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L PROGETTO PRELIMINARE E GLI INTERVENTI DI ADEGUAMENTO FUNZIONALE C APITOLO 4 I

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Academic year: 2021

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(1)

C

APITOLO

4

I

L PROGETTO PRELIMINARE E GLI INTERVENTI DI

ADEGUAMENTO FUNZIONALE

(2)

1.

D

ESCRIZIONE DELL

INTERVENTO

Partendo dall’analisi delle vicende storiche e costruttive che hanno interessato il complesso, con particolare attenzione agli ultimi due secoli, ed avendo acquisito un chiaro quadro cronologico delle stratificazioni murarie, si è deciso di restituire al complesso conventuale una fisionomia simile a quella che lo stesso presentava prima delle importanti modifiche del primo Ottocento. La scelta più importante ha quindi riguardato il porticato tamponato su piazza Sant’Agostino. Infatti, a scapito di una considerevole perdita di superficie utile coperta, la scelta di ripristinare il deambulatorio del porticato è stata considerata come elemento essenziale per restituire all’immobile quelle caratteristiche di riconoscibilità che il manufatto da tempo aveva ormai perduto. Individuate, grazie alle coperture voltate, le consistenze degli originali ambienti conventuali si è deciso di rimuovere la quasi totalità delle tramezzature ottocentesche del pian terreno. Valutata la correttezza della scelta della nuova destinazione d’uso, si è deciso di destinare l’intero piano terra dell’ex caserma della Guardia di Finanza (piano terra dell’ala superiore e primo piano dell’ala inferiore dell’ex convento) alle funzioni museali e collocare le funzioni abitative della Canonica e della Curia vescovile al primo piano dell’ala superiore, ad eccezione di due locali adibiti ad archivio del nuovo museo diocesano. Particolare attenzione è stata riservata allo studio dei percorsi interni al complesso, nel tentativo, spero riuscito, di ricostruire quella connessione funzionale ed organicità che un tempo contraddistinguevano il complesso. L’intervento può sostanzialmente essere suddiviso in tre ambiti operativi distinti:

- L’adeguamento funzionale - Il recupero statico e costruttivo - L’esposizione

L’adeguamento funzionale ha comportato la verifica della compatibilità della scelta della destinazione d’uso con la conservazione dell’immobile, la definizione e

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guida alla progettazione introdotte dal Documento preliminare all’avvio della progettazione e la messa a norma dell’edificio, con particolare riferimento alla normativa antincendio ed al superamento delle barriere architettoniche. Il recupero statico e costruttivo ha interessato aspetti di consolidamento strutturale e l’adeguamento alla normativa antisismica. Il progetto dell’esposizione, preliminare alla terza sezione della presente tesi, ha avuto come scopo primario lo studio ragionato dei percorsi all’interno del complesso e dell’allestimento dei locali del nuovo museo diocesano, finalizzato alla visita e fruizione delle opere esposte e dell’involucro edilizio.

2.

A

DEGUAMENTO

F

UNZIONALE

2.1.

D

ESTINAZIONE D

USO

Il progetto di restauro di un edificio di interesse storico artistico ha necessariamente come fine primario quello di contribuire alla sua conservazione. L’adeguamento funzionale rappresenta così il passaggio strategico più importante per garantire un corretto processo di gestione e manutenzione dell’edificio restaurato, consentendone la valorizzazione e l’inserimento all’interno della fitta rete delle funzioni che contraddistinguono l’intero ambito territoriale cui l’edificio appartiene. Appare quindi chiara l’importanza dell’individuazione della funzione da assegnare all’immobile. Va inoltre precisato che, in tale ottica, la scelta della nuova destinazione d’uso non viene individuata come uno dei fini dell’intervento di restauro, ma perlopiù come un mezzo per favorirne la conservazione. Per valutare la correttezza della nuova destinazione d’uso proposta dalla committenza, in linea con i principi della conservazione integrata, definiti nella Dichiarazione di Amsterdam e nella Carta del Patrimonio Europeo del 1975, è stato necessario verificare la compatibilità a scala urbana ed architettonica dell’intervento.

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Compatibilità a scala urbana

La verifica di compatibilità urbana ha valutato positivamente il grado di accessibilità all’edificio, in particolare riguardo alle vie d’accesso ed ai mezzi di trasporto. Esito positivo ha avuto anche l’analisi delle interrelazioni tra manufatto oggetto di intervento ed i tessuti abitati limitrofi e le emergenze territoriali. Sono state individuate, inoltre, funzioni analoghe e complementari a quella scelta per l’edificio che possono con esso attivare una sinergia e fare sistema, come il Museo del territorio di Populonia ed il Museo del Castello di Piombino. Positiva è stata giudicata la congruenza della destinazione d’uso con gli strumenti urbanistici vigenti.

Compatibilità a scala architettonica

La verifica principale è stata quella di accertare che la funzione prescelta per l’edificio non richiedesse uno stravolgimento della consistenza fisica e formale del manufatto da restaurare e delle sue strutture portanti. Si è inoltre accertato che la funzione prescelta è sicuramente la più compatibile, sul piano culturale, con il bene oggetto di intervento.

2.2.

A

MBITI

S

PAZIALI

O

MOGENEI

(ASO)

Con riferimento all’analisi funzionale ed all’individuazione degli Ambiti Funzionali Omogenei (AFO), contenuta all’interno del Documento preliminare all’avvio della progettazione, è stato possibile definire, all’interno della maglia strutturale, 28 distinti Ambiti Spaziali Omogenei, distribuiti su due livelli e suddivisi in tre Macro Ambiti. Anche in questo caso un’analisi più puntuale è stata sviluppata soltanto per il macro ambito Museo, oggetto della presente tesi.

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Macro_Ambiti Spaziali Omogenei (M_AFO) Ambiti Spaziali omogenei (AFO) ASO1 Atrio

ASO2 Sala conferenze

ASO3 Servizi igienici

ASO4 Direzione

ASO5 Segreteria

ASO6 Sala riunioni

ASO7 Spazi espositivi

ASO8 Percorsi

ASO9 Locali tecnici

MACRO_ASO1 MUSEO

ASO10 Archivio

ASO11 Cucina

ASO12 Sala da pranzo

ASO13 Biblioteca

ASO14 Camera

ASO15 Camera

ASO16 Soggiorno

ASO17 Studio

ASO18 Servizi igienici

MACRO_ASO2 CANONICA

ASO19 Collegamenti

ASO20 Cucina

ASO21 Sala da pranzo

ASO22 Soggiorno

ASO23 Studio

ASO24 Camera

ASO25 Camera

ASO26 Servizi igienici

ASO27 Servizi igienici

MACRO_ASO3 CURIA VESCOVILE

ASO28 Collegamenti

Tabella 10. Macro_Ambiti Spaziali Omognei ed Ambiti Spaziali Omogenei.

L’atrio - ASO1

L’atrio è stato concepito in integrazione al museo esistente. La sua posizione, nel rispetto dei requisiti definiti all’interno del presente Documento preliminare all’avvio della progettazione, è stata vincolata dalla necessaria sinergia richiesta tra le due parti dell’istituzione museale: la parte del complesso ad oggi già fruibile e la parte “nuova”. L’atrio infatti permette l’accessibilità diretta e differenziata alle due parti e alla sala conferenze. L’accesso al museo dal porticato è stato concepito per

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sottolineare l’apertura dell’istituzione museale nei confronti della città, a differenza del precedente accesso, certamente suggestivo, ma più celato e separato dai percorsi pedonali dalla fascia verde del giardino di via Del Coro. La scelta è stata anche influenzata dalla volontà di consentire l’utilizzo della zona incontri e didattica (sala conferenze) in autonomia dai percorsi espositivi, mantenendo comunque quei legami con l’area di ingresso che risulteranno utili nel caso dell’utilizzo della sala per mostre temporanee. Nell’atrio, come indicato nello studio delle funzioni/attività, hanno trovato luogo:

- biglietteria; - guardaroba;

- punto di informazione e promozione delle iniziative istituzionali;

- Information point multimediale per la segnalazione di eventi ed iniziative in analoghe istituzioni cittadine e territoriali;

- punto vendita per libri, poster e gift del museo.

La sala conferenze – ASO2

La scelta di inserire uno spazio per gli incontri e la didattica nasce dal tentativo di arricchire l’immagine tradizionale del museo, improntato unicamente sulla visita e la fruizione delle opere. L’attivazione di tale spazio è legata a più ampie strategie che si prefiggono di aprire l’istituzione a molteplici attività culturali, di promozione delle iniziative e di diffusione culturale. La struttura museale, concepita in una visione più ampia e allargata, diventa perciò luogo di incontro per attività culturali di ampio respiro, interagendo con gli spazi urbani e con le diverse iniziative presenti in città. Si auspica, infatti, ipotizzando che il museo possa disporre di un adeguato budget, l’organizzazione di brevi cicli annuali di conferenze su temi di carattere storico-artistico e/o religioso e l’allestimento, nei medesimi spazi, di mostre fotografiche o di materiale archivistico relativo ai luoghi di culto del nostro territorio.

I servizi igienici – ASO3

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non sono stati ripartiti in servizi per l’utenza e servizi per il personale, ma sono stati concepiti ad uso misto. La scelta della collocazione rispecchia quindi le esigenze di facile accessibilità da parte di entrambe le categorie.

La direzione, la segreteria e la sala riunioni – ASO4, ASO5, ASO6

Accanto alla parte pubblica il museo ecclesiastico deve prevedere idonei spazi per gli operatori museali. È importante, infatti, fare in modo che gli addetti al museo possano fruire di spazi necessari per assolvere ai loro compiti ed ottemperare alle disposizioni civili. La scelta della sistemazione è stata quindi subordinata all’esigenza di visibilità di quanti operano per dare efficienza al museo. È stato quindi ritenuto indispensabile l’accesso autonomo e separato da quello relativo agli spazi espositivi. Nello specifico si è provveduto alla definizione di uno spazio destinato alla direzione, alla segreteria e ad una piccola saletta per riunioni.

Gli spazi espositivi – ASO7

In previsione di nuove possibili acquisizioni e con l’obiettivo di realizzare una nuova disposizione delle collezioni pensata secondo un più coerente criterio globale, lo spazio destinato all’allestimento museale è stato quasi triplicato e portato dai circa 100 mq dell’attuale esposizione a circa 280 mq. La scelta dell’utilizzazione dell’intero primo piano dell’ala inferiore del convento è stata motivata da due distinti obiettivi:

- individuare all’interno dell’immobile oggetto di studio degli spazi che possedessero caratteristiche di flessibilità e che consentissero ampie scelte progettuali senza interferenze con la maglia strutturale dell’immobile;

- individuare all’interno dell’immobile oggetto di studio degli spazi strettamente connessi alla zona destinata ad atrio, in modo tale che l’approccio offerto dall’ingresso potesse immediatamente svilupparsi nelle sale espositive.

La scelta di uno spazio così regolare e flessibile ha contribuito a definire un percorso espositivo di più facile ed immediata comprensione.

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I percorsi – ASO8

L’ambito spaziale dei percorsi si divide essenzialmente in tre sotto-ambiti distinti per funzione e finalità. Per quel che concerne gli spazi di collegamento tra i diversi ambiti spaziali, occorre infatti distinguere tra ingressi, percorsi interni e uscita.

Ingressi

Come già in parte accennato, si è provveduto a definire accessi distinti per gli spazi espositivi, per gli spazi amministrativi, per la sala conferenze, per il primo piano dell’edificio e per l’area impianti. I primi tre ingressi, parimente importanti, sono stati ricavati sulla facciata principale dell’edificio, sotto il porticato di nuovo fruibile, utilizzando dove possibile le aperture già presenti e, nel caso di nuovi accessi, ripristinando aperture preesistenti attualmente tamponate, visibili in situ o tramite la cartografia storica. Stesso discorso vale naturalmente per tutte le nuove finestre. Per l’ingresso principale si è deciso di mantenere l’ingresso monumentale tramite cui si può accedere direttamente all’area espositiva, percorrendo un corridoio, senza interagire con lo spazio dell’atrio che rimane sulla sinistra. La scelta è stata dettata principalmente dall’impossibilità di interagire liberamente sulla maglia strutturale e da alcuni vincoli creati dal ripristino dell’antica scala che collega l’atrio al livello del chiostro. Comunque l’accesso così concepito è stato ritenuto di grande efficacia per consentire l’eventuale movimentazione delle opere e come diretta uscita di emergenza. Le grandi aperture, un tempo accesso ai garage della caserma, che adesso consentono l’ingresso alla sala conferenze, si sono rivelate utili per realizzare ampie uscite di sicurezza senza “disturbare” ulteriormente l’originale struttura muraria portante. La scelta della collocazione degli ingressi sulla facciata principale è stata motivata dalle esigenze di facile accessibilità e riconoscibilità degli accessi esplicitamente espresse in precedenza.

Percorsi interni

La scelta dei percorsi interni, soprattutto per quel che riguarda i collegamenti verticali, è stata dettata dall’esigenza, di estrema importanza, di integrare la

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dovranno essere tra loro relazionate. Anche la scelta di mantenere gli spazi espositivi esistenti alla quota del chiostro ha contribuito a far sì che le zone del complesso monumentale già utilizzate e quelle, per così dire, restituite, potessero costituire polarità sinergiche e interrelate. Così dall’atrio si raggiunge la prima sezione espositiva collocata al primo piano dell’ala superiore. Per il collegamento con la sezione espositiva esistente, a livello del chiostro, si è provveduto alla riapertura dell’antica scala di collegamento inutilizzata da epoca napoleonica. L’inserimento di un ascensore, che dall’atrio raggiunge il chiostro, permette l’accesso diretto alle due sezioni espositive anche da parte di utenti con ridotte od impedite capacità motorie. Lo stesso ascensore permetterà la compensazione del dislivello dei piani di calpestio tra atrio e sala conferenze. Per l’accesso al primo piano si è invece deciso di continuare ad utilizzare l’antica scala cinque-seicentesca, demolire integralmente la scala che collegava i locali di competenza della Brigata della Guardia di Finanza (di recente costruzione) e di non inserire ascensori per evitare demolizioni degli orizzontamenti e fastidiose vibrazioni che gli impianti produrrebbero con il loro funzionamento.

Uscita

L’uscita, alla fine della visita, come l’entrata, non è stata sottovalutata. È stato ritenuto utile definire l’entrata e l’uscita come unità distinte, non solo per evitare disordine nei flussi dei visitatori (tale problematica esiste prevalentemente nei musei di grande importanza) ma soprattutto per permettere la completa fruizione dell’itinerario proposto all’interno del complesso. Inoltre la decisione di utilizzare il chiostro guardesco come termine della visita delle sale espositive tende a rafforzare la valenza storica dell’ambiente, inserendolo di fatto all’interno del patrimonio fruibile dagli utenti del museo. La valorizzazione del monumentale deambulatorio e la riscoperta del suo valore di spazio aperto verso la città, sarà conseguita utilizzando i suoi ambienti per mostre temporanee a completamento della visita.

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I locali tecnici – ASO9

La scelta di adibire a locali tecnici l’ambiente prospiciente via Canonica, locale attiguo, ma funzionalmente separato dal resto dello stabile, nasce dalla ricerca di una collocazione agevolmente accessibile dall’esterno sia per le attività di controllo che per le attività di manutenzione e sostituzione delle macchine. La verifica delle corrette dimensioni dell’ambiente dovrà essere effettuata in riferimento alle tipologie impiantistiche ed alle tecnologie adottate.

L’archivio – ASO10

A fronte della vocazione culturale del nuovo Museo Diocesano si è deciso di destinare due locali al primo piano dell’ala superiore ad archivio fotografico diocesano. La sua realizzazione permetterà infatti l’organizzazione di esposizioni, anche itineranti, da allestire presso altre parrocchie, istituzioni culturali od Enti pubblici del comprensorio. La scelta di due locali è motivata dall’ipotesi di trasferirvi anche l’Archivio Parrocchiale del Duomo di Piombino (APDP), attualmente situato in un piccolo locale a ridosso della grande chiesa.

2.3.

A

DEGUAMENTO ALLA NORMATIVA ANTINCENDIO

La maggioranza degli edifici di interesse storico artistico è destinato ad accogliere funzioni pubbliche o comunque ad ospitare destinazioni d’uso che aprano al pubblico l’edificio. Da ciò scaturisce inevitabilmente la necessità di adeguare l’edificio oggetto di restauro alle normative vigenti in materia di antincendio. Un’attenzione particolare è stata posta nell’adeguamento dell’edificio alle prescrizioni, che non costituisce un aggiustamento a posteriori dell’intervento, ma deve necessariamente rientrare nella fase di definizione del progetto di restauro: gli esiti funzionali e soprattutto formali assumono un ruolo specifico nella riuscita dell’intervento, sottolineando i differenti approcci che il progettista può avere nei confronti della fabbrica storica.

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Cenni sulla normativa antincendio

La normativa ai fini della sicurezza antincendio è stata inizialmente introdotta per le nuove strutture, soprattutto metalliche, per essere poi estesa anche ad altre tipologie di manufatti. In particolare il D.M. 16/02/1982, che individua tutte le attività soggette al controllo di prevenzione incendi, riporta al n. 80 anche “gli edifici pregevoli per arte e storia e quelli destinati a contenere biblioteche, archivi, musei, gallerie, collezioni o comunque oggetti di interesse culturale sottoposti alla vigilanza dello stato”. Necessario riferimento è stato fatto anche al D.M. 569/92 e al D.P.R. 418/95, concernenti le norme di sicurezza antincendio per gli edifici storico-artistici destinati rispettivamente a musei, gallerie, esposizioni e mostre, biblioteche ed archivi. Va inoltre considerato che esiste una normativa specifica per determinate tipologie di edifici e destinazioni d’uso. Va anche sottolineato il fatto che nel D.M. 16/02/1982 l’intento del legislatore era principalmente quello di tutelare la sicurezza delle persone, non già il manufatto, sia esso esistente o di nuova realizzazione. Una crescente consapevolezza delle peculiarità del patrimonio architettonico è stata tuttavia recepita dal legislatore, per cui l’adeguamento ai fini della sicurezza antincendio di un edificio di interesse storico artistico prevede delle deroghe che di volta in volta vanno discusse dal progettista con i suoi referenti in tale ambito: la soprintendenza per la tutela del manufatto, il comando dei VV.FF. per la sicurezza antincendio. Questi ultimi, in particolare, per l’esame dei progetti, tengono conto principalmente della resistenza al fuoco delle strutture, del carico di incendio, della compartimentazione, del sistema delle vie d’uscita. Per contenere il rischio di incendio si può intervenire con misure di prevenzione e di protezione:

- le misure di prevenzione intervengono riducendo la possibilità che l’incendio si sviluppi. Si è quindi provveduto ad adottare materiali e strutture incombustibili o ignifughe, i divieti di fumo nei vari ambienti, la limitazione di eventuali fonti di surriscaldamento;

- le misure di protezione intervengono a limitare le conseguenze dell’incendio e quindi il pericolo alle persone e alle cose. Così particolare attenzione è stata posta alle misure di tipo passivo, tramite l’adozione di materiali con bassa reazione al

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fuoco e delle distanze di sicurezza, e alle misure di tipo attivo, come gli estintori, l’impianto idrico antincendio e l’impianto di rilevazione automatica.

Anche se, in questa sede, lo sviluppo del progetto non andrà oltre la fase degli elaborati preliminari, fatta eccezione per il progetto illuminotecnico degli spazi espositivi, penso sia utile far riferimento alle principali definizioni che permettono di stabilire, anche quantitativamente, il tipo di misure da adottare ai fini antincendio.

Il carico di incendio Q

Il carico di incendio Q rappresenta la quantità di materiale combustibile espresso in legno presente in un locale, ottenibile attraverso una semplice equivalenza. Dal carico di incendio si definisce la classe dei singoli ambienti o dell’intero manufatto espresso con un numero che rappresenta la durata minima di resistenza da richiedere per gli elementi del manufatto.

La resistenza al fuoco REI

La resistenza al fuoco è definita come l’attitudine di un elemento da costruzione a conservare per un tempo determinato, in tutto o in parte, la stabilità (R), la tenuta (E), l’isolamento (I).

- La stabilità è l’attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco;

- La tenuta è l’attitudine di un elemento da costruzione a non lasciare passare né produrre, se sottoposto all’azione del fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto;

- L’isolamento è l’attitudine di un elemento da costruzione a ridurre la trasmissione del calore.

In base a queste definizioni, i vari elementi sono classificabili con riferimento al numero di minuti entro i quali tali caratteristiche sono mantenute. Una volta definita la classe dell’edificio appare chiaro come siano implicitamente definite le caratteristiche che devono essere richieste agli elementi costruttivi. Oggi i produttori

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di materiali edili forniscono direttamente materiali classificati e certificati ai fini antincendio.

Normativa antincendio e restauro

Compartimentazione

Relativamente agli edifici di interesse storico artistico, la normativa antincendio prevede, anche in funzione della destinazione d’uso, una adeguata compartimentazione e, comunque, l’utilizzo di una porta tagliafuoco REI 120 che separi le attività principali dalle altre presenti nel manufatto, ferma restando l’inalterabilità dei carichi di incendio. La compartimentazione consiste nella individuazione di zone omogenee di rischio (caratterizzate dalla stessa destinazione d’uso, carico d’incendio, livello di affollamento) facilmente isolabili rispetto alle altre mediante filtri atti ad impedire la propagazione dell’incendio. Tali filtri possono anche essere considerati come spazi nei quali è impedito lo sviluppo dell’incendio, in grado di consentire un deflusso in sicurezza degli occupanti. La compartimentazione può essere verticale o orizzontale. I collegamenti verticali (scale ed ascensori) costituiscono un autonomo compartimento. Le peculiarità di un manufatto di pregio storico artistico possono però non soddisfare i requisiti richiesti per la realizzazione di tale compartimentazione. In questo caso è possibile intervenire con sistemi alternativi come l’individuazione di uscite secondarie o di scale esterne o la limitazione all’afflusso di fruitori all’interno dell’edificio.

Percorsi di esodo

In materia di protezione, lo studio dei percorsi di esodo ha assunto importanza fondamentale, particolarmente in un intervento restauro su un edificio di questo tipo: sono stati quindi considerati percorsi massimi di 30 metri per raggiungere un luogo sicuro, di larghezza non inferiore ai 90 cm, ed opportunatamente segnalato. Per luogo sicuro si intende uno “spazio scoperto ovvero compartimento antincendio - separato da altri compartimenti mediante spazio scoperto o filtri a prova di fumo - avente caratteristiche idonee a ricevere e contenere un predeterminato numero di persone

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(luogo sicuro statico), ovvero a consentirne il movimento ordinato (luogo sicuro dinamico)” (D.M. 30/11/83).

Affollamento

Il massimo affollamento consentito deve essere commisurato al sistema delle uscite, considerando 60 persone per un modulo di larghezza pari a 60 cm. Per la determinazione dell’affollamento si è considerata la somma di tutte le uscite larghe almeno 90 cm (compresi eventualmente gli ingressi) e il relativo numero di persone che possono attraversarle. Nel caso in cui le vie d’uscita non soddisfino il deflusso del numero di persone previste, si procederà alla riduzione dell’affollamento attraverso un sistema di limitazione controllato dei visitatori in entrata ed in uscita. Una particolare attenzione hanno meritato le vie di fuga. La normativa specifica per gli edifici sottoposti a tutela varia quantitativamente rispetto a quella prevista per le nuove costruzioni o manufatti non vincolati, che di fatto è più restrittiva. È stata però considerata l’opportunità di prevedere almeno due vie di fuga che consentano il raggiungimento di un luogo sicuro.

Scale antincendio

Le scale antincendio devono necessariamente avere un andamento rettilineo, prevedere dei pianerottoli di riposo, gradini con pedata di 30 cm e alzata di 17 cm. Il numero dei gradini per rampa può variare da 3 a 15, mentre i parapetti devono resistere ad una spinta orizzontale di 120 Kg/ml. Nella stesura del progetto preliminare è stata considerata l’eventualità di demolire le stanze di recentissima realizzazione, a ridosso dell’abside della grande chiesa, adiacenti all’ala inferiore del convento, per far posto ad una scala esterna di sicurezza che permettesse il rapido raggiungimento, dal primo piano dell’ala, di un luogo sicuro (il giardino prospiciente via Del Coro), in caso di incendio. Questa ipotesi è stata subito invalidata dalla positiva verifica di alternativi percorsi di esodo.

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Mezzi antincendio di protezione attiva

Relativamente ai mezzi antincendio di protezione attiva, oltre ad aver previsto un’apposita segnalazione delle vie di fuga ed adeguati sistemi di illuminazione di emergenza, è stata prevista la presenza minima di un estintore ogni 150 mq di superficie, collocato in posizione ben visibile. La scelta delle sostanze estinguenti sarà subordinata alla scelta dei materiali presenti negli ambienti. È stata valutata la realizzazione di un impianto idrico antincendio dotato di idranti e manichette flessibili UNI 45 ed UNI 70 e di un idoneo impianto di rilevamento dei fumi. Oltre a tali prescrizioni, credo sia utile ricordare che sarebbe utile prevedere una formazione del personale tale che in fase di gestione possano essere rispettate tutte le prescrizioni previste dalla normativa vigente.

2.4.

C

ONSERVAZIONE ED ACCESSIBILITÀ

Riuscire a coniugare le istanze della conservazione di un edificio storico con quelle dell’accessibilità allargata è certamente un compito difficile e delicato. Non sarebbe possibile immaginare un monumento, per sua natura prodotto per gli uomini, tutelato e conservato, ma non fruibile nella sua pienezza. L’approccio è stato quello di delineare soluzioni progettuali che tendessero ad allargare il più possibile il numero di persone che potessero usufruire dell’edificio restaurato, inclusa l’utenza con maggiori difficoltà, costituita da persone con disabilità, non come categoria a parte, ma come parte di un tutto. Non è stato quindi solo tenuto conto del superamento degli ostacoli per l’accesso al complesso, ma soprattutto al modo in cui l’architettura storica potesse essere percepita con il massimo comfort da un’utenza ampliata. Naturalmente la fruizione ampliata non può avvenire a qualsiasi costo in quanto, per accedere e visitare il patrimonio architettonico, non deve comunque essere ridotto o messo a rischio il valore testimoniale e artistico che l’edificio storico ci ha trasmesso. L’intervento ha tentato quindi di tenere alta la qualità progettuale degli interventi mirati al superamento delle barriere architettoniche, senza perdere di vista la necessaria pacifica coesistenza con l’architettura storica e con le istanze della sua

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conservazione. Il concetto di accessibilità si coniuga quindi con quello, estremamente più complesso, di visitabilità che ha presupposto lo studio, non solo dei collegamenti verticali e del superamento dei vari dislivelli, ma anche dei percorsi orizzontali senza barriere, dei servizi e del comfort abitativo generale.

Cenni sulla normativa

A partire dal 1989, l’Italia, fino a quel momento in notevole ritardo rispetto al quadro normativo europeo, ha cominciato a dotarsi di un assetto legislativo destinato a diventare uno dei più avanzati. Tale assetto ha immediatamente contribuito ad incentivare interventi di adeguamento di edifici preesistenti, vincolati ai sensi del nuovo codice dei beni culturali, alla normativa sul superamento delle barriere architettoniche. Riporto in seguito i principali riferimenti normativi e documenti di indirizzo:

- Legge 9 gennaio 1989, n. 13 – Disposizioni per favorire il superamento e

l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati;

- D.M.LL.PP. 14 giugno 1989, n. 236 – Prescrizioni tecniche necessarie a garantire

l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche;

- Legge 5 febbraio 1992, n. 104 – Legge quadro per l’assistenza sociale e i diritti

delle persone handicappate;

- D.P.R. 24 luglio 1996, n. 503 – Regolamento recante norme per l’eliminazione

delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici;

- Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale – Commissione per l’analisi delle problematiche relative alla disabilità

nello specifico settore dei beni e delle attività culturali.

Merito della normativa vigente in Italia è stato quello di aver introdotto un approccio di tipo prestazionale e non, o perlomeno non solo, prescrittivo. Così la norma non prescrive soluzioni standardizzate, ma prende atto dei problemi legati all’unicità e non riproducibilità di un edificio storico ed alla sua conservazione. Quindi la

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in base ai quali selezionare le possibili soluzioni, fatti salvi alcuni requisiti dimensionali che restano irrinunciabili per il superamento delle barriere architettoniche. Il D.M. 236/89 contiene quindi indicazioni sia di tipo prestazionale (art. 4, 5, 6 e 7) che riferimenti prescrittivi e cogenti (art. 8), nel convincimento che, se è opportuno affidare al progettista la soluzione dei problemi legati ai singoli manufatti architettonici, non tutti gli aspetti legati alle problematiche del superamento delle barriere architettoniche possano svincolarsi da una precisa indicazione dimensionale.

La normativa vigente introduce inoltre i concetti di accessibilità e visitabilità riferibili anche ai beni architettonici, intendendo livelli differenti di fruizione anche in ragione di scelte condotte a favore della conservazione del patrimonio esistente nella sua integrità fisica. Per accessibilità si intende la possibilità, anche per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le sua singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia (art. 2 del D.M. 14 giugno 1989, n. 236). Per visitabilità si intende la possibilità, anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare (art. 2 del D.M. 14 giugno 1989, n. 236).

Adeguamento alla normativa

Qui di seguito verranno introdotti alcuni esempi in cui il requisito dimensionale è rimasto cogente nell’adeguamento dell’ex convento di Sant’Agostino di Piombino e tutte le scelte progettuale che ne sono scaturite.

Le rampe (requisiti tecnici ai sensi del D.M. 236/89)

Per superare il dislivello tra spazio espositivo al pian terreno dell’ala inferiore e chiostro, di circa 0,41 m, e quello all’uscita del percorso di visita, tra la quota del chiostro stesso e il piano di calpestio su via Canonica, di circa 1,06 m, si è previsto l’utilizzo di rampe inclinate con larghezza, nel primo caso di 0,90 m, per consentire il transito di una persona su sedia a ruote, e, nel secondo caso, di 1,50 m per consentire

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l’incrocio di due persone. Nel caso di rampe di notevole estensione, ogni 10 metri ed in presenza di interruzioni mediante porte, le rampe prevederanno un ripiano orizzontale di dimensioni minime pari a 1,50 x 1,50, ovvero 1,40 x 1,70 m in senso trasversale e 1,70 in senso longitudinale al verso di marcia, oltre l’ingombro di apertura di eventuali porte. Anche per colmare il dislivello, di circa 63 cm, tra piano di calpestio dell’atrio e sala espositiva al primo piano dell’ala inferiore, è stata prevista la realizzazione di una rampa di 0,90 m di larghezza per consentire il transito di una persona su sedia a ruote. La pendenza delle rampe non ha di norma superato l’8%, fatta eccezione per un solo caso, nel quale è stato comunque verificato che il rapporto tra la pendenza e lo sviluppo lineare della rampa corrispondesse ai requisiti tecnici previsti dalla normativa nel caso di adeguamento di edifici storici. Tutte le rampe, dotate di parapetto non piano, sono state munite di un cordolo di 10 cm di altezza.

L’ascensore (requisiti tecnici ai sensi del D.M. 236/89)

Nel passaggio tra le due aree espositive, il collegamento verticale mediante ascensore, in stretta correlazione con le scale, è stato previsto per essere dedicato all’intera utenza evitando discriminazioni di percorsi ed inserendosi appieno nel concetto di fruibilità allargata precedentemente introdotto. Infatti il collegamento verticale mediante ascensore rappresenta un dispositivo realmente autonomo per il disabile motorio. La scelta del posizionamento dell’ascensore in un edificio di così alto valore storico è stata subordinata all’individuazione all’interno dell’involucro murario di una zona debole già esistente a ridosso dell’antica scala murata che collegava il chiostro alla grande ala superiore del convento, contribuendo così a salvaguardare il corretto dialogo tra preesistenza storica e linguaggio contemporaneo. Compatibilmente al caso oggetto di studio, non essendo possibile l’istallazione di cabine di dimensioni superiori si è deciso di utilizzare una cabina di dimensioni minime (1,20 m di profondità e 0,80 di larghezza). La luce netta della porta, posta sul lato corto, è stata definita in 0,75 m. La piattaforma di distribuzione anteriormente alla porta della cabina è stata correttamente verificata con una dimensione minima di

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Disabilità sensoriali

La complessità spaziale e l’ampiezza dell’edificio storico oggetto di studio costituiscono sicuramente delle barriere per i disabili sensoriali. Spesso, inoltre, i dispositivi per il superamento delle barriere architettoniche sono in contrasto con quelli che tengono conto di altri tipi di disabilità. Mentre un gradino può rappresentare, ad esempio, un punto di riferimento per un non vedente, costituisce ostacolo per un disabile motorio. Analogamente una pavimentazione sdrucciolevole o troppo scabra è percorsa con difficoltà da un disabile motorio mentre consente l’orientamento per disabili sensoriali. Sarebbe opportuno quindi prevedere i seguenti dispositivi:

- mappe tattili

- indicazioni in linguaggio braille - modellini tridimensionali - pavimentazioni a rilievo

- pavimentazioni di colori diversificati - audioguide

- segnaletica acustica

3.

L

A SICUREZZA STATICA

Nell’impossibilità di acquisire le informazioni necessarie per effettuare correttamente una valida proposta di consolidamento statico e di adeguamento alla normativa tecnica di riferimento in materia di sicurezza sismica, ho ritenuto comunque opportuno esporre i contenuti della normativa vigente con particolare attenzione alle prescrizioni riguardanti i beni di interesse culturale. La normativa italiana sulle costruzioni, rimasta sostanzialmente invariata dal 1996, ha recentemente subito una profonda evoluzione con il D.M. 14/01/2008. Ritengo utile riportare preliminarmente una breve sintesi delle principali tappe di definizione dell’attuale normativa:

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L’Ordinanza n. 3274

L'ordinanza n. 3274 della Presidenza del Consiglio dei Ministri "Primi elementi in

materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e normative tecniche per le costruzioni in zona sismica", emanata il 20/03/2003 è stata

pubblicata sul supplemento ordinario 72 alla Gazzetta Ufficiale n° 105 del 8 maggio 2003. Nell'Ordinanza vengono approvati i "Criteri per l'individuazione delle zone

sismiche - individuazione, formazione ed aggiornamento degli elenchi nelle medesime zone" (allegato 1) e le connesse norme tecniche (allegati 2, 3, 4). Fra le

novità più importanti della nuova normativa, è utile ricordare l'auspicata estensione della zonizzazione sismica a tutto il territorio nazionale, l'abbandono definitivo del metodo delle tensioni ammissibili in favore del metodo di verifica agli stati limite, una maggiore attenzione verso una corretta modellazione strutturale e l'apertura verso analisi di tipo non lineare.

L’Ordinanza n. 3316

Il testo dell'Ordinanza 3274 presentava alcuni errori ed imprecisioni emendati dalla successiva Ordinanza 3316 del 2 ottobre 2003 "Modifiche ed integrazioni al testo

dell'Ordinanza 3274". A parte queste correzioni la nuova Ordinanza presenta solo

modifiche ed integrazioni di dettaglio.

L’Ordinanza n. 3431

L’Ordinanza 3431, pubblicata sulla G.U. del 10 maggio 2005, apporta ulteriori modifiche, integrazioni e, a volte, semplificazioni alla precedente Ordinanza 3274 del 2003 e ne proroga di ulteriori 3 mesi il periodo sperimentale di applicazione. L'entrata in vigore a carattere vincolante delle nuove norme sismiche è traslato quindi al 8 agosto 2005. Vengono rivisti gli allegati tecnici che definiscono le disposizioni normative per gli edifici e i ponti. Il nuovo testo tuttavia conferma lo schema generale della 3274 anche se presenta alcune modifiche e correzioni di dettaglio, peraltro già contenute nelle bozze da tempo in circolazione. Il periodo di proroga è stato ulteriormente esteso da Ordinanze successive fino all'emanazione del

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settembre 2005. L'Ordinanza non è quindi mai entrata in vigore come norma

vincolante, il suo impianto generale resta tuttavia confermato dalle nuove norme.

Norme Tecniche per le Costruzioni 2005 (DM 14/09/2005)

Con il D.M. 14/09/2005 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 23 settembre 2005 vengono approvate le "Norme tecniche per le costruzioni", che rappresentano il primo tentativo di unificazione di un quadro normativo notevolmente frammentato e disomogeneo. In un testo unico vengono infatti riunite normative per varie tipologie costruttive, quelle relative alla resistenza dei materiali e delle strutture e quelle relative alla definizione delle azioni e dei loro effetti. Queste nuove norme si caratterizzano anche per il loro carattere prestazionale. Vengono infatti fissate le azioni esterne da considerare, i livelli di sicurezza da raggiungere e le prestazioni minime attese per le strutture. Inoltre, vengono definite le responsabilità dei diversi attori coinvolti nel processo di costruzione (Committente, Progettista e Direttore dei Lavori). La norma non prescrive formule o procedure di dettaglio, demandandone la scelta al Progettista o, per i parametri rilevanti ai fini della sicurezza, al concerto Progettista/Committente. Il vincolo resta solo quello di basarsi su regole o procedure ampiamente consolidate o adeguatamente giustificate. Per quanto riguarda più specificamente l'analisi sismica, viene ripresa la caratterizzazione delle azioni con l'impostazione generale introdotta dalle Ordinanze 3274 e 3431. Le procedure operative di dettaglio descritte in queste ultime devono però intendersi solo come suggerimenti esemplificativi e non come imposizioni prescrittive.

Norme Tecniche per le Costruzioni 2008 (DM 14/01/2008)

Con il DM 14/01/2008 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2008, vengono pubblicate le nuove "Norme tecniche per le costruzioni", frutto della revisione delle norme approvate nel 2005. Le nuove norme sono quindi in vigore dal 5 marzo 2008, ma in virtù delle proroghe emanate, tutte le norme precedenti (D.M. 14/9/2005, D.M. 20/11/1987, D.M. 11/3/1988, D.M. 9/1/1996, D.M. 16/1/1996) possono comunque essere utilizzate facoltativamente fino al 30 giugno 2010. Tale

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proroga non è comunque applicabile agli interventi su edifici di interesse strategico o importanti per le conseguenze di un loro eventuale collasso, per i quali è obbligatoria l'adozione immediata delle nuove norme. Queste nuove norme, che in linea generale confermano l'impostazione di base delle norme 2005, introducono alcune novità e forniscono una serie di precisazioni su aspetti particolari, alcuni dei quali ripresi dalla Opcm 3274 e sue successive modifiche. Il quadro normativo attuale definisce anche i criteri generali per la valutazione della sicurezza e per la progettazione, l’esecuzione ed il collaudo degli interventi sulle costruzioni esistenti. La valutazione della sicurezza e la progettazione degli interventi sul costruito dovranno necessariamente tenere conto dei seguenti aspetti:

- la costruzione riflette lo stato delle conoscenze al tempo della sua realizzazione;

- possono essere insiti e non palesi difetti di impostazione e di realizzazione; - la costruzione può essere stata soggetta a azioni, anche eccezionali, i cui

effetti non siano completamente manifesti;

- le strutture possono presentare degrado e/o modificazioni significative rispetto alla situazione originale.

3.1.

V

ALUTAZIONE DELLA SICUREZZA

Le costruzioni esistenti devono essere sottoposte a valutazione della sicurezza e, qualora ne sia verificata la necessità, ad interventi di adeguamento o miglioramento, quando ricorre anche una delle seguenti situazioni:

- riduzione evidente della capacità resistente e/o deformativa della struttura o di alcune sue parti, dovuta ad azioni ambientali (sisma, vento, neve e temperatura), significativo degrado e decadimento delle caratteristiche meccaniche dei materiali, azioni eccezionali (urti, incendi, esplosioni), situazioni di funzionamento ed uso anomalo, deformazioni significative imposte da cedimenti del terreno di fondazione;

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- cambio della destinazione d’uso della costruzione o di parti di essa, con variazione significativa dei carichi variabili e/o della classe d’uso della costruzione;

- interventi non dichiaratamente strutturali, qualora essi interagiscano, anche solo in parte, con elementi aventi funzione strutturale e, in modo consistente, ne riducano la capacità o ne modifichino la rigidezza.

Nel caso che le circostanze sopraccitate interessino porzioni limitate della costruzione, la valutazione della sicurezza potrà essere limitata agli elementi interessati e a quelli con essi interagenti, tenendo presente la loro funzione nel complesso strutturale.

La valutazione della sicurezza deve permettere di stabilire se: - l’uso della costruzione possa continuare senza interventi; - l’uso debba essere modificato;

- sia necessario procedere ad aumentare o ripristinare la capacità portante. Il modello da utilizzare per la valutazione della sicurezza, vista la mutevolezza dei possibili casi in esame, dovrà essere definito e qualificato dallo stesso progettista, in relazione al comportamento strutturale attendibile dalla costruzione, ma ritengo utile elencare le principali fasi operative e la rispettiva finalità:

1. analisi storico critica: la corretta definizione del sistema strutturale esistente e del suo stato di sollecitazione;

2. rilievo: l’individuazione dell’organismo resistente della costruzione, tenendo presente la qualità e lo stato di conservazione dei materiali e degli elementi costruttivi;

3. caratterizzazione meccanica dei materiali: una adeguata conoscenza delle caratteristiche dei materiali e del loro degrado;

4. livelli di conoscenze e fattori di confidenze: la determinazione dei parametri coinvolti nel modello (geometria, dettagli costruttivi e materiali) e dei propri fattori di confidenza da utilizzare come ulteriori coefficienti parziali di sicurezza;

5. azioni: l’esplicitazione dei valori delle azioni e loro combinazioni da considerare nel calcolo.

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3.2.

C

LASSIFICAZIONE DEGLI INTERVENTI

La normativa vigente individua le seguenti tre classi generali di intervento:

- interventi di adeguamento atti a conseguire i livelli di sicurezza previsti dalle norme;

- interventi di miglioramento atti ad aumentare la sicurezza strutturale esistente, pur senza necessariamente raggiungere i livelli richiesti dalle norme;

- riparazioni o interventi locali che interessino elementi isolati, e che comunque comportino un miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti. Gli interventi di adeguamento e miglioramento devono essere sottoposti a collaudo statico. Per i beni di interesse culturale in zone dichiarate a rischio sismico, ai sensi del comma 4 dell’art. 29 del D.Lgs 22 gennaio 2004, n. 42 “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, è in ogni caso possibile limitarsi ad interventi di miglioramento, effettuando la relativa valutazione della sicurezza. Nel dettaglio rientrano tra gli interventi di miglioramento tutti gli interventi che siano comunque finalizzati ad accrescere la capacità di resistenza delle strutture esistenti alle azioni considerate. Il progetto e la valutazione della sicurezza, nel caso di interventi di miglioramento, dovranno essere estesi a tutte le parti della struttura potenzialmente interessate da modifiche di comportamento, nonché alla struttura nel suo insieme.

3.3.

P

ROGETTO DEGLI INTERVENTI

La normativa sottolinea l’importanza dell’applicazione degli interventi di consolidamento, per gli edifici esistenti, e per tutte le tipologie costruttive, in modo più regolare ed uniforme possibile. L’eventuale esecuzione di interventi su porzioni limitate dell’organismo edilizio dovrà quindi essere oggetto di una opportuna valutazione e giustificazione, tenendo in considerazione la variazione nella distribuzione delle rigidezze e delle resistenze, nonché dell’interazione, qualora

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valutazione della sicurezza dipenderà la scelta del tipo, della tecnica, dell’entità e dell’urgenza dell’intervento che necessariamente mirerà al miglioramento del comportamento globale della costruzione. Il progetto dovrà valutare e curare i seguenti aspetti:

- riparazione di eventuali danni presenti;

- riduzione delle carenze dovute ad errori grossolani;

- miglioramento della capacità deformativa di singoli elementi;

- riduzione delle condizioni che determinano situazioni di forte irregolarità degli edifici;

- riduzione delle masse, anche mediante demolizione parziale o variazione di destinazione d’uso;

- riduzione dell’impegno degli elementi strutturali originari mediante l’introduzione di sistemi d’isolamento o di dissipazione di energia;

- riduzione dell’eccessiva deformabilità degli orizzontamenti; - miglioramento dei collegamenti degli elementi non strutturali; - incremento della resistenza degli elementi verticali resistenti;

- realizzazione, ampliamento, eliminazione di giunti sismici o interposizione di materiali atti ad attenuare gli urti;

- miglioramento del sistema di fondazione, ove necessario;

- miglioramento dei collegamenti tra solai e pareti o tra copertura e pareti e fra pareti confluenti inmartelli murari ed angolate;

- riduzione ed eliminazione delle spinte non contrastate di coperture, archi e volte;

- rafforzamento delle pareti intorno alle aperture.

Interventi su parti non strutturali ed impianti sono necessari quando, in aggiunta a motivi di funzionalità, la loro risposta sismica può mettere a rischi la vita degli occupanti o produrre danni ai beni contenuti nella costruzione.

Il progetto di miglioramento sismico comprenderà:

- verifica della struttura prima dell’intervento con identificazione delle carenze e del livello di azione sismica per la quale viene raggiunto lo SLU (e SLE se richiesto);

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- scelta delle tecniche e/o dei materiali;

- dimensionamento preliminare dei rinforzi e degli eventuali elementi strutturali aggiuntivi;

- analisi strutturale considerando le caratteristiche della struttura post-intervento; - verifica della struttura post-intervento con determinazione del livello di azione

sismica per la quale viene raggiunto lo SLU (e SLE se richiesto).

3.4.

G

LI INTERVENTI DI CONSOLIDAMENTO

La normativa vigente fornisce anche dei criteri generali di guida agli interventi di consolidamento. Il riferimento a particolari tecniche di uso corrente non deve però trarre in inganno. Il progettista potrà infatti indirizzarsi anche verso l’utilizzo di tecniche non citate, qualora si ritenga il loro uso adeguato allo specifico caso in esame. Quanti e quali interventi sarà necessario eseguire sarà indicato dai risultati della valutazione della sicurezza ed una volta individuate le particolari carenze dell’edificio e i benefici direttamente collegati all’esecuzione dello specifico intervento. Senza addentrarci negli specifici aspetti tecnici riporto sinteticamente l’elenco dei principali interventi di consolidamento:

Interventi volti a ridurre le carenze dei collegamenti

Tali interventi sono mirati ad assicurare alla costruzione un buon comportamento d’assieme, mediante la realizzazione di un buon ammorsamento tra le pareti e di efficaci collegamenti dei solai alle pareti; inoltre, deve essere verificato che le eventuali spinte prodotte da strutture voltate siano efficacemente contrastate e deve essere corretto il malfunzionamento di tetti spingenti. La realizzazione di questi interventi è un prerequisito essenziale per l’applicazione dei metodi di analisi sismica globale dell’edificio, che si basano sul comportamento delle pareti murarie nel proprio piano, presupponendone la stabilità nei riguardi di azioni sismiche fuori dal piano.

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- L’inserimento di tiranti, metallici o di altri materiali, disposti nelle due direzioni principali del fabbricato, a livello dei solai ed in corrispondenza delle pareti portanti, ancorati alle murature mediante capochiave, può favorire il comportamento d’assieme del fabbricato, in quanto conferisce un elevato grado di connessione tra le murature ortogonali e fornisce un efficace vincolo contro il ribaltamento fuori piano dei pannelli murari;

- Cerchiature esterne, in alcuni casi, si possono realizzare con elementi metallici o materiali compositi, allo scopo di “chiudere” la scatola muraria e di offrire un efficace collegamento tra murature ortogonali. Tale intervento può risultare efficace nel caso di edifici di dimensioni ridotte o quando vengono realizzati ancoraggi in corrispondenza dei martelli murari;

- Un’idonea ammorsatura, tra parti adiacenti o tra murature che si intersecano, si può realizzare, qualora i collegamenti tra elementi murari siano deteriorati o particolarmente scadenti. L’intervento si realizza o attraverso elementi puntuali di cucitura o collegamenti locali con elementi metallici o in altro materiale;

- L’uso di perforazioni armate deve essere limitato ai casi in cui non siano percorribili le altre soluzioni proposte, per la notevole invasività di tali elementi e la dubbia efficacia, specie in presenza di muratura a più paramenti scollegati;

- Cordoli in sommità alla muratura possono costituire una soluzione efficace per collegare le pareti, in una zona dove la muratura è meno coesa a causa del limitato livello di compressione, e per migliorare l’interazione con la copertura. Questi possono essere realizzati in muratura armata, consentendo di realizzare il collegamento attraverso una tecnica volta alla massima conservazione delle caratteristiche murarie esistenti, in acciaio, rappresentando una valida alternativa per la loro leggerezza e la limitata invasività o in c.a., solo se di altezza limitata;

- L’efficace connessione dei solai di piano e delle coperture alle murature è necessaria per evitare lo sfilamento delle travi, con conseguente crollo del solaio, e può permettere ai solai di svolgere un’azione di distribuzione delle forze orizzontali e di contenimento delle pareti. I collegamenti possono essere effettuati in posizioni puntuali, eseguiti ad esempio in carotaggi all’interno delle pareti, e allo stesso tempo non devono produrre un disturbo eccessivo ed il danneggiamento della muratura. Nel

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caso di solai intermedi, le teste di travi lignee possono essere ancorate alla muratura tramite elementi, metallici o in altro materiale resistente a trazione, ancorati sul paramento opposto. Ai livelli intermedi, mentre possono risultare utili cordoli in acciaio, realizzati con piatti o profili sui due paramenti, collegati tra loro tramite barre passanti. Essi forniscono una certa rigidezza flessionale fuori dal piano della parete e ostacolano lo sviluppo di meccanismi di rottura delle fasce sopra porta e sotto finestra.

Interventi volti a ridurre le spinte di archi e volte

Gli interventi sulle strutture ad arco o a volta possono essere realizzati con il ricorso alla tradizionale tecnica delle catene, che compensino le spinte indotte sulle murature di appoggio e ne impediscano l’allontanamento reciproco. Le catene andranno poste di norma alle reni di archi e volte. Qualora non sia possibile questa disposizione, si potranno collocare le catene a livelli diversi purché ne sia dimostrata l'efficacia nel contenimento della spinta. Dotate di adeguata rigidezza, le catene devono essere poste in opera con una determinata presollecitazione, in modo da assorbire parte dell’azione spingente valutata tramite il calcolo. In caso di presenza di lesioni e/o deformazioni, la riparazione deve ricostituire i contatti tra le parti separate, per garantire che il trasferimento delle sollecitazioni interessi una adeguata superficie e consentire una idonea configurazione resistente. Per assorbire le spinte di volte ed archi non deve essere esclusa a priori la possibilità di realizzare contrafforti o ringrossi murari. Questi presentano un certo impatto visivo sulla costruzione ma risultano, peraltro, reversibili e coerenti con i criteri di conservazione. La loro efficacia è subordinata alla creazione di un buon ammorsamento con la parete esistente, da eseguirsi tramite connessioni discrete con elementi lapidei o in laterizio, ed alla possibilità di realizzare una fondazione adeguata. E’ possibile il ricorso a tecniche di placcaggio all'estradosso con fasce di materiale composito.

Interventi volti a ridurre l’eccessiva deformabilità dei solai

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parallela al sisma; inoltre essi devono costituire un vincolo per le pareti sollecitate da azioni ortogonali al proprio piano. La necessità di un irrigidimento per ripartire diversamente l’azione sismica tra gli elementi verticali è invece non così frequente. Per le suddette ragioni risulta talvolta necessario un irrigidimento dei solai, anche limitato, di cui vanno valutati gli effetti; a questo si associa inevitabilmente un aumento della resistenza degli elementi, che migliora la robustezza della struttura. L’irrigidimento dei solai, anche limitato, per ripartire diversamente l’azione sismica tra gli elementi verticali comporta in genere un aumento della resistenza, che migliora la robustezza della struttura. Nel caso dei solai lignei può essere conseguito operando all’estradosso sul tavolato, fissando un secondo tavolato su quello esistente, disposto con andamento ortogonale o inclinato; in alternativa, o in aggiunta, si possono usare rinforzi con bandelle metalliche, o di materiali compositi, fissate al tavolato con andamento incrociato. Il consolidamento delle travi lignee potrà avvenire aumentando la sezione portante in zona compressa, mediante l'aggiunta di elementi opportunamente connessi. La tecnica di rinforzo con soletta collaborante, in calcestruzzo eventualmente leggero, realizza anche un forte irrigidimento nel piano del solaio; gli effetti di tale intervento vanno valutati sia in relazione alla ripartizione delle azioni tra gli elementi verticali sia all’aumento delle masse. Nel caso in cui gli elementi lignei non siano adeguatamente collegati alle murature, è necessario collegare la soletta alle pareti, tramite elementi puntuali analoghi a quelli già indicati, o ai cordoli, se presenti e realizzati come successivamente descritto. Nel caso di solai a travi in legno e pianelle di cotto, che presentano limitata resistenza nel piano, possono essere adottati interventi di irrigidimento all'estradosso con caldane armate in calcestruzzo alleggerito, opportunamente collegate alle murature perimetrali ed alle travi in legno.

Interventi in copertura

È in linea generale opportuno il mantenimento dei tetti in legno, in quanto capaci di limitare le masse nella parte più alta dell'edificio e di garantire un’elasticità simile a quella della compagine muraria sottostante. È opportuno, ove possibile, adottare elementi di rafforzamento del punto di contatto tra muratura e tetto. Oltre al

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collegamento con capichiave metallici che impediscano la traslazione, si possono realizzare cordoli-tirante in legno o in metallo opportunamente connessi sia alle murature che alle orditure in legno del tetto (cuffie metalliche), a formare al tempo stesso un bordo superiore delle murature resistente a trazione, un elemento di ripartizione dei carichi agli appoggi delle orditure del tetto e un vincolo assimilabile ad una cerniera tra murature e orditure. Ove i tetti presentino orditure spingenti, come nel caso di puntoni inclinati privi di semicatene in piano, la spinta deve essere compensata. Nel caso delle capriate, deve essere presente un buon collegamento nei nodi, necessario ad evitare scorrimenti e distacchi in presenza di azioni orizzontali. Questo può essere migliorato con piastre e barre metalliche o con altri materiali (ad esempio fibrorinforzati). In generale, vanno il più possibile sviluppati i collegamenti e le connessioni reciproche tra la parte terminale della muratura e le orditure e gli impalcati del tetto, ricercando le configurazioni e le tecniche compatibili con le diverse culture costruttive locali.

Interventi che modificano la distribuzione degli elementi verticali resistenti

L’inserimento di nuove pareti può consentire di limitare i problemi derivanti da irregolarità planimetriche o altimetriche ed aumentare la resistenza all’azione sismica; tali effetti devono ovviamente essere adeguatamente verificati. La realizzazione di nuove aperture, se non strettamente necessaria, va possibilmente evitata; nel caso in cui la conseguente riduzione di rigidezza risulti problematica per la risposta globale, sarà disposto un telaio chiuso, di rigidezza e resistenza tali da ripristinare per quanto possibile la condizione preesistente. Un incremento della rigidezza delle pareti murarie, con conseguente modifica del comportamento sismico, si ottiene attraverso la chiusura di nicchie, canne fumarie o altri vuoti, purché venga realizzato un efficace collegamento dei nuovi elementi di muratura con quelli esistenti attraverso la tecnica dello scuci e cuci. La chiusura di queste soluzioni di continuità nella compagine muraria rappresenta anche un intervento positivo nei riguardi dei collegamenti.

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Interventi volti ad incrementare la resistenza nei maschi murari

Gli interventi di rinforzo delle murature sono mirati al risanamento e riparazione di murature deteriorate e danneggiate ed al miglioramento delle proprietà meccaniche della muratura. Se eseguiti da soli non sono pertanto sufficienti, in generale, a ripristinare o a migliorare l’integrità strutturale complessiva della costruzione. Il tipo di intervento da applicare andrà valutato anche in base alla tipologia e alla qualità della muratura. L'intervento deve mirare a far recuperare alla parete una resistenza sostanzialmente uniforme e una continuità nella rigidezza, anche realizzando gli opportuni ammorsamenti, qualora mancanti. A seconda dei casi si procederà a riparazioni localizzate di parti lesionate o degradate, a ricostituire la compagine muraria in corrispondenza di manomissioni quali cavità, vani di varia natura e a migliorare le caratteristiche di murature particolarmente scadenti per tipo di apparecchiatura e/o di composto legante.

- L’intervento di scuci e cuci è finalizzato al ripristino della continuità muraria lungo le linee di fessurazione ed al risanamento di porzioni di muratura gravemente deteriorate. Tale intervento può essere utilizzato anche per la chiusura di nicchie, canne fumarie e per la riduzione dei vuoti;

- L'adozione di iniezioni di miscele leganti mira al miglioramento delle caratteristiche meccaniche della muratura. A tale tecnica, pertanto, non può essere affidato il compito di realizzare efficaci ammorsature tra i muri e quindi di migliorare, se applicata da sola, il comportamento d’assieme della costruzione;

- L’intervento di ristilatura dei giunti può migliorare le caratteristiche meccaniche della muratura, in particolare nel caso di murature di spessore non elevato;

- L’inserimento di diatoni artificiali, realizzati in conglomerato armato dentro fori di carotaggio, può realizzare un efficace collegamento tra i paramenti murari, evitando il distacco di uno di essi o l’innesco di fenomeni di instabilità per compressione; inoltre, tale intervento conferisce alla parete un comportamento monolitico per azioni ortogonali al proprio piano;

- Nel caso in cui la porzione muraria che necessita di intervento sia limitata, una valida alternativa è rappresentata dai tirantini antiespulsivi, costituiti da sottili barre trasversali imbullonate con rondelle sui paramenti; la leggera presollecitazione che

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può essere attribuita rende quest’intervento idoneo nei casi in cui siano già evidenti rigonfiamenti per distacco dei paramenti;

- Il placcaggio delle murature con intonaco armato può essere utile nel caso di murature gravemente danneggiate e incoerenti, sulle quali non sia possibile intervenire efficacemente con altre tecniche, o in porzioni limitate di muratura, pesantemente gravate da carichi verticali;

- Il placcaggio con tessuti o lamine in materiale fibrorinforzato può essere di norma utilizzato nel caso di murature regolari, in mattoni o blocchi. Tale intervento da solo non garantisce un collegamento trasversale e quindi la sua efficacia deve essere accuratamente valutata per il singolo caso in oggetto;

- L’inserimento di tiranti verticali post-tesi è un intervento applicabile solo in casi particolari e se la muratura si dimostra in grado di sopportare l’incremento di sollecitazione verticale, sia a livello globale sia localmente, in corrispondenza degli ancoraggi; in ogni caso deve essere tenuta in considerazione la perdita di tensione iniziale a causa delle deformazioni differite della muratura.

Interventi volti a rinforzare le pareti intorno alle aperture

Occorre inserire architravi o cornici in acciaio o calcestruzzo di adeguata rigidezza e resistenza, curando il perfetto contatto o la messa in forza con la muratura esistente. Qualora si dovessero realizzare nuove aperture, occorre valutare l’opportunità di realizzare cerchiature delle aperture stesse, per esempio con elementi d’acciaio.

Interventi alle scale

Per tutti gli interventi riguardanti scale in muratura portante, si possono adottare lavori di rinforzo ma che comunque non ne alterino i caratteri architettonici e il loro valore tipologico e formale.

Interventi in fondazione

Le informazioni ricavabili dalla storia della costruzione devono essere tenute nel dovuto conto ai fini della scelta degli interventi sulle fondazioni. E’ possibile

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omettere interventi sulle strutture di fondazione, nonché le relative verifiche, qualora siano contemporaneamente presenti tutte le condizioni seguenti:

a) nella costruzione non siano presenti importanti dissesti di qualsiasi natura attribuibili a cedimenti delle fondazioni e sia stato accertato che dissesti della stessa natura non si siano prodotti neppure in precedenza;

b) gli interventi progettati non comportino sostanziali alterazioni dello schema strutturale del fabbricato;

c) gli stessi interventi non comportino rilevanti modificazioni delle sollecitazioni trasmesse alle fondazioni;

d) siano esclusi fenomeni di ribaltamento della costruzione per effetto delle azioni sismiche.

L’inadeguatezza delle fondazioni è raramente la causa del danneggiamento osservato nei rilevamenti post-sisma. Comunque, nel caso in cui la fondazione poggi su terreni dalle caratteristiche geomeccaniche inadeguate al trasferimento dei carichi, o di cedimenti fondali localizzati in atto si dovrà provvedere al consolidamento delle fondazioni, attuando uno dei seguenti tipi di intervento, o una loro combinazione opportuna, previo rilievo delle fondazioni esistenti.

- Allargamento della fondazione mediante cordoli in c.a. o una platea armata; - Consolidamento dei terreni di fondazione;

- Inserimento di sottofondazioni profonde (micropali, pali radice).

4.

S

TIMA DEI COSTI

Terminato il processo di stesura degli elaborati preliminari del progetto del restauro dell’ex convento di Sant’Agostino, utilizzando come riferimento operativo i prezziari DEI (Tipografia del Genio Civile), Bollettino Ingegneri, il Prezziario Regionale ed il diretto confronto di interventi simili operati nel territorio, si è tentato di calcolare un importo di massima, verosimile e compatibile con le risorse disponibili indicate nel Documento preliminare all’avvio della progettazione.

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Mano d’opera, noli, trasporti, materiali a piè d’opera € 150.000,00

Opere in economia € 40.000,0

Materiali a pié d’opera € 10.000,00

Nolo ponti esterni € 64.500,00

Nolo ponti interni € 20.800,00

Nolo gru e cartelli € 7.200,00

Trasporti € 7.500,00

Indagini conoscitive € 88.000,00

Ala superiore del convento su piazza Sant’Agostino: Sondaggi geognostici; Ritrovamento del piano di posa degli originali pavimenti al piano terreno; Stato di conservazione delle strutture portanti con particolare riferimento alle colonne del porticato, alle volte fra i piani terreno e primo, nonché del plafone del 1° piano e della struttura di copertura del corpo stesso; Ricerca di affreschi e di intonaci originali sulle superfici murarie esistenti nella descrizione dell’anno 1651;

Ala inferiore del convento: Ritrovamento del piano di posa degli originali pavimenti al livello chiostro; Idoneità statica del solaio del 1° piano e della copertura in funzione della nuova destinazione d’uso e per l’adeguamento alla normativa sismica;

Considerata la difficoltosa preventiva valutazione, vengono ipotizzati i seguenti oneri:

Giornate di lavoro di specialisti € 80.000,00

Nolo strumentazioni € 8.000,00

Demolizioni € 153.000,00

Demolizione delle murature, dei pavimenti, delle gradinate e dei manti di copertura eseguiti in epoca recente, per ricondurre il bene allo stato del 1651.

Murature in pietrame € 45.000,00

Coperture e solai € 51.000,00

Pavimenti a massetti € 48.000,00

Tracce e sfondi € 9.000,00

Scavi € 5.000,00

Scavi all’interno dei vani per la realizzazione di locali tecnici necessari per l’abbattimento delle barriere architettoniche; Scavi a sezione obbligata per la realizzazione delle reti degli impianti tecnologici

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Opere di consolidamento e restauro € 220.000,00

Murature portanti, archi e volte, orditure in legno di solai e coperture, cornici e capitelli, intonaci originali. Eventuali affreschi.

Murature portanti € 10.000,00 Archi e volte € 75.000,00 Solai e coperture € 90.000,00 Intonaci € 15.000,00 Affreschi € 30.000,00 Opere strutturali € 89.000,00

Opere strutturali per la realizzazione dei locali tecnici citati, per la costruzione di solai idonei a sopportare i carichi di esercizio prescritti per la nuova destinazione d’uso, compreso l’adeguamento alla normativa antisismica

Locali tecnici € 5.000,00

Solai in legno € 20.000,00

Rinforzo volte € 64.000,00

Opere murarie di completamento € 450.000,00

Opere murarie di completamento e rifinitura comprendenti la costruzione di coperture, pareti divisorie, intonaci, pavimenti, servizi igienici, tinteggiature, etc.

Murature ord. 2 teste € 10.000,00

Tramezzi € 1.250,00 Manto di copertura € 37.500,00 Intonaco all’antica € 150.000,00 Pavimenti € 150.000,00 Servizi igienici € 18.000,00 Tinteggiature € 50.000,00 Finiture varie € 33.250,00

Infissi interni ed esterni € 100.000,00

Infissi interni ed esterni in legno e protezioni in vetro multistrato

Persiane in legno € 24.000,00

Finestre e p/f € 18.000,00

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Portoni in massello € 12.000,00

Vetrate € 17.500,00

Rifiniture varie € 7.500,00

Impianti idrico e fognario € 20.000,00

Impianto principale adduzione idrica € 5.000,00

Impianto distribuzione bagni € 6.000,00

Fognature b/n € 9.000,00

Impianto elettrico, di illuminazione, telefonico e telematico €105.000,00

Impianti di riscaldamento e di condizionamento € 180.000,00

Impianto termico € 100.000,00

Impianto condizionamento € 80.000,00

Impianto ascensore € 40.000,00

TOTALE………1.600.000,00

RIEPILOGO

Importo dei lavori € 1.600.000,00

Oneri per la sicurezza € 145.000,00

€ 1.745.000,00

Somme a disposizione dell’Amministrazione

Per allacciamenti € 25.000,00

Per IVA (10% su € 1.745.000,00) € 174.500,00

Per spese tecniche €220.000,00

Per IVA (20% su € 220.000,00) € 44.000,00

Per imprevisti ed arrotondamenti € 91.500,00

€ 555.000,00

Figura

Tabella 10. Macro_Ambiti Spaziali Omognei ed Ambiti Spaziali Omogenei.

Riferimenti

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