UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA Facoltà di Lettere
Corso di laurea in Scienze del libro, della biblioteca e dell’archivio Curriculum biblioteconomico
TESI DI LAUREA SPECIALISTICA
IL FONDO GERACE
DELLA BIBLIOTECA UNIVERSITARIA DI PISA
Inventario
RELATORE
Prof.ssa Cristina Moro
Candidato Alessandra TOSCHI
Sogno d’un meriggio d’estate
[…] Or dove, in quale
O dubitoso o indefinibil segno, ad ogn’ora vagante e senza alcuna o certezza o sostanza;
or dove dunque
l’universo e il mio cuore, or dove il giorno e la notte profonda, il bene e il male, il vero antico delle cose e il falso del mio sogno, han confine? e dove e in quale
foce remota e il qual secreto seno dell’infinito, il vorticoso fiume della vita, che freme entro il gran tutto si trabocca nel nulla? […]
Vincenzo Gerace
Nota: l’inventario si propone come strumento di corredo utile alla consultazione del fondo Gerace conservato presso la Biblioteca Universitaria di Pisa. Lo precedono i profili biografici dei principali membri della famiglia, una presentazione generale della natura della raccolta e un’introduzione alle diverse sezioni.
III
SOMMARIO
V Premessa
PARTE PRIMA: INTRODUZIONE AL FONDO
IX Vincenzo Gerace e la sua famiglia: cenni biografici XVIII Natura e ordinamento del fondo
XXVI La biblioteca
XXXV L’archivio
XLVII Bibliografia delle pubblicazioni monografiche di e su Vincenzo Gerace XLIX Archivi privati e fondi misti: bibliografia di riferimento
PARTE SECONDA: INVENTARIO
2 Elenco delle abbreviazioni
3 Monografie 57 Periodici 111 Cartelle e buste 185 Manoscritti 207 Dattiloscritti 217 Quaderni e taccuini 231 Fotografie e cartoline
237 Corrispondenza a Giulia Becciani
247 Materiale di argomento tecnico-scientifico 251 Carte volanti e stampati vari
IV
265 Indice delle monografie per data di stampa 285 Indice alfabetico dei periodici
293 Indice dei nomi di persona citati
V
PREMESSA
Il fondo Gerace è entrato a far parte delle collezioni della Biblioteca Universitaria di Pisa di recente, per donazione di Maria Bruna Baldacci, vedova di Giovan Battista Gerace, figlio di Vincenzo. La signora Baldacci custodiva il materiale nella sua abitazione di Pisa, dopo averlo rilevato dalla casa Gerace a Roma, dove le carte hanno sonnecchiato per molti anni, ogni tanto accrescendosi – come vedremo – di qualche nuovo pezzo.
Una volta in biblioteca, i volumi e i fogli sono stati adagiati sugli scaffali in attesa di una mano che si occupasse ancora di loro; così li ho trovati all’inizio del mio tirocinio alla Biblioteca Universitaria. Il primo impatto con il fondo non è stato incoraggiante: quello che mi sono trovata davanti era un ginepraio di carta e per me, inesperta nella gestione di materiale così eterogeneo e nelle pratiche archivistiche, era difficile immaginare cosa sarebbe potuto venirne fuori. Inoltre, niente sapevo di Vincenzo Gerace: mi erano estranei non solo la sua vita e la sua opera, ma anche il mondo in cui aveva respirato e si era mosso.
Per questi motivi mi sono approcciata al materiale con un atteggiamento ambivalente: da un lato, sapevo che avrei avuto a che fare con parole e pagine che non compaiono nella mia biblioteca e che non sarebbe stato facile svolgere il mio lavoro; dall’altro, mi incuriosiva scoprire cosa c’era dentro e sotto quello spazio di inchiostro e cellulosa.
Durante lo spoglio ho trovato l’atmosfera prevista: un ambiente borghese lontano quasi cento anni, un comunicare diverso, una schiera non troppo cospicua di ultimi difensori di un classicismo ideale e idealizzato, confinati nelle stanze di circoli letterari e piccole redazioni. Qui stava Vincenzo Gerace, seduto alla sua scrivania, a poetare e a difendere le sue convinzioni. Ma non era solo: a prendere parola in quelle carte e nei volumi sono stati anche altri tempi, altre figure e altre pene, spesso inattesi, che hanno contribuito a rendere l’insieme del fondo variegato e un po’ sfuggente.
Nello smistare, nel collegare, nell’elencare ho cercato di rispettare i vincoli che qualcuno prima di me aveva introdotto, provando però anche a dare un senso a quei tanti pezzi che per vari accidenti e incroci si trovavano dispersi e confusi.