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Academic year: 2021

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Osservazioni conclusive

Sorokin si contraddistingue per un «contrasto di immagini» che «non potrebbe essere più singolare: da un lato lo studioso che ha aperto nuove vie alla ricerca, il maestro che ha formato un’intera generazione di specialisti; dall’altro il pensatore ispirato e

profetico, il predicatore di un rinnovamento morale dell’umanità»387.

In questa biografia intellettuale abbiamo cercato di mettere in rilievo questo aspetto duplice del sociologo russo, esaminando le sue opere più importanti ed alcuni degli articoli più significativi appartenenti ai diversi periodi della sua carriera.

Le prime opere accademiche mostrano un Sorokin intento a definire e delimitare precisamente l’ambito di studio della sociologia e ad analizzare mediante un metodo rigorosamente empirico gli aspetti salienti della progressiva modernizzazione della società occidentale, dell’urbanizzazione e della mobilità sociale.

La dinamica sociale e culturale segna l’abbandono di gran parte della metodologia

precedente ed il passaggio ad una sociologia “integralista”, che nelle opere successive va consolidandosi delineando un vero e proprio sistema di filosofia sociale.

L’integralismo sociologico si pone l’obiettivo di rigenerare e moralizzare l’intera umanità attraverso lo sviluppo scientifico del concetto di amore altruistico, facendo leva sulle caratteristiche positive che appartengono per natura all’essere umano. Ne Il potere dell’amore Sorokin fornisce le basi per uno studio scientifico e rigoroso dell’amore altruistico, mentre in Mode e utopie nella sociologia moderna e scienze

collegate egli sistematizza il proprio integralismo, corredandolo con una intensa

critica alle attuali tendenze della sociologia accademica.

Lo studio della dinamica socioculturale aveva fornito al Nostro una visione più ampia della società, ma anche più complessa ed ardua da cogliere, soprattutto per coloro che invece si adoperavano per renderla più semplice e più accessibile allo sguardo scientifico.

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184 La vita itinerante della sua giovinezza, l’esperienza della rivoluzione russa, l’esser venuto a contatto con realtà socioculturali così diverse tra loro come la Russia zarista, l’U.R.S.S. bolscevica e gli Stati Uniti d’America, culla del capitalismo e del sensismo, hanno permesso a Sorokin di sviluppare una teoria sociologica complessa, molteplice, mai banale e soprattutto libera ed indipendente.

Dal punto di vista integralista egli ha potuto scorgere una realtà più profonda e più ampia di quella che la sociologia accademica statunitense pretendeva di studiare scientificamente matematizzando la realtà sociale.

Per Sorokin la sociologia non può e non deve ricalcare il metodo delle scienze naturali, pena la perdita di indipendenza nei confronti di esse.

La sociologia non è una scienza naturale, ma una scienza sociale totalmente indipendente, che non necessita di espedienti quantitativo-numerici per acquisire dignità scientifica.

Solo rivendicando la propria autonomia la sociologia è in grado di dischiudere nuove e più ampie possibilità di comprensione del sistema culturale che ci circonda.

Quella di Sorokin è dunque soprattutto una sociologia libera dai vincoli e dalle restrizioni che impongono tanto i poteri politici quanto l’ambiente accademico.

Nel corso della sua esperienza biografica ed intellettuale egli muove intense critiche alla società contemporanea: lo scienziato non deve infatti indugiare a porre in evidenza le contraddizioni più profonde della società in cui vive.

In questo senso la sociologia Sorokin è anche una sociologia critica, che enfatizza i limiti della società russa post-rivoluzionaria così come le contraddizioni proprie del contesto socioculturale statunitense, moralmente arido ed altamente anomico.

Il trattamento riservato all’opera di Sorokin è stato altamente ingeneroso: l’isolamento accademico successivo alla Dinamica e la situazione storica delineatasi nel secondo dopoguerra hanno fatto in parte cadere nell’oblio la sua opera, e ne hanno impedito la diffusione.

Del resto, come ha rilevato Lo Presti, «fra la statica costruzione del sistema sociale parsonsiano e la dinamica elaborazione della mobilità sociale e culturale sorokiniana, Harvard e gli intellettuali statunitensi non potevano che scegliere Parsons; le esigenze dell’equilibrio geo-mondiale avevano bisogno di concetti che parlassero di equilibrio

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185 del sistema, di livelli di integrazione, di paradigmi funzionalistici, di ingegnerie sociali»388.

Tutto ciò ha avuto ripercussioni sulla fortuna della sua opera anche all’estero: considerando in particolare il contesto italiano, emerge chiaramente come Sorokin sia - tranne rare eccezioni - poco considerato dalla critica, citato solo di rado nei manuali e quasi del tutto ignorato a livello didattico.

Eppure, riconsiderando la sua produzione intellettuale, «scopriamo un Sorokin che potrebbe essere annoverato…fra i classici del pensiero sociologico, per l’ampiezza e la portata della sua riflessione, e per non essersi lasciato imprigionare dalle artificiali costruzioni disciplinari che, in alcuni casi, oggi hanno parcellizzato e settorializzato

oltre misura la professione del sociologo»389.

E non bisogna dimenticare che Sorokin è collocato da Coser tra i «maestri del

pensiero sociologico»390 e ha diretto i dipartimenti di sociologia in università di

prestigio mondiale come S. Pietroburgo, Minnesota e Harvard.

Sorokin ha affrontato tematiche che si sono dimostrate centrali negli studi sociologici successivi: La mobilità sociale rimane una pietra miliare nel suo ambito e, anche se gli studi sulla mobilità sono andati specializzandosi e perfezionandosi, i suoi principi fondamentali rimangono tutt’ora insuperati.

Il sociologo russo ha poi tematizzato il concetto di sistema socioculturale, che molta fortuna avrebbe avuto negli U.S.A. e che fu poi ripreso e perfezionato dallo struttural-funzionalismo di T. Parsons, e ha avuto il merito di sottolineare l’importanza di analizzare la realtà sociale nella sua dinamica, nel suo svolgimento, anziché considerarla solamente nella sua staticità.

Sorokin ha inoltre fornito contributi di notevole importanza alla sociologia urbano-rurale ed alla sociologa della conoscenza, nella quale ha inquadrato in una prospettiva

388

A. LO PRESTI, Recensione de Il potere e le vie dell’amore, in “Oikonomia”, giugno 2005, p. 51.

389

Ivi, p. 51.

390

Anche se il capitolo dedicato a Sorokin inspiegabilmente non è stato tradotto in italiano e pertanto non compare nella traduzione italiana del testo di Coser.

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186 storica di carattere sistemico il concetto antropologico di cultura per tentare di carpire il segreto della dinamica sociale e culturale della storia occidentale.

Infine egli ha sin dall’inizio della sua carriera negli Stati Uniti sottolineato l’importanza della conoscenza di autori classici del pensiero sociologico come É. Durkheim, M. Weber e V. Pareto, rendendo molto più approfondito il loro studio nelle università nordamericane e ponendo le basi per la crescita intellettuale di personalità del calibro di R. K. Merton, W. Moore, K. Davis, R. Bierstedt, R. Williams, C. Tilly, E. Tiryakian.

Ed è significativo il merito che Merton riconosce a Sorokin in Teoria e struttura

sociale:

Prima di essere assorbito nello studio dei movimenti storici su larga scala, quale risulta dalla sua opera Social and cultural dynamics, Pitirim A. Sorokin mi aiutò a sfuggire alla impostazione provinciale per cui si riteneva che gli studi della società, per essere utili, dovessero essere limitati entro confini americani, e alla impostazione provinciale, nata dalla esistenza degli slums, che poneva ad oggetto della sociologia problemi marginali della vita sociale come il divorzio e la

delinquenza minorile. Volentieri riconosco questo debito onesto391.

L’opera di Sorokin, nonostante gli indubbi limiti che presenta e che la critica ha messo in evidenza, fornisce molti spunti di riflessione e presenta forti elementi di attualità anche a distanza di quarant’anni dalla sua morte.

Sorokin ha intuito le criticità di un contesto socioculturale fuorviato da una mentalità sensista portata alle estreme conseguenze.

Egli ha sottolineato le implicazioni negative della società “mobile” moderna, che molti teorici utilizzano nella concettualizzazione della attuale modernità radicalizzata o post-moderna: l’incertezza endemica che la modernità produce nelle convinzioni politiche, nelle credenze religiose, nei rapporti con gli altri, la tendenza ad abbracciare ideologie violente ed inumane (il “misoneismo”), l’eccessiva strumentalizzazione dei rapporti sociali, la diffusione di un abito mentale competitivo,

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187 conflittuale e volto allo scontro (simbolico o effettivo) con l’altro, l’anomia e la sostanziale solitudine dell’individuo moderno, nonostante l’appartenenza a molteplici gruppi e “cerchie” sociali sono solo alcune delle tematiche cruciali individuate da Sorokin che conservano ancora un notevole valore.

Sorokin ha evidenziato gli “effetti perversi” di una società mobile sempre più “eterodiretta”: la diffusione massiccia di valori sensisti decadenti, il consumo di massa e l’incertezza esistenziale dominante hanno creato un nuovo idealtipo di individuo.

Tale individuo è essenzialmente un «turista»392 per psicologia ed atteggiamento

mentale, disposto a farsi e disfarsi di oggetti materiali come di rapporti e gruppi sociali, mosso da un edonismo sfrenato, da superficialità mentale e da un’isterica pulsione nei confronti di tutto ciò che è nuovo, dominato dal negativismo diffuso dai

media e dalla mentalità a breve termine della moda e dell’«industria culturale».

Sorokin ha messo in guardia dalle derive del sensismo estremizzato, avvertendo l’umanità riguardo al concreto rischio di autodistruzione a cui stava andando incontro con la guerra fredda.

E nonostante la guerra fredda si sia conclusa con l’implosione del colosso sovietico, non significa che l’appello di Sorokin non sia tutt’ora valido: la libera cooperazione e l’amore altruistico nei confronti dell’altro essere umano rimangono un imperativo morale fondamentale in una società che risulta ancora essere dominata dall’indifferenza e da una malcelata ostilità nei confronti dell’altro, quando questo non è strumentale al raggiungimento dei nostri obiettivi.

Del resto l’appello a favore di una condotta altruistico-creativa può esser letto come un richiamo alla responsabilità, cosa di cui necessita l’essere umano per far fronte alla mobilità moderna e per governare la libertà che essa implica.

L’integralismo di Sorokin, come ogni filosofia sociale, presuppone una precisa concezione antropologica, che si incentra sul super-conscio per chiamare in causa il divino che è nell’uomo, la sua parte meno “animale” e selvaggia, poiché solo in tal modo è possibile generare una relazione sociale altruistica creativa.

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188 Questo tipo di relazione può rendere possibile quella rigenerazione dell’umanità che Sorokin auspicava e che oggi appare come non mai necessaria per affrontare questioni cruciali come il multiculturalismo.

La sociologia di Sorokin «ben si presta ad una rifondazione epistemologica dell’idea di relazione sociale che attualmente rischia di essere troppo chiusa in se stessa, ipostatizzata, cioè reificata, distinta, sganciata per così dire dai soggetti o dalle persone»393.

Sorokin ha cercato nell’ultima fase della sua vita di rendere l’essere umano meno superficiale, più aperto alla genuina relazione non strumentale con l’altro e ha sempre cercato di rendere più conscia di se stessa quell’umanità che il sensismo sembrava

aver trasformato in un «gregge umano intorpidito e ruminante»394.

La sua figura è andata incontro ad un destino ingeneroso e ad un immeritato oblio accademico che dura ancora oggi: «i suoi libri risultano, di fatto, monumenti letterari, di grande erudizione e pregiatissimo approfondimento, tuttavia poco disponibili dal

punto di vista commerciale e ancor meno proponibili da quello didattico»395.

In conclusione possiamo affermare che quella di Sorokin non è solo una “profezia sociale”, ma è una teoria sociale ampia e complessa, che sicuramente meriterebbe una maggior considerazione per l’importanza storico-sociologica che ricopre, nonché per l’ampiezza e l’attualità delle tematiche affrontate.

393

COLASANTO, Presentazione…, cit., ibidem.

394

SOROKIN, The Conditions…, cit., p. 289, traduzione mia.

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