Varato il Decreto Interministeriale
sulla “Terra dei Fuochi”
Numero 1 - Marzo 2014
20
P
er la prima volta, in un capitolo del rapporto Ecomafia del 2003, appare il termine “Terra dei Fuochi”, oggi tri- stemente conosciuto e comunemente utiliz- zato per indicare un’area del sito più vasto denominato Litorale domitio flegreo e Agro aversano, significativamente contaminata dall’inquinamento da rifiuti tossici delle in- dustrie di diverse parti d’Italia e smaltiti ille- galmente da almeno 30 anni nelle discariche locali, abusive e non, caratterizzate da roghi appiccati all’aria aperta.Ricordiamo che il Litorale domitio flegreo e Agro aversano fu uno dei primi 15 SIN (Siti d’interesse nazionale per le bonifiche) inseriti nel programma nazionale di bonifica nel 1998 e declassato nel 2013 a SIR (Sito d’in- teresse regionale) con decreto del ministero dell’Ambiente e con il benestare della Re- gione Campania.
Contro questa decisione Legambiente ha presentato ricorso al Tar del Lazio per l’esclusione dal Programma nazionale di bo- nifica di quattro siti: Litorale Domizio-Fle- greo e Agro Aversano, Pitelli a La Spezia, il bacino del fiume Sacco e le discariche della provincia di Frosinone.
Da Porto Marghera a Gela, passando per Priolo, Manfredonia, Terni fino a Porto Tor- res, in Italia sono 100mila gli ettari di terri- torio contaminato da rifiuti industriali di ogni tipo; 57 SIN, da bonificare individuati negli ultimi 15 anni, poi ridotti a 39 con il decreto ministeriale dell’11 gennaio 2013.
Secondo il Programma nazionale di bonifica curato dal ministero dell’Ambiente, il totale delle aree perimetrate come SIN è arrivato negli anni a circa 180mila ettari di superficie;
oggi, con la loro riduzione, la superficie è scesa a 100mila ettari circa.
Con tali premesse, non possono che appa- rire positive le affermazioni del riconfer- mato ministro della Salute Lorenzin: «Da tre mesi abbiamo aperto un sipario chiuso con l’obiettivo di risolvere i problemi».
Inizia, quindi, seriamente la valutazione del rischio, dopo decenni di silenzio, del dramma della “Terra dei Fuochi”, un terri- torio fortemente contaminato dalle cosche dell’ecomafia. Finalmente ci si muove, grazie anche alla pressione di un’opinione pubblica sempre più allarmata e sospinti dal tracollo dell’agroalimentare di una regione strategica per l’export italiano.
A ricaduta dei risultati delle indagini svolte nei 57 Comuni definiti “prioritari” è quindi emanato un decreto “attivo da subito” per come annunciato dallo stesso ministro Lo- renzin lo scorso 11 marzo nel corso della sua presentazione a Palazzo Chigi da parte dei tre dicasteri coinvolti, che comporta il di- vieto di vendita dei prodotti alimentari pro- venienti da terreni a rischio nella Terra dei fuochi.
Una serie di provvedimenti importanti, con l’obiettivo di risolvere i problemi. Un lavoro poderoso, avviato già con lo screening di massa su questi territori per dare certezza e sicurezza alla popolazione. «Sono stati stan- ziati 50 mln di euro e stiamo quindi affron- tando il problema salute di quelle zone a tutto tondo», ha aggiunto il ministro della Salute, Lorenzin.
L’analisi sui terreni e stata definita “una tappa intermedia“ dal ministro dell’Agricol- tura Maurizio Martina nel corso dell’incon- tro di presentazione del Decreto Interministeriale, a cui hanno preso parte il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, nonché il
Dall'allarme indefinito alla valutazione dei rischi:
paventate situazioni simili in altre Regioni SICUREZZA ALIMENTARE
Antonio Gianni
Numero 1 - Marzo 2014
21 presidente della Regione Campania, Stefano
Caldoro.
Quest’ultimo ha evidenziato come le aree coinvolte interessino solo lo 0,01% del ter- ritorio della Campania.
Il ministro delle Politiche Agricole e Forestali nell’illustrare il provvedimento interministe- riale sui prodotti alimentari provenienti dalle aree a rischio ha precisato che la vendita «è consentita ad almeno una di queste condi- zioni: che le colture siano state già oggetto di controlli ufficiali con esito favorevole negli ultimi 12 mesi; che siano state effettuate in- dagini, su richiesta e con spese a carico del- l’operatore, dall’Autorità competente, con esito analitico favorevole».
«Solo il 2% dei terreni presenti in 57 comuni della cosiddetta Terra dei fuochi in Campa- nia è da considerare area a sospetto rischio»
ha aggiunto il ministro.
Sono stati individuati 51 siti per i quali «ri- sulta necessario prioritariamente proporre misure di salvaguardia per garantire la sicu- rezza delle produzione agroalimentare, per un totale di 64 ettari di suolo agricolo», que- sto è quanto si legge nel resoconto preparato dai ministeri interessati.
«Su 1.076 km² di terreni mappati, la “Terra dei Fuochi” si estende su un’area di 21,5 km², dei quali 9,2 destinati all’agricoltura», ha sottolineato il ministro delle Politiche
Agricole, Alimentari e Forestali, Maurizio Martina, presentando la mappatura dei ter- reni disposta in seguito all’approvazione del DL n. 136 del 2013 per fronteggiare l’emer- genza ambientale in questa zona della Cam- pania. Istituita anche una banca dati centrale per la raccolta di tutti gli elementi prove- nienti dal territorio; un gruppo di lavoro, creato ad hoc, potrà replicare la metodolo- gia di indagine messa a punto su qualsiasi altra area. Operazioni indirizzate anche a re- stituire credibilità e fiducia verso i prodotti campani che, pur provenendo in larghissima parte da terreni non contaminati, hanno su- bito negli ultimi mesi un crollo delle vendite.
Entro 90 giorni, dall’emanazione del decreto interministeriale, saranno individuate le aree
“no food”, quelle in cui per motivi sanitari deve essere vietata ogni coltivazione desti- nata all’alimentazione.
A corollario dell’operazione verranno anche testate specifiche colture per saggiare l’even- tuale impatto positivo nel ruolo di fitodepu- razione del terreno.
Tuttavia ai rassicuranti messaggi lanciati dai titolari dei tre dicasteri coinvolti nella lotta alla Terra dei fuochi in Campania, si con- trappone la preoccupazione per possibili analoghi scenari in altre realtà regionali.
È il caso della Calabria: «Sono convinto ci sia un equivalente della Terra dei fuochi
campana anche in Calabra», questo l’al- larme preoccupante lanciato da Federico Cafiero de Raho, procuratore capo di Reg- gio Calabria, il magistrato che in precedenza a Napoli si era occupato dei casalesi gui- dando le inchieste che hanno portato in car- cere Bidognetti, “Sandokan” Schiavone e Michele Zagaria. Proprio secondo il rac- conto dell’ex boss Schiavone, ora pentito, anche in Calabria sarebbero stati sversati il- legalmente rifiuti tossici. A chiosa, l’inquie- tante dichiarazione rilasciata del procuratore Capo di Reggio Calabra: «Le mafie si sono arricchite sui rifiuti. Varie sono le notizie sui rifiuti sversati intorno al territorio di Reggio Calabria e un’attività di contrasto su questo ancora non è stata compiuta, è da fare. Le- gambiente nel suo rapporto dipinge un qua- dro preoccupante. Ma mi chiedo: come mai nulla è stato fatto visto che questo sversa- mento di rifiuti è avvenuto tanti anni fa? Noi solo oggi cominciamo a muoverci».
È assolutamente evidente che le filiere agroa- limentari, pur operando nel massimo ri- spetto del benessere animale, dell’igiene zootecnica e della rimozione dei rischi mi- crobiologici nei cibi, possono essere deva- state e rese inidonee alla produzione di alimenti se il “fattore ambiente” non viene adeguatamente controllato preservandone la salubrità e l’equilibrio ecologico.
VETERINARI CONVENZIONATI
Interpretazione e integrazione del Regolamento per l’attuazione dello Statuto SIVeMP
Il Direttivo nazionale SIVeMP, riunitosi in data 27 giugno 2013, per ottemperare alle necessità di rappresentatività degli iscritti di qualunque condizione giuridica, per consentire un corretto svolgimento delle operazioni elettorali nei vari livelli organizzativi e di rappresentanza, per definire le modalità di elezione dei delegati al Congresso, per consentire l’effettiva adesione a FeSPA e in tale sede la specifica rappresentanza dei veterinari, in via transitoria e ai sensi dello Statuto vigente, ha approvato la seguente interpretazione e integrazione del Regolamento e dello Statuto SIVeMP che è stata definitivamente accolta dal 46° Congresso nazionale:
« Modalità di elezione del Coordinatore Aziendale, Provinciale, Regionale e Nazionale SIVeMP Convenzionati in rappresentanza dei veterinari convenzionati e precari a seguito della costituzione di FeSPA:
1. Ai sensi dell’art. 21 dello Statuto SIVeMP il Congresso Nazionale individua il settore “veterinari convenzionati e precari”. È abrogato l’art. 24 bis dello Statuto SIVeMP.
2. Ogni 4 anni i veterinari convenzionati, nonché gli specialisti ambulatoriali (ACN-SISAC) ed i veterinari precari operanti nel SSN, iscritti al SIVeMP, eleggono in ciascuna provincia un Coordinatore Provinciale SIVeMP Convenzionati,il quale è il rappresentante SIVeMP in seno al Comitato consultivo zonale provinciale secondo quanto previsto dallo Statuto di FeSPA.
3. Laddove in una Provincia coesistano più ASL, e/o un IZS, in ciascuna amministrazione viene eletto un Coordinatore Aziendale SIVeMP Convenzionati.
Gli iscritti della Provincia eleggono tra i suddetti rappresentanti il Coordinatore Provinciale SIVeMP Convenzionati.
4. Il voto di ogni iscritto viene espresso personalmente nella ASL presso la quale il medesimo ha rilasciato la delega sindacale per l’iscrizione al SIVeMP.
5. Ogni 4 anni i Coordinatori Provinciali SIVeMP Convenzionati di cui all’art. 1 eleggono fra i medesimi un Coordinatore Regionale SIVeMP Convenzionati il quale è il rappresentante SIVeMP in seno al Comitato Consultivo Regionale secondo quanto previsto dallo Statuto di FeSPA.
6. Il Coordinatore Nazionale del settore, come da art. 22 dello Statuto SIVeMP, è individuato tra i Coordinatori Regionali dall’Assemblea dei medesimi.
7. I Coordinatori dei diversi livelli partecipano alla vita associativa unitaria del SIVeMP nei medesimi livelli nei quali opera la corrispondente rappresentanza della dirigenza, con la quale devono condividere le politiche sindacali e negoziali aziendali e regionali e nazionali».