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PERIODO DI VALIDITA’ (2015 – 2024)

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Comune di Terranova del Pollino Provincia di Potenza

Piano di Assestamento Forestale

PERIODO DI VALIDITA’

(2015 – 2024)

STUDIO DI VALUTAZIONE D’INCIDENZA (Art. 6 D.P.R 120/2003)

I Professionisti

Dott. Pesce Paolo Pasquale Dott. Guarino Nicola

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1 PREMESSA

La valutazione d’incidenza è un procedimento di carattere preventivo introdotto dall’art. 6, comma. 3, della direttiva “Habitat” con lo scopo di salvaguardare l’integrità dei siti attraverso l’esame delle interferenze di piani e/o progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionare, eventualmente, l’equilibrio ambientale. In ambito nazionale, la valutazione d’incidenza viene disciplinata dall’art. 6 del DPR 12 marzo 2003 n. 120 (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l’art. 5 del DPR 8 settembre 1997, n. 357 che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva “Habitat”. In base all’art. 6 del nuovo DPR 120/2003, comma 1, nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. Si tratta di un principio di carattere generale tendente ad evitare che vengano approvati strumenti di gestione territoriale in conflitto con le esigenze di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario.

Il comma 2 dello stesso art. 6 stabilisce che vanno sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico - venatori e le loro varianti. Lo studio per la valutazione di incidenza deve essere redatto secondo gli indirizzi dell’allegato G al DPR 357/97 che prevede che lo studio per la valutazione di incidenza debba contenere:

- una descrizione del piano o del progetto che faccia riferimento, in particolare, alla tipologia delle azioni e/o delle opere, alla dimensione, alla complementarietà con altri piani e/o progetti, all’uso delle risorse naturali, alla produzione di rifiuti, all’inquinamento e al disturbo ambientale, al rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate;

- un’analisi delle interferenze del piano o progetto col sistema ambientale di riferimento, che tenga in considerazione le componenti biotiche, abiotiche e le connessioni ecologiche.

Nell’analisi delle interferenze occorre prendere in considerazione la qualità, la capacità di rigenerazione delle risorse naturali e la capacità di carico dell’ambiente.

Per gli atti di pianificazione territoriale di rilevanza regionale, interregionale, provinciale e comunale, lo studio per la valutazione di incidenza viene presentato alle regioni e alle province autonome competenti (DPR 120/2003, art. 6 comma 2).

La metodologia procedurale proposta nella guida della Commissione è un percorso di analisi e valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali:

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• Livello I – Screening;

• Livello II – Valutazione appropriata;

• Livello III – Valutazione delle soluzioni alternative;

• Livello IV - Valutazione in caso di assenza di soluzioni alternative.

Lo “screening” individua le implicazioni potenziali di un progetto o piano su un sito Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e determina il possibile grado di significatività di tali incidenze.

La “valutazione appropriata” valuta l’incidenza del progetto o piano sull’integrità del sito Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, tenendo conto della struttura e funzione del sito, nonché dei suoi obiettivi di conservazione. Nel caso d’incidenza negativa, valuta anche le possibilità di mitigazione.

La “valutazione delle soluzioni alternative” considera le modalità alternative per attuazione del progetto o piano in grado di prevenire gli effetti passibili di pregiudicare l’integrità del sito Natura 2000.

La “valutazione in caso d’assenza di soluzioni alternative” esamina le misure compensative da adottare nei casi in cui permanga l’incidenza negativa e sia necessario portare avanti il piano o progetto per motivi imperanti di rilevante interesse pubblico.

Occorre sottolineare che i passaggi successivi fra le varie fasi non sono obbligatori, sono invece consequenziali alle informazioni e ai risultati ottenuti; infatti, se le conclusioni alla fine della fase di verifica indicano chiaramente che non ci potranno essere effetti con incidenza significativa sul sito, non occorre procedere alla fase successiva.

2 DESCRIZIONE DEL PIANO DI ASSESTAMENTO FORESTALE

2.1 CARATTERISTICHE GEOGRAFICHE E AMMINISTRATIVE

Il comune di Terranova di Pollino è situato alle pendici del monte Calvario in una delle aree più suggestive del Parco Nazionale del Pollino.

Il territorio comunale ha un’estensione di 112 km2, risulta compreso tra i 530 e i 2.248 metri sul livello del mare. L’escursione altimetrica complessiva risulta essere pari a 1.718 metri.

Confina con i comuni lucani di San Costantino Albanese (PZ), San Paolo Albanese (PZ), San Severino Lucano (PZ), Francavilla sul Sinni (PZ), e calabresi di Alessandria del Carretto (CS),

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San Lorenzo Bellizzi (CS), Cerchiara di Calabria (CS), Castrovillari (CS). Confina, inoltre, con un’isola amministrativa del comune di Chiaromonte (PZ).

Il territorio di Terranova di Pollino è interamente compreso nel Parco Nazionale del Pollino, include aree ricadenti nel bacino idrografico del torrente Sarmento, Rubbio, Frido per il versante Lucano ed aree del bacino del Raganello per quanto riguarda i versanti confinanti con la Regione Calabria.

I principali rilievi presenti sono: Serrra Dolcedorme (m 2267), Monte Pollino (m 2.248), Serra delle Ciavole (m 2127), Serra di Crispo (m 2052), Monte Sparviere ( m 1.713), la Falconara (m1.656). Il complesso assestamentale di Terranova di Pollino, che interessa quasi tutto il territorio comunale, è stato suddiviso in otto macroaree alle quali è stato dato il nome della località, maggiormente conosciuta, che ricade nella macroarea stessa. Tutte le macroaree ricadono nel perimetro del territorio comunale e sono denominate: Lago Duglia, Cugno Cumone, La Spinazzeta, Bosco del Duca, Malafede, La Falconara, Manche del Palo, Serre di Lagoforano.

A queste zone è riconosciuto un alto valore biologico e naturale. La proprietà comunale ha una estensione catastale complessiva di 3.399,70,91 ha. Il complesso assestamentale (proprietà comunale cartografata) ha un’estensione catastale complessiva di 3.344,39,89 ha.

I limiti altimetrici del complesso assestamentale sono compresi tra 1723 m s.l.m. della località Fronte di Mola e i 610 m s.l.m. in prossimità del fiume Sarmento.

La proprietà comunale è individuabile sul foglio 211 (tavoletta II SO – San Costantino Albanese ) e sul foglio 221 (tavoletta I NE – Alessandria del Carretto, tavoletta I NO - Terranova del Pollino, tavoletta I SE - Cerchiara di Calabria) della Carta Topografica d'Italia dell'I.G.M.I.; le coordinate UTM WGS 84 sono 605267 Est e 4422916 Nord riferite alla località Lago Duglia posta a 1390 m s.l.m..

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5 2.2 AMBIENTI VEGETAZIONALI E FAUNISTICI 2.2.1 Aspetti vegetazionali

Le diverse aree costituenti la proprietà boscata comunale sono interessate da diverse categorie fisionomiche.

La categoria fisionomica d’interesse forestale maggiormente presente è rappresentata dai boschi misti di faggio (Fagus sylvatica) e abete bianco (Abies alba).

La faggeta con l'abete bianco è presente generalmente a quote comprese tra i 1300 e i 1700 e rappresenta la tipologia di bosco montano maggiormente diffusa nel comune di Terranova di Pollino. L’abete lo si trova con grossi esemplari isolati, e frequentemente sotto forma di novellame, spessina e/o perticaia. In genere l’abete bianco vegeta bene e si rinnova spingendosi sino a 1800 m sul flysch eocenico che si addentra nell’orditura calcarea del mesozoico.

Alle quote inferiori la faggeta termofila è ascrivibile all’Aquifolium – Fagetum. Le specie che si incontrano oltre all’Ilex aquifolium, sono la Euphorbia amygdaloides, la Daphne laureola, il Lathyrus venetus ed Allium triquetrum. Alle quote più elevate troviamo tratti di faggeta altomontana (faggeta a campanula: Asyneumati- fagetum). Le specie presenti in queste faggete sono la Campanula trichocalycina, il Ranunculus brutus, l’ Oxalis acetosella, la Stellaria nemoru, il Galium odoratum, il Mycelis muralis e la Sanicula europaea. Queste faggete sono in genere monospecifiche, con il solo faggio nello strato arboreo e mostrano il tipico impoverimento floristico delle faggete di alta quota. Queste formazioni forestali di proprietà comunali, che si rinvengono principalmente nelle località Lago Duglia e Cugno Cumone, ricadono nell' habitat di interesse comunitario con codice 9220* (Habitat prioritario), denominato “Faggeti degli Appennini con Abies Alba e faggete con Abies nebrodensis”. Questo habitat che occupa gran parte della superficie dell'area SIC, con codice IT 9210075, denominato Lago Duglia, Casino Toscano e Piana di S.Francesco, ricade anche nella ZPS IT9210275 denominata Massiccio del Monte Pollino e Monte Alpi nel Parco Nazionale del Pollino.

L’intensità e la natura dell’intervento antropico ha influenzato l’attuale struttura di questi popolamenti turbando quasi ovunque il mirabile equilibrio dell’ecosistema foresta. Per quanto riguarda l’abete bianco le utilizzazioni del passato hanno causato il suo inevitabile declino, considerata la maggiore capacità di propagazione del suo concorrente diretto: il faggio.

Attualmente l’intervento antropico non costituisce più elemento di disturbo per l’affermazione dell’Abete bianco mentre in alcune aree è ancora attivo e deleterio il pascolo estivo in bosco.

Dove la copertura del faggio è più rada si incontrano gruppi di novellame di abete, spesso in buone condizioni vegetative. La struttura prevalente dei boschi di faggio monospecifici e misti all’abete è quella di una fustaia irregolare disetaneiforme, anche se non mancano tratti in cui il

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popolamento assume un aspetto coetaneiforme. In questa zona, oltre all’abete bianco (Abies alba), è possibile rilevare la presenza di altre specie arboree di pregio come: l’acero di monte (Acer pseudoplatanus), l’acero d’ungheria (Acer obtusatum), il Tasso (Taxus baccata) e sui costoni rocciosi, in prossimità delle creste, è possibile ammirare il pino loricato (Pinus leucodermis) che si spinge oltre i 2.000 m di quota. La proprietà comunale di località Lago Fondo ricade in parte nell'habitat di interesse comunitario con codice 95A0 denominato: Pinete Oromediteranee di altitudine. Il pino loricato (Pinus leucodermis), importantissima specie relitta balcanica delle glaciazioni quaternarie, rappresenta la più caratteristica ed emblematica vegetazione del Parco Nazionale del Pollino. Una stazione tipica del pino loricato è compresa tra Serra di Crispo e Serra delle Ciavole, dove la conifera forma una fustaia molto rada con 30-40 alberi per ettaro, con diametri che superano talvolta il metro e con altezze dendrometriche che arrivano fino a 17-18m. Su queste due Serre, il pino loricato sale fino alla vetta, sempre in piccoli gruppi o assolato; ma alle massime altitudini la rinnovazione è quasi del tutto assente.

Attorno ai vecchi soggetti, in parte deperienti, appare talvolta una rinnovazione incerta e a piccoli gruppi.

Il territorio del Parco racchiude al suo interno tutte le stazioni di Pinus leucodermis italiane.

Nei pianori di alta quota, si estendono le praterie ed i pascoli che si coprono di un manto fiorito di estremo valore naturalistico e paesaggistico con specie di: millefoglio montano, genziana maggiore, narciso selvatico, zafferano maggiore, ranuncolo lanuto e numerose orchidacee. In queste aree si osserva una consociazione tra le specie delle praterie aride secondarie (brometi) e quelle delle praterie di altitudine vere e proprie (seslereti). Risultano molto diffusi i festucheti a Festuca macrathera che formano delle praterie chiuse (copertura 100%) dominate da Festuca macrathera e Trifolium thalii. Le specie più frequenti, oltre quelle dominanti, sono: Luzula pindica, Phleum alpinium, Plantago atrata, Poa violacea e Crepis aurea ssp., Lucida, Nardus striata, Festuca rubra, Dianthus deltoides e Crocus albiflorus. I tappeti erbosi a Festuca macrathera e Trifolium thalii sono molto estesi sui grandi altipiani del massiccio del Pollino. In corrispondenza dei grandi pianori carsici si estendono delle praterie mesofite caratterizzate dalla dominanza di Cynosursus cristatus, Lolium perenne e Trifolium repens. Altre specie molto frequenti sono: Plantago lanceolata, Bellis perennis, Trifolium pratense ss. Pratense, Agrostis stolonifera, Anthoxanthum odoratum, Phleum pratense e Lotus corniculatus. I pianori e i pascoli di alta quota, di proprietà comunale, di località Lago Duglia, La Falconara e Timpa delle Murge ricadono nell' habitat di interesse comunitario con codice 6210* denominato "Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee). Questo habitat risulta particolarmente esteso anche nel SIC IT

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9210250 Timpa delle Murge e nel SIC IT 9210120 La Falconara. Nella proprieta comunale di località Timpa delle Murge ritroviamo anche l'habitat di interesse comunitario con codice 9180*

denominato Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion e nella proprietà comunale di località la Falconara troviamo anche i seguenti habitat di interesse comunitario con codici:

9220* , 9180*, 8210, 5130, 8130.

Alle quote inferiori i boschi comunali di specie quercine risultano dominanti da roverella (Quercus pubescens), mentre a quote superiori a 800 m.s.l.m. prevale il cerro (Quercus cerris).

Nelle aree di forte pendenza e più soleggiate sono diffuse formazioni con l'orniello (Fraxinus ornus L.) , la carpinella (Carpinus orientalis Miller) e l' acero campestre (Acer campestre L.).

Altre specie sporadiche sono l’acero opalo (Acer opalus L.), l’ontano napoletano (Alnus cordata Desf.), il carpino bianco (Carpinus betulus L.) il carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.) e il corniolo (Cornus mas L.).

Lo strato arbustivo, quando è presente, è rappresentato da ilex aquifolium, ruscus aculeatus, rubu spp., crataegus monogyna, rosa canina L, Cytisus scoparius L., Cytisus spp. Nello strato erbaceo si ritrovano frequentemente: Pisum arvense, Ranunculus, Euphorbia amygdaloides, Daphne laureola, Lathyrus venetus, Allium triquetrum,Coronilla emerus, Buglossoides pupurocaerulea, Primula vulgaris, Helleborus foetidus, Ptilostemon strictus e fra le camefite Dorycnium hirsutum e Vinca minor.

Le formazioni forestali di proprietà comunale, nella parte bassa di località Lago Duglia, in posizione Sud-Ovest, ricadono nell' habitat prioritario d'interesse comunitario con codice 91M0 denominato “Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere. Questo habitat occupa una parte della superficie dell'area SIC con codice IT 9210075 denominata Lago Duglia, Casino Toscano e Piana di S.Francesco.

La struttura floristico-vegetativa dei boschi in esame è stata notevolmente influenzata e modificata dall’uomo, con l'esercizio del pascolo senza limiti di carico e di durata, ma soprattutto con i tagli, succedutisi con intensità crescente e con criteri, diversi: dal taglio a raso ai tagli successivi e al taglio saltuario (Famiglietti 1975).

Il bosco di roverella è rappresentato da sporadici e piccoli nuclei di bosco d’alto fusto degradato e da cedui misti dominati da questa specie. Nei terreni occupati dall'agricoltura la roverella è presente con alberi isolati, anche di notevoli dimensioni. Sotto l’aspetto produttivo la roverella (Q. pubescens) ha ridotta importanza, anche se, nel territorio si spinge fino a 1200-1400 m di altitudine dove inizia il bosco mesofilo di faggio e abete bianco o faggio puro. Il cerro al quale si associano spesso il pero selvatico, gli aceri e i carpini, sale anche più in alto, lungo le pendici abbandonate dell'agricoltura dove la specie si sta ridiffondendo.

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Il querceto presenta una struttura coetaneiforme ma non mancano zone a struttura più o meno stratificata. I boschi della fascia fitoclimatica del Castanetum, sono costituiti prevelentemnete da cerro e roverella ma anche da altre latifoglie come: gli aceri, i carpini, i frassini, i peri ed i meli selvatici, l'olmo, i salici, i pioppi, i pruni, molto sporadici i tigli e i sorbi.

2.2.2 Aspetti faunistici

Il Parco Nazionale del Pollino presenta una marcata caratterizzazione naturalistica e dal punto di vista faunistico, l’area del Pollino è fra le più rilevanti di tutto il meridione d’Italia. Oltre alla varietà di ambienti, da quelli strettamente mediterranei a quelli altomontani, la posizione geografica consente una elevata ricchezza di specie e di peculiarità zoologiche, in quanto essa favorisce lo scambio di elementi faunistici con il resto dell’Appennino.

Ancora oggi, infatti, la fauna del Pollino si presenta ricca e varia ed annovera, nonostante le decimazioni subite, numerose specie.

Il comune di Terranova presenta un territorio esteso e ricco di ambienti nell’area a maggiore rilevanza naturale del parco. Tra i grandi carnivori è presente il lupo (Canis lupus italicus), che frequenta il massiccio in diverse aree, spesso in branchi, a volte, avvistabili persino d’estate tra Serra delle Ciavole, Dolcedorme, Pollino. Diffusissimo tra gli ungulati il cinghiale (Sus scrofa), mentre sono presenti piccoli nuclei di individui autoctoni di capriolo e da alcuni anni sono stati introdotti alcuni esemplari di cervo e grifone che si stanno gradualmente ambientando.

Della famiglia dei Mustelidi, sono presenti la Donnola, la Faina, il Tasso e la Martora: tutte specie presenti nei boschi e nelle campagne a seconda delle loro esigenze ambientali. Altri Predatori sono il rarissimo Gatto selvatico (Felis catus) e la comunissima Volpe (Vulpes vulpes).

Tra i piccoli mammiferi è diffuso lo Scoiattolo meridionale (Sciurus meridionalis), il Ghiro (Glis glis), il Riccio (Erinaceus europaeus) e l’Istrice (Hystrix cristata).

Tra gli uccelli rapaci sopravvive nell'area orientale del Parco la specie più piccola, il Capovaccaio (Nephron percnopterus). Questi uccelli, che abitualmente si nutrono di carogne, sono scomparsi per l'uso di bocconi avvelenati e per la scomparsa dei grandi erbivori dei quali eliminavano in poco tempo le carogne putrescenti. La località Toppo Vuturo (Colle dell'avvoltoio), vicino Terranova di Pollino ce ne ricorda la storica presenza. L'Aquila reale (Aquila chrysaëtos) è la più grande specie di rapace nidificante con qualche coppia nelle balze rocciose più impervie, insieme al Falco pellegrino (Falco peregrinus). Molto più comuni sono il Gheppio (Falco tinnunculus) e la Poiana (Buteo buteo) che spesso volteggiano sui prati alla ricerca di prede, posandosi a terra, su pietre o alberi. Il Nibbio reale (Milvus milvus) è presente in località con spazi molto aperti. Nei boschi più fitti ed estesi volano tra gli alberi inseguendo le

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prede l'Astore (Accipiter gentilis) e lo Sparviero (Accipiter nisus). Sempre più frequente è possibile incontrare il Falco Pecchiaiolo (Pernis apivorus) mentre si nutre di insetti rincorrendoli sui prati. Tra i rapaci notturni abbondano la Civetta (Athene noctua), l'Allocco (Strix aluco), il Barbagianni (Tyto alba) mentre più rari sono il Gufo comune (Asio otus) e il Gufo reale. Tra i corvidi, oltre alla Cornacchia grigia (Corvus corone cornix), la Taccola (Corvus monedula), la Gazza ladra (Pica pica) e la Ghiandaia (Garrulus glandarius), il rappresentante più importante è il Corvo imperiale (Corvus corax) facilmente visibile sulle alte cime. Tra i piciformi oltre al Picchio Verde (Picus viridis) e al Picchio rosso maggiore (Picoides major), il grande Picchio nero (Dryocopus martius) trova nelle foreste più selvagge del Parco una delle poche stazioni di nidificazioni d'Italia.

Altre specie di uccelli presenti sono le Beccacce, la Coturnice (Alectoris graeca) e nelle praterie la Quaglia (Coturnix coturnix). Dei piccoli uccelli ricordiamo l'Averla piccola, la Ballerina bianca, varie Cince, Culbianchi, il Fiorrancino, il Pettirosso, Rigogolo, il Merlo, la Tordela e sempre più numerosi i Colombacci.

Tra i rettili più importanti ricordiamo il Cervone, il più grande e innocuo serpente d'Europa, il Colubro, e la vipera comune. Comunissimi sono il Ramarro e la Lucertola, mentre il Geco è localizzato nei versanti più caldi.

Sono presenti, inoltre, numerose specie appartenenti agli anfibi, tra gli Urodeli ricordiamo la Salamandrina dagli Occhiali e la Salamandra Pezzata, mentre tra gli anuri l'Ululone dal Ventre Giallo è sicuramente la specie più interessante. Un particolare interesse riveste la coleotterofauna. Nessun altro ordine del regno animale comprende una tale varietà.

Le dimensioni dei rappresentanti di quest’ordine sono estremamente variabili ma caratteristica distintiva è la trasformazione del primo paio di ali in elitre di costituzione coriacea, che assicurano protezione e garantiscono una minore disidratazione, consentendo loro di sopravvivere anche in ambienti poco favorevoli. Il corpo è protetto da un robusto esoscheletro, spesso ornato di setole, di vari processi e disegni. La livrea è estremamente varia e spesso mimetica con l’ambiente in cui si sono adattati, oppure riproduce quella di specie armate di organi di offesa/difesa.

Il Parco Nazionale del Pollino con i suoi boschi, a volte impenetrabili, le sue estese praterie e le vette, accoglie una fauna di eccezionale interesse, molto spesso a testimonianza delle vicissitudini climatiche che lo hanno interessato. Numerose sono le specie che, colonizzando la nostra Penisola durante le varie ere glaciali, sono riuscite a sopravvivere solo su tale Massiccio o che hanno in esso la stazione più meridionale di diffusione o che, separatesi dalle popolazioni originarie, hanno dato origine a nuove entità. Del Parco Nazionale del Pollino (Angelini, 1986

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dattiloscritto per la Regione Basilicata) sono al momento note poco più di 2.000 specie: circa 180 raggiungono in esso il limite meridionale di distribuzione in Italia e circa 20 risultano endemiche o para endemiche. Già questi dati rendono l’idea dell’interesse enorme di tale parco.

Tra le specie straordinariamente rare e belle si ricorda: la Rosalia alpina (Linnaeus), Cerambicide molto raro lungo tutto l’Appennino e tipico del faggio; il Buprestis splendens Fabricius, noto per l'Italia solo su tale Massiccio e reperibile sul Pino loricato unitamente al congenere Haemorrhoidalis araratica Marseul, particolarmente raro in Italia; la Bathyscio auffoi Tamanini; il Cerambicide Rhamnusium graecum italicum Müller, noto per un individuo proveniente dal Massiccio del Pollino; il Plinthus illigeri colonnellii, bellissimo Curculionide reperibile esclusiva mente sotto le pietre dei pianori e noto esclusivamente in questo Parco.

Da studi effettuati sono state prese in considerazione le 11 famiglie di Coleotteri fitofagi della superfamiglia Curculionoidea (Nemonychidae, Anthribidae, Rhynchitidae, Attelabidae, Apionidae, Nanophyidae, Curculionidae, Erirhinidae, Dryphthoridae, Scolytidae, Platypodidae) in quanto la loro ecologia, l’elevato numero di specie (oltre 400 nell’area considerata) e le conoscenze sulla loro distribuzione e biologia li rendono ottimi indicatori dello stato di conservazione delle unità ambientali presenti nel Parco. I Curculionoidei comprendono specie strettamente legate alle piante, sia allo stato larvale che adulto. Le loro larve sono per la quasi totalità endofaghe. Alcune specie sono detritivore e si trovano generalmente nella lettiera dei boschi di latifoglie. Praticamente tutte le essenze possono essere attaccate da qualche rappresentante di questa superfamiglia: va da sé quindi che questi insetti si trovano negli ambienti più vari, dai prati, ai boschi, ai fiumi, agli stagni, via via fino alle rupi più aride. Alcuni di essi sono particolarmente adattati agli ambienti più estremi, co-me quello cacuminale, e di solito in questo caso sono atteri e quindi a distribuzione discontinua e spesso relitta. Essi sono particolarmente adatti ad essere utilizzati come biodescrittori della qualità di un ambiente, anche perché, essendo la più numerosa superfamiglia del regno animale, è facile dedurre semplicemente dalla presenza o assenza di specie caratteristiche di un habitat lo stato di conservazione di esso. Nonostante l'unicità in Italia della presenza del pino loricato nel Parco Nazionale del Pollino, le specie di Curculionoidei fitofagi ad esso associate non risultano mai esclusive di quest’essenza vegetale, potendosi sviluppare anche su altre gimnosperme. La comunità di fitofagi tipici delle faggete appare nel Parco complessa e ben strutturata, con elementi endemici del Pollino, come Kyklioacalles saccoi, specie endemiche dell’Appennino meridionale (ad es. Dichotrachelus bensae), o dell’Appennino centromeridionale (Phyllobius romanus, Phyllobius maculicornis lucanus, Polydrusus scutellaris). Anche la comunità di fitofagi legati all’abete bianco, appare ben articolata e comprendente specie endemiche

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dell'Appennino meridionale, come Metacinops calabrus, Parascythopus baudii, Pol-ydrusus subnotatus oltre ad altre entità relitte in Italia, come Auchmerestes kiesenwetteri, la cui presenza è limitata al Parco del Pollino ed a quello della Calabria. Ben strutturate appaiono le comunità legate a boschi misti con presenza più o meno prevalente di querce caducifoglie. Tra gli elementi di particolare spicco, perché altrove assai rarefatti, vanno citati Camptorhinus statua, Acalles roboris e Polydrusus siculus, quest’ultimo endemico dell‘Italia del Sud. Una specie endemica dell’Appennino meridionale e nota in soli tre esemplari, è Ruteria tyrrhenica, presente nel Parco nelle quercete dei dintorni di Mormanno e Laino. Notevole è anche la presenza nei boschi misti di querce più o meno fitte di Otiorhynchus alutaceus coarctaticornis, Otiorhynchus minutesquamosus, Polydrusus siculus, endemiti dell'Appennino meridionale, e di Polydrusus frater e Polydrusus pirazzolii, endemici appenninici. Anche i cespuglieti di quote medio-basse albergano l’endemita appenninico meridionale Cirrorhynchus crinipes pilipes. Praticamente tutte le cime delle alte montagne del Parco presentano elementi di particolare interesse tra cui le specie endemiche, Pseudomeira lucana, delle alte quote del Massiccio del Pollino e l' Otiorhynchus calabrolucanus limitata alla vetta della Serra del Prete. Altri endemismi altomomontani sono: Limatogaster colonnellii, Dodecastichus brevipes tarentinus e Otiorhynchus ligneoides, solo presenti in Appennino meridionale e Otiorhynchus porcellus e Otiorhynchus strigirostris endemiti appenninici. Tra le specie di prateria umida elementi di particolare pregio sono risultate le tre specie di Plinthus, tra cui Plinthus illigeri colonnellii endemico del Massiccio del Pollino e dell’Aspromonte, mentre Leiosoma cribrum, Otiorhynchus calabrus, Phyllobius pyri italicus, Phyllobius raverae e Polydrusus raverae sono specie endemiche dell’Appennino meridionale ed assai infrequenti al di fuori dell‘area del Parco; tra di esse spicca Mogulones lucanus che, nel meridione d’Italia, è presente solo sul Massiccio del Pollino. Le praterie aride del Parco rappresentano l’unica località italiana in cui sia presente Pachytychius discithorax; anche Nemonyx lepturoides è noto solo del Pollino per quanto riguarda l’Italia meridionale. Piano di Ruggio sul Massiccio del Pollino e Fiumarella di Rossale sui Monti di Orsomarso sono l’unica località in Italia peninsulare ove è presente il criofilo Rutidosoma fallax. Le specie rupicole strette, ancorché poco numerose, sono del massimo interesse: infatti Ceutorhynchus verticalis è endemico del Parco, mentre solo recentemente Ceutorhynchus declivis, descritto sui Monti d’Orsomarso, è stato ritrovato anche in Abruzzo meridionale.

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12 2.3 I VINCOLI

Il complesso assestamentale di Terranova rientra nel comprensorio del Parco Nazionale del Pollino, ricadendo sia in zona 1 (zona di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico e culturale con limitato o inesistente grado di antropizzazione), che in zona 2 (zona di valore naturalistico, paesaggistico e culturale con maggior grado di antropizzazione), secondo la perimetrazione prevista dal D.P.R. del 15/11/1993 e successiva riperimetrazione con DPR del 2.12.1997).

Tutto il complesso ricade interamente nel sito ZPS IT9210275 denominato: Massiccio del M.te Pollino e M.te Alpi. Le località Lago Duglia e Cugno Cumone ricadono anche nel sito SIC IT 9210075 denominato: Lago Duglia, Casino Toscano e Piano di S. Francesco; le località Timpa delle Murge e Timpa Pietrasasso ricadono in parte nel sito SIC IT 9210250 denominato: Timpa delle Timpa delle Murge. La località Falconara ricade in parte nella zona SIC IT 9210120 La Falconara. Le sopra menzionate aree unitamente alle zone 1 e 2 del parco e agli habitat delle aree SIC vengono riportate in cartografia allegata al piano (Tavole n 5 – Carta dei vincoli e Tavole n 6 - Carta degli habitat)

Tutto il complesso assestamentale è vincolato idrogeologicamente (ex RDL 3267/23) e i soprassuoli interessati dagli interventi selvicolturali non ricadono in aree a rischio idrogeologico (R1, R2, R3, R4) secondo quanto previsto dal PAI (Piano stralcio per la difesa del Rischio idrogeologico)

In attesa dell’approvazione del Piano del Parco sono vigenti le Misure di Salvaguardia allegate al DPR 15 novembre 1993 istitutivo del Parco Nazionale del Pollino che prevedono agli Art 6 e 7 lettere e), relativamente ai Piani economici e Forestali, l’autorizzazione da parte dello stesso Ente Parco. Considerato che il complesso assestamentale ricade in aree protette (SIC e ZPS) ad esso dovrà essere applicata la normativa di settore regolamentata dalla Regione Basilicata con la D.G.R. n. 655 del 06/05/2008 dal titolo "Regolamentazione in materia forestale per le aree della Rete Natura 2000 in Basilicata in applicazione del D.P.R. n. 357/97 e del D.P.R. n. 120/03 e del Decreto MATTM del 17/10/2007" . Con tale D.G.R la regione ha inteso stabilire delle linee guida relative all'esercizio delle attività agro-silvo-pastorali in aree delle Rete Natura 2000 e successivamente con Delibere di Giunta Regionale n. 951/2012 e n. 30/3013 ha approvato e stabilito le misure di gestione e conservazione dei siti che con il Piano di Assestamento Forestale vengono rispettate e attivate. La Pianificazione proposta è in linea con quanto previsto dalla Legge 394 del 06/12/1991 “Legge quadro sulle aree protette”, dalla L. R. n 28 del 28/06/1994

“Individuazione, classificazione, istituzione, tutela e gestione delle aree naturali protette in

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13

Basilicata”, dal D.M. del 21/ 12/1990, vincolo paesaggistico ex legge 1479/39, 431/85 (legge Galasso), vincolo idrogeologico ex RDL 3267/23, vincolo idraulico ex RD 523/1904 per alvei e torrenti compresi nel RD 1775/1993, D.G.R. n. 655 del 06/05/2008, D.G.R n. 951/2012 e tutti gli altri vincoli e prescrizioni stabiliti dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale.

2.4 LE COMPRESE

La superficie assestata di proprietà comunale, di 3344,39,89 ha, è stata ripartita in 110 particelle forestali di cui 8, a loro volta, suddivise in sottoparticelle. Premesso che la funzione assegnata a ciascuna compresa individua la funzione prevalente ma non esclude tutte le altre funzioni del bosco, dopo aver esaminato le attitudini dei popolamenti, le emergenze selvicolturali ma anche e soprattutto considerando l’elevato ruolo naturalistico e ambientale svolto da questo complesso assestamentale, sono state individuate 6 comprese, riportate in cartografia allegata al piano (tavole n. 2 - Carta assestamentale). Gli interventi da effettuarsi nelle varie comprese vengono descritti in generale nel capitolo 5.1 del piano (Piano dei tagli e tipo d’intervento selvicolturale proposto) e in dettaglio nelle schede delle descrizioni particellari del piano. Le comprese vengono così distinte:

Compresa A "Boschi di faggio misti ad abete anche a funzione produttiva"

Questa compresa raggruppa le particelle forestali riportate in Tab 17 del piano e interessa una superficie totale di 527,38,48 ha (ettari) di cui 2,45,66 ha (ettari) di improduttiva e 524,92,82 ha (ettari) di produttiva forestale. Le formazioni forestali appartenenti a questa compresa, di elevato valore ambientale, vengono collocati nella compresa produttiva, in quanto, pur svolgendo una elevata funzione naturalistica, paesaggistica e ricreativa, riescono ad avere anche una funzione di produzione legnosa derivante dai necessari interventi di miglioramento che andranno fatti in queste formazioni forestali. La compresa raggruppa soprassuoli costituiti da popolamenti di faggio spesso misto all'abete bianco e a tratti consociato in varie percentuali al cerro; sporadiche risultano le altre specie come gli aceri, i pioppi, gli ontani, ecc.... La struttura di questi popolamenti risulta stratificata irregolarmente, anche se non mancano zone in cui il popolamento assume l’aspetto di una fustaia monoplana. L’abete bianco si trova spesso con grossi esemplari isolati e dominanti, ma lo si rinviene molto spesso, in nuclei, nel piano inferiore, allo stadio di novelleto, spessina, perticaia e anche di giovane fustaia. La ferilità è generalmente buona dove il terreno è profondo, la copertura risulta continua, a tratti elevata. Nelle aree con roccia affiorante la fertilità si riduce e la copertura è a tratti discontinua.

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Compresa B "Boschi di faggio misti ad abete a esclusiva funzione ricreativa -naturalistica"

Questa compresa raggruppa le particelle forestali riportate in Tab. 18 del piano e interessa una superficie totale di 54,69,40 ha (ettari) di cui 13,21,48 ha (ettari) di improduttiva e 41,47,92 ha (ettari) di produttiva forestale. A questa compresa appartengono soprassuoli di faggio con partecipazione di abete bianco ed altre specie. Si tratta di popolamenti che per le loro caratteristiche e collocazione svolgono una quasi esclusiva funzione ricreativa -naturalistica (località Lago Duglia e Lago Fondo). In questi soprassuoli vi sono aree di sosta e pic-nic o aree a servizio di attività sportive come la pista da sci di fondo nei pressi di località Piano Giumenta.

Compresa C "Boschi misti a prevalente funzione naturalistica - paesaggistica"

Questa compresa raggruppa le particelle forestali riportate in Tab. 19 del piano e interessa una superficie totale di 224,22,98 ha (ettari) di cui 8,31,00 ha (ettari) di improduttiva e 215,99,55 ha (ettari) di produttiva forestale. A questa compresa appartengono boschi, a prevalenza di faggio e cerro a partecipazione di abete bianco ed altre specie rare. Si tratta di formazioni che, per le loro caratteristiche e collocazione, svolgono oggi una prevalente funzione naturalistica - paesaggistica.

Compresa D " Boschi a prevalenza di specie quercine a scarsa funzione di produzione legnosa"

Questa compresa raggruppa le particelle forestali riportate in Tab 20 del piano e interessa una superficie totale di 249,61,35 ha (ettari) di cui 49,51,11 ha (ettari) di improduttiva e 200,10,24 ha (ettari) di produttiva forestale. A questa compresa appartengono soprassuoli a netta prevalenza di specie quercine che per la loro caratteristiche oggi non svolgono più una funzione di produzione lagnosa. In questi soprassuoli, disturbati in passato da intreventi antropici "in primis" dal pascolo, si ravvisa la necessità di intervenire con interventi di miglioramento. Alle formazioni arboree di scarsa fertilità si alternano formazioni di discreta fertilità che variano irregolarmente sulla superficie passando dalla fustaia matura e /o adulta rada o molto rada, ai cedui invecchiati, alle perticaie e/o alle giovani fustaie.

Compresa E "Boschi di specie quercine a esclusiva funzione protettiva"

Questa compresa raggruppa le particelle forestali riportate in Tab 21 del piano e interessa una superficie totale di 417,65,88 ha (ettari) di cui 284,69,03 ha (ettari) improduttiva e 132,96,85 ha

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(ettari) di produttiva forestale. Nella compresa protettiva rientrano soprassuoli, a prevalenza di specie quercine spesso frammisti a arbusteti, che per caratteristiche e collocazione svolgono una prevalente funzione di protezione idrogeologica. In questa compresa rientrano anche le particelle forestali situate in ripidi versanti in passato interessati anche da movimenti franosi.

Compresa F "I pascoli "Questa compresa raggruppa le particelle forestali riportate in Tab 22 del piano e interessa una superficie totale di 1.870,81,80 ha (ettari) di cui 760,96,33 ha (ettari) di pascolo e 1.109,85,48 ha (ettari) di pascolo in bosco. Le particelle forestali della compresa dei pascoli comprendono: prati, pascoli, arbusteti e boschi che per le loro caratteristiche e collocazione sono stati, da sempre, utilizzati per all’allevamento bovino e ovicaprino. Questa compresa comprende:

• praterie e pascoli di alta quota costituiti da una compenetrazione tra le specie delle praterie aride secondarie (brometi) e quelle delle praterie di altitudine vere e proprie (seslereti);

• bosco infraperto in cui gli elementi arborei costituiti da specie quercine come il cerro e la roverella dominano una vegetazione arbustiva a volte impenetrabile, costituita da Erica, Ginestra, Biancospino, Agrifoglio, Pungitopo, Rosa canina e Rovi;

• formazioni arboree di scarsa fertilità che si alternano a formazioni di discreta fertilità che variano, sulla superficie, passando dalla fustaia rada o molto rada che prevale, alle perticaie e/o giovani fustaie. Queste formazioni forestali si trovano prevalentemente in aree poco accessibili.

2.5 INTERVENTI PROPOSTI NEL PIANO DI ASSESTAMENTO FORESTALE

Nella situazione attuale della compresa "A", caratterizzata dalla presenza di fustaie stratificate irregolarmente su ampie superfici, gli interventi proposti saranno indirizzati a favorire la disetaneizzazione della struttura e la mescolanza di specie. Gli interventi mirano alla perpetuazione dei boschi attraverso la rinnovazione naturale. I boschi attuali presentano alterazioni ecologiche e strutturali derivanti dalle forti e speculative utilizzazioni del passato che hanno portato ad una graduale semplificazione strutturale e compositiva del bosco.

Si procederà, nel primo decennio del piano, con tagli selettivi a carico delle piante soprannumerarie, deperienti, in precarie condizioni vegetative e di peggior aspetto fenotipico.

L’intervento interesserà tutte le classi diametriche al fine di accentuare la disetaneizzazione del popolamento. In presenza di nuclei di rinnovazione di abete bianco, l’intervento potrà localmente

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consistere nell’abbattere alcune piante limitrofe di faggio in modo da creare le migliori condizioni per lo sviluppo dell’abete. Le forme di trattamento saranno di basso impatto ambientale, semplici e flessibili, e dovranno favorire l’affermazione della rinnovazione di abete bianco e del faggio seguendo l’evoluzione naturale del bosco.

I soprassuoli appartenenti alle comprese "B" e "C" si trovano in ambienti che gli fanno svolgere una quasi esclusiva funzione naturalistica, ricreativa e paesaggistica pertanto in tali ambienti non sono previsti interventi selvicolturali uniformi, a scala di particella forestale, nel periodo di validità del Piano.

L' eliminazione di piante instabili o rami, in prossimità dei percorsi naturalistici e delle aree attrezzate o di quelle adibite ad attività sportive, che possono costituire un pericolo per l’incolumità dei visitatori, è un intervento possibile e particolarmente opportuno. Nella compresa

"C" sono possibili interventi sperimentali, nell’ambito di progetti di ricerca scientifica, condotti con la collaborazione dell'Ente Parco e/o altri Enti Pubblici, in special modo per favorire la rinnovazione di abete bianco e altre specie rare.

Nella compresa "D" rientrano soprassuoli che per stadio evolutivo, collocazione e o disturbi antropici hanno una funzione produttiva oramai subordinata alle altre funzioni del bosco. Questi soprassuoli necessitano di interventi di manutenzione per il mantenimento e il miglioramento delle loro funzionalità. In questa compresa si trovano boschi a prevalenza di specie quercine degradati soprattutto dal pascolo. In questa compresa, che viene esclusa dal piano dei tagli, gli interventi selvicolturali, nelle diverse particelle forestali, consistono essenzialmente in diradamenti selettivi prevalentemente dal basso per regolare la copertura laddove necessario.

Questi interventi, che vengono descritti in dettaglio nel capitolo delle descrizioni particellari del piano, non rientrano nel piano dei tagli del piano ma devono tener conto dei prelievi effettuati nelle simulazioni di taglio, intesi come prelievo massimo possibile nella particella di riferimento, nel periodo di validità del Piano.

Questi interventi possono effettuarsi in economia diretta con gli addetti al settore forestale. Nella compresa "E" rientrano i soprassuoli che svolgono una quasi esclusiva funzione di protezione idrogeologica. In questi soprassuoli, non è ne utile ne opportuno effettuare interventi, pertanto non sono previsti interventi nel periodo di validità del piano.

Nella compresa "F" rientrano i boschi e/o i pascoli anche cespugliati e arborati da sempre utilizzati dal pascolo, adesso regolamentato con il Piano di Assestamento Forestale. Nelle aree boscate di questa compresa non sono previsti interventi selvicolturali programmati nel decennio, sono tuttavia possibili, nei tratti di giovani popolamenti a elevata densità, interventi localizzati di

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17

diradamenti selettivi prevalentemente dal basso. Questi interventi potranno essere eseguiti in amministrazione diretta o con gli addetti al settore forestale in carico all'Area Programma.

3 CARATTERISTICHE DEI SITI D' INTERESSE COMUNITARIO E ZONE A PROTEZIONE SPECIALE PRESENTI NEL TERRITORIO INTERESSATO DAL PIANO DI ASSESTAMENTO FORESTALE

Le aree SIC (Siti di Importanza Comunitaria) che interessano la proprietà comunale contengono al loro interno un elevato numero di habitat e di specie d' interesse comunitarie che indicano l'elevato valore naturalistico dell'area.

Per sottolineare l’elevato valore ambientale dell’area, si fa presente che nel comune di Terranova di Pollino ricadono diversi siti di interesse comunitario con i relativi habitat. Tutto il territorio comunale (11.203 ha) è compreso all’interno della vasta ZPS (Zone di protezione speciale) del Massiccio del Monte Pollino e Monte Alpi definita dalla Direttiva Uccelli 79/409/CEE per la conservazione di aree destinate alla tutela delle specie di avifauna minacciate. Le aree sono state inserite in una speciale forma di gestione mirata alla conservazione di particolari emergenze naturali. Il Comune di Terranova di Pollino ha un elevato numero di habitat previsti e tutelati dalla normativa comunitaria che con i Piani di Gestione sono stati individuati e identificati al fine di garantire, con opportune azioni di gestione, la loro conservazione. Si elencano di seguito i siti della Rete Natura 2000 con i relativi habitat che interessano la proprietà del comune di Terranova:

ZPS

1) IT9210275, Massiccio del Monte Pollino e Monte Alpi (versante lucano) SIC

1) IT9210075, Lago Duglia, Casino Toscano e Piana di S. Francesco 2) IT9210120, La Falconara

4) IT9210250, Timpa delle Murge Habitat

1. Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis con codice 9220* (Habitat prioritario)

2. Pinete oromediteranee di altitudine con codice 95A0

3. Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (*stupenda fioritura di orchidee) con codice 6210 * (Habitat prioritario)

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18

4. Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion con codice 9180*(Habitat prioritario)

5. Formazioni a Juniperus communis su Lande o prati calcicoli con codice 5130 6. Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica con codice 8210;

7. Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili con codice 8130.

8. Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere. con codice 91M0 9. Campi di lava e cavità naturali. con codice 8320

I siti di interesse comunitario e i relativi habitat vengono riportati nella Carta dei Vincoli e Carta degli Habitat, tavole n 5 e tavole n 6 allegate al Piano. Nella tabella seguente si riportno le superfici di habitat ricadenti nella proprietà comunale distinte per località e con l'indicazione del SIC di appartenenza

Di seguito vengono descritti, brevemente, i SIC e gli habitat presenti al loro interno che fanno riferimento all’elenco dei siti Rete Natura della Regione Basilicata che interessano la proprietà comunale:

3.1 CARATTERISTICHE DEL SITO ZPS IT IT9210275 “MASSICCIO DEL MONTE POLLINO E MONTE ALPI,

Il sito corrisponde al territorio lucano compreso nel Parco Nazionale del Pollino corrispondente.

La superficie dell’area è pari a 89.719 ettari.

La descrizione che segue è tratta dal Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare “Rete Natura 2000. Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)” . Tale decreto è stato approvato in sede di Conferenza Stato-Regioni il 20 settembre 2007 e contiene le tipologie di aree ZPS rappresentate sul territorio nazionale.

Analizzando tali tipologie riteniamo di individuare come rappresentative del territorio in esame le seguenti aree:

 “ambienti forestali delle montagne mediterranee”

 “corridoi di migrazione”

 “valichi montani, isole e penisole rilevanti per la migrazione dei passeriformi e di altre specie ornitiche”.

AMBIENTI FORESTALI DELLE MONTAGNE MEDITERRANEE

Specie ornitiche caratteristiche

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Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus); Nibbio bruno (Milvus migrans);Nibbio reale (Milvus milvus);

Astore di Sardegna (Accipiter gentilis arrigonii) (non presente sul massiccio del Pollino);

Picchio nero (Dryocopus martius);Picchio rosso mezzano (Dendrocopus medius); Picchio dorsobianco (Dendrocopus leucotus);Balia dal collare (Ficedula albicollis).

3.1.2 Descrizione generale della tipologia.

Tipologia che raggruppa le aree propriamente forestali dell’Italia peninsulare e delle isole maggiori. Si tratta per lo più di faggete e querceti concentrati lungo la dorsale appenninica e in altre zone montuose. Sono stati inclusi in questa tipologia anche siti collinari di bassa quota caratterizzati da boschi con caratteristiche, problematiche gestionali e specie ornitiche similari.

Sono invece state escluse da questa tipologia le pinete costiere e le leccete mediterranee, che si è ritenuto opportuno includere nella tipologia “ambienti misti mediterranei”, dato che tali ambienti non ospitano di norma specie di uccelli legate in modo stretto ed univoco a specifici habitat (com’è invece il caso di alcuni picchi per i boschi appenninici), bensì ad un mosaico ambientale composto da macchia mediterranea, pascoli, coltivi, dune costiere eccetera. Il valore conservazionistico dei siti, per quel che riguarda l’avifauna, dipende in maniera preponderante dall’età e dalla qualità ambientale dei boschi, a sua volta dipendenti dalla gestione forestale passata e presente. I boschi maturi e ben strutturati sono assai rari nel nostro paese anche se si assiste alla progressiva maturazione di boschi non più sottoposti a sfruttamento commerciale, in particolare in molte aree protette. In molti di questi siti si assiste anche ad una progressiva maturazione dei cedui, spesso ricondotti a fustaia da appositi interventi gestionali e ad una progressiva colonizzazione degli ambienti aperti non più sfruttati dalle attività agropastorali da parte del bosco. La gestione dei boschi deve in questi siti tenere conto delle specifiche esigenze delle specie prioritarie, sia presenti che potenziali. In linea generale va favorito il ripristino di un variegato mosaico ambientale con alternanza di vecchie fustaie, cedui attivi e zone aperte.

Fattori chiave per la conservazione delle specie caratteristiche.

Disponibilità di habitat idoneo:

Falco pecchiaiolo: boschi planiziali e collinari, generalmente aperti, di latifoglie dai 0 ai 1500 m s.l.m., preferibilmente fustaie di Castagno e Faggio di media e vasta estensione, inframmezzati da aree aperte con presenza di Imenotteri sociali (preda principale della specie);

Nibbio bruno: aree forestali planiziali e collinari dai 0 ai 1200 m s.l.m., con presenza di aree aperte, pascoli e aree agricole inframmezzate da alberi, preferibilmente nei pressi di aree umide o discariche urbane a cielo aperto;

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Nibbio reale: aree forestali planiziali e collinari dai 0 ai 1000 m s.l.m., con presenza di vaste aree aperte, pascoli e aree agricole inframmezzate da alberi, spesso in prossimità di discariche.

Pratica tradizionale della pastorizia brada, soprattutto ovina;

Picchio nero: mature fustaie pure di Faggio;

Picchio rosso mezzano: mature fustaie di Cerro;

Picchio rosso minore: aree boscate con abbondanza di alberi morti e vetusti;

Balia dal collare: aree forestali mature prevalentemente a Faggio comprese tra i 1.200 e i 1.800 m di altitudine.

CORRIDOI DI MIGRAZIONE

Specie ornitiche caratteristiche

Cicogna bianca (Ciconia ciconia);Cicogna nera (Ciconia nigra);Gru (Grus grus);Falco pescatore (Pandion haliaetus);Biancone (Circaetus gallicus);Nibbio bruno (Milvus migrans)

;Aquila minore (Hieraaetus pennatus);Falco di palude (Circus aeruginosus),Albanella minore (Circus pygargus),Albanella pallida (Circus macrourus),Falco pecchiaiolo (Pernis

apivorus),Gheppio (Falco tinnunculus),Grillaio (Falco naumanni),Falco cuculo (Falco vespertinus),Capovaccaio (Neophron percnopterus).

3.1.3 Descrizione generale della tipologia

Tipologia coincidente con le aree, comunemente definite “bottle-neck”, in cui si concentra il transito migratorio di rapaci diurni e altri uccelli veleggiatori. La corretta gestione di questi siti richiede particolare attenzione ai progetti di costruzione di strade, vie di accesso ed altre infrastrutture viarie, in particolare lungo crinali, valichi e linee di costa, così come ai progetti di costruzione di elettrodotti e di edifici, tralicci, antenne, ponti ed altre strutture di altezza superiore ai 30 metri. Notevole attenzione va prestata anche ai progetti per la realizzazione di linee elettriche a media e ad alta tensione ed a quelli di aeroporti ed eliporti (anche di piccole dimensioni) nonché alla pianificazione delle attività di volo a bassa e media quota.

VALICHI MONTANI, ISOLE E PENISOLE RILEVANTI PER LA MIGRAZIONE DEI PASSERIFORMI E DI ALTRE SPECIE ORNITICHE

Specie ornitiche caratteristiche

Tortora (Streptopelia turtur),Gruccione (Merops apiaster),Succiacapre (Caprimulgus europaeus),Topino (Riparia riparia),Calandro (Anthus campestris),Codirosso (Poenicurus phoenicurus),Saltimpalo (Saxicola torquata),Monachella (Oenanthe hispanica),Codirossone (Monticola saxatilis),Pigliamosche (Muscicapa striata),Balia dal collare (Ficedula

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21

albicollis),Averla piccola (Lanius collurio),Averla capirossa (Lanius senator),Ortolano (Emberiza hortulana).

Altre specie:

Passera scopaiola (Prunella modularis),Pettirosso (Erithacus rubecula),Usignolo (Luscinia megarhynchos)

Stiaccino (Saxicola rubetra),Merlo (Turdus merula),Tordo bottaccio (Turdus philomelos),Cesena (Turdus pilaris),Tordo sassello (Turdus iliacus),Tordela (Turdus viscivorus),Forapaglie (Acrocephalus schoenobaenus),Canapino maggiore (Hippolais polyglotta),Sterpazzolina (Sylvia cantillans),Sterpazzola (Sylvia communis),Beccafico (Sylvia borin),Capinera (Syilvia atricapilla),Luì verde (Phylloscopus sibilatrix)

Regolo (Regulus regulus),Fiorrancino (Regulus ignicapillus),Balia dal collare (Ficedula albicollis),Balia nera (Ficedula hypoleuca),Fringuello (Fringilla coelebs),Lucherino (Carduelis spinus)

3.1.4 Descrizione generale della tipologia.

Tipologia che comprende i siti interessati da flussi migratori di uccelli, in particolare ma non esclusivamente passeriformi. La corretta gestione di questi siti richiede particolare attenzione alla progettazione e alla realizzazione infrastrutturale, specie ma non esclusivamente per quanto concerne le infrastrutture a sviluppo verticale, nonché alla presenza e gestione di fonti di illuminazione artificiale. Speciale attenzione va inoltre prestata alla pianificazione dell’attività venatoria.

3.1.5 Le specie presenti (da scheda Natura 2000)

La tabella n 1 riporta l’elenco delle specie di cui all'articolo 4 della direttiva 2009/147 / CE ed elencati nell'allegato II della direttiva 92/43 / CEE, individuati dal gruppo (Gruppo: A = Anfibi, B = Uccelli, F = Pesci, I = Invertebrati, M = Mammiferi, P = Piante, R = Rettile) da un codice sequenziale a 4 caratteri, dal nome scientifico, dal tipo di permanenza (p = permanente, r = riproduzione, c = concentrazione, w = svernamento), dalla categoria di Abbondanza (C = comune, R = raro, V = molto rara, P = presente,) dalla qualità del dato (G = buono, M = moderato, P = povero, VP = molto povero; DD = dato carente). La tabella 2 riporta l’elenco di altre specie importanti di flora e fauna individuati anch'essi dal gruppo (Gruppo: A = Anfibi, B = Uccelli, F = Pesci, I = Invertebrati, M = Mammiferi, P = Piante, R = Rettile), da un eventuale codice sequenziale a 4 caratteri, dal nome scientifico, dalla categoria di abbondanza (C = comune, R = raro, V = molto rara, P = presente) e da motivazione (categorie IV, V allegato

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specie direttiva Habitat; lettera A = dati lista rossa nazionale; lettera B = endemismi, lettera C

=convenzioni internazionali, lettera D = altri motivi, es. bioindicazione, ecc.. ) . La tabella 3 riporta l'ambiente e il periodo di riproduzione delle specie che si riproducono nel sito elencate nel formulario standard, nonchè il codice sequenziale a 4 caratteri e la valutazione del rischio di estinzione basata sulle categorie di minaccia e criteri della Red List dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ( LC = minor preoccupazione; NT= quasi minacciata; LU = vulnerabile; EN = in pericolo; in pericolo critico = CR)

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Gruppo "G" Codice Nome Scientifico Tipo di permanenza

Categoria di Abbondanza

Qualità del dato A - B - P- I -

M - P - R p - r - c- w C - R- V - P G - M - P- VP-

DD

B A229 Al cedo atthis r P DD

B A109 Alectoris

graeca r P DD

B A255 Anthus

campestri s r P DD

B A259 Anthus

spinoletta r R DD

B A256 Anthus

trivialis r R DD

B A226 Apus apus r C DD

B A091 Aquila

chrysaetos r G

A 5357 Bombina

pachipus p R DD

B A215 Bubo bubo r P DD

B A133 Burhinus

oedicnemus r P DD

B A243 Calandrella

brachydactyla r P DD

M 1352 Canis lupus p C DD

B A224 Caprimulgus

europaeus r P DD

B A031 Ciconia

ciconia c G

B A030 Ciconia nigra r P DD

B A080 Circaetus

gallicus r G

B A231 Coracias garrulus r P DD

B A212 Cuculus

canorus r C DD

B A238 Dendrocopos

medius r P DD

B A236 Dryocopus marti us r P DD

Tab 1. Specie di cui all'articolo 4 della direttiva 2009/147 / CE ed elencati nell'allegato II della direttiva 92/43 / CEE

Specie Polazione nel sito

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24

Gruppo "G" Codice Nome Scientifico Tipo di permanenza

Categoria di Abbondanza

Qualità del dato A - B - P- I -

M - P - R p - r - c- w C - R- V - P G - M - P- VP

B A027 Egretta alba w G

R 1279 Elaphe

quat uorlineata r R DD

B A101 Falco biarmicus r G

B A103 Falco

peregrinus r G

B A321 Ficedula

albicollis r P DD

B A127 Grus grus c G

B A338 Lanius

collurio r P DD

B A246 Lullula arborea r P DD

M 1355 Lutra lutra p R DD

B A073 Mi lvus migrans r G

B A074 Milvus milvus w G

B A074 Milvus milvus r

B A077 Neophron

percnopterus c G

B A337 Oriolus

oriolus r C DD

B A214 Otus scops r C DD

B A072 Pernis apivorus r G

B A155 Scolopax

rusticola w R DD

A 1167 Triturus

carnifex p R DD

B A285 Turdus

philomelos w R G

B A287 Turdus

viscivorus w R DD

B A232 Upupa epops r R DD

Continua Tab 1. Specie di cui all'articolo 4 della direttiva 2009/147 / CE ed elencati nell'al legato II della direttiva 92/43 / CEE

Specie Polazione nel sito

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Polazione nel sito Gruppo Nome Scientifico Categoria di

Abbondanza

C - R - V - P IV V A B C D

P Abies alba P X

P Acer campestre P X

P Acer lobelii P X

P Acer obtusatum P X

P Acer

platanoides P X

P Acer

pseudoplatanus. P X

P Achillea lucana P X

P Anthoxanthum

odoratum P X

P Botrychium

lunaria P X

P Campanula

pollinensis P X

P Cephalanthera

longifolia P X

P Cynosurus

cristatus P X

P Daphne

laureola P X

P Daphne

oleoides P X

P Digitalis

micrantha P X

P Doronicum

orientale P X

Tab 2 . Altre specie importanti di flora e fauna

Specie Motivazione

Specie

annesse Altre categorie

(26)

26

Polazione nel sito Gruppo Nome Scientifico Categoria di

Abbondanza

C - R - V - P IV V A B C D

P Epipactis

pollinensis P X

P Eryngium

amethystinum P X

P Fagus sylvatica P X

P Fragaria vesca P X

P Fraxinus excelsior P X

P Fraxinus ornus P X

P Fritillaria

orientalis P X

P Genista sericea P X

P Ilex aquifolium P X

P Juniperus

communis P X

P Juniperus

sabina P X

P Laburnum

anagyroides P X

P Lathyrus

venetus P X

P Neottia nidus

avis P X

P Ophrys

pollinensis P X

P Orthilia

secunda P X

P Pinus

leucodermis P X

P Quercus

amplifolia P X

P Quercus cerris P X

continua Tab 2 . Altre specie importanti di flora e fauna

Specie Motivazione

Specie

annesse Altre categorie

(27)

27

Polazione nel sito

Gruppo Nome Scientifico Categoria di Abbondanza

C - R - V - P IV V A B C D

P Quercus

frainetto P X

P Quercus ilex P X

P Ranunculus

lanuginosus P X

P Ranunculus

pollinensi s P X

P Rhamnus

alpinus P X

P Rubus idaeus P X

P Sanicula

europaea P X

P Saxifraga

australis P X

P Scabiosa

crenata P X

P Seneci o

tenoreanum P X

P Sesleria nitida P X

P Sesleria

t enuifoli a P X

P Sesleria

t enuifoli a P X

P Sorbus graeca P X

P Sorbus

torminalis P X

P Thali ctrum

aquilegifol ium P X

P Tri nia

dal echampii P X

continua Tab 2 . Altre specie importanti di flora e fauna

Specie Motivazione

Specie

annesse Altre categorie

(28)

nome scientifico

codice Nome volgare Livello di minaccia

Ambiente di riproduzione Periodo di

riproduzione

Alcedo atthis A229 martin

pescatore LC

La specie è legata alle zone umide quali canali, fiumi, laghi di pianura o collina adatte per lo scavo del suo particolare nido. Frequenta anche lagune

costiere (Boitani et al. 2002).

da prima decade di marzo a ultima decade di

agosto

Alectoris

graeca A109 coturnice VU

Nidifica in ambienti montuosi, dagli 800 ai 2200 m s.l.m., su pendii pietrosi aperti e soleggiati con estesa copertura erbacea e presenza di

arbusti nani e cespugli sparsi (Brichetti & Fracasso 2004).

da ultima decade di aprile a prima decade di luglio

Anthus

campestris A255 calandro LC Nidifica in ambienti aperti, aridi e assolati, con presenza di massi sparsi e cespugli (Brichetti & Fracasso 2007).

da ultima decade di aprile a seconda decade

di agosto Anthus

spinoletta A259 cpioncello LC Nidifica in praterie d'altitudine

da ultima decade di aprile a ultima decade di agosto

Anthus

trivialis A256 prispolone VU Nidifica in ambienti boscati montani e alto-collinari ricchi di radure (Brichetti & Fracasso 2007).

da seconda decade di aprile a

ultima decade di agosto Apus apus A226 rondone

comune LC Specie sinantropica, nidifica in centri urbani, localmente anche in ambienti rocciosi costieri (Brichetti & Fracasso 2007)

da prima decade di aprile a ultima decade di luglio

Aquila

chrysaetos A091 aquila reale NT Nidifica in zone rocciose montane ricche di praterie e pascoli. Localmente e sulle isole anche su falesie (Brichetti e Fracasso 2003).

da ultima decade di marzo a prima decade di agosto

Bubo bubo A215 gufo reale NT Nidifica in zone montane e collinari con presenza di pareti rocciose, forre e affioramenti rocciosi bordati da alberi e arbusti.

da ultima decade di febbraio a prima decade di

giugno Tab 3. Ambiente, periodo di riproduzione e livello di rischio di estinzione delle specie elencate nel formulario standard del sito Rete Natura 2000

(29)

29 nome

scientifico

codice Nome volgare Livello di minaccia

Ambiente di riproduzione Periodo di

riproduzione

Burhinus

oedicnemus A133 occhione VU Nidifica in ambienti aridi e steppici come praterie o pascoli a copertura erbacea bassa e rada.

da prima decade di aprile a ultima decade di luglio

Calandrella

brachydactyla A243 calandrealla EN Nidifica in ambienti aridi e aperti con vegetazione rada. Lungo i litorali o greti sabbiosi e ciottolosi, non oltre i 1300 m s.l.m. (Boitani et al. 2002).

da prima decade di maggio a ultima decade di agosto

Caprimulgus

europaeus A224 succiacapre LC Nidifica in ambienti xerici a copertura arborea e arbustiva disomogenea.

da prima decade di marzo a prima decade di luglio Ciconia nigra A030 cicogna nera VU

In Piemonte nidifica in zone boscate collinari confinanti con aree aperte umide, in Basilicata nidifica su pareti rocciose presso corsi d'acqua

(Brichetti & Fracasso 2003).

da ultima decade di marzo a ultima

decade di luglio

Circaetus

gallicus A080 biancone VU Foreste xerotermiche intervallate da aree aperte a pascolo e gariga. Leccete e sugherete in appennino e foreste di conifere termofile sulle Alpi.

da prima decade di aprile a prima decade di agosto

Coracias

garrulus A231 ghiandaia

marina VU

Specie legata ad ambienti xerici ricchi di cavità naturali o artificiali in cui nidificare (Brichetti & Faracasso 2007), frequenta colturedi cereali o

praterie steppose al di sotto dei 300 m s.l.m. (Boitani et al. 2002).

da prima decade di maggio a ultima

decade di luglio

Cuculus

canorus A212 cuculo LC Frequenta un'ampia varietà di ambienti. Riproduzione parassitaria a danno di passeriformi.

da prima decade di aprile a ultima

decade di settembre

Dendrocopos

medius A238 picchio rosso

mezzano VU Boschi di latifoglie dai 350 ai 1700 m s.l.m., in particolare nidifica in faggete mature e querceti maturi che sono tra i boschi più gestiti.

da prima decade di aprile a ultima decade di luglio Continua Tab 3. Ambiente, periodo di riproduzione e livello di rischio di estinzione delle specie elencate nel formulario standard del sito Rete Natura 2000

(30)

30 nome

scientifico

codice Nome volgare Livello di minaccia

Ambiente di riproduzione Periodo di

riproduzione

Dryocopus

martius A236 picchio nero LC Foreste mature di conifere e latifoglie.

da ultima decade di marzo a seconda decade di

luglio

Elaphe

quatuorlineata 1279 cervone LC

Specie diurna e termofila, predilige aree planiziali e collinari con macchia mediterranea, boscaglia, boschi, cespugli e praterie. Frequente in presenza di cumuli di pietre, che gli forniscono riparo, e in prossimità dell'acqua (M.

Marconi in Sindaco et al. 2006).

da prima decade di aprile a ultima decade di giugno

Falco

biarmicus A101 lanario VU

Nidifica in ambienti collinari steppici con pareti rocciose calcaree, di tufo o arenarie, dove siano presenti vaste zone aperte, adibite a pascolo, coltura di

cereali o incolte (Boitani et al. 2002, Brichetti & Fracasso 2003).

da prima decade di febbraio a prima

decade di aprile

Falco

peregrinus A103 falco pellegrino LC Specie tipicamente rupicola, nidifica in zone dove sono presenti pareti rocciose, dalla costa alle zone montuose interne (canyon fluviali).

da seconda decade di marzo a ultima decade di giugno

Ficedula

albicollis A321 balia dal collare LC Nidifica in boschi di latifoglie.

da prima decade di aprile a ultima decade di agosto Lanius collurio A338 averla piccola VU Specie ecotonale, tipica di ambienti aperti cespugliati o con alberi sparsi.

da prima decade di maggio a ultima decade di agosto

Lullula

arborea A246 tottavilla LC

Frequenta pascoli inframezzati in vario grado da vegetazione arborea e arbustiva, brughiere localizzate ai margini delle formazioni boschive

(Boitani et al. 2002).

da terza decade di marzo a seconda decade di giugno

Milvus

migrans A073 nibbio bruno NT

Nidifica in boschi misti di latifoglie, nelle vicinanze di siti di alimentazione come aree aperte terrestri o acquatiche, spesso discariche a cielo aperto o

allevamenti ittici e avicoli (Brichetti & Fracasso 2003).

da prima decade di aprile a ultima decade di luglio Continua Tab 3. Ambiente, periodo di riproduzione e livello di rischio di estinzione delle specie elencate nel formulario standard del sito Rete Natura 2000

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