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CARTELLA STAMPA. Irpinia Camera di Commercio di Avellino

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Academic year: 2022

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CARTELLA STAMPA

Irpinia – Camera di Commercio di Avellino

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Sito: www.irpiniawinefood.it

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Instagram: https://www.instagram.com/irpiniawinefood/

Culla dell’enologia campana, l'Irpinia è uno dei territori vitivinicoli più importanti dell’Italia. Custodisce al suo interno quattro denominazioni, di cui tre Docg

(Taurasi, Greco di Tufo e Fiano di Avellino) e una Doc (Irpinia).

Si concentra nel cuore della Campania, comprende quasi tutta l’area della provincia di Avellino, una delle zone del Sud Italia più vocate alla viticoltura: l’Irpinia, culla di grandi vini conosciuti fin dall’antichità e oggi tra i territori di riferimento nel panorama enoico dello Stivale. Qui la coltivazione della vite è diffusa da sempre (basti pensare che la linea ferroviaria Avellino¬Rocchetta S. Antonio fu denominata la «Ferrovia del vino», in quanto collegava i principali centri di produzione vitivinicola, e che nel 1879 fu istituita la Regia Scuola di Viticoltura ed Enotecnia di Avellino) - e da sempre rappresenta un volano per l’economia agricola di questa provincia. Quella di Avellino è infatti storicamente la provincia campana con la più alta concentrazione di vigneti: alla fine dell’Ottocento la superficie vitata superava i 48mila ettari, mentre nel 1920 ha raggiunto la soglia record di 62.900 (Fonte dati: ‘Vitigni storici d'Irpinia’, pubblicazione curata dall’Assessorato Agricoltura della Regione Campania, 2013). Un boom a cui è seguita un’attenta inversione di tendenza, tra gli anni Settanta e Ottanta, per consentire la svolta qualitativa, suggellata dal riconoscimento delle Docg Taurasi, Greco di Tufo e Fiano di Avellino (tre delle quattro Dop/Docg della Campania) e, negli ultimi anni, della Doc Irpinia. Percorso, quest’ultimo, che ha reso quelli dell’Irpinia i vini portabandiera di tutta la vitivinicoltura della regione, riconosciuti per la loro qualità in tutto il mondo. Non a caso, ad esempio, la prestigiosa rivista statunitense Forbes ha inserito nella classifica 2018 dei migliori vini italiani dell’anno il Pietracupa Greco di Tufo 2017 tra i top bianchi (per la “mineralità senza precedenti e purezza di varietà”) e il Feudi di San Gregorio Taurasi Riserva

"Piano di Montevergine" 2013 tra i rossi (per la sua complessità che lo rende raffinato al pari di Barolo, Barbaresco, Amarone e Brunello di Montalcino).

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Comunicato Stampa

A Verona, da domenica 10 a mercoledì 13 aprile, nella tensostruttura B, area Camera di Commercio di Avellino A VINITALY UN’IRPINIA A TRAZIONE INTERNAZIONALE, CON UN EXPORT

CHE IN QUESTI ULTIMI MESI HA FATTO REGISTRARE CIFRE RECORD.

AMERICA E ASIA I NUOVI MERCATI DI RIFERIMENTO

Una collettiva con 89 aziende per un calendario ricco di iniziative: tra turismo, arte e cultura, un viaggio in un territorio capace di sorprendere.

Saranno ben 89 le aziende presenti alla 54esima edizione di Vinitaly nella collettiva organizzata dalla Camera di Commercio di Avellino. Che ancora una volta, da domenica 10 a mercoledì 13, costituirà un imperdibile punto di passaggio per winelover, appassionati e addetti ai lavori che affolleranno gli spazi della manifestazione scaligera.

“Dopo lo stop imposto dalla pandemia – sottolinea il Commissario Straordinario Gaetano Mosella – torniamo finalmente a incontrarci e a confrontarci in uno scenario importante come il Vinitaly. Lo facciamo con la forza dei nostri vini straordinari, con le storie dei nostri vignaioli e con il racconto di un territorio capace di incantare e di sorprendere. Con la consapevolezza che, come sempre, l’Irpinia saprà essere protagonista”.

Ricco il calendario di iniziative che animeranno lo spazio avellinese che avrà come claim “L’Irpinia, una terra da raccontare”. Confermato, dopo il successo ottenuto negli anni precedenti, il format TASTE4TEST che offre alle cantine irpine la possibilità di incontrarsi, faccia a faccia, con alcune delle più note firme del giornalismo agroalimentare ed enogastronomico italiano. Una bella opportunità di confronto tra chi produce vini e chi li comunica, in un vis a vis dal quale, sulla base delle esperienze passate, possiamo dire che entrambi le parti escono arricchite.

Numerosissimi gli incontri che i produttori avranno con buyer e operatori internazionali, a testimonianza della crescita esponenziale che i vini irpini stanno riscontrando presso i mercati esteri, come dimostrano ampiamente i dati ISTAT che parlano di un incremento del +6,8% dell’export del 2021 rispetto al 2020, per un totale di oltre 21 milioni di euro. Da evidenziare, tra l’altro, gli exploit ottenuti presso mercati fondamentali come America del Nord (Stati Uniti e Canada) che registra un + 33,9% e Asia che fa segnare un lusinghiero +35,5%.

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“L’ente camerale in questi anni – spiega Luca Perozzi, Segretario Generale della Camera di Commercio di Avellino – ha lavorato per offrire ai nostri vignaioli la possibilità di incontrarsi con importanti esponenti di diversi mercati esteri e continuerà a farlo nel futuro. Conosciamo l’appeal e le potenzialità dei nostri vini e dobbiamo fare in modo che le etichette irpine diventino sempre più un punto di riferimento per chi determina i flussi di acquisto. Vinitaly, in tal senso, rappresenta un palcoscenico fondamentale dove muoversi, intercettare le tendenze, costruire rapporti che aprano nuovi scenari ai produttori. Senza dimenticare che il vino e le eccellenze agroalimentari costituiscono ormai da tempo un volano imprescindibile per l’intera economia dei territori”.

Non a caso la Camera di Commercio punterà molto anche sul discorso legato al turismo enogastronomico, asset fondamentale per il nostro Paese. Lo farà premiando, con il marchio Ospitalità Italiana, 19 strutture ricettive, ristorative e agrituristiche che si sono particolarmente distinte su questo versante. Mentre sarà la Coldiretti a evidenziare le strategie per il futuro con un focus sull’Irpinia come riuscito esempio di DAQ (Distretto Agroalimentare di Qualità - Vini d’Irpinia).

Quindi riflettori puntati su un turismo votato alla ricerca del buono e del bello. E dove il vino rappresenta davvero un fil rouge importante: basti pensare al Taurasi, protagonista di una guida che condurrà i lettori, e gli ospiti del padiglione, in un percorso che toccherà i 17 Comuni che impreziosiscono l’areale di produzione, piccoli gioielli tutti da scoprire.

Così come saranno da scoprire le 5 declinazioni dell’Aglianico: dallo Spumante al Rosato, dai Campi Taurasini al Passito, con il passaggio obbligato per il Taurasi DOCG, un viaggio alla scoperta di uno dei vitigni più affascinanti del panorama vitivinicolo, non solo nazionale.

Per chi ama farsi sorprendere l’appuntamento è con il vitigno Roviello Bianco detto Grecomusc’, autentica chicca per intenditori, per una degustazione verticale condotta da Slowfood.

E se è vero che il vino flirta spesso con l’arte, i visitatori del padiglione non potranno perdersi la performance musicale che vedrà sul palco il maestro più amato dagli italiani, Beppe Vessicchio, in compagnia di due esperti dell’improvvisazione jazz, capaci di fusion che non hanno nulla da invidiare ai migliori blend. Spazio quindi a Carlo Cantini, violinista di straordinario talento, e a Trilok Gurtu, percussionista di origine indiana che vanta collaborazioni con alcuni dei migliori musicisti del pianeta.

“Ci siamo preparati per essere protagonisti di questo Vinitaly della ripresa – conclude Mosella – e lo vogliamo fare giocando le nostre carte migliori. Che sono quelle di un territorio che rappresenta, per molti versi, un unicum. L’Irpinia è un sud diverso, fuori dai consueti schemi, capace di sorprendere e talvolta di spiazzare chi da una regione come la nostra si aspetta solo spiagge e mare. Noi offriamo una tavolozza di emozioni, con i nostri borghi e i nostri castelli, con le nostre montagne e un verde che incanta. Ma soprattutto con i nostri vini, semplicemente straordinari, e con la passione dei nostri produttori. In grado di raccontare, con le loro etichette, una storia che vale la pena ascoltare”.

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IL PROGRAMMA EVENTI VINITALY 2022 Tensostruttura Area B collettiva CCIAA Avellino

Area Piazza IRPINIA

Domenica 10 aprile

10.30 TASTE4test – incontri B2B giornalisti/produttori a cura della Camera di Commercio

12.00 Presentazione eccellenze irpine in abbinamento ai vini DOCG

a cura della rete di aziende GB Agricola, Caseificio Principato, Prosciuttificio Giovanniello, Salumi Biancaniello, Castagne Raffael, Pasticceria Vignola, Vini Antico Castello

14.00 TASTE4test – incontri B2B giornalisti/produttori a cura della Camera di Commercio

14.30 Vinitaly International ospitalità buyers ICE nell’Area Irpinia Delegazione USA - a cura di Vinitaly International

15.30 TASTE4test – incontri B2B giornalisti/produttori a cura della Camera di Commercio

16.30 Vinitaly International ospitalità buyers ICE nell’Area Irpinia Delegazione Canada - a cura di Vinitaly International

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Lunedì 11 aprile

11.00 La certificazione della sostenibilità: sfide e opportunità a cura di Agroqualità

11.00 TASTE4test – incontri B2B giornalisti/produttori a cura della Camera di Commercio

12.00 degustazione con 5 declinazioni di aglianico: Spumante, Rosato, Campi taurasini, Taurasi e Passito a cura della cantina La Molara

13.00 Viaggio nel Taurasi: Presentazione guida enoturistica dei 17 Comuni dell'areale del Taurasi Docg a cura del Comune di Taurasi

15.00 Premiazione marchio Ospitalità Italiana strutture ricettive, ristorative, ed agrituristiche della.

provincia di Avellino a cura della Camera di Commercio di Avellino ed Isnart Istituto Nazionale Ricerche Turistiche

16.30 La Sfida della Qualità: presentazione del Distretto Vini d’Irpinia a cura di Coldiretti Avellino e Coldiretti Nazionale

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Martedì 12 aprile

11.00 I love Torella - iniziativa di promozione territoriale ed enogastronomica a cura della Cantina Candriano

12.00 Vinitaly International ospitalità buyers ICE nell’Area Irpinia Delegazione Europa dell’Est - a cura di Vinitaly International

12.00 TASTE4test – incontri B2B giornalisti/produttori a cura della Camera di Commercio

13.00 TASTE4test – incontri B2B giornalisti/produttori a cura della Camera di Commercio

14.00 Nuovi autoctoni d’Irpinia: il vitigno minore Roviello Bianco

Verticale di degustazione a cura di Slowfood - Condotta Irpinia Colline dell’Ufita e Taurasi

16.00 The Sound of Wine Tour: La prima degustazione in cui il vino sarà protagonista nel calice e nelle note che saprà ispirare con Trilok Gurtu, Carlo Cantini, Beppe Vessicchio e Alex Fiordispino (batterista The Kolors)

a cura di Donnachiara

16.00 TASTE4test – incontri B2B giornalisti/produttori a cura della Camera di Commercio

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Mercoledì 13 aprile

11.00 TASTE4test – incontri B2B giornalisti/produttori a cura della Camera di Commercio

12.00 Presentazione Bando Ospitalità Italiana 2022 per le “Produzioni aperte” rivolto alle cantine, botteghe, produzioni tipiche del territorio a cura della Camera di Commercio di Avellino

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I numeri

Dai dati Istat sul commercio estero l'export di vino in provincia di Avellino nel 2021 è stato pari a circa 21 milioni di euro ( 21.180.534 euro per la precisione), con un incremento di +6,8% e

+1.350.874 euro in valore assoluto rispetto al 2020.

Dal punto di vista delle aree mercato a fronte di una riduzione verso l'Europa di -9% si registra un incremento di +33,9% rispetto all'America settentrionale e +35,5% rispetto al mercato asiatico.

Si sottolinea che nel 2019 (ossia prima della pandemia) l'export irpino di vino è stato pari a 20.715.535 per cui nel 2021 dal punto di vista del commercio estero è stato raggiunto anzi superato il valore pre pandemico.

Dal confronto emerge che nel 2019 l'Europa pesava più del 60% sull'export provinciale di vino mentre l'America del nord (USA e Canada) meno del 25% e l'Asia poco meno del 10%.

Viceversa nel 2021 l'Europa cala al 52% dell'export totale mentre cresce come mercato l'America settentrionale al 32,7, stabile l'Asia al 9,7%.

Per quanto riguarda la produzione di vini a denominazione di origine (Greco di Tufo Docg, Fiano di Avellino Docg, Taurasi Docg e Irpinia DOP) nel 2021 sono circa 76 mila gli ettolitri di vini prodotti e certificati dalle cantine irpine pari a circa 10 milioni e 130 mila bottiglie con un incremento del 10% rispetto al 2020 tornando sostanzialmente allo stesso livello del 2019 prima che le restrizioni imposte dall'emergenza covid creassero grandi difficoltà a tutta la filiera.

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I vini dell’Irpinia

Per la produzione dei vini Docg sono due le aree di riferimento, patria di vitigni che appartengono ad un patrimonio ampelografico inestimabile: quella tra le colline attraversate dal fiume Calore, dove si coltiva l’Aglianico da cui nasce il Taurasi, e quella tra le colline bagnate dal fiume Sabato, dove si coltivano i vitigni a bacca bianca come il Fiano di Avellino e il Greco di Tufo. La Doc Irpinia copre invece l’intera superficie della provincia di Avellino.

Docg Taurasi

E’ uno dei più pregiati vini rossi del Meridione, ma anche uno dei più celebri di tutto lo Stivale e fino al 2003 era l’unico del Centro-Sud a fregiarsi del riconoscimento Docg. Di grande struttura, elegante e complesso, è un prodotto capace di invecchiare bene anche per molti anni. Rappresenta la perfetta sintesi di ingredienti unici: la terra, il clima e le uve Aglianico (il vitigno più diffuso in Campania), situate sulle colline irpine tra i 400 e i 700 metri slm.

Di colore rosso rubino intenso, tendente al granato fino ad acquistare riflessi arancioni con l’invecchiamento, al naso si presenta caratteristico, etereo e gradevole, mentre all’assaggio è asciutto, pieno, armonico, equilibrato, con retrogusto persistente. Da disciplinare prevede solo le tipologie Rosso e Rosso Riserva e l’obbligo di sottoporre il vino a un periodo di invecchiamento di almeno tre anni (quattro per la tipologia riserva).

L’area produttiva comprende 17 comuni della provincia di Avellino (Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant’Angelo all’Esca, San Mango sul Calore, Torre le Nocelle e Venticano).

Il nome del vino trae origine dalla storica e antica arx Taurasia, una delle 21 città-campagna fondate dagli irpini, popolazione federata ai sanniti. Testimonianza storico-letterarie sulla presenza della vite e, in particolar modo, del vitigno Aglianico nell’attuale area produttiva del Taurasi è data da Tito Livio, nel suo Ab Urbe Condita, che descrive una “Taurasia dalle vigne opime” fornitrice di ottimo vino per l’Impero, dove si allevava la vite Greca o Ellenica.

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Alcune delle annate che segnano l’evoluzione storica del Taurasi in sintesi:

1928: vendemmia simbolo della rinascita del Taurasi, in grado di resistere alla fillossera che ha distrutto invece i vigneti dei migliori distretti francesi e del Nord Italia. Proprio in questo anno con la “Ferrovia del vino” partono da Taurasi interi vagoni di vino Aglianico, per rinsanguare i principali distretti viticoli toscani, piemontesi e di Bordeaux. La fillossera si farà sentire solo alla fine degli anni Trenta e nel 1948 riparte anche a Taurasi la ricostruzione di quegli impianti colpiti dal parassita, che ha risparmiato solo i vigneti su suoli vulcanici-sabbiosi.

1968: anno di riferimento per la straordinaria produzione di Taurasi, della Famiglia Mastroberardino, che rivive nelle sue grandi espressioni a partire proprio con quella annata, come il Romaneè-Conti 1961 per il Bordolese o il Brunello 1955 per Biondi-Santi.

1970: il primo Taurasi DOC, il cui Disciplinare prevede vino di sole uve Aglianico, con piccole concessioni (15%) ad altri vitigni locali minori quali il Piedirosso.

1985, 1987, 1988: incredibile serie di annate tutte a cinque stelle.

1993: il susseguirsi di eccellenti annate, fa registrare in questi anni l’esplosione del Taurasi e la sua affermazione tra i grandi vini internazionali; le Cantine imbottigliatrici passano da 10 a circa 80 e arriva il riconoscimento della DOCG.

1997: altro millesimo classificato a 5 stelle, affaccia il Taurasi all’età contemporanea con vini che esprimono la ricerca di possibili nuovi modelli interpretativi della denominazione, principalmente dovuti all’impiego delle barrique, da sola o affianco alle grandi botti di rovere di Slavonia, e soprattutto sancisce l’avvenuta evoluzione del vigneto dove ormai prevalgono i moderni sesti di impianto, a sostituzione dell’ormai obsoleta, ma sempre affascinante alberata taurasina.

2001: vendemmia della drastica riduzione delle rese, causa di una gelata tardo-primaverile, ma il vino ottenuto si racconta con grande mineralità, buona alcolicità, corpo e pienezza che trovano il loro equilibrio in bottiglia.

2002: una delle peggiori annate degli ultimi 50 anni, la quasi totalità dei produttori, non produrranno il Taurasi declassando i vini alle sotto-denominazioni Irpinia Aglianico.

2003: l’eterogeneità la fa da padrona; uve difficili da vinificare a causa di un’estate estremamente calda e secca, ma che alla fine offre comunque ottimi risultati e mette in risalto il valore distintivo dei singoli terroir del Taurasi a dimostrazione della ricchezza e dell’unicum di questo vino e delle sue aree produttive.

2004: vendemmia generosa ed equilibrata, con vini eleganti, austeri e potenti che esprimono la classicità stilistica del Taurasi.

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Docg Greco di Tufo

Doc nel 1970 e Docg nel 2003, questo vino dalla grande personalità nasce dall’omonimo vitigno, senza dubbio il più antico dell'Avellinese, e fu importato dai Pelagi dalla regione greca della Tessaglia. L’origine millenaria di questa vite è confermata dal ritrovamento a Pompei di un affresco del I secolo a.C., in cui si fa esplicito riferimento al "vino Greco". Furono i Romani a portarla in auge successivamente.

Inizialmente diffuso sulle pendici del Vesuvio, oggi il vitigno viene coltivato a Nord di Avellino, fino ai confini della provincia di Benevento, in un territorio che comprende 8 comuni (Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni) per una superficie totale di appena 61,52 kmq. Le vigne del Greco di Tufo si abbarbicano su terreni argillosi, sabbiosi o su rocce calcaree (perfino dolomitiche) dai 300 ai 650 metri lungo la valle del fiume Sabato, affluente di sinistra del più noto fiume Calore. A favorire lo sviluppo della viticultura nell’area fu la scoperta nell’Ottocento di enormi giacimenti di zolfo proprio nel comune di Tufo, che allora divenne uno dei più importanti centri minerari del Sud. Fu presto noto che questo minerale fosse molto utile alla coltivazione della vite, tanto da dare origine alla tecnica della “zolfatura” che permetteva di proteggere i grappoli dagli agenti patogeni esterni. Ed è proprio lo zolfo a conferire uno dei tratti distintivi del Greco di Tufo, la mineralità sulfurea. Da disciplinare prevede solo le tipologie Bianco e Spumante. La prima si presenta di colore giallo paglierino (più o meno intenso), gradevole e intenso al naso e fresco, secco e aromatico al palato; la seconda invece presenta una spuma fine e persistente e un colore giallo paglierino (anch’esso più o meno intenso) con riflessi verdognoli o dorati; un delicato sentore di lievito e un sapore sapido, fine e armonico (del tipo

‘extrabrut’ o ‘brut’) completano il profilo sensoriale.

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Docg Fiano di Avellino

Punta di diamante dell'enologia bianca meridionale, un vino molto apprezzato per la sua incredibile propensione all’invecchiamento, già ai tempi di Federico II e di re Carlo II d’Angiò. È questo l’identikit del Fiano di Avellino, le cui uve vengono coltivate in una vasta area della provincia di Avellino, tra cui il comune di Lapio, anticamente chiamato Apia. Un luogo, quest’ultimo, che spiega la possibile origine “nativa” del vitigno, come si reperisce anche in una pubblicazione del 1642 del frate Scipione Bella Bona dal titolo: «Ragguagli della città di Avellino». Il termine Fiano deriverebbe quindi da

‘Apiana’, uva già conosciuta e decantata dai poeti latini, e nel tempo avrebbe subito varie modifiche, trasformandosi in “Apiano”, successivamente in “Afianti” e in ultimo in “Fiano”. Così come per il Greco di Tufo, anche l’area produttiva del Fiano di Avellino vanta una storia vitivinicola millenaria, iniziata in epoca antica e portata al rango di vera attività socio-economica con l’avvento dell’Impero Romano. Quattro in tutto i “terroir” vocati alla produzione di questo vino. Aree dove le caratteristiche varietali del vitigno si esprimono con accenti e sfumature peculiari a seconda dell’altimetria, delle esposizioni e della composizione dei terreni, pur seguendo un comune filo conduttore: Lapio (da cui si ottengo vini ricchi di struttura e con una spiccata connotazione aromatica, tali da assomigliare a veri e propri vini di montagna); Summonte (che dà origine a vini potenti, dal notevole corredo fruttato); Montefredane (collina argillosa e cretosa che esalta le note minerali dei vini, caratterizzati da ottima longevità); fascia collinare ad est di Avellino (i cui terreni sabbiosi regalano note tipiche di nocciola tostata, dando origine a vini pronti nel medio periodo).

Nel rispetto del disciplinare, il Fiano di Avellino Docg deve rispondere alle seguenti caratteristiche:

colore giallo paglierino più o meno intenso; odore gradevole, intenso, fine e caratteristico; sapore fresco e armonico.

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Informazioni utili

Segreteria organizzativa: Camera di Commercio di Avellino promozione@av.camcom.it mobile: +39 366 5786111

Comunicazione: MG Logos

info@mglogos.it mobile: + 39 3478729876

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