UNA
FAMIGLIA DI MARTIRI
OSSIA
VITA DE’ SANTI
M A R I O , M A R T A , A U D I F A C E ED A B A C O
E LORO MARTIRIO
CON A P P E N D IC E
SU L SA NTU ARIO AD E S S I D E D IC A TO P R E S S O C A SE L E T T E
per cura del Sacerdote
B O S C O G I O V A N N I
TORINO
T I P . G. B. PARAVIA E COMP.
1861
CAPO I.
Fonti da cui ricavansi le memorie riguardanti a questi santi.
Se è cosa pregevole esp o rre la vita di qu eg li u o m in i che vissero v irtu o sa m en te sopra la t e r r a , deve esserlo assai più p er ogni fedel cristian o il conoscere le azioni gloriose di q u e ’ valorosi eroi del C ristia
nesim o, i q u ali dopo avere in m ille guise ben eficata la m isera u m a n ità , ora ci p ro teggono dal Cielo e invocano sopra di noi grazie e benedizioni. Con q u esto p en siero ho d elib erato di scrivere la vita di u n a sa n ta fam iglia di m a r tir i, il cui nom e è M ario, M a rta , A udiface ed A baco. I m olti m iracoli che d a q u esti S an ti si o p era ro n o e l'e ste n sio n e del loro culto, u n S a n tu a rio ad essi ded icato nelle vicinanze di C ase
le tte , paese d ista n te o tto m iglia a p o n e n te di T orino, m i furono di ec citam en to ad in
tra p re n d e re q u esto lavoro. A ffinchè leggansi con m a g g io r fiducia le cose ch e sa rò p er isc riv ere, stim o b en e di acce n n are i fonti o m eglio i d o cu m en ti da cu i ne fu ro n o rica v ate le notizie. Q uesto sono ta n to p iù te n u to di fare in q u an to ch e alcuni a u to ri, p e r a ltri tito li assai stim a ti, g e tta ro n o q u a lc h e d u b b io sugli a tti ch e conten g o n o le azioni che si riferiscono a q u esta glo
riosa fam iglia. Credo ch e codesti sc ritto ri non ab biano fatto le dov u te in dagini p e r ac ce rtarsi della v erità d e’ fatti che essi in tra p re n d e v a n o ad esp o rre. A ccennerem o a d u n q u e i p rin cip ali au to ri che possono con
su lta rsi da coloro i q u ali volessero viepiù e r u d irsi su questo a rg o m e n to . S ono ad u n q u e : Il M artirologio ed il B rev iario R om ano nel gio rn o 19 di gennaio.
M olano, B elino, M aurolio, e Beda sc ritto re del secolo o ttav o , ed altri p arla n o di q u esti sa n ti fissandone la festa al 2 0 d i g en n aio .
U su ard o , R ab an o , V o t-K e ro , il M artiro logio di A done, s c ritto re del 1 0 secolo; il M artirologio di S . G irolam o, ch e si giudica d el 5 secolo e m olti m a n o sc ritti la cele
b ran o al g io rn o 1 5 dello stesso m e se.
L orenzo S u rio ra p p o rta gli a tti del m a r
tirio di q u esta s a n ta fam iglia al gio rn o 14 d i febbraio m e n tre p a rla di S. V alentino.
Il C ardinale B aronio riferisce p u re vari tr a tti delle azioni de’ n o stri S an ti nel tom o 2 all’anno 2 7 0 .
I B ollandisti nel giorno 19 di g en n aio tra tta n o copiosam ente del culto p re sta to a S. Abaco e a’ suoi com pagni m a rtiri. Dopo di avere a tte n ta m e n te esam in ato gli atti del m a rtirio e i d o cum enti che ne som m i
n istra n o le m e m o rie conch iu d o n o : Quae hic dam us, fide dignissima ducimus. Le cose ch e siam o p e r riferire le giudichiam o de
gnissim e di fede.
P rim a p e rò di co m in ciare il ra c c o n to è b ene ch e io n o ti eziandio alcu n e a ltre cose.
Gli au to ri ch e p arla n o di q u esti m a rtiri n e ra p p o rta n o il g io rn o della festa in tem pi d iversi, e ciò deriva da ch e alcuni fanno solen n e il giorno di lo ro m o r t e , altri il g io rn o della lo ro s e p o ltu ra , altri infine il gio rn o in cui le loro reliq u ie furono al
tro v e tra s p o rta te dal lu o g o della p rim itiv a tu m u lazio n e.
È p u r b en e d i n o ta re che S. A baco è da tali a u to ri ch iam ato con nom e alq u an to v aria to . E gli è detto A bacon, A m baco, A- b ac u m ed A b ac u c; e q u esto deriva da che essendo q u esto nom e p ersian o fu v ariam ente p ro n u n z ia to dagli au to ri che lo scrissero
in a ltre lin g u e . Ma il nom e ad o ttato dalla Chiesa C attolica è quello di A baco; sic
co m e a p p a risce d all’u fficiatura del 19 g en naio fissata p e r la co m m em o razio n e di q u esta gloriosa fam iglia.
F in a lm e n te S. A baco essendo sta to m a r
tirizzato in assai giovanile età, le azioni di lui si confondono di su a n a tu ra con q uelle d e ’ suoi g en ito ri e di suo fratello co n tem p o ra n e a m e n te co ro n a ti del m a rtirio .
La religione c ristian a che in tem pi i p iù calam itosi eb b e ta n ti ero i, i quali c o n sac ra
ro n o in g e g n o , sostanze e vita p e r la fede, ab b ia tra noi fedeli se g u ac i; c h e , se n o n h an n o occasione di d a re la vita p e r la fede, alm en o sia n o fedeli o sse rv a to ri di quello stesso V angelo ch e n e ' p rim itiv i tem p i fu so sten u to col sa n g u e di q u e ’ gloriosi eroi, c h e o ra in v o ch iam o e ch e ci p ro teg g o n o dal cielo.
CAPO I I .
Genitori de' Ss. Audiface ed Abaco. — Educazione data alla loro figliuolanza.
— Loro venuta a Roma.
I capi di q u esta fam iglia di m a rtiri a p p a r
tenevano alla casa d ell’im p e ra to re di P ersia
rh e è un reg n o vastissim o nelle p arti o rien tali d ell'A sia, il p ad re chiam avasi M ario ed e ra figlio dell’I m p e ra to re M arom eno. La m a d re nom inavasi M arta ed era figlia del viceré Cusinite. I buoni g en ito ri o ltre la loro d ig n ità avevano g ra n d i ricch ezze, di cui facevano l’uso che Dio com anda nel V angelo, cioè im piegavano a favore dei p o v eri quel ta n to ch e sopravanzava al p ro p rio loro bisogno.
Dio benedisse quel m a trim o n io e concedette loro due figliuoli. Il p rim o ch iam aro n o Au- diface, il secondo A baco.
Mario e M arta erano in tim a m e n te p e r suasi ch e la p rim a ricchezza della figliuo- lanza è il sa n to tim o r di Dio, e ch e senza di questo sono u n nulla tu tte le grandezze della te rra. P e r la q u a l cosa m e n tre im piegavano sa n ta m e n te quei b eni ch e la divina provvidenza aveva loro concessi, da- vansi la p iù g ra n d e so llecitu d in e p e r inse
g n a re le verità della religione ai loro figli p e r farli c re sce re nella v irtù in ta n to ch e andavano crescen d o negli an n i. I d ue giova
n etti corrisp o n d ev an o alle c u re d e’ g en ito ri:
la scienza delle le tte re , l’ad em p im en to dei p ro p ri d o v e ri verso de’genitori, l’ubbid ien za, la pietà erano le v irtù ch e rendevano i d u e giovanetti cari a Dio ed agli uom ini.
P e r ec citare nei loro cu o ri pensier i di soda p ie tà, i g en ito ri li conducevano di qu an d o in q u an d o n e’ luoghi che in quei tem pi si conoscevano p iù celeb ri p e r divozione e m iracoli.
Dai tem pi più rem oti della Chiesa fu se m p re g ra n concorso di fedeli a v en e
ra re i luoghi celebri p e r m agnificenza di cu lto o p er segni della potenza divina ivi m anifestata. N ella legge an tica era tenuto in g ran d e venerazione il tem pio di Saio- m one edificato in G erusalem m e. Dopo la ve
n u ta del S alvatore fu la tom ba de’ Ss. Apo
stoli. Da paesi lon tan issim i si in tra p re n d e vano penosi viaggi p er v en ire a R om a, com u
n em en te d etta città e te rn a , p e rc h è da Dio scelta p er c e n tro del Cat tolicesimo, e sede del V icario di G esù C risto, la cui religione deve d u ra re in etern o . F ra le tom be v en e
ra te in R om a la p iù celeb re era quella d i S. P ie tro p o sta ai piedi del m o rte V a ti
cano. T u tti credevano ch e con una visita a q u el m araviglioso sep o lcro si o ttenesse in dulgenza p le n aria, cioè la rem issione di tu tta la p enitenza ch e si dovrebbe fare pei p ec ca ti com m essi nella vita passata .
Tali sa n tu a ri e tali pellegrinaggi sono raccom andati da S. P aolo allorché disse
che l’uom o dalle cose sensibili della te rra v iene sollevato a conoscere e g u sta re le cose sp iritu a li ed invisibili del Cielo.
M ario e M arta coi lo ro figliuoli A udiface ed A baco riso lv ettero di fare u n o di q u e sti pellegrinaggi dalla P ersia a Rom a. P re p a ra ta ogni cosa, forniti del d an aro necessario sia p e r le spese della fam iglia ed anch e p e r largheggiare in o p ere di beneficenza secondo la loro condizione, in tra p re se ro q u el lungo cam m ino. G iunsero a Rom a m e n tre governava la S. S ede s. D ionigi ed era Im p e ra to re C laudio II, persecu to re dei C ristiani.
CAPO III.
Mario colla sua famiglia va a venerare i corpi dei Santi, soccorre i p rig io n ieri, seppellisce i corpi de’ m artiri.
P rin c ip a le oggetto del viaggio de’ n o stri S an ti era di a n d a re a far p reg h ie re sulla to m b a di S an P ie tro . Q uesto p rin cip e degli A postoli e ra sta to crocifisso sul m onte G ianicolo, m a dopo il m a rtirio il suo corpo fu p o rta lo ad essere sepolto a’ piedi del m o n te V aticano vicino alle m u ra dai g ia r
dini d i N ero n e. S. A nacleto fece co stru ire
u n a piccola chiesa su q u e sta tom ba che coll’an d a re del tem po divenne la fam osa Basilica di S. P ie tro in V aticano ch e è il più m aestoso tem pio del m ondo.
S oddisfatta la loro divozione M ario e la su a fam iglia si fecero a c e rcare coloro ch e p ativ an o nelle carceri o s e p p e lle n d o i co rp i di quelli ch e era n o m o rti p e r la fede. M entre con so llec itu d in e facevano q u elle ricerche, ven
n ero al di là del T evere p resso di una carcere d e tta C astel-V ecchio. Colà seppero ch e tra i d e te n u ti trovavasi u n v en e ran d o vecchio di nom e C irino, il q u ale p e r la su a fer
mezza nella fede era sta to spoglialo di ogni a v e re , cacciato in prig io n e, e so tto p osto a m o lte b a ttitu re . A ppena p o te ro n o g iu n g e re fino a lui si p ro s tr a r ono a ’ piedi suoi e co’ p iù g ran d i segni di venerazione lo su p p lica ro n o a voler p re g a re Dio p e r loro. Q uella s a n ta fam iglia provava ta n ta consolazione a vivere con q u el confessore della fede, che con licenza del ca rcerie re rim ase nel c a rcere m edesim o o tto g io rn i.
In q u e sto tem p o so m m in istra ro n o q u a n to faceva bisogno a C irino e a quelli ch e e- rano con fui c a r c e r a ti, p re sta n d o lo ro ogni p iù u m ile servizio. In ta n to la p e rse cuzione in fieriva viepiù co n tro ai C ristiani:
ch iu n q u e fosse com e tale riconosciuto era to sto p u n ito colla m o rte . P e r in c u te re m ag
gior te rr o r e ai seguaci di G esù C risto , si eseguivano le sen ten ze o ra su lle piazze, ora nelle ca rceri od altrove senza n e p p u re a - sc o ltare le ragioni degli accusati. D ivul
gato q u e ll'e d itto furo n o su b ito presi 2 6 0 cristiani e c o n d o t t i fuori di R om a p e r la via S alaria. Là era n o c o n d a n n a ti a scavar te rra , a p o rta re sabbia p er form are vasi.
Q uando si videro a s o p p o rta r con gioia ogni fatica, m a se m p re co stan ti nella fede, furono d a p p rim a so tto p o sti a m o lte p en e , indi tra sp o rta ti n e ll’A nfiteatro ro m an o v e n nero tu tti uccisi a colpi di saetta.
A llora che M ario, M arta e i loro figli sep p ero l’o rre n d o strazio fatto di q uei servi di Dio ne fu ro n o g ran d e m en te ra ttris ta ti.
Il dolore p e rò si cangiò tosto in con
solazione al p en siero ch e queglino avevano lasciato i loro corpi fatti a brani sulla te rra , ma le loro a n im e era n o volate gloriose al Cielo.
Q uindi con u n san to S acerd o te di nom e Giovanni essi v en n e ro al luogo dove era n o sta ti m a rtirizz ati. Colà g iu n ti tro v aro n o i co rp i de’ m a rtiri collocati so p ra un m u c chio di legna, cui già erasi appiccato fuoco.
T olsero tosto dal fuoco gli avanzi de’ corpi
di quei servi di D io, li avvolsero in le n zuola, e con g ran d e risp etto li p o rta ro n o a se p p ellire nella c rip ta ovvero chiesa so t
te rr a n e a , nella via S a la ria , nella discesa di un colle d e tto C ucum e ro . Con q u e ’ santi m a rtiri fu eziandio sepolto u n trib u n o di n om e B lasto che p u re era m o rto p er la F ede. D ata la se p o ltu ra ai cadav eri fecero m o lte p re g h ie re , digiuni, lim osine con altri esercizi di p ietà, c e rta m e n te p e r suffrag are, se an c o ra ne fosse b iso g n o , le an im e di coloro che ivi erano sepolti.
Ma i n em ici di Dio tro v an si ovun q u e p ro n ti ad im p ed ire le o p ere b uo n e ; essi rife riro n o to sto all’ Im p e ra d o re ch e M ario e M arta ogni giorno facevano opere di ca
r ità a favore dei poveri cristian i. Il tira n n o com andò ch e quella fam iglia fosse im m e d ia ta m e n te c o n d o tta alla su a presenza.
Ma n iu n o la p o tè s c o p rire , p erc h è sa
p endo q ueglino d i essere cercati a m o rte stu d iav an si di esercitare se g re ta m e n te la loro ca rità.
Mario colla sua famiglia dà sepoltura a S. Cirino, indi è accolto in una adunanza di Cristiani.
D a gio rn o M ario e M arta coi lo ro fi
gliuoli an d a ro n o di nuovo al di là del T evere p e r fare u n a v isita a s. C irin o ch e g iu dicavano essere tu ttav ia rin c h iu so in c a r
cere. Ma noi tro v aro n o p iù . E ravi so ltan to un s a c e rd o te , di norne P a s to r e , ch e loro ra c c o n tò q u a n to e ra avv en u to di lui. N otte tem po, loro d isse, v en n e ro qua i carnefici, lo p re se ro , gli ta g lia ro n o la te sta , lo g e tta ro n o nel T ev ere e p e r b u o n a v e n tu ra il suo co rp o rim a se nell’ isola L icaonia, d e tta oggidì isola T ib e rin a o di s. B artolom eo. O dile q u este parole a n d a ro n o di n o tte con s. P asto re in q u e l luogo, racco lsero il co rp o di s. C irino e lo p o rta ro n o a se p p ellire nel C im itero di s. Calisto nella c rip ta o ca m e ra di s. P on- ziano, così d e tta dal nom e di questo P o n
tefice ch e fu ivi sepolto.
D opo q uelle cose M ario colla fam iglia, c o n tin u a n d o le lo ro passeggiate di divozione al di là del T ev ere, g iu n se ro a d u n luogo dove u d iro n o u n a m o ltitu d in e di C ristiani ch e can tav an o lodi al S ign o re. Si avvici
n aro n o con gioia a quella casa e tro v a n dola chiusa si m isero a b u ssa rn e la p o rta.
Q uelli ch e era n o d e n tro p en san d o si ch e fossero p e rse c u to ri fu ro n o sp a v en ta ti e n iu n o osava a p r ir e . Ma u n vescovo di n o m e C alisto, ch e p er ev itare la persecuzione e ra si a n c h ’egli rifugiato a R om a, confortò q u ei fedeli d ic e n d o : A n im o , n o n te m e re ; è G esù C risto ch e b u ssa alla p o rta , A - p rìam o la n o stra bocca e co n fo rtan d o ci a v ic en d a lodiam o il S ig n o re , p erc h è è desso ch e ci ch iam a . Ciò d e tto , co rse ad a p rire la p o rta . M ario, M arta, A udiface ed A baco vedendo il v enerando p rela to gli si g e tta ro n o ai p ied i. Da q u e sto a tto di divozione i fedeli ra d u n a ti con o b b ero che i novelli ospiti e ra n o c ristia n i, p erciò d ied ero l’uno a ll’a ltro il bacio di p ace.
In quel m om ento s. Calisto tra sp o rta to dalla gioia innalzò gli occhi e le m ani al Cielo e fece q u e s ta o raz io n e: « O Dio p a d re del n o stro S ig n o r G esù C r is to , il q u ale ra d u n i le cose d isp e rse e le cose ra d u n a te co n s e rv i, accresci la fede e la confidenza nel c u c re d e ’ tuoi serv i per mezzo di G esù C risto S ig n o r N ostro ch e vive con Dio p ad re O n n ip o te n te e collo S p irito S an to pei secoli dei secoli » . T u tti i fedeli colà ra d u n a ti r i-
sposer o : Amen, cosi sia. Quel luogo essendo a iq u a n to a p p a rta to dal c e n tro d ella città sem brava sconosciuto ai p erse cu to ri, p erciò M ario colla fam iglia vi d im o rò nascosto due m esi.
CAPO V.
S. Valentino confessa la fede di G. Cristo e dà la vista ad una fanciulla cieca.
L ’Im p e ra to re Claudio n o n po ten d o tr o v are M ario colla sua fam iglia faceva cercare a ltri c ristia n i e riuscì ad av ere tra le m ani u n san to sa ce rd o te di n o m e V alentino. E gli lo fece le g are con caten e e c o n d u rre di
n an zi a lui nel palazzo vicino all’ anfi
te a tro . A p p en a gli fu innanzi l’im p e ra to re lo in te rro g ò d ic en d o : « P e rc h è non ti c u ri della n o stra am icizia e rifiu ti di vivere com e vivono gli altri su d d iti del n o stro im p e ro ? Mi fu d e tto , ch e i cristian i possedono g ra n d e sapien za, e se tu sei sa p ie n te p erc h è ti lasci al p a r degli a ltri s tra s c in a re da u n a vana su p e rstiz io n e ? »
V alentino risp o se: « O p rin c ip e , se m ai sapessi q u a n to siano preziosi i d oni del S ig n o re , tu e tu tti i tuoi su d d iti p ro v e reste la m edesim a co n so laz io n e, rig e tte reste il cu lto dei dem onii, e gli idoli fatti
dalle m ani degli u o m in i, confessereste un solo Dio p ad re O n n ip o te n te , e G esù C risto suo figliuolo, il quale creò il Cielo e la te rra , il m a re e tu tte le cose che in quelli si tro v a n o » . A quelle p arole l’im p e ra to re p arv e m arav ig liato , e m e n tre faceva riflessione su q u a n to aveva u d ito , u n g iu reco n su lto ov
vero avvocalo p rese la p aro la in luogo d el- l’ Im p e ra to re e disse ad alta voce a sa n V ale n tin o : « Che cosa dici del Dio Giove e del Dio M ercurio?»
V alen tin o risp o se : « Io n o n dico altro di costoro se n o n che li ravviso p er u o m in i m iseri, che n ella loro v ita m o rtale v issero nelle im m ondezze; che se tu conoscessi la serie delle loro azioni, v ed re sti q u an to sia s ta ta abbom inevole la loro m a n iera di vivere ».
L ’avvocato g rid ò ad alta v oce: « C o stu i ha b estem m iato co n tro a’ n o stri Dei e co n tro ai p atro n i dell’im p ero ».
L ’Im p e ra to re p eraltro ascoltava con calm a le p arole di s. V alen tin o , e rivoltosi a lui disse : « Se il tuo G esù C risto è Dio, p erc h é tosto non m i m anifesti la v e rità ? » V alen tino rip ig liò : « V o len tieri ti espongo la verità p u rc h é tu mi voglia asco ltare. Se tu , o p rincipe, seguirai la v e rità che ti p ro p o n g o ,
accrescerai il tu o im p e r o , sa ra n n o sp en ti i tuoi nem ici, sarai in ogni cosa v in c ito re e godrai un reg n o glorioso nella vita p re se n te e nella lu tu ra . Ma p er riu scire in ciò bisogna che ti p en ta del sangue fatto sp a rg e re ai servi del S ig n o re , cred a in G esù C risto, q uindi ricevendo il B a tte sim o salverai l'an im a tu a in etern o » .
Claudio rivolse il discorso agli a sta n ti e d iss e : « A sc o lta te , o c itta d in i R om ani e m a g istrati della rep u b b lica, asco ltate e a m m ira te q u a n to sia sana la d o ttrin a di co
stui! »
Il p re fe tto , di nom e C alpurnio uom o sc o stu m ato , p e r im p e d ire il fru tto delle p a role di V alen tin o alzò egli p u re la voce e d isse: « A tte n to , o P rin c ip e , tu ti lasci in g a n n a re da c o s tu i; li p a r g iu sto l’a b b a n d o n are quegli Dei che abbiam o fin dalla n o stra fanciullezza o n e ra to ed adorato? »
L ’Im p e ra to re allora p e r risp e tto u m an o eb b e vergogna di darsi vin to dall’evidenza, e si lim itò di co n seg n are V alen tin o al p re fetto C alpurnio dicendogli: « A scolta costui con pazienza e se p ro p o n e u na d o ttrin a n o n sana tu gli ap p lich erai le leggi s ta b ilite c o n tro i sacrile g h i: che se la su a d o ttrin a è b u o n a, tu lo lascierai in lib e rtà» .
2 L . C. - An. IX, F. VI.
C alpurnio p e rta n to prese V alen tin o e lo diede ad u n p rin cip e di nom e A sterio cc n q u este p a ro le : « Ti racco m an d o questo uom o. Se con b u o n e p aro le tu riu scira i a fargli ca n g ia r m odo di p e n s a re , riferirò le cose a ll'im p e ra to re nel senso p iù favorevole;
così tu diverrai am ico di lu i e m oltipli
c h e rai le tu e ricchezze ». A sterio condusse V alentino in su a casa disposto ad eseg u ire gli o rd in i d ati. Ma la grazia offerta a l
l’im p e ra to re ed a’ suoi assessori era rifiu
ta la , e con tre m e n d o e se m p re ad o rab ile giudizio Dio la toglieva agli em pi p e r darla ad a ltri m eglio disposti a riceverla. A ppena V alentino e n trò in q uella casa si pose in ginocchio e così p re g ò : « Dio p ad ro n e di tu tte le cose visibili ed invisibili. C reatore del gen ere u m a n o , che m a n d asti il tuo figliuolo G esù C risto S ig n o r N ostro p e r li
b e ra rc i dalle te n e b re del m o ndo e co n d u rc i alla lu ce della v e rità , q u el G esù Cristo che d iss e : — O voi tu tti ch e siete oppressi dalla fatica e dalla sta n ch e zz a, v en ite a m e ed io vi rinforzerò ; — T u, o S ig n o re , con v erti q u esta casa e donale il lu m e della v e rità , affinchè conosca p er vero Dio G esù C risto S ig n o r n o stro ch e vive e re g n a nell’ u n ità dello S pirito S anto, Così sia ».
Il p rin cip e A sterio u d en d o quella p r e g hiera disse a V alentino : « Io am m iro la tu a sapienza e m i p ia ce di u d ire che il v o stro G esù C risto è vera luce ».
V alentino a ch iara voce risp o se : « E ' ve
ra m e n te così: il n o stro S ig n o r Gesù C risto il q u ale è n ato da Maria V ergine p e r opera dello S p irito S an to è la vera luce che il
lum ina ogni uom o ch e viene in qu esto m ondo ».
A sterio in te rru p p e il discorso d ic en d o :
« Se Gesù C risto è Dio ch e illu m in a ogni u om o, ne farò la p ro v a ; e se sarò a p p a g ato c re d e rò a q u an to m i d ic i; altrim en ti rig e tte rò i tuoi sofism i, Sappi ad u n q u e che ho una figliuola cui p o rto tu tto il m io a f
fetto. Q uesta infelice è cieca da d ue a n n i.
Io la c o n d u rrò q u i da te ; se tu la g u a rira i, io cred erò e farò q u a lu n q u e cosa sa ra i p er d irm i » .
S oggiunse to sto V ale n tin o : « Va p u re, a in nom e de! S ig n o r n o stro G esù C risto m ena q ua la tu a figlia » . A sterio si m ise a co rrere e con g ra n d e ansietà condusse la fanciulla a s. V alentino.
Il fedele m a rtire di G esù C risto al
zando le m ani al Cielo cogli occhi la g ri—
m a n ti fece q u e sta p re g h ie ra : S ig n o r e Id-
dio O n n ip o te n te P a d re del S ig n o r N ostro G esù C risto, p ad re delle m iserico rd ie, ch e m a n d asti in te rra il figliuolo tu o S ig n o r N ostro Gesù C risto, affinchè dalle te n e b re del peccato ci conducesse alla vera luce della grazia, io sebbene p eccato re in d eg n o invoco la tu a potenza. T u vuoi ch e ogni anim a si salvi e nessuna p e r is c a , p erciò supplico e scongiuro la tu a m isericordia a fare sì che tu tti conoscano, ch e tu sei Dio P a d re e Crea to re di tu tti. E poiché tu a- p risti gli occhi al cieco n a to , e rich iam a sti a nuova vita Lazzaro che già era fetente nel se p o lcro , io invoco te ch e sei il vero lum e e il S ig n o re di tu tti i p rin cip i e di tu tta le p o te stà . Non si faccia la m ia vo
lo n tà , m a si faccia q u a n to tu vuoi in to rn o a q u esta tu a serva. Così se è di tua m aggior g lo ria deg n ali illu m in a rla col lum e della tu a intelligenza » . F in ita la p reg h ie ra s. V a
le n tin o pose la sua m ano sopra gli occhi della fanciulla d ic e n d o : « S ig n o r G. C risto, illum ina la tua serva, p erc h è tu sei la vera luce» .N on era n o anco ra d e tte q u este parole c h e si a p riro n o gli occhi di lei e riac q u istò p e rfe tta m e n te la v ista.
Conversione, martirio di s. Asterio e della sua famiglia.
A ppena A sterio rim irò la su a figlia g u a rita dalla cecità si p ro strò con su a m oglie ai piè di s. V alentino d ic e n d o : « P e r am o re di G esù C risto, p e r cui conosciam o la lu ce, ti p reg h ia m o di far q u a n to sai p e r sal
v are le ' anim e n o stre ».
S. V alentino so ggiunse: «Se volete salvare le anim e v o s tr e , cred ete con tu tto il cuore nel n o stro divin S a lv a to re , spezzate tu tti gli id o li, d ig iu n a le , pen titev i delle vostre colpe, e facendone u m ile confessione r ic e vete il B attesim o e così sa re te salvi » .
Di poi V alentino o rd in ò un digiuno di tre g io rn i. In ta n to A s te rio , che aveva m olti C ristiani in sua c u s to d ia , don ò a tu tti la lib e rtà . C om piuti qu ei tre giorni essendo d o m e n ic a , gio rn o dedicato al S ig n o r e , battezzò A sterio con tu tta la sua fam iglia.
P e r com piere l’opera del S ig n o re , s. V a
le n tin o ch iam ò s. Calisto p erc h è venisse a p re n d e re p a rte ai tra tti di m iserico rd ia ch e il S ig n o re usava a quella casa. V enne egli in
fa tti ed a m m in istrò il S acra m en to della C resim a ad A sterio e a tu tta la sua fam iglia in n u m ero di 46.
M ario e la su a fam iglia eransi te n u ti n a
scosti p e r q u a lch e te m p o . Ma qu an d o u d i
ro n o che s. V alentino aveva dato la vista ad una cieca, e che p e r quel m iracolo tu tta la casa di A sterio aveva cre d u to in Gesù C risto, v ennero con g ra n d e allegrezza alla casa di A sterio p er rin g ra ziare il S ig n o re della m iserico rd ia u sa ta . Essi d im o ra ro n o in quella casa p er lo spazio di 32 g iorni.
Poco dopo aven do Claudio ricercato A- ste rio , gli fu a n n u n z iato com e la figliuola di lui aveva acq u istato prodigiosam ente la vista e ch e p er qu el m ira c olo egli con tu tta la su a fam iglia avevano ricevuto il b a tte sim o nel n o m e t
osto a p re n d e re q u e i n o velli cristiani con o rd in e di con d u rli t u tti alla sua presenza. Egli p o rtò un severo sg u a rd o so p ra M ario, M arta. A udiface ed A baco, e dal loro atteg g iam e n to giudicandoli p er
sonaggi illu stri li sep arò dagli a ltri, e co
m andò ch e A sterio colla sua fam iglia fosse co n d o tto in O stia, città d istan te 15 m iglia da R om a, p er asso g g ettarlo colà a rigo ro so esam e. Claudio aveva allo n tan ato quei fedeli da Rom a pensandosi ch e la lontananza dai p a re n ti e dagli a m ic i, la privazione delle d ig n ità e delle ricchezze avessero forza a
farli prevaricare. F u ro n o p e rta n to co n se
g n ati ad u n g iudice di n o m e G elasio, che li fece tu tti ch iu d ere in p rigione. D opo ven ti g io rn i di c a rc e re e di p a tim e n ti qu el g iu dice li so tto p o se al se g u en te in te rro g a to rio :
« S ap ete voi q u ali siano i co m andi dei p a d ro n i d e ll'im p e ro ? »
R isposero ad u na v o ce : Noi n o n sap
piam o .
Gelasio c o n tin u ò : « E cco quali sono gli o rd in i im p e ria li: — ch iu n q u e farà sacrifizio agli Dei viva felice, e gli si conceda piena lib e r tà , e sia colm o di ricchezze. Chi poi ricu se rà di um iliarsi d avanti alla m aestà d e ’ n o stri Dei sia con diversi generi di pene m esso a m o rte ».
A sterio risp o se : «F acciano p u r sacrifizio agli Dei e con essi p eriscano p u re coloro ch e sono simili ad essi. Io dico so lam en te c h e noi ci offriam o tu tti in sacrifizio a Dio o n n ip o te n te ed al S ig n o r N ostro Gesù C risto figliuolo di lui » .
Gelasio in c o lle rito a q uella risp o sta com andò ch e A sterio fosse collocato sopra l’eculeo e so tto p o sto ai to rm e n ti; tu tti gli altri poi fossero b a ttu ti con verghe. Q uei coraggiosi C ristian i b e n lun g i dal lasciarsi in tim id ire pregavano c o s i: « O S ig n o re
N ostro G esù C risto, ch e speg n esti le fiam m e ard e n ti ed av vam panti in to rn o ai tre fan ciulli nella fo rn a c e , fa eziandio an d a re a vu oto le m inacce di q u esto tira n n o , affinchè n o n abbia a v an tarsi di aver vin to i tuoi serv i, e fa ch e n iuno d i noi abbia a se p a rarsi dal n o stro p ad ro n e A sterio. »
A llora Gelasio com andò che fossero de
posti dall’eculeo e chiusi di nuovo in p r i gione d icen d o : « A costoro devono p re p a rarsi p iù g rav i torm enti.» In tan to invitò tu tto ii popolo a tro v arsi di b u o n m a ttin o p er assistere allo sp ettacolo; o rd in ò che gli fosse p re p a ra to u n padiglione n ell’ a n fite a tro , e che A sterio con tu tti i suoi com p ag n i fos
sero con d o tti innanzi al suo trib u n a le.
Q uando furo n o tu tti ra d u n a ti al luogo stab ilito , il G iudice rivolse q u esto d iscorso ad A sterio : «O A sterio, ab b a n d o n a u na volta la pazza tu a d o ttrin a e p ro m ettim i di fare u n sacrifizio agli Dei, p e r im p e d ire ch e tu n o n vada a fin ire la vita tr a ’ to rm e n ti, e insiem e con te tu tti co sto ro n o n ab biano a p e rire m iseram e n te .
S an to A sterio risp o se : « Q uesto a p p u n to di cu o re noi tu tti d esideriam o. Siccom e il S alvator N ostro G esù C risto patì pei n o stri p e c c a ti, così è b en g iu sto ch e noi p u re
p e r p ro m u o v ere il suo o n o re e la sua gloria sosten iam o q u e sti to rm e n ti; e così p u rg ati dalle sozzure di q u esto secolo m eritiam o di g iu n g e re sic u ri al d esid erato reg n o dei Cieli » .
P e r q u esta risp o sta Gelasio vie p iù a - d irato com andò ch e in quello stesso m o m en to fossero g e tta ti alle fiere. I carnefici to sto li p rese ro , li co n d u ssero ad u n luogo d e tto O rsario vicino ad u n te m p ie tto d ’oro p resso al q u ale erav i u n serraglio di bestie feroci. M entre i S an ti confessori en tra v an o nel se rra g lio , fu su b ito data lib e rtà alle fiere p e rc h è lo ro si avventassero e li s b ra nassero . Ma sa n to A sterio trovò u n mezzo p e r v in c ere la ferocia di quegli anim ali.
F a tto il segno della s. C roce, a c h ia ra ed alta voce affinchè fosse u d ito d a’ suoi co m p ag n i com inciò a p reg a re co sì: « S ignore Id d io O n n ip o te n te che m osso a c o m p a s
sione verso di D aniele profeta chiuso in un se rrag lio di leoni lo c o n fo rtasti p e r mezzo del tu o servo A b ac u c, p a rim e n te visita i tuoi servi p er m ezzo di q u alch e tu o s. A ngelo.
Q uelle fiere ch e si m o stra v an o affam ate, così volendo Id d io , deposero la loro ferocia e co m inciarono a v e n e rare s. A sterio e gli a ltri confessori. Gelasio vedendo q uel m i
racolo disse furioso»! popolo: «V edeste com e co sto ro sa n n o u sa re l’ a rte m agica e con essa ren d e re m a n su ete le m edesim e fiere ? »
Molti però andavano d icen d o ch e il Dio di q u ei C ristiani li aveva lib erati. Gelasio di poi com andò che fossero t r a tti fuori del serrag lio e b ru cia ti vivi. A llora s. A sterio incoraggiò i suoi com pagni d ic en d o : «An im o, com pagni, e n o n te m ete, p erc h è q u ell’An
gelo s tesso ch e si trovò p rese n te a lib e ra re dal fuoco i tre giov an etti e b r ei di B abilonia, qu e ll' A ngelo stesso tro v asi con n o i» . In q u e ll'ista n te si e s t en sero le fiam m e p e r m od o che ogni p a rte del loro co rp o rim a se illesa. Gelasio scorgendo in u tile ogni prova com andò ch e fossero co n d o tti fuori d elle m u ra della città di O stia, e colà su b is
sero la sen ten za cap itale, altri poi fossero lapidat i . In q u esta m a n iera A sterio con tu tta la fam iglia rip o rta ro n o u n glorioso
m a rtirio .
C APO V II.
Martirio di s. Valentino. Mario colla sua fam iglia davanti all’imperatore.
Il sa n to sa ce rd o te V alentino ch e ta n to aveva faticato p e r in co rag g iare i cristian i
a rim a n e re ferm i nella fed e , e p e r cu i egli m edesim o aveva già p a tito gravi to r m en ti, in fine fu egli p u re c o n d a n n a to a m o rte . Usciva di Rom a verso la via F la
m inia passando p e r quella p o rta ch e o ra dicesi Porta del popolo E gli ebbe tro n c a la testa il g io rn o 14 febbraio. Il suo corpo fu con venerazione sepolto nel luogo stesso del suo m a rtirio. In to rn o alle reliq u ie di s. V ale n tin o , dicono gli a tti del suo m a r
tirio , si o p era ro n o m olti m iracoli a m aggior gloria di Dio e a lode del suo santo nom e.
M ario , M a rta , A udiface ed A baco s e p p e ro la m o rte dei loro co m p ag n i, e m e n tre p ro c u ra v a n o di rec ar loro soccorsi s p ir i
tu a li, si p rep arav an o colla p reg h ie ra e con o p ere di ca rità al m a rtirio . L ’Im p e ra to re aveva voluto ch e q u esta fam iglia fosse da ogni fedele se p a ra ta sia perch è fosse a tte rrita dai supplizi e dai to rm e n ti degli a l t r i , ed an ch e p e r giudicarli egli m e desim o con g ra n d e so len n ità. Com inciò ad in te rro g a rli co sì: « O nde siete voi? » Audifa c e loro prim ogenito rispose con se m p lic ità : « Noi siam o P ersian i » .
Claudio ripigliò : «Di c h e s tir p e siete, e q uale relazione avvi tra voi? » A udiface continuò il discorso e in d ican d o i g e n ito ri rispose
a ll'im p e ra to re : Io ed A baco in q u an to al co rp o siam o figliuoli di costoro » .
C laudio: « P e r q ual m otivo avete in tr a p reso u n sì lungo viaggio e sie te v en u ti a R om a? »
A udiface : « Noi siam o v en u ti alla capitale del R om ano Im pero sp in ti dal desiderio di an d a re a far o razione sulla tom ba dei sa n ti A postoli ».
C laudio: « Dove p ren d e ste il d an aro n e cessario p e r so sten ere ta n te gravi spese q u a n te si rice rc an o in così lu n g a viaggio?
E quali sono i vo stri n atali? » A udiface non era forse in grad o di d a re esatta risp o sta all’ im p e ra to re , perciò M ario prese eg li la parola e d iss e : « Dio O n n ip o te n te lo sa, che noi ap p a rte n ia m o a nobile fam iglia. E af
finchè tu conosca i n o stri n a ta li, ti d irem o , ch e io, M ario, sono figlio dell’ Im p erato re M a ro m e n o , e co stei, m ia m o g lie, è figlia del V iceré C usinite ».
A q u este parole Claudio assai m a ra v i
gliato m a con aria di risp etto loro d isse :
« Se voi a p p a rte n e te a così alta n o b iltà p erc h è n on p rofessate la religione del vostro paese?
P e rc h è ab b a n d o n a te gli Dei ch e i vostri p are n ti h an n o sem p re ad o ra to , e ciò fate p e r an d a re in ce rca di m o r ti da se p e l-
lire , e q u el che è più v e n e ra te u n uom o m orto ch e voi d ite risu sc ita to a nuova vita? »
M ario risp o se : « Non o cc o rre q u i che io ti risponda p er q u ale ra g ione noi n o n a - doriam o gli Dei : ti d irò so la m e n te ch e noi siam o servi di G esù C risto e siam o v e n u ti a R om a p e r far p re g h ie ra ai piedi degli A- postoli servi di lu i, affinchè essi in te rc e dan o p e r noi p resso al S ig n o re Id d io ».
A Claudio non gradiva m olto il d isp u ta re di re lig io n e ; a lui slava a cu o re di sap ere se q u ella san ta famiglia aveva seco ricchezze o n o . Si volse ad u n q u e a M ario e lo in te rro g ò d icen d o : « A vete c o n vo i i vo stri te so ri? »
M ario r is p o s e :» I n o stri te so ri furono già dati a N ostro S ignor G esù C risto che ce li aveva p e r poco te m p o affidati a solo fine di p ro m u o v ere il su o o n o re e la sua gloria.»
Claudio da quel discorso conobbe che era deluso nella sua aspettazione, e perciò con aria di sprezzo li consegnò a M usciano suo V icario d ic e n d o : « P re n d i c o s to ro , m enali via di q u a ; se non faran n o sacrifizio agli Dei ed ab b a n d o n eran n o la loro su p e rsti
zione farai loro soffrire ogni gen ere di to r
m e n ti » .
CAPO VIII.
Mario, Marta, Audiface ed Abaco disprez zano le minacce e le promesse di Mu~
sciano, perciò sono battuti con verghe e posti sopra l ' eculeo.
M usciano, com e ebbe tra le m ani quella c ristia n a fam ig lia, provò piacere nel suo c u o re re p u ta n d o quella u n ’ occasione fa
vorevole p e r a c q u istarsi la benevolenza d el
l ’im p e ra to re con a u m en ta re di stipendio e di carica. P e rc iò in quel m edesim o gio rn o diè opera ad eseg u ire fed elm en te gli ord in i del su o S ovrano. C om andò ch e gli fosse ap p a recc h ia to un alto trib u n a le in u n tem pio d ed icato alla Dea F e llu re . A ffinchè poi p o tesse colle su e p aro le far m aggiore im p re s sione so p ra q u e ’ confessori, volle che ap p resso al suo trib u n a le si ten essero p ro n ti tu tti gli s tru m e n ti, tu tte le m acch in e ch e solevano u sa rsi p e r a tte rrire o p e r to r m e n ta re i cristian i. Di poi fatto co n d u rre a sè M ario colla sua fam iglia, con te tra voce p rese a p a rla r co sì: « S ap ete già che cosa vi abbiano o rd in a to i n o stri p rin c ip i, i p a d ro n i dell’im p e ro ? »
A udiface con voce calm a rispose: « No, non lo sappiam o » ,
M usciano: « V olete a d u n q u e conoscere q u ale sia il decreto im p e riale ? »
M ario e M arta risposero : « Noi d esid e
riam o di sa p ere da te che cosa ti sia stato co m an d ato a n o stro rig u ard o ».
In quel m o m e n to M usciano fece venire colà i carnefici con in m ano gli stru m e n ti con cui solevansì to rm e n ta re i c ristia n i;
poscia vol tosi a q u e ’ pazienti d isse: « Ora vi d irò q u ali siano gl i o rd in i dell’im p e ra to re a v ostro rig u a rd o : d ate uno sg u a rd o so p ra tu tti q u esti generi di to rm e n ti, tu tti sa ra n n o m essi in o p era co n tro di voi, se non eseg u irete gli o rd in i im p eriali» . Di poi M usciano si calm ò a lq u a n to, e fingendo avere in te ressa m en to p e r loro so ggiunse:
« Che se voi eseg u irete gli ordini dei n o stri p r in c ip i, s a re te f o r t u n a t i , l a n obiltà dei v o stri n atali vi sarà co n se rv a ta , alte ca
ric h e ed onorevoli vi re n d e ra n n o più illustri nel n o stro im p e ro , m a p e r essere loro a- m ici bisogna ch e facciate u n sacrifizio agli Dei ».
A udiface risp o se : « Ci hai fatto u n a sto lta proposizione, e noi p e r n essun conto pos
siam o a m m e tte rla » .
M usciano finse di non av e r u d ito e r i
p u ta n d o q u ella risp o sta fuori di p roposito si
volse a M ario, a M arta e ad A baco p e r in te rro g a rli se fossero del m edesim o p a re re
dicendo: « Che d ite voi di q u a n to vi ho p ro posto?» T u tti risp o se ro : « Ciò che d isse A u
diface è p u re n o stro p en siero ed è lo stesso c o m e se tu tti avessim o con u n a sola bocca p a rla to » .
M usciano accorgendosi ch e le p aro le a n u lla riu sciv an o , pensò di v enire ai fatti e com andò ch e fossero spogliati delle loro vesti, b a ttu ti con b asto n i e p e r eccesso di c ru d e ltà volle ch e M arta fosse p re se n te alla flagellazione del m a rito e d e’ suoi fi
gliuoli. Il tira n n o credevasi che M arta com m ossa alla v ista d e ’ to rm e n ti cui era n o esposti il m a rito ed i figli , li avrebbe forse persuasi a rin n e g a re la fede;
o alm eno ella stessa a v re b b e dato segno di p rev a ric are. M entre qu eg lin o era n o a s p ra m e n te b a t tu ti, alcuni assessori an d av an o di q u a n d o in q u ando d ic en d o : «Non vogliate d isprezzare i com andi d e’ n o stri principi» . M arta m irava in tre p id a il m arito ed i suoi figli so tto p o sti alla flagellazione, e ben lungi dal lasciarsi sb ig o ttire sentivasi il cu ò re p ie n o di gioia e andava dicendo :« Miei figli, coraggio, siate costanti nella f e d e » .
M ario dal can to suo rin g raziav a Iddio e
lo glorificava con q ueste parole: « Sia g lo ria a te, o S ig n o r m io G esù C risto.» M usciano confuso p er la indifferenza con cui to lle ravano q u e ’ rip e tu ti to rm e n ti ven n e ad altra prova facendoli togliere da qu ei fla gelli e collocarli so p ra l’eculeo. È l’eculeo un m odo di to rm e n ta re i pazienti con dolori assai sensibili. E ra una specie di cavalletto form ato con d ue travicelli alle cui e s tre m ità stavano fisse due g irelle ovvero c a r
rucole. A q u este eran o a ttac ca te delle funi che legavansi ai piedi ed alle m an i del m a rtire . F acen d o si m u o v ere le g irelle si tendevano le braccia e il rim a n e n te del co rp o dei m a rtiri a segno che quasi le g iu n tu re si scom ponevano e il sa n g u e usciva talvolta dalle p a rti p iù deboli del c o rp o , com e dagli o cch i, dalle o recchie e dalla bocca. Ad u n certo p u n to si lasciavano poi a n d a r lib eri q u ei d ue travicelli ed allora i pazienti rim an ev an o sospesi pei piedi e p er le m ani. M entre inquesta m a n iera veni
vano to rm e n ta ti A udiface ad alta voce a n dava escla m an d o : « Sia gloria a te , S ignor N ostro Gesù C risto, il quale ti sei d eg n ato di an noverarci tra i tuoi servi. »
3 L. C. — A n . I X , F . V I .
CAPO IX.
Mario, M arta, Audiface ed Abaco sotto
posti al fuoco, agli u n c in i, sono loro troncate le mani. Parole di s. Marta e di s. Abaco.
P aire che la v ista di ta n ti atro c i to rm e n ti so ste n u ti da q u e i san ti m a rtiri av reb b e dovuto p ro d u rre se n tim e n ti di com passione, o m eglio a n c o ra far p e n e tra re la verità n el c u o re di M usciano. Ma non fu così.
Invece di rico n o sc ere la forza della grazia di Dio nel coraggio de’ m a rtiri, egli a ttr i
b u iv a tu tto a m agìa. L aonde vie p iù s d e g n ato a c creb b e to rm e n ti a to rm e n ti; qu an d o poi vide i lo ro co rp i fatti lividi dalle b a t
titu re e dalle to rtu re dell’eculeo feceli spo
g lia re con o rd in e che in to rn o ai loro fianchi fosse acceso u n a rd e n te fuoco. Q uindi rallen tò le co rd e dell’ eculeo sicché rim a
sero sospesi pei piedi e p er le m ani. Al lo ra nuovi to rm e n ti. I carnefici p rese ro al
cu n e verghe e li b attev a n o ag g iugnendo piag h e a piaghe. Di poi con u n cin i di ferro si strap p a v an o le ca rn i a b r a n i, p e r m odo che i loro corpi era n o co p e rti di liv id u re , la c e ra ti, g ro n d a n ti di sa n g u e.
A quei rep licati to rm e n ti n o n fecero u n la m e n to , non m an d aro n o u n sospiro; m a
co n fo rtati dalla grazia del S ign o re, e con
te n ti di p a tire p e r am or di Dio andavano con gioia dicendo : « Gratias tibi agimus, Domine. Vi ren d ia m o grazie, o S ignore, che ci avete fatti degni di soffrire q u alch e cosa p e r la gloria del vostro S an to N om e. »
M usciano non co m p ren d en d o la rag io n e di ta n ta costanza volle d a re an co ra un assalto alla loro ferm ezza; unendo la c r u deltà alla b a rb a rie . O rdinò ch e fossero tu tti slegati e deposti d all’ eculeo ; di poi ad esem pio del cru d e le A ntioco nella stra g e dei se tte M accabei, fece sc h ierare M ario, A udiface ed A baco dinanzi a M arta con o rd in e ch e alla m edesim a di lei p re senza loro fossero tagliate le m ani.
M entre eseguivasi 1’ o rrid o spettaco lo M arta rad d o p p iò il coraggio e sollevando i suoi pensieri a Dio e rich iam a n d o a m e
m o ria la ferm ezza della m a d re de’ giovani M accabei, av rà di ce rto fatto anim o a san to Abaco con q u e ste parole:
« C oraggio, figlio m io , coraggio. È u n m o m en to quello che devi p a tire , ma e te rn o è quello che dovrai godere. R im ira il cielo, la te rra e tu tte le cose che in essi vi sono.
T u tto fu c re a to dal S ignore. Gli uom ini p u re furono tu tti da lui c re a ti, perciò non
tem ere nè t o rm e n ti, nè carn efici, nè ti - ra n n o . Im ita la fermezza di tuo p ad re e di tuo fratello. T em i Dio solo. P atisci di buon anim o p er lui. T u d ara i p er lu i la p rese n te v ita m o rta le, m a egli ti r ic o m p e n serà con una felicità che non avrà più fine. Coraggio, A baco, Dio è con noi, e noi m orendo p e r lui di qui a pochi m o m e n ti sarem o da lui accolti nella beata E ternità.»
A baco la in te rru p p e dicendo: «Non te m ere, o m a d re , io seguirò co stan te l’esem pio di m io p ad re e di m io fra tello ; le b a ttitu re , gli u n c in i, il fe rro , il fu o c o , e la stessa m o rte non mi cag io n eran n o tim ore di so rta;
n è m ai rni allo n ta n erò d alla legge del S ignore. N o : non sarò m ai p e r obbedire all’iniqua legge del tira n n o , m a sarò sem p re ferm o nella legge del S ign o re. » Non obedio praecep to regis, sed praecepto legis quae data est nobis. M acch. lib. 2 , c. 7 .
In ta n to gli ordini del tira n n o erano sta ti eseg u iti: a M ario, ad Audiface ed al piccolo A baco essendo s ta te b a rb a ra m e n te tro n c a te le m ani, sgorgava in copia il sangue dalle m u tila te braccia. A q u esta vista M art a in o rrid ì e g ià quasi cadeva di sv e n im e n to ; m a tosto pensando che quel sangue sp arg evasi p er a m o re di Gesù C risto, fu dalla divina grazia
co n fo rtata, e su p e ra n d o i vincoli della n a tu ra colligens sanguinem m ariti et filiorum suorum , caput suum liniebat cum gaudio.
Vale a dire: corse a racco g liere il sangue che grondava dalle m ani del m arito e d ei figliuoli suoi, e con gioia ungevasi il p roprio capo. V olendo con ciò in d icare che ella non solo era riso lu ta a lasciarsi m u tilare le m ani per la le d e , ma a lasciarsi tagliar anche la te sta . A ct. martir. etc.
CAPO X.
Mario, Marta, Audiface ed Abaco condotti per Roma incatenati; in fine sono tutti
coronati del martirio.
M usciano vedendo ch e i b a rb a ri suoi ritro v ati non valevano a far p rev a ric are gli in tre p id i servi di G. C. volte alm eno che q uel supplizio in cu tesse te rro re agli altri c r is tia n i, e a quelli ch e avessero d esid e
rato ab b ra c c ia re la fede. F a tte p re n d e re le tro n ch e m ani che eran o ca d u te a te rra , o rd in ò che quelle venissero con funi le
gate al collo di ciascuno. Di poi feceli c o n d u rre p e r le vie della città . M entre ca m m inavano un b an d ito re andava loro innanzi g rid a n d o : » Non vogliate b estem m iare gli D ei. »
Mario confondeva il b a n d ito re ed in c o raggiava i suoi figli con q u e ste p aro le :
« N o, non sono D ei, m a sono dem oni, che c o n d u rra n n o alla perdizione voi ed i m e desim i vostri p rin cip i » .
M usciano accorgendosi ch e ogni prova ed ogni dilazione era in u tile sia p e rc h è i m a rtiri si m o strav an o c o sta n te m e n te in trep id i in m ezzo ai to rm e n ti, sia p e rc h è il popolo co m p ren d ev a o g n o r p iù la v anità degli D ei, anzi m olti venivano alla fede, p erc iò diede o rd in e che sul m om ento si co n ducessero al luogo del supplizio e fosse loro tro n c a ta la te sta .
I m otivi addotti nella sentenza di m o rte sono d u e : Il p rim o p e rc h è esercitavano la m a g ìa , im p ero cch é i gentili chiam avano o p ere dell’a rte m agica i m iracoli ch e ogni g io rn o si an davano o p era n d o dai C ristiani.
Il se co n d o m otivo p erc h è eran o nem ici degli Dei dell’im p e ro . L a q u al cosa è to
ta lm e n te v e ra ; poiché la relig io n e cristian a , che è la sola v e ra , non am m etten d o che un Dìo solo cre a to re del cielo e della te rra , e di tu tte le cose che in essi trovansi, non può a m eno ch e rifiu tarsi di fare sa crifizio agli Dei che sono m iserabili c re a tu re p er lo p iù ra p p re se n ta ti con istatu e fatte dalle m ani degli uom ini.
Come u n cervo sitibondo desidera colla m assim a a n sietà di g iu n g e re alla fo n te di acq u a viva, cosi i gloriosi ero i della fede contenti di p a tire p e r la fede, e p e r dare onore e gloria ai divin m a estro G esù, erano im pazienti di g iu n g e re al luogo c h e doveva d a r term in e ai loro p a tim e n ti p e r u n irli in etern o con Gesù C risto. F u ro n o co n d o tti p e r la via C ornelia a 1 3 m iglia lu n g i dalla c ittà ad u n tra tto di via detto allora Ninfe di C atabasso, e ch e credesi quel luogo stesso che oggidì appellasi s. N in fa.
L u n g o la stra d a innalzavano a Dìo calde p re g h ie re affinchè col suo p o te n te aiuto li ren d esse ferm i nella fede. N ello stesso tem po si e so rta v an o a vicenda a d are in tre p id a m e n te la vita p e r a n d a re tu tti in siem e a godere con G esù C risto in Cielo.
G iunti al luogo sta b ilito pel supplizio M ario, A udiface ed A baco fu ro no, d e c a p i- ta ti. M arta dopo aver assistito ed in c o ra g giato m arito e figli al m a rtirio , fu co n d o tta alq u an to in d isp arte, e com piè il suo m a r
tirio coll’essere p re c ip ita ta in un pozzo.
M usciano volle in c ru d e lire verso dei santi m a rtiri an ch e dopo la loro m o rte , e co m andò ch e i loro co rp i fossero b ru c ia ti e così an d assero privi di sep o ltu ra. T u t
tavia una ricca m a tro n a ro m an a , di nom e F e lic ita , ch e im piegava le su e sostanze e la sua vita in o p ere di c a rità , trovò m odo di rap ire alle fiam m e quelle v en eran d e re liquie già b ru c ia te p e r m età e le p o rtò a sep p ellire in u n suo pod ere. La m edesim a F elicita a n d ò in cerca del corpo di M arta, lo trasse dal pozzo in cui era stato g e t
ta to e lo p o rtò n el m edesim o luogo ove era n o i corpi di M ario, A u d iface ed A baco.
Q ueste cose com pievansi il giorno 19 di g e n n a io n e ll'a n n o 2 7 0 . - V.Bar., anno citato.
P r e s s o r i luogo dove su b iro n o il m a r
tirio i no stri santi scorgonsi ancora oggidì gli avanzi d i u n ' antica chiesa sotto cui si d iram an o parecch i so tte rra n e i a guisa di C atacom be.
Gli atti dei m a rtiri, dai qu ali abbiam o tr a t t o le notizie in to rn o a questa celebre fam iglia, te rm in a n o con parole che d im o s tra n o q u a n to sia antico nella chiesa Cat
tolica il c u lto verso le reliq u ie dei m a r
tir i, e com e Iddio abbia in ogni tem po concesso speciali favori a coloro ch e a n d aro n o sulla tom ba d e’ suoi servi p e r in te rp o rre la loro m ediazione presso al divin su o tro n o . Le parole sono q u e s te : «C olà dove furono sepolti i corpi di M ario, M arta,
A udiface ed A baco com inciò a farsi g ran d e concorso di fedeli, ed il n o stro S ig n o re Iddio ha concesso, e tu tto ra concede grandi benefizi, m e n tre regna il n o stro S ignore GESU' C r is to , che vive e reg n a col P adre e collo S p irito S an to n e’ secoli dei secoli.
A men.»
CAPO XI.
Trasporto delle reliquie dei Ss. Martiri.
Mario, Marta, Audi face ed Abaco in varie chiese di Roma.
Le reliq u ie dei sa n ti M artiri furono in tu tti i tem pi o g g etto di speciale v e n e ra zione p resso i fedeli, m assim e qu an d o la m em oria an co r fresca della loro costanza nel confessare la fede di G esù C risto a t
tirava i C ristiani a rin v ig o rire il fervore sulla loro to m b a . Le catacom be ed i s e polcri di qu elli c h e si era n o m o strati più coraggiosi erano i luoghi d a ’fedeli più fre
q u e n ta ti. Q uando poi non eb b ero più a tem ere le m inacce d e ’ p e rse c u to ri, co n tin u aro n o e - g u a lm ente ad in te rv en ire a q u ei sepolcri p e r im p etrarv i celeste a iu to co n tro agli sp iritu a li nem ici, e grazie n elle tem p o rali calam ità. Si fu allora ch e la Chiesa, fatta libera di eserciterò p u b b lic am en te la r e lig ione,
trovò co nveniente di e s tra rre dai so tte rra n e i m o lte di q uelle sa n te spoglie ch e ricevevano speciale v en e razio n e, q u in d i a m ag g io r o- n o re di q u e’ s a n ti, ed a m iglior com odo dei fedeli le collocò in so n tu o si T em pli e ne arricch ì le Basiliche p iù fre q u en ta te .
Q uesto p u re avvenne delle R eliquie dei Ss. M artiri M ario, M arta, A udiface ed Abaco.
N ell’ an n o 8 1 7 dell’ e ra cristiana so tto il pontificato di P asquale I esse ven n ero e s tra tte da quel sito ove e ra n o sta te rip o ste p resso al luogo d el loro m a rtirio , e furono tra sp o rta te nella città di Rom a.
P arte di esse fu collocata nella Basilica di s. P ra ssed e , com e si ricava dalla lapide m a rm o re a ch e in essa chiesa fu p o s ta , e ch e si ap pella tavola di s. Pasquale. Q uesta rico rd a il tra sp o rto ivi fatto di 2 3 0 0 m a r
tiri e stra tti d alle catacom be ed ivi riposti p e r m ano dello stesso s. Pontefice. Di m olti ce ne rico rd a i nom i, fra’ quali si leggono i n o stri Ss. m a rtiri M ario, M arta, A udiface ed A baco. In essa leggesi q u a n to se g u e:
« In nom e del S ig n o re Iddio S alv a to r n o stro Gesù C risto ai tem pi del santissim o e b ea
tissim o A postolico signore P asq u a le P apa furono in tro d o tti in q u e sta sa n ta e vene
rabile Basilica della Beata V ergine di C risto
P ra ssed e i corpi di m olti san ti m a rtiri, ch e il pred etto P ontefice avendo tolti dai cim iteri e dalle catacom be, dove giacevano, colle p ro p rie m ani, con som m a diligenza ripose so tto q u esto sacro san to a lta re . Nel m ese di luglio nel gio rn o 2 0 , indizione decim a.»
V engono q u in d i esp ressi i nom i di vari san ti P ontefici, sacerd o ti e di altri m a rtiri tra cui sono Mario, Audiface. Abaco ed o t
to c en to com pagni i cui nom i sa solo Id d io .... ed a l t r i , i no m i d e ’ quali sono sc ritti nel libro della vita. Di p iù i n o m i delle v erg in i, e delle vedove P rassede, ecc...
Marta...
Un’a ltra porzione fu collocata nella chiesa di s. A driano, com e ap p arisce da u n ’altra iscrizione che si legge nella stessa chiesa, q uale iscrizione, com e dice il B aronio, vi fu p o sta n e ll’anno 1 2 2 8 . Q u est’an n o è il prim o del P ontificato di G regorio IX ch e ci lasciò q u esto d o cu m en to in testim onianza p e re n n e che in d e tto an n o si fossero trovate in q u esta chiesa le reliq u ie dei Ss. M ario e M arta e di a ltri, delle quali ivi si lasciò la m aggior p a r te , e il rim a n e n te fu dallo stesso G regorio collocato so tto al m aggiore a lta re (a). In o ltre nel 1 5 9 0 m e n tre per
( a ) Ec co l ’i s c r i z i o n e : — I n n o m i n e D o m in i.
ord in e di A gostino Cusano C ardinale Dia
cono di q u esta chiesa si stava rifacendo l’a lta re m aggiore, q ueste reliq u ie si ritro varono. Il B aronio , il q u ale ciò ap p u n to scriveva nel 1 5 9 0 , aggiu n g e essere persuaso che in s. A driano vi fossero solam en te le re
liquie dei Ss. M ario e M arta, e che q u elle dei figliuoli A udiface ed A baco si conservassero in s. G iovanni C alibita nell'isola T ib erin a.
P e r altro nel 1 6 0 0 , m e n tre si ristorava la chiesa di s. G iovanni C alibita, si trovò u n 'u rn a m a rm o re a, so p ra cui era n o scolpiti i nom i dei Ss. M ario, M arta, A udiface ed A baco.
La qual cosa in d ic h ereb b e non dei soli fi
g liu o li, ma alm eno in p a rte si r a c c h iu dessero an c h e le ossa del p a d re e della m a d re .
Il culto a questi sa n ti m a rtiri p er lo add ietro era assai esteso in Rom a, e la m e
m o ria delle loro glorie più viva. Di ciò si risc o n tra una prova negli an tich i a freschi che tu tto ra in q u esta c ittà si vedono nella chiesa di s. S tefano R otondo. Ivi sono d i
p in ti i p iù seg n alali trionfi dei prim i eroi
A n n o d o m i n i M C C X X V I I I , P o n t i fi c a t u s d o m i n i G r e g o r i i P a p a e , i n d i c t i o n e V, M e n se Ja n u a r i o , d i e X V I I I , i n v e n t a s u n t c o r p o r a B e a t o r u m m a r t y r u m Ma rii et M a rt h a e —
della Chiesa, e l'a r tistico pennello seppe con m irab ile vivezza p o rre s o tto c c h io le sv a
riate carnificine, colle quali qu ei generosi furono to rm e n ta ti. La scelta dei soggetti è fatta tra quelli ch e eb b e ro m ag g io r r i
nom anza; nel n u m e ro di q u esti t r ova u na speciale com m em o razio n e il m a rtirio dei n o stri Ss. M artiri M ario, M arta , A udiface ed A baco con a piedi del q u ad ro questa iscrizione :
Cl a u d i o Im p e r a t o r e Ma r i u s e t Ma r t h a Co n j u g e s
c u m F I L I I S Au d i f a c e e t Ab a c h u m
P O S T V A R IO S C R U C IA T U S N E C A N T U R .
Cioè: S o tto Claudio II Im p e ra to re M ario e M arta coniugi co’ loro due figliuoli A udi
face ed A baco dopo aver so sten u to varii g en eri di to rm e n ti , rip o rta n o glorioso m a rtirio .
CAPO XII.
Trasporto delle reliquie de’ medesimi santi i n altri paesi.
Iddìo aveva d estin ato che il cu lto a q u esti S s. M artiri non rim an esse r is tre tto nella
sola c ittà di R om a; perciò dispose che la loro g lo ria ,fa tta p iù ch iara con singolari m iracoli, destasse in m olti luoghi il desiderio di p o s
se d ern e le reliq u ie. Così di q u este se n e p o rta ro n o in G erm a n ia, nelle F ia n d re ed in altri paesi della C ristianità.
F ino dall’a n n o 8 2 6 , nove an n i dopo che P asq u ale I le aveva e s tra tte dalle ca ta
com be, porzione di esse fu tra sp o rta ta da R om a a M ulinheim , ora S eligenstadt, città della D iocesi di M agonza, u n ita m e n te ai corpi dei Ss. M artiri M arcellino e P ie tro . E g in ard o ad o n o re sp e cialm en te dì questi u ltim i innalzò colà u n a sontuosa chiesa e vi fondò u n a celebre abazia dei P P . B e
n ed e ttin i.
N el 1 1 3 0 i P P . B e n ed e ttin i di C rem ona n e arricc h iro n o p u re il p ro p rio M onastero, e fu L am b erto ab a te di s. L orenzo che se le p ro cu rò da R om a, e nella chiesa di s. Lo
renzo le ripose insiem e con quelle di s. U rbano P ontefice, e Q uirino m a rtiri; le quali tu tte n el 1 4 6 2 fu ro n o collocale in u n a elegante u rn a di m arm o.
Nel 1 1 3 7 A rnulfo ab ate del M onastero di G em blours n el Belgio ne recò da R om a q u an d o vi fu co nsacrato da Innocenzo II, ed in quella chiesa le p o rtò .
Nel 15 9 0 , allora che furono in R om a r i
tro v ate nella chiesa di s. A driano, il C ar
dinale A gostino Cusano n e m andava a M onsignor W endew il Vescovo di T o u rn ai, il quale le pose nella chiesa di C ou rtrai.
F in alm en te (com e ap p a re dai B ollandisti n ell’app en d ice del 1 9 g e n n a io ) se n e c o n servano nell’ antico M onastero di P rù m , città deila P ru ssia R enana, Diocesi di T re- viri ove esisteva u n a lta re dedicato ai santi M ario, M arta, A udiface ed A baco, ed in cui ciascuno vi aveva la p ro p ria sta tu a .
Ma siccom e le reliq u ie d e ’ n o stri m a r
tiri furo n o rip o ste in tre u r n e , invece di q u a ttro , il volgo designolli coll’appellativo dei tr e m edici, a cagione del g ra n n u m e ro di g uarigioni ch e co n tin u am en te vi si ope
ravano.
La estensione che prese il culto alle r e liq u ie di q u esti sa n ti è u n a pro v a ev i
d e n te , che non invano rico rse ro i fedeli alla loro intercessio n e nelle m aggiori n e ce ssiti ; e l’ essersi Iddio d eg n ato di a c co r
d are speciali favori a chi fiducioso ebbe a loro ricorso è arg o m en to ce rto p e r d im o s tr a r e q u a n to piacesse al S ig n o re di farne conoscere la S a n tità ed illu stra rn e la gloria.
Trasporto delle loro reliquie in Germania insieme con quelle di s. Marcellino e Pietro martiri.
S otto l'im p e ro di Lodovico detto il P io, figlio di Carlo M agno, viveva E g in ard o , s c rit
tore assai ce le b re di q u el tem po tan to p e r l’ im p o rta n za delle cose che n a rrò , q u anto p e r la sa g ac ia, prud en za e v erità con cui sc risse. Siccom e fu testim onio dei fatti, così po tè p u r d a re i c a ra tte ri più s i
cu ri di cred ib ilità alla sua storia. S crisse egli tra le m olte cose la sto ria della tr a slazione delle reliq u ie dei Ss. M arcellino e P ietro , e di altri Ss. m a rtiri, fra le q u a li vi era an ch e p a rte di quelle dei Ss. m a rtiri M ario, M aria, Audiface ed A b a c o. È notabile ciò che a q u esto proposito osserva il C ardinale B aronio. E sse re m irab ile disposizione divina che la sto ria della t raslazione di q u esti sa n ti m a rtiri e la relazione dei m iracoli in q u esta occasione da Dio operati sia sta ta s c ritta da quello stesso che aveva n a r rato le g esta di Carlo M agno, di cui n essun a ltro sc ritto re di qu ell’epoca si tro v a più veridico ad un tem po e p iù stim a to : a f