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III. MATERIALI E METODI

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III.

Materiali e metodi

1.

Inquadramento

1.1. Il clima

Per l’inquadramento climatico sono stati utilizzati i dati della stazione idrometrica dell’A.R.S.I.A. situata in località Metato presso il comune di San Giuliano Terme (ARSIA, 2006). Gli anni di raccolta vanno dal 1990 al 2009. I dati sono stati elaborati con un foglio di calcolo di Microsoft®

Office Excel versione 2003, con il quale è stato ottenuto un diagramma climatico di Walter e Lieth. L’asse delle temperature è stato posto ad 1/3 del valore massimo delle precipitazioni, in modo da poter porre in evidenza sia i mesi subaridi, cioè i mesi moderatamente secchi, contraddistinti da un rapporto tra le precipitazioni medie e le temperature medie inferiore a 3, sia i mesi xerotermici, vale a dire i mesi aridi, caratterizzati da un rapporto tra le precipitazioni medie e le temperature medie inferiore a 2 (Ubaldi, 2003).

Successivamente è stato calcolato il bioclima, parametro che indica il tipo di vegetazione potenziale presente in una certa area, secondo la definizione di Rivas-Martínez et al. (1996-2009).

1.2. Cartografia

Per l’inquadramento dell’area di studio è stato utilizzato il foglio 273054 della Carta Tecnica Regionale 1:5.000, fornito dal servizio cartografico della Regione Toscana. La carta è stata rielaborata con il software ESRI ArcMap® versione 9.1. Dalla cartografia di base è stato derivato,

grazie allo strumento 3D Analyst, un modello digitale del terreno (DTM) con risoluzione di 5 metri. Il DTM è stato ottenuto con la tecnica delle reti triangolate irregolari (TIN): lo spazio geografico viene suddiviso utilizzando un insieme di dati puntiformi collocati in maniera irregolare nello spazio. Ogni punto possiede dei valori x, y e z. Questi punti, chiamati anche vertici, vengono connessi tra di loro da dei margini portando alla formazione di un insieme di triangoli contigui che non si sovrappongono. In questo modo si crea una superficie continua che rappresenta il terreno nelle sue tre dimensioni (ESRI; 2005).

Infine dal TIN sono state prodotte la carta dell’acclività e la carta dell’esposizione. Nella carta dell’acclività le pendenze sono state classificate secondo il criterio dei Natural breaks (Jenks). Questa funzione forma le classi sulla base di raggruppamenti naturali inerenti ai dati, massimizzando le differenze tra le varie classi; in questo modo le variazioni di pendenza sono maggiormente apprezzabili (ESRI, 2005).

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2.

Autoecologia

2.1. Censimento della popolazione

All’interno dell’area di diffusione della specie sono stati eseguiti dei conteggi, al fine di determinare le dimensioni della popolazione. Un primo censimento è stato eseguito nel mese di Luglio 2009, quando la “lama” era prosciugata, così che si potesse perlustrare agevolmente l’intera area. Un secondo conteggio, invece, è stato eseguito nel periodo successivo alle prime piogge tardo-estive (Settembre 2009). Nel caso di accestimenti voluminosi è stata effettuata una stima del numero di individui.

2.2. Fenologia

Per lo studio dei vari stadi del ciclo vitale della pianta (fenologia) sono stati eseguiti diversi rilievi:

2.2.1. Fioritura di un singolo fiore

Le osservazioni sono state eseguite al momento dell’apertura del fiore. In particolare, con la cadenza di 15 minuti, sono stati seguiti 5 fiori appartenenti a 5 individui diversi e sono stati annotati gli orari dei seguenti eventi:

 apertura del fiore;  fioritura (antesi);  chiusura del fiore.

2.2.2. Fioritura di una cima

Le osservazioni sono state effettuate nel mese di Luglio 2010 con cadenza giornaliera, dal momento della comparsa dei boccioli sino all’apertura del fiore. Queste indagini sono state eseguite su 3 cime appartenenti ad un esemplare coltivato, a causa dell’impossibilità di recarsi quotidianamente sul sito in cui la specie vive. Ogni giorno sono state annotate le dimensioni dei boccioli e la visibiità o meno dei petali (Dafni, 1992). Al termine delle osservazioni sono stati calcolati i valori medi per descrivere l’andamento della fioritura di una cima.

2.2.3. Fioritura della popolazione

Le osservazioni sono state condotte durante il periodo di fioritura con cadenza settimanale. Sono stati annotati il numero delle infiorescenze con soli boccioli ben evidenti, il numero delle infiorescenze con un fiore in antesi, il numero delle cime con almeno un fiore appassito e il numero delle infiorescenze con almeno un frutto.

I dati sono stati successivamente rielaborati con un foglio elettronico, realizzando dei grafici che permettono di osservare l’andamento nel tempo. Nel caso della fioritura, poiché si tratta di

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osservazioni settimanali, sono stati sommati il numero di cime con fiori in antesi e il numero di infiorescenze con i fiori appassiti.

2.2.4. Ciclo vitale della pianta

Le osservazioni sono state svolte nell’arco di un anno solare (Giugno 2009 – Giugno 2010), con rilevamenti effettuati a cadenza di 15 giorni. Sono state annotate le dimensioni della pianta (numero di nodi partendo dal punto di radicazione), l’aspetto e la presenza di eventuali organi riproduttivi; parallelamente è stato monitorato l’andamento del regime idrico della falda di superficie attraverso la misurazione dell’altezza dell’acqua nella “lama”.

2.3. Biologia di impollinazione

Sono stati svolti degli esperimenti per individuare il sistema di riproduzione, in particolare per capire se la specie si riproduca per autoimpollinazione (autogamia), impollinazione entomofila o per apomissia, o, meglio, tramite un particolare sistema di riproduzione che comporta la formazione dell'embrione in assenza di meiosi e di fecondazione.

I materiali utilizzati sono stati i seguenti: sacchettini di stoffa leggera e traspirante, etichette di cartoncino, pinzette.

Gli esperimenti sono stati condotti seguendo il protocollo proposto da Dafni (1992). Per testare l’autogamia spontanea sono state incappucciate con un sacchettino di stoffa 15 cime ancora non fiorite. Il sacchettino è servito ad impedire la contaminazione da polline esterno. Per testare la presenza di apomissia sono stati considerati 15 boccioli, in cui sono stati rimossi gli stami con l’ausilio di pinzette (emasculazione). Poiché il peduncolo fiorale è troppo breve e sottile, è stata incappucciata l’intera cima. Per evitare contaminazioni e la mancata individuazione del fiore trattato, sono stati rimossi gli altri boccioli dalla cima. Per valutare eventuali limitazioni nella

fitness dovute alla scarsa attività degli insetti impollinatori, infine, su 15 fiori è stata effettuata l’impollinazione incrociata forzata: sono stati prelevati degli stami da un individuo e sono stati strofinati sullo stimma di un fiore appartenente ad un altro individuo; dopodichè sono stati rimossi gli altri boccioli dalla cima ed è stata incappucciata. Ogni cappuccio è stato munito di un’etichetta che indicava il tipo di trattamento. Un ultimo insieme di 20 individui, infine, è stato lasciato in condizioni naturali, in modo da avere un gruppo di controllo.

I sacchettini sono stati lasciati per tutta la stagione di fioritura, al termine della quale sono stati contati i frutti e il numero di semi prodotti. I dati relativi al numero dei semi, successivamente, sono stati analizzati con il software statistico Statgraphics Centurion XV. In questa fase non sono stati considerati i semi trovati sciolti, in quanto non era possibile risalire da quale capsula provenissero, inoltre, poiché le dimensioni dei campioni erano eterogenee e non seguivano una distribuzione normale, si è scelto di utilizzare il test non parametrico di Kruskal-Wallis.

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2.4. Caratterizzazione dei semi

Poiché la pianta, come si vedrà nel prossimo capitolo, non si riproduce per apomissia, sono stati considerati, nelle analisi successive, il gruppo di controllo, il gruppo dell’autogamia forzata ed il gruppo dell’impollinazione incrociata forzata.

2.4.1. Dimensioni

Per ciascun gruppo è stato prelevato un campione di 30 semi, su cui sono state misurate la lunghezza, la larghezza e lo spessore, come riportato in figura 8.

Poiché i semi sono di dimensioni ridotte, le misurazioni sono state eseguite al microscopio ottico con l’ausilio di un vetrino tarato. La precisione dello strumento è di 10-5 m.

Per ogni set di dati è stato calcolato il valore medio e la deviazione standard, tramite un foglio di calcolo elettronico; inoltre è stato calcolato l’indice di forma di Thompson (Thompson et al., 1993) secondo la seguente procedura: si prendono i valori medi di lunghezza, larghezza e spessore (Fig. 8) e li si dividono per il valore della lungezza media, dopodiché si calcola la varianza dei tre valori ottenuti.

Figura 8. Parametri misurati per calcolare l'indice di forma di Thompson.

2.4.2. Peso

Per ciascun gruppo è stato prelevato un lotto di 100 semi, suddiviso in due campioni costituiti da 50 semi ciascuno. Il peso è stato misurato con l’ausilio di una bilancia analitica, la cui precisione è di 10-5 g. Sono stati misurati il peso fresco, il peso secco, ottenuto ponendo i tre campioni in stufa a

102°C per 17 ore e il peso ultrasecco, raggiunto dopo aver posto gli stessi campioni in stufa per 2 ore a 132°C.

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In seguito sono stati calcolati il contenuto idrico e quello in olii. Il contenuto idrico percentuale si ottiene dalla differenza tra il peso fresco (Pf) e il peso secco (Ps) divisa per il peso fresco e moltiplicato per cento, secondo la seguente formula: (PfPfPs)⋅100.

Il contenuto percentuale in olii si ottiene dal rapporto tra la differenza tra il valore del peso secco e quello del peso ultrasecco (Pu) diviso per il valore del peso secco, moltiplicato per 100, secondo la seguente formula: ( − )⋅100 Ps Pu Ps . 2.4.3. Prove di taglio

Per ciascun gruppo è stato prelevato un campione costituito da 30 semi. Con l’ausilio di un bisturi i semi sono stati sezionati longitudinalmente ed è stato osservato il contenuto. I semi con il tegumento fratturato, vuoti o con l’endosperma alterato sono stati considerati non vitali.

2.4.4. Analisi statistica dei dati

Con il software R, versione 2.11.1, è stato eseguito il test Lilliefors (Kolmogorov-Smirnov) per valutare se i vari dati seguissero una distribuzione normale. Successivamente, per valutare se le differenze tra le varie modalità di impollinazione fossero significative, i dati sono stati analizzati con il software statistico Statgraphics Centurion XV. Sono stati utilizzati il test parametrico dell’ANOVA, qualora tutti e tre i campioni seguissero la distribuzione normale, ed il test non parametrico di Kruskal-Wallis, quando almeno uno dei tre campioni non seguiva la distribuzione normale. Per individuare quale campione determini la differenza statisticamente significativa, sono stati utilizzati la procedura della differenza minima significativa di Fisher (LSD) ed i Box-and

Wisker-Plots.

2.5. Germinazione

2.5.1. Individuazione del protocollo di germinazione

Il 20 Novembre 2009 è stata eseguita una prima prova di germinazione: è stato utilizzato un lotto di 40 semi provenienti dal gruppo di controllo, suddiviso in campioni di 20 semi ciascuno. I semi sono stati sterilizzati con una soluzione di ipoclorito di sodio (NaClO3) al 2% per 40 secondi e

collocati in capsule Petri, su una soluzione di agar al 1%. Il substrato di germinazione è stato preparato nel seguente modo: 5 g di polvere di agar sono stati disciolti a bagnomaria a circa 70 °C in 500 mL di acqua demineralizzata. Successivamente, la soluzione di agar è stata sterilizzata in autoclave a 120 °C per 20 mn. Le capsule sono state poste in una stufa a 20 °C con buio costante e sono state controllate ogni due giorni, per annotare l’eventuale emergenza di semi germinati. I

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semi sono considerati germinati quando c’è l’emissione della radichetta per 1 mm (Bacchetta et al., 2006).

Nel frattempo, sono state consultate varie pubblicazioni relative a protocolli di germinazione di varie specie appartenenti al genere Hypericum, al fine di individuare eventuali esigenze comuni. In una tabella sono stati riportati i vari trattamenti prescritti dai vari protocolli (Appendice 1).

Dall’analisi di vari protocolli di germinazione è emerso che la maggior parte delle specie appartenenti al genere Hypericum necessitano di luce per germinare. La durata del periodo di illuminazione è molto variabile, cambia di specie in specie. Su 100 protocolli analizzati, tuttavia, il 47% dei protocolli prevede un’illuminazione di 8 ore, il 20% prevede un’illuminazione di 12 ore e il 12% prevede un’illuminazione di 18 ore.

Nella maggior parte degli esperimenti (62) è stata mantenuta una temperatura costante, tuttavia Pérez-García ed i suoi collaboratori hanno osservato che l’alternanza di temperatura migliora nettamente le germinazioni (Pérez-García et al., 2006). Anche l'intervallo delle temperature è molto variabile e dipende dalle specie, ciò nonostante il 34% dei protocolli propone una temperatura di 20 °C. Nel 10% dei protocolli, inoltre, è proposta un’alternanza di temperatura di 20/10 °C. Per un maggior dettaglio si rimanda alla tabella presente in Appendice 1.

È stata osservata una dormienza esogena in H. gramineum (Willis et al., 1997), H. aviculariifolium (Çirak et al., 2007), H. perforatum (Campbell, 1985). Questa dormienza esogena è causata da inibitori chimici essudati dalla capsula, tra cui fenoli, cumarina e acido abscissico che vengono dilavati con dei risciacqui in acqua (Çirak et al., 2007).

H. perforatum presenta una dormienza endogena che può essere superata con una stratificazione a freddo (Zinati et al., 2000) o con un trattamento con acido gibberellico (GA) e successiva l’esposizione alla luce o con un trattamento con il nitrato di potassio (KNO3) (Çirak et al., 2004b). Anche in H. brasiliense (Faron et al., 2004), H. perfoliatum e H. pruinatum (Çirak, 2007) è stata riscontrata una dormienza endogena, riconducibile all’embrione parzialmente dormiente (Çirak, 2007).

Questo fa supporre che anche Hypericum elodes abbia il fenomeno di dormienza, per cui nell’esperimento successivo di germinazione è stata prevista una prova in cui i semi sarebbero stati sciacquati con acqua distillata per la rimozione di eventuali sostanze inibitorie della germinazione e un’altra prova in cui i semi sarebbero sottoposti a stratificazione a freddo.

Il database di informazione sui semi dei Kew Gardens riporta anche due protocolli di germinazione per H.elodes. In questi due protocolli è previsto un periodo di imbibizione su agar all 1% a 21°C, poi l’impiego di un substrati di germinazione all’agar 1%, un fotoperiodo di 12 ore e alternanza di temperatura (Liu et al., 2008), tuttavia non è chiaro se dopo il pretrattamento i semi siano trasferiti su un nuovo terreno o no

(7)

In seguito a questa analisi di vari protocolli di germinazione, è stato delineata una prima proposta di protocollo, in cui si prevede un risciacquo dei semi in acqua per eliminare gli inibitori chimici. Allo scopo di verificare l'esistenza di una dormienza endogena, è stato, invece, previsto un lotto di semi che subisca una stratificazione a freddo. In mancanza di un germinatore con alternanza di temperatura, gli esperimenti sono stati condotti a temperatura costante. Si è scelta la temperatura di 20 °C, che è intermedia ai due estremi proposti dal protocollo del database del Kew. Il fotoperiodo impiegato è stato 8/16 ore.Il 1 Febbraio 2010 è stata eseguita una seconda prova di germinazione. È stato prelevato un lotto di 40 semi dal gruppo di controllo, suddiviso in due campioni da 20 semi ciascuno. I semi, questa volta, sono stati prima sciacquati in acqua demineralizzata per due ore, successivamente sono stati sterilizzati con il NaClO3 al 2% e posti in

capsule Petri su agar al 1%; sono stati riutilizzati anche i semi della prima prova e, in questo caso, le sementi sono state trasferite su un terreno nuovo. In precedenza una delle due capsule era stata collocata in un frigorifero a 5 °C per 4 settimane. Tutte le capsule sono state contraddistinte da un’apposita sigla e poste in un germinatore con temperatura di 20 °C e fotoperiodo di 8 h. Ogni due giorni sono state effettuate delle osservazioni.

2.5.2. Individuazione del protocollo di germinazione

Il giorno 25 Marzo 2010 sono cominciate le prove di germinazione su un lotto di 200 semi per trattamento. In una prima fase i semi sono stati sottoposti ad un risciacquo in acqua demineralizzata per 2 ore, dopodiché sono stati sterilizzati ponendoli in una soluzione di NaClO3 al 2% per 40 secondi. Successivamente i semi sono stati posti in delle capsule Petri, su un substrato di agar al 1%, e posati in frigorifero a 5 °C per quattro settimane per la stratificazione a freddo (vernalizzazione). Ogni capsula conteneva 50 semi, perciò ciascun gruppo era costituito da 4 capsule ognuno, contraddistinte da una sigla.

Il 28 Aprile 2010 le capsule sono state poste in una camera di germinazione alla temperatura di 19,5 °C e con un fotoperiodo di 12 ore. Il 31 Maggio 2010 i semi sono stati trasferiti su un substrato nuovo. Le osservazioni sono state eseguite con cadenza giornaliera.

2.5.3. Analisi dei dati

Per le prove di germinazione è stata calcolata la velocità di germinazione T50, un parametro che

corrisponde al tempo necessario per ottenere il 50% della capacità germinativa del lotto (Bacchetta

et al., 2006). La T50 è calcolata con la seguente formula:

(

)

1 1 2 1 2 1 50

2

T

N

N

T

T

N

N

T

+

=

(8)

Dove N è la percentuale finale di semi germinati, N1 la percentuale di semi germinati leggermente

inferiore di 2

N

, N2 la percentuale di semi germinati leggermente superiore a N/2, T1 il numero di

giorni che corrispondono a N1 e T2 il numero di giorni che corrispondono a N2.

Per valutare se ci fossero differenze statisticamente significative tra il numero di semi germinati in totale è stato eseguito il test di chi quadro (

χ

2) con il software R, versione 2.11.1.

3.

Sinecologia

3.1. La flora

La lista floristica è stata ottenuta raccogliendo materiale bibliografico (Corti, 1955; Gellini et al., 1986; Garbari, 2000) ed eseguendo raccolte ed osservazioni nell’area di studio nell’arco di un anno solare (Giugno 2009 – Giugno 2010).

Per l’identificazione dei materiali raccolti è stata utilizzata la “Flora d’Italia”(Pignatti, 1982), per il corotipo e la forma biologica si è utilizzato il più recente lavoro di Pignatti (2005), mentre per l’aggiornamento nomenclaturale sono stati utilizzati i lavori di Conti et al. (2005, 2007) e successivi aggiornamenti comparsi nella rubrica "Notulae alla checklist della flora vascolare italiana", pubblicata regolarmente dall'Informatore Botanico Italiano. Nell'elenco floristico, per ogni specie sono stati riportati i seguenti campi: famiglia, specie, corotipo, forma biologica, autore segnalazione bibliografica e ritrovamento.

La forma biologica è un tipo di distinzione delle piante sulla base di caratteristiche morfologiche, quindi indipendente dalla posizione tassonomica della specie: essa, infatti, riflette l’adattamento ecologico delle diverse specie ai fattori ambientali, in particolare, nella classificazione proposta da Raunkiaer (1934), l’adattamento si rispecchia nella posizione delle gemme svernanti di una pianta ed il modo in cui esse vengono protette, considerando la loro importanza per la ripresa vegetativa. Il corotipo o geoelemento specifico, invece, è di un tipo di raggruppamento delle piante basato sulle caratteristiche geografiche (gruppi di specie distribuiti in areali comuni) e genetiche (gruppi di specie aventi la stessa origine) che legano una specie ad un certo territorio; è quindi possibile individuare le specie che hanno caratteristiche geografiche simili e che sono adatte a vivere in uno stesso ambiente.

Per valutare le caratteristiche della flora sono stati realizzati anche gli spettri biologici e corologici. Lo spettro biologico si ottiene calcolando la frequenza percentuale delle forme biologiche e fornisce delle informazioni sul clima e sul tipo di ambiente presenti.

Lo spettro corologico o corogramma si ottiene calcolando la frequenza percentuale dei geoelementi specifici e da questo spettro si ottengono interessanti informazioni circa la biogeografia dell’area.

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Per semplificare la lettura del corogramma sono stati raggruppati in una sola voce le seguenti tipologie di geoelementi:

 Circumboreale e artico alpino;

 Montano (E-mediterrano-montano, mediterraneo-montano, orofita centro-europeo, orofita S-europeo, W-mediterraneo-montano);

 Asiatico (E-asiatico, W-asiatico);

 Paleotemeprato (paleotemperato, paleotemperato-E-subtropicale);  Eurasiatico (eurasatico, europeo-caucasico, europeo-W-asiatico);

 Eurosiberiano (eurosiberiano, europeo-sudsiberiano, S-europeo-S-siberiano, SE-europeo-S-siberiano);

 Europeo (centroeuropeo, europeo, S-europeo, SE-europeo, SE-europeo-pontico, W-europeo);

 Atlantico e subatlantico (eurimediterraneo-atlantico, eurimediterraneo-subatlantico, mediterraneo-atlantico, stenomediterraneo-atlantico, subatlantico, W-mediterraneo-atlantico);

 Mediterraneo (eurimediterraneo, eurimediterraneo-occidentale, eurimediterraneo-turanico, mediterraneo-maccaronesico, mediterraneo-turanico, NE-stenomediterraneo, N-eurimediterraneo, N-mediterraneo, NW-stenomediterraneo, S-stenomediterraneo, Stenomediterraneo, Stenomediterraneo-turanico, Submediterraneo, W-eurimediterraneo, W-stenomediterraneo);

 Tropicale e subropicale (Africano tropicale, neotropicale, paleosubtropicale);  Cosmopolita e subcosmopolita.

3.2. La vegetazione

La vegetazione è stata rilevata secondo il metodo fitosociologico proposto da Braun-Blanquet e rivisto successivamente da Pignatti (1995). Tale metodo prevede innanzitutto l’individuazione, all’interno della fiosonomia vegetazionale oggetto dello studio, di un ambito omogeneo dal punto di vista abiotico e biotico. All’interno di questo ambito, posizionandosi in un punto il più possibile centrale e lontano dai suoi margini, si annotano tutte le specie presenti muovendosi, mediamente, lungo un percorso a spirale. Quando l’incremento specifico diventa molto scarso si dichiara di aver raggiunto il “popolamento elementare”. La superficie sottesa da questo popolamento è indicata come “minimo areale”, cioè la minima superficie che rappresenta in modo significativo la composizione floristica della comunità vegetale indagata. Siccome Hypericum elodes cresce all’interno di cenosi molto limitate e disposte a mosaico, si è scelto di eseguire i rilievi

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fitosociologici all’interno di parcelle pari alle singole tessere riconducibili alle cenosi stesse. I rilievi sono stati eseguiti sia nel mese di Giugno 2009, sia nel mese di Giugno 2010.

Per ogni rilievo è stata utilizzata una scheda in cui è stato preso nota:

− numero del rilevo;

− luogo e data del rilievo;

− altitudine, inclinazione ed esposizione della stazione;

− fisionomia del popolamento, cioè una breve dicitura che riguarda l’aspetto della vegetazione a cui si può unire una breve indicazione ecologica (Ubaldi, 2003);

− struttura del popolamento, in cui si riportano le percentuali di copertura stimate per lo strato arboreo, strato arbustivo e strato erbaceo;

− stesura dell’elenco floristico, suddiviso per gli eventuali strati vegetazionali presenti;

− copertura, indicata con degli indici di abbondanza-dominanza.

Gli indici di abbondanza-dominanza utilizzati sono quelli proposti da Braun-Blanquet (tabella 2):

Tabella 2. Indici di abbondanza-dominanza di Braun-Blanquet (1928).

Indice Classe di copertura Valore centrale

5 Percentuali di ricoprimento comprese tra 75 e 100% 87.5

4 Percentuali di ricoprimento comprese tra 50 e 75% 62.5

3 Percentuali di ricoprimento comprese tra 25 e 50% 37.5

2 Percentuali di ricoprimento comprese tra 5 e 25% 17.5

1 Percentuali di ricoprimento comprese tra 1 e 5% 5.0

+ Coperture trascurabili, inferiori a 1% 0.1

r Specie rare con pochissimi individui e di coperture trascurabili

Successivamente i dati sono stati elaborati nel seguente modo: dapprima è stata costruita una tabella bruta, cioè una tabella in cui le colonne corrispondono ai singoli rilievi effettuati e le righe corrispondono alle specie rilevate. La tabella così strutturata permette innanzitutto di confrontare i dati con altre tabelle similari, inoltre consente di eseguire tutta una serie di operazioni che portano all’evidenziamento di quelle caratteristiche statistico-floristiche che stanno alla base della definizione dell’associazione.

Un primo passo consiste nel calcolare la frequenza delle singole specie, che si stabilisce sulla base del numero dei rilievi in cui compare una specie rispetto alla totalità dei rilievi. I valori di frequenza sono riportati in una colonna accanto alla tabella bruta, e possono essere espressi in valori percentuali o con le seguenti classi di presenza (tabella 3):

Tabella 3. Valori delle classi di presenza.

Indice Classe di presenza

V Frequenze comprese tra 81 e 100% IV Frequenze comprese tra 61 e 80% III Frequenze comprese tra 41 e 60% II Frequenze comprese tra 21 e 40%

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I Frequenze comprese tra 1 e 20%

Il passo successivo riguarda la classificazione dei rilievi, cioè il raggruppamento dei rilievi in base alle loro caratteristiche. Questa procedura prevede l’impiego della tecnica dell’analisi dei gruppi (cluster analysis) e i prodotti finali sono un dendrogramma e una tabella ordinata, con i rilievi disposti nell’ordine che risulta dal dendrogramma (Ubaldi, 2003).

Per eseguire la cluster analysis con il software statistico Statgraphics Centurion XV, i valori di copertura delle specie sono stati espressi con i valori della trasformazione angolare di van der Maarel (1979):

Tabella 4. Indici di abbondanza-dominanza di Braun Blanquet (1928) e corrispondente valore di trasformazione

angolare di van der Maarel (1966; in van der Maarel, 1979).

Indice di copertura Valore

5 9 4 7 3 5 2 3 1 2 + 1 r 0

Il software ha calcolato il quadrato della distanza euclidea e creato i clusters col metodo nearest

neighbour.

L’ultimo passaggio riguarda l’inserimento delle comunità in un sistema classificatorio. In fitosociologia si utilizza un sistema gerarchizzato risolvibile in subsistemi, che a loro volta possono venire divisi in componenti sempre meno comprensivi (Avena et al., 1995). Questa classificazione prevede quattro livelli sintassonomici di base ed eventuali livelli intermedi (syntaxa). Secondo la nomenclatura fitosociologica ogni syntaxon assume un nome univoco derivante dal nome scientifico, opportunamente declinato, di una o due specie che caratterizzano la relativa comunità vegetale. Per facilitare la distinzione dei diversi livelli sintassonomici, ad ognuno di essi è associato un proprio suffisso:

Tabella 5. Quadro riassuntivo dei vari livelli sintassonomici

Livello

sintassonomico Suffisso Descrizione (da Pirola, 1970)

Associazione -etum

È l’unità base ed è rappresentata da un aggruppamento vegetale più o meno stabile ed in equilibrio con l’ambiente, caratterizzato da una specifica composizione floristica che riflette le condizioni ecologiche del sito.

Alleanza -ion È costituita da più associazioni ecologicamente affini, individuato

(12)

costituiscono.

Ordine -etalia È un complesso di alleanze che è individuato da specie

caratteristiche proprie.

Classe -etea

È il livello più alto del sistema classificatorio. Riunisce in se più ordini che corrispondono ad un’ecologia simile e che spesso presentano una fisionomia comune.

Una volta riordinati i rilievi secondo l’ordine proposto dal dendrogramma, si procede con l’individuazione delle specie differenziali, cioè quelle specie la cui validità è limitata al contesto sitassonomico di grado immediatamente sueperiore a quello considerato o a qualsiasi altro contesto comparativo. Le specie differenziali sono individuate sulla tabella ordinata guardando la distribuzione delle specie nei gruppi di rilievi prescelti. Se sono presenti delle specie differenziali si ottiene una tabella strutturata, in cui le specie differenziali sono scritte contiguamente, permutando l’ordine delle righe in modo tale da evidenziare i blocchi (Ubaldi, 2003).

Confrontando, poi, la tabella con altre tabelle eseguite in tipi di vegetazione diversi, si possono individuare le specie caratteristiche, cioè quelle specie che sono esclusive o preferenti di un

syntaxon, e le specie compagne, vale a dire specie che sono comuni a più associazioni che in qualche modo non risultano caratteristiche. Ordinando le specie sulla base di quelle caratteristiche per syntaxon e delle compagne, si ottiene un tabella sinottica, che permette di definire l’inquadramento fitosociologico dell’area studiata.

Per descrivere la variabilità morfologico/vegetazionale delle depressioni in cui cresce Hypericum

elodes, inoltre, nel mese di Giugno 2010 sono stati eseguiti 2 transetti di quadrati contigui, uno seguendo la direttrice Nord-Sud e lungo 47 m, l’altro seguendo la direttrice Est-Ovest e lungo 30 m. Per ciascun quadrato, di dimensioni pari a 1 m × 1 m, sono state riportate le stesse informazioni richieste per il rilievo fitosociologico.

In seguito, sulla base dei dati raccolti, sono stati disegnati due profili che permettono di schematizzare la seriazione vegetazionale.

Figura

Figura 8. Parametri misurati per calcolare l'indice di forma di Thompson.
Tabella  4.  Indici  di  abbondanza-dominanza  di  Braun  Blanquet  (1928)  e  corrispondente  valore  di  trasformazione

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