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Cronaca Regionale – Pag. 7 19 aprile 2008

Privacy e Web? Questione di fiducia

STEFANO RODOTÀ: L'INNOVAZIONE DEVE FAR CRESCERE LA TRASPARENZA

PULA La democrazia digitale passa per lo sviluppo di un rapporto telematico tra cittadini e pubblica amministrazione. Un rapporto che però deve crescere di pari passo con l'aumento della fiducia e della trasparenza. La ricetta è di Stefano Rodotà, 75 anni, docente di Diritto civile all'Università La Sapienza di Roma, oltre che ex parlamentare, ex presidente dei giuristi italiani e soprattutto ex numero uno dell'Autorità garante per la privacy.

E proprio la tutela della privacy, ai tempi di Internet, Youtube, Google e dei satelliti che dall'alto amplificano la visione di ogni metro di crosta terrestre, diventa una questione centrale non solo nello sviluppo della “rete”, ma anche nel rapporto tra cittadino e istituzioni. In altri termini, non ci può essere sviluppo economico della “rete” se non c'è una crescita di fiducia da parte dei consumatori, ha spiegato Rodotà, ieri mattina a Pula, nella sede di Polaris, per il convegno su “Pubblica amministrazione aperta e libera: dalle tecnologie aperte alla libera circolazione dei contenuti digitali”. E se «lo sviluppo della pubblica amministrazione attraverso i sistemi digitali è un tema non solo proclamato ma ormai operativo», siamo ancora in una fase di sperimentazione, «nella quale lo sviluppo della circolazione delle idee e il raffronto di ciò che è stato fatto è fondamentale».

Ci sono aree del Paese e istituzioni che sono indietro?

«Qualche lacuna c'è, ma trovo difficile mettere qualcuno sul banco degli imputati».

C'è una carenza legislativa?

«Non parlerei proprio di carenza legislativa. Servono solo principi chiari che si possono ottenere anche con interventi intelligenti da parte del Garante».

E allora dove stanno i limiti o le resistenze?

«Vedo un dato negativo nella diffusa resistenza delle amministrazioni pubbliche a rendersi conto che la tutela della privacy altro non è se non un corretto rapporto della pubblica amministrazione con il cittadino».

In che modo si raggiunge l'obiettivo?

«Le amministrazioni tendono ad essere poco trasparenti sul fronte delle deliberazioni e questo è poco rispettoso dei diritti dei cittadini. Allo stesso tempo, l'utilizzo di mezzi innovativi non deve essere visto come una nuova forma di controllo: serve una crescita culturale».

La trasparenza amministrativa è ancora un optional?

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Cronaca Regionale – Pag. 7 19 aprile 2008

«Ci sono ancora migliaia di Comuni che non hanno un regolamento interno sulla gestione dei dati sensibili».

E questo provoca una crisi di fiducia.

«Direi proprio di sì. Se guardiamo alle attività economiche, scopriamo che sul fronte dell'e-commerce, le imprese devono dare massima garanzia sull'accesso ai dati se vogliono far crescere il loro business. Forse sul fronte politico, questa controprova è più difficile ma non meno importante».

Eppure oggi si parla tanto di informatizzazione dei servizi pubblici?

«Si parla tanto di banda larga, ma l'innovazione è ancora molto scarsa. E questa è una critica bipartisan. In ogni caso, non basta garantire l'accesso alla banda larga se non si assicura anche che non aumenta il controllo nei confronti dei cittadini».

Teme una burocratizzazione di Internet?

«È chiaro che ci sarà un freno all'utilizzo da parte del cittadino se l'informatizzazione diventa uno strumento d'impaccio, mentre con gli strumenti digitali la pubblica amministrazione dovrebbe funzionare meglio, perché permette di abbassare la soglia degli adempimenti e può far crescere la qualità della democrazia, con un aumento di partecipazione e trasparenza».

Però abbiamo avuto anche casi di utilizzo di dati sensibili per scopi politici- elettorali.

«È per questo che si deve evitare che il rapporto telematico tra istituzioni e cittadino diventi una forma di schedatura».

Ma è chiaro che con l'evoluzione dei sistemi di comunicazione, i cittadini oppure i lettori, nel caso dei media, diventano fornitori di contenuti.

«La possibilità che qualcuno mi riprenda con il cellulare e io finisca nella rete è un rischio più forte oggi, anche se serve sempre il consenso dell'interessato. Ma la rete è globale e posso avere difficoltà a raggiungere tutti gli angoli del sistema. Ecco perché oggi è più forte l'esigenza di accordi fra Stati e di una Costituzione globale di Internet. Nei giorni scorsi la proposta è arrivata anche dai vertici di Google».

L'interconnessione tra Tv e Internet può portare a un ulteriore potenziamento della democrazia digitale?

«Questa interconnessione può favorire l'accesso alla conoscenza. L'esempio di Wikipedia credo sia sintomatico delle nuove possibilità per la collettività, anche se si deve evitare che le logiche di mercato impoveriscano le opportunità tecnologiche».

(Giuseppe Deiana)

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