinti maestri popolavano allora l’alma Città.

Corteggiò varii Cardinali, e piu d’appresso gli eminentissimi Braschi, Antonelli, Borgia

,e il Sig. D. FrancescoGactani

Du-

cadi Scrmoneta, amatori, c protettori esimii dellebelle arti, da’quali venne accolto, e favorito, e n’ebbeonorati incarichi in materie alla sua professione spettanti.

Nel 1795 il Vinci mise astampa il Saggio d’ Architettura civile con alcunecognizionicomuni

a

tuttele belle arti.

Roma

presso Antonio Fulgoni in-

8

, che vantaggiosamente fu

annun-

ziatoda’ giornali cF Italia. L’ Effemeridi Letterarie, gliArmali di

Roma

,ed il Giornale letterario di JSapoli ne fecero partico- lar menzione (1).

Morto

a’ 18

Novembre

dell'annomedesimo il celebre Pit- tore AntonioCavallucci, amicissimo del Vinci, questi ne pub- blicòl’elogiodirigendoloal

Duca

di Sermoneta, illustreprotettore

L

(2)

«foli*elogisti c dall'elogiato(2)..Io talesciattol'autore ùo

pese

a dimostrare cheCavallucci era granilerapportoal secoloincuivis- se; imperciocchéera egli

un uomo

indefesso

,che avendo stu- diato a limilo la sua professione, cd esaminatine a riscontro del- la bella natura i principi, aveva ragionato sopra di essi; e di- venutoquasi padnaie dell'artesieia spoglialo de’difettidel

ma-

nierismo,ecol prestaredocile orecchioachiaroveggenti amiciera giuntoa couoscere I’ottimo, c relativamente eseguirlo. Il

Duca

ne accettòcon urbani modi la dedica , ed incaricòPistessoVin- ci |>el disegno, e per Vesecuzione del deposito, che generosa-

mente

intendeva eriggere al defunto nella parrocchiadi S.

Mar-

tinoa’ Monti.

L* Effemeridi

Romane

(

a

1796. 16 Aprile nani.

XVI.)

nc diedero

un

sunto nel quale conchiusero» che i dotti cultori

» della letteratura, c delle arti sapranno grado al Sig. Vincipo-

li tendo iu lui ravvisare gli artisti in sensu lato

mi

valente

» Architetto, ciletterati

un

bravoscrittore » IlMercurio

d

Italia che si stampava in Venezia attaccò per altro in varie guise questo elogio, ondeGiambattista fu obbligato ribatterne lesino- dale censure conmia lettera assennata insieme, e piccante, die divulgata in

Roma

in pie dell’elogio stesso per loppi ù va unita.

Re

lodi più datedal Vinci alGiva11ucci nonessere eccessive,

ma

ragionevoli, lofer paleseil chiarissimoGiovan Gherardo de’Rossi colla vita del Cavallucci edita in Venezia 1796, e il dotto Ab:

Lanzi ( Storia Pittorica:Scuola

Romana

:

Epoca

Quinta )ripo-

nendo H

GìvaIIucci tra ipiuvalentiartefici ileisuo

tempo

;

ed

il votodel gentile scrittore della Storia Pittorica d’ Italia, edel valente Direttoredell’Accademia di Portogallo vai ben cento, e mille critiche dell’estensore del Mercurio.

Sempre

applicato il nostro Giambattista, stampò il

primo volume

del Trattato Teoretico- Pratico di Architettura Girile.

Roma

pressoAntonio Fulgori 1

796

in-4. che dedicò all’

immor-

taleScultore Antonio Canova,di'eglichiama:suosìnceroantico.

Ilagioua il Vinci in questo

primo volume,

adorno di otto tavole in rame, dellabellezza dell*Architettura: nel secondodi- visava parlare degli ediiizii privati: nel terzo degli edifìcii

pub-

blici, e nel quarto della solidità di essi,e descrivere leopere

ile’migliori artisti.

Fu

tal volumealtresì annunziatodalGiornale letterariodiNapoli

(anno

1797* tri. 68.pag.

86

.)con i do- vuti applausi e conesternare il vivo desiderio dipresto

ammirar-

negli altri di seguito; e già P autore ne aveva di tutto punto allestito il secondo;

ma un

giorno di cattivo

umore

avendolo conaltri suoi mss: datoalle

fiamme

, l’opera non andò avanti.

GjI volger del 1798 granili vicende mossero PItalia, e l’Europa tutta. Il Vinci venne chiamato a servire nel corpo degl’ingegneri militari dell’allora Republica

Romana

, eposcia delia Cisalpina. Essendosi conosciuto il suo distinto merito,

ne

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(3)

3 ottenne sollecite promozioni, e rientrò in

Regno

coll’

arma

Li che ne le’ la conquista nel 1806.

Destinato a far partedell’esercito che occupava le Callbric sul finiredel 1807, Vinci da Capitanodi prima classe neseguì tutti i movimenti, e le peripezie;c nell’affaredi Palmi accaduto nel mesedi giugno 1809sotto gli ordini delGenerale Divisiona»

rio Partenenu* si condussecosì bene, che quel valoroso

Duce

chiese, ed ottenne per lui la croce dcfTonfiiie delle f)ue Sicilie.

Incaricato Virici a fortificarele coste dal Pizzo a

Capo

Pellaro molte opere giudiziosamente progettò,edeseguì,le quali donarmi disagio e molestia gravissimaalla marina Inglese, e vennero ap- plaudite e laudateda que* prodi Generali di Francia, che nel 1S10 scesero inCalabria al

comando

dell’armata, che si diceva allora dovertransitare in Sicilia. Fra le tante, io non ricorderò clic il forte dettodi

Alla Fiumara

dappresso Torre Cavallo, capiente di più centinaiadi difensori e corredatodi casematte alla prova

,pii verieray fornelli,esufficienteartiglieria da poter allontanareItaliapartedi

mare

qualunqueostileattacco, eresistere per più giorni della parte di tetra a forze maggiori,coprendone colle sue batteriela lutea delia regià stradi,che allora scendeva dal piano deità Melia.

Dietrotanti onorati sudori il Vinci fu promosso Tenente Giloonello,e siccome fa fortetidiGaeta per Vostinatadifésa so- stenuta dai PrincipediAssia Philippsthal nel 1806era stata mal- trattata dal lartodi terra,e poco, o nullas?eracuratoili rimet- terlay così fu eolà iovintoa ispezionarequelle fortificazioni. 1«e rappresentanze,e » di lui progetti però in picciola parte appro- vati nou vennero che inpochrarticoli eseguiti,c bisognòdar ri-

paroalla rinfusa,*e

come

meglio si poteva «piandos’inteselane- cessità disostenere

un

assedio nei 1815. D.ito in quell' ciioca il

governosuperiore della Piazza al

non men

Caloroso eh’ esperto GeneralIlegarii s’incomincianino i lavori dal fato di

mare

nel9.8 aprile soltanto,e al Vinci che trovavasi Direttore delle fortifi- cazioni, si affidò il

comando

del genio, ne) di cui eserciziotanta istruzione, fatica, ezelo dimostro, che a’ i3 giugnogli merita- rono la graduazione di Gilonoello.

h

ben noto clic Gaeta

non

capitolò mica per leopere esteriori degliassetilanti,

ma

solo per la fòrza delle circostanze.

Non

è del

mio

istituto ricordarequanto riguarda la storiamilitaredel Regno.Il Giornale dell'assedio ili Gliela dal Vinci resoili pubblica ragionenei 1

820

dimostra tut- te le fatiche tollerateil» quella animosa guarnigioneele opere

(4)

*

4

e sottodirazionedi Capila, coll'incaricodi soprastarc allaScuola di applicazione,stabilita nella medesima piazza,dalla quale scuo- la sono usciti numerosi allievi,che istruiti, edabili uffiziolicon tanta lode nelRcalCorno del Genio Napolitanoorasi ammirano.

Nel 1819 venn’egli dichiarato Cavaliere didritto del Reai Ordine Militare di S.Giorgiodella Riunione. Riorganizzata I’ar-

mata

nel

1820,

il nostro Giambattista nominato di bel

nuovo

Colonnello fu speditoal giro del littorale per ispeziona re lo stato dellebatteriecostali, e progettare ciò che credeva opportuno alle tristecircostanzedel tempo.

Dimesso dal serviziomilitarenel 1821, egli si ritirò in Poz- zuoli, ove accudendo a*domestici affari

, e all’educazione de*

proprj figli terminò i giorni suoi,

menando

vita tranquilla lon- tana dalle peripezie del secolo.

Era il Vinci basso e pienodi corpo, tutto coperto di pelo, con capogrande, e dicolor giallognolo-bruno,

ma

attivo, evi- vacesidimostrava nel disimpegnodegli affari. Severo nella vita pubblica,serio,e restioa parlare, volevaesserespinto aldiscorso: cogliamici, e co’confidenti per altro ilare,e gioviale era ilsuo tratto. Delincava congusto, eleganza, e rigido disegno, ed usava con gradazione vaghissimetiute. Scriveva con faciltà, chiarezza

,

abbondanza d’idee,ed ordine singolare. Ei

mi

leggeva spessoi

lunghi rapporti co’quali esponeva il suo parere, di cui n’era sempre richiestone’ più.astrusi affarida’Generali in

Capo

della armata di Calabria, e

mi

ricordo ch’iorimaneva incantato della penetrazione, e rettitudine de’suoigiudizj, e dellasemplicità, precisione, eveemenza insieme degliargomenti, onde 1’esternata opinione fiancheggiava. Essendo stato ascritto nel 1809 col no-

me

Arcadico di Meliiulo Feiate all’Accademia Fiorimontana, improvisamenterisposecon brevi sugose parole; cnella tornata seguente lesse

un

gentildiscorso di ringraziamento, che conaltre carteaccademiche andò miseramente perduto. Lasciò molti inss:

tanto nel

ramo

militareche nel

ramo

civile dell’arte sua,i qua-

li non

mancherò

di farconoscere al pubblico

, se, secondo la di lui volontà

, considerar

mi

saràconcesso.

Nella

comune

patria esistono architettura del Vinciil gran- dioso palazzo del Marchese Francia, ilsecondo del Marchese

Ga-

gliardi, ela maestosa lineadella regia strada versoil

Gran

Bel- 'vedereda lui tracciata, e per quasi

un

miglio costruita. Questa linea che seguiva l’andamento dell’antica via Brezia, battuta in

tempo

de’Greci, e da’

Romani

Aquilia Trajana appellata, (insa- ziabileambizione di tutto innovare!

) siè abbandonataper ista- bilirne un’altra semicostale, non saprei dirocon quanta econo- mia, ed utiltàprogettata. Fra lisuoi edificii militari rifulgono le riparazioni fattealle fortificazioni diCapua,ediGaeta,iltòrte dettodi Alla

Fiumara

al mezzo giorno delCapo Cenide, e la batteria della Punta di Pezzo.

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(5)

5

IlCav: Vinci si era accasato nel 1814colla Signora

Mad-

dalena Giordano figlia del Cav; Gaetano Giordano Colonnello di artiglieria collaqualevissefinoall’ultimo istante in impareggiabile armonia,edel loro legitimo connubiorimasero superstiti

un

fi- glio maschio, ed una iemina. Egli per vero direuniva alle rare qualità dioucstocittadino, di leale,e fedele amico quelledi affe- zionato congionto, di tenero sposo, edi amoroso padre. Serbò

un

costante sentimento di gratitudine per 1Architetto suo zio

,

ariguardodel quale

mi

soleva dire; tulioquelloche sono, dopo

Dio,

lo

devo a

zio Giuseppe

,

e Giuseppe nominarvolle il suo figliuol primogenito. G>sa mirabile poi tu inluiche avendo ese- guito tante opere, e tantodanaro amministrato fossesceso alla

tomba

lasciando la sua famiglia in niente liete circostanze. Ben quindi delVinci potrassidire quantodi

Epaminonda

osservò Cor- nelio JNepote:

de

republica nihilpraelcrgloriarticcpit.

(6)

6

NOTE

(i) Effemeridi

N.° XVII armo

1796. Gli

Armali marzo

1795 pag- i

45

. riportarono il seguente estratto * Autoreè ilStg.

» Gin: Battista Yinci architetto, che in fresca età racchiude

» senno

maturo

, e lumi natida lunga meditazionesulla sua

» arte.Églinellasuabreve introduzionesi lagna ancora, econ

» ragione,chelefabbriche ritengano ancora qualchecosadella

» loroiufanzia.Osserva poi, che molti, fraiquali iFrancesi

» Conlemoi,eLauger, cgli Italiani Algarotti,eMilizia si son

» posti adesclamare coutro alcuni avanzinon so se dicorru-

» zione, od’ignoranza, edanno intimatala necessitàdellari-

» tormaneirarte architettonica.

Ma

i lorodiscorai non 1

hanno

» maimigliorata, perch’ eglinonon si sonmai dato il pensiero

» di stendere

un

piano pe’ giovani architetti, eperchè lian

» trattata la materia senzai necessari principj; cosach’egli si

» è proposto di larenell’opuscolo di cui parliamo, ed in cui

» è felicementeriuscito. Di latti il nostroSig. Vinci dividendo

» la materia in 22corti articoli si fa sul

primo

ad esporreil

» primo oggettod’ogui arte, eh’ èla natura, nell’imitazion

» dellaquale ciascun artistadeveessereguidatodalla ragione ,

n ilche dàmateriaalsecondoarticolo;

come

quella delterzoè

» ilmezzodi perfezionare questa ragione nell’artista, mezzoda

» luisaggiamenteriposto nella istruzione. Si faquindi stradaa

» pai-laredel fined* un’ arte,de’mezzi onde ajutare l’imagi-

» nazione dell’architetto, e qual uso debbafarai della mede-

» sima, e questo è il luogo, che lochiamava a parlare delle

» regole, e deiprecetti, ilche

ha

egli eseguito seuza pedan-

» tcria.

Ha

dovuto in seguito parlare del gusto, su cui egli

» ragiona magistralmente dandone unadefinizionelapiù giusta,

» edesatta: sicomporta nel

modo

istesso allorché discende

» a tener discorso sulleparti costituenti l’architettura: ed

» allorchéesamina levicende della medesima. Finalmenteegli

» nell’ultimo articoloesponegliostacoli

,che si sonoopposti

» al risorgimento dell’architetturanel nostrosecolo. 11 sensato

» scrittore rinviene questi ostacoli nella soverchia dipendenza

» dellealtrui opiuioni, edinuna servilesommissione a'pregiu-

» dizj del secolo. Egli lideriva ancora dall’interesse, poiché

» assai spesso addiviene, che ove Varchitetto giunga adas-

» «curarsi qualche profitto,pocopoisi cura di eutrare in

un

» certo dettagliosui principj dell’arte sua, bastandogli di

» poterai giustificare coll’autorità di

un

altro che abbia fatto

(7)

» l’istesso. Giusto per altro il Sig. Vinci ne’suoi giudizii non

» ha potuto dissimulare, che ad onta di tutto ciò l’architet-

» tura hiì in qualche

modo

miglioratoec. ec.

Il Giornale di Napoli

anno

1795voi.

34

* « L’autoredi quc-

» sto opuscolo, dice,

come

giovine di raro genio

, e grande

» nmator degli studii architettonici ha datoin esso

una

lumi-

» nosa pruova di esser profondamentearrivato alpossesso dei

» buoni principjdella teoria delle belle arti

, esingolarmente

» dell’architettura

, dove perciòsi sperache riuscirà valente

» anche in pratica. Nel declamarecontro ipregiudizjdell’arte

» ha egli desunto la materia da’piò accreditatiscrittori sce-

» gliendole cognizioniche gli son sembrate ottime:

ma

nello

« stabilireiveri principj siccome tra gli Architetti ancorsi

» desiderano è stato obligato araccoglierli dall’opera del cele-

» bre Cav: Filangeri,ove questi parla deli'educazione di quelli

» che si destinanoallebelleatti)sforzandosiinqualche manie-

» ra a seguirne letracce, e a svilupparne gl’insegnamenti ».

(2) Elogiostorico delcelebre Pittore Antonio Cavallucci diSen-

moncta

fatto

da

Giambattista Pinci.

Roma

1795;presso

An-

tonioFulgoniin-S.

\

\

(8)

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