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6.4 Georeferenziazione Catastale

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Academic year: 2022

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6.4 Georeferenziazione Catastale

Come dicevo al paragrafo 6.1.4 a pag. 827, la denominazione “Geore- ferenziazione Catastale” è una libera licenza che mi sono preso al solo scopo di sintetizzare con un’unica parola, “Catastale”, l’algoritmo dettato dalla Direttiva 3939/2008 dell’ex Agenzia del Territorio. Sempre in quel paragrafo abbiamo visto che, in realtà, questa georeferenziazione non è idonea ai lavori, come i riconfinamenti, in cui le coordinate reperite dalla mappa devono avere la maggior precisione possibile. Questo perché è un calcolo che non corregge la deformazione di cui è affetta la mappa (si veda il paragrafo 6.1.3 La deformazione della mappa d’impianto a pag.

826). Tuttavia, come accennato, questa tecnica torna molto utile per una serie di altri scopi che vedremo nei sotto-paragrafi che seguono.

L’algoritmo di questa georeferenziazione è dettagliatamente spiegato nel libro Tecniche di riconfinazione al paragrafo 2.5.1 La rototraslazione a 4 parametri a pag. 161 al quale rimando il lettore che volesse prenderne conoscenza, mentre nei paragrafi che seguono prenderemo in esame la sua applicazione pratica per i lavori ai quali è dedicata questa guida.

Un esempio concreto

Per vedere tutte le utilità di questa georeferenziazione, sviluppiamo un esempio concreto sul quale operare, in modo che chi lo desidera potrà riprodurlo a scopo di apprendimento grazie alla licenza gratuita di Corr- Map abbinata al libro. Apriamo quindi CorrMap e attiviamo il menù File

| Nuovo per iniziare un nuovo lavoro. Si apre la finestra di Windows per l’apertura dei file con la quale selezioniamo la mappa raster del file IMG_0886.JPG presente nella cartella Riconfinazioni\Variazione Scala del materiale fornito a corredo del volume197. Ci appare la finestra di richiesta della scala nominale e dell’intervallo dei parametri con già pre-selezionati i valori 2000 e 200, dati che confermiamo cliccando su Imposta, essendo quelli corretti per il foglio in esame198. La mappa viene aperta nella scher- mata grafica di CorrMap e possiamo così procedere con la georeferenzia- zione Catastale seguendo i passaggi di seguito descritti con riferimento alla Figura 431.

197 La georeferenziazione già calcolata è il file IMG_0886_CAT.GMP della cartella.

198 Per maggiori informazioni sulla creazione di un nuovo lavoro, si consulti il pa- ragrafo 6.3.2 Gestione Lavori a pag. 848.

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1. Selezioniamo la scheda Catastale dal menù in alto e attiviamo il co- mando Crocicchio.

2. Il cursore assume la forma di una crocetta molto sottile (del colore impostato nelle Opzioni viste al paragrafo 6.3.5 Colori delle entità a pag.

854) con il quale dobbiamo cliccare il primo dei crocicchi utilizzato per la georeferenziazione.

Figura 431 - L’inserimento di un crocicchio di mappa per la Catastale: occorre stimare con cura l’incrocio dei parametri in base al colore dei pixel.

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Questo algoritmo si basa infatti sull’attribuzione delle coordinate mappa (nominali) ad alcuni crocicchi del foglio, cioè gli incroci dei parametri. La Direttiva 3939/2008 dell’ex Agenzia del Territorio pre- vede la selezione di almeno nove crocicchi, prescrizione che seguiremo in questo esempio, anche se per molti degli utilizzi che vedremo suc- cessivamente ne basterebbero meno (di solito si selezionano soltanto i quattro crocicchi d’angolo). Con questo cursore ci portiamo nella zona dell’incrocio tra i due parametri più a Ovest (quello verticale) e più a Sud (quello orizzontale) del foglio, ingrandendola. Per fare questo ba- sta agire sulla rotellina del mouse (per ingrandire) spostando la mappa con il comando Pan (visto al paragrafo Strumenti a pag. 841). Una volta ingrandita la zona del crocicchio, prendiamo nota delle coordinate in- dicate direttamente sulla mappa (sono quasi sempre segnate in questo o negli altri tre crocicchi d’angolo del foglio), vale a dire −450 𝐸𝑠𝑡 (𝑌) e 150 𝑁𝑜𝑟𝑑 (𝑋)199. A questo punto ingrandiamo al massimo il crocic- chio in modo da poter selezionare l’incrocio dei parametri con la mas- sima precisione possibile. Con uno zoom molto grande possiamo in- fatti vedere i pixel della mappa raster, vale a dire i quadratini colorati (ciascuno con un colore diverso uno dall’altro) dai quali possiamo sti- mare l’incrocio dei parametri facendo riferimento al fatto che il colore dei pixel che compongono i parametri è più scuro di quello dei pixel di sfondo della mappa. La selezione del crocicchio da cliccare è pertanto un’operazione che va svolta con molta cura esaminando il colore dei pixel, in modo da definire quelli che compongono i due parametri. Nel nostro esempio, abbiamo stimato che il parametro verticale è compo- sto da tre pixel, mentre quello orizzontale è composto da due pixel, il tutto come evidenziato nel riquadro a destra di Figura 431. Con questa stima clicchiamo quindi il centro di tali pixel. Se tutta questa metico- losità vi sembra eccesiva, vedrete che cambierete opinione quando sco- priremo, a georeferenziazione calcolata, quant’è la dimensione in cm dei pixel di questa mappa.

3. Appena cliccato il crocicchio, si apre la finestrella in alto di Figura 431 che ci chiede di inserire le coordinate del punto. Le inseriamo nelle apposite celle E = -450 e N = 150 e le confermiamo con OK.

199 Vale la pena di ricordare che, contrariamente alla convenzione topografico-ma- tematica, nel sistema di riferimento Cassini-Soldner (quello della mappa che stiamo trattando) il Nord viene indicato con la X e l’Est con la Y. Chi desidera conoscere la motivazione di questa inversione, la può trovare nel libro Tecniche di riconfinazione al paragrafo 2.1 La genesi della mappa d’impianto a pag. 105.

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4. Fatto ciò, nella scheda Punti di riferimento della finestra Output viene compilata la riga contenente le coordinate del crocicchio cliccato:

o Est / Nord raster: sono le coordinate raster del crocicchio, cioè il numero di pixel che intercorrono in senso orizzontale (Est) e verti- cale (Nord) dal vertice in basso a sinistra della mappa.

o Est / Nord mappa: sono le coordinate cartografiche che abbiamo inserito per il crocicchio.

5. Infine inseriamo nel riquadro ID Mappa i dati catastali del foglio, vale a dire il codice del Comune completo della sezione censuaria (E970A), la sigla della Provincia (VI) e il numero del foglio (5). Questi dati non sono strettamente necessari al calcolo della georeferenziazione ma ser- viranno più avanti per la gestione dei PF e l’export su Google Earth.

Inserito il primo crocicchio, procediamo con le stesse modalità ad in- serire il secondo sull’incrocio tra il parametro orizzontale più a Sud (N = 150 come il primo) e il parametro verticale di mezzeria del foglio (Est = +150). Proseguendo con il terzo, sul crocicchio d’angolo a Sud-Est, ve- dremo che, appena cliccato il punto sulla mappa, la finestra di richiesta delle coordinate riporta già i valori pre-compilati evitandoci di introdurli manualmente, come mostrato in Figura 432. Questo accade perché Corr- Map calcola in automatico le coordinate del crocicchio in funzione dei primi due già inseriti. Ci basta quindi confermare le coordinate con OK.

Completiamo l’operazione inserendo anche i restanti crocicchi sceglien- doli in modo che siano simmetricamente ripartiti sul foglio come in Fi- gura 432. A questo punto possiamo procedere al calcolo della georeferen- ziazione cliccando l’icona Calcola (triangolo verde) del riquadro Calcolo della barra degli strumenti riprodotta in Figura 433 (in alto) a pag. 871. Il calcolo produce due serie di risultati:

1. la scala reale della mappa e i quattro parametri della rototraslazione riportati nei riquadri Calcolo e Risultati della barra degli strumenti;

2. i dati dei crocicchi utilizzati per la georeferenziazione nella scheda Punti di riferimento della finestra Output (Figura 433 in basso).

Vediamo in dettaglio il significato di tutti questi valori a partire dai primi:

o Scala reale: il valore di 2001.159 è la scala effettiva della mappa nello stato in cui si trova attualmente, cioè con la deformazione di cui è affetta. È quindi leggermente espansa rispetto alla scala originaria 2000 (la Direttiva AdT 3939/2008 impone che il divario sia < 5 ‰).

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Figura 432 - L’inserimento di tutti e 9 i crocicchi: a partire dal terzo crocicchio, le coordinate mappa vengono già pre-compilate direttamente da CorrMap.

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Figura 433 - I risultati della Catastale: sopra, la scala reale e i 4 parametri dell’algo- ritmo. Sotto, le coordinate georeferenziate dei crocicchi e gli scarti.

o Est / Nord: è la traslazione nei due sensi Est e Nord da applicare all’origine della mappa raster, cioè al vertice in basso a sinistra, per portarla ad assumere le coordinate cartografiche. In pratica, questi due valori corrispondono alle coordinate cartografiche del pixel in basso a sinistra della mappa stessa.

o F. Scala: è la variazione (fattore) di scala esistente tra il raster, che ha unità in pixel, e la rappresentazione cartografica della mappa, che ha invece unità in metri. In pratica, il valore che leggiamo in questa cella è la dimensione dei pixel di cui è composto il raster della mappa, nel nostro caso pari a 0.236 𝑚. Questa entità ci fa capire il motivo per cui durante la selezione dei crocicchi dobbiamo agire con la massima cura e precisione, nel senso che sbagliare anche di un solo pixel si traduce in un errore di 23 cm vanificando i risultati della georeferenziazione.

o Rotazione: indica la rotazione che è necessario impartire al raster per orientarlo esattamente a Nord. Qui torniamo a quanto detto al paragrafo 6.1.2 Perché le mappe raster devono essere georeferenziate? a pag. 825, circa il fatto che le mappe raster non sono esattamente orientate a Nord. Nel nostro caso il disorientamento è pari a −0.0645 gradi centesimali in senso antiorario (essendo negativo). Più avanti, nel disegno CAD ottenuto da CorrMap, ci renderemo conto dell’errore lineare causato da questo angolo nel caso non venga considerato.

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A valle del calcolo, la scheda Punti di riferimento della finestra Output è stata completata con i risultati e contiene ora tutti i seguenti campi:

o Punto: il numero progressivo assegnato al crocicchio (a partire da 1).

o Est / Nord raster: sono le coordinate raster del crocicchio, vale a dire i valori in pixel a partire dall’origine (0,0) del raster, ovvero il suo vertice in basso a sinistra.

o Est / Nord mappa: le coordinate di mappa da noi inserite.

o Peso: il peso da assegnare al crocicchio ai fini del calcolo, proposto sempre pari a 1.

o C. (Considerare): in questa colonna appare una X ad indicare che il crocicchio deve essere considerato nel calcolo, vedremo infatti più avanti che il punto può essere disattivato, cioè non incluso nel calcolo della georeferenziazione, nel caso risulti avere uno scarto troppo elevato.

o Est / Nord georef.: queste due colonne contengono le coordinate georeferenziate di ciascun crocicchio. Come si può notare, questi valori si avvicinano a quelli delle corrispondenti coordinate nominali di mappa (quelle che abbiamo inserito manualmente) ma non sono esattamente gli stessi. La discordanza è dovuta alla deformazione della mappa le cui cause sono state illustrate al precedente paragrafo 6.1.3 La deformazione della mappa d’impianto a pag. 826. In pratica, i valori che leggiamo in queste due colonne corrispondono alle coordinate effettive che i crocicchi hanno sulla mappa attuale affetta dalla deformazione.

o Scarto: è la distanza in metri tra la posizione nominale del punto di mappa (Est/Nord mappa) e quella derivante della georeferenziazione, vale a dire le coordinate Est/Nord georef. di cui sopra.

o Longit. / Latit.: sono le coordinate geografiche longitudine e latitudine WGS84 dei crocicchi. CorrMap le calcola a partire dalle coordinate catastali dei PF presenti sul foglio di mappa i cui estremi sono stati inseriti nel riquadro ID Mappa della barra degli strumenti (indicato con il n. 5 in Figura 431 a pag. 867). Sulla base di questi identificativi del foglio, durante il calcolo CorrMap scarica i dati dei PF dal sito www.topgeometri.it e li salva nella scheda Punti geografici della finestra Output, come vedremo al paragrafo PF del foglio di mappa a pag. 878). Grazie a queste coordinate è possibile esportare la mappa su Google Earth per vederla in sovrapposizione alla realtà virtuale del visualizzatore satellitare, come illustrato al paragrafo Export su Google Earth a pag. 880.

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Come possiamo notare in Figura 433 a pag. 871, le righe dei crocicchi n. 3 e 7 sono state evidenziate in blu dal programma, mentre nella mappa il loro simbolo (croce a X) è diventato di colore rosso (da blu che era).

Questo accade perché questi due punti presentano uno scarto di 1.896 e di 1.907 che supera la tolleranza di 1.50 𝑚 che avevamo imposto nell’ap- posito riquadro della scheda Home di CorrMap (vedi paragrafo Tolleranze a pag. 846 e Figura 420 a pag. 840). CorrMap permette di escludere i punti con scarto eccessivo. Per farlo basta selezionare la riga sulla tabella e at- tivare l’opzione Proprietà dal menu che si apre facendo clic destro, dese- lezionando poi l’opzione Considera nei calcoli della finestra dei dati del punto. Così facendo, viene cancellata la X dalla colonna C. (Considerare) e il successivo calcolo non includerà quel punto.

Problemi risolti e problemi rimasti

Gli scarti appena visti ci danno l’idea di quanto sia deformata la mappa appena georeferenziata. Ma per rendercene conto ancor meglio attiviamo il comando Disegno DXF del riquadro Esporta evidenziato in Figura 434 (in alto). Ci viene richiesto dove salvare il file DXF e il nome da dargli.

Fatto ciò, si apre la finestra che ci chiede i seguenti parametri per la ge- nerazione del DXF (Figura 434 in basso):

o Parametrica rototraslazione: i parametri di questo riquadro in que- sto caso non sono attivi perché riguardano la georeferenziazione Para- metrica, li vedremo al capitolo dedicato.

o Testi: qui vanno inseriti l’altezza, l’offset e la scalatura dei testi, cioè i nomi dei crocicchi.

o Punti: va impostato il codice numerico del formato dei simboli punti secondo lo standard AutoCAD e la dimensione.

o Quotature: qui vanno inseriti i classici parametri standard per le quo- tature previste dai CAD, ovvero: Altezza testo, Estensione linea, Spazia- tura testo e Offset origine.

o Per utenti AutoCAD: il software Autodesk presenta dei problemi quando apre un DXF che non sia stato creato con lo stesso AutoCAD.

In particolare, in questo caso, non riconosce alcuni parametri relativi alle quotature e di conseguenza blocca l’apertura del DXF con un mes- saggio di errore. Per evitare questo inconveniente, gli utenti AutoCAD devono selezionare l’opzione Non inserire i parametri per le quotature in modo che CorrMap non inserisca tali parametri nel DXF generato.

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Figura 434 - I parametri per l’export del disegno CAD della mappa georeferenziata.

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Confermati i parametri con OK, CorrMap procede alla creazione del DXF, al termine della quale ne segnala l’esito positivo visualizzando, in alto sopra la schermata grafica, la dicitura:

File …\Variazione Scala\IMG_0886_CAT.dxf creato con successo.

seguita dal bottone Opzioni che apre il menuncino riprodotto in Figura 434 (in alto) dal quale si può attivare l’opzione Apri il file. Questo comando impartisce a Windows l’ordine di aprire il file DXF appena creato, il quale verrà pertanto aperto con il software CAD abbinato a questi file nel si- stema operativo. Ottenuto il disegno sul CAD, possiamo analizzare in forma grafica quanto finora detto su questa georeferenziazione. Per prima cosa, attiviamo il comando CAD che ci fornisce le coordinate di un punto (Interroga | ID Punto) e selezioniamo con lo snap il vertice in basso a sinistra della mappa, come mostrato in Figura 435 in alto. I valori forniti dal CAD (nella riga di comando in basso) risultano esattamente pari a quelli calcolati dalla georeferenziazione e mostrati in Figura 433 a pag.

871, vale a dire Est = −525.355 e Nord = 23.298. Ciò significa che la mappa è stata effettivamente georeferenziata e si trova ora nelle sue coordinate cartografiche. Ma questo, come dicevo, è soltanto il primo obiettivo di una georeferenziazione. Il secondo è quello di correggere la deforma- zione, e purtroppo non viene conseguito con questa tecnica. Per render- cene conto, attiviamo il comando Quotatura lineare del CAD e quotiamo la distanza tra due parametri, ad esempio quelli verticali di coordinate Est −250 e −50 di Figura 435 (al centro). Ci aspetteremmo di trovare il valore di 200 metri, con al più qualche cm di differenza. Invece troviamo 200.646, cioè ben 65 𝑐𝑚 in più200. Naturalmente questo scarto non è com- patibile con un lavoro di riconfinazione dove va perseguita la massima precisione, perché significa che tale differenza sarà presente anche nelle coordinate che noi andremmo a prelevare da questa mappa. In altre pa- role, se noi utilizziamo questa georeferenziazione per il prelievo delle coordinate, non ricostruiamo il confine definito sulla mappa originaria ma quello presente nella mappa deformata di oggi, commettendo un er- rore grave. Se poi, anziché usare questa georeferenziazione, ne usiamo una fai-da-te, questo non sarebbe nemmeno l’errore più grosso.

Ma in cosa consiste una tipica georeferenziazione fai-da-te adottata da molti tecnici?

200 Naturalmente, a seconda della deformazione della zona di mappa interessata po- tremmo invece trovare una distanza inferiore a 200 m, esempio 199.35.

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Figura 435 - La mappa georefe- renziata con la Cata- stale nel disegno CAD. In alto: le coor- dinate cartografiche del vertice in basso a sinistra.

Qui sopra: i parame- tri non sono a 200 metri esatti ma pre- sentano uno scarto significativo.

Qui a fianco: l’errore di oltre 2 metri che si commette se non viene corretto il diso- rientamento sul Nord cartografico.

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Consiste in queste semplici operazioni:

o Si carica la mappa raster sul CAD e la si scala sulla base della diagonale tra due crocicchi d’angolo (esempio quello a Sud-Ovest e quello a Nord-Est), calcolata in funzione delle loro coordinate cartografiche (lette sulla mappa stessa), in modo da portarla in metri.

o Poi la si sposta portando uno dei crocicchi (ad esempio sempre quello a sud-Ovest) alle sue coordinate cartografiche.

Finito, più semplice di così!

Qual è il problema pauroso di questa operazione, oltre a quello della man- cata correzione della deformazione?

È che la mappa caricata nel CAD ha assunto l’ortogonalità del disegno, ma questa non coincide con il reale orientamento sul Nord cartografico.

Con riferimento alla Figura 435 (in basso), possiamo rendercene conto compiendo queste operazioni sulla mappa appena georeferenziata con la Catastale (e quindi correttamente orientata sul Nord cartografico) aperta nel disegno di cui sopra:

o Fissiamo sul CAD il tracciamento ortogonale con l’apposito comando (esempio F8 su GstarCAD), così le linee che andremo a tracciare sul disegno saranno forzate ad essere perfettamente orizzontali o verticali.

o Attiviamo il comando Linea del CAD e selezioniamo con lo snap, quale punto iniziale, il vertice in basso a destra della mappa. Tracciamo la linea fino ad arrivare (e sopravanzare) il vertice in alto a destra della mappa stessa. Questa linea è dunque perfettamente verticale secondo l’ortogonalità del disegno e riproduce fedelmente la situazione di chi esegue la georeferenziazione fai-da-te sopra descritta.

o La linea verticale appena tracciata non coincide con il bordo destro della mappa perché quest’ultima è stata ruotata dell’angolo di disorien- tamento, di −0.0645 (in senso antiorario essendo negativo), calcolato dalla georeferenziazione Catastale. Infatti, se misuriamo (con il co- mando di quotatura angolare del CAD) l’angolo tra la verticale appena tracciata e il bordo della mappa, troviamo esattamente tale valore.

o Se poi misuriamo anche la distanza tra il vertice in alto a destra della mappa e la verticale, troviamo che questa è pari a 2.079 metri. Questo è l’errore (sia pur nella sua entità massima) che commette chi adotta la georeferenziazione fai-da-te sopra descritta. Non so se mi sono spie- gato.

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PF del foglio di mappa

Come accennato nella trattazione dell’esempio sopra sviluppato, du- rante il calcolo della georeferenziazione Catastale, CorrMap scarica dal sito www.topgeometri.it i PF del foglio (i cui estremi sono stati inseriti nel riquadro ID Mappa) e li salva nella scheda Punti geografici della fine- stra Output mostrata in Figura 436.

Figura 436 - I dati dei PF scaricati da www.corsigeometri.it per il foglio di mappa dell’esempio di georeferenziazione Catastale sviluppato.

Questa prestazione garantisce due importanti utilità. La prima è quella di ottenere la posizione dei PF direttamente sulla mappa georeferenziata con la Catastale. Per fare questo basta attivare il comando Visualizza PF (riprodotto qui a fianco) del riquadro ID Mappa che riporta

istantaneamente sulla mappa i PF contrassegnandoli con il

simbolo a X del colore definito nelle opzioni di CorrMap (si veda il para- grafo 6.3.5 Colori delle entità a pag. 854), come mostrato in Figura 437.

Questa opportunità si rivela particolarmente utile nella ricostruzione di confini d’impianto proprio perché permette al tecnico di verificare in an- teprima se, tra i PF del foglio, ve ne sono alcuni situati su fabbricati d’im- pianto che, come tali, possono essere utilizzati quali punti di inquadra- mento. La seconda utilità è che, grazie ai PF, CorrMap è in grado di cal- colare le coordinate geografiche WGS84 ed esportare la mappa su Google Earth per un ancor migliore studio preventivo del rilievo da svolgere, come vedremo al prossimo paragrafo.

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Figura 437 - I PF riportati sulla mappa georeferenziata con la Catastale permettono di pianificare in anteprima il rilievo conoscendo a priori dove si trovano quelli tuttora presenti sui fabbricati d’impianto.

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Export su Google Earth

Google Earth è uno strumento utilissimo per i lavori trattati in questa guida. Per le mappe catastali la possibilità di vederle sovrapposte al visua- lizzatore satellitare permette di pianificare con cura il rilievo limitandone in misura notevole il dispendio di tempo in campagna. Nelle riconfina- zioni da mappa, ad esempio, è fondamentale rendersi conto, ancor prima di uscire, quali fabbricati d’impianto sono tuttora esistenti e non modifi- cati, così da poter essere utilizzati quali idonei punti di inquadramento.

Viceversa, senza questa presa visione preventiva, la disamina deve essere svolta direttamente sul posto con tutti gli oneri del caso. CorrMap soppe- risce in maniera ottimale a questa esigenza. Infatti, una volta georeferen- ziata la mappa con la Catastale, basta attivare il comando Google Earth (riprodotto qui a lato) del riquadro Esporta. Viene così ri-

chiesto il nome del file KML (il formato di Google Earth) da

generare e la cartella dove salvarlo. Fatto ciò, il file viene creato e ne viene data notifica all’utente da un messaggio in alto seguito dal bottone Op- zioni che apre il menuncino dal quale si può attivare l’opzione Apri il file.

Si faccia attenzione che questo comando si limita a impartire a Windows l’ordine di aprire il file KML appena creato, ma questo presuppone che l’utente abbia già installato l’applicazione Google Earth Pro sul computer.

Se così, Google Earth si apre in automatico e si posiziona sulla zona della mappa mostrando quest’ultima sovrapposta alla realta virtuale del visua- lizzatore, il tutto come mostrato in Figura 438. Su Google Earth è possi- bile agire sulla trasparenza della mappa in modo da percepire con chia- rezza la corrispondenza mappa-realtà. Per fare questo si deve operare sul menù ad albero posto sulla sinistra della schermata di Google Earth po- sizionandosi sul nodo relativo all’immagine raster della mappa (1 in Fi- gura 438) e poi agire sul cursore della trasparenza (2 in Figura 438) fa- cendolo scorrere a sinistra o a destra per aumentarla o diminuirla. Si tenga presente che la sovrapposizione della mappa su Google Earth pre- senta comunque una certa approssimazione dovuta a vari fattori, tra cui il fatto che la superficie satellitare è prospettica (e non ortogonale) e in più è in quota mentre la mappa è una proiezione piana al livello del mare.

Google Earth permette di affinare la posizione della mappa agendo sulla finestra Proprietà che si apre dal menù attivabile con clic destro dal nodo dell’immagine (23 in Figura 438). Per conoscere questa e le altre funzio- nalità di Google Earth, così come la risoluzione di eventuali problemi che possono sorgere, si consulti la guida in linea di CorrMap. È importante infine ricordare che la mappa esportata da CorrMap può essere importata

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in sovrapposizione sul visualizzatore della cartografia catastale attuale (wegis) di www.topgeometri.it. Si consulti a questo proposito il paragrafo 4.2.1 Le mappe d’impianto sopra la cartografia catastale a pag. 41.

Figura 438 - La mappa georeferenziata con la Catastale sovrapposta su Google Earth.

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Georeferenziare gli estratti wegis

Al paragrafo precedente abbiamo visto che la possibilità di esportare un foglio d’impianto su Google Earth è molto utile nella ricostruzione di confini presenti nella mappa stessa perché ci permette di individuare i fabbricati tuttora presenti sul posto da utilizzare come punti di inquadra- mento nel caso non siano stati modificati nel tempo. Quest’ultimo con- trollo non è tuttavia molto agevole se svolto solamente sulla mappa d’im- pianto sovrapposta a Google Earth perché l’approssimazione insita nel visualizzatore satellitare non consente di apprezzare eventuali modifiche di lieve entità. Per un controllo più accurato è opportuno confrontare di- rettamente la mappa d’impianto con la mappa catastale attuale wegis201. In questo modo si ha una percezione molto più chiara e precisa delle even- tuali modifiche intervenute sugli immobili. Questo è uno dei motivi (ma ce ne sono ovviamente molti altri) per i quali diventa utile georeferenziare gli estratti di mappa wegis che si scaricano dal servizio Sister dell’Agenzia.

Vediamo come ottenere questo risultato sviluppando come al solito un esempio concreto. Apriamo su CorrMap (attivando il menù File | Nuovo) il file raster della mappa d’impianto A3_178_138.PNG presente nella car- tella Georeferenziazioni del materiale fornito a corredo del libro. Si tratta di un foglio della periferia di Roma, utilizzato per la ricostruzione di un confine conteso, il cui territorio all’epoca dell’impianto era adibito ad uso esclusivamente agricolo e come tale presentava solamente pochissimi fab- bricati adibiti a quella destinazione. La Figura 439 riproduce il foglio aperto su CorrMap con ingrandita al centro la zona che contiene gli unici fabbricati presenti in mappa. Il riconfinatore di questo incarico doveva verificare se tali fabbricati fossero tuttora presenti sul posto e, nel caso, se fossero anche rimasti inalterati nel tempo. Il primo passo per attuare questa verifica è quello di procedere al calcolo della Catastale del foglio d’impianto, operazione che svolgiamo seguendo le indicazioni di cui al precedente paragrafo Un esempio concreto a pag. 866, utilizzando i quat- tro crocicchi d’angolo evidenziati in Figura 439202. Il secondo passo è quello di georeferenziare anche l’estratto wegis della zona interessata in modo da poterlo sovrapporre alla mappa d’impianto per verificare la con- sistenza di quei fabbricati.

201 La denominazione “wegis” sta per Web GIS e deriva dal nome del sistema infor- mativo geografico dell’Agenzia delle Entrate.

202 La Direttiva 3939/2008 dell’ex AdT imporrebbe di utilizzare minimo 9 crocicchi, ma questa prescrizione valeva solo ai fini del collaudo delle scansioni a cura della stessa AdT. Per i nostri scopi i 4 crocicchi d’angolo sono più che sufficienti.

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Figura 439 - La mappa d’impianto con indicati i crocicchi d’angolo usati per la Cata- stale e l’ingrandimento centrale contenente i fabbricati da verificare.

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Per fare questo occorre compiere un’operazione preliminare perché gli estratti wegis rilasciati dall’Agenzia sono dei file PDF, mentre CorrMap agisce su file raster (cioè immagine) come JPG, PNG, TIF. Il problema si supera facilmente in quanto il file PDF dell’estratto scaricato dall’AdE contiene in realtà l’immagine della porzione di mappa. Per ricavarla è suf- ficiente seguire questi passaggi con riferimento alla Figura 440:

o Si apre il PDF in un software che gestisce questi file, come ad esempio Adobe Acrobat Reader DC disponibile in licenza gratuita su internet.

o Si clicca all’interno sulla mappa che viene così selezionata (in colore azzurro in Figura 440).

o Clic destro sull’immagine della mappa selezionata, si apre il menù con- testuale dal quale si attiva l’opzione Copia immagine. L’immagine della mappa viene copiata nella memoria interna di Windows (Appunti).

o Si apre un software di grafica, come lo stesso Paint di Windows, e si attiva il comando Incolla. L’immagine viene così aperta nel pro- gramma con il quale si procede a salvarla in uno dei formati raster sopra citati.

Figura 440 - Con un software di gestione dei file PDF (anche di quelli disponibili gra- tuitamente su internet) si può facilmente ricavare l’immagine raster di un estratto di mappa wegis.

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Ottenuto così il file raster dell’estratto wegis (nel nostro esempio è il file A3_178_138.PNG nella cartella Georeferenziazioni) lo apriamo in Corr- Map (sempre con il menù File | Nuovo) e procediamo con le seguenti ope- razioni con riferimento alla Figura 441:

1. Ingrandiamo la porzione dell’estratto in basso a sinistra dove sono ri- portate, in prossimità delle tacche sul margine, le coordinate dei due parametri più a Ovest e più a Sud (Figura 441 in alto).

2. Ci posizioniamo nella scheda Home di CorrMap e attiviamo il co- mando Linea parametro (riprodotto qui a fianco)

del riquadro Parametri.

3. Questo comando ci permette di tracciare la linea del parametro unendo le rispettive tacche sul bordo. Ingrandiamo in misura oppor- tuna la tacca del parametro verticale che indica la Est di −3400 e clic- chiamo un punto sulla mezzeria della stessa, come mostrato in Figura 441 in alto.

4. Dopo aver cliccato questo primo punto vedremo apparire una linea elastica che segue il cursore del mouse, nel frattempo diventato una crocetta rossa. A questo punto, per individuare immediatamente la corrispondente tacca sul bordo superiore dell’estratto, facciamo un doppio clic con il mouse, così si attiva lo zoom estensione e si torna a vedere la mappa per intero. Ci portiamo sulla zona della tacca deside- rata e, dopo averla ingrandita a sufficienza, clicchiamo il punto finale della linea. Appena cliccato questo punto, si apre la finestra eviden- ziata in Figura 441 in basso che ci chiede di inserire la coordinata Est di questo parametro. Inseriamo il valore −3400 sulla cella Coordinata E e confermiamo con OK. Fatto ciò, la linea del parametro viene defi- nitivamente tracciata (in colore ocra) sull’estratto.

5. Passiamo ora a tracciare l’altro parametro verticale, quello più a Est dell’estratto la cui tacca è vicina al bordo destro dello stesso. Per deter- minare la coordinata Est di questo parametro203, dobbiamo contare le tacche a partire da quella sulla Est −3400 di cui sopra. Nel fare questo, si tenga presente che negli estratti wegis l’intervallo tra i parametri è sempre di 100 metri, indipendentemente dalla scala indicata, nel senso che, se anche la scala è 1 : 2000, l’intervallo è comunque di 100 metri.

203 Le coordinate numeriche degli estratti wegis sono in genere riportate solo sui due parametri più a Ovest e più a Sud.

(21)

Figura 441 - Il tracciamento del primo parametro verticale sull’estratto wegis.

(22)

Figura 442 - Sopra: il tracciamento del parametro verticale più a Est; per calcolare la coordinata bisogna sommare +100 metri (non +200) ad ogni tacca.

Sotto: i quattro parametri tracciati e i dati dei crocicchi calcolati da Corr- Map, completi dei risultati della Catastale. Gli scarti sono buonissimi (2 cm) ma è solo una pia illusione perché sulla mappa wegis i parametri sono stati tracciati a posteriori.

(23)

6. Procediamo pertanto a sommare (algebricamente) 100 metri per ogni tacca che contiamo a partire da quella a Est −3400 arrivando così a determinare il valore di −3100 per la tacca che ci interessa, il tutto come illustrato in Figura 442 (in alto). Con questo dato, ripetiamo l’operazione di tracciamento già vista per il parametro precedente, ov- vero: ingrandiamo la tacca; clicchiamo un punto nella sua mezzeria;

facciamo un doppio clic per tornare a vedere la mappa intera; ingran- diamo la tacca corrispondente sul bordo superiore dell’estratto; la in- grandiamo; clicchiamo il punto finale sulla sua mezzeria e inseriamo il valore −3100 nella finestra di richiesta della Est. Vedremo così trac- ciato anche questo secondo parametro.

7. Ripetiamo ora le stesse operazioni anche per i due parametri orizzon- tali. Partiamo da quello della tacca più a Sud che riporta la coordinata Nord di 3900 (evidenziata in Figura 441 in alto) e a seguire con quello più a Nord la cui coordinata risulta essere di 4100 essendo distante due tacche dal precedente.

8. A questo punto abbiamo tracciato tutti e quattro i parametri più esterni dell’estratto e possiamo proseguire con la georeferenziazione.

Attiviamo il comando Calcola crocicchi (vedi qui a lato) del riquadro Parametri e vedremo apparire

nella scheda Punti di riferimento della finestra Output le righe dei quat- tro crocicchi generati dall’intersezione dei parametri appena tracciati, complete delle coordinate raster e mappa.

9. A questo punto possiamo calcolare la Catastale. Ci posizioniamo sulla relativa scheda e attiviamo il bottone Calcola. Nella scheda Punti di riferimento le righe dei crocicchi si completano con i risultati: le coor- dinate georeferenziate, lo scarto tra queste ultime e le coordinate mappa nominali e le coordinate geografiche longitudine e latitudine che ci permettono di esportare l’estratto su Google Earth.

Prima di procedere con quest’ultima operazione, mi preme mettere in evidenza gli scarti risultanti dalla georeferenziazione Catastale di questo estratto. Come possiamo vedere in Figura 442 (in basso) i valori sono buo- nissimi: appena 2 cm. Questa evidenza fa pensare a molti tecnici che la mappa wegis sia perfetta ingenerando in loro l’idea che, data tale perfe- zione, sia proprio la mappa da usare nei lavori in cui è richiesta una pre- cisione elevata. Lo scrivo in grassetto e in evidenza:

Niente di più sbagliato, è l’errore più grave che si può commettere!

(24)

Gli scarti sono così bassi semplicemente per il fatto che nella mappa wegis i parametri (le tacche dell’estratto) sono stati tracciati a posteriori, cioè sopra la mappa già realizzata.

Ti credo che siano precisi! Ma non lo è, per niente, la mappa!

Come dicevo al paragrafo La mappa da usare a pag. 635, la mappa wegis è proprio quella più degradata e affetta da imprecisioni che possono raggiungere anche diversi metri. Chiarita questa illusione (nella quale purtroppo cascano ancora molti tecnici) proseguiamo con il nostro lavoro che, ricordo, consiste nel verificare l’attendibilità dei fabbricati d’im- pianto della mappa di Figura 439 a pag. 883. Esportiamo su Google Earth da CorrMap sia la mappa d’impianto che l’estratto appena georeferen- ziato. Le due immagini vanno a sovrapporsi entrambe sul visualizzatore satellitare e per ciascuna si crea il rispettivo nodo sul menù ad albero a sinistra di Google Earth. La Figura 443 mostra le due immagini sovrap- poste, quella di sfondo è la mappa d’impianto mentre il rettangolo in alto dal colore bianco sfumato è l’estratto. Agendo sulla trasparenza dei due raster (come abbiamo visto al paragrafo precedente) possiamo vedere la sagoma dei fabbricati dell’estratto sovrapporsi a quella della mappa d’im- pianto, come mostrato dall’ingrandimento centrale di Figura 443, oppure quella dell’estratto in trasparenza sulla vista satellitare, come mostrato dall’ingrandimento in basso. Dal primo ingrandimento possiamo notare che il fabbricato a forma di croce della particella d’impianto 25 coincide tra le due cartografie, così come coincidono il fabbricato a Nord-Est della stessa particella, il piccolo fabbricato nella particella più a Sud e il manu- fatto a forma ellittica della particella d’impianto 19. Non coincide invece il fabbricato principale di quest’ultima particella (dove è indicato anche il simbolo di un trigonometrico) che appare modificato e ampliato verso Est. Con queste deduzioni il riconfinatore di questo incarico ha potuto procedere efficacemente con il rilievo avendo acquisito a priori la consa- pevolezza di quali spigoli erano effettivamente utili alla ricostruzione.

Per chi non avesse dimestichezza con Google Earth, preciso che la so- vrapposizione tra mappa d’impianto ed estratto wegis può essere ottenuta anche sul CAD. Per farlo basta generare da CorrMap il DXF per entrambe le georeferenziazioni e sovrapporre i due disegni. Per la spiegazione su come realizzare questa sovrapposizione si consulti sul libro Tecniche di riconfinazione il paragrafo Sovrapporre il wegis alla mappa d’impianto sul CAD a pag. 194. Per vedere invece come sovrapporre sia le mappe geore- ferenziate che i rilievi di Geocat sulla cartografia catastale si veda il para- grafo 4.2

Mappe e rilievi sopra la cartografia catastale

a pag. 41.

(25)

Figura 443 - La mappa d’impianto e l’estratto wegis su Google Earth permettono di vedere in anteprima quali fabbricati sono tuttora quelli originari.

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