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LA NAVE NELLA TEMPESTA

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Academic year: 2022

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LA NAVE NELLA TEMPESTA

(Fr. 208 a Voigt) Alceo

Rebecca Marasco 3bb

1

(2)

• Alceo nacque nei primi anni del VII sec. a.C. a Mitilene da famiglia aristocratica

era membro di un’eterìa aristocratica

per tutta la vita si dedicò alla politica e alla causa aristocratica; in particolare, alle continue lotte

politiche in opposizione ad altre eterìe aristocratiche o ai ceti emergenti e ai tiranni da questi sostenuti

• Ancora molto giovane e aiutato da Pittaco e i fratelli, rovesciò il tiranno Melancro. Successivamente, quando Mitilene passò sotto il comando del tiranno Mirsilio, Alceo e Pittaco tentarono una nuova congiura che però fallì, costringendo il poeta ad andare in esilio.

• Presto Pittaco «tradì» l’eterìa sostenendo Mirsilio, alla cui morte, in seguito a lotte intestine, prese il potere come αἰσυμνήτης, cioè pacificatore e

mediatore tra le parti in lotta. Anche quando depose la carica, Alceo e i compagni continuarono a considerarlo un traditore.

Viaggiò forse in paesi stranieri (Egitto,

Troade e Tracia)

È in realtà annoverato tra i sette saggi dagli

antichi

2

(3)

Il frammento 208 a Voigt rientra sicuramente nei suoi canti sulla lotta politica e descrive l’ ἀμηχανία del poeta, che «non comprende»

l’andamento delle vicende politiche.

portavoce di

un’oligarchia che

difende a spada tratta i suoi privilegi

chiuso a idee innovative e ad un dialogo con i ceti emergenti

Incapace di compromessi,

assoluto nelle sue idee e fazioso L’ode descrive una nave in preda

alla tempesta, ma l’intero

componimento è da leggersi in chiave allegorica

la nave rappresenta la città o, più probabilmente, l’eterìa di Alceo,

sconvolta dalla στάσις (=lotta) civile Sommossa sorta a Mitilene che condusse successivamente all’

istituzione di una tirannide ad opera di Mirsilio

Eraclito, un grammatico del I sec.

a.C., citando i vv. 1-9 precisa che l’immagine della nave è allegorica

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ἀσυν<ν>έτημμι τάν ἀνέμων στάσιν, τὸ μὲν γὰρ ἔνθεν κῦμα κυλίνδεται, τὸ δ’ ἔνθεν, ἄμμες δ’ ὂν τὸ μέσσον νάϊ φορήμεθα σὺν μελαίνᾳ

χειμώνι μόχθεντες μεγάλῳ μάλα·

πὲρ μὲν γὰρ ἄντλος ἰστοπέδαν ἔχει, λαῖφος δὲ πᾶν ζάδηλον ἤδη, καὶ λάκιδες μέγαλαι κὰτ αὖτο,

Non comprendo la direzione dei venti, da questa parte rotola un’onda

di là un’altra e noi in mezzo siamo portati con la nera nave

fiaccati dal violento turbine;

l’acqua nella sentina ricopre la scassa *, la vela è tutta un cencio trasparente, grandi squarci la solcano,

{

In correlazione

anafora

L’articolo deve avere valore dimostrativo. Τάν è correzione di Dindorf rispetto al τήν tramandato dall’antico retore Cocondrio. Alcuni editori lo correggono in τών (da unirsi ad ἀνέμων), ma si tende a ritenere più corretta la correzione di Dindorf in quanto lectio difficilior.

] ENJ.

Unite iniperbato (ed enjambement)

L’autore gioca sul valore polisemico di tale termine:

1. Immobilità, quiete

2. Posizione, posto, condizione

3. Direzione (di venti) (livello letterale)

4. Sedizione, lotta, discordia (livello simbolico)

Di ascendenza omerica

Apocope di περί

> in eolico ὕπερ in tmesi con ἔχει

«tempesta»

politica

*

Scassa = base dell’albero (ἱστός=albero + πούς= piede) Questo termine in Omero

indica una «veste cenciosa, logora»; qui con Alceo compare per la prima volta

con il significato di «vela», accezione che poi verrà ripresa da Eschilo ed Euripide

L’ellissi dei verbi rende l’azione concitata.

Ai vv. 7-8 frasi nominali

Apocope di κατά allitterazione

4

1

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(5)

χάλαισι δ’ ἄγκυλαι, <τά δ'όηϊα>

[ ] .[…].[ -]

τοι πόδες ἀμφότεροι με̣νο̣[ ]

ἐ<ν> βιμβλίδεσσι· τοῦτό με και σ[άοι]

μ̣όνον· τὰ δ’ ἄχματ’ ἐκπεπ[ατ]αχμένα ..]μεν.[.]ρ̣ηντ’ ἔπερθα·τών […].

]ενοισ.[

]νεπαγ[

]πανδ[

]βολη[

le sartie * cedono, i timoni

……..

……..

restino saldi nelle scotte i due piedi [della vela]:

questo soltanto può salvare anche me;

il carico è devastato, una parte è sollevata in alto, l’altra [?]…

Si tratta di una correzione di Unger rispetto al frammento

Voigt che presentava il termine ἄγκυρ(ρ)αι = «ancore»

*

Sartia = cavo utilizzata nelle imbarcazioni a vela per

sorreggere l'albero Quasi certamente si

tratta del verbo μένω

hapax

Questione controversa riguardo il termine πόδες:

= scotte (le funi delle vele) per il contesto marinaresco

= piedi (dei marinai) legati con corde per non essere spinti fuori dalla nave

5

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Il carme sviluppa la narrazione intrecciando

• piano realistico (livello letterale) > tempesta

• piano allegorico (livello simbolico) > πολικών πραγμάτων ταραχή (=sconvolgimento della situazione politica)

v. 1

o Στάσις : il termine polisemico, usato per indicare la direzione dei venti, allude in realtà al conflitto civile o ἀσυν<ν>έτημμι : 1^ persona singolare sottolinea

l’identità del poeta e del gruppo a cui appartiene

L’io alcaico è da intendersi come un io-noi: il poeta ha il compito di esplicitare un sentimento comune a tutti gli ἐτᾶιροι.

In seguito doveva

presentarsi un momento parenetico, un’esortazione rivolta ai compagni a tenere duro.

vv. 2-3

o Onde = assalto dei soldati da più parti (pluralità delle fazioni politiche in campo)

vv. 4-5

o ἄμμες : in posizione enfatica (dopo pausa) indica l’eterìa di Alceo, i cui membri sono i destinatari del componimento

o ὂν τὸ μέσσον : allude alla posizione dell’eterìa di Alceo, che si trova «accerchiata» su tutti i fronti dagli avversari

6

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v. 6

o Acqua che trabocca dalla stiva e raggiunge la base dell’albero = onda di guerrieri che irrompono in città o, più probabilmente, i ceti emergenti, forze sovversive provenienti dal basso (=stiva)

vv. 7-9

o Vela (λαῖφος) e timoni (όηϊα) ormai logori = classe dirigente; i timoni, in particolare, simboleggiano i membri più eminenti dell’eterìa che

svolgono un ruolo di leadership (sono malandati = Pittaco è in procinto o ha già «tradito» i compagni)

v. 12

o Viene auspicata la resistenza delle scotte = introduzione del momento parenetico di esortazione a tenere duro

v. 14

o Il carico (ἄχματ’) = beni dell’eterìa di Alceo

L’ ἀμηχανία di Alceo, provocata dall’improvviso

«vento» impetuoso della tirannide, impedisce al poeta di adottare normali metri di giudizio o di valutazione

dei fatti, venendo quindi colto impreparato Il verbo ἀσυν<ν>έτημμι «non

comprendo» appare in posizione enfatica nel primo verso

7

(8)

Nonostante il pronome με (v. 13) il poeta non vuole porre l’attenzione su di sé e la

preoccupazione non riguarda la propria salvezza, soprattutto se si considera che i destinatari del componimento sono i

compagni e che questo era destinato ad essere esposto al cospetto dell’intero gruppo.

Bisogna sempre ricordare che la figura di Alceo è intrinsecamente

legata all’istituzione dell’eterìa (come quella di Saffo al contesto del tìaso)

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