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Il punto di partenza di quest’analisi è indubbiamente la catalogazione degli oggetti stessi che compongono il tesoro

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Academic year: 2021

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Prefazione

In un momento imprecisato delle prima metà del V secolo d.C., in un baule ligneo misurante circa 60x 45x 30 cm, qualcuno aveva depositato per poi sotterrarli insieme al contenitore stesso, più di 150 oggetti in metallo prezioso tra gioielli in oro e vasellame e posate in argento, insieme a più di 15.000 monete, pure in oro e argento.

Circa 27 kg, quindi, di metallo prezioso sottoforma di oggetti di grande valore che dovevano costituire il patrimonio, non è possibile dire con certezza se familiare o di uno o più singoli individui, che decisero di affdarlo temporaneamente alla terra per proteggerlo e con l’intento di venirlo poi a recuperare.

Il tutto in quell’area della provincia di Britannia oggi conosciuta come la contea del Suffolk, nei pressi dell’odierna cittadina di Hoxne, nell'East Anglia (fg. 1, p.140).

Questo lavoro si prefgge come obiettivo quello di fornire al tesoro di Hoxne un contesto il più possibile completo, che aiuti a comprendere appieno non solo la natura del tesoro stesso, ma anche le motivazioni che potrebbero stare alla base della sua deposizione e che, in generale, starebbero alla base della deposizione del notevole numero di tesori (più di un centinaio) deposti nella stessa area (quella dell’East Anglia) proprio in quest’epoca (la seconda metà del IV e l’inizio del V secolo).

Il punto di partenza di quest’analisi è indubbiamente la catalogazione degli oggetti stessi che compongono il tesoro. Divisi per materiale e tipologia ed analizzati sulla base della loro funzione, stato di conservazione e modalità di deposizione, questi ci forniscono una prima serie di informazioni e indizi sui possibili proprietari, sulla possibile cronologia e sulle modalità del loro utilizzo durante la loro

“vita”.

Dal punto di vista stilistico, manca un tesoro di riferimento a cui paragonare quello di Hoxne (il tesoro proveniente dalla Britannia romana più simile conosciuto, dal punto di vista soprattutto della modalità di lavorazione di certi oggetti, è quello di Thetford) e non sempre, pertanto, è possibile trovare dei parallelismi per questi oggetti.

Laddove particolari analogie sono state rinvenute con oggetti di altri

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tesori romani della Britannia o dell'area gallica, queste sono state messe in rilievo, soprattutto allo scopo di attestare parallelismi tipologici più che cronologici.

Il punto di partenza per delle ipotesi cronologiche è, invece, il terminus post quem determinato dalle monete più recenti del 407-408 d.C.

Nella seconda parte di questo scritto, dopo una breve premessa sui precedenti trecento anni di romanità della Britannia, si analizzano in dettaglio gli avvenimenti storici dalla seconda metà del IV secolo in poi, per cercare di raccogliere il maggior numero di informazioni possibile sull’epoca in cui il tesoro fu deposto.

Questa analisi storica, accompagnata da quella topografca e stratigrafca, permette di delineare un quadro abbastanza completo attorno alla deposizione del tesoro stesso, tale da contestualizzarlo ed inserirlo tra altri numerosi tesori analogamente deposti nella stessa area geografca nel corso della stessa epoca.

Solo nell’ambito di un contesto il più possibile completo, infatti, è possibile comprendere appieno il tesoro non solo come accumulo di oggetti preziosi che aggiunge un elemento fondamentale alla cultura materiale della Britannia romana, ma anche come parte di un fenomeno storico più ampio che ha le sue radici nello spinoso problema della fne della provincia romana di Britannia.

Il grande valore e l’eccezionalità del tesoro di Hoxne stanno, infatti, sia nella preziosità intrinseca degli oggetti stessi e nel loro notevole numero, sia nel fatto che, appartenendo ad un’epoca così povera di fonti scritte e di informazioni storiche, esso costituisce un elemento fondamentale per ricostruire un’importantissima parte della storia dell’Impero Romano.

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