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URBINO Palazzo Mauruzi della Stacciola (ex Tribunale)

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URBINO

Palazzo Mauruzi della Stacciola (ex Tribunale)

Risalente al XVI sec, il palazzo fu abitato in origine da un capitano al servizio dei Della Rovere e

successivamente, fu acquistato dai Mauruzi della Stacciola (discendenti dal capitano Nicolò Mauruzi da Tolentino), che si erano stabiliti ad Urbino. A cavallo tra Settecento e Ottocento il palazzo fu oggetto di diversi restauri e rimaneggiamenti, che ne hanno cambiato la struttura iniziale, specie quella della facciata, soprattutto ad opera del Conte Pompeo Gherardi che aveva sposato una Mauruzi Nel corso di questi restauri, una parte dell’edificio fu unita al vicino Palazzo Passionei Paciot.

Nel 1933 il palazzo fu venduto al comune di Urbino che ne fece la sede del Tribunale. Si deve a quel periodo un ulteriore rimaneggiamento dell’immobile al fine di adeguarlo al nuovo utilizzo. Negli anni ’80 la sede del Tribunale venne trasferita e il Palazzo restò inutilizzato.

Degna di nota la decorazione di una sala al piano nobile, raffigurante una serie di ritrat d'illustri personaggi di Urbino, opera di Antonio Rondelli.

Palazzo Paciotti Passionei

Il Palazzo rappresenta la più alta testimonianza di architettura civile urbinate del ‘400, tanto che la critica vi scorge l’opera di maestranze atve in Palazzo Ducale.

Esso fu costruito su un torrione della vecchia cinta muraria, fu ritenuta dimora di uno dei quattro rami della famiglia Montefeltro, ma i documenti lo smentiscono. Il nobile aspetto rinascimentale si deve a Paolo Passionei.

Tra gli altri dalla famiglia nacque nel 15°secolo il Beato Benedetto Passionei, cappuccino, apostolo in Europa, grande taumaturgo. Nella seconda metà del ‘500 ai Passionei subentrarono i Paciot tra cui spicca Francesco, insigne architetto civile e militare. Dopo alterne vicende che ne determinarono il degrado, il Palazzo passò nei primi anni del ‘900 ai conti Ligi e da questi nel 1972 all’Università, alla quale si deve il merito di aver

riconsegnato alla città un bene così pregevole.

Ora ospita la ricchissima biblioteca della Fondazione Carlo e Marise Bo.

Gabinetto di Fisica: Museo Urbinate della Scienza e della Tecnica

Luogo di grande valore culturale e scientifico assai poco noto al grande pubblico. Una visita guidata al Museo permette di conoscere l’evoluzione della scienza della fisica partendo da preziosi e antichi strumenti fino a quelli attuali. Esso testimonia che oltre alla incomparabile stagione della scienza rinascimentale urbinate vi fu, soprattutto nell’800 uno sviluppo degli studi scientifici in Urbino, documentato non solo dalla rarità e originalità di alcuni pezzi della collezione, ma anche da una didatca particolarmente efficace.

Il “Gabinetto di Fisica: Museo urbinate della Scienza e della Tecnica” è un’istituzione museale dell’Università di Urbino “Carlo Bo” ubicata nel centro storico della città, presso il settecentesco Palazzo degli Scolopi. Quale struttura universitaria il Gabinetto di Fisica ha una storia recente, ma le sue origini lo collocano come la più antica istituzione scientifica dell'Università di Urbino.

Oratorio della Morte

La piccola chiesa venne edificata nel 1595 per ospitare la Confraternita della Morte, che trae la sua origine dalla devozione dell’urbinate Alessandro Codignola, il quale con un gruppo di amici esercitava at di pietà. Il gruppo poco dopo, assunse il nome di Compagnia della Morte, dal momento che, oltre a svolgere altre pratiche religiose, era diventato assiduao nell’accompagnare in chiesa i defunti indigenti. L’interno dell’Oratorio, si presenta ad aula unica con copertura a botte. Sull’altare troneggia il maestoso dossale, disegnato dal Barocci nel 1599 e intagliato dagli urbinati Francesco Amorosi e Valerio Armellini, che racchiude la grande pala della Crocefissione, ordinata a Barocci dalla Confraternita nel 1597 e compiuta nel 1603. Si tratta di un’opera non completamente autografa che raffigura Cristo crocifisso, la Vergine, San Giovanni e la Maddalena, in uno sfondo notturno, coronato da angeli piangenti. Il Crocifisso è un brano di raffinata bellezza, ritenuto autografo dal Bellori fino alla critica più recente, testimonianza della ricerca che il pittore andava conducendo in quegli anni e trait-d’union, tra il Crocifisso del Duomo di Genova (1596) e il Crocifisso spirante del Prado (1604). Le figure ai piedi del Crocifisso, come scrive il Lazzari (1801), furono ritoccate da un altro pennello, che si ritiene sia quello del Viviani, a causa della caduta di un fulmine.

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CAGLI (PU)

Cantiere della Rocca, Soccorso Converto e Torrione di Francesco di Giorgio Martini Cagli, Rocca, Strada Monte Petrano, 3 - Torrione, Via del Torrione, snc.

Il consolidamento dei paramenti murari e lo scavo in corso hanno fatto riemergere parte della Rocca romboidale progettata da Francesco di Giorgio Martini per il Duca Federico da Montefeltro. Questa avveniristica "macchina bellica" fu conquistata nel 1502 dal Valentino con l'inganno ed in parte resa inservibile.

Sulle teorizzazioni e sulle fabbriche di Francesco di Giorgio Martini per tre secoli si sono confrontati gli architet militari europei. La riemersione della Rocca (collegata al sottostante Torrione grazie ad un passaggio segreto ancor oggi percorribile) conferma la fedeltà al disegno autografo e rende leggibili i trat innovativi di questa fortificazione costruita ex novo in un tempo contrassegnato da forte sperimentazione architettonica.

Mentre sono comuni gli scavi di castelli e fortificazioni è molto raro, come ha sottolineato Salvatore Sets, lo scavo di una Rocca degli anni Ottanta del Quattrocento progettata da un genio di fama internazionale quale è Francesco di Giorgio Martini (Siena, 1439-1501).

L'accesso al pubblico al cantiere della Rocca (avviato nel 2013 e sostanzialmente giunto al termine limitatamente alla prima tranche di lavori) è un'anteprima per la XXIV Giornata FAI di Primavera 2016.

APECCHIO

Percorso nel Borgo

Apecchio fu fondata nell’ottavo secolo avanti Cristo dai Piceni, cui seguirono gli Umbri e i Romani. Nel setmo secolo dopo Cristo appartenne al regno Longobardo di “Tuscia” che istituì la regione della “Vaccareccia” della quale fu capitale. Sino al Trecento fu dominio del Vescovo-Conte di Città di Castello. Nel 1410 divenne proprietà della famiglia Ubaldini della Carda e nel 1514 fu elevata a titolo di contea e tale rimase fino al 1752. La storia di Apecchio ha lasciato significative testimonianze, le più importanti appartenenti al periodo medievale: il Ponte Medievale “a schiena d’asino” del XIII secolo, ad arcata unica; la trecentesca Chiesa di Santa Lucia; la Torre Campanaria del XIV secolo detta “Torre dell’Orologio”; la Macina da Guado; il Palazzo Ubaldini, costruito su progetto di Francesco di Giorgio Martini nel 1477, nei cui sotterranei ha sede il prestigioso Museo dei Fossili e Minerali del Monte Nerone, mentre al piano terra ha sede il Teatro Comunale intitolato al Maestro Giuseppe Perugini. Il Quartiere Ebraico; la Pieve di San Martino, che costudisce l’immagine del SS. Crocifisso che la tradizione popolare vuole miracoloso; la Chiesa della “Madonna della Vita” (sec. XIII); il viale erboso denominato di “Velluto” e la storica Fonte di Acqua Solfurea.

PIOBBICO

Fornaci Romane - Istituzione Museale Privata di Antonio Carli Chiesa di Santo Stefano

Fornaci Romane. Durante i lavori di restauro di una casa del centro storico di Piobbico è venuta alla luce una fornace di età romana che presenta tre camere di cottura distinte ed un complesso ed interessante sistema per il convogliamento dell’aria calda. Le fornaci si affacciavano su un cortile delineato da tre pareti in pietra.

Sono conservati gli archi in laterizio che sostenevano il piano di cottura e le bocche di alimentazione, che si aprono in un muro a conci di pietra che funge ad un tempo da contenimento e da facciata.

Chiesa di S. Stefano alla Murata. La chiesa sostituì l'omonima chiesa distrutta dal terremoto nel 1781. Fatta erigere da Don Ulderico Matterozzi Brancaleoni, in essa sono confluite tutte le opere d'arte che ornavano la chiesa più antica.

L'elegante facciata in mattoni è impreziosita dal travertino bianco degli elementi architettonici, quali le cornici delle finestre e del timpano e il portale centrale, nella cui lunetta campeggia lo stemma dei Brancaleoni.

L’attuale rifacimento neoclassico risale alla fine del XVIII secolo, ma conserva opere pregevoli provenienti dall’antica sede. Celebri le tavole del Riposo della Sacra Famiglia durante la Fuga in Egitto, opera del Barocci e la serie di statue di profeti e personaggi biblici, attribuiti al Brandani.

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