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Politiche non (ancora) attive
Stefano De Agostini / 19 aprile 2016 / in HeaderHome, Trend&Data
A che punto è il Jobs Act? La nuova agenzia partirà a maggio. Mentre in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna…
Trovare un’occupazione a chi non ce l’ha, ricollocare il disoccupato nel mondo del lavoro. Questa, in poche parole, la missione delle politiche attive: non si parla solo di centri per l’impiego, ma anche di incentivi all’occupazione, incontro tra domanda e offerta di lavoro, formazione dei soggetti disoccupati, orientamento in scuole e università. Questi meccanismi, in Italia, finora hanno funzionato poco. Basti pensare che dai nostri servizi per l’impiego passa appena il 3,1% delle
assunzioni intermediate all’anno, contro il 10,5% della Germania e il 15,4% della virtuosa Finlandia. E
c’è poco da stupirsi, se si considera che in questo settore l’Italia investe solo lo 0,03% del Pil, contro lo 0,21% del Regno Unito, lo 0,25% della Francia e lo 0,35 % della Germania.
Così il Jobs act, l’ultima riforma del lavoro, ha voluto ritoccare questo sistema, dando vita a un nuovo soggetto: si tratta di Anpal, Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Il progetto doveva in effetti nascere già a gennaio, ma non è ancora stato attivato. Ora, gli addetti ai lavori assicurano che nel giro di un mese l’agenzia muoverà finalmente i suoi primi passi. Ma funzionerà davvero? E sarà in grado di fare ripartire il mercato del lavoro italiano? Su questo punto, gli esperti si dividono.
Partenza a maggio
«Il ritardo è dovuto a mille passaggi burocratici necessari per fare partire la macchina
Sì, ma solo se sono colleghi
Si, anche con estranei, se percorrono lo stesso tragitto No Serena Scarpello Stefano Scabbio Camilla Baresani Maria
Latella GiulianaGrimaldi Lisa Casali
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amministrativa – spiega Maurizio Del Conte, presidente designato di Anpal e docente di diritto del lavoro all’Università Bocconi – Ma siamo all’ultimo step. A maggio l’agenzia comincerà a lavorare». Resta da capire, nel concreto, quali novità porterà la nuova creatura del Jobs act. «La misura più importante è l’assegno di ricollocazione», chiarisce il professore. Si tratta di una somma che il disoccupato può spendere presso un operatore, pubblico o privato, per avere servizi personalizzati di ricerca del lavoro. «Ma l’agenzia riceverà il compenso solo a risultato ottenuto, cioè se trova davvero un lavoro», precisa Del Conte.
Un altro pilastro dell’Anpal sarà il sistema informativo: il progetto si propone di connettere in tempo reale tutte le banche dati legate a domanda e offerta di lavoro. «È una misura rivoluzionaria – spiega il presidente dell’agenzia. – Il disoccupato potrà vedere tutti i posti di lavoro disponibili in tutta Italia». Infine, si punterà sul rafforzamento dei centri per l’impiego. «Serve l’iniezione di nuove forze e la riqualificazione del personale», aggiunge il docente.
Questione di approccio culturale
Ma tra gli addetti ai lavori non tutti sono così ottimisti, anzi. «Non basta una norma per fare funzionare le politiche attive nel nostro Paese – ragiona Michele Tiraboschi, docente di diritto del lavoro all’università di Modena e Reggio Emilia e coordinatore del centro studi Adapt. – Non è solo una questione di legge, ma di approccio culturale, di sistema. E i presupposti non sono buoni. L’esperienza del progetto Garanzia Giovani ha dimostrato il palese fallimento di un sistema di incontro tra domanda e offerta di lavoro che nel nostro Paese non esiste».
Poca la fiducia anche nell’assegno di ricollocazione: «La sua vicenda è emblematica della confusione e della mancanza di disegno da parte del governo. La norma relativa all’assegno di ricollocazione è stata spostata da un decreto all’altro del Jobs act e infine è stata finanziata con soli 80 milioni di euro, che coprono al massimo 12mila lavoratori in Italia».
In attesa di altre misure
Infine c’è chi, pur promuovendo la riforma, rileva che siano necessarie altre misure per garantire un efficiente sistema di politiche attive. «Il giudizio sul Jobs act è positivo – spiega Alessandro Voutcinitch, direttore politiche attive e formazione finanziata di Manpower Group. – Per la prima volta, si introduce un coordinamento nazionale delle politiche attive e si riconosce un ruolo alle agenzie di lavoro. Ma mancano ancora alcune definizioni importanti che avremo con nuovi decreti attuativi. A seconda di come verranno esplicate, potranno rendere il decreto veramente utile o inficiare l’efficacia delle misure.
«Il Jobs act si muove nella direzione giusta – aggiunge Stefania Radoccia, avvocato del lavoro
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