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1 (Acronimi: ASF: Archivio Storico di Firenze; DGARQ: Direção Geral de Arquivio, Torre do Tombo, Lisbona; BUB: Biblioteca Universitaria di Bologna)

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(Acronimi: ASF: Archivio Storico di Firenze; DGARQ: Direção Geral de Arquivio, Torre do Tombo, Lisbona; BUB: Biblioteca Universitaria di Bologna)

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Capitolo I – Introduzione

1.1 - Scopo della ricerca e metodologia.

La ricerca ha analizzato il signifcato e il ruolo rappresentato dagli animali del Nuovo Mondo nella cultura europea dei secoli XIV e XVI. In relazione al processo di scoperta, descrizione, importazione e assimilazione degli animali americani si è approfondito in particolare il ruolo dei primati neotropicali (Infraordine Simiiformes, Parvorder Platyrrhini) che sono tuttora distribuiti in America Centrale e Meridionale.

La scoperta del Nuovo Mondo fu un profondo trauma per l'Europa che non solo alterò gli equilibri politici ed economici, ma anche la cultura nel suo insieme. L'arrivo in Europa di grandi quantità d'oro e argento modifcò i mercati fnanziari, le nuove piante importate crearono una nuova realtà alimentare e sul piano flosofco la scoperta dell'America rappresentò una profonda svolta, poiché le basi della cultura europea ancora fondate su Aristotele e su altri maestri classici, venivano turbate dalle nuove conoscenze che giungevano dalle terre che si andavano esplorando grazie ai rapporti dei navigatori, dei religiosi e dei conquistatori. La letteratura che analizza questo fenomeno è ormai amplissima e passa trasversalmente tra le diverse discipline1, ma solo recentemente l'attenzione si è focalizzata sugli animali. Le poche opere dedicate a questo argomento2 trattano gli animali del Nuovo Mondo nel loro insieme e non esiste uno studio storico focalizzato sui primati. D'altro canto pochissimi sono anche i lavori svolti in chiave scientifca su questo argomento3, mentre assolutamente assenti sono quelli di storia dell'arte.

Questa ricerca ha cercato di ricostruire attraverso l'analisi delle fonti iconografche e quelle provenienti dalla storia istituzionale ed economica, l'importazione e le principali rotte di distribuzione dei primati (e degli altri animali) provenienti dall'America Centrale e Meridionale. Nello stesso tempo ha cercato di comprendere, attraverso la lettura delle cronache di viaggio, le informazioni e le idee che vennero messe a disposizione della cultura rinascimentale riguardo ai primati del Nuovo Mondo. Si è cercato di analizzare, focalizzando l'attenzione su due dei principali protagonisti delle scienze naturali, Gesner e Aldrovandi, come esse venivano recepite ed elaborate in Europa. Attraverso una minuziosa analisi delle fonti iconografche svolta in moltissimi musei e monumenti europei e in varie biblioteche, sono emerse nuove immagini riferite ai primati del Nuovo Mondo che sono presentate qui per la prima volta. Di altre già note ne è stato approfondito il signifcato iconografco nel contesto storico artistico. Le immagini dei primati presenti nell'opera di Aldrovandi sono state analizzate, descritte e reinterpretate alla luce delle conoscenze scientifche attuali mettendo in evidenza le acquisizioni scientifche dell'autore.

L'idea fondante della tesi è stata quindi quella di dare un primo contributo che venisse a colmare il vuoto storiografco che esiste sulla conoscenza dei primati del Nuovo Mondo nel Rinascimento, senza ovviamente poterlo esaurire data la sua vastità e complessità. Per capire meglio il fenomeno si sono toccati vari argomenti che sono stati analizzati e approfonditi separatamente. Partendo dalle fonti iconografche trovate nella prima fase della ricerca, si è cercato di ricostruire il processo storico che aveva portato quel particolare animale ad essere presente nell'opera esaminata. Ciò è risultato molto arduo soprattutto per le opere meno note che non fornivano appigli storico artistici. Inoltre, data la novità dell'argomento sono emerse non molte tracce del commercio di animali sia nella letteratura secondaria, sia nei materiali d'archivio del primo Cinquecento. Le fonti archivistiche analizzate sono state le lettere di e per gli ambasciatori, i vari carteggi tra personaggi pubblici, i libri di commercio e le opere letterarie dell'epoca che descrivono la vita e le cronache dei sovrani. Le ricerche archivistiche si sono focalizzate oltre che su uno degli attori principali della scoperta dell'America quale il Portogallo, sull'Italia.

Un aspetto fondamentale relativo alla metodologia adottata è stato l'approfondimento della biologia e tassonomia delle platirrine senza la quale sarebbe stato impossibile capirne sia il luogo 1Si veda ad esempio l'ormai classico testo di Crosby, 1992.

2Ricordiamo il lavoro di Asua & French, 2009.

3Tre di questi trattano genericamente della presenza di alcuni primati neotropicali nell'iconografa e nelle

cronache di viaggio (Urbani, 1999, 2004, 2007), uno altro studio appena uscito (Teixeira & Papavero, 2010), benché tratti molti aspetti del fenomeno (riferito però al solo Brasile) si sofferma soprattuto sul signifcato economico del traffco di primati e un altro lavoro (Masseti & Veracini, 2010) tratta invece di una sola specie di scimmia neotropicale. Ricordiamo anche il saggio del primatologo Colin Groves (2008), che offre un sguardo molto personale alla storia della primatologia attraverso i secoli.

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presunto di provenienza e sia la descrizione che ne forniscono i testi dell'epoca. Le scimmie platirrine sono tra i primati uno dei taxon più biodiversi e contano ca. 130 specie, di cui molte con alto grado di affnità e somiglianza. Ogni specie o sottospecie vive in una area geografca specifca, che in molti casi è stata riconosciuta attraverso una lunga e precisa analisi popolazionale, tassonomica e comparativa. Al momento non sembrano esistere casi di specie di primati neotropicali completamente estinte in epoca storica (escluse le isole caraibiche dove i primati sembrano essersi estinti in epoca pre-colombiana), benché molte di esse vivano in territori che dall'arrivo dei primi europei si sono drasticamente ridotti e quindi sono in pericolo d'estinzione. Quindi una volta individuata, quando possibile, la specie in base alla fonte iconografca riusciamo a capire con un'alta probabilità il luogo di provenienza dell'animale. Infatti, l'ingerenza antropica che in taluni casi ha favorito l'introduzione di specie esotiche in certe aree, sembra, dagli studi condotti, limitata a poche e ben identifcabili specie. In sintesi, possiamo assumere l'ipotesi che, per la maggior parte dei casi, il fenomeno che ha riguardato le specie di primati del Nuovo Mondo è stato di riduzione delle aree occupate e non di espansione.

Un altro importante aspetto metodologico ha riguardato l'analisi delle cronache di viaggio del Cinquecento. Si è cercato di reperire le fonti nella lingua originale per conoscere i termini riferiti ai primati, poiché importanti dal punto di vista flologico e interpretativo e si è poi cercato il loro equivalente nella lingua indigena, il cui uso si diffonde soprattutto nella seconda metà del Cinquecento. Molte espressioni indigene che troviamo citate dai primi esploratori sono oggi entrate nel linguaggio corrente dei paesi neolatini e spesso anche nella terminologia scientifca. Inoltre, la comparazione con l'etologia oggi nota di molte delle specie, ci ha permesso di riconoscerne le varie descrizioni e capire l'interpretazione a loro data dai primi cronisti.

Benché occupi solo una parte della tesi è importante sottolineare il contributo dato da Ulisse Aldrovandi alla conoscenza dei primati, che spesso è stato liquidato come una riproposizione dell'opera di Gesner. In base a questa prima più puntuale analisi, sono emersi aspetti molto originali e signifcativi sulle osservazioni e sull'integrazione dei primati del Nuovo Mondo, ma più in generale di tutti i primati, nell'opera di Aldrovandi; questo capitolo merita sicuramente un ulteriore approfondimento con l'inclusione anche di altri animali e di ulteriori fonti manoscritte che rimangono tuttora inedite.

1.2 - Perché i primati: breve retrospettiva sulla conoscenza dei primati e loro simbologia nel Medioevo e primo Rinascimento.

La storia del rapporto tra esseri umani e primati (non umani) è da sempre molto complessa e affascinante. I primati infatti hanno goduto di uno speciale status a causa della somiglianza con l’uomo. Le popolazioni umane evolutesi nei continenti Asiatico, Africano e Sudamericano, dove i primati tuttora vivono, li considerarono talora creature sagge dalle qualità sovrannaturali e spesso emissari tra l'umanità e gli dei4. Nella cultura occidentale i primati erano noti già dall’epoca del bronzo, come testimoniano alcuni affreschi della civiltà Minoica5.In epoca Greca e Romana macachi, cercopitechi, babbuini vennero importati frequentemente in Europa favorendo i primi studi scientifci. E’ in quest’epoca che alcuni studiosi notano una qualche somiglianza tra l’uomo e i primati non umani. Nella Grecia antica l’abilità che avevano le scimmie di imparare e imitare l’uomo agì contro di loro e si diffuse l’idea che la scimmia fosse per questo presuntuosa, e cioè volesse svolgere e occupare il ruolo umano. Successivamente nella cultura occidentale dominata dalla tradizione giudaico-cristiana le scimmie divennero simbolo di tentazione e furono considerate forze del male. Nella prima cristianità la supposta presunzione delle scimmie venne paragonata a quella del diavolo e il fatto che altri popoli come gli egiziani avessero adorato molti animali tra cui i babbuini, contribuì a rafforzare questa convinzione6.

La scimmia era turpissima in quanto molto simile a noi, una caricatura grottesca che pretendeva lo status umano. La scimmia divenne anche sinonimo di ipocrisia e codardia così come d’estrema bruttezza fsica. Diavolo e bruttezza andavano molto d’accordo: poiché le scimmie erano considerate brutte l’idea che il diavolo fosse una scimmia seguì automaticamente. In realtà l’idea dell’identifcazione diavolo-scimmie non venne dai cristiani ma dai greci. L’associazione venne ripresa e sottolineata dalla cristianità come l’evidenza di un atto di disobbedienza a Dio7. L’essere nude era un’altra prova della loro diabolicità. Le prime scimmie nell’arte cristiana erano quindi creature maligne ma si riferivano di 4v. Tompkins, 1994, pp: 80-87.

5v. Masseti, 2003.

6v. Tompkins, 1994, pp: 28-29. 7v. Janson, 1952, pp: 65.

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fatto all'unica specie famigliare in Europa fno alla fne del Medio Evo: la bertuccia (Macaca sylvanus)8. Questa specie di macaco, l'unica che vive ancor oggi nel continente africano, è l'unica nel suo genere ad essere priva di coda. La perdita della coda veniva associata, una volta in più, al diavolo (anch'egli perdette le ali nella discesa negli inferi scacciato dal paradiso). Ma l'associazione bertuccia-diavolo non durò a lungo poiché di fatto questi animali erano ben lungi dal dimostrare comportamenti diabolici (per esempio in natura è una della poche specie a presentare un comportamento di cure parentali maschili e alla vista queste creature possono sembrare molto amabili e cordiali tra loro)9 e sul fnire del Medioevo si fece così strada il concetto della scimmia come peccatrice e vittima del diavolo: colei che aveva peccato doveva essere punita, e avrebbe pagato per i suoi appetiti carnali in dimenticanza di Dio e avrebbe affrontato un’eternità di tormenti e torture. Questa immagine trova la sua espressione nel periodo che va dal 1000-1200 (preromanico-romanico e gotico). In questo periodo troviamo due immagini tipiche: la scimmia punita e la scimmia sulla strada del peccato e dell’eccesso. E' interessante notare come molte rappresentazioni ricordino le scimmie ma in realtà abbiano proporzioni umane. Un’altra immagine di peccatore e cospiratore emergeva nelle rappresentazioni di Adamo ed Eva e la cacciata dal paradiso. Immagini di scimmie venivano inserite ai confne dell'Eden, simboleggianti la tentazione di Adamo ed Eva oppure erano spesso rappresentate in alberi (l’albero della conoscenza) o al suolo con una mezza mela o noce in mano che simboleggiava il piacere carnale, la vera catena da cui era legato l’uomo10.

Nel periodo gotico emerge una nuova visione che andava a toccare temi sarcastici e umoristici. Le scimmie vengono ora viste come metà animale e metà uomo, ridicolizzate mentre tentano di imitare gli uomini11 e anche altri animali. Anche la donna viene usata per essere derisa come la scimmia e comparata a Eva. Le scimmie divengono come la donna “per natura” un’appendice dell’uomo. Tra le numerose funzioni assegnate alla scimmia sin dal Medioevo nessuna abbraccia un ampio range di interpretazioni dal sublime al ridicolo come il suo ruolo emblematico nell'arte e più in particolare nella pittura e scultura.

Nella transizione Medioevo-Rinascimento la scimmia, benché soprattuto nell'arte italiana conservi il signifcato simbolico tradizionale, assume anche altri signifcati e in certi casi viene assunta come una dell’immagini dell’occidente in quel periodo: la libertà.12 Questo cambiamento è esemplifcato in particolare da un'opera della maturità di Dürer: “La danza delle scimmie”. Qui siamo distanti dalle scimmie peccatrici dei secoli precedenti e i primati appaiono incarnare la comicità ribelle che era cresciuta in quel periodo. Per alcuni autori questa opera può esemplifcare ciò che stava avvenendo nella società stessa in cui si rintraccia una volontà iconoclastica e un'esuberanza mai vista, con elementi di comicità e antropomorfsmo.

Assieme al signifcato simbolico le scimmie avevano nel corso dei secoli acquisito anche un diffuso ruolo di animale da compagnia ed erano frequentemente importate dall'Africa e dall'Asia. Con l'apertura delle nuove rotte commerciali sulla via della spezie cominciò l'importazione di nuove specie. Benché anche in questo caso non vi siano studi approfonditi, possiamo fare una stima dei primati conosciuti alla fne del quattrocento prima dell'ingresso nel mondo occidentale delle platirrine13:

a) dall'Africa: le bertucce (Macaca sylvanus) distribuite nel Nord Africa; i cercopitechi di varie specie come quelli verdi (genere Chlorocebus) distribuiti nella fascia sud sahariana che va dall'Atlantico al Mar Rosso; vari cercopitechi diffusi nella costa equatoriale africana, Cercopithecus diana vel roloway,

Cercopithecus mona e Cercopithecus petaurista; le amadriadi (Papio hamadryas) e altri tipi di babbuini distribuiti nella zone di savana dell'Africa sud sahariana; i cercocebi (Cercocebus torquatus) e

Erythrocebus patas distribuiti nell'Africa occidentale; i colobi (Colobus guereza) diffusi nelle foreste del centro e Africa orientale e forse gli scimpanzé (genere Pan) ma vi sono fonti controverse.

b) dall'Asia: vari macachi (ad esempio Macaca mulatta e Macaca radiata) distribuiti nel subcontinente indiano; i langur (Semnopithecus sp.), le scimmie sacre indiane; forse alcune specie del genere

Trachypithecus e i gibboni del genere Hoolock14diffusi in India, Birmania e sud della Cina.

8v. Masseti & Bruner, 2009, pp: 37-42. 9v. Rowe, 1996, pp: 133-134.

10v. Janson, 1952, pag. 241.

11Per un approfondimento del termine Simia v. Glossario in Appendice. 12v. Tompkins, 1994, pag. 40.

13v. Groves, 2008; Llloyd, 1971; Masseti & Bruner, 2009; Teixeira & Papavero, 2010. 14v. Groves, 2008, pag. 37.

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BIBLIOGRAFIA Capitolo I

Asua Miguel de & French Roger, 2009. A New World of Animals. Early Modern Creature of Iberian

America. Ed Ashgate, Burlington, USA.

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• Masseti Marco & Bruner Emiliano, 2009. The primates of the western Palaearctic. A biogeographical, historical, ethnozoological and archaeozoological review. Journal of

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• Masseti Marco & Veracini Cecilia, 2010. The early importation of South American primates in 16th century in Italy: the case of the Marcgrave's capuchin monkey, Cebus favius (Schreber, 1774). Archive of Natural History, 37 (1): 91-101.

Teixeira M. Dante & Papavero Nelson, 2010. O Trafco de Primatas brasileiro nos séculos XVI e XVII. In: Mamiferos de Restingas e Manguezais do Brasil. Eds: Maria L. Pessoa, W. Correa Tavares & Salvatore Siciliano. SBMz, Sociedade Brasileira de Mastozoologia. Museu Nacional, Rio de Janeiro. Pp:253-282.

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• Urbani Bernardo, 1999. Nuevo mundo, nuevos monos: sobre primates neotropicales en los siglos XV y XVI. Neotropical primates 7 (4): 121–125.

• Urbani Bernardo, 2004. Further information on neotropical monkeys reported in the XVI century. Part 1. Neotropical primates 12 (3): 146–147.

• Urbani Bernardo, 2007. Further information on neotropical monkeys reported in the XVI century. Part 2. Neotropical primates 14 (3): 144–145.

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Capitolo II - L'importazione di animali esotici nell'Europa rinascimentale in

relazione alla conquista dell'America e alle rotte commerciali.

2.1 - Introduzione

Con la decadenza del sistema feudale il commercio risorse in vari luoghi dell'Europa occidentale alla fne del XIII secolo. Il rinascimento commerciale accrebbe la circolazione di denaro sviluppando l'economia delle regioni e aprì nuove rotte di transito delle merci. Con sede a Lubecca i mercanti del nord si unirono nella Lega Anseatica una associazione commerciale di più di 80 città che trattava principalmente legno, pesce, tessuti, cereali, ferro e rame. Contemporaneamente i mercati delle Fiandre forirono con vari tipi di commercio (la lana giungeva dalla Britannia, frutta e prodotti del sud da Spagna e Portogallo, il bestiame dall'Olanda e i mercanti della costa atlantica franco-inglese vi vendevano il loro vino) e Bruges diventò la piazza fnanziaria dell'Europa settentrionale. Gli italiani (genovesi e veneziani) vi si stabilirono apportando regolarmente in convogli il loro carico di spezie provenienti dal vicino oriente. Come ricorda Le Goff “dall'Italia, alla Fiandra e al baltico si costituì, grazie al commercio marittimo, un'economia mondo-europea”.15 In quest'estesa rete di rapporti commerciali regolari tra Europa del Nord, Fiandre, mondo asiatico e i grandi porti italiani, sarebbe assurta nel XV secolo Anversa come centro mondiale degli scambi. Nel Quattrocento la rete commerciale e la velocità della distribuzione dei beni era già molto sviluppata e la scoperta di nuove rotte per raggiungere le Indie da parte dei Portoghesi, l'esplorazione dell'Africa e dell'America, apriranno dal 1400 in poi l'Europa all'affusso di nuove merci modifcando l'assetto economico fnanziario del mondo occidentale. I regni affacciati sull'Oceano Atlantico, in primis Spagna e Portogallo, avranno così il ruolo più rilevante. Dopo la scoperta del cammino atlantico per l'Asia e l'Africa e di quello successivo per l'America i principali porti a cui affuivano le merci provenienti da questi continenti furono Lisbona, Cadice e Siviglia, per la ovvia infuenza che Spagna e Portogallo esercitavano nelle terre appena scoperte; da qui le merci soprattutto attraverso i mercanti tedeschi e italiani, giungevano ad Anversa e da lì si spandevano anche utilizzando il trasporto fuviale dato dal Reno; dopo pochi anni la Francia e l'Inghilterra (la prima anche attraverso massicce azioni di pirateria condotte nel Brasile assegnato per decreto papale al Portogallo) cominciarono la loro espansione transatlantica e i porti in Normandia e quello di Londra divennero altri importanti centri di smistamento delle merci che giungevano dal Nuovo Mondo. In questa fase sottolineiamo la presenza costante di famiglie di mercanti e banchieri italiani e tedeschi che presero parte attiva alla conquista dell'America fnanziandone spesso le spedizioni e contribuendo al commercio delle risorse naturali e beni che da lì giungevano.

Alla fne del XVI secolo gran parte della costa del Sud America era stata raggiunta e/o esplorata dagli europei. Dopo la scoperta dei Caraibi da parte di Colombo, nel 1500 Pinzon e Lepe e il portoghese Cabral attraccano alle coste brasiliane16. Già nel 1514 sia portoghesi che spagnoli giungevano nel Rio della Plata in Uruguay17 e circa 10 anni dopo Cortés conquistava il Messico distruggendo la civiltà Azteca18. Alla fne degli anni 30 del Cinquecento spagnoli e tedeschi avevano esplorato parte del Venezuela e della Colombia alla ricerca del mitico “El Dorado”19, mentre i francesi erano ormai pratici delle rotte che li portavano facilmente in Brasile e ne contendevano il dominio con il Portogallo. La costa pacifca cominciava ad essere esplorata nel secondo decennio del Cinquecento passando dallo stretto di Panama e la conquista dell'impero Inca sarebbe cominciata da lì a poco20. Se le coste dell'America Centrale e Meridionale furono relativamente facili da raggiungere e conquistare malgrado la frequente presenza di popolazione ostili, l'immenso territorio amazzonico richiese più di quattro secoli per essere conosciuto. Il suo maggior tributario il Rio delle Amazzoni, sarà esplorato solo nel 1700 e una parte di questo solo nella seconda metà del XIX secolo.

Lungo le rotte commerciali viaggiavano sia le merci che gli animali considerati alla stregua di 15v. Le Goff, 2007, pag 153

16v. Bueno, 1988b, pag. 30. 17v. Bueno, 1988b, pag 117. 18v. Diaz del Castillo, 2002. 19v. von Hagen, 1976, pp: 94-95. 20v. Stirling, 2000.

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un qualsiasi altro prodotto di valore. Sin dall'Antichità animali esotici erano stati un bene importante e di valore commerciale per l'Europa. A partire dal terzo secolo avanti Cristo i romani infuenti avevano voliere e acquari privati; scimmie, serpenti, gazzelle antilopi e altri animali erano tenuti in questi piccoli zoo usati per aumentare il prestigio dei loro proprietari21. Più tardi nel 186 a. C. vennero importati per i giochi dei gladiatori soprattuto leoni e leopardi ma anche altri animali che giungevano sia dall'Africa che dall'Asia quali struzzi, orici e bisonti, tigri, ippopotami ed elefanti. Molti di loro erano ricevuti come regali dai governatori delle colonie imperiali o da re stranieri e altri erano ottenuti dai commercianti di animali22. Ogni imperatore romano ebbe una ménagerie per le processioni trionfali e per le celebrazioni uffciali, specialmente quelle con i gladiatori in cui gli animali erano uccisi23. Benché Costantino dichiarò le arene un gioco illegale nel 325 d.C. alla fne del VI secolo le arene con giochi sanguinari con animali apparvero in tutta Europa e durano purtroppo fno ad oggi24. Le

ménagerie reali furono una pratica cosmopolita come riportano sia Marco Polo nel XIII secolo descrivendo quella di Kublai Khan in Shang-tu25 o Cortés parlando di Montezuma nel 151926. Se nel Medioevo l'urgente bisogno di un largo numero di animali per i giochi delle arene declinò, dall'altro lato le collezioni d'animali esotici diventarono molto comuni perché associate al prestigio nobiliare e a quello delle classi mercantili che man a mano stavano emergendo. Nel 1235 Federico II stabilì nella sua corte in Sicilia la prima grande ménagerie conosciuta dell'Europa Occidentale27 con un elefante, orsi bianchi, giraffe, leopardi, iene, leoni, ghepardi, cammelli e scimmie; il suo interesse per gli animali era tale che giunse a scrivere dei trattati sugli uccelli. Durante il basso Medioevo e il Rinascimento l'incontro con i nuovi mondi di Asia, Africa e America offrì alle corti europee una opportunità unica di ottenere animali esotici e selvaggi e vi fu un ulteriore incremento del traffco di animali e dei loro derivati. I serragli funsero come una estensione all'aria aperta delle Kunstkammer veri e propri “gabinetti delle curiosità” viventi. I collezionisti reali si dedicarono allo sviluppo di serragli e giardini, dove piante e animali, simbolo di potere e prestigio dei loro padroni esistevano per spaventare e meravigliare28. La regola era semplice (ed è purtroppo tuttora applicata nel traffco attuale di animali esotici) quanto più esotico e raro era un animale tanto più valeva29. Molti prodotti animali erano usati ad esempio per ottenere profumi (le secrezioni odorifere erano prodotte ad esempio da Viverridi come le civette, Civettictis civetta)30, per colorare (ad esempio la porpora del mollusco murex ) o per guarnire importanti copricapi od oggetti artistici (conchiglie, penne di pavone, avorio, perle, carapaci di tartaruga, corallo).31 Inoltre erano importati vari tipi di pelle e corna di rinoceronte, quest'ultimi

reputati forieri di buona sorte e dichiarati monopolio reale portoghese dal 147032.

Il commercio di animali vivi era ugualmente variegato comprendendo sempre i noti carnivori come la tigre (Panthera tigris), il leone (Panthera leo), il leopardo (Panthera pardus) e altri felini come il ghepardo (Acinonyx jubatus), quest'ultimo molto usato nella caccia durante il Rinascimento; antilopi e gazzelle; il rinoceronte indiano (Rhinoceros unicornis)33, l'elefante indiano (Elephas maximus)34; la giraffa

(Giraffa camelopardis), e infne varie specie di primati. Tra gli uccelli erano importati massicciamente

21v. Toynbee, 1973, pag. 17. 22v. Toynbee, 1973, pp: 17-18. 23v. Hoage & Deiss, 1996, pag. 11. 24v. Hoage & Deiss, 1996, pag. 12.

25v. Marco Polo, Il milione, apud Deiss, 1996, pag 12. 26v. Díaz del Castillo, 2002. pag. 166.

27v. Deiss, 1996, pag. 13.

28La “meraviglia” e gli oggetti della meraviglia furono una costante per tutto il Rinascimento. v. Ringmar,

2006, pag 6.

29v. Llyoid, pag. 47.

30La Duchessa di Firenze Eleonora ordinò a Lorenzo di Andrea Pagni, un mustelide per ottenere del

profumo.Dalla lettera del 17 Dicembre, 1546, scritta da Lorenzo di Andrea Pagni, a Pier Francesco Riccio: “La Duchessa vuole ch'io li compri in Venetia un gatto da far muschio, et che la S. V. per pagarlo mi facci fare una lettera di credito, che mi siano pagati e' dinari in Venetia. Ho voluto dirlo alla S. V. adciò possi far fare domani la lettera et ch'io la trovi fatta domandasera, perché postdomani è domenica et e' mercanti non stanno a' bottega […]” A.S.F., Mediceo del Principato 1172 fol. 21.

31v. Kemp. 1995, pp: 177-196. 32v. Teixeira & Papavero, 2010. 33v. Clarke, 1986.

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pavoni, gru, pellicani, parrocchetti e pappagalli35.

Gli animali vivi erano anche regali molto preziosi spesso usati nella diplomazia internazionale, come ben dimostra questa lettera anonima scritta a Milano nel 1578 in cui si parla di Don Remiro Nuñez de Guzmán, nobile spagnolo in cammino verso l'Imperatore Rodolfo II a cui doveva portare animali in dono da parte di Filippo II:

“[...] Qua si trova quattro giorni sono, uno Don Remiro Nugnez de Guzman, che deve partir hoggi mandato dal Re Catt.co (Filippo II) a la Maestà Cesarea (Rudolf II von Habsburg), con un dono de 22 cavalli tutti poledri, et di maravigliosa fatione, una gradissima mula, uno leone, un leopardo, sette scimie, et sei cani levrieri [...]” 36

2.2 - Il Portogallo e la ricerca di animali esotici.

Durante il regno di Manuele I, Dom Manuel o venturoso, re del Portogallo della dinastia Avis, dal 1495 al 1521, l'attività commerciale del paese conosce uno dei momenti più grandiosi della sua storia e Lisbona diviene uno dei porti principali di smistamento in Europa delle merci che giungono da Asia, Africa e America; si parla a questo proposito della prima vera globalizzazione.37 Il regno Portoghese attraverso il Trattato di Tordesillas ebbe l'autorizzazione papale a gestire tutte le terre che si trovavano ad est del 46° parallelo.38 Il resto era sotto l'infuenza spagnola. Il Portogallo per gestire e amministrare i proprio affari nonché esercitare l'infuenza politica aveva il feitor (fattore).39 Questa fgura che presto si diffonderà anche in Africa e Brasile era l' ambasciatore fnanziario del re, che gestiva i suoi affari economici e non solo; era presente in tutti i principali centri europei per facilitare il commercio e il controllo delle merci (sia di quelle che passavano dal Portogallo, sia di quelle che giungevano direttamente nei centri più importanti europei come nelle Fiandre). Il fattore era in contatto con i commercianti e diplomatici del paese di residenza e vi svolgeva anche funzioni culturali. Per esempio gli agenti portoghesi ad Anversa erano amici della classe borghese e intellettuale del luogo. Uno di loro amico di Dürer gli fornì sia lo schizzo del rinoceronte, che divenne poi famoso, sia esemplari vivi di pappagalli40. La rete commerciale e di scambi alla fne del 1400 era vivacissima e ogni bene che giungeva a Lisbona poteva arrivare ovunque in poco tempo. La corte portoghese per gestire meglio i propri affari internazionali che crescevano velocemente dopo la scoperta della rotta delle spezie da parte di Vasco da Gama nel 1497-99, rinominò nel 1501 la vecchia Casa da Guiné, che gestiva il commercio con l'Africa, con il nome Casa das Indias; essa era il centro dell'attività commerciale situata in pieno porto nel centro di Lisbona.

Il primo a riportare a Lisbona animali e piante dal Brasile fu Gaspar de Lemos in una caravella che tornava in patria dalla nuova terra appena scoperta da Pedro Cabral il 21 Aprile del 1500.41 Gasper de Lemos portava il nunzio di una isola scoperta a 15 gradi di latitudine sud, che era l'attuale

35v. Llyoid, 75-76; Gorgas, 1997.

36v. ASF, Carteggio di Cosimo I e Francesco I. MdP 3254 f. 427. Lettera del 14 Maggio, 1578.

37Gli studiosi Rodrigues & Tessaleno nel libro Portugal. O Pioniero da Globalização (2007), hanno analizzato in

modo approfondito il fenomeno che portò, un piccolo regno come il Portogallo a divenire il primo vero impero globale dell'Età Moderna. Essi notano che a questo concorsero molti fattori tra cui la particolare strategia portoghese di lasciare i proprio agenti nei luoghi appena scoperti per favorire sia i buoni rapporti con le popolazioni native sia una conoscenza più approfondita del territorio.

38Il Tratado de Tordesillas (7 giugno 1494) spartiva il Nuovo Mondo appena scoperto tra Spagna e Portogallo

e può segnare secondo alcuni autori (si veda Papagno, 2006 pag 23), l'inizio dell'impero lusitano che durò ca. 480 anni. L'essenza di questo trattato che stabilirà l'infuenza politica che i due paesi europei avrebbero avuto nell'America Centrale e Meridionale per i secoli a venire, era una vera e propria linea di demarcazione che aveva i suoi estremi negli poli geografci e passava a 370 leghe ad ovest dell'isola di Capo Verde, coincidendo con il meridiano situato a 46°37' longitudine ovest. La Bulla papale conferiva così i diritti ai Portoghesi sull'estremo est delle terre brasiliane scoperte da Pedro Cabral nel 1500.

39v. Rau, 1984, pp: 146-47. 40v. Eisler, 1991.

41Cabral fu considerato a lungo l'uffciale scopritore di questo paese anche se Pinzon, inviato dalla corona

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stato brasiliano di Bahia, località Porto Seguro42. Oltre alle lettere di Cabral egli portò vari pappagalli, qualche scimmia,43 mostre di minerali, tronchi di legno e un indio brasiliano della famiglia linguistica Tupi-guaranì, il primo ad essere sbarcato in Europa “um novo individuo da geração umana”.44 Successivamente troviamo la testimonianza di Gonçalo Coelho (1503-1504) che tornò a Lisbona con un carico di “páo vermelho, a que chamão brasil, bogios e papagaios”45. Benché i portoghesi fossero familiari con i pappagalli della Nuova Guinea rimasero attoniti per le grandi dimensioni di quelli trovati in America e ne vollero sempre più. Domenico Pisani, ambasciatore a Lisbona in una lettera del 27 Luglio del 1501 riporta così la scoperta del Brasile:

“de sopra del capo de Bona Speranza, verso garbin, hanno discoperto una terra nova, chiamano la terra del li Papagà, per esser li papagà longi uno brazo e più, de vari colori, de li qual ne hanno visto doy. Iudichano questa terra esser terra ferma, perché corsero per costa duo mila mia e più, né mai trovorno fn. Habitano homeni nudi e formosi.”46

Il Brasile venne identifcato con la terra dei pappagalli che sarebbero diventati, assieme a poche altre specie di animali, oltre che il suo simbolo, anche l'oggetto di un grandissimo traffco.

Re Manuele I sulla base dei primi beni riportati dal Brasile e dei racconti pervenutigli dai navigatori ritenne che quella terra non offrisse molte ricchezze oltre agli animali e al legno verzino e si concentrò maggiormente sul commercio di spezie che giungevano dalle Indie attraverso la rotta africana.

Anche a Venezia già nel 1501 arrivarono notizie sul Brasile a questo proposito:

“hanno grandissima copia de legnami. Et sopra tutto de pini da fare arbori e antenne da navi. Per que che questo serenissimo re mostra haver grandissimo utile da questa terra, sì per ligni da nave, che ne ha gran bisogno, como per li homeni che seranno per excellentia da faticha, sono li meglior schiavi che se habia habuti per fn hora”47

Così intorno al 1503 la corona portoghese “affttò” il Brasile ad un consorzio di mercanti diretto da Fernando di Noronha48 a cui veniva fornito il monopolio dei commerci in quella terra. Cominciò lo sfruttamento delle sole materie prime di valore in Brasile: il verzino, il cotone in forma minore, oli, sementi e animali, soprattutto pappagalli, scimmie e felini. In poco tempo l'Atlantico venne solcato da un sempre maggior numero d'imbarcazioni tra cui anche quelle che tornando dall'India molto spesso facevano rotta in Brasile 49. Il verzino, pianta a grande fusto diffusissima allora lungo il litorale 42v. Bueno, 1988a, pag 89.

43Le scimmie menzionate se effettivamente arrivate vive in Europa, vista la località e le condizioni di

trasporto dell'epoca potevano essere Cebus xanthosternos o Callithix kuhlii.

44v. Simão de Vasconcelos in Noticias Curiosas das Coisas do Brasil, pubblicata nel 1685, apud Bueno, 1988b,

pag 35.

45v. Góis, 1566, apud Teixeira & Papavero 2010, pag. 2. Il “pao vermelho” è il verzino, un legno che nel

Medioevo e Rinascimento era usato per ottenere la porpora, il termine “bogio”, in portoghese signifca scimmia in senso generale.

46Da M. Sanuto Diari, IV, 46. Trascrizione di Berchet, 1892, pp: 43-44.

47Lisbona 19 ott 1501. Cod. Marciano Viaggi, VII, 208. c. 141. (pubblicata nei Paesi Novamente ritrovati ed

1507) e nell'Itinerarium Portugallensium, Milano 1508. E ancora dai diari Sanuto, Diari IV, 221. Da una lettera avuta da Saragozza, 12 ottobre \1502 di Zuan Francesco Ascaitato cremonese avvisa che: “le 4 navi si aspectava da India, non erano zonte; è mesi.18. Partìno; e le caravelle, mandate l'anno passà a scoprir la terra di Papagà o ver Santa Croce, a dì.22 luio erano ritornate; e il capetanio referiva aver scoperto più di . 2500. mìa di costa nova, né mai aver trovato fn de ditta costa. Et dite caravele è venute carge di verzì et di cassia, né altre specie hanno portato & c. noto, com'è la nova di Coloqut, pa a dì .13. zonzese a Lisbona le caravelle con specie”.

48Fernando de Noronha era probabilmente un cristão – novo (nome assegnato in Portogallo agli ebrei

convertiti) e probabilmente era associato alla nota famiglia di mercanti tedeschi Fugger. Egli ebbe questa concessione almeno fno al 1511. Già dal 1506 il re portoghese si compromise ad impedire l'importazione del verzino indiano per garantire il monopolio a Noronha. Mentre nel 1513 il monopolio fu affdato a Jorge Lopes Bixorda.

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atlantico (oggi è rimasta in pochi esemplari solo negli orti botanici e nelle riserve forestali!), era molto richiesto perché veniva usato in Europa per l'estrazione del pigmento rosso. La pianta chiamata dagli indigeni ibirapitanga (Caesalpina echinata, Famiglia Cesalpinacea) era dello stesso genere di un'altra allora già usata che giungeva da molti secoli in Europa dall'India (Caesalpina sappan)50. Benché questa specie fosse meno effcace per l'estrazione di porpora era di più facile reperibilità. Fu un vero e proprio saccheggio da parte dei portoghesi così come per mano dei loro rivali francesi, con cui contendevano le coste del Brasile nei primi 30 anni del 1500. Gli europei si accordavano con le popolazioni indigene (quelle più pacifche) perché accumulassero i tronchi sulla costa i quali sarebbero poi stati prelevati dalle navi in transito51. Gli indigeni la cui tecnologia non conosceva il ferro scambiavano questo loro lavoro per oggetti di metallo come coltelli, cucchiai e ami da pesca o per altri oggetti quali gli specchi52. I tronchi che giungevano a Lisbona erano poi rimbarcati per i Paesi Bassi dove venivano ridotti in polvere e usati per tingere i tessuti in Francia e in Italia. In queste prime spedizioni i marinai portavano avanti il proprio business prendendo e rivendendo gli animali in patria; ciò non era molto diffcile per il fatto che vari primati e uccelli erano frequentemente mantenuti in cattività dai nativi brasiliani53. Dai libri di bordo delle navi giunti fno a noi possiamo farci un idea di quello che fu il traffco di biodiversità dal Brasile in Europa durante il Cinquecento. In media portoghesi e francesi portavano in Europa ca. 8 mila tonnellate annue di legno. Già nel 1558 i migliori alberi di “pau-brasil” potevano trovarsi solo a più di 20 km dalla costa54. La nave Bretoa è un esempio della quantità e tipo di merci che provenivano dal Brasile nei primi anni dopo la sua scoperta. Essa apparteneva ad un consorzio di mercanti tra cui il banchiere forentino Bartolomeo Marchioni55 tra i fnanziatori del viaggio di Alvares Cabral e colui che convinse Manuele I a contrattare Vespucci. Dal “Livro da Viagem e

Regimento da Nau Bretoa”56, si legge che la nave Bretoa partì il 22 febbraio da Lisbona arrivando nell'attuale stato di Bahia in Brasile, nella baia oggi chiamata Bahia de Todos os Santos. Alcuni membri dell’equipaggio rubarono dei coltelli per scambiarli con gli indios ricevendo in cambio: penne di uccelli e scimmie. Il 26 di maggio 1511 arrivò a Cabo Frio (stato di Rio de Janeiro) dove caricò 330 tronchi di “pau brasil” al giorno, equivalente a 8 tonnellate57. La nave arrivò a pesare 100 tonnellate. Leggendo il libro di viaggio si scopre che la nave era una specie di caserma futtuante dove tutto doveva funzionare bene per ottenere il maggior lucro nel minor tempo possibile. I membri

un luogo che in linea d'aria era molto vicino bisognava fare un lungo giro per sfruttare venti e correnti favorevoli. Così le navi che tornavano dall'India potevano facilmente raggiungere le coste del Brasile, attraverso i venti favorevoli e da qui giungere in Europa (v. de Alecastro, 2000, pag. 62). Negli scali fatti in Brasile molte delle navi approfttavano per caricare altre mercanzie e/o animali che spesso erano portate come zavorra e che costituivano un ulteriore fonte di guadagno. Come nota Pieper, 1998, pag. 368: “The import of South America hides was only proftable because they were shipped to Europe as ballast on the return voyages of higly valued goods like spices, precious metal or silk textiles which constitued the larger part of goods brought to Europe that paid for the transportation cost of hides and timber.”

50La porpora alla fne del 1400 diventò un colore di moda e fu indossata non solo dai nobili ma anche dalle

classi di commercianti in rapida ascesa. Dall'XI secolo l'Europa aveva familiarizzato con una pianta nativa di Sumatra che in malese si chiamava sapang (dal sânscrito patanga o rosso). Questa era esportata in India da tempi immemorabili e da lì i mercanti arabi l'avevano esportata in Egitto attraverso il Mar Rosso. La polvere di sapango era usata per tingere seta e lino dei nobili orientali a cui dava un sontuoso dono purpureo. Con le crociate anche l'Europa conobbe questo pigmento. Il primo riferimento dell'arrivo in Europa di questo prodotto è intorno al 1085 quando si registrò una “kerka de bersil” (carico di brasil) nelle stive di Saint Omer in Francia. Più tardi il termine evolse in brezil. La Francia e l'Italia diventeranno grandi consumatrici di brasil. In Italia l'albero si chiamò bracire, brazil i e più tardi verzino. Per la storia del verzino tra Europa e Brasile si veda José de Sousa, 1978; Dean, 1997, pag. 45 e Bueno 1998b, pp: 69-70.

51v. Dean, 1997, pag. 45. 52v. Pigafetta, 1994.

53Questa pratica è ancora diffusa nei popoli indigeni tuttora superstiti. I cuccioli di mammiferi sono in

genere strappati alla madre che viene uccisa e allevati come membri della famiglia e spesso allattati al seno delle donne.

54v. Bueno, 1998b, pag. 75.

55Chiamato anche Bartholomio Fiorentin. Si trattava di Bartolomeo Marchionni, un ricco banchiere

forentino che visse a Lisbona tra la fne del XV secolo e il primo quarto di secolo del XVI. Egli lavorava come fnanziatore dell'espansione marittima e del commercio ultramarino portoghese durante il regno di Dom João II (1481-1495).

56Questo documento è archiviato nell'Arquivio da Torre do Tombo, a Lisbona e venne scoperto nel 1854 dallo

storico Adolfo Varnhagen. E' costituito da 14 pagine manoscritte di Duarte Fernandes.

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dell’equipaggio non potevano fare niente: non potevano dormire con le donne indigene, neppure uscire dalla nave e non fuggire dall’insediamento; ma tutto ciò in realtà avveniva eccome. L'unica cosa che potevano fare era prendere animali dagli indigeni ma sempre sotto l'egida del feitor. Ogni bene caricato doveva essere annotato dallo scrivano della nave minuziosamente. Così sappiamo che più di 60 animali furono portati a Lisbona tra cui 22 parrocchetti, 15 pappagalli, 16 felini, 3 scimmie e 16 saguis.58 Era proibito anche il prelievo degli indigeni o che gli venissero dati passaggi sulle navi, ma la Bretoa portò ugualmente 36 schiavi a Lisbona: più che altro donne imbarcate anche come oggetti sessuali59. Il viaggio di ritorno durava tre mesi ed è per questo che molti animali raccolti probabilmente morivano. Visto il percorso della nave (dal Rio San Francisco, stato di Bahia fno a Cabo Frio, stato di Rio de Janeiro) possiamo ipotizzare le specie dei primati caricate: i 16 saguis potevano essere Callithrix.

jacchus, e/o Callithrix kulhi, o Leontopithecus rosalia (quest'ultimo endemico di Rio de Janeiro proprio della località da dove partì la nave, Cabo Frio); tra le scimmie avrebbero potuto esserci Cebus

xantosthernos e/o Callicebus coimbrai e Alouatta guariba e/o Cebus nigritus60. In realtà come annotano giustamente Teixeira e Papavero61 il grosso degli animali doveva giungere dallo Stato di Rio de Janeiro, ultimo porto di scalo da cui salpò la nave. I cebi molto adattabili e onnivori erano tra gli animali che avrebbero resistito di più alla lunga traversata; i leontocebi, frugivori e insettivori e altri primati più specializzati nell'alimentazione avrebbero sopportato meno le condizioni di viaggio. Anche dalle descrizioni delle cronache dell'epoca i cebi cappuccini appaiono più resistenti al trasporto mentre i leontocebi si mostrano molto fragili. Secondo Pero de Magalhães Gandavo, erano molto delicati e il fatto di sopravvivere era considerato una “grande maravilha” poiché “quase todos morriam no mar” quando esposti all'aria più fredda dell'emisfero Nord62. Per Jean de Léry, se “fossero resistiti alla

traversata come le scimmie più grandi essi sarebbero stati molto apprezzati in Francia poiché erano molto belli e non si erano mai visti”. Questi animali erano anche incapaci di sopportare il rollio delle navi e si mostravano capaci di “morrer de desgosto ante qualquer contrariedade”, malgrado ciò, osserva Léry alcuni sopravvivevano e potevano essere già incontrati in Europa.63

Sedotti dal metallo gli indigeni del litorale brasiliano cercavano attivamente i commercianti europei appena arrivati. Oltre a scimmie e pappagalli gli europei si rifornivano anche di piume di uccelli come l'ema (Rhea americana) o i tucani (Ramphastos vitellinus). Le spoglie di un cervo valevano una tazza e un punzone. Una carcassa di anta (Tapirus terrestris), mammifero che arriva fno a 300 chili, si scambiava per una grande scodella e due forbici; 80 anatre per 20 scodelle e sei ami da pesca.64 Già

dall'esplorazione africana era costume comune tra i naviganti portoghesi portare sempre con loro di 58Il testo originale riportato da Capistano de Abreu, 1954 sulla Nave Bretoa, 1511 dice: “Levou cinco mil toros de pau-brasil;vinte e dois tuins, dezasseis saguis, dezasseis gatos, quinze papagaios, tres macacos, tudo avaliado em 24.220 reis; quarenta peças de escravos, na maioria mulheres, avaliados ao preço medio de 4 reis…..”. (La nave imbarcò 22 parrochetti, 16 saguis (piccole scimmie della Famiglia Callitrichidae), 15 pappagalli, 3 scimmie (si riferisce alle scimmie di maggiori dimensioni che potevano essere cebi cappuccini), il tutto valutato in 24.220 reis (moneta portoghese); 40 “pezzi” di schiavi, in maggioranza donne, valutate un prezzo medio di 4 reis ciascuna.)

59v. Dean (1997) riporta: “gli schiavi erano visti come un esotismo e curiosità e servivano per essere venduti

o esibiti ai nobili, come scimmie e pappagalli, malgrado fossero usati anche come oggetti sessuali”.

60v. anche Urbani, 1999, che per primo formulò ipotesi qui rivedute sulle specie caricate dalla Nave Bretoa.

Queste ipotesi vengono fatte pero sulla distribuzione attuale di queste specie che ovviamente poteva no essere quella del 1500. E' interessante notare infatti che la maggior parte dei taxa qui citati sono attualmente tutti in pericolo d'estinzione, sia per la diminuzione di habitat che per il vorace prelievo umano. v. Red List of Endangered Primates (IUCN, 2010).

61v. Teixeira & Papavero, 2010, pag. 4. 62v. Gandavo, 1576.

63v. Léry, 1578.

64Questi valori si ritrovano nelle opere de cronisti sparsi a vario titolo nel litorale brasiliano nel Cinquecento, tra cui v. Léry, 1578 e Thevet, 1557. I beni che i portoghesi scambiavano con gli indigeni sembrano non essere stati i migliori secondo Léry 1578 e sarebbe nato un ulteriore lucro nella vendita delle manifatture di bassa qualità destinate al Brasile; abusi simili arriveranno a un punto tale da essere puniti nel 1572 quando l riforma degli uffciali meccanici di Lisbona stabilì severe multe. v. Correia, 1926 apud Teixeira & Papavero, 2010, pag. 257.

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ritorno dai vari viaggi anche animali che potevano costituire un guadagno extra una volta venduti in patria. Alviso Cada Mosto tornò a Lisbona nel 1456 con 155 pappagalli vivi che vendette per un ducato cada uno. Lucas Rem (agente della famiglia Welser a Lisbona) scrisse nel 1508 sugli “strani pappagalli e scimmie di coda lunga e pelosa” che aveva comprato a Lisbona. Questi erano probabilmente giunti dal Brasile, giacché le scimmie a coda lunga e pelosa sono tipiche dei primati neotropicali e i pappagalli brasiliani sono diversi da quelli africani e orientali che all'epoca erano già molto comuni. Lisbona viene ricordata come commentò Diego Velho da Chancellaria nel 151965 un luogo dove “mostri, uccelli parlanti, diamanti e porcellana” erano diventati abbastanza comuni. A Lisbona si era stabilito un fruttuoso commercio e scambio di animali che da questo porto giungevano in ogni parte d’Europa. Le navi che giungevano dalle Indie molto spesso facevano scalo in Brasile prima di tornare in Europa. Per questo molti degli animali erano denominati genericamente “indiani” senza fare distinzione tra i diversi luoghi di provenienza. Un lavoro di due storici della zoologia appena uscito, affronta il traffco di primati brasiliani dal punto di vista economico. I due autori mettono in risalto il guadagno che ciascuno marinaio poteva fare rivendendo in patria gli animali. La somma data dalla vendita di un animale corrispondeva spesso al 40 o 80% dello stipendio mensile. 66

Manuel o venturoso re del Portogallo nel periodo delle grandi scoperte, fu tra i sovrani che

ebbero maggior peso nell'importazione degli animali esotici; ogni tipo di animale domestico o strano che fosse acquisì grande importanza durante il suo regno. Ottenere, avere e poter mostrare fuori e dentro la corte, animali di svariate forme diventò per lui una priorità. Manuele I nel suo nuovo palazzo reale, edifcato sulla riva del Tago, il Paço da Ribeira, costruì un aviario per la sua esposizione di uccelli da caccia, che già alla fne del 1400 comprendeva molti pappagalli. Come governante di un impero globale, l'aviario di Manuele I personifcava la immensità della terra: pappagalli grigi venuti dal Vecchio Mondo e grandi ara colorate provenienti dal Nuovo. Vennero spese fortune anche per le loro gabbie. Perfno la regina moglie di Manuele I diventò amante dei pappagalli e li considerò prediletti animali da compagnia. Erano valorizzati per la loro longevità e capacità di parlare e di divertire. La madre di Manuele I aveva un riguardo particolare per una ara che era stimata del valore di 600 reais e fu registrata come oggetto esotico nel suo inventario particolare. Dom Manuel fu il primo sovrano del rinascimento a collezionare un elefante “di stato”. Come trofei vivi questi elefanti esaltavano la sua magnifcenza e grandezza. L'elefante mandato dall'india dal sultano Guzerate riaffermò il sovrano come dominus mundi. Ricordando cortei e cerimonie dell'antichità Manuele passò trionfalmente come i re asiatici dal suo Paço da Ribeira fno alla Cattedral da Sé con 5 pachidermi diretti da un mahouts indiano67. Per ricordare questo avvenimento ordinò un suo ritratto in una miniatura per le sue letture68. Oltre a questi animali re Manuele possedeva anche altri mammiferi quali grandi felini (ghepardi per la caccia) antilopi, gazzelle e scimmie. Gli esemplari oltre al Paço da Ribeira erano distribuiti in diversi edifci reali come Paço dos Bichos e il Palácio dos Estaus. Senza arrivare alla magnifcenza di Manuele il Marchese de Vila Real e il Duca di Bragança, di Aveiro e di Coimbra mantenevano anche loro proprie ménageries nella metà del XVI secolo.69La tradizione di collezionare

animali e espandere i serragli continuò anche nei successori di Manuele I e cioè João III e sua moglie Caterina d'Austria che divenne la principale responsabile della ricerca di animali esotici e rari tanto per sé quanto per i suoi famigliari di Amburgo. Caterina d'Austria collezionava pappagalli. Come dimostrano gli archivi storici nel 1554 vennero ordinate varie gabbie e nel 1556 fu comprato anche un pappagallo già provvisto di gabbia.70 I pappagalli fungevano da preziosi doni che regina Caterina 65v. Gschwend, 2009, pag. 35.

66v. Teixeira & Papavero, 2010, pag. 5-6.

67Con la famosa lotta tra elefante e rinoceronte a Lisbona culminata con la fuga dell’elefante dal suo recinto

nel Rossio (quartiere centrale di Lisbona), il rinoceronte diventò l’animale più valoroso tra quelli posseduti da Manuel I e fu rappresentato molte volte come nel: Livro das Horas, 1517, e nel Breviario da Condessa de

bertiandos. In queste rappresentazioni il fatto reale e il mitico unicorno appaiono assieme come richiamo ai bestiari medievali. Dom Manuel I possedeva molti unicorni ereditati da sua madre e le virtù terapeutiche vennero estese al rinoceronte. I corni che venivano dall’Africa erano molto richiesti e collezionati dai principi non solo per ingrandire le loro kunstkammer ma anche come forma di protezione personale.

68Vedi Leitura Nova. Livro VIII de Odiana, Sec XVI DGARQ (Direçao Geral de Arquivio, Torre do Tombo),

Lisbona.

69Gois 1566; Barbosa, 1885.

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distribuiva ai suoi parenti. Per rifornirsi, stabilì una rete di agenti lungo la costa occidentale dell'Africa e nell'Asia portoghese (Goa, Cochin e Malacca), che aveva lo scopo di raccogliere animali svariati ed esotici per soddisfare i suoi parenti nella corte d'Asburgo. Nel 1552 Caterina mandò al suo nipote Massimiliano II l’elefante Solimano per il suo giardino di Vienna. Fu il primo elefante ad essere visto a Vienna. Questo fatto viene ben descritto in forma romanzata da Saramago nel suo libro “A viagem do elefante”. Attraverso i legami di parentela la corte portoghese benefciò di un potere la cui egemonia si estendeva per la metà del globo e i membri della sua famiglia competevano tra di loro per avere le migliori mercanzie di lusso tra cui gli animali che giungevano a Lisbona. Nella Leitura Nova di João III, decorata dall’artista di corte Antonio Fernandes, si vedono molti animali esotici e questo rafforzò l’immagine di Caterina vista come regina di un grande impero marittimo, mentre il suo giardino zoologico rappresentava in forma simbolica la sua reggenza sulla fauna e fora in Africa, Asia e Brasile. Dona Catarina cercava di comprare tutti i felini e scimmie e pappagalli nell’est africano. Li richiedeva direttamente ai suoi sottoposti che vivevano in Gambia. In una spedizione Botafogo, un suo offciale disse che gli inviò “dois bugios com barba”, scimmie vendute ai portoghesi alla foce del rio Gambia71. I pappagalli diventarono una parte integrante della vita della corte portoghese anche all'estero. Nel 1535 l'ambasciatore portoghese a Bruxelles, Pedro de Mascarenhas, offrì un banchetto di tre giorni in onore del re João III. “Dalle portate giunte sulle tavole uscirono molti pappagalli che poi allietarono gli ospiti anche proferendo parole”.72 Dona Caterina aveva anche una passione per i “gatos almiscarados” (le civette usate per produrre profumi). Questi animali erano molto cari e spesso erano donati come regali diplomatici. Ma furono gli elefanti indiani ad avere il maggior peso simbolico nel regno portoghese identifcandosi con essa come simbolo di grandioso impero. Come commentò Diego Velho da

Chancellaria nel 1519, Don Manuel offrì al Papa Leone X, numerosi pappagalli della sua collezione privata. Gli animali infatti funzionarono come scambi diplomatici anche per Manuel per le sue negoziazioni tese a ottenere favori dal Papa per i suoi interessi oltre mare in opposizione ai rivali francesi. Nel 1505 la delegazione inviata a papa Giulio II risaltò le scoperte e conquiste lusitane attraverso un autentico deflé di meraviglie con una selezione precisa di novità zoologiche arrivate da diverse parti del mondo, e in queste novità non mancavano le scimmie. Secondo la testimonianza del diplomatico Baldassare Castiglione, oltre a portare “grandes animais nunca vistos antes na Itália”, questa ambasciata avrebbe presentato ai cardinali “papagaios, leopardos e macacos de várias espécies73” sconosciuti dai membri della curia. Nel 1514, un altra ambasciata sarebbe stata compiuta in

favore di Papa Leone X, il nuovo papa eletto un anno prima e fglio di Lorenzo de’ Medici. Leone X aveva un considerevole interesse per gli animali esotici avendo costituito una ménagerie in Vaticano subito dopo aver occupato il trono pontifcio74. Manuele I avrebbe così riunito un tesoro capace di

impressionarlo per poter avere credito su di lui includendo anche vesti, porcellane e gemme preziose. Tra le rarità vi erano manoscritti cinesi e messicani come un impressionante corteo formato da numerosi pappagalli, un cavallo persiano, galline e cani d'Oriente, due leopardi, un ghepardo e un giovane elefante addestrato per danzare e obbedire agli ordini del fantino75.Tra questi vi era il celebre

elefante bianco Annone.76

Nei primi trentanni dopo la sua scoperta il Brasile era divenuta un'immensa area d'estrazione

Nacional de Madrid, apud Gschwend, 2009, pag. 37.

71Questo termine (bugio) è l'attuale nome popolare usato in Brasile per un genere di scimmie (Alouatta) che

vengono anche chiamate barbados (barbuti) per la presenza di copioso pelo sotto il mento simile ad una grande barba. Forse si riferiva proprio a loro? Non si può dire perché anche i cercopitechi verdi africani hanno un pelo molto evidente sotto il mento che può sembrare una barba. DGARQ, CC I, Maço 101, docs. 18, 24, 25. apud Gschwend, 2009, pag. 40.

72v. Gschwend, 2009, pag. 35.

73Trad, italiana: “animali mai visti prima in Italia” “pappagalli e leopardi e scimmie di varie specie”.

74v. Hoage & Deiss, 1996, pag. 14. In merito alla possibile rappresentazione degli animali esotici che si

trovavano nella ménagerie di Papa Leone X si veda il Capitolo IV a proposito dei primati neotropicali giunti in Italia.

75v. Bedini, 1998.

76L'elefante fu ritratto in opere attribuite a Raffaello e Giulio Romano (Kupferstichkabinett, Berlin).

Questa è la prima vera rappresentazione in Europa di un elefante indiano. Il disegno originò numerose copie molte proprio di allievi di Raffaello e culminò nella copia di Francisco de Holanda, fatta a Roma nel 1538.

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di alberi di legno da ridurre in porpora e abbiamo visto che Manuele I lo aveva lasciato all'iniziativa privata. Questa immensa azione di distruzione si accompagnava all'esportazione di grandi quantità di animali che viaggiavano nelle caravelle cariche di tronchi. Nel 1534 João III fglio di Manuele I istituì le Capitanias, che erano territori dati in gestione ad una persona con avamposti fssi disposti nelle aree strategiche lungo la costa brasiliana; queste però si rivelarono presto di diffcile gestione per la Corona e nel 1549 quando il sistema era ormai al collasso, anche per le varie rivolte indigene contro l'abuso dei coloni, venne istituito il Governo Geral, gestito direttamente dal re e fu inviato un governatore uffciale in sua vece. Da questo momento inizierà la vera colonizzazione e conoscenza del Brasile. Vennero mandati dei “letterati” che si occuperanno dell'organizzazione della colonia e vennero inviati dalle patrie galere centinaia di condannati che avrebbero scontato in esilio la loro pena77. Anche donne orfane e prostitute avrebbero accresciuto la popolazione nelle colonie che fno al 1548 rimaneva intorno alle 2000 anime78. Questa fase vide la contrapposizione dei coloni ed esiliati che già vivevano senza legge in quelle terre, con il potere dello stato chiudendo quello che può essere defnito il “periodo romantico dell'occupazione portoghese”. Il commercio del legname proseguì ininterrotto fno a quando nel 1608 il Portogallo emanò una decreto per limitarne l'estrazione. Come si evince da alcune testimonianze reperite nelle cronache americane di questa seconda fase della conquista del Brasile anche il prelievo degli animali tra cui i primati continuò e molto. Tra questi Hans Staden che nelle sue cronache ricorda come nell'attuale stato di Sao Paolo si vedevano animali simili a quelli che aveva già visto in Europa (egli si riferiva alle scimmie cay, primati del genere Cebus)79 e Jean de Léry che diceva che “quando presi di recente i cay potevano mostrarsi molto feroci mordendo, lacerando le dita e le mani dei loro cacciatori al punto di dover essere abbattuti a legnate”.80 Parlando del leontocebo dorato

Jean de Léry aggiungeva che alcuni di questi “sagüis” con la faccia e il collo simili a un leone già si potevano vedere in Europa81. I leontocebi benché portati già dai primi decenni del secolo (come si è

visto con la nave Bretoa) li ritroviamo nelle fonti iconografche solo nella seconda metà del Cinquecento, quando probabilmente le condizioni di trasporto si adeguarono un poco alle loro esigenze e poterono così riuscire a sopravvivere. Gabriel Soares de Sousa, stanziato nell'attuale stato di Bahia, dà notizie di quello che poteva essere il commercio interno in Brasile relativo sempre al leontocebo dorato che giungeva da Rio de Janeiro, osservando la delicatezza di questi animali che morivano molto facilemente:

“Do Rio de Janeiro vem outros saguins da feição d'estes de cima, que tem o pello amarello muito macio, que cheiram muito bem; os quaes e os de traz são muito mimosos, e morrem em casa, de qualquer frio, e das aranhas de casa; que são mais peçonhentas que as das arvores, onde andam sempre saltando de ramo em ramo”82.

2.3- I mercanti tedeschi e gli animali.

Durante il XVI secolo le materie prime da cui si estraevano tinture per tessuti (verzino , indaco e cocciniglia) costituirono il grosso della mercanzia importata dalle Americhe oltre all'oro e all'argento. La famiglia Fugger divenuta potente proprio grazie alla produzione tessile e al suo commerciò grazie ai suoi agenti distribuiti in Spagna e Portogallo entrò immediatamente nel network di redistribuzione di questi prodotti in Europa che aveva primo fra tutti il polo industriale di Anversa, già divenuto importante alla fne del 1400 grazie al commercio delle spezie portoghesi che giungevano dall'India.83 I Fugger di Augusta, in particolare nella persona di Jacob Fugger ebbero un impero commerciale, bancario e minerario-siderurgico che si estese dall'Ungheria alla Spagna, ad Anversa fno a Roma. Jacob Fugger tra il 1505 e 1506 insieme ad altri commercianti tedeschi e italiani, 77Per un riassunto delle problematiche del Brasile colonia in questo periodo si veda il libro Bueno, 2006. 78v. Bueno 2006, pag. 32.

79v. Hans Staden, 1557. 80v. Léry, 1578.

81v. Léry, 1578.

82v. Soares de Souza. 1587.

83Anversa come centro più importante della prima età moderna fu creata da Venezia, Genova Spagna e specialmente dal Portogallo che comincia a portarvi le spezie nel 1501. v. Dini, 1995 pag 368.

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partecipò fnanziariamente a uno dei primi viaggi commerciali verso le Indie.84La richiesta di animali esotici nelle ricche residenze di nobili e commercianti in ascesa del nord Europa richiamò presto l'attenzione dei Fugger. Già nel 1505 questa famiglia percepì il potenziale offerto dagli animali esotici in cui sarebbero stati presto accompagnati dai Welsers85 (l'altra potente famiglia di commercianti

tedeschi) per lo meno fno al 1521. I rappresentanti dei Fuggers a Lisbona mandavano nella sede ad Anversa scimmie, pavoni, grandi felini e psittacidi. Oltre agli esemplari vivi questo commercio contemplava partite di penne di pavoni, così come pelli di leopardo, tigri e leoni, prodotti molto apprezzati per la confezione di prodotti di lusso86. Rimanendo alla portata dei soli nobili e dei più

opulenti borghesi i pavoni erano allevati in larga scala nei dintorni di Neusohl, attuale Banská Bystrica in Slovacchia e questa installazione continuò ad essere attiva fno nel 1546. Tra il 1520 e 1530, la rotta del traffco promosso dai Fugger avrebbe avuto ad Anversa uno spazioso giardino provvisto di gabbie e altre strutture in cui i funzionari potevano ricevere un grande numero di animali che sarebbero stati distribuiti ai ricchi compratori dell'Europa del nord approfttando del trasporto fuviale offerto dal Reno.87Ricordiamo che a partire dal 1508 i Fugger presero la gestione della zecca romana e coniarono

le monete dei papi fno al 1524, anno in cui Papa Clemente VII (Giulio de' Medici) pose fne al loro monopolio sul conio delle monete. In seguito al Sacco di Roma del 1527 i Fugger non fecero più affari con la curia, il che signifcò, la chiusura della fliale a Roma88.

2.4 - La Francia e la “pirateria” autorizzata.

Malgrado il Trattato di Tordesillas assegnasse al Portogallo il territorio brasiliano i primi decenni del 1500 videro una rincorsa spietata al legno verzino da parte dei francesi che arrivarono a contrabbandare grandi quantità di questa materia prima89. Benché non potessero fondare degli insediamenti fssi lasciavano dei loro sottoposti in punti strategici della costa. Questi uomini quasi tutti normanni si inserivano nei villaggi dove diventavano parte della comunità adottando i costumi dei nativi spesso sposandosi con le donne indie. I francesi pagavano poi per il carico di legname con specchi e chincaglierie varie, come del resto facevano i portoghesi. Per questo e per il fatto che i francesi non avevano intenzione di fare schiavi stabilirono dei legami stretti con gli indigeni. Quando le città di Dieppe e Rouen all’inizio del 1500 diventarono i maggiori poli dell’industria tessile in Europa90 la lunga tradizione di pirateria di queste città con la fame di tinta rossa diventava esplosiva. A questo si univa il fatto che sia la Gran Bretagna che la Francia non ritenevano giusto il Trattato di Tordesillas. La connessione marittima tra Francia e Brasile si aprì già dal 1503 quando i ricchi commercianti francesi armarono delle navi comandate da Portoghesi (detti traditori poiché rivelavano le rotte per giungere in Brasile; a quel tempo le carte nautiche e le mappe erano considerate importanti 84Jacob Fugger Ottenne nel 1514 il titolo di Conte dagli Asburgo e quando nel 1519 fnanziò l'elezione a

imperatore tedesco del re spagnolo Carlo V, raggiunse l'apice del potere e del prestigio ottenendo il diritto di sfruttare le miniere di cinabro e mercurio in Castiglia.

85I Welser erano una famiglia di mercanti e banchieri di Augusta (documentabile dalla metà del sec. 15º e

forse molto prima). I fratelli Bartholomäus, Lucas, Ulrich e Jakob costituirono (1476) una società commerciale. Dei tre fgli di Lucas, Anton (n. 1451 - m. Augusta 1518) col cognato K. Vöhlin fondò una ditta per il commercio dell'argento, e successivamente una società a Lisbona per la distribuzione dei prodotti delle Indie orientali in Germania e altre parti del continente. Bartholomäus fnanziando, insieme con i Fugger, l'elezione imperiale di Carlo V, ottenne nel 1528 attraverso il trattato capitulacion di Burgos ampie concessioni commerciali nella colonia spagnola di Venezuela, con diritti esclusivi di sfruttamento, che però non diedero i risultati sperati e determinarono confitti con la corona di Spagna, la quale revocò (1556) la concessione (v. von Hagen, 1976, pag. 17 ). Da allora la potenza dei Welser fu in declino fnché (1614) la ditta fece bancarotta. Sui tedeschi in America si veda anche l'articolo molto signifcativo di Lacas, 1953.

86v. Teixeira e Papavero, 2010, pag. 259.

87v. Gorgas, 1997; Meadow, 2002. Ricordiamo l'Arciduca Ferdinando del Tirolo 1520-1595 che aveva una

collezione nel castello di Ambra. v. J. V, Schlosser Die Kunst-und-Wunderkammer Der Spatrenaissance, Lipsia 1908 tradotto Raccolte d'arte e meraviglie a cura di P di Paolo Firenze, 1974.

88v. Schulte, 1904.

89v. Johnson Tomlinson, 1970 per un'inquadramento generale dei rapporti Francia-Portogallo e la loro

competizione per il dominio sul Brasile.

90Erano famosi per i cappelli che facevano (bonnetries) anche i nobili di Firenze e Genova usavano i capelli

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