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Immaginazione Sardegna, l'artigianato fa cartello [file.pdf]

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Cultura – Pag. 57 12 dicembre 2009

IN MOSTRA A CAGLIARI I LAVORI DEL PROGETTO IDEATO DA SARDEGNA RICERCHE E PRESENTATO IERI IN UN CONVEGNO

Immaginazione Sardegna, l'artigianato fa cartello

L'ARTE, LA MODA, IL TESSUTO: LE NUOVE STRADE DELLA CREATIVITÀ NELLA GALLERIA DELLO

SPERONE

Abiti, accessori, gioielli, accennati più che messi in mostra. Colori, ricami, tessuti che si rincorrono lungo la galleria dello Sperone, Bastione di Cagliari, in un gioco di luci e di ombre. Dove l'ombra predomina e la luce arriva improvvisa, mai violenta, a illuminare le creazioni che si susseguono lungo il percorso. Sono vestiti, borse, cappotti, gioielli, mantelli. Sono scialli, stole, tessuti d'aria e d'orbace che di volta in volta appaiono a chi li cerca, in un gioco inatteso di realtà e finzione. Dove la realtà sono le creazioni di Immaginazione Sardegna e la finzione le proiezioni sul pavimento della galleria, sul soffitto, sulle pareti: trionfi di colori e di tessuti che incredibilmente rendono la pietra morbida come il velluto. In fondo a un budello laterale nascosto e accogliente come un utero, immagini in bianco e nero della Collezione fotografica Ilisso.

Allestita dalla designer Annalisa Cocco, che ha privilegiato l'emozione alla descrizione, il non detto al sottolineato, costruendo atmosfere alla Bob Wilson (e musiche di Brian Eno) Immaginazione Sardegna occupa lo spazio sotterraneo del Bastione di Saint Remy in maniera delicata, non invasiva. Proponendo le stole impalpabili di Tramare, le borse in orbace di Carlo Budroni, la sartorialità di Gianfranco Orrù, le sperimentazioni di Patrizia Camba, l'estrosità di Isa Piazza (Villaputzu), la tradizione di Chiara Maxia (San Basilio), i ricami a punt'e nù e a punt'a brodu di Is Sinnus (Teulada), le cappe di Occhialinobianco e di Manifattura Karalitana, i gioielli di L'Etoile, (Nuoro), i fustagni di Paolo Sannia (Samugheo), le creazioni ecologiche de S'Iscusorgiu (Villacidro), gli splendidi colori di Edilana (Guspini), e de La robbia (Atzara), le tramas de seda di Maria Corda (Orgosolo), Tessile Crabolu (Nule). Un cartello creativo di artigianalità con una caratteristica particolare: ogni lavoro, ogni produzione, nasce dall'apporto di almeno due artigiani, a sottolineare l'importanza della cooperazione. Filo rosso comune a numerose produzioni, il nome di Guglielmo Capone, stilista internazionale alla sua seconda esperienza con IS:

suoi molti dei lavori realizzati nel laboratorio di Gianfranco Orrù, o in quello di Patrizia Camba, che per un suo abito bianco di lino ha affidato a Maria Lai, ai suoi fili, e agli amati versi di Goethe il decoro del bustino. Bellissimi gli abiti di Capone che fanno compagnia

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alle creazioni segnate da un segno identitario forte: quello di questi artisti-stilisti- artigiani-designer-ricamatrici, (come Antonia Brugattu, Is Sinnus di Teulada, unica nella semplice austerità del suo costume di tutti i giorni). Tutti hanno aderito con entusiasmo a un progetto giocato sulla tradizione e sulla modernità, rivolto a dare sostegno a chi crede che insieme si possa lavorare meglio.

Dell'attività degli artigiani coinvolti, del loro ispirarsi alla tradizione tessile dell'isola senza perdere di vista uno sguardo più ampio nello spazio e nella contemporaneità, ha parlato ieri mattina nella Passeggiata coperta Giuliano Murgia, presidente di Sardegna Ricerche.

Che ha ripercorso le fasi progettuali dell'iniziativa e il suo primo obiettivo: lavorare per un progetto comune, superare i personalismi, per trasformare un pensiero innovativo in una impresa in grado di confrontarsi col mercato globale.

Un progetto pilota, Immaginazione Sardegna (l'acronimo IS in inglese è la terza persona del verbo essere, un bell'auspicio) che nell'immediato futuro punterà sulla formazione di nuovi artigiani, sulla commercializzazione dei prodotti, sulla comunicazione, sul mercato.

Con l'auspicio di una maggiore presenza delle istituzioni, e di un cambio di mentalità sostanziale. Temi ripresi da Sonia Floris (di Sardegna Ricerche, tutor del progetto, che ha curato con Francesca Murru e Sabrina Orrù). Ha ripercorso le tappe del progetto, le difficoltà, le esperienze di vendita al Forte Village, la mostra a Nuoro (“Etnù”), l'apporto fondamentale di Fausto Lepori (direttore artistico), di Maria Grazia Lintas, e di Guglielmo Capone.

“Etnù” evoca Paolo Piquereddu, direttore dell'Istituto Superiore Etnografico Sardo. Nel suo intervento ha ripercorso in un excursus che prende le mosse da fine Ottocento la storia dell'abbigliamento tradizionale sardo, il passaggio dalla quotidianità alla musealità:

non più oggetto d'uso ma costume. Ma anche il grande processo di industralizzazione che porta il tessile a invadere l'Europa e la nostra chiusissima isola. Evoca “la grande rinuncia”, Piquereddu, riferendosi all'abbigliamento maschile che col tempo mette da parte il colore sgargiante del passato privilegiando il nero e il grigio. È il modello di abbigliamento borghese a trionfare, e a cristallizzare in un forte segno identitario il costume diventato museo.

Di frammistione tra tessuto, arte e moda ha parlato l'architetto Giovanni Ottonello, coordinatore dell'area moda dell'Istituto Europeo di Design di Venezia (e docente allo Ied di Cagliari) che partendo dai drappi marmorei di Bernini e del Cristo velato di Napoli è arrivato al contemporaneo più contemporaneo («quello delle ultime settimane») citando la storia del tessuto e della sua rappresentazione attraverso l'arte, le infinite possibilità di

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trasformare in abito qualunque materiale. Da Burri a Franko B. alle splendide architetture di Roberto Capucci, il tessuto come sfida.

Maria Paola Masala

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