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Il 5 per mille strumento per un nuovo welfare - XII Quaderno della Collana i Comuni

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Academic year: 2022

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Testo completo

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i Comuni

Quaderni di Analisi

Il 5 per mille strumento per

un nuovo welfare

Edizione giugno 2016

MMXVI

12

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IFEL Fondazione ANCI

Istituto per la Finanza e l’Economia Locale Dipartimento Studi Economia Territoriale Direzione della collana: Walter Tortorella Redazione: Carla Giorgio, Giorgia Marinuzzi, Tommaso Ulivieri

Il quaderno di ricerca è stato realizzato da Carla Giorgio

Gli apparati statistici sono stati elaborati da Giorgia Marinuzzi

Il quaderno di ricerca è stato chiuso con le informazioni disponibili a giugno 2016

Progetto grafico: Pasquale Cimaroli, Claudia Pacelli cpalquadrato.it

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Indice

Introduzione / 4

1 Le regole / 5

2 Le criticità / 10

3 Le scelte / 14

Appendice / 25

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Introduzione

Nel titolo del presente lavoro il 5 per mille vie- ne definito “uno strumento per un nuovo wel- fare”. Il 5 per mille, infatti, dà la possibilità ai cittadini di intervenire nella scelta, assoluta- mente delimitata a specifiche aree di interven- to definite dal legislatore meritevoli di tutela, di destinazione dei propri tributi.

Così intesa la leva fiscale diventa un meccani- smo di “democrazia sostanziale” supplementare rispetto alla rappresentanza politica, andando nella direzione di un nuovo modello di welfare basato su un maggior coinvolgimento e valoriz- zazione della welfare society. Un nuovo modello di welfare partecipativo, fondato su una gover- nance sociale allargata alla presenza dei singoli, dei corpi intermedi e del Terzo settore al proces- so decisionale e attuativo delle politiche sociali, al fine di ammodernare le modalità di organiz- zazione ed erogazione dei servizi del welfare.

In questa “rete solidale” lo Stato, le regioni, i comuni e le diverse associazioni e organizza- zioni del Terzo settore dovrebbero collaborare in modo sistematico per elevare i livelli di pro- tezione sociale, combattere le vecchie e nuove forme di esclusione e consentire a tutti i citta- dini di sviluppare le proprie potenzialità.

Il 5 per mille è quindi un meccanismo che, nel- la sua semplicità, può presentare implicazioni socio-politiche notevoli: rappresenta difatti un primo passo verso un differente rapporto tra cittadino e fisco. La possibilità di indirizzare parte del prelievo fiscale verso organizzazioni e iniziative che si ritengono meritevoli, oltre alla valenza concreta, può acquisire anche un valo- re simbolico notevole, arrivando a rinnovare il

patto di cittadinanza. Vero è che raggiungere l’obiettivo della democratizzazione del fisco, dovrebbe implicare un passaggio a modalità di comunicazione dell’impiego delle risorse più immediate e trasparenti.

Il presente quaderno di ricerca aggiorna il pre- cedente quaderno della collana “i Comuni” de- dicato al 5 per mille1. Si tratta di una revisione che interessa soprattutto la parte numerica, dal momento che, ad aprile 2016, l’Agenzia delle entrate ha pubblicato i nuovi elenchi de- gli importi e delle scelte a favore dei soggetti beneficiari del 5 per mille aggiornati all’anno finanziario 2014. Pertanto, mentre nel prece- dente quaderno, le analisi su scelte e impor- ti del 5 per mille coprivano l’arco temporale 2009-2012, nella trattazione che segue i dati si arricchiscono delle scelte fatte dai contribuenti negli anni finanziari 2013 e 2014.

1 «Il 5 per mille, strumento per un nuovo welfare» - IX Quaderno della collana “i Comuni”, disponibile su http://formazione.fondazioneifel.it/

index.php/quaderni-dei-comuni.

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Le regole

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Il 5 per mille viene introdotto nel nostro ordi- namento dal comma 337 dell’articolo 1 della legge finanziaria n.266 del 23 dicembre 2005

“a titolo iniziale e sperimentale” con lo scopo di applicare un meccanismo già conosciuto, l’8 per mille, per finalità similari in ambito sociale e del settore non profit.

A partire dal 2006 il legislatore ha conferma- to questo strumento anche per tutti gli anni successivi seppur introducendo, ciascun anno, delle variazioni sia per ciò che concerne gli enti destinatari del beneficio (ad esempio nel 2007 e nel 2008 sono stati esclusi tra i beneficiari i comuni e nel 2012 sono stati inclusi gli enti che svolgono attività di tutela, promozione e valo- rizzazione dei beni culturali e paesaggistici) sia sull’ammontare complessivo di risorse da desti- nare alle finalità individuate. Su questo ultimo aspetto, infatti, fino all’emanazione della legge finanziaria del 2015, l’importo complessivo del- la quota di Irpef da destinare a questa finalità era variabile (ogni anno pari a circa 400 milio- ni di euro). Solo dallo scorso anno il legislatore ha previsto che «per la liquidazione della quota del cinque per mille è autorizzata la spesa di 500 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2015». Con il comma 154 dell’articolo 1 della legge di stabilità n.190 del 23 dicembre 2014 il legislatore ha dunque provveduto a “stabiliz- zare” l’istituto del 5 per mille e a cristallizzare l’importo massimo ad esso destinato. Tale sta- bilizzazione non è però stata accompagnata da una ridefinizione e razionalizzazione delle ca- ratteristiche dell’istituto, ritenute indispensabi- li, oltre che dalle amministrazioni destinatarie

del beneficio, anche dalla Corte dei conti1. La legge di stabilità citata demanda invece ad un apposito decreto del Presidente del consiglio dei ministri, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge (ancora non emanato), la definizione di modalità uniformi di redazione dei rendiconti da parte delle organiz- zazioni, relativamente all’utilizzo delle somme ricevute e le modalità di recupero delle risorse nei casi di mancata rendicontazione. Inoltre, attraverso il medesimo decreto, si prevede di rafforzare la pubblicità, sui siti internet delle diverse amministrazioni competenti nella ero- gazione delle risorse, degli elenchi dei soggetti beneficiari e dei relativi rendiconti trasmessi2. Anche il disegno di legge di riforma del terzo settore3, presentato dal governo nell’agosto del 2014 e ad oggi approvato in via definitiva dalla Camera, nel testo trasmesso dal Senato nella seduta del 25 maggio 2016, indica le linee di

1 Da ultimo la relazione: Destinazione e gestione del 5 per mille dell’Ir- pef: le azioni intraprese a seguito delle deliberazioni della Corte dei con- ti, Deliberazione 26 ottobre 2015, n. 9/2015/G.

2 «Ai fini di assicurare trasparenza ed efficacia nell’utilizzazione della quota del cinque per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, con decreto di natura non regolamentare del Presidente del consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definite le modalità di redazione del rendiconto, dal quale risulti in modo chiaro e trasparente la destinazione di tutte le somme erogate ai soggetti beneficiari, le modalità di recupero delle stesse somme per violazione degli obblighi di rendicontazione, le moda- lità di pubblicazione nel sito web di ciascuna amministrazione erogatri- ce degli elenchi dei soggetti ai quali è stato erogato il contributo, con l’indicazione del relativo importo, nonché le modalità di pubblicazione nello stesso sito dei rendiconti trasmessi».

3 Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa socia- le e per la disciplina del servizio civile universale.

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i Comuni Quaderni di Analisi IFEL

una riforma strutturale dell’istituto. Tale revi- sione dovrà essere improntata alla razionaliz- zazione e revisione dei criteri di accreditamento e dei requisiti di accesso degli enti beneficiari, alla semplificazione e accelerazione delle pro- cedure di calcolo e erogazione dei contributi spettanti agli enti e alla previsione di obblighi di pubblicità delle risorse ad essi destinate, at- traverso un sistema improntato alla massima trasparenza con conseguenze sanzionatorie per il mancato rispetto dei predetti obblighi 4. Si tratta di aspetti che rappresentano dei punti di debolezza della normativa ad oggi in vigore e che determinano delle criticità nel funziona- mento del 5 per mille su cui la Corte dei conti ha iniziato ad indagare a partire dall’ottobre del 20135 ai fini di una loro rimozione da attua- re con la collaborazione dei soggetti coinvolti nel processo.

Le finalità a cui i contribuenti possono destinare il 5 per mille dell’Irpef sono ancora quelle indi- cate dall’articolo 1 del decreto del Presidente del consiglio dei ministri del 23 aprile 2010, e sono:

a) sostegno del volontariato e delle altre or- ganizzazioni non lucrative di utilità socia- le, di cui all’art.10 del decreto legislativo 4

4 Tra i principi e i criteri direttivi sulla base dei quali il governo dovrà provvedere all’emanazione dei decreti legislativi previsti nel ddl delega indicati all’articolo 9 comma 1 è indicato alla lettera c): «il completa- mento della riforma strutturale dell’istituto della destinazione del cin- que per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche in base alle scelte espresse dai contribuenti in favore degli enti di cui all’articolo 1, razionalizzazione e revisione dei criteri di accreditamento dei soggetti beneficiari e dei requisiti per l’accesso al beneficio nonché semplifica- zione e accelerazione delle procedure per il calcolo e l’erogazione dei contributi spettanti agli enti» e alla lettera d) l’«introduzione, per i sog- getti beneficiari di cui alla lettera c), di obblighi di pubblicità delle risor- se ad essi destinate, individuando un sistema improntato alla massima trasparenza, con la previsione delle conseguenze sanzionatorie per il mancato rispetto dei predetti obblighi di pubblicità».

5 Alla relazione approvata con la delibera n. 14/2013/G, Destinazione e gestione del 5 per mille dell’Irpef, del 18 dicembre 2013, finalizzata ad individuare gli elementi di debolezza della normativa e della sua applicazione e le eventuali responsabilità dei molti soggetti coinvolti è seguita la relazione Destinazione e gestione del 5 per mille: le misure consequenziali finalizzate alla rimozione delle disfunzioni rilevate, ap- provata con deliberazione n. 14/2014/G. Da ultimo si segnala la relazio- ne Destinazione e gestione del 5 per mille dell’Irpef: le azioni intraprese a seguito delle deliberazioni della Corte dei conti approvata con delibe- razione 26 ottobre 2015, n. 9/2015/G.

dicembre 1997, n.460, delle associazioni di promozione sociale, iscritte nei registri na- zionale, regionali e delle province autono- me di Trento e Bolzano, previsti dall’art.7, della legge 7 dicembre 2000, n.383, e delle associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art.10, comma 1, lettera a), del citato decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460;

b) finanziamento della ricerca scientifica e dell’università;

c) finanziamento della ricerca sanitaria;

d) sostegno delle attività sociali svolte dal co- mune di residenza del contribuente;

e) sostegno alle associazioni sportive dilettan- tistiche riconosciute ai fini sportivi dal Coni a norma di legge, che svolgono una rilevan- te attività di interesse sociale.

Oltre alle categorie di enti qui previste, dal 2012 i contribuenti hanno la possibilità di de- stinare la propria quota di Irpef al finanzia- mento di enti che svolgono attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici6.

Gli elenchi contenenti i soggetti ammessi sono cinque, dei quali due gestiti direttamente dall’Agenzia delle entrate, ovvero sostegno del volontariato e delle associazioni sportive dilet- tantistiche (anche se per i controlli sui requisi- ti di quest’ultime, la competenza è del Coni) e gli altri dai competenti Ministeri. Per la ricerca scientifica ed universitaria, l’elenco è gestito dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca; per la ricerca sanitaria, la compe- tenza è del Ministero della salute; per le atti- vità di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, del Ministero per i beni e le attività culturali; per il sostegno alle attività sociali svolte dal comune di residenza del contribuente, non ci sono elenchi, dal mo- mento che il contribuente può devolvere il 5 per mille solo a favore del proprio comune di

6 Articolo 23 comma 46 del decreto legge n. 98 del 06/07/2011, conver- tito con modificazioni, dalla legge n. 111 del 15/07/2011.

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Le regole

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residenza. Da rilevare che ogni Ministero adot- ta forme diverse per l’iscrizione negli elenchi e che l’iscrizione va ripetuta ogni anno ad ecce- zione degli enti iscritti negli elenchi tenuti dal Ministero della salute per i quali non è neces- sario ripetere l’iscrizione.

Ciascuno di questi Ministeri provvede poi ad inviare gli elenchi all’Agenzia delle entrate per la pubblicazione sul sito web. L’Agenzia delle entrate rende pubblici nel proprio sito web gli elenchi dei soggetti definitivamente ammessi ed esclusi (per quelli della ricerca sanitaria solo gli ammessi) al beneficio del 5 per mille come risul- tano dopo che ciascuna amministrazione com- petente ha provveduto ad effettuare i controlli, anche a campione, circa il possesso dei requisiti previsti dalla normativa ai fini dell’iscrizione.

È possibile che un medesimo nominativo sia presente in più di uno degli elenchi dei be- neficiari purché l’ente sia in possesso di tutti i requisiti che legittimano la sua presenza in ciascuno di essi. In ogni caso, il contribuente può effettuare una sola scelta di destinazione del 5 per mille. L’apposizione della firma in più riquadri rende nulle le scelte operate.

A ciascun ente spettano le quote del 5 per mil- le loro direttamente destinate dai contribuenti che, oltre ad aver apposto la firma nell’apposito riquadro che identifica le attività destinatarie del 5 per mille, hanno anche indicato il codice fiscale. Se il contribuente non indica alcun co- dice fiscale ma appone solamente la firma nel riquadro, il riparto delle somme non destinate ad uno specifico ente (le somme “inoptate”) viene fatto in proporzione al numero comples- sivo delle destinazioni dirette, espresse median- te apposizione del codice fiscale, conseguite da ciascuno dei soggetti presenti negli elenchi.

L’Agenzia delle entrate comunica al Ministero dell’economia e delle finanze i dati necessari a stabilire gli importi spettanti a ciascuno dei sog- getti beneficiari. Le somme da stanziare vengono iscritte nel bilancio dello stato di previsione del

Mef e gli importi vengono ripartiti con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze tra gli stati di previsione delle amministrazioni compe- tenti per ciascuno dei soggetti beneficiari. E quin- di: del Ministero del lavoro e delle politiche so- ciali per i soggetti del volontariato, del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca per i soggetti che svolgono attività di ricerca scienti- fica, del Ministero della salute per i soggetti che svolgono attività di ricerca sanitaria, del Ministe- ro dell’interno per i comuni, dalla Presidenza del consiglio dei ministri per le associazioni sportive dilettantistiche, dal Ministero dei beni e delle at- tività culturali per gli enti che svolgono attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni cul- turali e paesaggistici. Ciascuna amministrazione provvede poi al pagamento delle somme spettan- ti ai singoli enti. Non vengono erogati i contributi di entità inferiore a 12 euro.

In media, i soggetti destinatari del 5 per mil- le ricevono le somme loro spettanti dopo due anni dall’effettuazione della scelta da parte dei contribuenti (ad esempio le somme dell’anno finanziario 2013 sono state attribuite agli enti nel 2015). I tempi piuttosto lunghi derivano in parte dal fatto che la procedura coinvolge una pluralità di amministrazioni. Come visto ci sono 8 amministrazioni coinvolte nel processo e per ciò che concerne le sole associazioni sportive dilettantistiche sono implicati ben tre enti: l’A- genzia delle entrate che gestisce l’elenco degli iscritti, il Coni che è l’ente deputato ai controlli ed infine la Presidenza del consiglio dei ministri che eroga le somme spettanti.

Entro un anno dalla ricezione degli importi, i soggetti destinatari delle somme del 5 per mille sono tenuti a redigere un apposito rendiconto dal quale risulti, anche a mezzo di una rela- zione illustrativa, in modo chiaro e trasparente la destinazione delle somme ad essi attribuite, utilizzando il modulo reso disponibile sui siti istituzionali dei Ministeri competenti7.

7 Art. 12 del dpcm 23/04/2010 e art.3 comma 6 della legge n.244/2007.

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i Comuni Quaderni di Analisi IFEL

I rendiconti e le relative relazioni devono esse- re trasmesse, entro 30 giorni dalla data ultima prevista per la compilazione, all’amministra- zione competente alla erogazione delle somme, per consentirne il controllo. A tal fine, la mede- sima amministrazione può richiedere l’acquisi- zione di ulteriore documentazione integrativa e operare controlli amministrativo-contabili delle rendicontazioni anche presso le sedi degli enti beneficiari.

Gli enti che hanno percepito contributi di im- porto inferiore a 20.000 euro non sono tenuti all’invio del rendiconto e della relazione, che do- vranno comunque redigere entro un anno dalla ricezione degli importi e conservare per 10 anni.

Le risorse totali a disposizione delle finalità del 5 per mille dipendono dal numero di scelte ef- fettuate dai cittadini contribuenti, seppur non possa essere superato il tetto massimo di 500 milioni di euro stabilito per legge.

Questi aspetti, in particolare, rappresentano un notevole elemento di diversità con l’istitu- to dell’8 per mille. Infatti nel 5 per mille, se il contribuente non appone la sua firma a favore di alcuna delle finalità previste dalla normativa, la parte non optata riacquista la natura di tribu- to erariale e viene trattenuta dallo Stato; nell’8 per mille, al contrario, anche al contribuente che non opera alcuna scelta, la quota della propria imposta Irpef viene ripartita secondo i criteri previsti dalla normativa in materia e senza alcun limite massimo agli importi ad esso destinabili8. I contributi del 5 per mille erogati sono soggetti a recupero nei seguenti casi: qualora la erogazio- ne delle somme sia stata determinata sulla base di dichiarazioni mendaci o basate su false atte- stazioni anche documentali; qualora le somme erogate non siano state oggetto di rendiconta-

8 Legge 20/5/1985, n. 222, art. 47: la ripartizione è regolata «sulla base delle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi. In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse».

zione; qualora gli enti che hanno percepito con- tributi di importo pari o superiore a 20.000 euro non inviino il rendiconto e la relazione; qualora, a seguito di controlli l’ente beneficiario sia ri- sultato non in possesso dei requisiti che danno titolo all’ammissione al beneficio; qualora l’en- te, dopo l’erogazione delle somme allo stesso destinate, risulti, invece, aver cessato l’attività o non svolgere più l’attività che dà diritto al beneficio, prima dell’erogazione delle somme medesime; qualora gli enti che hanno percepi- to contributi di importo inferiore a 20.000 euro non ottemperino alla richiesta di trasmettere, ai fini del controllo, il rendiconto, la relazione illustrativa e la ulteriore documentazione even- tualmente richiesta. L’art. 13 comma 2 del dpcm 23 aprile 2010 prevede che qualora «l’erogazio- ne delle somme sia stata determinata sulla base di dichiarazioni mendaci o basate su false atte- stazioni anche documentali» l’amministrazione competente provvede al recupero del contribu- to e «trasmette gli atti all’autorità giudiziaria».

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Le criticità

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Come visto in precedenza, nonostante il mecca- nismo del 5 per mille sia stato stabilizzato dal legislatore, permangono ancora alcune criticità che ostacolano il suo efficiente funzionamento, ben rilevate dalle relazioni della Corte dei conti.

Uno dei principali punti critici è la necessità di procedere periodicamente all’iscrizione dei beneficiari negli appositi elenchi. Come rileva la Corte dei conti «in questi anni di sperimen- tazione si è riscontrato che si tratta di adem- pimenti costosi, in termini di tempo, sia per i soggetti che intendano essere ammessi al be- neficio, sia per gli enti pubblici deputati al con- trollo». Solo per gli enti della ricerca sanitaria non è necessario procedere ogni anno all’iscri- zione negli elenchi tenuti dal Ministero della salute, ma solo una tantum. Infatti, rileva la Corte «nonostante la stabilizzazione dell’istitu- to, la prassi amministrativa non ha semplificato le procedure, richiedendosi ancora, ogni anno, i medesimi adempimenti per gli enti aspiranti al contributo, con l’eccezione del Ministero della salute, che ha adottato la buona pratica della non necessità della reinscrizione».

Mancano tempi certi per l’erogazione dei fon- di; una situazione che rende, nella pratica, problematico ai beneficiari programmare, con congruo anticipo, le proprie attività. I ritardi nelle erogazioni1, come evidenzia la Corte dei

1 «I beneficiari lamentano un notevole ritardo nell’attribuzione delle quote, sempre superiori ai due anni» e il Ministero dell’interno puntua- lizza che «In linea di massima, i pagamenti in favore dei comuni avven- gono dopo tre anni dalla dichiarazione dei redditi da parte dei cittadini.

Successivamente all’attribuzione delle somme, gli enti locali sono te- nuti ad utilizzarli entro un anno dall’assegnazione. Infatti, il procedi-

conti, sono dovuti anche alla pluralità di am- ministrazioni coinvolte, scarsamente coordina- te tra loro, e a disfunzioni interne a ciascuna di esse2. Sarebbe pertanto auspicabile «la con- centrazione dei pagamenti in capo ad un’uni- ca struttura» che (n.d.r.) «potrebbe portare alla contrazione dei tempi di attesa dell’erogazione, evitando inutili passaggi procedurali». Anche la necessità di attendere i termini per la presenta- zione delle dichiarazioni integrative comporta l’allungamento dei tempi per la determinazione degli importi definitivi. Per ridurli, come sugge- risce l’Agenzia delle entrate, «potrebbe essere previsto di procedere solo sulla base delle di- chiarazioni tempestivamente presentate».

Un’ulteriore difficoltà è data dal fatto che le organizzazioni «debbano utilizzare (cioè spen- dere) tutto il 5 per mille ad un anno dall’incasso dello stesso, con la virtuosa eccezione, per scel- ta autonoma del Ministero della salute, degli enti di ricerca sanitaria».

Il limite di un anno obbliga le organizzazioni a impegnare il 5 per mille per le necessità di brevissimo periodo, e gli enti non possono “far cassa” o patrimonializzare delle entrate che, diversamente, sarebbe utilissimo impiegare in progetti di medio-lungo periodo. Sarebbe au- spicabile «pertanto, di allungare il “periodo di spesa” degli importi incassati fino ad un massi-

mento di rendicontazione viene stabilito entro un anno dal ricevimen- to dei fondi da parte dei comuni. Se le somme non sono utilizzate, gli enti sono tenuti al riversamento al bilancio dello Stato». Deliberazione 14/2013/G_DestinazioneEGestioneDel5MilleDell’Irpef.

2 Il meccanismo fatica a “girare” perché ogni ministero coinvolto nel processo ha regole diverse: le organizzazioni infatti sono iscritte ad albi diversi tenuti da ministeri diversi a seconda della loro missione.

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i Comuni Quaderni di Analisi IFEL

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mo di un numero definito di esercizi finanziari, tali per cui il 5 per mille possa diventare veicolo di investimento almeno nel medio periodo».

Per il finanziamento della spesa sociale dei co- muni, la Corte rileva gli squilibri derivanti dalla diversa capacità contributiva dei residenti, che consente ad alcuni enti di beneficiare, in propor- zione, di maggiori introiti senza che vi sia alcun meccanismo di perequazione o coordinamento.

Al riguardo, il Ministero dell’interno propone l’aumento della soglia minima sotto la quale l’importo del 5 per mille non venga erogato. Ad oggi la soglia minima è di 12,00 e3. Secondo il Ministero, «l’ipotesi di un aumento della soglia minima sotto la quale l’importo del 5 per mille non debba essere attribuito potrebbe rappre- sentare una scelta opportuna. Per quanto ri- guarda i contributi che eroga questa Direzione centrale in favore dei comuni, ci sono risorse anche di entità molto modesta, per cui risulta obiettivamente impossibile che l’ente destina- tario di quelle somme possa soddisfare, anche in minima parte, le proprie esigenze di politiche sociali in favore di quella parte della collettività amministrata che si trova in stato di bisogno.

L’attribuzione di questi contributi di entità mi- nima si risolve in una dispersione di risorse che se, invece, fossero indirizzate verso enti che presentino obiettivamente maggiori criticità sociali, potrebbero rappresentare un significa- tivo aiuto per le collettività più bisognose».

Anche il MIUR e il Ministero della salute solle- citano soluzioni in tal senso.

Inoltre, il Ministero dell’interno propone l’op- portunità di far «confluire le risorse in un fondo, al fine di redistribuirle in base alle reali neces- sità dei comuni, indipendentemente dal luogo di residenza del cittadino. Sotto tale profilo po- trebbe realizzarsi una maggiore perequazione

3 «Attribuire somme minime a molti enti comporta un notevole costo di gestione ed un rallentamento delle procedure di erogazione, spesso per importi insignificanti, rischiando di indebolire l’istituto del 5 per mille, rendendolo un inutile contributo a pioggia, privo di ogni ricaduta posi- tiva di ordine generale».

delle somme in menzione, spalmando le stes- se utilizzando parametri modellati sulle mag- giori criticità in campo sociale che i comuni sono obiettivamente chiamati a fronteggiare.

(E’ auspicabile...n.d.r.) l’intervento di un organo di più ampia dimensione che possa fungere da ente coordinatore ed indirizzare le risorse redi- stribuendole obiettivamente attraverso indica- tori che rilevino le necessità dei comuni (…). Ciò potrebbe rivelarsi una soluzione più rispondente al raggiungimento degli scopi sociali, evitando forme di parcellizzazione delle risorse informate unicamente al luogo di residenza dei cittadini».

Il ruolo del 5 per mille e, quindi, dei soggetti be- neficiari, risulta essere «forzatamente ridimen- sionato soprattutto per la previsione legislativa del tetto massimo di spesa annuo che riduce la capacità di sostegno a queste tipologie di at- tività4»; un limite che contrasta anche con le determinazioni dei contribuenti, le cui scelte di fatto potrebbero essere in parte disattese.

Altro profilo su cui sarebbe importante interve- nire è quello della trasparenza e dei controlli.

Seppur previsto l’obbligo per gli enti che hanno beneficiato della quota d’imposta di redigere un rendiconto entro un anno dall’avvenuta ri- cezione del contributo, la Corte dei conti sotto- linea delle carenze ed individua, con il concorso degli enti coinvolti nelle fasi del controllo, le aree di miglioramento.

Per ciò che concerne le attività sociali del co- mune di residenza, la verifica delle attività espletate dagli enti che materialmente svolgo- no attività sociali è acquisita tramite la pre- sentazione di rendiconti e delibere dei comuni descrittive delle funzioni sociali realizzate e il controllo (da parte del Ministero dell’interno) viene effettuato solo nel caso in cui l’importo attribuito sia superiore a 20.000 euro. Secon-

4 La Corte dei conti continua al riguardo: «al fine di garantire la piena esecuzione della volontà e della libera scelta dei contribuenti, e non vio- lare il patto tra lo Stato e i cittadini, andrebbe eliminato il tetto di spesa, in maniera tale che l’attribuzione del 5 per mille dell’Irpef non si traduca in una percentuale, di fatto, minore».

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Le criticità

do il Ministero dell’interno «tale adempimen- to risulta, in verità, insoddisfacente. Spesso, le descrizioni delle attività eseguite sono molto sintetiche e non consentono di comprendere gli effettivi benefici ricevuti dai destinatari dei servizi erogati (…) verifiche più adeguate posso- no realizzarsi, oltre che con la rendicontazione della spesa e con una migliore descrizione delle attività svolte, soprattutto con ispezioni in cor- so d’opera a cui far seguire adeguate interviste dei fruitori dei servizi delle politiche sociali in argomento». Anche perché «non risulta sempre vero che dietro una perfetta struttura ammini- strativa in linea con i requisiti previsti per leg- ge sussistano sempre enti meritevoli, potendosi benissimo verificare l’ipotesi contraria. Non è da escludere, infatti, che dietro una perfetta attività amministrativa dell’ente, in realtà, si nascondano forti e significative carenze nella fornitura di servizi in favore degli aventi dirit- to». Aggiunge il Ministero dell’interno che «solo appropriate ispezioni con personale adeguato che verifichi, anche a campione, i servizi resi e interviste con i fruitori degli stessi si potrà pervenire ad un adeguato e più esaustivo risul- tato sui servizi forniti agli utenti. Questo Mini- stero (dell’interno n.d.r.) non ha competenza in merito al controllo ispettivo. La verifica delle funzioni espletate dagli enti in questa materia viene eseguita solo sugli atti trasmessi a titolo di rendicontazione». Si tratta, dunque, di con- trolli amministrativo-contabili.

Inoltre, ciascuna amministrazione deputata ai controlli ha delle modalità di rendicontazione diverse e non è prevista la pubblicazione di tali rendiconti nei siti web. Solo sul sito del Mini- stero della salute sono pubblicati in forma ag- gregata i rendiconti degli enti che hanno bene- ficiato delle risorse del 5 per mille.

Per quel che riguarda il rapporto tra cittadini- contribuenti e gli enti beneficiari sarebbe auspi- cabile, al contrario, un deciso investimento ver- so forme ampie e trasparenti di accountability.

Sotto questo aspetto, il 5 per mille potrebbe con- cretamente svolgere una funzione di stimolo ver-

so una crescente professionalizzazione dei sog- getti coinvolti nel porre in campo vere e proprie strategie di foundraising per raccogliere il mag- gior numero di devoluzioni. Come già evidenzia- to, il dpcm previsto dalla legge di stabilità 2015, dovrebbe andare a definire modalità uniformi di redazione dei rendiconti da parte delle organiz- zazioni, relativamente all’utilizzo delle somme ricevute, prevedendo il recupero delle risorse nei casi di mancata rendicontazione. Inoltre, con il medesimo decreto, si pone l’obiettivo di andare a rafforzare la pubblicità sui siti internet delle diverse amministrazioni competenti nella ero- gazione delle risorse, degli elenchi dei soggetti beneficiari e dei relativi rendiconti trasmessi.

Il fabbisogno del settore sociale è in continuo aumento ancor più in una fase di crisi econo- mica come quella attuale. I comuni, in quanto enti di prossimità, svolgono una funzione di front end nei confronti dei cittadini più biso- gnosi di assistenza e cura, spesso appartenenti ai ceti meno abbienti. In un contesto di risor- se scarse risulta ancora più urgente l’obiettivo di massimizzare l’efficienza di questa fonte di finanziamento. L’entusiasmo con il quale i con- tribuenti si avvalgono del 5 per mille evidenzia una domanda di partecipazione e una corre- sponsabilità verso le sorti della propria comu- nità molto positiva.

È importante allora, per i comuni, dotarsi di quei meccanismi di trasparenza che caratteriz- zano le forme avanzate di controllo democra- tico. A tal proposito, seppur non previsto come adempimento obbligatorio, sarebbe auspicabi- le che ciascuna amministrazione dedichi uno spazio del proprio sito web al 5 per mille. Uno spazio in cui l’amministrazione comunichi ai cittadini i progetti che intende finanziare con le loro devoluzioni e i risultati ottenuti con tali risorse. La trasparenza e la chiarezza nella co- municazione di tali informazioni non possono che rappresentare la migliore “pubblicità” per incentivare nuove devoluzioni.

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Le scelte

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L’Agenzia delle entrate pubblica sul proprio sito i dati relativi al numero delle scelte effettuate dai contribuenti e i relativi importi per ciascuna ca- tegoria a cui è possibile destinare il 5 per mille.

Le elaborazioni successive fanno riferimento ai dati dell’Agenzia delle entrate aggiornati ad aprile 2016 per ciò che concerne le devoluzio- ni dell’anno finanziario 2014 (anno d’imposta 2013) e non comprendono il numero delle scel- te e gli importi a favore degli enti che svolgono attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici1.

I dati della Tabella 1 mostrano una generale affezione dei contribuenti al 5 per mille. Infat-

1 Dalla Deliberazione del Direttore generale (direzione Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale, del 10 aprile 2014), risulta che nell’anno finanziario 2012, gli importi a favore delle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici sono ri- sultati pari a 786.372,28 euro (lo 0,2% delle devoluzioni totali).

ti la variazione percentuale del numero delle scelte effettuate dal 2009 al 2014 è positiva e pari all’8,8%; sebbene sia da rilevare, negli ultimi due anni, una lieve riduzione del numero di scelte, in valore assoluto, rispetto al trend di crescita degli anni precedenti al 2012 (in tale annualità infatti si rileva il picco massimo di scelte pari a 16.802.380).

Nei sei anni considerati il maggior incremento percentuale del numero di scelte, pari al 52,9%, si riscontra a favore delle associazioni sportive dilettantistiche. Seguono le scelte a favore de- gli enti del volontariato, con un incremento del 15,0% e le attività sociali del comune di resi- denza, 4,5%.

Tabella 1. Destinazione del 5 per 1.000 per tipologia di soggetto ammesso a benefi cio: numero di scelte, 2009-2014

Soggetti ammessi a benefi cio

Numero scelte

2009 2010 2011 2012 2013 2014 Var. %

2009/2014 Enti del volontariato 9.790.968 10.373.882 10.902.317 11.130.134 11.183.819 11.264.426 15,0%

Ricerca scientifi ca 2.294.009 2.316.944 2.449.010 2.370.079 2.330.442 2.253.092 -1,8%

Ricerca sanitaria 2.436.116 2.449.357 2.519.844 2.359.645 2.283.376 2.193.411 -10,0%

Attività sociali

del comune di residenza 539.558 569.537 592.326 614.370 592.380 563.797 4,5%

Associazioni sportive

dilettantistiche 238.925 275.910 317.107 328.152 335.791 365.282 52,9%

Totale 15.299.576 15.985.630 16.780.604 16.802.380 16.725.808 16.640.008 8,8%

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Agenzia delle Entrate, anni vari

(16)

i Comuni Quaderni di Analisi IFEL

16

Per ciò che concerne gli importi destinati al 5 per mille, si passa dai 414,6 milioni di euro del 2009 ai 485,0 milioni di euro del 2014 (Grafico 1). In particolare risulta significativo l’incremento de- gli importi dell’ultima annualità rispetto al 2013 (+95 milioni di euro) nonostante la riduzione del numero di scelte rilevata nello stesso periodo.

Delle 16.640.008 scelte complessive effettua- te dai contribuenti nell’anno finanziario 2014, quelle espresse (cioè apponendo, oltre la firma nel riquadro che individua l’attività, anche il codice fiscale dell’ente beneficiario) rappre- sentano la gran parte, oltre 14 milioni, quelle generiche si fermano a 2.444.090 (Tabella 2).

Da rilevare che oltre il 90% delle scelte a fa- vore degli enti del volontariato sono espresse,

10.531.308 su un totale di 11.264.426. Ovvia- mente per le attività sociali del comune di resi- denza non esiste la differenza tra scelte espresse e generiche in quanto la scelta apponendo la fir- ma nell’apposito riquadro determina l’automati- ca devoluzione al proprio comune di residenza.

Per tutte le categorie di beneficiari, ad eccezio- ne degli enti della ricerca sanitaria per i quali si rileva una riduzione dell’1,9%, l’ammontare degli importi loro destinati cresce dal 2009 al 2014 (Tabella 3). L’incremento maggiore si rile- va per le associazioni sportive dilettantistiche (+72,2%), per gli enti del volontariato la cre- scita è pari al 23,4%, mentre per i comuni del 13,1%. Nel complesso, sia le somme sia le scel- te destinate agli enti del volontariato, rappre- sentano, in tutti gli anni, poco meno del 70%

del totale (Tabelle 4 e 5).

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Agenzia delle Entrate, anni vari

Grafico 1. Trend degli importi del 5 per 1.000 in milioni di euro, 2009-2014

Importo (milioni di euro)

Anni 600,0

500,0 400,0 300,0 200,0 100,0

0,0 2009 2010

414,6

377,8 391,8 393,3 390,0

485,0

2011 2012 2013 2014

Tabella 2. Destinazione del 5 per 1.000 per tipologia di soggetto ammesso a benefi cio: numero di scelte ed importi in euro, 2014

Soggetti ammessi a benefi cio

Numero scelte Importi (euro)

Espresse Generiche Totale Per scelte

espresse Per scelte

generiche Totale Enti del volontariato 10.531.308 733.118 11.264.426 313.845.088 19.032.279 332.877.367 Ricerca scientifi ca 1.563.959 689.133 2.253.092 48.053.715 17.774.546 65.828.261 Ricerca sanitaria 1.233.930 959.481 2.193.411 36.574.468 23.587.359 60.161.827 Attività sociali

del comune di residenza 563.797 - 563.797 14.934.825 - 14.934.825

Associazioni sportive

dilettantistiche 302.924 62.358 365.282 9.405.747 1.802.974 11.208.721

Totale 14.195.918 2.444.090 16.640.008 422.813.843 62.197.158 485.011.001 Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Agenzia delle Entrate, 2016

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Le scelte

Tabella 3. Destinazione del 5 per 1.000 per tipologia di soggetto ammesso a benefi cio: importi in euro, 2009-2014

Soggetti ammessi a benefi cio

Importi (euro)

2009 2010 2011 2012 2013 2014 Var. %

2009/2014 Enti del volontariato 269.849.679 249.058.781 259.362.503 264.864.667 264.376.415 332.877.367 23,4%

Ricerca scientifi ca 63.661.024 55.619.271 57.555.395 55.717.415 54.549.824 65.828.261 3,4%

Ricerca sanitaria 61.335.494 54.192.853 54.766.320 51.644.876 50.186.483 60.161.827 -1,9%

Attività sociali del

comune di residenza 13.201.972 12.150.674 12.521.669 13.074.090 12.563.611 14.934.825 13,1%

Associazioni sportive

dilettantistiche 6.507.626 6.778.764 7.616.791 8.037.871 8.344.262 11.208.721 72,2%

Totale 414.555.796 377.800.344 391.822.678 393.338.920 390.020.596 485.011.001 17,0%

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Agenzia delle Entrate, anni vari

Tabella 4. Destinazione del 5 per 1.000 per tipologia di soggetto ammesso a benefi cio: numero di scelte in valore percentuale, 2009-2014

Soggetti ammessi a benefi cio

% scelte

2009 2010 2011 2012 2013 2014 Scarto

2009/2014

Enti del volontariato 64,0% 64,9% 65,0% 66,2% 66,9% 67,7% 3,7%

Ricerca scientifi ca 15,0% 14,5% 14,6% 14,1% 13,9% 13,5% -1,5%

Ricerca sanitaria 15,9% 15,3% 15,0% 14,0% 13,7% 13,2% -2,7%

Attività sociali del comune

di residenza 3,5% 3,6% 3,5% 3,7% 3,5% 3,4% -0,1%

Associazioni sportive

dilettantistiche 1,6% 1,7% 1,9% 2,0% 2,0% 2,2% 0,6%

Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 0,0%

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Agenzia delle Entrate, anni vari

Tabella 5. Destinazione del 5 per 1.000 per tipologia di soggetto ammesso a benefi cio: importi in valore percentuale, 2009-2014

Soggetti ammessi a benefi cio

% importi

2009 2010 2011 2012 2013 2014 Scarto

2009/2014

Enti del volontariato 65,1% 65,9% 66,2% 67,3% 67,8% 68,6% 3,5%

Ricerca scientifi ca 15,4% 14,7% 14,7% 14,2% 14,0% 13,6% -1,8%

Ricerca sanitaria 14,8% 14,3% 14,0% 13,1% 12,9% 12,4% -2,4%

Attività sociali del comune

di residenza 3,2% 3,2% 3,2% 3,3% 3,2% 3,1% -0,1%

Associazioni sportive

dilettantistiche 1,6% 1,8% 1,9% 2,0% 2,1% 2,3% 0,7%

Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 0,0%

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Agenzia delle Entrate, anni vari

(18)

i Comuni Quaderni di Analisi IFEL

18

Analizzando congiuntamente le tabelle 6 e 7, si nota che sono i contribuenti delle regioni della Lombardia, del Veneto e del Piemonte ad effet- tuare il maggior numero di scelte a favore delle attività sociali del proprio comune di residenza.

In Lombardia, infatti, nel 2014, il numero delle scelte a favore dei comuni di residenza è pari al 20,1% delle scelte complessive fatte per questa categoria di beneficiari e pari in valore assoluto a 113.152. Analogamente, nel Veneto si concentra- no il 19,3% delle scelte effettuate complessiva- mente dai contribuenti a favore del comune di re- sidenza (108.546) e in Piemonte oltre il 10% delle scelte complessive (60.984 in valore assoluto).

Dal 2009 al 2014 si osservano degli incrementi nel numero delle scelte a favore del proprio co- mune di residenza in tutte le regioni del nord, tranne in Emilia-Romagna (-2,9%), al centro solo nelle Marche e in Umbria e, al sud, in Molise, Campania, Calabria e Sardegna (in quest’ultima regione si registra l’incremento maggiore pari al 40,3% con un numero di scelte che passa da

13.611 del 2009 a 19.092 nel 2014). La riduzio- ne più accentuata si rileva in Basilicata, -25,7%, con un numero di scelte che passa da 3.532 del 2009 a 2.626 dell’ultimo anno disponibile. Altre riduzioni nel numero delle scelte a favore del comune di residenza si osservano in Puglia, nel Lazio (per entrambe oltre il -18,0% di scelte), in Toscana (-14,8%), in Abruzzo (-13,0%), in Sicilia (-3,1%) ed in Emilia-Romagna (-2,9%).

Anche per ciò che concerne gli importi del 5 per mille destinati alle attività sociali del comune di residenza, le tre regioni del nord che primeggia- no per numero di scelte confermano il primato (Tabelle 8 e 9). In Lombardia, le somme del 5 per mille destinate ai comuni della regioni rappre- sentano, nel 2014, il 24% del totale (oltre 3 mi- lioni e mezzo di euro), ai comuni del Veneto va il 17,8% (2.663.561 euro) e a quelli del Piemonte il 10,6% (1.580.861 euro). Ai comuni del Moli- se viene destinata la quota più bassa di somme devolute dai contribuenti alle attività sociali dei comuni, pari a 44.459 euro. I comuni della Sardegna sono quelli a favore dei quali si rileva Tabella 6. Distribuzione delle scelte del 5 per 1.000 destinate ad attività sociali del comune di residenza, per regione, 2009-2014

Regione N. scelte

2009 2010 2011 2012 2013 2014 Var. %

2009/2014

Piemonte 60.301 65.623 69.211 70.416 65.699 60.984 1,1%

Valle d'Aosta 1.701 1.795 2.029 2.041 1.946 1.818 6,9%

Lombardia 105.820 106.278 111.044 119.698 117.592 113.152 6,9%

Trentino-Alto Adige 9.318 9.651 10.104 10.895 10.949 10.773 15,6%

Veneto 90.875 102.368 108.633 115.762 111.656 108.546 19,4%

Friuli-Venezia Giulia 25.175 29.278 30.561 31.063 29.559 30.390 20,7%

Liguria 9.862 10.404 10.977 10.955 11.122 10.135 2,8%

Emilia-Romagna 52.050 52.234 54.970 55.831 55.083 50.557 -2,9%

Toscana 23.943 25.612 25.078 23.708 22.626 20.411 -14,8%

Umbria 6.097 6.572 7.793 7.656 6.862 6.107 0,2%

Marche 12.733 15.685 16.809 15.739 14.870 14.579 14,5%

Lazio 32.642 31.456 31.609 29.721 29.701 26.552 -18,7%

Abruzzo 10.986 11.372 11.568 10.697 10.262 9.563 -13,0%

Molise 1.964 2.214 2.551 2.359 2.507 2.180 11,0%

Campania 24.725 27.866 29.856 33.455 29.206 26.785 8,3%

Puglia 22.792 20.944 19.287 20.071 19.151 18.581 -18,5%

Basilicata 3.532 3.814 3.117 3.601 3.702 2.626 -25,7%

Calabria 6.528 9.240 8.882 8.557 7.420 6.831 4,6%

Sicilia 24.903 23.337 23.148 24.880 25.525 24.135 -3,1%

Sardegna 13.611 13.794 15.099 17.265 16.942 19.092 40,3%

Totale 539.558 569.537 592.326 614.370 592.380 563.797 4,5%

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Agenzia delle Entrate, anni vari

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Le scelte

Tabella 7. Distribuzione delle scelte del 5 per 1.000 destinate ad attività sociali del comune di residenza, per regione, valori percentuali, 2009-2014

Regione

% scelte

2009 2010 2011 2012 2013 2014 Scarto

2009/2014

Piemonte 11,2% 11,5% 11,7% 11,5% 11,1% 10,8% -0,4%

Valle d'Aosta 0,3% 0,3% 0,3% 0,3% 0,3% 0,3% 0,0%

Lombardia 19,6% 18,7% 18,7% 19,5% 19,9% 20,1% 0,5%

Trentino-Alto Adige 1,7% 1,7% 1,7% 1,8% 1,8% 1,9% 0,2%

Veneto 16,8% 18,0% 18,3% 18,8% 18,8% 19,3% 2,4%

Friuli-Venezia Giulia 4,7% 5,1% 5,2% 5,1% 5,0% 5,4% 0,7%

Liguria 1,8% 1,8% 1,9% 1,8% 1,9% 1,8% 0,0%

Emilia-Romagna 9,6% 9,2% 9,3% 9,1% 9,3% 9,0% -0,7%

Toscana 4,4% 4,5% 4,2% 3,9% 3,8% 3,6% -0,8%

Umbria 1,1% 1,2% 1,3% 1,2% 1,2% 1,1% 0,0%

Marche 2,4% 2,8% 2,8% 2,6% 2,5% 2,6% 0,2%

Lazio 6,0% 5,5% 5,3% 4,8% 5,0% 4,7% -1,3%

Abruzzo 2,0% 2,0% 2,0% 1,7% 1,7% 1,7% -0,3%

Molise 0,4% 0,4% 0,4% 0,4% 0,4% 0,4% 0,0%

Campania 4,6% 4,9% 5,0% 5,4% 4,9% 4,8% 0,2%

Puglia 4,2% 3,7% 3,3% 3,3% 3,2% 3,3% -0,9%

Basilicata 0,7% 0,7% 0,5% 0,6% 0,6% 0,5% -0,2%

Calabria 1,2% 1,6% 1,5% 1,4% 1,3% 1,2% 0,0%

Sicilia 4,6% 4,1% 3,9% 4,0% 4,3% 4,3% -0,3%

Sardegna 2,5% 2,4% 2,5% 2,8% 2,9% 3,4% 0,9%

Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 0,0%

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Agenzia delle Entrate, anni vari

Tabella 8. Distribuzione degli importi del 5 per 1.000 destinati alle attività sociali del comune di residenza, per regione, 2009-2014

Regione Importi (euro)

2009 2010 2011 2012 2013 2014 Var. %

2009/2014 Piemonte 1.489.268 1.379.517 1.435.657 1.464.223 1.366.493 1.580.861 6,2%

Valle d'Aosta 48.713 44.916 48.522 48.283 46.451 53.043 8,9%

Lombardia 3.079.741 2.698.614 2.799.211 3.046.741 2.970.948 3.586.976 16,5%

Trentino-Alto Adige 256.570 254.587 263.197 275.030 273.940 338.225 31,8%

Veneto 2.023.275 2.005.955 2.103.401 2.270.165 2.160.160 2.663.561 31,6%

Friuli-Venezia Giulia 578.445 580.542 600.559 610.780 577.197 739.048 27,8%

Liguria 271.814 248.339 260.591 265.747 257.452 295.075 8,6%

Emilia-Romagna 1.216.652 1.084.723 1.163.168 1.202.216 1.181.344 1.388.297 14,1%

Toscana 624.172 594.740 583.736 546.079 527.600 586.126 -6,1%

Umbria 138.825 127.860 149.442 144.871 130.740 148.306 6,8%

Marche 268.814 284.174 297.438 280.637 268.195 321.413 19,6%

Lazio 1.008.360 859.687 824.885 810.750 815.267 887.207 -12,0%

Abruzzo 234.898 215.309 210.834 188.983 182.573 213.221 -9,2%

Molise 41.384 44.785 46.802 39.320 39.826 44.459 7,4%

Campania 530.046 520.081 535.717 605.435 535.163 599.311 13,1%

Puglia 440.178 356.350 337.396 339.327 318.150 377.388 -14,3%

Basilicata 62.311 56.584 48.858 53.260 51.422 50.422 -19,1%

Calabria 122.912 144.514 140.407 136.337 116.943 135.199 10,0%

Sicilia 461.793 373.195 377.482 410.984 417.022 486.009 5,2%

Sardegna 303.801 276.202 294.366 334.925 326.726 440.680 45,1%

Totale 13.201.972 12.150.674 12.521.669 13.074.090 12.563.611 14.934.825 13,1%

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Agenzia delle Entrate, anni vari

(20)

i Comuni Quaderni di Analisi IFEL

20

l’incremento maggiore degli importi nei sei anni considerati, pari al +45,1% (questo a fronte di un incremento nel numero delle scelte pari al 40,3%). Nei comuni del Trentino-Alto Adige si osserva il secondo maggior incremento percen- tuale nell’ammontare degli importi loro destina- ti (31,8%) a fronte però di un aumento nel nu- mero delle scelte pari a circa la metà, (15,6%).

Questo a evidenziare come l’ammontare di ri- sorse di cui possono usufruire i comuni attra- verso il 5 per mille sia intimamente legato alla capacità contributiva dei residenti nel territorio.

Analizzando il fenomeno per classi di ampiez- za demografica comunale si osserva, in tutti gli anni considerati, una generale affezione allo strumento da parte dei cittadini ubicati nei comuni con un numero di abitanti inferiore a 59.999 unità (Tabelle 10 e 11). In tali realtà, in- fatti, si rilevano le percentuali maggiori di scel- te a favore del proprio comune di residenza con percentuali che, nel 2014 vanno dall’11,0% dei comuni con meno di 1.999 residenti (62.252

scelte) al 17,4% delle realtà amministrative con popolazione compresa tra 20.000 e 59.999 uni- tà, 98.198 scelte. Il numero di scelte maggiori si rileva per i comuni con popolazione compre- sa tra 5.000 e 9.999 residenti (19,5%). Solo il 6,6% delle scelte a favore delle attività sociali dei comuni va a favore delle città con un nu- mero di abitanti superiore a 250.000 (in valore assoluto si tratta di 37.011 scelte complessive).

Per ciò che concerne l’andamento degli impor- ti destinati ai comuni per lo svolgimento delle attività sociali, si osserva che la variazione per- centuale 2009/2014 ha un andamento decre- scente all’aumentare della classe di ampiezza demografica comunale. Si passa, infatti, da un 30,7% di incremento degli importi destinati ai comuni con una popolazione inferiore a 1.999 abitanti, ad una riduzione del 13,6% nelle cit- tà con oltre 250.000 unità (Tabelle 12 e 13).

Nell’anno finanziario 2014, la quota maggiore di risorse derivanti dal 5 per mille si concentra nelle realtà comunali con popolazione compre- Tabella 9. Distribuzione degli importi del 5 per 1.000 destinati alle attività sociali del comune di residenza, per regione, valori percentuali, 2009-2014

Regione % importi

2009 2010 2011 2012 2013 2014 Scarto

2009/2014

Piemonte 11,3% 11,4% 11,5% 11,2% 10,9% 10,6% -0,7%

Valle d'Aosta 0,4% 0,4% 0,4% 0,4% 0,4% 0,4% 0,0%

Lombardia 23,3% 22,2% 22,4% 23,3% 23,6% 24,0% 0,7%

Trentino-Alto Adige 1,9% 2,1% 2,1% 2,1% 2,2% 2,3% 0,3%

Veneto 15,3% 16,5% 16,8% 17,4% 17,2% 17,8% 2,5%

Friuli-Venezia Giulia 4,4% 4,8% 4,8% 4,7% 4,6% 4,9% 0,6%

Liguria 2,1% 2,0% 2,1% 2,0% 2,0% 2,0% -0,1%

Emilia-Romagna 9,2% 8,9% 9,3% 9,2% 9,4% 9,3% 0,1%

Toscana 4,7% 4,9% 4,7% 4,2% 4,2% 3,9% -0,8%

Umbria 1,1% 1,1% 1,2% 1,1% 1,0% 1,0% -0,1%

Marche 2,0% 2,3% 2,4% 2,1% 2,1% 2,2% 0,1%

Lazio 7,6% 7,1% 6,6% 6,2% 6,5% 5,9% -1,7%

Abruzzo 1,8% 1,8% 1,7% 1,4% 1,5% 1,4% -0,4%

Molise 0,3% 0,4% 0,4% 0,3% 0,3% 0,3% 0,0%

Campania 4,0% 4,3% 4,3% 4,6% 4,3% 4,0% 0,0%

Puglia 3,3% 2,9% 2,7% 2,6% 2,5% 2,5% -0,8%

Basilicata 0,5% 0,5% 0,4% 0,4% 0,4% 0,3% -0,1%

Calabria 0,9% 1,2% 1,1% 1,0% 0,9% 0,9% 0,0%

Sicilia 3,5% 3,1% 3,0% 3,1% 3,3% 3,3% -0,2%

Sardegna 2,3% 2,3% 2,4% 2,6% 2,6% 3,0% 0,6%

Totale 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 0,0%

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Agenzia delle Entrate, anni vari

Riferimenti

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