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L’INSERIMENTO DEL VIRTUOSO ALL’INTERNO DELLA LOGICA DELLA ROYAL SOCIETY

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CAP IV

L’INSERIMENTO DEL VIRTUOSO

ALL’INTERNO DELLA LOGICA DELLA ROYAL

SOCIETY

Questo capitolo mira a sottolineare come la figura del virtuoso, riconducibile ai suoi interessi scientifici e antiquari, sia coinvolta nella costituzione della Royal Society. Come poi ne sia successivamente rimasta associata, assorbita e volendo schiacciata. Come, per “colpa” di Boyle e di un gruppo di disciplinatori dell’indagine scientifica, da propugnatore, fautore e attore di primo piano nella causa dell’avanzamento del sapere, il virtuoso venga relegato a semplice spettatore, o nel migliore dei casi a produttore di dati sperimentali privo di qualsiasi facoltà ermeneutica. L’indagine inizia dal periodo immediatamente antecedente la Restaurazione per isolare alcuni parallelismi e prendere in considerazione relazioni personali, eventi e congiunture che giudico importanti ai fini del consolidamento della procedura sperimentale e della costituzione di strategie di comunicazione legate all’affermazione della nuova scienza. Strategie che vengono messe a punto negli ultimi anni del ventennio rivoluzionario, ma si troveranno ad incidere in modo significativo nel periodo successivo e a ricoprire un ruolo decisivo nel ridimensionamento della posizione del “virtuoso” nella causa dell’avanzamento del sapere e a istituzionalizzare le “regole del gioco” all’interno della pratica scientifica. In queste pagine ripercorro alcune delle esperienze legate a questa transizione quali momenti formativi di pratiche, metodi di indagine e strumenti adottati in seguito da esponenti vicini al mondo della virtuosità e ad esso legati.

1. La necessità di uno spazio sociale ai fini dell’elaborazione del “codice” di procedura scientifica: l’esperienza del Rota Club.

Tra le esperienze più significative del periodo compreso tra la morte di Cromwell (Settembre 1658) e la restaurazione della Monarchia va certamente annoverata quella del Rota Club, salotto di dibattito politico dominato da Harrington ed esponenti di idee repubblicane. Se già nel Dicembre 1658 il sempre informato segretario di stato Thurloe scriveva che “thinges seeme sometimes to be skinned over, but breake out againe”1, la fluidità della situazione si apriva a nuove proposte politiche. Le riunioni, a memoria di Aubrey (che le frequentò assiduamente) iniziarono nel periodo della festa di S. Michele del 1659, at The Turkes head, in the New Pallace-yard. Questa, come altre delle molte Coffee-houses sorte nella City nei decenni centrali della metà del secolo, era divenuta un attivo e vivace centro di discussione politica. Fin dal tempo della Riforma locande, osterie e caffé avevano iniziato gradualmente a sostituire le chiese come luoghi di assemblea e socialità all’interno del contesto inglese, divenendo spazi di propaganda e opposizione politica. La fama di luogo promiscuo e di semenzaio di

1La frase proviene da (a cura di) T. Birch, Collected State Papers of John Thurloe

(London,1742), VII, p.436, cit. in A. H. Woolrich, “The Good Old Cause and the Fall of Protectorate”, in Cambridge Historical Journal, XIII, 2 (1957), p.137.

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eresia le aveva precocemente segnalate alla riprovazione dei ministri del culto nei loro sermoni. Non impropriamente esse erano state definite «nests of Satan where the owls of impiety lurk and where all evil is hatched, and the bellows of intemperance and incontinence blown up»2.

La tipologia di assemblea racchiusa nella parola Club rappresenta una novità originata dal ventennio delle guerre civili; con questo termine si voleva connotare in quegli anni ogni tipo di associazione i cui membri intendevano mettere da parte le loro differenze in politica per unirsi e proteggere i loro interessi contro un “nemico superiore”, fatto di oppositori giudicati più pericolosi.

Dalla coeva descrizione di Aubrey, piuttosto che un tempio di Satana, il Rota sembra aver avuto le sembianze di una vera e propria tribuna politica, e anziché un altare per venerare entità demoniache [nel locale] «was made purposely a large ovall-table, with a passage in the middle for Miles to deliver the Coffee»». Tra un giro di caffé e l’altro servito dal taverniere Miles, le idee di Harrington venivano discusse ed elaborate anche sul piano pratico3. La realizzazione spaziale di un luogo fisico di assemblea,

come la costruzione di un’urna per il voto erano pratiche utili a sottoporre in modo tangibile la validità di alcune tra le idee formulate dall’autore di Oceana (una su tutte la pratica del voto segreto) all’uditorio presente. Tra i particolari più significativi della vita di Harrington, Aubrey ricorda le riunioni al Rota proprio per la loro precoce adozione [di] «a Balloting-box, and balloted how things should be caried, by way of tentaments [experiments]». In questa pratica si può rinvenire un’innovativa strategia di comunicazione, che faceva della discussione politica un’esperienza di tipo sperimentale e del Rota un luogo in cui questa veniva sottoposta al tribunale dei fatti. Del resto Harrington - come Hobbes prima di lui- nel suo Commonwealth of Oceana aveva espressamente dichiarato di voler fare della politica una scienza. Per poter darle tale dignità aveva probabilmente compreso, almeno in modo intuitivo, la necessità di istituire e conformarsi a determinati principi. Il primo di questi era produrre dati di fatto inconfutabili per liberarsi da accuse quali opinabilità e

2 Le parole vennero pronunciate da Christopher Hudson in un sermone tenuto a Preston nel 1631.

La citaz. proviene da P. Clarke, “The Alehouse and the Alternative Society”, in (a cura di) P. Clarke, Puritans and Revolutionaries;Essays in Honour of Christopher Hill (London,1982) , p.47. Cfr. Aubrey, Brief Lives, p.125 Potremmo definire quindi il Rota un pionieristico laboratorio sperimentale della politica. D’altronde, la descrizione contenuta in queste pagine non è poi così lontana dalla definizione di (e)laboratory data attorno al 1642 da G. Plattes. Nonostante la definizione di Plattes (cfr. la descrizione inserita nel Caveat for Alchymists cit. in S. Shapin, Simon Shaffer, Leviathan and the Air Pump, Princeton, 1985, p. 57) che lo presenta come un luogo privato, chiuso, in cui la segretezza è tale che «no man is suffered to enter in, unless he can be contented to remain there, bein surely provided for, till he be brought forth to go to the Church to be buried», il termine stava acquisendo una valenza di spazio sociale, quindi pubblico.

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soggettività delle sue teorie. La finalità prima dell’urna era quindi legata alla necessità di comprovare che il suo meccanismo di elezione funzionava. Per fare questo e avvalorarne la veridicità aveva compreso la necessità di testimoni in grado di convalidare le sue asserzioni. Per moltiplicare il numero delle persone “coinvolte”, in grado di asserire la veridicità delle sue teorie e di generare quindi consenso attorno alle sue idee, la via da percorrere era quella di assicurare alle pratiche ad esse connesse la visibilità di uno spazio sociale. Certamente la pratica del voto segreto non costituiva una novità in senso assoluto; era già in uso all’interno delle corporazioni cittadine londinesi, e nonostante la sua temporanea proibizione da parte di Carlo I nel 1637, era stata introdotta nelle elezioni degli aldermen da Isaac Pennington il vecchio durante il suo mandato nel 1642. Ma il suo impiego “su larga scala” è opera di Harrington. Tuttavia,questo non doveva costituire il solo motivo per cui erano in molti a giudicare le dottrine espresse in questa sede nell’inverno del 1659 come «very taking, and the more because, at human foresight, there was no possibility of the King’s returne»4. Oltre a John Aubrey, le cui simpatie per le idee repubblicane in quel

periodo traspaiono in più di una pagina delle Brief Lives5, erano persone di diverse

inclinazioni politiche e religiose ad essere attirate nell’orbita del Rota. Il 10 Gennaio del 1659/60 quell’assiduo frequentatore di caffé che era Samuel Pepys registra nel suo diario: «To the Coffee-house, where were a great confluence of gentlemen; viz. Mr. Harrington, Poultny, chairman, Gold, Dr. Petty, &c., where admirable discourse till 9 at night»6. Le riunioni, oltre che affollate sino a saturare i locali, dovevan essere alquanto rumorose se

«Mr. Stafford and his gang came in, in drink, from the Tavern, and affronted the Junto (Mr. Strafford tore their Orders and Minutes). The Soldiers offered to kick them downe stayres, but Mr. Harrington’s moderation and persuasion hindred it».

Di sicuro vi partecipavano persone di ogni estrazione sociale, attirate dalla sete di informazioni politiche -garantite dalla nutrita presenza di MP alla tavola del Rota- e dall’accresciuto mercato dell’informazione che trovava qui una fonte primaria e espressa alternativa alle numerose gazzette sorte nel ventennio rivoluzionario. Tra i presenti non figuravano solamente esponenti dell’ala radicale del Parlamento con

4

Aubrey, Brief Lives, p. 125.

5 Ibidem, p. 203. Nel suo breve ritratto di John Milton Aubrey termina con una difesa del

repubblicanesimo dell’autore, racchiusa dal giudizio che in nessuno dei suoi scritti si può rimproverare malanimo nei confronti del Re, ma solamente verso la Monarchia come forma di governo.

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posizioni simpatetiche a quelle espresse da Harrington. Intorno a quel tavolo, che poteva ben incarnare l’alleanza tanto esecrata da William Prynne di Republicans, Sectaries and Soldiers7, sedevano his Disciples,and the Virtuosi8. Assieme a due

filo-realisti come Aubrey e Pepys, in quei consessi sedeva (Sir) William Petty, recentemente ritornato dall’impresa del Survey dell’Irlanda, e in contatto con Hartlib ed il suo circolo. Lo stesso Hartlib doveva essere un attento spettatore dei dibattiti tenutisi al Rota. L’Oceana è uno dei libri che compaiono nelle sue effemeridi del 16569. Dalla lettera non datata (ma quasi sicuramente scritta nel periodo di attività del

Rota) inviatagli da William Tongue si desume che la sua attenzione si estendeva anche alle altre attività connesse all’attività di questo club. Nel testo della missiva, oltre alla notizia di una pubblica conferenza tenuta al Rota da William Cradock (autore nel 1649 di un curioso pamphlet a carattere millenaristico intitolato Mount Sion) si comprende chiaramente che i suoi contenuti venivano diffusi tramite la circolazione a stampa:

« I have perused Mr Hickmans proposealls & doe as earnestlly desire a coppy of them as you doe of Mr Cradocks but have beene soe taken up for this 2 or 3 dayes with drawinge & advizeinge about a draught of Dr K.[ing?] patent that I could get noe time save what I spent in the cursary perusall of your M.S. […] Mr Cradocks discourse was delivered to Col. Harley now Governour of Dunkirke to whom I have not had any convenience of speech hitherto & I doubt that he returned it to him againe in regard he delivered it him as a secrett. The sight I gott of it was onely then in the coronels hands. And though I heard a large discourse of it afterwards I cannot undertake upon my memory to draw it up soe as to observe the criticall differences that are betwixt Mr Potters [&c?] and Mr Cradocks which if I doe not exactly observe I should both misenform you & wronge Mr Cradock notwithstandinge if you doe procure mee Mr Potters I will endeavour to let you know what I am able to call to minde. And then alsoe you must allowe besides what I forgett much which I beleeve Mr Cradock reserved to himselfe both in his paper proposealls & publique discourse at the Rota»10

.

Tra gli habitué del Rota figuravano repubblicani convinti come Ciriac Skinner, amico intimo di Milton e suo primo biografo, il poeta Andrew Marvell, ma anche attivisti politici coinvolti in ogni sorta di complotto paventato in quegli anni come Henry

7 Cfr. Prynne, Re-publicans and others spurious Good Old Cause [briefly and truly anathomized],

(London,1659). George Thomason ha appuntato sul frontespizio la data May, 13, 1659. Devo la segnalazione di questo pamphlet al brillante saggio di A. Woorych, The Good old Cause and the Fall of Protectorate, in “Cambridge Historical Journal”, XIII,2, (1957), pp. 133-61. Questa visione fu ferocemente contestata sulla base di argomenti in qualche modo

harringtoniani da Henry Stubbe, in The Common-wealth of Israel, or a Brief Account of Mr.

Prynne’s Anathomy of the Good Old Cause (London, 1659). Se si rispetta la data di pubblicazione

apposta da Thomason sul frontespizio del trattato, la risposta di Stubbe può dirsi tempestiva [16 Maggio 1659].

8

Aubrey, Brief Lives, p. 125.

9 L’Oceana sembra esser stata inserita da Hartlib nelle cose notevoli di quell’anno su consiglio di

Henry Neville (da lui chiamato “The Wittt”e probabilmente quindi –oltre che conosciuto personalmente- considerato anche un interlocutore degno di fede), che sarà un altro dei membri del Rota.

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Neville11 e John Wyldman. A quel momento politico che vede l’iniziale alleanza degli

harringtoniani con i settari vicini alle posizioni di Henry Vane si deve probabilmente anche la presenza di Henry Stubbe, che nei confronti del Rota adottò successivamente posizioni decisamente critiche12. Forse l’assunzione programmatica

di Harrington di voler fare della politica una scienza costituiva una delle principali ragioni per cui molti tra i cultori della scienza sperimentale ed anche alcuni futuri membri della Royal Society partecipavano incuriositi almeno sporadicamente alla vita del Rota. Nonostante il reverendo John Ward scrivesse nelle sue memorie che la legittimazione da parte di Carlo II ed il conferimento della patente costitutiva della Royal Society siano state accelerate dalla volontà di creare un centro di opposizione al Rota13, non ritengo possibile rinvenire una contrapposizione tra queste due così

diverse istituzioni. Nonostante la credibilità di questa affermazione sia stata frequentemente messa in dubbio, è ragionevole perlomeno chiedersi quali siano state le motivazioni che hanno spinto Ward a produrre la sua testimonianza. La consapevolezza da parte di Harrington della necessità di produrre dati di fatto presenta numerose somiglianze con quanto Boyle sosteneva a livello di metodo nella pratica sperimentale. Le somiglianze nell’approccio alle discipline di rispettiva competenza di tra due persone pur così diverse, oltre alla comune e pressoché quotidiana frequentazione di numerose persone è un elemento che merita di esser tenuto in considerazione. Se il contributo alle discussioni tenute al Rota da parte di futuri Fellows della Royal Society e di cultori della scienza sperimentale in genere non può esser valutato necessariamente come supportive, certamente questa comunità guardò con attenzione alle proposizioni ivi formulate e alle strategie con cui venivano messe in atto. Rispetto all’attività del Rota, è lecito ipotizzare in questi gruppi una

11 C. Hill, Experience of Defeat, cit., p. 30-4 parla di Wyldman, noto principalmente per la sua non

immeritata fama di cospiratore, come di una delle figura più difficili da collocare nel panorama della Rivoluzione. Quanto a Neville, nonostante al tempo fosse maggiormente conosciuto per un paio di libelli scurrili intorno alla glorificazione della poligamia, Hill lo colloca in accordo con il neozelandese J.G.A. Pocock tra gli harringtoniani giudicandolo pensatore politico whose originality could not be easily dismissed. Con il suo Plato Redivivus “Neville the Witt” dimostra di comprendere pienamente l’origine storica delle teorie di Harrington e di appoggiare un equal commonwealth basato sulle sue stesse parole d’ordine (riforma agraria, ballottaggio segreto).

12 Cfr. Stubbe, The Rota or, News from the Common-wealths-mens Club, Written by Mr. Henry

Stubb; ‘Tis better then a Syllybub. Si tratta di una broadsheet di una sola facciata che contiene una

satira in versi costituita da 45 terzine a rima baciata. Gorge Thomason nella sua copia vi scrisse sopra Febr., 8th, 1659(60). Evidentemente il componimento vide la luce solamente due settimane prima dello scioglimento del Club, avvenuto secondo Aubrey in Febr, 20 or 21; and then, upon an unexpected turne upon Generall Moncke’s comeing in, all these aerye modells vanished.

13 Cfr. John Ward, Diary of the Reverend John Ward, Vicar of Stratford upon Avon, 1648-79,

(London,1839 a cura di J. Severn), p116. Riprendo l’informazione da C. Hill, Experience of Defeat, cit., p. 191.

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consapevolezza del fatto che in questa sede fosse discusso qualcosa di più significativo di

«a plot to blow up, subvert, destroy the King, Queen, Prince, Royal Posterity, Lords, Commons, Kingdom, Government, Laws, Liberty and Property of the People of England, yea the very constitution, freedom, power, priviledges of all true English Parliaments, the Church and Ministry of England, and true Protestant Religion it self formerly estabilished, to set up Oligarchy, Anarchy, Tyranny, Oppression, Libertinisme, Marshal-Government, and all kind of Heresies, Blasphemies, Religions, Sects, yea Atheisme, Popery it self at last in their stead»14

.

Certamente, oltre a costituire una delle esperienze e dei dibattiti più importanti tra la caduta del Protettorato e la Restaurazione della monarchia, il Rota non rappresentò esclusivamente una sede di discussione politica ed uno specchio delle forze che interagivano allora. Se ancora una volta fu l’esercito la fucina in cui si svilupparono le proposte più significative di cambiamento a livello di assetto istituzionale, l’appeal che dovevano esercitare le dottrine repubblicane in quella congiuntura doveva essere legato anche al fatto che questo “esperimento politico” mai come ora sembrava possibile nella sua più completa realizzazione15. Con l’invito del generale Monck ed il

ritorno di Carlo II dall’Olanda questa eventualità venne a svanire, concludendo definitivamente la fase dialettica di ricerca di una forma stato in grado di recepire le istanze presentate dai gruppi di “entusiasti” e settari. Tuttavia, con la partenza del re da Scheveningen per riprendersi il trono, anche la Repubblica delle Lettere in Inghilterra si trovò spinta a dover rivedere la sua struttura, e a trovare una sintesi tra la mutata congiuntura politica e l’attività sviluppata durante i due decenni delle guerre civili. L’associazionismo e la collaborazione degli eruditi era infatti continuata tramite le forme magistralmente descritte da Charles Webster16. Ma che fossero a Londra al

servizio del Protettorato o nel forzato ritiro della campagna inglese costretti a vita

14

Cfr. Prynne, , Re-publicans and others spurious Good Old Cause, cit. , p.1. Stubbe nella sua risposta (Commonwealth of Israel, cit, p.2) si affretta infatti a sottolineare come il sovvertimento della monarchia sia uno dei propositi della Good Old Cause, anche se solo in termini di capacità politica e non certo sino a spingersi sino al regicidio (atto sgradito anche a Henry Vane, nonostante questa sua affermazione non sia stata sufficiente a salvarlo dall’essere decapitato a Tower Hill nel 1662). Stubbe giudica impossibile anche il solo pensiero di un sovvertimento della Camera Bassa, in cui repubblicani, settari e militari sono membri. Tutto quel che invece sostiene, in linea anche qui con le posizioni di Vane, è un appello ad una “just and innocent toleration”, in grado di garantire a tutti la libertà di culto senza nulla togliere alla True Protestant Religion, che dovrebbe essere allora (a voler essere precisi) il luteranesimo, e non quel presbiterianesimo propugnato da Prynne e dalla sua parte politica.

15 Nonostante l’instaurazione di un Council of Officers, è stato più volte sottolineato come la

restaurazione del Rump fosse considerato un trionfo dalla propaganda repubblicana sulla via di un

Commonwealth più giusto ed equo. Numerosi Commonwealthsmen (Harrington e Milton su tutti)

si cimentarono in un’intensa fase di pamphleteering, volta a nullificare l’accusa di anarchia con cui i detrattori delle teorie repubblicane cercavano di sminuirne la portata e la validità riguardo al contesto politico inglese.

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privata, oppure riuniti nella quiete di Oxford a conversare negli alloggi dei professori del Wadham College, o in esilio a passeggio per i giardini di Parigi o L’Aia, una delle cose sicuramente rimarcabili dei due decenni antecedenti il 1660 è costituita dal fatto che studiosi, eruditi e virtuosi si erano tenuti in contatto, instaurando nuovi legami e corrispondenze, rapporti interpersonali e sinergie.

2. Una comunicazione impossibile?

Nonostante le differenze di appartenenza agli schieramenti coinvolti nel conflitto - generalmente esagerata da parte degli storici per necessità di interpretazione- gli eruditi avevano continuato a dialogare in nome del comune amore per il sapere. Con la moltiplicazione delle corti (specialmente quelle in esilio) e del personale diplomatico, e con la scelta di soggiornare all’estero piuttosto che essere coinvolti in modo più diretto nelle vicende della guerra civile, numerosi eruditi approfittarono di questa “parentesi” per recarsi a studiare all’estero e per compiere nuove esperienze formative.

John Evelyn trascorse questi anni in giro per l’Europa, nelle diarista ed interlocutore “epicureo” intento a discettare di filosofia nei giardini del Louvre nei Dialoghi sull’immortalità dell’anima di Walter Charleton. Ma allo stesso tempo, durante alcuni sporadici soggiorni nella natia Inghilterra, aveva incontrato Boyle nell’aprile 1656, legandosi a lui in una profonda amicizia, basata sul “cultivating the same studies and designes, expecially in the search of naturall and usefull things”. Probabilmente lo stesso Evelyn, futuro autore di una storia naturale (la Sylva), venne coinvolto in quello che era uno dei principali progetti patrocinati da Hartlib e dal suo gruppo, quella History of Trades affidata al giovane William Petty (solo omonimo e lontano congiunto dell’agente attivo tre decenni prima al servizio dei conti di Arundel), descritto nelle lettere di Hartlib a Boyle come “a most rare and exact anatomist, and excelling in all mathematicall and mechanical learning” 17. Sappiamo che Evelyn aveva visitato

Hartlib nel Novembre 1655, giudicandolo a master of innumerabile curiosities and very comunicative.

Come lui, molti avevano saputo mantenere aperti i loro canali di comunicazione, nonostante la diversità di opinioni politico-religiose e alcuni indubitabili fastidi legati

17

Per le citazioni cfr. Evelyn, Diary, 12 Aprile 1656, e Boyle, Works, VI, pp. 76-7 (lettera di Hartlib del novembre 1647).

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al controllo politico della posta18. John Greaves si era servito dell’amicizia di Selden e

delle sue buone procure nel tentativo di mantenere la cattedra saviliana di astronomia; nonostante l’opposizione del Lord Protector nei confronti di Seth Ward e Christopher Wren, persone come John Wilkins erano disposte a patrocinare le candidature di realisti convinti a posti di prestigio all’interno del mondo accademico. Certamente, con la primavera del 1660, futuri membri fondatori della Royal Society come Paul Neile o Robert Moray, che avevano appoggiato la Restaurazione monarchica, vennero a godere di maggiore autorità e libertà di movimento, acquisendo rapidamente a posizioni di prestigio nell’amministrazione e nel favore del nuovo sovrano. Ma anche numerosi tra gli intellettuali più apertamente compromessi con il governo rivoluzionario, nonostante la rimozione da alcuni dei loro incarichi, riuscirono ugualmente a mantenere viva la loro attività e partecipazione al lavoro della comunità sperimentale.

Tra i primi problemi all’ordine del giorno figurava certamente quello di dare una conformazione stabile alle periodiche assemblee che si erano inizialmente riunite attorno al Gresham College e alle lezioni dei suoi professori. Con i tumulti e l’instabilità legata al destino del Commonwealth a seguito della morte del Protettore, anche questo tipo di attività era stato spostato a causa dell’acquartieramento di truppe nei locali di Gresham (di importanza strategica non secondaria, data la sua vicinanza a Bishopsgate e alla tuttora centralissima Liverpool Street). Dall’invito che Theodore Haak aveva spedito all’amico John Pell nel Novembre del 1658, all’indomani del richiamo di quest’ultimo dal suo incarico di ambasciatore inglese presso i Cantoni Svizzeri, veniamo a sapere che almeno una delle nuove sedi provvisorie doveva trovarsi nella vicina zona Moorfields, dove al tempo risiedeva lo stesso Hartlib19:

«There is this day a meeting in the moorefields of some mathematicall friends (as you know the costam hath beene) there will be Mr. Rook and Mr. Wren my Lord Brunkerd Sir Pauel Neile Dr. Goddard Dr. Scarburow etc. I had notice last night of

18 Nonostante l’uso di amici e corrieri fidati, la menzione di apertura e controllo delle lettere è un

refrain piuttosto costante nella corrispondenza tra gli eruditi nel periodo rivoluzionario. L’elegante latino con cui Francis Young avvisa il nipote omonimo della violazione delle sue missive (“deinde geminae aliae hesterno die simul ad me perlatae, datae ipsis Kalendis et XXII Aprilis; prius tamen resignatae inspectaeque fuerant ad eos, quibus id negotii dedere Comitiva gentis Anglicanae. Frustra itaque in iis cavebatur ut, quicquid illud erat, clam haberem”) è solo una delle numerose testimonianze in merito. Cfr. The Correspondance of Franciscus Junius F.F., Leyden, 2004, lettera del 19 Aprile 1650, p. 774

19 Nel piego di numerose lettere inviate ad Hartlib in quegli anni è rinvenibile la dicitura “at his

house in the moorefields”. Cfr. ad es., BL, MS Add. 4279, ch. 49, incluso nella prima serie dei Pell Papers, poi passati nelle mani di Thomas Birch. Se questo non basta certamente a farmi asserire che le riunioni del club londinese di filosofia sperimentale si fossero trasferite a casa sua, la coincidenza è perlomeno meritevole di segnalazione.

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your being in town from some of the gentellmen now named and of there desire to injoy your company, there will bee no such number as you usually have seen at such meetings 12 is the number invited»20.

Ma con la Restaurazione della monarchia ed il ritorno di Carlo II, la dignità pubblica acquisita dalla scienza nel corso del periodo rivoluzionario necessitava di essere tutelata e riaffermata.

Per fare questo, era necessaria la costituzione di presupposti che consentissero l’adozione di un metodo e regole condivise nella ricerca sperimentale ed una sintesi tra la pleiade delle posizioni dei suoi cultori. Tra tali condizioni preliminari, la necessità del patrocinio di un’autorità superiore e l’acquisizione di una sede stabile che emancipasse il dibattito scientifico dalla sua dimensione ristretta e dall’apparenza di una conventhicle. In contemporanea all’inizio della sua polemica a distanza con Hobbes in merito alla produzione del dato sperimentale come dato di fatto, Boyle aveva fatto sua l’istanza della ricerca di un public agreement su un metodo condiviso in grado di mettere insieme le parti che avevano promosso lo studio della filosofia naturale e contribuito a catalizzare l’interesse scientifico degli eruditi. Per fare questo aveva aperto le porte del laboratorio e la dignità di inquisitori di fenomeni (N.B., non di filosofi naturali) anche agli alchimisti e ai cultori di discipline ermetiche, ammesso che la loro ricerca permettesse di produrre nuovi dati di fatto. Nella sua ricerca di un linguaggio in grado di mettere l’attività sperimentale al riparo dalle accuse di faziosità, Boyle è disposto per bocca di Carneade ad accettare gli esperimenti di aristotelici ed alchimisti se privati delle loro volontà teoretiche quando dice

Your hermetic philosophers present us, together with divers substantial and noble experiments, theories, which […] make a great shew, but are neither solid nor useful; or [..] if they have some appearance of being rational, are blemished with some absurdity or other that, when they alternatively considered, make them appear ridiculous21

.

Era andato addirittura oltre sostenendo in linea di principio che le teorie false, se suffragate da esperimenti veri e comprovati nei risultati, non dovevano esser considerate tali in senso assoluto, ma si poteva servirsi con profitto degli esperimenti mantenendo la libertà di dubitare del valore delle ipotesi che erano chiamati a

20 L’unica biografia di Haak in cui mi sono imbattuto è il datato lavoro di P.R. Barnett, Theodore

Haak, FRS (1605-90), London, Mouton&Co,1962. L’importanza dell’invito di Haak mi era

inizialmente sfuggita; il testo proviene quindi da L. Jardine, On a Grander Scale. The outstanding

Life of Sir Christopher Wren, London/N.York, HarperCollins, 2002, p.175.

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sostenere22. Sarà solamente intorno al 1665 che, con l’avvento di altre minacce legate

agli eventi del periodo, che il chymista scepticus irrigidirà leggermente il suo eclettismo programmatico per assumere in modo più netto le spoglie del “virtuoso cristiano”, accettando implicitamente non solo il titolo, ma anche il ruolo di guida, riformatore e operatore di quella transizione che porta al cambiamento, allo svilimento e alla scomparsa del Virtuoso.

3. Una nuova utopia per una nuova identità: la New Atlantis Continued

I primi anni della Restaurazione si aprono così per la comunità sperimentale inglese con una fase di costruzione (e manipolazione) della propria identità collettiva. Identità che doveva trovare la sua base nella formulazione e la messa a punto di una serie di convenzioni che permettessero di generare dati di fatto e indirizzare la ricerca verso un suo disciplinamento. Tra questi, la diffusione di un sistema di procedura permetteva di uniformare in un certo qual modo le ricerche condotte e di comunicare i dati ottenuti ad un pubblico più ampio possibile di eruditi. Condizione fondamentale per conseguire tale risultato era il creare (come aveva fatto Harrington con il Rota) uno spazio sociale dove esporre queste pratiche. Se per quel che riguarda i suoi resoconti Boyle si affidò a diversi tipi di espedienti e tecnologie23, il problema

non verte solamente sulla costituzione di pratiche discorsive e letterarie di comunicazione. Il problema della struttura che dette origine alla costituzione di uno dei luoghi fondamentali nella seconda fase della Rivoluzione scientifica, sebbene affrontato molto spesso dagli storici, si presenta quindi in un certo qual modo come una conseguenza, e merita di essere rimesso in discussione alla luce di una serie di considerazioni.

Per incoraggiare un atto di fondazione pubblica per una simile istituzione venne intrapresa una “campagna d’opinione” in grado di offrire una base ideologica alle rivendicazioni dei propugnatori della futura Royal Society di costituirsi quale “ente pubblico” mantenendo le proprie origini e allo stesso tempo “rinnegando” connessioni troppo vicine al Protettorato. Per fare questo vennero mobilitati i mezzi più disparati; la stampa rivestì certamente un ruolo determinante.

22 Cfr. il brano del Proemyal Essay di Boyle, cit. in Shapin / Shaffer, Leviathan and Air Pump,

p.71, di cui le mie parole costituiscono una parafrasi. Lavoro interessante in merito anche quello di A. Clericuzio, “Carneades and the Chemists: a study of The Sceptical Chymist and its impact on seventeenth-century chemistry”, in (a cura di) M. Hunter, Robert Boyle reconsidered, pp.79-89.

23 Cfr. specialmente il brillante lavoro di Steven Shapin, Leviathan and the Air Pump, (Princeton,

1985), tradotto anche in tempi rapidi da Nuova Italia (Firenze,1991), ma purtroppo pressoché introvabile sul mercato librario.

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Uno dei primi generi ad essere investito da questa campagna di opinione è proprio il filone utopistico, tradizionalmente considerato appannaggio della tradizione “puritana”.

Il re era tornato in Inghilterra da meno di tre mesi, quando apparve un curioso libro intitolato New Atlantis. Begun by the Lord Verulam and Continued24. Si tratta di un testo ambizioso, che si propone quale continuazione dell’incompiuto baconiano, in cui mossi dal obbligo di gratitudine, i viaggiatori si sentono in dovere di descrivere la bensalemiana House of Solomon. Già il motto inserito nel frontespizio (Numquam Libertas gratior extas Quam sub Rege pio) e la dedicatoria a Carlo II, mirano ad attirare l’attenzione del dedicatario sul suo dovere di monarca realmente cristiano di patrocinare il sapere tramite il modello utopistico idealizzato mezzo secolo prima da Bacone. La dedicatoria, resuscitando i temi della regalità costituitisi attorno alla corona inglese sin dai tempi di Elisabetta25, esorta chiaramente il sovrano a really become our Solomona, our Glorious Justinian and Glorious Restaurator of our almost-lost Laws and Liberties26. Per ottenere questo e compiere il suo dovere di monarca illuminato, la

prefazione offre una retrospettiva a carattere storico sulla sovranità ed i suoi compiti, traendo da questi una lista dei mali e delle persone che finiscono per minare alla radice il potere monarchico che molto ha in comune con il primo libro del Behemoth hobbesiano27. Ma la cura proposta da Rivers alla malizia e alla volontà di vendetta dei

24 Il titolo esteso del trattato, nella copia conservata presso la British Library (E. 17. m) recita: New

Atlantis. Begun by the Lord Verulam Viscount of St. Albans. And Continued by R. H. Esquire, wherein is set a Platform of Monarchical Government. With a Pleasant intermixture of divers rare Inventions, and wholsom Customs, fit to be introduced into all KINGDOMS, STATES, and COMMONWEALTHS, London, John Crooke, 1660. La copia da me visionata venne acquisita nel

1867. D’ora in poi cit. come Rivers, New Atlantis Continued.

25 Cfr. New Atlantis Continued, cit., a3-a4: “Since the Sunset of that Glorious Martyr your Father

of ever blessed memory, and Astrea’s flight with him to heaven, here hath been such an Inter-regnum of tyranny and oppression, that all laws, both divine and humane have lain dead, at least fast asleep amidst these Alarms”. Per il significato allegorico legato all’immagine di Astrea cfr. F. A. Yates, Astrea, (Torino,1975) ed idem, Cabala ed occultismo nell’Inghilterra elisabettiana, (Torino, 1982).

26 Ibidem, ch. a6 27

Cfr. New Atlantis Continued, cit., Preface, spec. b4 e ss. gg. , La pagina in cui Rivers elenca i soggetti nocivi alla monarchia, offrendo anche consigli sui possibili rimedi a queste piaghe della società civile ha a mio avviso più di qualcosa in comune con l’elenco stipulato da Hobbes nel primo libro del Behemoth. Per una comparazione testuale, rimando alla brillante edizione italiana del testo curata da O. Nicastro, (Torino, Einaudi, 1976), p. e alla sua introduzione a questo testo, edito per la prima volta nel 1676. Il linguaggio utilizzato in questa sede risente chiaramente anche del dibattito politico maturato nel corso dei decenni precedenti, appropriandosi e rielaborando tematiche utilizzate negli anni precedenti. Nel suo elogio della monarchia britannica, l’A. sottolinea infatti il suo essere un governo misto, le cui componenti (la Camera Alta per l’Aristocrazia, la Camera Bassa per la Democrazia, la figura regale per la Monarchia) rappresentano il sinolo dei pregi di tutte le possibili forme di dominio. La confutazione della validità delle argomentazioni sostenute a favore dei Commonwealth risente chiaramente del dibattito tenutosi nell’anno precedente tra Harrington e Matthew Wren. Sulla discussione attorno all’esempio di Sparta ed il suo uso nella propaganda dei commonwealth-men cfr. A. Strumia,

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Passionate men - da lui ascritti tra i principali sovvertitori del regno- anziché ribadire le radici del potere monarchico secondo l’ortodossia hobbesiana, è funzionale ad una restaurazione inserita nella cornice del baconianesimo e della ripresa del disegno della Nuova Atlantide. La scelta del Verulamio di dare alla sua Bensalem un governo monarchico infatti permette a Rivers di riproporre il sogno di Bacone in una forma più vicina alla sensibilità della monarchia Stuart appena tornata in auge, “depuritanizzando” la New Atlantis e mettendola al servizio di una retorica che ascrive ai compiti del sovrano il compito di dare such laws in learnig and naturall Philosophy, and such Essaies of policy, that succeeding ages will easily submit to this overruling Empire28. Il sapere e la filosofia naturale vengono così ascritte nell’agenda politica del

legislatore, segnando un significativo spostamento di campo dell’elemento baconiano, rendendolo un modello politico funzionale piuttosto che un sogno millenaristico riproposto da Plattes e dagli altri autori legati ad Hartlib29. Con felice invenzione retorica, l’A. nella prefazione ci ricorda che questo modello non è tarato solamente sul meridiano di Bensalem, ma che such golden things in this Iron age we may rather wish then hope to see wholly effected30. Ecco perché quindi, Rivers giudica opportuno “aggiungere un ulteriore cubito a questo modello di perfezione, che quel principesco architetto [Bacone] lasciò incompiuto, e avrebbe ulteriormente perfezionato”, proponendo un’alternativa concreta in grado di superare la dimensione utopica. Per fare questo inserisce quindi alcuni degli elementi della legislazione attuati a Bensalem e passa in rassegna gli usi che hanno portano a perfezione la House of Salomon. Tra le normative poste in vigore infatti da lungo tempo è stata emanata nelle tre principali città dell’isola l’ordinanza di tenere una “constant Lecture […] for the better advance of Navigation and encrease of expert Pilots (p.52)”: il modello dichiarato è quello del

L'immaginazione Repubblicana. Sparta e Israele nel dibattito politico-filosofico dell'età di Cromwell, Firenze, Le Lettere, 1991.

28 La frase è in New Atlantis Continued, cit., Preface, b6. Sul significato acquisito dalla New

Atlantis di Bacone per i “puritani” (intendo con puritanesimo un sentimento religioso che

abbraccia numerosi segmenti del frammentato spaccato confessionale della Riforma inglese) cfr. C. Hill, Le origini intellettuali della Rivoluzione inglese, Bologna, Il Mulino, 1976, spec. Cap. III e C. Webster, La Grande Instaurazione, Milano, 1980.

29 Sul contributo del circolo legato ad Hartlib al filone dell’utopismo cfr. C. Webster, La Grande

Instaurazione, cit. La proposta di un modello alternativo a quello proposto da Rivers,

cronologicamente anteriore, potrebbe essere rappresentata proprio dal Caveat for Alchymists di Gabriel Plattes ( Nonostante di elaborazione precedente, venne pubblicato per la prima volta nella raccolta di Chymical, Medicinal and Chyrurgical addresses made to Samuel Hartlib, Esquire, London, 1655). Steven Shapin ha giustamente sottolineato come il tentativo di provare la trasmutazione dei metalli vili in oro di fronte al Parlamento avvenga in concomitanza con l’appello di Boyle ad una più aperta comunicazione tra “scettici, alchimisti e filosofi cristiani”. Tra i precedenti inquadrabili in questa tradizione Shapin presenta anche il dialogo sulla Verité des

sciences (1625) di padre Mersenne, ma si tratta di un testo che non ho avuto modo di consultare.

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Gresham College di Londra ai fini di migliorare le conoscenze di geometria ed astronomia pratica dei marinai e navigatori inglesi. Anche la medicina è entrata nel novero delle attenzioni dei legislatori di questa seconda Bensalem, onde evitare che la pratica di questa arte finisca vittima di few unskilled Empiricks (p.53) non in grado di diagnosticare accuratamente i mali dei loro pazienti. Ecco perché ogni città ha dei medici di quartiere, demandati alla cura dei propri malati. Terminata la descrizione delle singole misure, Verdugo può permettersi di spiegare il loro spirito animatore in questi termini: We study the publick good so much, that whereas we reward those that discover, so he is in some measure punished that conceal and hides a benefit which may pleasure his country31. Sulla base di questo precetto morale Bensalem è stata in grado di raggiungere il suo splendore; regolamentando il sistema educativo (che permette di fregiarsi di un’ottima tradizione giuridica, sorretta da scuole di diritto di eccellenza) e con il disciplinamento della pratica scientifica all’interno di un’associazione, la casa di Salomone, efficiente come un orologio. La seconda parte del testo diviene così una narrazione piena di contenuti allegorici, in cui il cerimoniale elaborato del trionfo della scienza si incrocia con dinamiche e performance di corte32. L’arrivo

dell’inventore nella casa di Salomone sembra quello di un generale dell’antica Roma cui è stato concesso il trionfo; come un cavaliere al momento della sua investitura, il candidato da annoverare tra gli Ingenious Men riceve una spada, che simboleggia qui il suo diritto di proprietà sulle scoperte da lui compiute come la facoltà di difenderle. La simbologia della proprietà intellettuale si arricchisce degli elementi del guanto e dell’alloro, oltre che della cornice delle magistrature cittadine, a significare l’importanza della scienza per il potere civile ed il loro ruolo di garanti against all counterfeit pretenders or gainsayng opposers. Il complesso, elaborato e pomposo cerimoniale è funzionale alla

commendation of Learning in general, […] extolling the admirable ingenuity thereof for the perpetual advance of Learning, with a full exemplification of the good and benefit that did indubitably accrue not to themselves only but to all posterity33”.

Proponendosi quale interprete e depositario dell’ultimo Aviso del Verulamio, l’epigono arricchisce notevolmente l’immagine di quella struttura perfetta che è la

31

Ibidem, p. 53, ripetuta per paginazione sbagliata.

32 Ibidem, p. 56. A fare da intermezzo alla cerimonia di intronizzazione di Verdugo tra i grandi

della Nazione e nella Galleria degli spiriti ingegnosi, si assiste ad un interludio pastorale che ricorda motlo da vicino la tradizione delle rappresentazioni di corte dei Masques scritti dai poeti di corte ideati da Ben Jonson e realizzati nelle scenografie da Inigo Jones.

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casa di Salomone. La narrazione baconiana si era interrotta poco dopo che l’ebreo Joabin aveva accennato ai viaggiatori che questo ideale tempio nazionale alla scienza possedeva fornaci, osservatori e giardini, opifici e botteghe di diversi artigiani meccanici; questo l’ideale quartier generale di quei tre mistery men demandati a collezionare esperienze legate a tutte le professioni meccaniche34. Questo quel che aveva consentito ai Bensalemiani di

«have also divers mechanical arts, which you have not; and stuffs made by them, as papers, linen, silks, tissues, dainty works of feathers of wonderful lustre, excellent dyes, and many others, and shops likewise as well for such as are not brought into vulgar use among us, as for those that are. For you must know, that of the things before recited, many of them are grown into use throughout the kingdom, but yet, if they did flow from our invention, we have of them also for patterns and principals»35

.

Se vogliamo, l’ebreo Joabin nell’originale era stato alquanto vago nella descrizione dei compiti del personale impiegato e addetto alla gestione di Solomon House. Tutto quello che Bacone aveva lasciato detto in merito si riduce volendo a queste poche frasi, dedicate ad una descrizione della divisione dei ruoli del personale addetto alquanto sommaria, che si mantiene vaga sulle competenze necessarie per ogni singolo profilo professionale:

«We have three that collect the experiments which are in all books. These we call depredators.

We have three that collect the experiments of all mechanical arts, and also of liberal sciences, and also of practices which are not brought into arts. These we call mystery-men. We have three that try new experiments, such as themselves think good. These we call pioneers or miners. We have three that draw the experiments of the former four into titles and tables, to give the better light for the drawing of observations and axioms out of them. These we call compilers. We have three that bend themselves, looking into the experiments of their fellows, and cast about how to draw out of them things of use and practice for man's life and knowledge, as well for works as for plain demonstration of causes, means of natural divinations, and the easy and clear discovery of the virtues and parts of bodies. These we call dowry-men or benefactors. […]we have three that take

care out of them to direct new experiments, of a higher light, more penetrating into nature than the former. These we call lamps. We have three others that do execute the experiments so directed, and report them. These we call inoculators. Lastly, we have three that raise the former discoveries by experiments into greater observations, axioms, and aphorisms. These we call interpreters of nature»36

.

In questo succinto elenco di cariche e mansioni si aveva solo una vaga cognizione delle ricerche effettivamente praticate all’interno della struttura e dai suoi occupanti. Si tratta di un vuoto –verrebbe quasi da dire consapevole- che l’epigono si accinge a completare secondo una sensibilità in linea con la necessità dei tempi mutati. Mentre

34 Cfr. Bacon, New Atlantis, in (a cura di) J. Spedding e R. Ellis, The Works of Francis Bacon,

London, 1857-59, 15 voll., III, p.159-64

35

Ibidem, p. 162

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l’originaria Solomon House -almeno nell’incompiuto testo del Verulamio- era rimasta chiusa ai suoi visitatori, mantenendo la ristrettezza di un grande laboratorio alchemico privato, lo spazio della “continued” si presenta immediatamente come pubblico in un senso più ampio. Non si tratta tanto e solamente di una struttura al servizio dello stato e sottoposta al dirigismo monarchico, quanto di un luogo aperto alla testimonianza delle mirabilia prodotte dalla “scienza illuminata” da parte di spettatori che restano comunque selezionati e competenti. Mentre l’attenzione alle funzionalità demandate alle singole strutture non approfondisce di molto la descrizione di Bacone, Rivers piuttosto che profondersi nella stesura di un approfondito regolamento statutario o una normativa interna alle strutture, si preoccupa di codificare e proporre norme inerenti la cooptazione di membri giudicati meritevoli nel corpo dell’associazione scientifica, dell’adozione di misure quali la costituzione di un registro dei membri e delle scoperte maturate, e la dotazione di quelle strutture che il Cancelliere aveva solamente adombrato nell’incompiuto della New Atlantis. L’ampliamento della schiera dei professionisti impiegati nella “nuova” Solomon’s House; va molto oltre i novices and apprentices, that the succession of the former employed men do not fail; besides a great number of servants and attendants, men and women di cui era dotata l’originale. Da una parte infatti la rinuncia a manodopera schiavile, a favore di una professionalizzazione degli addetti (di nomina del consiglio della struttura, sulla base di merito e specifiche competenze) ma anche una decisa “mascolinizzazione” del personale, che non prevede donne al suo interno37

.

Lo stesso carattere religioso che l’attività scientifica aveva nell’originale baconiano, dove certain hymns and services, which we say daily, of laud and thanks to God for His marvellous works scandivano i ritmi del lavoro e rivestivano di un alone sacrale la ricerca, quasi forms of prayers, imploring His aid and blessing for the illumination of our labors; and turning them into good and holy uses, viene messa da parte probabilmente in nome di una prudenza che i recenti sconvolgimenti politici inglesi imponevano. Se un tono sacrale viene mantenuto ancora all’interno delle mura di Solomon House, questo avviene nel momento della cooptazione di un nuovo membro all’interno di questa select academy of

37

L’episodio della visita di Margareth Cavendish alla Royal Society, ed il generale “scandalo” che la sua richiesta di partecipare ad una seduta per assistere agli esperimenti ivi condotti, sono sintomatici di come la causa dell’avanzamento del sapere fosse percepita come un compito per soli (gentil)uomini. La famosa pagina del diario di Samuel Pepys che ricorda l’evento si sofferma infatti a lungo sulla scelta come frutto di «much debate PRO and CON, it seems many being against it e sul timore che the town will be full of ballads of it». Cfr. Pepys, Diary, 30/5/1667.

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Wits38. Ma si tratta di una sacralità ben diversa. Il testo di Rivers contiene una lunga descrizione dell’elaborato cerimoniale che sanziona l’ingresso di Verdugo tra i membri. La solennità dell’evento riveste grande spazio nell’economia del saggio, che descrive la cerimonia di cooptazione con estrema dovizia di particolari. L’arrivo pressoché trionfale del candidato presenta il fasto dell’accoglienza tributata ai grandi dignitari, oltre che un registro comunicativo basato su allegorie che ricordano molto l’apparato cerimoniale di un evento di corte:

«The praefixed day being come, conducted by him we all […] took our stands near the Gate of St.

Mark […] where all the nobles, magistrates and chief citizens splendidly equipped met Verdugo on Horseback, and welcomed him at his entry. […] Here appeared forty proper men on Horseback, all clad in crimson satten loose couts. Immediately after them and before Verdugos chariot, a stately pageant no less glorious then the other, was drawn with sower black horses a breast, richly trapped and plumed, wherein on an imperial throne, a fair youth, personating Minerva the Goddess /p.57/ of Invention was seated, holding forth in her right hand a rowle of Paper, fired at both ends, as who would say, lighting Verdugo to his crown of glory. This emblem (as he told me) is ever varied according to the present invention39. Verdugo followed, mounted on a triumphal Chariot of gilt Cedar, drawn by fower milke white Jennets a breast, and those trapped with scarlet silver and silver-embroidered velvet. […]»

La stessa simbologia allegorica trionfale viene mantenuta su un alto profilo, ricordando per certi suoi aspetti l’elaborato rituale di un ordine cavalleresco, piuttosto che l’assise di una accademia di eruditi40

.

«On his head he wore a light Gold Laurel enameld with green: through which his auburn locks, both long and curling, did burnish and shine like so many sunbeams. By his side he wore a silver hilted sword, tyed in a fair crimson taffeta embroidered scarf: which weapon (as Joabin told me) was only permitted to these triumphant inventours to wear ever after in the city, to maintain and vindicate themselves as the sole authors of that their invention against all counterfeit pretenders or gainsaying opposers»41

.

38 Cfr. New Atlantis continued, cit., p.43. Dopo una sommaria presentazione del sistema educativo

in vigore a Bensalem, l’A. sottolinea l’unicità di questa Eminent Academy of selected Wits quale prerogativa della capitale (descritta come «Imperial city»). Il suo rango superiore e la sua eccellenza si desumono dal fatto che è unica nel suo genere nel Regno, mentre in «each of the provinciall Cities (which have Universities) [they have] Free Schools for the attaining of Languages, Singing, Dancing, Fencing, Riding and writing» […]. In questa affermazione si può individuare anche una presa di distanza da un altro illustre modello antesignano di una riforma pubblica del sistema educativo. Si tratta delle Constitutions of Musaeum Minarvae di Sir Francis Kynaston (London, Thomas Spencer, 1636).

39

Sulla valenza simbolica degli emblemi ed il loro impiego nel sistema di patrocinio e “propaganda” dell’attività scientifica, cfr. M. Biagioli, Galileo Courtier (Chicago, London, 1993), specialmente pp. 121-6.

40 Altra suggestione meritevole di indagine è legata ai parallelismi con l’ordine della Giarrettiera, i

cui registri erano stati posti in salvo da Matthew Wren Sr. (che tra le sue numerose prebende aveva annoverato anche quella di diacono di Westminster e di custode dei libri stessi) e solennemente restituiti l’11 Agosto 1660, un mese prima della pubblicazione della New Atlantis continued. Sul ritorno dei registri dell’ordine della Giarrettiera cfr. L. Jardine, On a Grander Scale, cit., p. 44.

41

In queste ultime parole potrebbe essere individuata una delle prime espressioni abbastanza consapevoli del concetto di proprietà intellettuale e del diritto dell’inventore alla sua difesa. Il

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La cerimonia non celebra solamente l’ammissione di un nuovo membro, ma costituisce un’occasione pubblica ed un viatico fondamentale nell’affermazione del valore della scoperta scientifica quale risorsa a disposizione del bene comune. Ecco quindi che la sontuosità di costumi, delle scenografie e del cerimoniale divengono funzionali alla partecipazione di tutta la cittadinanza, che rende onore al novello accademico con fervore ed entusiasmo paragonabili all’incoronazione di un sovrano

To his end he wore a bright ga[u]ntlet also on his right hand instead of his glove: the other being carried by one on horseback immediately before him. Close behind his Chariot attended the Nobles, Magistrates, Gentry and Citizens, two and two; the chief on horseback, the rest on foot: the streets /p.62/and windows (which were richly carpeted) being thronged with orderly and silent spectators. Whilst they all advanced thus towards the great Hall, this first part of the show being past the Jew hastily conducted us a back Way to the Palace, that we might be there seated before the rest came, to prevent the presse of People that flocked thither as it were to some coronation.

Così, al suono di trombe squillanti Verdugo si appresta ad essere accolto dalla Fraternity of the House, mentre la cerimonia prosegue all’interno dell’accademia con un discorso basato sulla

«Commendation of Learning in general, with a particular encomium of that his late invention, extolling the admirable ingenuity thereof for the perpetual advance of Learning, with a full exemplification of the good and benefit that did indubitably accrue not to themselves only but to all posterity, and concluding with great thankes to the inventour of that noble Art, and praises to God the enleightener of our understandings, and sole author and giver of all good things».

Sebbene solamente menzionati, i contenuti del discorso di ammissione di Verdugo nell’aristocrazia degli inventori e delle ingenious people presentano una singolare corrispondenza con quelli espressi nei testi redatti dai successivi apologeti della Royal Society (Sprat e Glanvill su tutti) e dell’importanza ed utilità della conoscenza scientifica. In un momento di consolidamento della scienza sperimentale come disciplina e di istituzionalizzazione delle sue strutture era necessario che questa

problema della paternità di una scoperta, e la sua tutela rappresentarono in quel periodo un

problema di difficile soluzione, che dava adito a lunghe dispute. Il conferimento della facoltà di tutela di una scoperta, e la concessione di un diritto autonomo di difesa che trascende i mezzi tradizionali quali una patente regia, assurgono così ad una delle prerogative della nuova istituzione. La stessa Royal Society nel corso dei suoi primi decenni di vita saprà assicurarsi il ruolo di auditore ed arbitro in questa tipologia di contese. Ancora una volta il parallelismo tra il modello utopistico in cornice baconiana presentato in questo testo e l’imminente costituzione di una accademia scientifica permanente presentano alcune significative rispondenze. Sul concetto di proprietà intellettuale si vedano le interessanti pagine di A. Johns, The nature of the Book, Chicago, 1998, spec. pp. 242-6.

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venisse tutelata da una serie di accuse che non tarderanno ad essere formulate negli anni successivi. La percezione della necessità di questa tutela è avvertibile anche nell’attenzione che queste pagine pongono al problema della compatibilità tra fede e pratica scientifica, onde stornare qualsiasi sospetto di ateismo. Nella Solomon’s House mostrataci da Rivers si percepisce chiaramente un clima diverso dal fervore religioso che scandisce l’opera di compilers, pioneeers e del personale tutto dell’incompiuto baconiano. Tuttavia, nella formula con cui la nomina di Verdugo viene ratificata, il ruolo della divinità quale dispensatrice dell’illuminazione che permette la conoscenza viene comunque mantenuto:

«God blesse thee, my Son, and enlighten thy great understanding more and more, for the benefit of mankind and this our Island of Bensalem. We admit you as Fellow, Brother and Companion of this our Societie».42

In questa formula si può individuare in un certo qual modo una posizione di compromesso tra la volontà di indagare liberamente i fenomeni naturali ed una concezione della divinità come entità di cui non vengano messe in dubbio l’esistenza né tantomeno la provvidenza. Compromesso necessario specialmente in un’Inghilterra alla ricerca di una pacificazione religiosa dopo i tumulti rivoluzionari e in cui la comunità sperimentale voleva rifiutare un’identificazione con il materialismo hobbesiano, come il veder diffondersi di simili posizioni tra i numerosi cultori interessati alla scienza, di cui molti verranno poi inseriti nella lista dei 98 Fellows originari della Royal Society. Il fine di un testo come la Continuation della New Atlantis è dichiaratamente quello di convincere, piuttosto che informare. Si tratta soprattutto di convincere della necessità di un atto di patrocinio superiore che conferisca dignità e veste ufficiale agli sforzi di una comunità dedita al public good ed al benefit of mankind; della necessità di fondare un ente frutto di un progetto inizialmente ventilato come utopia, non luogo, che deve essere superato e concretizzato in qualcosa di permanente.

42 Cfr. New Atlantis Continued , cit., p.63. La descrizione della cerimonia che si svolge all’interno

dell’Accedemia non è meno particolareggiata di quella all’esterno della casa di Salomone: «This Gratulatory Eulogium being finished, the Father of Solomons House took off his green upper mantle, and invested him with Minervas long Robe, which was a stole down to the ground,[…] Over it was speradded a crown of divers raies, in each of which in fine ingravery the names of all the most ingenious Authors and Inventors since our first Atabins time (who was the first King of this Island) were curiously inserted. This done the Father laying his right hand bare upon his head blessed him (as he was presented to him on his knees by Minerva)».

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4. La formazione di un’istituzione scientifica permanente

In contemporanea all’uscita del libro di Rivers ha inizio infatti la fase che porta al conferimento della prima patente reale (novembre 1660) e alla richiesta dello stesso Carlo II “to be entered one of the Society”. A dare ascolto ad Aubrey questo è il momento in cui il gruppo dei cultori della scienza esce dalla sua dimensione “informale” di riunioni private avvenute negli alloggi dei professori del Gresham e di incontri nelle taverne di Cheapside.

Nonostante l’episodio della petizione formale presentata da John Wilkins al sovrano in visita alla terza università del regno nell’ottobre 1660, la premeditazione di questo atto e la sua formalizzazione avvengono ancora in un ambiente “confidenziale” come quello di una casa: the first beginning of the Royal Society (where they putt discourse in paper and brought it to use) was in the chamber of Sir William Ball, Esqr., eldest son of Sir Peter Ball of Devon, in the Middle Temple. Nonostante l’importanza delle riunioni al Gresham College e degli incontri nelle taverne di Cheapside, ambienti inadatti all’attività sperimentale divenuti ulteriormente inadeguati con il mutato clima politico43, il problema della nascita della Royal Society va probabilmente collocato in un’altra prospettiva. Nonostante sia d’accordo con Michael Hunter che l’importanza della patente non vada esagerata44, questa rappresenta un passo fondamentale in quel

processo di costruzione dell’identità collettiva di una comunità variegata. Il riconoscimento regio rappresentava un incomparabile mezzo di affrancamento dalla condizione di “moltitudine” e il conseguimento di uno status paragonabile (sebbene si tratti di un anacronismo e di una voluta aberrazione comparativa) a quello di

43

Cfr. The Life and Times of John Aubrey, p. LIII, da cui proviene anche la citazione precedente. Nelle sue memorie Aubrey ricorda come “They mett, at the Bull-head Taverne in Cheapside, till it grew too big for a Clubb”. Credo che la parte finale di questa sentenza possa essere interpretata anche in un senso più ampio. Dalla definizione riportata precedentemente (vd. supra, p. 1) , la struttura di un club mostrava somiglianze troppo marcate con le conventichles ed i gruppi di discussione ed opposizione politica del Protettorato per un gruppo intenzionato ad ottenere un riconoscimento ufficiale. Restare un Club voleva dire nel linguaggio del tempo autoconfinarsi in qualche modo nel ruolo di assemblea periferica ed ufficiosa. Questo forse era stato il limite di Harrington e dell’esperienza del suo Rota. Nell’analisi dei passi compiuti dai “filosofi sperimentali” si può rinvenire quella volontà di stipulare una forma di contratto basata sul consenso o per dirla con le parole dell’Hobbes del XVII cap. del Leviathan, quella di conformarsi per mezzo della pluralità delle voci, ad una volontà sola; ciò è come dire designare un uomo o un’assemblea a sostenere la parte della loro persona, e ognuno accettare o riconoscere se stesso come autore di tutto ciò che colui che sostiene la parte della loro persona, farà o di cui egli sarà causa, […] e sottomettere in ciò ogni volontà alla volontà di lui, ed ogni loro giudizio al giudizio di lui. Questo è più del consenso o della concordia; è un’unità reale di tutti loro in una sola e medesima persona fatta con il patto di ogni uomo con ogni altro.

44 Questa convinzione è rinvenibile in tutta la corposa produzione dell’insigne storico della

scienza, autore di importanti testi di riferimento quali Science and Society in Restoration England (London,1980), Establishing the New Science: the Experience of the Early Royal Society (Woodbridge,1989) e The Royal Society and its Fellows 1660-1700. The morphology of an early

(20)

un’organizzazione non governativa internazionalmente riconosciuta. Nella celebrata incisione di Venceslaus Hollar apposta in calce alla prima edizione della History of the Royal Society di Thomas Sprat (1667), è significativo notare come lo stemma araldico dell’associazione –unico superstite di quelle successive45- campeggi in alto sopra il

busto di Carlo II, mentre la mano di Lord Brouncker alla sua destra indica chiaramente le parole “CAROLVS II SOCIETATIS REGALIS AVTHOUR ET PATRONVS”. Nel messaggio si possono nitidamente scorgere le intenzioni della comunità di porsi non solamente sotto gli auspici della corona in fatto di sovvenzioni (che del resto non arriveranno), quanto della sua stessa autorità. Nel metalinguaggio di questa incisione concepita da John Evelyn è abbastanza evidente notare in nuce il messaggio che suggeriva come il mettere in discussione la società che si era posta sotto gli auspici di tale patrono venisse ad equivalere in qualche modo ad un crimine di lesa maestà. Se l’autorità del patrono (inserita nella stessa ragione sociale) poteva fornire una garanzia sufficiente sull’affidabilità dei dati e delle scoperte che venivano prodotte dai membri partecipanti, la regolamentazione e la codifica da parte della comunità di un sistema procedurale in grado di creare un pubblico accordo sul valore del dato di fatto e sulla conferma dei risultati ottenuti nel corso degli esperimenti condotti rappresentò un altro compito di fondamentale entità nella affermazione del noecostituito organismo. Il conferimento di una sede fissa ed un luogo fisico ad uno spazio sociale comunque preesistente non implicavano automaticamente l’uniformità della sua percezione né tantomeno la certezza di una cooperazione fruttuosa tra le componenti che lo popolavano. La scelta del Gresham College come sede dei meeting della Royal Society non fu infatti così scontata come le memorie posteriori di alcuni membri hanno lasciato pensare. Il problema della ricerca e della scelta di una sede in grado di ospitare un numero ampio di persone e la loro attività è sempre alla base della costituzione e della sopravvivenza di un’associazione. Oltre ad un problema di visibilità e di credibilità, quello di trovare tale collocazione aveva rappresentato a lungo l’oggetto delle riflessioni di personaggi come John Wilkins in relazione a progetti di club scientifici formulati nel corso dell’Interregno. Durante le riunioni tenutesi alla vigilia della concessione della patente varie erano le proposte finite sotto esame da parte del gruppo dei fondatori. La disputa attorno alla sede verteva nella scelta tra il Royal College of Physicians ed il Gresham College,

45 Si veda per questo ad esempio l’esemplare della terza edizione impressa a Londra nel 1722, in

cui l’incisione dell’Hollar, complice anche il mutare della dinastia regnante, viene rimossa e sostituita da una tavola che effigia solamente lo stemma dell’istituzione.

Figura

TABELLA 1 Membri inglesi cooptati nella Royal Society nei suoi primi due decenni di vita

Riferimenti

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