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CAPITOLO I : HÉLÈNE LENOIR BIOGRAFIA

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Academic year: 2021

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CAPITOLO I : HÉLÈNE LENOIR BIOGRAFIA

1.1. Vita e opere

Hélène Lenoir nasce a Neuilly-sur-Seine nel 1955. Germanista di formazione, insegna francese in Germania, dove risiede dal 1980. Tuttavia, è in Francia e nella sua lingua materna che pubblica i suoi romanzi e novelle alle edizioni Minuit. Il suo primo romanzo, La Brisure del 1994, passa quasi inosservato. Seguono la Bourrasque del 1995, Elle va partir del 1996. Inizierà a farsi conoscere con Son nom d’avant del 1998, Le Magot de

Momm del 2001, Le Repit del 2003, L’Entracte del 2005 e l’inedito La Folie Silaz del 2008.

Il presente lavoro verterà sull’analisi de L’Entracte, una raccolta di cinque novelle: L’Entracte, Les Étrangères, Les Escarpins Rouges, Le Verger e infine L’Infidèle.

Le cinque novelle che formano L’Entracte portano il marchio di Hélène Lenoir, una musica ossessiva fatta di tensione, di respiri, di nervosismo. I personaggi presenti nella raccolta sono personaggi rinchiusi nel loro mondo ordinario, in cui tutto è calcolato, come li dipinge Marie-Laure Delorme ne «Le Journal du Dimanche»:

[...] Personnages enfermés, existences calibrées, avenirs bouchés. On ne voit pas bien comment les murs vont pouvoir tomber en poussière. Pourtant, à chaque fois, quelque chose de ténu et de fort a lieu1.

In queste cinque novelle, Hélène Lenoir analizza e descrive pudicamente situazioni familiari, mette in primo piano la crisi della vita di coppia e la

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voglia di fuga dal quotidiano. I personaggi, differenti gli uni dagli altri, hanno in comune un percorso fissato da una relazione forte divenuta pesante o semplicemente difficile. Le novelle sono esempi che rispecchiano le nostre vite e sono viste attraverso lo sguardo di un personaggio femminile. Queste donne si trovano a vivere in un quotidiano ordinario, in cui tutto è statico, sono incastrate nelle coppia, soffocate nelle faccende di casa e imprigionate nella famiglia. In queste vite che assumono i colori della commedia, della tragedia, del dramma, esistono degli intervalli, des

entractes, delle pause dove poter trovare delle sfumature di felicità e

passione.

Ed è proprio attorno al titolo che l’autrice ha costruito le sue cinque storie, tracciando uno spaccato relazionale incentrato su amori distratti, o rapporti malati, sul senso profondo di crisi che spesso avvolge la coppia moderna. Vari sono i temi affrontati: dal semplice tradimento alle coppie sul punto di rompere in silenzio, dai mariti indifferenti alle donne esauste di condurre una vita piatta e chiusa, immerse nella paralisi al rapporto di amore-odio tra genitore e figlio. Lo scenario è rappresentato da una vita ordinaria che viene sconvolta da un momento di piacere, di desiderio irresistibile e irrazionale, da un élan che conduce verso il sogno di fuga, causato dalla noia, dalla paralisi, dal soffocamento e da una vita al limite dell’asfissia.

1.2. La corrente letteraria del Nouveau Roman

Hélène Lenoir si inserisce in un contesto letterario contemporaneo caratterizzato da elementi di rottura con il passato e che si è sviluppato ad opera di alcuni autori francesi a metà del secolo scorso.

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Il contesto letterario in questione viene definito Nouveau Roman appositamente per identificare quella corrente narrativa della letteratura francese che si è sviluppata grazie a un gruppo di scrittori che, negli anni cinquanta, hanno pubblicato opere con il principale obiettivo di stravolgere le caratteristiche del romanzo tradizionale.

Proprio per sottolineare la loro idea di rottura con il passato, ma al contempo la volontà di permanere all’interno del genere, la loro produzione narrativa viene definita Nouveau Roman (Nuovo Romanzo), sull’espressione Nouvelle Vague che, negli stessi anni identificava l’attività dei giovani cineasti francesi.

Le nuove linee narrative vennero recepite e pubblicizzate con il fondamentale aiuto di un editore che ha avuto il merito di credere nella nuova corrente narrativa e di investire sui suoi primi autori2.

Jèrome Lindon, proprietario delle edizioni De Minuit, è riuscito da subito a raggruppare intorno a sé tutti gli autori che si rispecchiavano nella nuova corrente narrativa e anche se questi scrittori rifiutarono sempre l’idea di appartenere a una scuola di pensiero, in realtà l’idea che venne recepita dall’esterno fu proprio questa3. Ecco perché i primi scrittori appartenenti alla corrente stilistica del Noveau Roman (tra cui Nathalie Sarraute, Claude Simon, Michel Butor e Alain Robbe-Grillet) vennero indicati come i padri fondatori.

Come detto, l’espressione Nouveau Roman designa una serie di scritti teorici che si proponevano di “rinnovare” un certo tipo di letteratura. Il

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Voce “Nouveau Roman” su enciclopedia on-line Encarta:

http://it.encarta.msn.com/encyclopedia_981523474/Nouveau_Roman.html

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termine “nouveau”, però, non implica necessariamente il fatto che i romanzi anteriori alla nuova corrente letteraria siano da considerare “vecchi” o semplicemente appartenenti alla letteratura “antica”. L’intento è soltanto quello di evidenziare le finalità peculiari che il nuovo contesto letterario si propone di perseguire. Viene, perciò, rimarcata la presa di coscienza per cui il Nouveau Roman costituisce prima di tutto una reazione nei confronti del romanzo essenzialista (come “La Nausée” di Sartre) e contro una letteratura del messaggio, cioè una letteratura in cui l’autore tende a dare al lettore una lezione4 esprimendo un punto di vista.

Gli autori del Nouveau Roman si ispirano e sfruttano gli impulsi e i suggerimenti letterari provenienti dall’estero, e in particolare, quelli di Joyce, Faulkner, Kafka e Borges. Come detto in precedenza, anche il cinema, in quello stesso periodo storico, ha contribuito ad accrescere questa specie di ostilità verso le forme tradizionali di espressione culturale.

I nouveaux romanciers rifiutano i postulati letterari e stilistici concernenti il contenuto e la forma dei romanzi tradizionali. Così, dunque, se nel romanzo tradizionale la vita di uno o più personaggi è al centro di tutta la trama e il lettore è invitato a identificarsi con lui o a prenderne le distanze, nel Nouveau Roman non c’è più un personaggio o, comunque, esso non riveste più un ruolo centrale. Ne discende che per il lettore non è più possibile identificarsi con il protagonista con la conseguenza che la nuova corrente narrativa tende ad affermare il primato dell’oggetto sul soggetto.

Allo stesso modo la presenza di una storia ben definita da raccontare al lettore si contrappone nel Nouveau Roman al rifiuto della nozione di trama,

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poiché l’azione risulta essere nulla oppure insignificante. Una trama ben definita rischierebbe, infatti, di distrarre il lettore.

Nella visione tradizionale del romanzo, l’autore assume un ruolo sovrano poiché conosce in partenza l’evolversi della storia, la psicologia dei suoi protagonisti e il tutto viene svelato progressivamente all’ignaro lettore, cui vengono rivelate queste nozioni secondo i tempi e le modalità stabilite dallo scrittore. Nel Nouveau Roman l’autore diventa un collaboratore del lettore, proponendogli una determinata situazione in cui è previsto uno sforzo partecipativo da parte del lettore stesso.

Quanto appena detto consente di evidenziare un’altra peculiare caratteristica che distingue i due generi narrativi. L’autore del romanzo tradizionale è un “maître à penser” poiché è in grado di veicolare un’ideologia, una morale o una filosofia. Diversamente i nouveaux romanciers non cercano in alcun modo di imporsi al lettore.

Nel primo caso il romanzo è teoria, poiché lo scrittore cerca di difendere una tesi che può essere di varia natura (simbolista, religiosa, politica, ecc…) ma che comunque costituisce un punto di arrivo ben individuato. Nel secondo caso, invece, il romanzo è ricerca poiché non è un genere nettamente delimitato e non rinvia a null’altro se non a se stesso.

Quest’ultima considerazione consente, altresì, di introdurre una breve riflessione sulla gestione del tempo nelle due tipologie di narrazione. Nel romanzo tradizionale il tempo è cronologico e lineare. Lo scrittore ha il compito di organizzarlo, di ordinarlo. Nel Nouveau Roman il tempo non è mai coerente, poiché l’autore rinuncia a priori a incidere in modo coatto su di esso e non sovrappone mai gli istanti di sogno e di realtà. Questi vengono

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presentati al lettore così come si presentano allo stato puro senza alcuna interferenza da parte dell’autore5.

1.3. Da Nathalie Sarraute a Hélène Lenoir

Si può paragonare la scrittura di Hélène Lenoir a Nathalie Sarraute. Nathalie Sarraute (1902-1999), di origini russe, si trasferì a Parigi a otto anni e divenne avvocato. Esordì con una raccolta di testi brevi, Tropismes (Tropismi, 1938), originale ricerca di nuovi moduli narrativi volti a cogliere nel loro movimento reale gesti, parole e sentimenti al limite della coscienza, registrati e restituiti attraverso la tecnica della "sottoconversazione", che mette in risalto quel che sottende la conversazione convenzionale6. Questo tema, al tempo stesso riflessione teorica sulla scrittura, avvicina la Sarraute al Nouveau Roman, rispetto al quale la scrittrice ha mantenuto comunque una spiccata autonomia. Tra i romanzi successivi: Portrait d'un inconnu (Ritratto d'ignoto, 1948), Martereau (1953), Le planétarium (Il planetario, 1959), Les fruits d'or (I frutti d'oro, 1963), Entre la vie et la mort (Tra la vita e la morte, 1968). Le sue riflessioni sul romanzo sono esposte in un saggio di notevole interesse: L'ère du soupçon (L'era del sospetto, 1956) in cui chiarisce le fonti della sua ricerca narrativa (Kafka, Dostoevskij).

La scrittrice Nathalie Sarraute utilizza il termine "tropismo" per indicare una sensazione fugace, breve, intensa ma inspiegata. Una descrizione precisa di ciò che la scrittrice intende con l'uso di questo termine si trova nella prefazione a L'Ère du soupçon, ma vi fa riferimento, direttamente o

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http://www.didatticanda.it/Sarraute/Il%20nouveau%20roman.htm

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indirettamente, anche in altre sue opere, come per esempio Enfance o

Tropismes. Per Nathalie Sarraute, tropismi (ciò che è chiamato anche

sotto-conversazione) sono quegli indefinibili movimenti che scorrono velocemente ai limiti della coscienza e sono responsabili delle nostre azioni, le nostre parole e i sentimenti.

Riprendendo i temi dei Tropismi, legati a dei rapporti interpersonali tra due esseri di senso opposto, Lenoir li converte per apportare in loro una sensualità e una sessualità assenti nell’universo del suo predecessore: Nathalie Sarraute, la pioniera del Nouveau Roman.

Un contributo in merito lo fornisce Pierre Lepape nel suo articolo: “On pense évidemment à Nathalie Sarraute lorsqu’ on lit Hélène Lenoir”7, fornendo l’accostamento tra queste due romanziere sull’idea che sia l’una che l’altra ascoltano il confine fragile tra la tranquillità apparente di false apparenze e il teatro sotterraneo del baratro, tra la superficie della conversazione e gli abissi della sotto-conversazione in cui si innesca la violenza più estrema dei sentimenti. Anche Michèle Gazier in suo articolo afferma: “Comme Nathalie Sarraute, Hélène Lenoir cherche à explorer les mouvements internes, les «Tropismes» qui nous poussent aux limites de la conscience, dans cette zone obscure où la lucidité cherche son language.”8 A leggere Pierre Lepape e Michèle Gazier si crede che la Lenoir si accontenti di riprodurre o piuttosto di continuare l’investigazione sarrautiana. Sostenere come fa Gazier che la Lenoir cerca di esplorare il dominio particolare dei Tropismi, propri a Nathalie Sarraute, i movimenti istintivi di regresso o di attrazione dovuti a uno stimolo esterno che l’autrice

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P. LEPAPE, Lieux communs et singuliers, «Le Monde», 21 Avril 1995.

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de L’ère du soupçon considera la fonte segreta della nostra esistenza. Un particolare che accomuna le due scrittrici può essere per esempio l’incontro tra una donna e un uomo, in cui quasi sempre la donna è vista seduta a una poltrona. Non solo, anche il linguaggio di Hélène Lenoir e quello di Nathalie Sarraute è della stessa natura, tutte e due rivelano un vocabolario che suggerisce un’esistenza interiore. La Lenoir, come la Sarraute, descrive gli effetti interpersonali con la comunicazione verbale e non verbale. Per esempio la donna non è decritta fisicamente, ma sotto forma di una posizione (Énlancés…Le visage brûlant, le lèvre tuméfiée, L’Entracte p.

11) e di una tensione (Elle se taisait, L’Entracte p.12) che sono i semplici

rivelatori esterni del suo stato interiore e l’uomo trovandosi di fronte a lei non è altro che un polo sensibile di cui anche la Sarraute descrive la ricezione dei segnali emessi dall’interlocutrice muta, sognatrice. Si rimane nel neutro. La Lenoir, a livello interno, si colloca per esplorare i movimenti tropistici e il territorio della sotto-conversazione. Hélène Lenoir testimonia una volontà di descrivere i movimenti universali, comuni a tutti gli esseri umani.

Riferimenti

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