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Academic year: 2021

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1. ASPETTI EPIDEMIOLOGICI

Il trend annuale di incidenza di nascite SGA presso il nostro centro non ha subito variazioni significative tra il 2011 e il 2013, ma anzi si è mantenuto costante nei diversi anni presi in esame, con una media del 2,6% di nati SGA per anno. Sebbene la maggior parte dei pazienti SGA siano nati a termine (l’età gestazionale media è risultata essere di circa 37 settimane), l’incidenza di SGA sul totale dei nati della relativa età gestazionale è stata maggiore per i nati late preterm: il 10,8% dei nati late preterm era SGA, contro il 2,06 % dei nati a termine. L’età materna media è risultata di circa 34 anni. Per quanto riguarda il sesso, non abbiamo riscontrato differenze significative tra maschi e femmine all’interno dei diversi gruppi considerati.

2. FATTORI DI RISCHIO PER NASCITA SGA A TERMINE E LATE PRETERM

Mediante il primo tipo di analisi eseguita abbiamo osservato come, all’interno della nostra popolazione, il principale fattore di rischio per la nascita SGA a termine sia l’abitudine della gestante al fumo di sigaretta, mentre i principali fattori eziologici di nascita SGA late preterm siano le complicanze durante il corso della gravidanza (metrorragie, eclampsia) e lo IUGR. Vedremo, con l’analisi multivariata, quali siano i fattori di rischio più strettamente correlati con la nascita SGA, in generale e all’interno di ciascuno due gruppi considerati (a termine e late preterm). Osserveremo inoltre quali siano i fattori di rischio maggiormente correlati al gruppo di neonati con peggior outcome.

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3. OUTCOME ALLA NASCITA DEL PAZIENTE SGA A TERMINE E LATE PRETERM Per quanto riguarda i dati di outcome, abbiamo riscontrato quanto segue.

L’indice di Apgar al 5°minuto di vita risultava significativamente inferiore, rispetto ai relativi controlli, sia nei neonati SGA che nei late preterm. Si è avuto pertanto un effetto additivo tra l’essere SGA e l’essere late preterm.

La condizione di SGA aumenta la probabilità di ipoglicemie sia nei nati a termine che nei late preterm, ma il fatto di essere SGA late preterm non comporta un peggioramento di tale condizione.

I livelli di calcio ionizzato risultano inferiori nei neonati late preterm, sia SGA che AGA, rispetto ai neonati a termine, ma la condizione di SGA non modifica tali livelli. Relativamente a questo parametro, infatti, possiamo notare come vi sia un effetto di saturazione nell’essere late preterm: tale condizione comporta già di per sé una riduzione dei livelli di calcio, su cui l’essere SGA non influisce ulteriormente.

Anche l’ipocalcemia si è verificata più frequentemente nei late preterm di ciascun gruppo, confermando quanto precedentemente affermato, tanto che la terapia con calcio gluconato al 10% è stata praticata negli SGA sia late preterm che a termine, ma anche negli AGA late preterm.

Circa i livelli degli altri elettroliti (natriemia e kaliemia) abbiamo riscontrato lievi differenze ma pur sempre nell’abito della normalità. I bassi livelli di cortisolo riscontrati nei late preterm, anche questi nell’ambito del range normale, ben correlano con i livelli ematici lievemente superiori di potassio e lievemente inferiori di sodio in questa categoria di neonati

Per quanto riguarda i livelli di emoglobina, i risultati del primo esame emocromocitometrico eseguito dimostrano la presenza di livelli più elevati nei neonati SGA late preterm, il che è dovuto verosimilmente a una relativa ipossia perinatale. Tuttavia, nel corso della degenza sono proprio questi neonati a sviluppare con più frequenza anemia, tanto da necessitare più spesso della terapia con eritropoietina o, più raramente, di emotrasfusione.

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I neonati late preterm presentano inoltre livelli ematici inferiori, rispetto ai nati a termine, di proteine totali e di immunoglobuline, il che risulta fisiologico considerando la relativa immaturità rispetto ai nati a termine.

I livelli più elevati di fT4 (pur sempre nel range della normalità) degli SGA a termine può essere spiegato col fatto che questi neonati presentano una maggiore maturità dell’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide rispetto ai late preterm. Invece, un TSH lievemente superiore alla norma è stato riscontrato nei neonati SGA a termine e potrebbe essere legato a meccanismi di reprogramming endocrino-metabolico.

I livelli più bassi di cortisolo nei neonati SGA late preterm sono probabilmente dovuti a una immaturità dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene.

Per quanto riguarda la presenza di ittero tale da necessitare di fototerapia, condizione che si verifica frequentemente sia nei neonati SGA che nei late preterm ma, nel gruppo dei late preterm, non viene ulteriormente incrementata dal fatto di essere SGA.

Il distress respiratorio significativamente più frequente negli SGA late preterm sia rispetto agli SGA a termine che rispetto agli AGA late preterm: possiamo pertanto affermare come, per questo parametro, la condizione dello SGA sia ulteriormente peggiorata dal fatto di essere late preterm.

Per quanto riguarda i problemi di alimentazione, sia gli SGA a termine che gli SGA late preterm hanno necessitato di alimentazione con gavage orogastrico, ma con differenze significative rispetto al relativo gruppo di controllo e tra i due gruppi: pertanto, l’essere late preterm aumenta le difficoltà di alimentazione autonoma già presente nel neonato SGA. Questo è confermato anche dalla più lunga durata della necessità di tale supporto negli SGA late preterm rispetto ai late preterm AGA e rispetto agli SGA a termine, con differenze significative in tutti e tre i casi.

Le stesse considerazioni valgono per la necessità di alimentazione per via parenterale, per la quale sia gli SGA a termine che gli SGA late preterm hanno necessitato di alimentazione per via parenterale, ma con differenze significative rispetto al relativo gruppo di controllo e tra i

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due gruppi: le difficoltà di alimentazione autonoma già presente nel neonato SGA sono incrementate anche in questo caso dalla condizione di late preterm.

La durata della degenza, intesa dal momento della nascita fino alla dimissione, è risultata significativamente più lunga sia negli SGA a termine verso i relativi controlli AGA, sia negli SGA late preterm verso i relativi controlli AGA, che tra i due gruppi di SGA: anche in questo caso possiamo affermare come i neonati SGA late preterm abbiano degenze più lunghe sia degli SGA a termine che dei late preterm AGA.

A conferma del fatto che gli SGA late preterm siano più soggetti a complicanze fin dal momento della nascita, possiamo osservare come la necessità di ricorrere al taglio cesareo al momento del parto sia significativamente maggiore negli SGA late preterm rispetto ai controlli AGA e rispetto agli SGA a termine.

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