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IL POLIZIOTTO PERSEGUITATO – Un racconto di Lord Peter Wimsey

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Academic year: 2021

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IL POLIZIOTTO PERSEGUITATO –

Un racconto di Lord Peter Wimsey

“Buon Dio!” disse il Lord. “L’ho fatto io?”

“Tutte le prove fanno pensare che sia così”, rispose sua moglie.

“Allora posso solo dire che non avrei mai detto che un insieme di prove così convincente potesse produrre un risultato così inadeguato.”

L’infermiera apparve per rispondere di persona a questa riflessione. Disse con rimprovero: “è un bambino bellissimo.”

“Mh”, disse Peter. Si sistemò meglio gli occhiali. “Bè, lei è il consulente tecnico. Me lo dia”.

L’infermiera lo fece, con aria dubbiosa.

Era sollevata nel vedere che questo genitore sconcertante riusciva a tenere con competenza il bambino in braccio; dopo tutto, dato che aveva acquisito esperienza con i suoi nipoti, non era molto sorprendente. Lord Peter si sedette cautamente sul bordo del letto.

“Pensa che possegga i requisiti giusti?” chiese con ansia. “Certamente, la sua bravura pare che li abbia sempre – ma non si sa mai cosa possa succedere quando si collabora con altre persone”.

“Penso che andrà bene”, disse Harriet, con aria sonnolenta.

“Bene.” Si girò bruscamente verso l’infermiera. “Va bene; lo teniamo. Lo prenda e lo metta via e dica loro di farmi una fattura. È una somma davvero interessante per te, Harriet; ma sarebbe potuto essere un dannato sostituto di poco valore.” La sua voce vacillava un poco, nelle ultime ventiquattr’ore ne aveva provate di sensazioni, e si era preso lo spavento più grande che avesse provato in vita sua. Il dottore, che stava facendo qualcosa nell’altra stanza, entrò in tempo per afferrare le ultime parole.

“Non c’è stata la minima probabilità che ciò avvenisse, maleducato”, disse allegramente. “Ora, ha visto tutto quello che c’è da vedere, e farebbe meglio a

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scappare via a giocare.” Condusse fermamente quel fagotto verso il dottore. “Vada a letto”, gli suggerì con tono amichevole; “sembra molto stanco.”

“Sto bene”, disse Peter. “Non ho fatto niente finora. E guardi qui – “ Puntò un dito minaccioso verso la stanza adiacente. “Dica a quelle sue infermiere, che se voglio prendere in braccio mio figlio, lo prendo. Se sua madre vuole baciarlo, può sbaciucchiarlo, dannazione. Non ci sarà nessuna delle sue infernali norme igieniche a casa mia.”

“Molto bene”, disse il dottore, “come preferisce. Farei qualsiasi cosa per una vita tranquilla. Preferisco credere che esistano pochi germi e che siano salutari. Aumenta le difese immunitarie. No, grazie, non posso accettare un drink. Devo passare alla prossima, e un alito che sa di alcohol danneggia la fiducia.”

“Un’altra?” disse Peter, inorridito.

“Una delle madri del mio ospedale. Lei non è per niente l’unico pesce nel mare. Una nascita al minuto.”

“Dio! Che mondo infernale.” Scesero la grande scala a chiocciola. In salotto un domestico assonnato stava incollato, sbadigliando, al suo luogo di lavoro.

“Va bene, William”, disse Peter. “Vai pure adesso; chiuderò io.” Fece uscire il dottore. “Buonanotte – e grazie mille, vecchio mio. Mi dispiace di averla offesa.” “Lo fanno quasi tutti”, rispose il dottore con fare filosofico. “Bè, alla prossima, Flim. Ripasso più tardi, giusto per guadagnarmi lo stipendio, ma non ce ne sarà bisogno. Hai una famiglia davvero solida, e ti faccio le mie congratulazioni.” La macchina si allontanò, arrancando e protestando dopo la lunga attesa al freddo. Peter si trovò solo sul gradino davanti al portone. Ora che era tutto finito e poteva andare a letto, si sentiva straordinariamente sveglio. Gli sarebbe piaciuto andare a una festa. Si appoggiò con la schiena alle ringhiere di ferro battuto e si accese una sigaretta, con lo sguardo fisso perso nella foschia del lampione nella piazza. Fu allora che vide il poliziotto.

La figura in uniforme blu arrivò da South Audley Street. Stava fumando anche lui e camminava non con i passi sicuri di un poliziotto nella sua area di perlustrazione, ma con i passi esitanti di un uomo che ha perso la sua strada. Quando fu possibile vederlo più chiaramente, aveva spinto indietro il suo elmetto e si stava grattando la testa con aria confusa. La forza dell’abitudine lo fece

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guardare improvvisamente verso il gentiluomo senza cappello in abito da sera, abbandonato su uno scalino di fronte al portone alle tre del mattino, ma dato che il gentiluomo sembrava sobrio e non sembrava stesse per compiere un reato, distolse lo sguardo e si preparò a superarlo.

“ ‘Giorno, agente,” disse il gentiluomo, non appena egli arrivò alla sua altezza. “ ‘Giorno, signore,” disse il poliziotto.

“ Ha terminato il servizio presto,” continuò Peter, che voleva qualcuno con cui parlare. “Venga dentro e prenda qualcosa da bere.”

Questa proposta fece risvegliare tutti i sospetti dell’ufficiale.

“Non adesso, signore, grazie,” rispose il poliziotto con circospezione.

“Sì, adesso Questo è il punto.” Peter gettò via il mozzicone che disegnò un arco fiammeggiante nell’aria e produsse una piccola serie di scintille cadendo sul marciapiede. “Ho avuto un figlio.”

“Oh, ah!” disse il poliziotto, sollevato da questa confidenza innocente. “Il primo, eh?”

“E l’ultimo, per quel che ne so.”

“È ciò che dice mio fratello, tutte le volte,” disse il poliziotto. “Mai più, dice. Ne ha undici. Bè, signore, buona fortuna. Capisco come sta, e la ringrazio di cuore, ma dopo quello che ha detto il sergente non so. Morissi in questo momento, nemmeno una goccia ha toccato le mie labbra dopo la birra che ho bevuto a cena.” Peter si voltò da una parte e riflettè.

“Il sergente ha detto che lei era ubriaco?” “Lo ha fatto, signore.”

“E lei non lo era?”

“No, signore. Ho visto tutto proprio come gliel’ho raccontato, anche se la situazione di adesso va oltre ciò che posso raccontare. Ma non ero ubriaco, signore, non più di quanto lo è lei.”

“Allora,” disse Peter, “come Mr Joseph Surface fece notare a Lady Teazle, ciò che la preoccupa è la consapevolezza della sua innocenza. Ha insinuato che aveva assaggiato il vino quando invece era solo rosso – farebbe meglio a entrare e farlo per davvero. Si sentirà meglio.”

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“Bè, signore, non lo so. Il fatto è, che sono un po’ sotto shock.”

“Anche io,” disse Peter. “Venga dentro per l’amor di Dio e mi faccia compagnia.” “Bè, signore – “ disse il poliziotto di nuovo. Salì i gradini lentamente.

I ceppi nel camino del salone brillavano di un rosso acceso attraverso le loro ceneri. Peter le spostò, in modo che la fiamma viva potesse ardere tra loro. “Si sieda,” disse; “sarò di ritorno tra un momento.”

Il poliziotto si sedette, si tolse l’elmetto, e si guardò intorno, cercando di ricordarsi chi vivesse nella grande casa all’angolo della piazza. Lo stemma inciso sul grande piatto d’argento sopra il caminetto non gli suggeriva niente, nonostante ce ne fosse una copia a colori sugli schienali di due sedie tappezzate: tre topi bianchi che saltellavano su un terreno nero. Peter, riapparendo silenziosamente dalle ombre sotto la scala, lo sorprese mentre tracciava i contorni con un dito tozzo. “Uno studioso di araldica?” disse. “Un’opera del diciassettesimo secolo e non molto raffinata. È nuovo in questa zona, vero? Il mio nome è Wimsey.”

Appoggiò un vassoio sul tavolo.

“Se preferisce della birra o del whiskey, lo dica. Queste bottiglie sono state scelte solo in base al mio umore.”

Il poliziotto guardò con curiosità i colli lunghi e i tappi di sughero bombati avvolti nell’argento. “Champagne?” disse. “Non l’ho mai assaggiato, signore. Ma mi piacerebbe provare quella roba.”

“Lo troverà acquoso,” disse Peter, “ma se ne beve abbastanza, mi racconterà la storia della sua vita.”

Il tappo di sughero saltò fuori e il vino schiumoso si riversò nei grossi bicchieri. “Bene!” disse il poliziotto. “Questo è per la sua signora, signore, e per il giovanotto appena arrivato. Lunga vita e che tutto vada per il meglio. Ricorda un pochino il sidro, vero, signore?”

“Giusto un po’. Mi dia il suo parere dopo il terzo bicchiere, se ce la fa ad arrivarci. E grazie per i suoi auguri. Lei è sposato?”

“Non ancora, signore. Spero di esserlo quando avrò la promozione. Se solo il sergente – ma non è né qui né là. È sposato da molto, signore, se posso chiedere.” “Da appena un anno.”

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Peter rise.

“Ho passato le ultime ventiquattr’ore a chiedermi come posso essere stato così stupido da rischiare tutto per uno stupido esperimento, proprio quando avevo avuto la fortuna sfacciata di trovarmi bene con una cosa così perfetta.”

Il poliziotto annuì simpateticamente.

“Capisco cosa intende, signore. Mi sembra, che la vita sia fatta così. Se non si corrono rischi, non si arriva da nessuna parte. Se se ne corrono, le cose potrebbero andare male, e allora sarebbe ancora peggio. E gran parte del tempo, quando le cose succedono, succedono all’improvviso, prima che uno possa addirittura pensarci.”

“Proprio così,” disse Peter, e riempì i bicchieri di nuovo. Trovava il poliziotto di conforto. Fedele alla sua classe e alla sua formazione, si lasciava andare in maniera naturale a momenti di emozione in compagnia dell’uomo comune. Infatti, quando la recente crisi domestica aveva minacciato di mandare in pezzi il suo auto-controllo, si era diretto verso la dispensa, con l’istinto vigile di un piccione addomesticato. Lì, lo avevano trattato con grande umanità, e gli avevano permesso di pulire l’argenteria.

Con una mente stranamente sgombra grazie allo champagne e alla mancanza di sonno, osservava la reazione del poliziotto al Pol Roger del 1926. Il primo bicchiere aveva tirato fuori una filosofia di vita; il secondo aveva tirato fuori un nome – Alfred Burt – e un ulteriore indizio su una misteriosa offesa contro il sergente della stazione; il terzo bicchiere, come profetizzato, aveva tirato fuori la storia.

“Aveva ragione, signore,” (disse il poliziotto) “quando ha notato che che ero nuovo in questa zona. Sono arrivato qui solo all’inizio della settimana, e questo spiega perché non la conosca, signore, e nemmeno la maggior parte delle persone che vivono qui. Jessop, vede, conosce tutti e anche Pinker – ma è stato spedito in un’altra divisione terrioriale. Dovrebbe ricordarsi di Pinker – grosso, il doppio di me, con baffi biondo-rossicci. Penso che se ne ricordi.

Bè, signore, come stavo dicendo, conoscevo il distretto in generale, ma non, per così dire, come il palmo della mia mano, e questo potrebbe giusificare il fatto che io sembri un po’ ridicolo, ma non giustifica ciò che ho visto. Io l’ho visto, e non

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ero ubriaco né nulla del genere. E per quanto riguarda lo sbaglio del numero civico, bè, potrebbe succedere a chiunque. Comunque, signore, 13 era il numero che ho visto, chiaro come il naso sulla sua faccia.”

“Non può rendere meglio l’idea,” disse Peter, dato che era difficile non far caso al suo naso.

“Conosce Merriman’s End, signore?”

“Penso di sì. Non è quel lungo vicolo cieco che passa da qualche parte dietro a South Audley Street, con un fila di case da un lato e un muro alto dall’altro?” “Esatto, signore. Sono case alte e strette, tutte uguali, con portici profondi e colonne.”

“Sì. Come una via di fuga dalla peggiore piazza a Pimlico. Orribile. Fortunatamente, credo che la strada non sia mai stata finita, o avremmo avuto un’altra fila di obbrobri sul lato opposto. Questa casa è in pieno stile del diciottesimo secolo. Le piace?”

P.C. Burt contemplava il muro ampio – il caminetto in stile Adam e i pannelli con i loro listelli eleganti e piani, le porte con frontone, l’alta finestra dalla forma rotondeggiante che dava luce al salone e alla galleria, le nobili proporzioni della scala. Cercava una frase.

“È una casa adatta a un gentiluomo,” disse dopo un po’. “Una stanza per respirare, se capisce cosa intendo. Sembra che non sia possibile essere volgari qui dentro.” Scosse la testa. “E guardi, non la definirei accogliente. Non sarebbe il posto che sceglierei per sedermi con un amico in maniche di camicia. Ma ha classe. Non ci avevo mai pensato prima, ma adesso che lo dice capisco cosa ci sia di sbagliato nelle altre case a Merriman’s End. Sono troppo attaccate l’una all’altra. Sono stato in più di una stanotte, ed ecco cosa sono, troppo appiccicate. Ma sarei arrivato anche a questo.”

“Stava proprio per scoccare la mezzanotte (continuò il poliziotto) “quando svolto in Merriman’s End com’è previsto secondo gli schemi. Ero proprio vicino alla fine della strada, quando vedo un tipo nascosto con fare sospetto sotto il muro. Ci sono i cancelli che danno sul retro lì, sa, signore, che conducono in alcuni dei giardini, e questo tizio stava lì ad aspettare vicino a uno dei cancelli. Un individuo dall’aspetto rude, con un vecchio cappotto sformato- avrebbe potuto essere un

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vagabondo che veniva dal lungotamigi. Gli ho puntato la mia luce addosso – quella strada non è ben illuminata ed è una notte buia – ma non ho potuto vedere molto della sua faccia, perché portava un vecchio cappello lacero e una grande sciarpa intorno al collo. Ho pensato che non avesse buone intenzioni, e stavo proprio per chiedergli cosa stesse facendo lì, quando sento un urlo terribile provenire da una delle case sul lato opposto. Era spaventoso, signore. “Aiuto!” gridavano. “Omicidio! Aiuto!”, da far gelare il sangue.

“Era la voce di un uomo o di una donna?”

“Di un uomo, signore. Credo. Era un urlo che sembrava quasi più un ruggito, se capisce quello che intendo. Dico “Ehi! Che succede lì? Da quale casa proviene?” Il tipo non dice niente, ma indica col dito, e sia io che lui corriamo insieme. Appena arriviamo alla casa, si sente un rumore come se qualcuno stesse morendo strangolato là dentro, e un colpo come se qualcosa cadendo avesse sbattuto contro la porta.”

“Buon Dio!” disse Peter.

“Tiro un urlo e suono il campanello. “Ehi!” dico. “Che succede lì dentro?” e ho bussato alla porta. Non c’è nessuna risposta, così suono di nuovo il campanello e ribusso. Allora il tipo che era con me, spinge verso l’alto l’aletta della buca delle lettere e ci guarda attraverso.”

“C’era la luce accesa in casa?”

“Era tutto buio, signore, eccetto la lunetta sulla porta. Quella era accesa, e quando guardo in su, vedo il numero della casa – numero 13, dipinto chiaramente sull’architrave. Bè, questo tizio dà un’occhiata all’interno, e all’improvviso fa tipo un gorgoglio e cade all’indietro. “Che succede?!” dico “cosa c’è che non va? Fammi dare un’occhiata.” Quindi avvicino il mio occhio all’aletta e guardo all’interno.”

P.C. Burt si fermò e fece un respiro profondo. Peter tagliò la gabbietta della seconda bottiglia.

“Ora, signore,” disse il poliziotto, “mi creda o no, ero sobrio come lo sono adesso. Posso dirle tutto quello che ho visto in quella casa, come se tutto fosse scritto su quel muro. Non è che ci fosse molto da vedere, perché l’aletta non era così grande ma con un po’ di sforzo, sono riuscito a vedere a destra verso il salone e una parte

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di entrambi i lati e la parte in alto verso le scale. Ed ecco cosa vedo, e stia attendo ad ogni parola, per via di ciò che viene dopo.”

Bevve un altro sorso di Pol Roger per sciogliere la lingua e continuò:

“C’era il pavimento del salone. Potevo vederlo molto chiaramente. Era a scacchi bianco e nero, come di marmo, e si allargava per un bel pezzo. Circa a metà strada, sulla sinistra, c’era la scalinata, con un tappeto rosso, e la figura di una donna bianca nuda ai piedi della scalinata, che portava un vaso con fiori blu e gialli. Nel muro vicino alle scale c’era una porta aperta, e una stanza tutta illuminata. Potevo vedere solo la fine del tavolo, con molto vetro ed argento su di esso. Tra quella porta e la porta d’ingresso c’era un grande armadio nero, luccicante, con figure dorate dipinte sopra, come quelle cose che avevano alla mostra. Proprio in fondo al salone c’era un posto simile a una veranda, ma non sono riuscito a vedere cosa c’era dentro, sembrava solo molto allegra. C’era una porta sulla destra, e anche quella era aperta. Un salotto molto carino, per quello che riuscivo a vedere, con una carta da parati azzurrina e fotografie appese ai muri. C’erano fotografie anche nel salone, e un tavolo sulla destra con una ciotola di rame, come se potesse essere usata per metterci dentro i biglietti da visita degli ospiti. Ora, vedo tutto questo, signore, e vi chiedo, se non fosse stato tutto lì, come potrei descriverlo così chiaramente?” “Ho conosciuto persone che hanno descritto cose che non c’erano,” disse Peter pensieroso, “ma raramente era roba di questo genere. Ho sentito parlare di topi, gatti e serpenti, e occasionalmente di figure femminili nude; ma armadi laccati e frutto di vaneggiamenti e tavoli da salotto sono una novità per me.”

“È come dice, signore,” concordò il poliziotto, “e penso che mi creda fino ad ora. Ma c’è dell’altro, che potrebbe trovare davvero singolare. C’era un uomo sdraiato nel salone, ne sono altrettanto sicuro come il fatto che sono qui con lei ed era morto. Era un omone ben rasato, e portava un abito da sera. Qualcuno gli aveva piantato un coltello in gola. Potevo vedere il manico – sembrava un coltello intagliato, ed era fuoriscito del sangue, luccicante, sui quadrati di marmo.”

Il poliziotto guardò Peter, si passò il fazzoletto sulla fronte, e finì il quarto bicchiere di champagne.

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“La testa era appoggiata contro la fine del tavolo nel salone,” continuò, “e i piedi dovevano essere appoggiati contro la porta, ma non sono riuscito a vedere niente abbastanza vicino a me, a causa del fondo della buca delle lettere. Capisce, signore, stavo guardando attraverso la fessura della cassetta delle lettere, e c’era qualcosa dentro – lettere, suppongo che ostacolavano la visuale verso il basso. Ma vedo tutto il resto – davanti e un po’ a entrambi i lati; e dev’essermi rimasto tutto stampato in mente, come dicono, dato che non penso di aver guardato per più di un quarto di minuto o giù di lì. Poi tutte le luci si sono spente contemporaneamente, come se qualcuno avesse staccato il generatore. Così mi guardo intorno, e non mi vergogno a dirle che mi sentivo un po’ strano. E quando mi guardo intorno, guarda un po’, il tizio con la sciarpa grossa se n’era andato.” “Che diavolo gli era preso,” disse Peter.

“Se n’era andato,” ripetè il poliziotto, “e io ero là. E proprio là, signore, ho fatto il grosso sbaglio, dato che ho pensato che non poteva essere andato lontano, mi sono messo a cercarlo per la strada. Ma non riuscivo a vederlo, non riuscivo a vedere nessuno. Tutte le case erano buie, e mi sono ritrovato a pensare come cose ridicole e divertenti possano andare avanti, e nessuno ci fa nemmeno caso.

Il modo in cui ho urlato e bussato alla porta, per non parlare di quell’urlo terribile, lei probabilmente penserà che tutti siano scesi in strada. Ma ecco – lo avrà notato da solo, signore. Un uomo può lasciare le finestre del piano terra aperte, o avere il camino che va a fuoco, e puoi fare così tanto rumore da svegliare i morti, cercando di attirare la sua attenzione, e nessuno ci fa caso. Si addormenta velocemente, e i vicini dicono, “Al diavolo quel chiasso, non sono mica affari miei,” e infilano la testa sotto le coperte.”

“Sì,” disse Peter. “Londra è così.”

“Ha ragione, signore. Ma un paesino è diverso. Non puoi raccogliere uno spillo senza che qualcuno venga a chiederti dove l’hai preso – ma Londra si tiene tutto per sé… bè, qualcosa bisognava fare, penso tra me e me, e soffio nel mio fischietto. Lo sentono bene. Le finestre iniziano a illuminarsi lungo tutta la strada. Anche questa è Londra.”

Peter annuì. “Londra dormirà fino alla tromba del giudizio universale. Tizio e Caio guarderanno dall’alto in basso e assumeranno espressioni virtuose. Ma Dio,

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che non si fa mai cogliere di sorpresa, dirà al suo angelo, “Falli svegliare col fischietto, Michael, usa il fischietto; Est e Ovest risorgeranno dalla morte al suono del fischietto del poliziotto.”

“Più o meno, signore,” disse P.C. Burt; e si chiese per la prima volta se non ci fosse qualcosa nello champagne dopo tutto. Aspettò un momento e poi ricominciò:

“Bè, accadde proprio quello quando suonai il mio fischietto, Withers – che è l’uomo dell’altra zona – era ad Audley Square, arrivava per incontrarmi. Sa, signore, abbiamo degli orari per incontrarci tra di noi, e ogni notte cambiano; stanotte il nostro appuntamento era a mezzanotte in piazza. Quindi arriva, lei potrebbe dire, molto rapidamente, e mi trova là, con tutta la gente che strillava dalle finestre per sapere cosa stava succedendo. Bè, naturalmente, non volevo che tutti loro si riversassero nella strada e che il nostro uomo sparisse nella folla, così dico loro che non è niente, solo un piccolo incidente più avanti. E così vedo Withers ed ero abbastanza felice. Stiamo lì in cima alla strada, e gli dico che c’è un uomo morto che giace nel salone al numero 13, e che mi sembra un omicidio. “Numero 13,” dice lui, “non puoi voler dire numero 13. Non c’è nessun numero 13 a Merriman’s End, stupido; sono tutti numeri pari.” Ed è così, signore, dato che le case dall’altro lato della strada non sono mai state costruite, quindi non c’è nessun numero dispari tranne il numero 1, che è la grande casa all’angolo.

Bè, ciò mi ha fatto sobbalzare. Non ero molto seccato per non essermi ricordato bene il numero, dato che come le ho detto, non ero mai stato nella zona prima di questa settimana. No; ma sapevo che avevo visto quel numero sulla lunetta chiaro come il sole, e non riuscivo a capire come potevo essermi sbagliato. Ma quando Withers sentì il resto della storia, pensò che forse l’avevo confuso col numero 12. Non poteva essere il 18, dato che ci sono solo 16 case nella strada; e nemmeno sarebbe potuto essere il 16, dato che sapevo che non era la casa alla fine della strada. Ma pensammo che sarebbe potuto essere il 12 o il 10; quindi andiamo a vedere.

Non abbiamo avuto difficoltà ad arrivare al numero 12. Un vecchio signore molto cordiale scese giù in vestaglia, chiedendo a cosa fosse dovuto il disturbo, e se poteva essere d’aiuto. Mi scusai per il disturbo, e dissi che temevo che ci fosse

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stato un incidente in una delle case, e se aveva sentito qualcosa. Di sicuro, nel momento in cui aveva aperto la porta avevo capito che non era il numero 12 quello che stavamo cercando; c’era solo un piccolo salone con tavole lucide, e i muri con i pannelli – tutto molto spoglio e ordinato – e nessun armadio nero né donna nuda né niente. Il vecchio gentleman disse, sì, suo figlio aveva sentito qualcuno gridare e bussare pochi minuti prima. Si era alzato e aveva sporto la testa fuori dalla finestra, ma non era riuscito a vedere niente, ma dal rumore entrambi avevano pensato che fosse il numero 14 che si era scordato ancora le chiavi di casa. Così lo ringraziammo e andammo al numero 14.

Abbiamo dovuto faticare un po’ per far scendere il numero 14. Era un gentiluomo irascibile, con qualcosa che ricordava un militare, pensai, ma si rivelò un impiegato statale indiano in pensione. Un gentiluomo scuro, con un vocione, e il suo domestico era scuro anche lui – una specie di nero. Il gentiluomo voleva sapere a cosa era dovuta quella litigata, perché a un onesto cittadino non era permesso di fare le sue ore di sonno. Aveva ipotizzato che il giovanotto pazzo del numero 12 fosse di nuovo ubriaco. Withers dovette parlargli abbastanza bruscamente; ma alla fine il nero scese giù e ci fece entrare. Bè, ci dovemmo scusare, ancora una volta. Il salone non ci assomigliava per niente – la scalinata era dalla parte sbagliata, per prima cosa, e nonostante ci fosse una statua ai suoi piedi, era una specie di idolo pagano con tante teste e braccia, e i muri erano adornati con ogni sorta di cosa di ottone e dei nativi sa quel tipo di roba. C’era il linoleum bianco e nero sul pavimento, e questo era tutto ciò che c’era. Il domestico aveva un modo di fare molto amabile con lui che non mi piaceva per niente. Disse che dormiva nella parte posteriore della casa e non aveva sentito niente finchè il suo padrone non lo aveva chiamato. Poi il gentiluomo si affacciò da in cima alle scale urlando che non era sua abitudine disturbarlo; il rumore proveniva dal numero 12 come sempre, e se quel giovanotto non avesse smesso con la sua inutile vita da bohemien, la legge avrebbe avuto la meglio su suo padre. Ho chiesto se avesse visto qualcosa, e disse, no, non aveva visto niente. Certamente, signore, io e l’altro tipo eravamo dentro il portico, e non si può vedere niente di quello che succede dentro questi portici dalle altre case, perché sono circondati ai lati da vetri colorati – tutti quanti.”

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Lord Peter Wimsey guardò il poliziotto e poi guardò la bottiglia, come se stesse facendo una stima del contenuto alcolico di entrambi. Dopo la riflessione, riempì tutti e due i bicchieri di nuovo.

“Bè, signore,” disse P.C. Burt dopo aver bevuto, “in quel momento Withers mi guardava un po’ alla vecchia maniera. Comunque, non disse niente, e tornammo indietro al numero 10, dove c’erano due zitelle e un salone pieno di uccelli impagliati e una carta da parati che sembrava il catalogo di un fioraio. Quella che dormiva nella parte anteriore della casa era sorda come una campana, e quella che dormiva nella parte posteriore non aveva sentito niente. Ma abbiamo parlato anche con le loro domestiche, e la cuoca disse che aveva sentito una voce urlare “Aiuto!” e pensava fosse al numero 12, e aveva nascosto la testa sotto il cuscino e recitato le sue preghiere. La domestica era una ragazza ragionevole. Aveva guardato fuori quando mi aveva sentito bussare. Non era riuscita a vedere niente all’inizio, a causa del fatto che eravamo nel portico, ma aveva pensato che stesse succedendo qualcosa, così, siccome non voleva prendere freddo, tornò indietro per mettersi le sue pantofole da camera. Quando tornò alla finestra, fece giusto in tempo a vedere un uomo che correva per la strada. Andava molto veloce e molto silenziosamente, come se avesse addosso delle calosce, e aveva potuto vedere l’estremità della grande sciarpa che svolazzava dietro di lui. Lo vide correre via dalla strada e svoltare a destra, e poi aveva sentito me che arrivavo per seguirlo. Sfortunatamente dato che era concentrata a guardare l’uomo, non aveva fatto attenzione da quale portico ero uscito. Bè, ciò dimostrava che non mi stavo affatto inventando tutta la storia, perché c’era quel tipo con la sciarpa grande. La ragazza non l’aveva proprio riconosciuto, ma ciò non era una sorpresa, perché era appena entrata a servizio delle vecchie signore. Inoltre, non era credibile che l’uomo avesse a che fare qualcosa con tutto questo, perché era fuori con me quando si è sentito l’urlo. Io credo, che sia il tipo di persona a cui non piace che gli si frughi troppo nelle tasche, e nel momento in cui mi sono girato ha pensato che sarebbe stato meglio e più a suo agio da un’altra parte.

Ora non c’è bisogno (continuò il poliziotto) che io la disturbo raccontandogli di tutte le case in cui siamo entrati. Abbiamo fatto domande a tutte le persone che abitano in quel gruppo di case, dal numero 2 al numero 16, e non ce n’era una che

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avesse un salone vagamente simile a quello che avevamo visto io e il tizio attraverso la buca delle lettere. Non c’era nemmeno una persona che potesse aggiungere qualcosa in più a quello che già sapevamo. Vede, signore, nonostante mi ci sia voluto del tempo per raccontarlo, è successo tutto molto velocemente. Ci sono state le urla; non sono durate più di qualche secondo o giù di lì, e prima che fossero finite, eravamo per la strada e dentro il portico. Poi io ho urlato e ho bussato; ma non ci ho messo molto con davanti il tizio che guarda attraverso la buca delle lettere. Poi ci guardo io dentro, potrebbe essere per quindici secondi, e mentre lo faccio, il tizio si allontana per la strada. Poi gli corro dietro, e poi soffio nel mio fischietto. Tutto sarà durato un minuto o un minuto e mezzo, forse. Non di più.

Bè, signore, per tutto il tempo che siamo stati dentro tutte le case in Merriman’s End, mi sentivo ancora strano, glielo posso dire, e Withers, sembrava ancora più strano. Mi dice, “Burt,” dice, “è questo la tua idea di scherzo? Perché se è così, dovresti stare all’ Olborn Empire, non nelle forze di polizia.” Così gli dico di nuovo, in modo più solenne, ciò che ho visto – “e”, dico, “se solo potessimo mettere le mani sul tipo con la sciarpa grande, potrebbe dirti che lo ha visto anche lui. E inoltre,” dico, “pensi che rischierei il posto di lavoro, per uno scherzo così stupido?” Dice, “Bè, mi stupisce il fatto,” dice, “che se non sapessi che sei uno che non beve, direi che ti immagini le cose.” “Cose?” gli dico, “vedo che c’era un cadavere là in terra con un coltello nel collo, e questo mi bastava. È stato orribile, e il sangue tutto sparso sul pavimento.” “Bè,” dice, “ magari non era proprio morto, e l’hanno spostato da lì.” “E hanno anche spostato la casa, suppongo,” gli ho detto. Così Withers dice, con una voce strana, “sei sicuro sulla casa? Non stavi facendo correre l’immaginazione su donne nude e roba così?” Quella era proprio una cosa carina da dire. Dissi. “No. In questa strada sta succedendo qualcosa di strano e voglio vederci chiaro, anche se dovessimo rastrellare Londra per trovare il tizio con la sciarpa.” “Sì,” dice Withers, con un’aria cattiva, “è un peccato che sia sparito così all’improvviso.” “Bè,” dico, “non puoi dire che mi sono immaginato lui, in ogn caso, perché quella ragazza lo ha visto, e meno male,”dissi, “o avresti detto che sarei dovuto stare a Colney Hatch.” “Bè,” dice,

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“non so cosa pensi di fare. Faresti meglio a chiamare in stazione e chiedere istruzioni.”

“Cosa che ho fatto. E il Sergente Jones, è venuto lui stesso, e ha ascoltato attentamente ciò che entrambi dovevamo dire. E poi ha camminato lungo la strada, lentamente, da una parte all’altra. Poi è tornato e mi dice, “Ora, Burt,” dice, “descrivimi solamente quel salone un’altra volta, con attenzione.” Cosa che faccio, come l’ho descritto a voi, signore. E dice, “Sei sicuro che ci fosse la stanza a sinistra delle scale con il vetro e l’argento sul tavolo; e la stanza sulla destra con le foto?” E io dico, “Sì, Sergente, sono abbastanza sicuro di ciò.” E Withers dice, “Ah!” con un tono di voce come per dire ti-ho-beccato-finalmente, se capisce ciò che intendo. E il sergente dice, “Ora, Burt,” dice, “ricomponiti e dai un’occhiata alle case che ci sono qui. Non vedi che hanno tutte una sola stanza che dà sulla facciata ? Non ce n’è nessuna che abbia le stanze su entrambi i lati del salone principale. Guarda le finestre, stupido,” dice.”

Lord Peter versò quello che rimaneva dello champagne. “Non mi vergogno di dirle, signore” (andò avanti il poliziotto) “che ero abbastanza colpito da come era stato stupido da parte mia non averlo notato! Withers ci aveva fatto caso, e questo gli aveva fatto credere che fossi ubriaco o mezzo matto. Ma io non ho dubbi su quello che ho visto. Dissi, che ci dovevano essere due case in una, da qualche parte, ma non era plausibile, perché eravamo stati in tutte le case, e non c’era una cosa del genere – non c’erano porte nascoste in nessuna di loro come si legge nelle racconti gialli. “Bè, comunque,” dico al sergente, “le urle erano vere, perché altre persone le hanno sentite. Chieda se vuole, e glielo diranno.” Così il sergente dice, “Bè, Burt, ti darò un’altra chance.” Così bussa di nuovo al numero 12 – dato che non voleva disturbare il numero 14 più di quando già non lo fosse – e stavolta scende giù il figlio. Era anche lui un gentiluomo cordiale; non sembrava affatto seccato. Dice, Oh, sì, aveva sentito le urla e anche suo padre le aveva sentite. “Il numero 14,” dice, “ecco dov’è il problema. Un tizio davvero strano, il numero 14, e non mi sorprenderei se picchiasse quel suo povero domestico. Il tipico inglese all’estero, sa! Gli avamposti dell’Impero e tutta quella roba là. Sono sgarbati e svegli – e poi il curry dalle loro parti fa male al fegato.” Quindi io ero dell’idea di dover tornare al numero 14; ma il sergente, perde la pazienza, e dice, “Sai molto

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bene,” dice, “che non è il numero 14, e penso, Burt, che tu sia mezzo matto e pure ubriaco. Faresti meglio ad andare dritto a casa,” dice, “e smaltire la sbornia, e ci rivediamo quando sarai in grado di essere presentabile.” Così io protesto un po’, ma invano, e se na va via, e Withers torna alla sua zona. E io cammino un po’ avanti e indietro finchè Jessops non viene a sostituirmi, e poi me ne vado, ed allora è stato quando l’ho vista, signore.

Ma io non sono ubriaco, signore – o almeno, non lo ero allora, nonostante in questo momento mi sento come se la testa mi fluttuasse. Forse quella roba è più forte rispetto al suo sapore. Ma non ero ubriaco prima, e sono abbastanza sicuro di non essere mezzo matto. Sono perseguitato, signore, ecco come stanno le cose – perseguitato. Qualcuno potrebbe essere stato ucciso in una di quelle case tanti anni fa, ed è ciò che ho visto stanotte. Forse hanno cambiato i numeri civici proprio per quello – ho sentito racconti simili – e quando ritorna la stessa notte la casa torna com’era prima. Ma eccomi là, con una nota di demerito , e nessun fantasma dovrebbe fare uno scherzo tale da far finire nei guai un uomo semplice. E sono sicuro, signore, che lei sarà d’accordo con me.”

Il racconto del poliziotto era andato avanti per un bel po’, e le lancette dell’orologio del nonno segnavano un quarto alle cinque. Peter Wimsey tirò un’occhiata benevola al suo compagno, per il quale iniziava a provare affetto. Era, semmai, leggermente più ubriaco del poliziotto, dato che non aveva bevuto il suo thé e non aveva avuto appetito per cena; ma il vino non aveva offuscato la sua perspicacia; aveva solo aumentato la sua eccitabilità e fatto posporre il sonno. Disse:

“Quando ha guardato attraverso la buca delle lettere, è riuscito a vedere parte del soffitto, o le luci?”

“No, signore; a causa, capisce, dell’aletta. Potevo vedere a destra e a sinistra e dritto davanti a me; ma non verso l’alto, e nessuna delle parti vicine al pavimento.”

“Quando ha guardato la casa dall’esterno, non c’era nessuna luce tranne la lunetta. Ma quando ha guardato attraverso la fessura dell’aletta, tutte le stanze erano illuminate, a destra e a sinistra e sul retro?”

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“Le case hanno porte sul retro?”

“Sì, signore. Uscendo da Merriman’s End, svolta a destra, e c’è una piccola stradina lì vicino che conduce alle porte sul retro.”

“Sembra che lei abbia una memoria visiva davvero fuori dal comune. Mi chiedo se anche gli altri tipi di memoria siano così buoni. Mi può dire, per esempio, se qualcuna delle case in cui è entrato avesse un odore particolare? Specialmente la 10, la 12 o la 14?”

“Odore, signore?” Il poliziotto chiuse gli occhi per cercare di ricordarsi meglio. “Perché, sì, signore. La numero 10, quella dove vivono le due signore, c’era un odore di cose vecchie. Non so come spiegarlo. Non lavanda – ma simile a quello che le signore tengono nelle ciotole o qualcosa del genere – foglie di rosa e roba del genere. Pot-pourri, ecco che roba era. Pot-pourri. E la numero 12 – bè, non che ci fosse qualcosa di particolare là, eccetto per il fatto che ho pensato che devono avere dei domestici molto in gamba, nonostante non avessimo visto nessuno tranne la famiglia. Tutto il pavimento e i pannelli erano davvero molto lucidi – poteva rispecchiarcisi. Cera e trementina, mi sono detto. E olio di gomito. Ciò che si può definire una casa pulita con un buon odore di pulito. Ma la numero 14 – quella era diversa. Non mi piaceva l’odore che c’era dentro. Sapeva di chiuso, come se il nero ci avesse bruciato dell’incenso per i suoi idoli, forse. Non ho mai potuto sopportare i neri.”

“Ah!” disse Peter. “Quello che dice fa davvero riflettere.” Unì la punta delle dita e da sopra di esse sparò l’ultima domanda :

“Mai stato dentro la National Gallery?”

“No, signore,” disse il poliziotto, stupito. “Non posso dire di esserci stato.”

“Questa è Londra ancora una volta,” disse Peter. “Siamo le ultime persone al mondo a venire a conoscenza delle grandi istituzioni metropolitane. Ora, qual è il modo migliore per affrontare tutti questi pensieri, mi chiedo? È un po’ presto per una visita. Comunque, non c’è niente di meglio che fare una buona azione prima della colazione, e prima risolve le cose col sergente, meglio è. Mi faccia pensare. Sì – penso che possa farlo. Di solito, non ho una particolare predilezione per i travestimenti, ma la mia routine è stata altera così tanto che uno strappo alla regola in più non avrà nessuna importanza. Mi aspetti lì mentre mi faccio un

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bagno e mi cambio. Potrebbe volerci un po’ di tempo; ma sarebbe davvero poco educato arrivare lì prima delle sei.”

Il bagno era stata un’idea invitante, ma forse era sconsiderata, dato che uno strano languore si impossessò di lui appena toccò l’acqua calda. Lo champagne stava perdendo la sua effervescenza. Fu con grande sforzo che si trascinò fuori e si risvegliò con una doccia fredda. La questione di come vestirsi richiese un attimo di riflessione. Trovò facilmente un paio di pantaloni di flanella grigi, e nonostante avessero la piega un po’ troppo precisa per la parte che voleva recitare, pensò che con un po’ di fortuna sarebbero probabilmente passati inosservati. La camicia era difficile da scegliere. La sua collezione di camicie era notevole, ma la maggior parte era poco appariscente e da gentiluomo. Esitò per un poco su una camicia bianca con un colletto sportivo aperto, ma alla fine decise per una blu, comprata per fare un esperimento e rivelatasi non proprio un gran successo. Un cravatta rossa, se ne avesse avuta una, sarebbe stata convincente. Dopo alcune considerazioni, si ricordò di aver visto sua moglie con un’accesa cravatta in stile Liberty, il cui colore prevalente era l’arancione. Quella, sapeva, sarebbe andata bene se fosse riuscito a trovarla. Su di lei stava davvero bene; su di lui sarebbe stata davvero abominevole. Entrò nella stanza accanto; era strano trovarla vuota. Una sensazione strana lo avvolse. Eccolo lì, che rovistava tra i cassetti di sua moglie, e lei eccola lì, vivace e irraggiungibile ai piani alti della casa con un paio di infermiere e un bambino nuovo di zecca, che sarebbe potuto diventare Dio sa cosa. Si sedette davanti allo specchio e guardò il suo riflesso. Si sentiva come se in qualche modo sarebbe dovuto cambiare durante la notte; ma era solo con la barba incolta e, pensò, un po’ ubriaco. Al momento entrambe le cose andavano bene, nonostante non si addicessero proprio a un padre di famiglia. Tirò fuori tutti i cassetti sul tavolino da toletta; emanavano degli odori vagamente familiari di cipria e pacchetti di fazzoletti. Provò nel grande armadio: vestiti, costumi e cassetti pieni di biancheria intima, che lo fece sentire un po’ sentimentale. Alla fine trovò delle file di guanti e calze di diversi colori che sebravano promettenti. Il cassetto successivo conteneva le cravatte, quella arancione con la fantasia Liberty che desiderava spiccava amichevolemente tra le altre. Se la mise, e osservò compiaciuto che il risultato era oltremodo bohemien. Uscì di nuovo, lasciandosi

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dietro tutti i cassetti aperti come se un ladro fosse passato dalla camera. Riuscì a trovare poco dopo un suo vecchio giacchetto di tweed, con una fantasia molto country, adatto solo per pescare in Scozia, insieme con un paio di scarpe marroni di tela. Si allacciò i pantaloni con una cintura, cercò e trovò un vecchio cappello morbido di feltro a tesa larga di un colore indefinito, e, dopo aver tolto qualche esca per le trote dalla tesa del cappello ed essersi rimboccato per bene le maniche della camicia dentro le maniche del cappotto, decise che così poteva andare bene. Solo dopo un ripensamento, ritornò nella camera di sua moglie e scelse una grande sciarpa di lana con sfumature blu che davano sul verde. Quindi pronto, scese giù di nuovo, per scoprire che P.C. Burt dormiva profondamente, russando con la bocca aperta.

Peter si sentiva offeso. Lui era lì, che si sacrificava negli interessi di uno stupido poliziotto, e quello non aveva nemmeno la decenza di apprezzarlo. Comunque, non era necessario svegliarlo per ora. Fece un grosso sbadiglio e si sedette.

Fu il domestico a svegliare i due addormentati alle sei e mezzo. Anche se non fosse stato sorpreso di vedere il suo padrone, vestito in un modo assai strano, che dormiva beatamente nel salone in compagnia di un grosso poliziotto, era addestrato talmente bene che non l’avrebbe ammesso nemmeno a se stesso. A malapena tolse il vassoio. Il debole tintinnio dei bicchieri svegliò Peter, che dormiva sempre come un ghiro.

“Hey, William,” disse. “Ho dormito troppo? Che ore sono?” “Le sette meno venticinque, signore.”

“Proprio il momento giusto.” Si ricordò che il lacchè dormiva all’ultimo piano. “Tutto tace nella parte ovest, William?”

“Non proprio del tutto, signore.” William azzardò un sorrisino. “Il signorino era sveglio verso le cinque. Ma va tutto bene, da quello che ho capito dall’ infermiera Jenkyn.”

“L’infermiera Jenkyn? È quella giovane? Non lasciarti abbindolare, William. Dico, daresti a P.C. Burt un colpetto nelle costole, per favore? Abbiamo un lavoro da fare.”

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A Merriman’e End le attività mattutine stavano cominciando. Il lattaio arrivava scampanellando fuori dal vicolo cieco; le luci scintillavano nelle camere ai piani superiori; delle mani scostavano le tende; davanti al numero 10, la domestica stava già strofinando i gradini. Peter fece rimanere il suo poliziotto in cima alla strada.

“Non voglio fare la mia prima comparsa con l’accompagnamento ufficiale,” disse. “Venga quando le faccio cenno. Comunque qual è il nome del gentiluomo cordiale al numero 12? Penso che potrebbe aiutarci.”

“Mr O’Halloran, signore.”

Il poliziotto guardò Peter con un’aria d’attesa. Sembrava aver abbandonato tutta l’iniziativa e aver riposto una confidenza implicita in quel gentiluomo ospitale ed eccentrico. Peter camminò per la strada con le mani nelle tasche dei pantaloni e il cappello logoro sulle ventitrè. Al numero 12 si fermò ed esaminò le finestre. Quelle al pian terreno erano aperte; la casa era sveglia. Salì gli scalini, lanciò una breve occhiata attraverso l’aletta della buca delle lettere, e suonò il campanello. Una domestica con un vestito di un blu acceso e un berretto bianco e un grembiule aperto aprì la porta.

“Buongiorno,” disse Peter, sollevando leggermente il cappello logoro; “Mr O’Halloran è in casa?” Pronunciò la r con un accento leggermente continentale. “Non il vecchio gentiluomo. Intendo il giovane Mr O’Halloran?”

“È in casa,” disse la domestica, dubbiosa, “ma non si è ancora alzato.”

“Oh!” disse Peter. “Bè è un po’ presto per ricevere visite. Ma desidero vederlo urgentemente. Sono – c’è un piccolo problema riguardo a dove abito. Potrebbe pregarlo di scendere – sarebbe così gentile? Sono venuto a piedi,” aggiunse, pateticamente, e dicendo esattamente la verità.

“Davvero, signore?” disse la domestica. Aggiunse gentilmente, “infatti ha l’aria stanca, signore, si vede.”

“Non è niente,” disse Peter. “È solo che ho saltato la cena. Ma non è un problema se riesco a vedere Mr O’Halloran.”

“Farebbe meglio ad entrare, signore,” disse la domestica. “Vedo se riesco a svegliarlo.” Condusse lo straniero esausto dentro e gli porse una sedia. “Con quale nome dovrei annunciarla, signore?”

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“Petrovinsky,” disse il lord, intrepido. Come si era più o meno aspettato, nè l’insolito nome nè i vestiti insoliti di quel visitatore stranamente mattutino sembrarono causare molta sorpresa. La domestica lo lasciò nel lindo salone coi pannelli e andò di sopra lanciando solo un’occhiata al portaombrelli.

Lasciato a se stesso, Peter rimase seduto senza muoversi, notando che il salone conteneva davvero pochi mobili, ed era illuminato da una singola lampada elettrica che si trovava subito al di là del portone. La cassetta delle lettere era quella solita a forma di gabbia in fil di ferro il cui fondo era stato attentamente foderato con della carta marrone. Dal retro della casa arrivava un odore di bacon fritto.

In quel momento si sentì il rumore di qualcuno che correva di sotto. Un giovanotto apparve in vestaglia. Chiamò appena arrivato di sotto: “sei tu, Stefan? Il tuo nome mi è stato riportato come Mr Whisky. Marfa è scappato di nuovo, o – cosa? Chi diavolo è lei, signore?”

“Wimsey,” disse Peter, gentilmente, “non Whisky; Wimsey l’amico del poliziotto. Le ho solo fatto una visitina per farle i miei complimenti per la falsa prospettiva fatta alla perfezione da lei e che pensavo fosse morta con Von Hoogstraten, o perlomeno con Grace e Lambelet.”

“Oh!” disse il giovanotto. Aveva un’espressione del viso divertita, con occhi vivaci e orecchie a punta come quelle di un fauno. Rise un po’ afflitto. “Suppongo che il mio bellissimo omicidio sia stato scoperto. Era troppo bello per durare. Quei poliziotti! Spero proprio che abbiano fatto passare una nottataccia al numero 14. Posso chiederle come è stato coinvolto nella questione?”

“Io,” disse Peter, “sono il tipo di persona a cui si affidano i poliziotti afflitti – non so bene perrché. E quando mi sono immaginato quella robusta figura vestita di blu, persuasa da uno straniero bohemien e invitata a spiare attraverso un buco, con la mente mi sono immancabilemente ritrovato nella National Galllery. Ho provato mole volte a sbirciare in quella scatoletta nera guardando di lato da quei fori per ammirare quegli interni olandesi disegnati in maniera così verosimile sui quattro lati piatti della scatola. Faceva davvero bene a preservare il suo silenzio eloquente! Il suo irlandese l’avrebbe tradita. I domestici, deduco, sono stati tenuti all’oscuro di tutto di proposito.”

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“Mi dica,” disse Mr O’Halloran, sedendosi di sbieco sul tavolo del salone, “conosce a memoria il lavoro di tutti i residenti di questo quartiere di Londra? Non dipingo firmandomi col mio nome.”

“No,” disse Peter. “Come il buon Dr Watson, il poliziotto ha saputo osservare bene, nonostante non abbia saputo trarre conclusioni dalla sua osservazione; è stato l’odore di trementina che l’ha tradita. Deduco che al momento della sua prima visita l’attrezzatura non era molto lontana.” “Era piegata e si trovava sotto le scale,” rispose il pittore. “Si trovava lì sin da quanto è stata tolta dallo studio. Mio padre aveva avuto solo il tempo di spostarla e staccare il numero 13 dalla lunetta prima che i rinforzi arrivassero. Non ha nemmeno avuto il tempo di mettere via il tavolo su cui sono seduto; una breve ricerca avrebbe rivelato che si trovava nella sala da pranzo. Mio padre è un atleta eccezionale; non riesco proprio a esprimere tutta la mia ammirazione per la lucidità che dimostrò mentre correvo da una casa all’altra e lui difendeva il forte. Sarebbe stato così semplice e così privo di iniziativa da spiegare; ma a mio padre, essendo un irlandese, piace pestare i piedi all’autorità.”

“Mi piacerebbe conoscere suo padre. L’unica cosa che non mi è del tutto chiara è la ragione di questo complotto così complicato. Stava per caso compiendo una rapina dietro l’angolo, e teneva la polizia impegnata mentre lo faceva?”

“Non ho mai pensato a niente di tutto questo,” disse il giovanotto, con un po’ di rimorso nella voce. “No. Il poliziotto non era la vittima predestinata. Si è solo trovato alle prove generali, e lo scherzo era troppo bello per essere svelato. Il fatto è, che mio zio è Sir Lucius Preston, l’accademico reale.”

“Ah!” disse Peter, “inizio a vedere la luce.”

“Il mio modo di disegnare,” continuò Mr O’Halloran, “è moderno. Mio zio in diverse occasioni mi ha detto che disegno così solo perché non so disegnare. L’idea era un invito a cena domani e poi sarebbe stato deliziato con la storia del misterioso “numero 13”, di cui si racconta che appaia ogni tanto in questa strada e che si sentano strani rumori. Quindi dopo averlo trattenuto fino a mezzanotte circa, avrei dovuto portarlo all’inizio della strada. Mentre camminavamo, le urla sarebbero iniziate di colpo. Avrei dovuto riportarlo – “

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“Niente,” disse Peter, “potrebbe essere più chiaro. Dopo lo shock iniziale, sarebbe stato costretto ad ammettere che il suo modo di disegnare era un trionfo di accuratezza accademica.”

“Spero,” disse Mr O’Halloran, “che la performance possa ancora andare avanti come era stata orginariamente pianificata.” Guardò un po’ ansioso Peter, che rispose:

“Lo spero, davvero. Spero anche che suo zio abbia un cuore forte. Ma posso, nel frattempo, dirlo al mio povero poliziotto e rasserenarlo un po’? La sua promozione è a rischio, a causa del sospetto che fosse ubriaco mentre era in servizio.”

“Buon Dio!” disse Mr O’Halloran. “No – non voglio che accada. Lo porti qui.” La difficoltà fu far riconoscere a P.C. Burt alla luce del giorno quello che aveva visto di notte attraverso l’aletta della buca delle lettere. Dell’impalcatura delle tele dipinte, con le loro forme distorte e tracciate in obliquo in maniera strana, ci capiva poco. Solo quando la cosa fu montata e illuminata nello studio con le tende tirate alla fine fu convinto, sebbene con riluttanza.

“È meraviglioso,” disse. “È come Maskelyne e Devant. Vorrei che il sergente avesse potuto vederlo.”

“Cerchi di farlo venire qui domani notte,” disse Mr O’Halloran. “Lo lasci venire in qualità di guardia del corpo di mio zio. “Lei-“ si girò verso Peter – “lei sembra che ci sappia fare coi poliziotti. Non può fare in modo che venga qui? La sua imitazione di un Bloomsbury affamato e sconsolato è del tutto convincente quanto la mia. Che ne pensa?”

“Non lo so,” disse Peter. “Il costume mi dà noia. Inoltre, è una cosa carina nei confronti di un agente di polizia? Le concedo l’accademico reale, ma quando ci sono di mezzo i tutori della legge – Dannazione tutto quanto! Sono un padre di famiglia, devo avere un qualche senso di responsabilità.”

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