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Inoltre un processo di privatizzazione potrebbe comportare un rischio sensibile di frammentazione dell’azienda ( Posta e Bancoposta ) e di riduzione netta della sua capacità di competere, rispetto al quale siamo assolutamente contrari

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Academic year: 2022

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Il DPEF 2009-2013 riporta in primo piano il tema delle privatizzazioni, che, secondo il Governo, devono essere riattivate dopo una fase di stasi. In questo contesto indica tra le societa' direttamente controllate, anche Poste S.p.A. il cui processo di privatizzazione , essendo appunto una società direttamente controllata dallo Stato, sarà avviato "nei prossimi anni e al verificarsi di certe condizioni" come il "superamento di eventuali vincoli normativi" e

"l'implementazione di piani di ristrutturazione".

Il tema della privatizzazione del servizio postale è da lungo tempo in discussione nel Paese SLP CISL però non può non chiedersi:

o Perché privatizzare Poste Italiane, un’azienda pubblica di servizi di pubblica utilità?

o Perché privatizzare un soggetto che presenta il maggiore punto critico proprio sul versante della universalità del servizio?

o Quali sarebbero i vantaggi per la collettività?

o Con quale progetto industriale e di sviluppo dell’azienda da offrire al mercato?

In una logica corretta e non puramente di cassa, “privatizzare” significa chiedere soldi al mercato per finanziare un progetto di sviluppo, acquisizioni mirate, investimenti specifici o altro.

Non esiste privatizzazione senza un progetto industriale forte e chiaro. L’azionista (oppure, nel caso di “cordate”, gli acquirenti) deve esplicitare il suo progetto.

Inoltre un processo di privatizzazione potrebbe comportare un rischio sensibile di frammentazione dell’azienda ( Posta e Bancoposta ) e di riduzione netta della sua capacità di competere, rispetto al quale siamo assolutamente contrari.

Oggi il capitale azionario di Poste Italiane è di proprietà dello Stato per il 65% e della Cassa Depositi e Prestiti per il restante 35%.

Quando si parla di privatizzazione dell’Azienda si fa dunque riferimento alla possibilità che lo Stato azionista ceda in tutto o in parte la propria quota ai privati.

Il dibattito sulla privatizzazione dei servizi postali, infatti, che si è sviluppato ormai da tempo tra gli operatori postali europei, ha portato all’individuazione di due principali modelli. Da una parte c’è il Nord Europa, con in testa l’Olanda e i Paesi Scandinavi dove il processo di privatizzazione del mercato postale è in fase decisamente avanzata e dove già da parecchio tempo lo Stato controlla pochissimo o per nulla il mercato postale, in mano prevalentemente ad operatori istituzionali o privati.

Per quanto riguarda invece i Paesi del Centro e del Sud Europa, come l’Italia, la Francia ma anche la stessa Germania, l’idea è che il processo di privatizzazione debba comunque consentire allo Stato di mantenere una posizione di governo all’interno dell’Azienda per garantire a tutti i cittadini di poter usufruire del servizio postale in qualsiasi parte del Paese, anche nelle aree geografiche più periferiche, là dove un privato potrebbe considerare economicamente svantaggioso espletare il servizio di corrispondenza.

SLP CISL è d'accordo sulla possibilità di dare accesso al capitale privato in Poste Italiane - a patto però che il controllo dell’Azienda resti allo Stato e che tale privatizzazione non debba avere il semplice scopo di ridurre il debito pubblico, cioè di “fare cassa”, ma dia maggior vivacità al mercato postale e favorisca così un netto miglioramento dei servizi erogati.

Venezia –Mestre, luglio 2008

La manovra economica del governo

Documenti di indirizzo e programmazione Piano triennale per lo sviluppo 2009-2011 Liberalizzazioni Liberalizzazione dei servizi postali

A cura di SLP - Sindacato Lavoratori Postali –CISL Veneto

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