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Significato e crisi della democrazia

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Academic year: 2022

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Saggio liberamente tratto dalla conferenza del prof. Cacciari a Gallarate luglio 2019

Significato e crisi della democrazia

Le radici della democrazia Sulla Democrazia si è scritto e discusso tanto dai greci fino ai nostri giorni. Le sue radice le troviamo certamente nel filosofo e politico Pericle1 in questa sua lucida descrizione:“Il nostro sistema politico non si modella sulle costruzioni straniere. Siamo noi d’esempio ad altri, piuttosto che imitatori. E il nome che gli conviene è democrazia, governo nel pugno non di pochi, ma della cerchia più ampia di cittadini: vige anzi per tutti, da una parte, di fronte alle leggi, l’assoluta equità di diritti nelle vicende dell’esistenza privata; ma dall’altra si costituisce una scala di valori fondata sulla stima che ciascuno sa suscitarsi intorno, per cui, eccellendo in un determinato campo, può conseguire un incarico pubblico, in virtù delle sue capacità reali, più che per l’appartenenza a questa o a quella fazione politica. Di contro, se si considera il caso di un cittadino povero, ma capace di operare un ufficio utile allo Stato, non gli sarà di impedimento la modestia della sua condizione. Nella nostra città, non solo le relazioni pubbliche s’intessono in libertà e scioltezza, ma anche riguardo a quel clima di guardinga, ombrosa diffidenza che di solito impronta i comuni e quotidiani rapporti, non si va in collera con il vicino, se fa un gesto un po’ a suo talento, e non lo si annoia con visi duri, sguardi lividi, che senza voler essere un castigo, riescono pur sempre molesti.

1 Pericle, figlio di Santippo del demo di Colargo, "circondato dalla gloria"; Colargo, 495 a.C. circa – Atene, 429 a.C.), è stato un politico, oratore e militare ateniese attivo durante il periodo d'oro della città, tra le Guerre persiane e la Guerra del Peloponneso (431 a.C.-404 a.C.). Pericle favorì lo sviluppo delle arti e della letteratura e questa fu la principale ragione per la quale Atene detiene la reputazione di centro culturale dell'Antica Grecia. Promosse, allo scopo di dare lavoro a migliaia di artigiani e cittadini, un ambizioso progetto edilizio che portò alla costruzione di molte opere sull'Acropoli (incluso il Partenone), abbellì la città, esibì la sua gloria. [2] Inoltre, Pericle sostenne la democrazia (nell'accezione aristotelica) a tal punto che i critici contemporanei lo definiscono un populista, soprattutto a seguito dell'introduzione di un salario per coloro che ricoprivano gli incarichi politici e ai rematori della flotta.

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La tollerante urbanità che ispira i contatti tra persona e persona diviene, nella sfera della vita pubblica, condotta di rigorosa aderenza alle norme civili, dettata da un profondo, devoto rispetto: seguiamo le autorità di volta in volta al governo, ma principalmente le leggi e più tra esse quante tutelano le vittime dell’ingiustizia e quelle che, sebbene non scritte, sanciscono per chi le oltraggia un’indiscutibile condanna: il disonore.

In ogni cittadino non si distingue la cura degli affari politici da quella dei domestici e privati problemi, ed è viva in tutti la capacità di adempiere egregiamente agli incarichi pubblici, qualunque sia per natura la consueta mansione. Poiché unici al mondo non valutiamo tranquillo un individuo in quanto si astiene da quella attività, ma superfluo.

Siamo noi stessi a prendere direttamente le decisioni o almeno a ragionare come si conviene sulle circostanze politiche: non riteniamo nocivo il discutere all’agire, ma il non rendere alla luce, attraverso il dibattito, tutti i particolari possibili di un’operazione, prima di intraprenderla.”

La democrazia ateniese è la prima forma di governo democratico attestata nella storia. Imitato da altre città, il sistema ateniese prevedeva che un limitato numero di cittadini, adulti e di sesso maschile, potesse proporre disegni di legge e votare quelle di iniziativa di un organo esecutivo, anch'esso selezionato tra la popolazione. Non è da sottovalutare, inoltre, il ruolo del teatro e della satira politica come strumento di propaganda di influenza della pubblica opinione.

Oggi abbiamo i Social: FB, Twitter, Instagram…

In linea con il dettato Ateniese troviamo nel nostro tempo “La Risoluzione, approvata nella 60esima sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU durante il vertice mondiale nel settembre del 2005 ne ha dato una definizione condivisa da oltre 170 paesi: “la democrazia è un valore universale, fondato sulla libera espressione dei popoli nel determinare i propri sistemi politici, economici, sociali e culturali e sulla loro piena partecipazione a ogni aspetto della loro vita”.

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Penso che la democrazia sia un processo in evoluzione. È il regime del meglio, del compromesso, dove nessuno vince né perde tutto, delle soluzioni possibili e dunque sempre parziali. Dove la politica deve sempre dar conto della “giustizia” delle sue decisioni ma una giustizia che sarà sempre parziale e temporanea. La democrazia come regime

“grigio” ma anche come antidoto al “perfettismo”, anticamera del totalitarismo.

La democrazia come regime dei limiti della politica.

Cerchiamo di capire questo periodo che stiamo attraversando e siamo tutti consapevoli che vecchi ordini, modelli, sono tramontati e si cercano nuovi. Speriamo di vedere la fine per raggiungere la stabilità di un paese che stenta a ripartire. Speriamo.

Il termine D. ormai viene usato in tutte le salse. Dentro questo termine troviamo di tutto. Tutti, oggi, sono democratici. Una parola di cui sentiamo il peso e il valore ma non riusciamo a definire totalmente.

La totalità della gente capisce che dentro al termine D ci sono dei valori:

libertà di parola, libertà di manifestare, libertà di rimunirsi, ecc..

Quando parliamo di Uguaglianza, le cose si complicano. Uguaglianza di fronte alla legge. In D vige questo valore, io non voglio essere giudicato da te o da terzi. Ma dalla Legge.

Nell’assiologia2 democratica (gerarchia dei valori morali e umani) ci basta questa uguaglianza davanti alla legge? NO.

Perché non siamo tutti uguali. Esiste una uguaglianza formale.

Ma non materiale!!!

2 L'assiologia, termine derivante dal greco axios (ἄξιος, "valido, degno") e logos, "discorso") è la teoria che studia quali siano i valori morali nel mondo distinguendoli dalle mere realtà di fatto. Nel far questo l'assiologia si riferisce, in genere, a una gerarchia ideale, basata metafisicamente, alla quale deve aspirare la scala dei valori umani per avvicinarsi quanto più possibile a essa.

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Nell’antica Grecia si tendeva alla uguaglianza non solo formale. Perché tutti dovevano avere le stesse condizioni e le stesse opportunità di fronte alla legge.

Nello Statuto Albertino3 1848, (qui dobbiamo ricordare che la prima Costituzione in Italia fu emanata da Ferdinando II di Borbone 11 febbraio 1848 Costituzione del regno delle Due Sicilie. Poi ritirata perché le Leggi di attuazione dopo un anno non erano pronte. La Sicilia insorse non volendo diventare una provincia di Napoli. Nel 1836 si dichiarò indipendente)

il Senato era composto di membri nominati a vita dal Re, in numero non limitato, aventi l’età di quarant’anni compiuti, e scelti nelle categorie seguenti:

1° Gli arcivescovi e vescovi dello Stato;

2° Il presidente della Camera dei deputati;

3° I deputati dopo tre legislature e sei anni d’esercizio;

4° I ministri di Stato;

5° I ministri segretari di Stato;

6° Gli ambasciatori;

7° Gli inviati straordinari, dopo tre anni di tali funzioni;

8° I primi presidenti e presidenti del Magistrato di Cassazione e della Camera dei Conti;

9° I primi presidenti del Magistrato d’appello;

10. L’avvocato generale presso il Magistrato di Cassazione ed il procuratore generale dopo cinque anni di funzioni;

11. I presidenti di classe dei Magistrati d’ Appello dopo tre anni di funzioni;

12. I consiglieri del Magistrato di Cassazione e della Camera dei conti con cinque anni di funzioni;

3 Lo Statuto albertino, concesso da Carlo Alberto nel 1848 il 4 marzo, ha caratterizzato, oltre all'ultima parte dell'esperienza del Regno di Sardegna, anche tutta la vita del Regno d'Italia.

La carta costituzionale concessa da Carlo Alberto dev'essere inquadrata nella stagione nota come "Primavera dei popoli", la serie di eventi che ha caratterizzato il 1848. In Italia, come del resto in molti Paesi d'Europa, vi era un gran fermento rivoluzionario e quando a Torino si venne a sapere che il re Ferdinando II di Borbone, sotto la pressione popolare, aveva concesso una Costituzione, la medesima richiesta venne avanzata al re Carlo Alberto.

Nel volgere di un mese anche il granduca di Toscana, Leopoldo II, e lo stesso papa Pio IX avrebbero a loro volta elargito concessioni analoghe.

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13. Gli avvocati generali, o fiscali generali presso i Magistrati d’Appello dopo cinque anni di funzioni;

14. Gli ufficiali generali di terra e di mare.

Tuttavia i maggiori generali e gli ammiragli dovranno avere da cinque anni quel grado in attività;

15. I consiglieri di Stato dopo cinque anni di funzioni;

16. I membri dei Consigli di divisione, dopo tre elezioni alla loro presidenza;

17. Gli intendenti generali, dopo sette anni d’esercizio; etc….

Torniamo al concetto di uguaglianza di fronte alla Legge.

Domanda, chi la fa la legge? Le leggi non si fanno da sole!!

Sicché la legge la fa il politico. L’autorità politica fa la legge, ma questa autorità è di diversa natura.

Altra Domanda. Qual è l’autorità politica che fa la legge?

Noi vogliamo essere tutti uguali davanti alla legge.

Ma chi vogliamo che faccia la legge?

Possiamo dire che la legge è lo Stato. NO!!

Lo Stato sta sotto la legge. Il potere politico sta sotto la legge.

Facciamo un passo avanti: attraverso quali meccanismi democratici si arriva alla formulazione della legge?

Facciamo un esempio ….

Decidiamo tutti come deve essere costruito il mercato coperto di

………, dove costruire la biblioteca….ecc…..

La procedura può essere un’assemblea, attraverso il metodo della maggioranza.

Ad Atene erano 3/4mila si riunivano e decidevano. Roma aveva un- milione di abitanti e non era possibile fare la stessa cosa.

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Tuttavia teoricamente si potrebbe decidere, attraverso i computer, di far votare 50milioni di persone. Forse si.

È praticabile?? E quanto tempo ci occorre???

Tornando alla formazione della legge, al taglio politico.

Chi formula la domanda? Ognuno di noi può formulare la domanda.

Ma per soddisfare tutti non ci basterebbe un mese o due, per capire e scegliere la domanda finale. Teoricamente, logicamente sarebbe possibile, ma praticamente???

E quindi torniamo al punto politico: chi pone la domanda??

Il politico, lo stato politico.

E qui siamo al punto cruciale.

Noi siamo una democrazia rappresentativa.

Quel politico che pone le domande dovrebbe rappresentarmi ed essere responsabile di darmi le risposte.

Quel politico deve quindi essere un rappresentante del popolo.

Ma che significa Popolo4? Cosa significa rappresentare?

Nell’epoca romana, il popolo era l’insieme degli individui che vivevano all’interno dell’Impero. La figura di popolo era una figura giuridica politica definita.

Era l’insieme molto articolato di quei cittadini che convenivano (con- venire, riunirsi, concordare) e nominavano nei comizi i propri

4 Nella definizione ciceroniana di popolo, troviamo comunque un concetto cardine dell’esperienza repubblicana, che l’estensore individua nel «senso della necessità della partecipazione di tutti i cittadini alla res publica ». Tale partecipazione è cosa ben diversa dall’uguaglianza delle volontà, poiché «presupposto dell’appartenenza al populus è lo status di civis, criterio di tale appartenenza il census » La parola popolo nel suo significato più specifico è un termine giuridico che indica l'insieme delle persone fisiche che sono in rapporto di cittadinanza con uno Stato tali da essere titolari della sovranità che il più delle volte non viene esercitata in maniera diretta, ma delegata a uno o a più rappresentanti.

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rappresentanti, i propri tribuni, accanto e in contrapposizione al senato.

Uniti nell’essere romani ma distinti nelle loro funzioni.

Nulla a che vedere con la nostra idea, noi definiamo oggi, popolo, l’insieme di gente di massa. Nella storia contemporanea il popolo e una massa di persone, anche organizzata, a cui sono concessi dei diritti quale quello di rappresentarsi attraverso dei delegati all’interno della politica, dello Stato.

Attraverso un mandato di rappresentanza.

Che significa Mandato? Cosa intendiamo per rappresentante?

Problema. Il mandato è vincolante? Non lo è?

Diciamo che è vincolante 5. (art. 67 della Cost)

Se io voto quel partito, lo vincolo a che cosa?

Al mio interesse personale? Allora questo rappresentante ha un mandato da chi? Da quel individuo, da quei 5, 10.

Da chi?

Il mandato come fa ad essere vincolante? Vincolante a che cosa?

Il rappresentante pensa in media, che chi lo ha votato abbiano quel tipo di interessi. Quindi il mandato non vincola a niente in modo particolare.

A meno che non rappresenti una chiara categoria.

Qualora, il paese sia organizzato in corporazioni. Allora sì, è vincolante.

Ma lui rappresenta tutti e nessuno in particolare. Perché non può rappresentare gli interessi di ciascuno. Penserà, quindi, a una propria

5 L'articolo 67 della Costituzione italiana fu scritto e concepito per garantire la libertà di espressione ai membri del Parlamento italiano eletti alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica. In altre parole, per garantire la democrazia i costituenti ritennero opportuno che ogni singolo parlamentare non fosse vincolato da alcun mandato né verso il partito cui apparteneva quando si era candidato, né verso il programma elettorale, né verso gli elettori che, votandolo, gli avevano permesso di essere eletto a una delle due Camere (divieto di mandato imperativo). Il vincolo che lo lega agli elettori assume, invece, la natura di responsabilità politica.

«Il parlamento non è un congresso di ambasciatori di opposti e ostili interessi, interessi che ciascuno deve tutelare come agente o avvocato; il parlamento è assemblea deliberante di una nazione, con un solo interesse, quello dell'intero, dove non dovrebbero essere di guida interessi e pregiudizi locali, ma il bene generale»

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strategia politica, una linea legislativa; che sarà la media degli interessi dei cittadini che lui rappresenta.

Di conseguenza non rappresenta niente di specifico.

Quindi il rappresentante pensa di rappresentare chi lo ha votato. In realtà è sempre un’approssimazione.

Sicché questa persona diventa una guida di coloro che lo hanno delegato.

Ma se io guido te… vuol dire che non ti rappresento affatto!!!

Al massimo indica delle soluzioni dei problemi della maggioranza del popolo. Diremmo che questo è un politico responsabile.

Colui che analizzando i problemi da delle risposte fattibili.

OK. Siamo sempre all’interno della Democrazia Rappresentativa.

Perché funzioni la Dem. Rappresentativa necessita di due qualità:

 Un politico in grado di analizzare realisticamente la situazione e indicare la soluzione dei problemi in termini; culturali, trasparenti, chiari a tutti, sociali, temporali, in altri termini, economici, quanto costerà alla società questa soluzione. Indicare la possibile soluzione del problema. Non sei il salvatore del mondo. Stai indicando una possibile soluzione.

 Dall’altra parte una società civile in grado di controllare, verificare, dialogare con il suo rappresentante. Questo sarà possibile se nella società civile vi è un grado di formazione e informazione capace di entrare in questo rapporto. Di generare costantemente una relazione che non sia subalterna al politico. Ma che sia rispettoso del rispettivo; cittadino/politico.

Questi due elementi sono la prerogativa indispensabile e necessaria per una Dem. Rappresentativa. Occorre una sana complicità, in cui la Società civile capisca che il politico non è il salvatore del mondo.

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Non può e non deve. Lui deve proporre soluzioni ai problemi, indicare un ventaglio di possibili percorsi leciti, trasparenti e moralmente percorribili.

Tuttavia, nella società contemporanea la complessità: politica, economica, finanziaria cresce molto velocemente per cui occorre molto impegno per restare informati.

Per superare questa complessità occorre che la massa, il popolo si organizzi in corpi, associazioni, gruppi, organizzazioni, autonomi rispetto alla rappresentanza politica, che informano la società attraverso una inter-mediazione costruttiva tra lo Stato e i cittadini.

Stato diciamo: Governo, Regione Amministrazioni Comunali tra questi e i sindacati, i partiti anche le corporazioni.

Questi filtrano, aggregano gli interessi e veicolano, presentano i problemi e i bisogni della massa, del popolo.

Se i corpi intermedi (sindacati, partiti, corporazioni, aggregazioni, associazioni) vengono meno. La Dem. Rappresentativa- scompare.

Questo concetto era presente nei trattati di democrazia già nell’ottocento Alexis Tocqueville6. La ricchezza della Democrazia vive nella misura in cui si organizza autonomamente. Si organizza attraverso le proprie parti, gruppi, ecc. Cessa di essere massa e si presenta come un insieme di

6 Alexis Henri Charles de Clérel de Tocqueville (Parigi, 29 luglio 1805 – Cannes, 16 aprile 1859) è stato un filosofo, politico, storico, precursore della sociologia, giurista e magistrato francese. Nell'aprile 1831 viene inviato negli Stati Uniti d'America assieme all'amico Gustave de Beaumont, rimanendovi fino al marzo dell'anno successivo. La motivazione ufficiale è lo studio del sistema penitenziario statunitense (essendo Tocqueville un magistrato, voleva trovare rimedi per migliorare il sistema penitenziario francese, in crisi e del tutto inadeguato alle esigenze del paese); in realtà, è probabile che la decisione della partenza sia stata presa anche sulla scia della suddetta crisi, che avrebbe spinto Tocqueville ad allontanarsi dalla Francia per poterne osservare la situazione politica dall'esterno.

Tuttavia, nel corso della sua permanenza negli Stati Uniti, non è solo l'organizzazione del sistema penitenziario a colpire l'attenzione di Tocqueville: è in particolare lo straordinario livellamento sociale americano, vale a dire l'assenza di privilegi di nascita e di ceti chiusi, e la possibilità per tutti di partire dallo stesso livello nella competizione sociale. È proprio dall'osservazione di questa realtà americana che prende vita il suo studio che sfocerà nella sua opera più importante, La democrazia in America, pubblicata in due parti, nel 1835 e nel 1840 dopo il suo ritorno in Francia. Quest'opera è una base essenziale per comprendere gli Stati Uniti d'America, in particolare nel XIX secolo.

Nell'opera La democrazia in America Tocqueville, contro molte teorie affermò che la rivoluzione francese e quella americana non hanno aspetti in comune in quanto da quella francese scaturiscono violenza e terrore, mentre da quella americana libertà.

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parti, e ognuno di queste esprime le proprie proposte attraverso i propri organismi. Filtrano le proposte e le presentano sotto forma di proposte legislative.

Quindi. Fissati questi concetti qual è la situazione delle

Democrazie in occidente? Siamo solo noi in crisi?

Secondo i dati della “Freedom House” 7, i Paesi stabilmente democratici nel mondo, nell’ultimo decennio, sono scesi dal 46% al 44%, mentre, nello stesso periodo, sono aumentati dal 24% al 26% i Paesi non democratici.

A questa diminuzione recente dei paesi democratici si accompagna la crisi della democrazia all’interno di alcuni paesi di impronta democratica, come Turchia, Ungheria e Polonia. Infine, la democrazia vive un periodo di malessere in altri Paesi, come gli Stati Uniti, la Francia, il Regno Unito, l’Italia.

Che cosa hanno in comune oggi Paesi come Turchia, Ungheria, Polonia?

Si tratta di sistemi politici dove l’elemento di base della democrazia rappresentativa, l’elezione, è presente, ma è accompagna con limitazioni della libertà o dello Stato di diritto.

Tutti questi Paesi hanno o un Parlamento o un presidente e un Parlamento elettivi. Tuttavia, si tratta di regimi politici che o limitano la libertà personale, o limitano la libertà di espressione del pensiero, o limitano le garanzie delle libertà, privando i giudici dell’indipendenza.

Insomma, in nome del popolo e della democrazia, si limitano le libertà.

Si affermano così democrazie rappresentative illiberali, nelle quali la partecipazione popolare alla scelta dei governanti non si accompagna, come accade normalmente nelle democrazie, con la tutela piena delle

7 Freedom House è una organizzazione non governativa internazionale, con sede a Washington, che conduce attività di ricerca e sensibilizzazione su democrazia, libertà politiche e diritti umani. Freedom House pubblica un rapporto annuale dal titolo Libertà nel mondo, che misura il grado di libertà civili e diritti politici garantiti in ciascun paese, un indicatore utilizzato da diverse ricerche di scienza politica.

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libertà fondamentali (quella personale, quella di associazione, quella di riunione, quella di manifestazione o libertà di pensiero).

Il Paese dove più sviluppata è la democrazia sono gli Stati Uniti.

Qui una legge del 1946 ha introdotto procedure varie che impongono alle amministrazioni di informare gli interessati e di ascoltarne la loro voce.

I poteri pubblici dànno quindi spazio ai cittadini, e sono costretti a spiegare e ad ascoltare, possono decidere solo spiegando i motivi delle scelte compiute.

In ultima analisi va detto e riconosciuto che la democrazia viva e si sviluppi grazie alle sue crisi. Elemento positivo di crisi della democrazia, fino alla metà del secolo scorso, è stato quello dell’allargamento del suffragio. Più partecipazione alla vita dello Stato.

Tanto è vero che per quanto possa apparire strano oggi, la democrazia, il governo del popolo, (secondo la definizione di Lincoln nel discorso di Gettysburg8 del 1863) è stato a lungo limitato a una parte molto ristretta del popolo, i possidenti e i cittadini con un titolo di studio.

Ha escluso sempre gli schiavi, a lungo i negri negli Stati Uniti. Per molti decenni le donne, oggi gli immigrati regolari.

(Si guardi alla politica dell’attuale presidente degli Stati Uniti)

Da un presidente al nostro ex-presidente Sandro Pertini, il quale nel messaggio di fine anno, 1979, agli italiani disse: “Alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie.”

Pino

8 A. Lincoln parla di come gli esseri umani siano uguali, riprendendo quanto sancito nella Dichiarazione di Indipendenza. Sostiene anche che la guerra civile è stata una lotta non solo per l'Unione, ma «la rinascita della libertà» che avrebbe reso tutti davvero uguali all'interno di un'unica nazione finalmente unita. Il 19 novembre 1863, Abraham Lincoln tenne, in occasione dell’inaugurazione del Cimitero militare di Gettysburg, uno dei suoi discorsi più celebri. I tre giorni della drammatica Battaglia di Gettysburg (1-3 luglio 1863), che vide il successo dell’Unione a costo di numerose perdite, erano ancora vivi nella memoria dei cittadini. Nel suo breve discorso, Lincoln ricorda i padri fondatori, che costruirono una “nuova nazione, concepita nella Libertà”, e rende omaggio ai caduti. Infine si appella al popolo, rinnovando la dedizione alla causa della libertà: solo così il sacrificio di tante vite non sarà inutile.

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