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22 LUGLIO 2015 LASCIA UN COMMENTO Per alcune ragazze sono stato una stazione dove potersi fermare in qualche occasione.

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1) https://parisigiuseppetesti.wordpress.com/

1)

https://parisigiuseppetesti.wordpress.com/2015/07/22/dimenticare/

Dimenticare

22 LUGLIO 2015 LASCIA UN COMMENTO Per alcune ragazze sono stato una stazione dove potersi fermare in qualche occasione.

Farmi affezionare a loro per poi vederle sparire, molto spesso senza il motivo capire.

Ritornavano e ricominciava il tutto,

non facendo notare il mio cuore distrutto.

L’abitudine di andare lontano non perdevano

e del mio cuore un pezzo ogni volta si prendevano.

Potrei fare nomi, ma sarebbe lungo l’elenco e alla fine delle citazioni sarei stanco.

Lasciamole adesso nel loro inspiegabile silenzio.

Sono un gentiluomo a non esprimere giudizio.

Una parola può ferire e un’altra sorridere:

io entrambe ho imparato a scrivere.

Ma con loro non saprei quale usare:

il verbo da seguire categoricamente è dimenticare.

2) https://parisigiuseppetesti.wordpress.com/2015/07/21/ti-vorrei- parlare/

Ti vorrei parlare

21 LUGLIO 2015 LASCIA UN COMMENTO Ti vorrei parlare ma senza alcun rancore, dobbiamo svuotare in fretta il cuore.

Oggi non bado al caldo e al sudore,

nemmeno alle tue lacrime e al loro rumore.

Peserò un po’ di meno dopo questa sera, la mia anima si è già tinta ed è così nera.

Vorrei una donna che sia solo sincera, ma così perfetta non esiste una vera.

Ti vorrei parlare senza alzare la voce, lo scopo di oggi non sarà però fare pace.

Mi piacerebbe che le lancette andassero veloce

come chi in chiesa aspetta l’ultimo segno della croce.

Cercherò di meno i tuoi occhi lucidi e si cureranno con il tempo i lividi.

Di noi che mi rimane? Il ricordo di brividi, non per quel freddo ma per sentimenti ruvidi.

Ti vorrei parlare ma non è la soluzione:

ci faremmo prendere da un’altra emozione.

(2)

Manchi come io a te e forse in continuazione,

abbiamo speranze rovinate come bagnato un cartone.

3) https://parisigiuseppetesti.wordpress.com/2015/07/20/libero-di- morire/

Libero di morire

20 LUGLIO 2015 LASCIA UN COMMENTO

Ero spinto da un’emozione, così feci l’errore di darle un bacio.

Lei, bionda come le classiche svedesi, non era libera d’amare. Un uomo losco era padrone del suo corpo. Brutto dire così, ma era come se lo fosse, anche l’anima rimaneva imprigionata. Non sapevo ancora che lui non era solo una cattiva persona, ma qualcosa di più.

Lei che di nascosto piangeva e quando lo baciava ripensava a me, decise di confessargli il piccolo tradimento, come se ciò ci potesse regalare un futuro assieme!

L’ira nei suoi occhi, il mare in quelli della donna. In quelli che avrei voluto annegare, ma che non rivedrò più!

Le bloccò il corpo come se fosse in coma, lasciando il cuore ancora pompare, anche se non batteva per lui. Dopo giorni la mutò in un mostro assettato di sangue che uccise le mie sorelle, amici cari, i miei genitori. Insomma, tutto quello che a cui tenevo, senza mai toccare me. Lo scopo di lui era che io odiassi lei, ma sapevo che quelle mani non conoscevano la razionalità.

So che non siamo liberi d’amare, così ho deciso questo salto dall’alto: dalla distanza che fa tremare le mie gambe.

Prima che diventi la sua indesiderata vittima voglio conoscere la libertà: essere libero di morire.

4)

https://parisigiuseppetesti.wordpress.com/2015/07/20/buonanotte- amore/

Buonanotte amore

20 LUGLIO 2015 LASCIA UN COMMENTO Buonanotte amore,

sei l’ultimo pensiero prima del sonno.

Resti sveglia nel mio cuore,

mentre mi raggiungi in un nuovo sogno.

C’è chi vuole la fine di noi,

è gente che ha tempo inutile da sprecare.

Se fosse amata avrebbe spazio per i fatti suoi, invece sono soli e l’invidia li fa rosicare.

E mentre il loro giudizio è solo rumore, si chiudono gli occhi: buonanotte amore.

5) https://parisigiuseppetesti.wordpress.com/2015/07/19/mai-piu- un-amore/

Mai più un amore

19 LUGLIO 2015 LASCIA UN COMMENTO

Anche il silenzio di vita è pieno,

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a volte è meglio di un amico.

Ho da poco preso del veleno

e chi mi ha dato il bicchiere non dico.

Ho osannato troppo questa persona,

da sciocco pensavo non potesse farmi male.

Un pianoforte adesso note famose suona ed è l’unica cosa che rimane speciale.

Ascolto musica per poter sognare anch’io:

un amore di quelli che mantiene le promesse.

Ma non posso: non ha più voglia il cuore mio, le pedine bianche o nere sono sempre le stesse.

Io non gioco una partita per non perdere,

tu hai cambiato le regole troppe volte e pure adesso.

Preferisco restare qui tra i ricordi a scrivere

che le mie lacrime restano per te e in me addosso.

Domani non mi vedrai, come oggi non ti scrivo.

Nemmeno un messaggio, ma che importa?

Mi hai trafitto cuore e mente, ma sono ancora vivo e solo chi passa tra queste righe mi ascolta:

è un grido senza suono però con potenza.

Giuro: non avrò mai più un amore a distanza.

6) https://parisigiuseppetesti.wordpress.com/2015/07/17/anche-se- parlo-di-cristina/

Anche se parlo di Cristina

17 LUGLIO 2015 LASCIA UN COMMENTO Anche se parlo di Cristina in qualche poesia è chiaro che è soltanto un vecchio amore.

Non m’importa che non sia mai stata mia, nonostante di portarla dieci anni nel cuore.

Il vero battito nel 2011 l’ho scoperto

con ragazze che il mio cuore hanno aperto.

Avrei voluto che ciò non accadesse mai:

l’amore inizia a mancare quando tanto ne dai.

7) https://parisigiuseppetesti.wordpress.com/2015/07/16/lestate- rallenta-un-siciliano-da-sempre/

L’Estate rallenta un siciliano da sempre 16 LUGLIO 2015 LASCIA UN COMMENTO

Sono siciliano e come tutti i miei simili l’Estate ci rallenta. Vorrei tanto scrivere di più ma il caldo scioglie ogni pensiero e la mia piccola stanza è un forno che non sforna nuovi progetti.

Quindi pazienza lettori, c’è tanto ancora da leggere ma sicuramente più avanti!

Prima del morso non è assolutamente finito, riprenderò in seguito con la parte #14.

Arriverà, sempre per l’Horror, Gli investigatori del paranormale.

Concluderò le storie Nella mente senza memorie e Il Sole non ci

scalda più.

(4)

Ci saranno tante belle novità, per adesso sono impegnato (Sempre con lentezza) nel primo romanzo Horror.

Vi ricordò che Buonamorte è acquistabile sia cartaceo ché in versione digitale.

Continuerò a pubblicare poesie e “Attimi di terrore”.

Buona Estate 2015!

Giuseppe Parisi.

8) https://parisigiuseppetesti.wordpress.com/2015/07/14/questi- anni-al-sud/

Questi anni al Sud

14 LUGLIO 2015 LASCIA UN COMMENTO Sono cresciuto a pochi passi dai mafiosi, senza conoscerli mai di persona.

Gente che critica il Nord e poi sono tifosi tra Milano e Torino di una “squadrona”.

Niente birra stretta nelle mie mani, qualche canna ogni tanto ne fumo una.

Sogno sempre di migliorare il domani, fissando troppo il cielo e la Luna.

Cosa voglio trovare sopra la mia testa?

Forse un segnale che mi dia coraggio.

Avrò sbagliato a non gridarle “resta”

e la mia anima da lei è sempre in viaggio.

Un giorno la Sicilia lascerò con valigie pesanti:

piena di ricordi e sogni uccisi appena nati.

Qui come altrove non ci sono santi:

solo pugni in faccia che ci hanno cambiati.

La spazzatura che copre le strade,

buche che in un campo di golf ne trovi meno.

Questi anni al Sud sono stati l’anticipo dell’Ade:

un bicchiere colmo di un dolce veleno.

9) https://parisigiuseppetesti.wordpress.com/2015/07/12/la-fine- dellarcobaleno/

La fine dell’arcobaleno

12 LUGLIO 2015 LASCIA UN COMMENTO Venerdì ho subito una pugnalata al cuore:

ho scoperto di essere l’amante del mio amore.

Da un attimo sono passato da tradito a traditore, da avere un progetto per due a sentire solo dolore.

Ma va bene così: ritorno al passato a ciò che ero, a capire che sono l’unico con me ad essere sincero.

Sono passati due giorni e ancora non mi sembra vero

che chi mi ha regalato l’arcobaleno poi l’ha colorato di nero.

Ora che il vento non insiste ed io sono più sereno,

non mi importa più della fine di quell’arcobaleno.

(5)

La scrittura mi porterà ricordi e quella parte di veleno che anche se vorrò dimenticare non si può fare a meno.

10) https://parisigiuseppetesti.wordpress.com/2015/07/11/sordo- cieco-muto/

Sordo cieco muto

11 LUGLIO 2015 LASCIA UN COMMENTO Potrei odiarti per sempre e questo già lo sai,

ma che c’è stato amore puro non lo negheremo mai.

Se morissi stanotte non seguirmi nel buio:

da ateo sono convinto che non c’è nulla dopo che muoio.

Da bambino ero un fifone bellissimo, ma senza speranze.

Da grande sono uno spavaldo brutto che teme le carezze.

Avrei potuto fare il muto per non confidarmi con la gente che prende a sé tutte le emozioni e poi non lascia niente.

Quando scrivo può essere verità o una grande bugia, la storia narrata può essere inventata o totalmente mia.

Se parlassi di Irene c’è a chi piacerebbe di sentirne sviluppi, mentre una certa donna spererebbe che la penna in mano mi scoppi.

Dai tempi del liceo non mi sentivo così a disagio,

come al primo anno nella pessima compagnia del secchione Biagio.

Avrei potuto fare il sordo e non sentire gli insulti che mi hanno detto in tanti per creare in me tumulti.

Vorrei sapere suonare il pianoforte per scatenare le mani che a volte tra rime baciate o incrociate temono il domani.

Se cercassi un amore nuovo non lo troverei da nessuna parte, credo che era Eleonora l’unica con cui attendere la morte.

Da quando non stiamo insieme il cielo più non guardo

perché tutta la bellezza la trovavo se su lei poggiavo lo sguardo.

Avrei potuto fare il cieco per non ammirare la sua bellezza e non mi sarei così convinto nel credere nell’amore a distanza.

2) http://neicassettidimalu.blogspot.it/

1) http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/07/le-squadre-e-le- coltellate.html

Le squadre e le coltellate

Ci sono squadre che ti incantano per la loro recondita armonia:

gente che rema tenacemente e non ha tempo di mettersi sul palco.

Forse, soprattutto la voglia.

E ho incontrato squadre che si sono accoltellate furiosamente e

quindi hanno tutte le ragioni per esibire la loro sintonia: qualcuno ci

deve credere, visto che loro non sembrano di quell'opinione.

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2) http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/07/bisogna-spaccare- tutto-quando-perdi.html

Bisogna spaccare tutto (quando perdi qualcuno)

Puoi mentire a te stessa, ma non a un amico. Quando perdi qualcuno, devi spaccare tutto.

Arrogarti il diritto di incazzarti come una iena, ridurre tutto a brandelli minimali, vomitare un vigoroso disprezzo per ogni creatura e persino prendertela con Qualcuno di superiore.

Bisogna spaccare tutto, per ricominciare. Anche per posizionare un mezzo, scalcagnato mattone.

Quando perdi qualcuno, persino te stesso, prima spacca tutto.

3) http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/07/vorrei-il-caso.html Vorrei il caso

Cerco il caso, quasi disperatamente. Mi convinco che debba essere così: una strada o l'altra, non fai tu la differenza, ma chi l'ha

tracciata.

Vorrei il caso, esigo un alibi, una scusa. La conferma che mi mancava per non muovermi, per lasciar fare tutto ad altri.

Vorrei il caso, per potermi perdere. E invece sono qui a guardarti negli occhi e a trovarmi.

4) http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/06/proprio-me.html Proprio me

Non sono la più attendibile, la più accomodante: sulla pazienza lascio a desiderare. Irrimediabilmente distratta verso il prossimo pensiero, inciampo nelle cose da fare. Quante altre lacune mi seguono con costanza.

Eppure tu aspetti me. Proprio me. Ogni giorno, su quella soglia vuoi vedermi rientrare presto.

E ogni giorno non c'è null'altro che mi commuova di più

5) http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/07/non-hai-piu-niente- da-dirmi.html

Non hai più niente da dirmi

Non è quando te ne freghi di chi amo. Quello, lo sopporto persino, perché il mio Amore è più forte di tutto.

Quando calpesti qualcuno che non mi piace nemmeno, allora non hai più niente da dirmi.

6) http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/07/dialoghi-reali-

sconveniente.html

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Dialoghi reali - Sconveniente

- E' sconveniente secondo te se vado a messa con questa maglietta.

Fa un tale caldo?

- Ma no dai.

- Già, i tempi sono cambiati. Quindi la tengo?

- Certo.

Pausa.

- Basta che non vai davanti a fare la comunione.

Gelo, finalmente.

7) http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/07/nothing-left-to-fear- canzone-per-il.html

Nothing left to fear - canzone per il giorno

Non c'è niente di meglio di una suadente minaccia per cominciare bene i prossimi 50 anni, Slash.

Che poi a qualcosa i traguardi devono servire, forse proprio a questo.

A capire che non c'è più niente di cui avere timore, che la paura non serve a niente. Che andare a cercarla è stupido, quanto aprirle la porta. In un modo o nell'altro, è vero, riuscirà a entrare travestita di ottime ragioni.

Ma tu puoi sempre canticchiare così.

Nothing left to fear, Slash, canzone per il giorno e buon compleanno.

8) http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/07/il-palco-sotto-le- nuvole.html

Il palco sotto le nuvole

Il palco sotto le nuvole sembra proprio pronto. Come se avesse avuto bisogno di un'ultima benedizione, dal sapore inusuale.

Attorno, cowboy e cavalli attendono come non ci fosse un orario stabilito. E la polvere, la polvere continua a salire.

Non la consuma nemmeno la notte. Non la scioglie il sudore, la musica che se ne nutre.

Il palco sotto le nuvole, come in cerca di una protezione, per

celebrare un ultimo rito. E quando è sazio, si disintegra con grazia

per rinascere più in là. Miglia scolpite nell'aria, mentre gli

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Aerosmith si muovono verso la prossima tappa, con cowboy e cavalli che voleranno là, verso una nuova attesa.

9) http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/07/volevo-una-santa- tutta-per-me.html

Volevo una santa tutta per me

Quando ero piccola, mi sapevo comportare da perfetta rompiballe.

Ora sbaglio giusto qualche volta, va bene, Arguta Paffuta.

Comunque ripudiavo il mio onomastico ufficiale, ovvero oggi, Santa Maria Maddalena.

Piagnucolavo: ma io voglio una santa tutta per me, una con il mio nome, punto, non che mi assomigli.

Non avevo capito un granché e come al solito ci ho messo qualche annetto per capire la gravità del mio errore.

Maria Maddalena è una santa meravigliosa, che è stata accanto a Gesù. Con una storia di redenzione e devozione in grado di scuotere chiunque, persino una tontolona come me.

I due nomi uniscono le mie bisnonne, così come un pochino faccio io, loro cocciuta discendente.

E poi che stress voler avere tutto per sé: proprio da figlia unica.

Oh come vado fiera di questo onomastico e sono grata a questa santa che ha sopportato anche la lontananza di questa piccola creatura.

10) http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/07/i-fiordalisi-la- musica-e-un-angelo.html

I fiordalisi, la musica e un angelo

In questi giorni di luglio, Angioletto Castiglioni parte da Praga, verso la sua città. Ha un bastone e una forza interiore che lo

allontana dai luoghi del martirio di tanti innocenti, ma la memoria e il cuore non possono certo voltare pagina.

Piuttosto, appena potrà, porterà la loro voce in tante altre pagine di vita, di incontri, di coraggio.

Pagine. Come quelle che il 23 luglio Rosella Formenti offrirà alla sua città nella sala Monaco della biblioteca di Busto. Fiordalisi, poesie e pensieri: mi ha commosso subito che Rosella sia partita da questi fiori bellissimi e quasi dimenticati e l'abbia fatto attraverso lo strumento dei versi.

Conosco Rosella, giornalista appassionata, oserei definirla indomita,

da più di vent'anni: la vedo impegnata nelle battaglie per gli ultimi

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con la penna e con gesti silenziosi. La vedo accanto ad Angioletto, con devozione, fino all'ultimo e oltre. Lei non ama parlare di sé e per questo pudore mi fermo qui.

Voglio però parlare di quelle poesie, di quei versi, che conducono in un'altra dimensione pur restando abbracciati al nostro mondo. Che raccontano attraverso la musica, i fiori, il dolore e la speranza ciò che siamo capaci di essere, se lo vogliamo.

Pagine unite dall'amore per il tempio civico che, grazie ad Angioletto, ha reso Busto speciale: un luogo del ricordo delle vittime nel nome della pace. In questo 2015 di anniversario doloroso, queste parole e i sentimenti che le plasmano vanno ai caduti della prima guerra mondiale, del secondo conflitto che sconvolto il pianeta e dei campi di odio e sterminio.

Giovedì sera ci sarà Loredana Vaccani, altra donna che ama la cultura e la semina senza far rumore, ad accompagnarci in questi versi.

E Angioletto, che sorride, tra i fiordalisi e note che non possiamo ancora cogliere in tutto il loro splendore.

3) https://iannozzigiuseppe.wordpress.com/

1) https://iannozzigiuseppe.wordpress.com/2015/07/23/fiore-di- dolore/

Fiore di dolore Iannozzi Giuseppe

Lei era morta. La sapevo lì, nella bara. Di cristallo. Eppure, all’occhio era come viva.

Lei era del passato. Non era più mia. Le sue spoglie mortali riposavano nell’eternità. Le potevo come toccare. La mano sulla lastra di cristallo. Quella carezza portata sul freddo cristallo. Così doveva essere la sua carne. Fredda. Mai più quelle pallide labbra avrebbero pronunciato una sola parola. Né di amore. Né di odio. Io soltanto potevo far sì che lei parlasse ancora per me. Attraverso il ricordo che io nutrivo di lei. Era orribile. Non c’era davvero altro che potessi fare. Per alleviare la pena. Il dolore. Mio. Suo. Perché lei – ne ero sicuro – soffriva quanto me… vedermi così impotente. Lei sarebbe rimasta incorrotta. Per sempre. Quella teca la proteggeva.

Teneva prigioniera la morte che l’aveva rapita. La morte godeva della sua verginità. Che io non avevo fatto a tempo di deflorare. Era un fiore, un pallido fiore. Le labbra carnose. Le gote bianche. Gli occhi come addormentati. Le dolci tempie appena venate di azzurro.

E allora mi masturbo tra le lacrime. Per te. Perché bianco venga

l’anno nuovo. Perché sia vergine, di sprecato piacere. Di corrotto

dolore. Almeno il poco che ancora è mio. Il poco che sento. Che so e

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non so. Come un gioco. Come un corto circuito. Nella tua anima spenta.

2) https://iannozzigiuseppe.wordpress.com/2015/07/22/urlo/

Urlo

Iannozzi Giuseppe

Aspettava il pullman, seduto sulla panchina tenendo in braccio una rosa dallo stelo particolarmente lungo. Il giovane stava vivendo il suo primo amore: biondo, quasi pallido, le gote non portavano ancora i segni della prima barba. All’improvviso si sentì uno stridore ferroso. Non era il pullman, bensì un tram che aveva

frenato: al giovane bastò buttare l’occhio al di là della strada, delle auto ferme al semaforo, per vedere il grosso muso di ferro del tram.

Non si scompose.

Il cielo era d’un azzurro perfetto e le grida della gente non gli davano poi fastidio: quel giorno si sentiva in pace, se non sicuro di sé stesso, inebriato alla sola idea che presto avrebbe dato via la sua prima rosa. Il semaforo continuava a passare dal rosso al giallo al verde, ma il tram non ripartiva: le auto si erano arrestate in

maniera scomposta invadendo la linea di mezzeria. Si era formato un capannello di persone: il muso del grosso tram era stato invaso dalla curiosità morbosa di semplici passanti e curiosi di professione.

Il giovane fece per aguzzare la vista, ma un barbaglio di luce gli ferì gli occhi: rimase cieco per qualche secondo, poi, finalmente, la vide, una sottile linea di sangue, color rubino come di un cerbiatto. E comprese, lasciando cadere sull’asfalto la lunga rosa, mentre col cuore che gli s’era bloccato in gola, invano, adesso in piedi su

gambe tremanti, prossimo allo svenimento, tentò di lanciare un urlo più grande di lui.

3) https://iannozzigiuseppe.wordpress.com/2015/07/22/amore-che- schiaffo/

Amore, che schiaffo!

Iannozzi Giuseppe

La persi ben prima che potessi rendermene conto e farmene una ragione. Ero ancora uno sbarbatello, uno di quelli che le donne non le guardava se non con la coda dell’occhio e sempre arrossendo.

Guardavo le loro gambe, eleganti; tutte mi sembravano promessa e paradiso. A quei tempi avevo la testa tre metri sopra le nuvole, ero preso solo per la filosofia, e del femmineo capivo proprio niente.

Però, in strada non potevo fare a meno di guardare l’incanto delle

gambe: spesse volte distraevo la coda dell’occhio, per timidezza che

una ragazza scorgesse sulle mie guance rossore di vergogna.

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Una volta una ragazza, che avevo fissato giusto per un istante, si voltò verso di me, vuota d’una seppur minima traccia di sorriso, adombrata di brutto manco le avessi trapanato il cuore con un paletto di frassino. Rimasi impietrito, con le gambe molli: ero sul punto di svenire, infatti una vampa di calore immondo m’aveva presto assalito e le orecchie mi bruciavano come due tizzoni

ardenti. Lei incedeva verso di me, con sicurezza, pronta all’assalto:

indarno cercai di biasciare una parola, una qualsiasi, che mi allontanasse almeno un poco da quella situazione infernale. Ma dalla mia strozza non uscì nemmeno un sottile sibilo. Aprii la bocca solo per farle vedere le tonsille, come un imbecille. Lei lo capì subito che ero uno di quelli, un vergine, che non aveva ancora provata l’effimera ebbrezza d’una sega. Mi si piantò proprio davanti e mi mollò un ceffone a cinque dita… cinque candele accese che mi si stamparono sul volto ancora glabro. Io le rimasi di fronte

innocente, sputando una lacrima dall’occhio, non per il dolore accusato, ma perché ferito nell’intimo. Quello schiaffo, così improvviso, mi aveva innamorato: e però la prima cotta inizia e finisce nello stesso momento.

Ero un filosofo a quel tempo, pensavo ed esistevo solo se facevo filosofia sulle cose della vita e della morte che, mio malgrado, mi gravitavano attorno. Lei girò sui tacchi, mi diede le spalle, e

sculettando si portò via tutta la bellezza e il mio cuore – che in petto non cessava di battere, quasi volesse spaccarmi le costole,

compresa quella che Dio m’aveva estirpato alla nascita perché maschio. A quel punto non mi rimase che soffrire, vedere il suo culetto allontanarsi per sempre insieme all’amore che sopra ci avevo disegnato. Ce l’aveva invitante e succoso, a forma di cuore:

eran le sue dolci delicate curve, quelle che mettono il diavolo in corpo agli umori di chi giovane e vuoto di esperienza, di donne e letti.

Me ne tornai a casa con il cuore spezzato: capivo soltanto che l’amore nasce per subito morire in suo seno, nel tempo d’uno schiaffo e d’una lacrima.

Quella notte non riuscii a dormire: lo schiaffo mi bruciava sulla

pelle, mi penetrava nell’anima, fin nelle più recondite viscere della

carne. La campana bronzea aveva lanciato la sua eco più e più

volte: dovevano essere le due passate, l’ora dei vampiri e delle

donnine allegre. Almeno immaginavo dovesse esser così, perché

dalle mie letture non riuscivo a immaginare quali altre creature a

quell’ora si potessero aggirare nel buio della notte. Mi coprii la

testa con il lenzuolo bianco arrossendo: e presi a toccarmi. Non fu

difficile: bagnai il materasso di me e in esso fui assorbito. Quella

notte qualcosa dentro di me morì. Mi addormentai, caddi in un

sonno profondo: e quando mi svegliai era già mezzogiorno, e il letto

era asciutto, profumava solo di dolciastro, del mio seme che oramai

era stato assorbito dalle lenzuola, dal materasso, per lasciare di sé

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solo una debole dolce traccia, uguale a quella che lascia il sangue versato in un combattimento mortale. Era un pugno sui denti quel profumo dolciastro: quando fai a botte, quando il sangue che assapori per la prima volta è il tuo, è dolce, così tanto dolce che saresti tentato di lasciarti assestare un altro pugno sui denti solo per bere altra sanguigna dolcezza.

Mangiai con appetito vorace, fin troppo: e poi, abbandonando i libri di filosofia e i quaderni aperti sulla scrivania, scesi in strada a

guardare le gambe delle donne nella speranza che un’altra ragazza mi tirasse un ceffone per la mia impudenza.

Sì, aspettavo un altro schiaffo per innamorarmi di nuovo per la prima volta, ma con occhi ben aperti, colmi di giovane lussuria, e non timorosi e prigionieri della loro coda.

4) https://iannozzigiuseppe.wordpress.com/2015/07/21/lultimo- incontro/

L’ultimo incontro

Sul ring della vita si nasce da soli, si vive da soli e, soprattutto, si muore da soli. E se si è fortunati, parecchio fortunati, si muore con il sorriso sulle labbra, nonostante la consapevolezza d’aver perso il match decisivo, l’ultimo.

iannozzi giuseppe

5) https://iannozzigiuseppe.wordpress.com/2015/07/21/camera-di- ospedale-n-17/

Camera di ospedale n. 17 Iannozzi Giuseppe

Il nonnetto viene dimesso. E’ guarito.

E’ arzillo, felice di tornare a casa.

La nonna se lo coccola come fosse un bambino.

Il letto accanto è vuoto da qualche minuto. Il paziente che l’occupava ha reso l’anima a Dio da pochi minuti. La moglie

raccatta le cose del marito defunto, il rasoio elettrico, il cellulare, la radiolina a pile e poche altre cose. Non si cura affatto del poco vestiario del defunto: magliette, calzini, calzoni li lascia dove sono, sul letto. Sospira mentre si deterge la fronte. In ospedale fa un caldo infernale, i termo sono tenuti molto alti.

Con gli occhi lucidi, la nonna accarezza la pelata del marito. Questa

volta il nonnetto Beppe l’ha scampata per il rotto della cuffia: una

broncopolmonite a ottanta e passa anni è un gran brutto affare. Ma

nonno Beppe se l’è cavata, ha rimandato la Nera Falce a tenere

compagnia a chi non crede in Dio. Il nonnetto è un uomo di fede, lo

è sempre stato, ciò però non toglie che sia un gran rompicoglioni e

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una testa di mulo. La sua caparbietà e la sua fede hanno forse operato il miracolo. Un altro, al suo posto, poco ma sicuro, avrebbe tirato le cuoia.

La nonna si fa vicina alla vedova. “Le mie condoglianze, Signora…”, farfuglia con un nodo in gola.

La donna sgrana gli occhi. Poi, subito, schiude la bocca: “Non ce n’è bisogno!”

“Mi spiace…”

“A me no”, replica secca lei, con tono minaccioso.

La nonna rimane impietrita.

“Ho avuto un uomo accanto per quaranta anni. Adesso ne ho sessanta. Non sono ancora da buttar via. Ho una vita davanti. E’

risaputo che le donne vivono più a lungo dei maschi.”

La nonna tace e fa dietrofront. Prende la mano del suo compagno d’una vita e la stringe con forza. Insieme escono dalla camera d’ospedale numero 17.

6) https://iannozzigiuseppe.wordpress.com/2015/07/21/figlio- abortito/

Figlio abortito Iannozzi Giuseppe

Lei era una ragazzina, di tredici anni anche se ne dimostrava diciotto. Bella, molto bella, una rosa non colta.

Ma la bellezza non sempre reca in seno il giudizio, quella maturità che è bagaglio che s’acquista giorno dopo giorno attraverso i consigli dei più anziani e le esperienze.

La storia è semplice. Si era all’alba degli anni Settanta. Margaret era concupita da diversi dongiovanni da strapazzo, che però non riuscivano neanche ad avvicinarla. Si dovevano contentare

d’ammirarla. Poi, un giorno, un belloccio – uno sciupafemmine – fece breccia nel tenero cuore di Margaret. Nel giro di pochi giorni il ragazzo la convinse a perdere la verginità.

La perse e ne fu felice anche. Per qualche giorno si sentì come se si fosse tolta di dosso un peso. Poi però scoprì d’esserci rimasta. Di dirlo ai suoi genitori non ci pensava affatto. C’era solo una cosa da fare. Alcune sue amiche avevano già abortito, così chiese loro consiglio. Le fu indicata una struttura che avrebbe fatto tutto il necessario, nel più assoluto silenzio. Margaret non ci pensò su due volte. E abortì.

Una volta a casa, Margaret cominciò ad avvertire strani dolori, con perdite di sangue.

Cercò di non farci caso, cullandosi nell’idea ch’era cosa naturale

dopo quel che aveva fatto. Che le era stato fatto.

(14)

Le venne una febbre violenta, sì tanto forte che le fece perdere i sensi.

In ospedale Margaret ci arrivò più morta che viva.

Si disperavano i genitori per quella figlia, l’unica. Pregavano il buon Dio con tutta l’anima e il cuore. Non sapevano proprio dire qual male l’avesse presa.

Finalmente un dottore, col camice bianco e la mascherina

chirurgica ancora su bocca e naso, gli si fece incontro. Si nettò il sudore dalla fronte con il dorso della mano destra, e tirò giù dal volto la mascherina. Era quasi più bianco del camice che indossava.

Capirono subito che non c’erano buone notizie. La faccia del giovane chirurgo diceva tutto.

La madre di Margaret scoppiò in un pianto isterico.

Il chirurgo, imbarazzato e tremante, prese da parte il padre della ragazza e gli spiegò il dramma per filo e per segno.

Quando l’uomo tornò dalla moglie l’abbracciò più forte che poté e insieme a lei pianse.

7) https://iannozzigiuseppe.wordpress.com/2015/07/21/il-cane-al- potere/

Il cane al Potere Iannozzi Giuseppe

Scivolò.

Il cagnolino l’aveva fatta proprio ai suoi piedi e lui ci aveva affondato il piede.

Bestemmiò piano perché era in pubblico. Si sforzò di sorridere ai giornalisti, che lo stavano riprendendo mentre cercava di pulirsi la scarpa.

Fu suo malgrado costretto a far buon viso a cattivo gioco, raccolse dunque il cagnolino in braccio e prese a riempirlo di carezze

elargendo alle telecamere il suo sorriso migliore.

Doveva fare in fretta, Sua Santità non lo avrebbe atteso per l’Eternità. E lui aveva l’urgente bisogno di parlargli prima che partisse per la sua diavolo di missione di pace; doveva rassicurarlo che con lui non sarebbe cambiato niente perché “è meglio un male sperimentato a un bene ignoto”. (*)

Il codazzo di giornalisti gli stava dietro, il cane invece in braccio e non aveva neanche potuto pulirgli il sedere.

Accelerò il passo rispondendo alle domande dei giornalisti, il più delle volte con un sì o un no.

Finalmente il profilo dell’aero privato di Sua Santità si stagliò netto davanti ai suoi occhi.

Prese quasi a correre, distanziando persino le guardie del corpo che

faticavano a stargli dietro. Le guardie non capivano il motivo di

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tanta fretta e mai avrebbero potuto capire, però dovevano proteggerlo a ogni costo.

Quando si trovò faccia a faccia con Sua Santità, quasi non poteva crederci. Si fece il segno della croce e ringraziò il Cielo.

Sua Santità diede subito una bella pacca sulle spalle del Comandante.

Gli mancava il fiato adesso. Fece finta di niente e seppur con l’affanno in bocca prese a parlare piano all’orecchio del Papa.

Quello che aveva da dirgli non doveva essere cosa pubblica.

Solo dopo aver vomitato tutto quel che aveva da dire nella segretezza dell’orecchio di Sua Santità in partenza per la sua

missione di pace, decise che era ora di tranquillizzarsi riempiendo i polmoni di ossigeno nuovo.

Con il cagnolino in braccio, attorniato da telecamere e giornalisti, assistette al decollo dell’aereo che in un battibaleno si proiettò oltre l’orizzonte.

Una giornalista un po’ impertinente gli fece notare che puzzava di…

Il Comandante la fulminò con un’occhiataccia; una guardia del corpo intervenne e subito tappò la bocca alla giornalista con un cazzotto in piena faccia.

Di punto in bianco il cagnolino, che il Comandante ancora si

ostinava a tenere in braccio nel tentativo di sembrare più simpatico, decise di saltare giù. E una volta con tutt’e quattro le zampe sul nero asfalto della pista aeroportuale, il piccolo Locke si fece una bella pisciatina. Come una cagnetta però.

8) https://iannozzigiuseppe.wordpress.com/2015/07/20/come- muore-un-terrorista-rosso/

Come muore un terrorista rosso Iannozzi Giuseppe

Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

In cuor suo sapeva che prima o poi l’avrebbero fatto fuori, non immaginava però che sarebbe accaduto tanto presto.

Era uscito di casa divorato dalla sete. Il caldo lo stava ammazzando e Caesar sentiva il maledetto bisogno di un po’ d’alcol, una bella tequila. Si era detto che non ci avrebbe messo niente ad arrivare al negozio di liquori all’angolo, pagare e fare dietrofront.

Il sole picchiava duro. Lungo le strade poca la gente.

Era uscito proprio nel momento più caldo della giornata: Buenos

Airas scottava, c’era poco da stare allegri. Ma Caesar non poteva

far a meno dell’alcol: da tempo s’era rassegnato ad essere un

alcolista non pentito. Aveva cominciato a bere da giovane e non

gl’era mai riuscito di togliersi il vizio.

(16)

Aveva riparato in Argentina quando all’alba del Duemila la dottrina Mitterand venne stralciata: non fosse scappato a gambe levate, l’alternativa era l’estradizione, tornare in Italia e finire a marcire nelle patrie galere per gli omicidi da lui commessi negli anni Settanta nel nome delle Brigate Rosse. Di pagare per aver ammazzato non gli andava proprio giù, tanto più che, nel corso degli anni, s’era formata in lui l’idea d’esser un intoccabile, una sorta di semidio.

Buenos Aires non gli piaceva: caotica e nervosa, e soprattutto c’era il serio rischio di fare qualche brutto incontro, con i fascisti.

Quante persone aveva freddato a sangue freddo? Non lo ricordava.

Forse una quindicina. Voleva essere magnanimo con sé stesso, pur sapendo che le vittime che si era lasciato alle spalle erano molte di più di quanto era disposto ad ammettere.

Si era creduto al riparo in Francia e per buoni venti anni aveva condotto una vita da nababbo. A suo tempo Bettino Craxi s’era interessato al suo caso, e quando aveva spento le cinquanta

candeline s’era illuso che sarebbe stato sepolto nel cimitero di Père- Lachaise o di Passy, magari accanto alla tomba d’un personaggio famoso, perché anche lui lo era. A Parigi s’era rifatto una vita dipingendo. Non capiva un’acca di pittura, alcuni francesi un po’

sinistri però l’avevano detto artista e le sue tele se l’erano prese a caro prezzo senza pensarci su due volte.

Passando davanti a una chiesa la puntò con l’indice e il pollice immaginando d’aver in mano una Beretta. Odiava i cattolici.

Quando avevano seccato Aldo Moro, guardando il telegiornale, era venuto nelle mutande per ben due volte, manco gliel’avesse preso in bocca una sgualdrina di quart’ordine.

Rivoli di sudore gli bagnavano la faccia. Inutile asciugarsi con il dorso della mano. Pochi metri ancora e si sarebbe scolato la

bottiglia di tequila nella tranquillità ombrosa del suo appartamento.

Se lo trovò di fronte, a faccia scoperta, con la pistola in mano a braccio teso.

Lo si sarebbe detto un tipo qualunque, non fosse stato per la freddezza del volto che non lasciava trasparire vie di fuga utili a seppur delle deboli tracce di sentimenti.

In un primo momento Caesar pensò dovesse trattarsi d’un fascista, uno dei tanti che come lui aveva trovato rifugio in Argentina dopo la disfatta del regime mussoliniano. Tuttavia non era di quella pasta, non era un ladro qualunque e non era nemmeno un tossico. Un killer?

Di punto in bianco il tizio con l’arma sparò un BANG con voce grottesca, esplodendo subito in una grassa risata.

Caesar s’accasciò al suolo, in meno d’un secondo.

(17)

La bottiglia di tequila impattò sull’asfalto nero vomitando larghi rivoli di alcol, spargendo una miriade di cocci di vetro a destra e a manca.

Il cuore gli si era fermato in petto, così, senza alcun preavviso. Quel BANG urlato a squarciagola era stato sufficiente a provocargli un infarto. Non l’aveva spaventato né lo sconosciuto di fronte a lui né l’arma che teneva, un misero giocattolo da quattro soldi. Il caldo gl’aveva obnubilato la vista e il cervello, altrimenti non ci sarebbe cascato… Quel BANG l’aveva fregato. Perché? Dio, il destino o il fato?

Non riuscì a darsi una risposta. Il buio totale e assoluto lo seppellì, mentre i cocci di vetro della bottiglia rotta continuavano a

penetrargli le carni lasciando il sangue rosso libero di fluire insieme alla tequila versata sull’asfalto nero e bollente.

9) https://iannozzigiuseppe.wordpress.com/2015/07/18/il-re-furioso/

Il Re Furioso Iannozzi Giuseppe

Quantunque il simular sia le più volte ripreso, e dia di mala mente indici, si trova pur in molte cose e molte aver fatti evidenti benefici,

e danni e biasmi e morti aver già tolte;

che non conversiam sempre con gli amici in questa assai più oscura che serena vita mortal, tutta d’invidia piena.

Orlando Furioso, Ludovico Ariosto, canto IV, ottava I

Giusto l’altro giorno mi hanno invitato a partecipare a un’orgia.

Avrei dovuto declinare l’invito, ma preso dalla curiosità ho

comandato al mio valletto di riferire alla Duchessa M.M. che “forse che sì forse che no”.

Il fatto è che a me le orge mi hanno sempre annoiato a morte: le poche volte che vi ho preso parte ne sono uscito più abbiosciato d’un eunuco. E poi, a dirla tutta, ogni qual volta prendo parte a questi incontri finisco, immancabilmente, con l’offendere qualcuno.

C’è sempre un anonimo parassita che mi viene dietro con la pretesa che dica due belle (e buone) parole in favore del suo ultimo parto letterario. Puntualmente gli faccio capire che non è possibile, ed è così che quello subito si dichiara mio nemico giurato.

Un paio di anni or sono, dalla Duchessa M.M., mi si è fatta davanti una bruna tutta cernecchi che subito m’ha cacciato sotto il naso il suo libro dicendo: “Dottor Lear, ci ho impegnato una vita a

scriverlo… se Lei fosse così gentile…”.

Le ho fatto il baciamano, ma quella ha messo su una smorfia

schifata, dopodiché sculettando s’è portata ben lontana dalla mia

vista.

(18)

Nel corso delle orge organizzate dalla Duchessa c’è sempre un mare di scrittori strafatti che pretendono una mia buona parola.

Porco Diavolo, che dovrei mai dire? Non ho parole buone per libri che non ho letto e che non ho intenzione di leggere. E però la Duchessa continua a invitarmi ai suoi cazzo di festini paraletterari per paraculi incalliti. Ci fosse almeno un buffet come Dio comanda!

Dalla Duchessa si trovano solo robatà e noccioline americane

salatissime. Chi dovesse sentir sete può solo sperare che la toilette sia libera.

Mi trovo adesso dalla Duchessa: è la solita solfa.

Devo trovare il modo di sgattaiolare via, ma a ogni passo che muovo c’è uno scrittore in erba che mi morde le chiappe maledicendomi.

Ho sbagliato a venire, le orge non fanno per me.

Ludovico Ariosto

Unica magra consolazione è che non ho sete non avendo toccato una sola nocciolina. Mi sono sgranocchiato giusto un grissino, così duro che a momenti mi saltavano tutte e trentatré le otturazioni dei denti. Sono troppo vecchio per i robatà e le orge paraletterarie della Duchessa, sono oramai un vecchio gentiluomo che sol

desidera un buon brodino caldo, e alla sera, in poltrona davanti al caminetto, l’Orlando furioso del mio defunto amico Ludovico Ariosto.

Ho così tanti anni sul groppone! La mia malattia è però incurabile.

Dopo centinaia di anni passati in questa Valle di Lacrime sono davvero tanto tanto stanco, e soprattutto sono annoiato a morte.

Non che non ci abbia provato a farmi fuori, ma sempre ho fallito.

Non c’è verso di darmi la morte: mi sono persino offerto alla lama della ghigliottina, la mia testa è rotolata nel cesto… Non è servito a niente, mi è ricresciuta una testa tale e quale a quella che il boia aveva appena spiccato dal mio busto. Le ho provate tutte, Dio m’è testimone, non posso morire. Non serve a niente che mi faccia strappare il cuore dal petto, che mi cosparga di benzina e mi dia fuoco o che mi leghi una pietra al collo per affogarmi. Quando il 26 aprile del 1986 c’è stato il Disastro di Černobyl’ mi sono precipitato subitissimo in loco sperando che almeno le radiazioni riuscissero a farmi secco: niente.

Qualcuno sbotta: “Questi è venuto su quando gli è piaciuto a lui!”

Si riferisce al mio minuto e mezzo di ritardo portato a ‘sto cazzo di appuntamento in casa della Duchessa M.M. Faccio finta di niente.

Devo sbattermi fuori di qui, non ho altra preoccupazione.

Un ometto calvo, più basso d’uno sgabello, mi tira per la giacca.

Non posso far a meno di strabuzzare gli occhi. Che diavolo vorrà mai?

“Lei ce lo avrebbe un momentino per me?”

(19)

Gli sputo in faccia un sorriso dei più falsi invitandolo a parlare:

“Dichi, dichi pure!”

“I miei salamelecchi, in primis.”

“Li tenga per sé, e parli, ora o mai più.”

“Vengo al sodo. Dunque io so che lei è…”.

Lo interrompo: “Arrivi al punto e basta. Lasci perdere quello che crede di sapere su di me. Che diavolo vuole da me?”

L’ometto si tiene calmo, però fa finta di non aver capito, o forse è stupido di suo: “Come le stavo accennando, io so che lei è…”.

Lo interrompo di nuovo: “Senta, non ho tempo da perdere”. E così dicendo gli do le spalle.

Quello mi segue e nell’intanto dalla bocca fa straripare fiumi di parole.

Destino vuole che il vassoio con le noccioline si rovesci sotto

l’impeto cialtronesco del piccolo Attila che mi sta attaccato al culo.

Un’altra volta, forse, imparerà a muoversi con un minimo di grazia, Dio volendo. Adesso è mezzo sepolto dalle noccioline che ha

rovesciato. Non riesce a mantenere la posizione eretta e sbatte il culo per terra, suscitando l’ilarità dei presenti. Invano cerca di mettersi in piedi. Sbraita e bestemmia peggio d’un ossesso, mentre le noccioline gli fanno dispetto sotto i piedini. Ne approfitto per darmela a gambe!

Finalmente sono davanti alla porta, pronto a riconquistare la libertà.

Nessuno mi nota, l’attenzione è tutta per il piccolo Attila che

bestemmia; apro dunque la porta giusto quel tanto che mi serve per sgattaiolare via e ‘fanculo a tutti.

Corro lungo il viale acciottolato.

Davanti al cancello non posso far a meno di notare che c’è una tipa che lo sta succhiando a un critico letterario, uno di quelli che

c’hanno le mani in pasta un po’ dappertutto.

Faccio loro un cenno con il capo in segno di saluto.

Non sono né turbato né altro: nel corso dei secoli di scene così ne ho viste a pacchi. La Storia si ripete sempre ed io mi annoio a morte e basta, porca troia.

10) https://iannozzigiuseppe.wordpress.com/2015/07/17/thriller/

Thriller

Iannozzi Giuseppe

Stephen, di punto in bianco, ha deciso di scrivere un grande romanzo, un thriller. L’ennesimo.

Fissa la pagina vuota di Word sul suo Mac.

Sente i brividi scorrergli lungo la schiena. La storia ce l’ha già tutta in testa. Ma prima di cominciare a picchiare i tasti sulla tastiera vuole godersi un po’ di relax.

Si fa una canna.

(20)

Quand’era povero, giovane e sconosciuto si faceva una pera o anche due, fumava canne una dopo l’altra, e solo quando era con il

cervello ben fuso cominciava a massacrare di lettere inchiostrate i fogli bianchi nel rullo della macchina per scrivere.

Adesso è un uomo che ha soldi e fama. La salute è malandata, però di continuare a scrivere non può farne a meno. Il suo editore gli ha detto che non può smettere di scrivere perché il suo nome è un marchio di fabbrica.

Stephen fissa il foglio elettronico davanti a sé.

La storia sarà uguale a cento altre che ha già scritto in passato, ma questa volta la critica e i suoi lettori non potranno fare a meno di dire che il suo ultimo lavoro è il Capolavoro.

Stephen ha deciso di scrivere un thriller, perché le storie horror non vanno più tanto.

Non nutre alcun dubbio che sarà un successo. L’ennesimo. Come al solito.

Inizia a picchiare con le dita grassocce i tasti sulla tastiera del Mac e in poco tempo il foglio elettronico si riempie di parole, le solite cento che ha sempre usato in tutti i suoi romanzi e che i lettori ben conoscono.

Non ha problemi. Riciclare è il suo mestiere. Il suo pubblico non chiede altro che di leggere una storia seriale, una storia che non gli faccia spremere le meningi. E lui, il Re, ha l’obbligo di

accontentarli.

Gli ingredienti ci sono tutti: tanto sangue, uno psicopatico dal passato oscuro, una famiglia sterminata con ferocia inaudita dallo psicopatico, un investigatore che ha perso moglie e figlia in un incidente le cui cause non sono mai state ben chiarite, una cittadina di periferia lontana dalla civiltà, sette sataniche che se la spassano nella cittadina sotto gli occhi terrorizzati degli abitanti, una medium che tutti credono fuori di testa, una giovane donna che per puro caso incontra l’investigatore e che subito si invaghisce di lui perché tenebroso…; ma anche due o tre prostitute (il cui destino è già stato deciso), un paio di riferimenti a Dio, una casa abbandonata e

diroccata, un cimitero sconsacrato o una chiesa, un prete che blatera dell’Apocalisse oramai prossima…

Stephen sbadiglia.

Sono ore che massacra la tastiera del Mac.

Il thriller però è a buon punto, deve sol più scrivere l’epilogo.

Si concede un’altra canna. Mette su un po’ di musica, quella dei Cheap Trick, la sua band preferita.

Finito.

La moglie entra nello studio del marito. Lo accarezza sulla testa scompigliandogli i capelli oramai quasi del tutto grigi.

“Come procede?”

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“Finito. Ho scritto proprio adesso l’epilogo. Vuoi leggerlo? Se piace a te, allora vado sul sicuro.”

La moglie raccoglie il pacco di fogli che la stampante di Stephen ha appena vomitato.

Si mette seduta in poltrona e comincia a leggere.

Dopo un paio di ore si alza e sorride al marito: “E’ buono, molto buono. Come tutti i tuoi romanzi. C’è tutto quello che i tuoi lettori amano. Sarà un successo.”

“E’ un Capolavoro, vero?”

“Alla fine conta il nome e il tuo nome è un vero Capolavoro. Sei il Re.”

“Ma ti è piaciuto?”

“C’è tutto quello che i tuoi lettori si aspettano da uno scrittore del tuo calibro.”

Stephen è soddisfatto. Il suo nome in copertina sarà stampato a caratteri cubitali, e poco più sotto il titolo del romanzo, Thriller.

4) https://scintilledanima.wordpress.com/

1) https://scintilledanima.wordpress.com/2015/07/16/forum-quello- che-ho-imparato-dalla-vita-lezione-n-29/

Quello che ho imparato dalla vita… lezione n. 29 Posted on luglio 16, 2015

29 – DEDICATI TEMPO

Dedicare del tempo a se stesse è fondamentale per la propria serenità.

È nutrire l’anima. È scoprire di stare così bene da sole per godersi ciò che siamo. È sapersi concedere una coccola profumata.

È dirsi: “Mi amo così tanto che, nonostante le corse quotidiane, ho proprio voglia e desiderio di stare sola e passare il mio tempo assieme alla persona speciale che sono”. RICORDIAMOCELO…

∼ Loriana ∼

In questo percorso di apprendimento stiamo affrontando per tappe gli insegnamenti saggi che la vita ci pone davanti, durante la nostra esistenza. Se questo post vi ha incuriosito, ecco la pagina

riepilogativa delle precedenti lezioni già affrontate.

2) https://scintilledanima.wordpress.com/2015/07/13/i-miei-scritti-il- freddo-tratto-da-little-thoughts/

[i miei scritti] – Il freddo, tratto da Little Thoughts

Il freddo s’insinuava sotto la pelle, per iniettarsi lentamente sotto strati e strati di muscoli, fin dentro le ossa, fino a sedimentare tra le tempie e i pensieri, lasciandola quasi stordita, senza ricordi né idee.

In quello stato le parole non arrivavano, si congelavano prima, tra

la mente e i neuroni, prima ancora di arrivare a dipingersi sopra il

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foglio. In quei giorni d’inverno, di neve e di bufere di vento, le poesie andavano a rintanarsi, accoccolate nell’anima al caldo dei ricordi, senza avere nessuna intenzione di uscire fuori, di farsi sentire, farsi vedere, tantomeno svelarsi.

Nei giorni bui d’inverno le poesie non arrivano a scaldare e illuminare i giorni pieni di strati di gelo.

3) https://scintilledanima.wordpress.com/2015/07/09/forum-quello- che-ho-imparato-dalla-vita-lezione-n-28/

[forum] – Quello che ho imparato dalla vita… lezione n. 28 Posted on luglio 9, 2015

28 – VEDI, SPERIMENTA, VIAGGIA, CONFRONTA Un viaggio è partire con l’anima piena di bagagli, di ciò che siamo, di ciò che vorremmo,

di quello che ci aspettiamo dalla vita,

di quello che abbiamo lasciato rinunciando, di ciò che ancora non c’è e che cerchiamo.

Un viaggio, in fondo, è il viaggio di un’anima…

Si parte sempre in un modo si arriva sempre in un altro diversi… cambiati… cresciuti…

∼ Loriana ∼

In questo percorso di apprendimento stiamo affrontando per tappe gli insegnamenti saggi che la vita ci pone davanti, durante la nostra esistenza. Se questo post vi ha incuriosito, ecco la pagina

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4) https://scintilledanima.wordpress.com/2015/07/06/i-miei-scritti- stralcio-tratto-da-little-thoughts/

[i miei scritti] – stralcio tratto da “Little Thoughts”

Eravamo diventati all’improvviso due estranei.

Eppure un attimo prima i nostri corpi sussultavano insieme, il mio odore si confondeva con il suo, le sue cavità erano la mia tana e mischiavamo anima e ossa.

Ma ora eravamo di nuovo due estranei e dei suoi occhi non riconoscevo neanche più il colore, tanto il gelo li aveva rivoltati.

Sconosciuta la sua voce, fatta di graffi, che senza appello mi diceva

“vattene”.

5) https://scintilledanima.wordpress.com/2015/07/02/forum-quello-

che-ho-imparato-dalla-vita-lezione-n-27/

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[forum] – Quello che ho imparato dalla vita – lezione n. 27 Posted on luglio 2, 2015

27 – VIVI!

L’ispirazione è l’anima che vibra della vita, ma anche di più… e a volte va oltre!

A volte, però, è meglio non perdere tempo a cercarla, piuttosto vivere la vita quando si prospetta piena di spicchi luminosi di sole…

sarà nuovo carburante per nuove energie creative.

∼ Loriana ∼

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6) https://scintilledanima.wordpress.com/2015/06/25/forum-quello- che-ho-imparato-dalla-vita-lezione-n-26/

[forum] – Quello che ho imparato dalla vita… lezione n. 26 Posted on giugno 25, 2015

26 – LA SOLUZIONE C’E’ SEMPRE, NON SCORAGGIARTI MAI!

La soluzione che si cerca a volte non è quella che si trova… basta cambiare punto di vista e magari quella giusta è lì… aspetta solo noi per metterla in pratica e risolvere il problema!

∼ Loriana ∼

In questo percorso di apprendimento stiamo affrontando per tappe gli insegnamenti saggi che la vita ci pone davanti, durante la nostra esistenza. Se questo post vi ha incuriosito, ecco la pagina

riepilogativa delle precedenti lezioni già affrontate.

7) https://scintilledanima.wordpress.com/2015/06/18/forum-quello- che-ho-imparato-dalla-vita-lezione-n-25/

[forum] – Quello che ho imparato dalla vita… lezione n. 25 Posted on giugno 18, 2015

25 – FAI RIFLESSIONI POSITIVE SU QUELLO CHE HAI COSTRUITO FINORA

Non rischierai di buttare giù tutto nei momenti di crisi, avrai la possibilità di individuare le cose da migliorare. E, in più, ti darai conferma di quanto di bello hai già fatto per la tua vita, così da proseguire aggiustando (se serve) la rotta…

∼ Loriana ∼

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In questo percorso di apprendimento stiamo affrontando per tappe gli insegnamenti saggi che la vita ci pone davanti, durante la nostra esistenza. Se questo post vi ha incuriosito, ecco la pagina

riepilogativa delle precedenti lezioni già affrontate.

8) https://scintilledanima.wordpress.com/2015/06/11/forum-quello- che-ho-imparato-dalla-vita-lezione-n-24/

[forum] – Quello che ho imparato dalla vita… – lezione n. 24 Posted on giugno 11, 2015

24 – ASSOLUTA CERTEZZA IN CIO’ CHE CREDI

Per ottenere le cose bisogna crederci davvero… anche nei sogni…

∼ Loriana ∼

In questo percorso di apprendimento stiamo affrontando per tappe gli insegnamenti saggi che la vita ci pone davanti, durante la nostra esistenza. Se questo post vi ha incuriosito, ecco la pagina

riepilogativa delle precedenti lezioni già affrontate.

9) https://scintilledanima.wordpress.com/2015/06/08/i-miei-scritti- tratto-da-little-thoughts/

[i miei scritti] – tratto da “Little Thoughts”

Posted on giugno 8, 2015

Io qui, nella mia parte di letto e con un devastante bisogno di te. Tu là, a pochi centimetri da me, pochi centimetri di stoffa di materasso, con i tuoi silenzi e la tua solitudine.

Eppure sarebbe bastato poco; sarebbe bastato allungare la mano per cercarti.

Eppure avrei voluto che questo spazio vuoto diventato voragine lo avessi riempito tu, raggiungendomi. E invece tu non fai niente, ed è la scelta più sbagliata, quella che mi fa più male.

Così rimaniamo a galleggiare in questo limbo rarefatto, senza

parole né gesti, senza armonia né unione: io e basta, tu e basta. Due anime e due solitudini a parte. Io qui, dalla mia parte del materasso con i miei silenzi. Tu là, con l’indecifrabile espressione da sfinge, scolpita tra gli zigomi e gli occhi.

Era poco lo spazio che ci divideva, eppure tanta distanza e tanta solitudine lo riempiva.

10) https://scintilledanima.wordpress.com/2015/06/05/viaggi- venezia-citta-unica-al-mondo-post-riepilogativo-0-2/

[viaggi] – Venezia, città unica al mondo! (post riepilogativo) #0 Posted on giugno 5, 2015

Venezia, città unica al mondo!

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DI LORIANA LUCCIARINI

Ad oggi, che scrivo quest’articolo, le immagini della bella città lagunare non mi hanno mai abbandonata, le porto ancora negli occhi!

Venezia è assolutamente da visitare per la sua bellezza unica al mondo. Uno spettacolo superbo, un’emozione unica, un ricordo indelebile per il viaggiatore.

∼ Loriana ∼

“Venezia: la città magica dove la gente viene a cercare quelle cose che non trova in alcun posto.” (dal film “Only you, Amore a prima vista”)

5) https://pigisalamone.wordpress.com/

1) https://pigisalamone.wordpress.com/2015/06/05/lalbero-della- vita/

L’ALBERO DELLA VITA

Pubblicato il 5 giugno 2015 da pigisalamone

C’era una volta, un bambino di nome Paolo che aveva otto anni, frequentava la terza elementare, ed era un bambino molto

intelligente, e soprattutto tranquillo, e non dava nessun fastidio. A scuola era il più bravo della classe e aveva anche una buona

condotta. A lui piaceva molto la natura, un giorno sentì il bisogno di starsene un po’ da solo, così prese la decisione, di andare a

trascorrere una giornata in collina, dove sotto il grande albero, poteva trovare tanta pace, serenità e tranquillità. C’era anche una bellissima giornata di sole. Appena, raggiunse la collina, si sedette sul prato, con la schiena appoggiata al tronco dell’albero, intorno a lui, c’erano tanti fiori, che si muovevano lentamente, al soffio di un leggero vento; e le farfalle, che volavano per conto proprio, e lui se ne stava lì, fermo immobile rilassato a godersi tutto quello

spettacolo che gli stava intorno, e nello stesso tempo, sentiva l’odore della natura e dell’aria pura, era molto concentrato a pensare e a riflettere su come progettare il suo futuro. Il sogno di Paolo era quello di diventare un bravissimo cantante e di scrivere canzoni che parlano d’amore.

2) https://pigisalamone.wordpress.com/2015/06/05/riflessioni- poesie-e-racconti-di-pigi/

RIFLESSIONI, POESIE E RACCONTI DI PIGI Pubblicato il 5 giugno 2015 da pigisalamone

In questo mio nuovo libro ho cercato di inserire riflessioni, poesie e racconti che mi sono impegnato a scrivere traendo ispirazioni dalle mie emozioni, senza fermarmi neanche un momento.

Alcune di queste riflessioni sono personali, hanno un significato per

me molto profondo e provano a toccare anche il cuore di chi legge.

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Questo nuovo libro l’ho intitolato: “Riflessioni, poesie e racconti di Pigi”, appunto perché è una raccolta che racchiude tutto quello che ho

cercato di fare nel corso degli anni passati con l’aiuto dei miei insegnanti (ma non solo, ringrazio tutti…..), che mi sono stati sempre

accanto, aiutato, sostenuto ed infine incoraggiato, credendo nelle mie

capacità potendo fare molto attraverso la scrittura senza abbandonare

questa mia passione

3) https://pigisalamone.wordpress.com/2015/06/05/la-felicita- spiegata-a-mio-figlioa/

LA FELICITA’ SPIEGATA A MIO FIGLIO/A Pubblicato il 5 giugno 2015 da pigisalamone

Molte volte non si riesce a spiegare bene cosa sia veramente la

“felicità”, né con le parole né tanto meno descrivendola come la si vorrebbe immaginare. Nemmeno noi lo sappiamo cosa sia

realmente. Ma la si può solo intuire vivendola pienamente, a partire dalle piccole cose che il Buon Dio ci regala ogni giorno, regalandoci ogni singola emozione grazie a quei gesti pieni di amore e di affetto che ci lasciano dei brividi e ci rallegrano il cuore riempiendolo di gioia. Gran parte della gente scambia la felicità con il possedere e l’ottenere ciò che non si può, ma così si diventa ottusi, fissati sempre su una cosa, superbi e ostinati consumandosi un po’ di senno che gli rimane. Queste persone di solito sono ossessionate dalle cose materiali, come ad esempio comprarsi una barca che vale un sacco di soldi, avere tanto oro, denaro o una Ferrari, farsi una crociera, etc etc…. E così darsi delle arie.

4) https://pigisalamone.wordpress.com/2015/06/05/un-gesto- spontaneo-con-istinto-naturale/

UN GESTO SPONTANEO CON ISTINTO NATURALE Pubblicato il 5 giugno 2015 da pigisalamone

Quanto sono belli e affascinanti i gesti spontanei, così naturali, istintivi, davvero curiosi e intriganti, pieni di vita, di bontà e di semplicità che puoi leggerci dentro addirittura una persona con gli occhi pieni di mistero abbracciando un intero universo.

Ti mettono dentro quella dolcezza infinita e straordinaria che ti cambia la vita in un secondo, non sono dettati da nessun interesse, son fatti col cuore con un tocco di magia, e per questo speciali.

Oltrepassando ogni frontiera e sentiero che raggiunge l’infinito, esplorando dall’immenso oceano il colore del cielo e del mare seguendo i suoi segnali.

Sento spesso il bisogno di farne, e ogni volta ne rimango

perdutamente e costantemente folgorato nello scoprirne tutta la

loro bellezza.

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Alcuni di questi gesti, durante il giorno, servono per rivolgere un piccolo pensiero a chi è lontano da noi mille miglia, in attesa del loro ritorno.

Questi gesti nascono semplicemente dal mio affetto, dalla voglia di avere queste persone qui vicino a me e che mi porta a compiere gesti e azioni incredibili. Penso a loro, con un sorriso che sa di speranza, con un ricordo che sale nella mia mente, con una foto, con una canzone, con un gesto semplice e spontaneo fatto con il cuore.

Alcuni di questi gesti è come se mi aiutassero a raggiungerli, come se fossi insieme a loro, godendo felicemente ogni singolo attimo della loro presenza, abbracciandoli nei miei pensieri quando sono distanti con una carezza, custodendoli nel mio cuore.

Pertanto questa azione non si può evitare, è molto confortante per me, bisognerebbe farlo più spesso. Mi si riempie il cuore di gioia e felicità quando una persona, per amore, rende felice un’altra

persona, facendola entrare semplicemente nel proprio cuore e condividendo la vita insieme.

5) https://pigisalamone.wordpress.com/2015/06/05/regalino-piccino/

REGALINO PICCINO

Pubblicato il 5 giugno 2015 da pigisalamone Mi han messo sotto l’albero a poltrire…

Ma che aspettano, non mi vogliono aprire!?

Da una settimana son qui tutto incartato…

Non mi avranno mica dimenticato?!

Bella gente son qua, sotto la pallina rossa..

insomma apritemi datevi una mossa!!

In mezzo a regali di oro e di seta

Io sono solo il dono di questo umile poeta Che con le sue parole vi vuol solo dire Auguri di cuore ed un Natale d’amore!

Ps. Poesia da scartare il giorno di Natale

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6) https://pigisalamone.wordpress.com/2015/06/05/il-mio-modo-di- descrivere-una-donna/

IL MIO MODO DI DESCRIVERE UNA DONNA Pubblicato il 5 giugno 2015 da pigisalamone

Con Dante Alighieri, che nella sua nota e spettacolare opera “La Vita Nova” parla della sua donna che “Tanto gentile e tanto onesta pare”, ho una cosa in comune. Quella mitica visione del carattere d’oro e speciale di una donna come lui se la immaginava un tempo.

Come anch’io d’altronde. Di certo posso solo dire che nella vita reale ce ne sono davvero poche così. Una donna deve essere donna, per le sue qualità e per le sue infinite doti di semplicità che la rendono unica e speciale al mondo, rivestita di nobiltà e purezza, umile ma che abbia atteggiamenti e gesti spontanei, che non stia accanto a me per compiacermi ma perchè lo voglia davvero.

Dimostrandomelo con le sue buone azioni e intenzioni. Sono del tutto convinto che le cose belle e incantevoli siano quelle che hanno un tocco magico ed eccellente, soprattutto quando vengano

realizzate non solo con il cuore ma con spontaneità e naturalezza speciali. Ciò che è fatto con falsa spontaneità non viene mai bene.

Non c’è niente di più straordinario e più bello della spontaneità.

Tutti gli altri non osano guardarla, tanto sono impressionati dal modo in cui si esprime, così che sembra essere caduta dal cielo; io però, non voglio una persona che non abbia difetti: i difetti sono fatti per essere amati e poi, anch’io ne ho fin troppi. Vorrei regalarle non solo tutto me stesso, l’affetto e l’amore che ho dentro, tutto il sentimento che nutro per lei tanto professato ma vorrei anche donarle uno spazio tutto suo, nelle faccende domestiche, nelle uscite con le amiche o perfino nel potersi fare una doccia tranquillamente perché, se il Buon Dio mi vorrà dare anche

l’opportunità di diventare padre, le farei godere ogni singolo attimo di tranquillità, serenità e pace. Facendola respirare del tutto.

Farei qualsiasi cosa per lei: anche se non posso aiutarla a livello pratico, la appoggerei moralmente sostenendola, invogliandola e incoraggiandola, prendendomi cura della sua stanchezza,

custodendo la sua dolce anima nella mia, diventando una cosa sola.

Rendendo il nostro amore più forte, invincibile, vivo, puro, solido, profondo, limpido, come l’acqua del mare che splende in

trasparenza nel riflesso dei raggi del sole, raggi che rispecchiano il suo incantevole fascino di bellezza del mare. Attenzione, non dico che vorrei trovare subito a tutti i costi l’anima gemella.. non so nemmeno se esiste, in realtà. Anche se lo desiderassi con tutte le mie forze. Lo dico, però, perché a volte in casa mia, come in tutte le case, si presentano spesso questo tipo di situazioni. So per certo cosa significhi per una donna non arrivare a fare tutto. Dal profondo oceano che emerge dal dolce sguardo, poterle leggere negli occhi la voglia di starmi accanto, mi renderebbe una persona felice. Penso che la sintonia, la complicità e l’armonia siano la base

indispensabile di un rapporto: servono, infatti, a farlo funzionare, a

rafforzare l’intesa e ad essere più uniti di prima, cercandosi a

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vicenda con forte desiderio, vedendo ciò che nessun’altro al di fuori di noi due riesce a vedere trovandosi a loro agio. Penso sia

altrettanto importante partecipare insieme alla costruzione del proprio futuro sostenendosi con collaborazione con lealtà, trovando un punto di equilibrio all’interno di un dialogo e cercando di

conoscere i gusti dell’altro, in modo tale da potersi conoscere meglio.

7) https://pigisalamone.wordpress.com/2015/06/05/semplicemente- tvb-3/

SEMPLICEMENTE TVB <3

Pubblicato il 5 giugno 2015 da pigisalamone

Il “TVB <3” è una forma d’espressione del sentimento, che un essere umano prova per le persone a lui tanto care. Consiste

nell’esternare tutto quello che ha nel suo grande cuore e animo e lo si può trasmettere alla famiglia, agli amici o addirittura alla sua dolce metà, se è quella giusta ovviamente, e anche se è timido.

Questo sentimento è racchiuso in affetto e gioia. Sostanzialmente non so cosa significhi la parola “Sentimento”, ma so con certezza cosa c’è dentro e cosa racchiude. Il Tvb non deve essere detto a caso, bensì per un motivo valido, anche se molte volte non si riesce a trovare una motivazione del perché si vuole bene veramente a quella persona illuminando il sentiero da raggiungere. Si può notare e dedurre dalle sue continue naturali e spontanee reazioni. Non tutti hanno la capacità di percepire questa speciale sensazione. A volte si prova molta timidezza nel manifestarlo, ma basta poco per riceverlo.. anche se non sempre lo si riceve come ci aspettavamo.

Non bisogna forzare e costringere nessuno a volerci bene, è meglio invece farsi volere bene dagli altri per quelli che siamo per come ci poniamo. Questa folle sensazione si sente dentro, si avverte dai gesti semplici che una persona fa quando tiene ad un’altra persona con semplicità e con affetto, per come ci vede dentro, per la

simpatia che nutre nei nostri confronti. Non mi piace fare smancerie, urlando ai quattro venti quanto tengo veramente a quella persona ma bisogna dirlo direttamente all’interessato custodendolo per sempre nei nostri cuori. Molte volte lo ammetto ho un carattere particolare, un po’ chiuso e riservato, non riesco a manifestare tanto affetto alle persone che ogni giorno mi stanno accanto che mi accudiscono con grande amore non riesco a dire loro che li ritengo speciali. Ma so che sono e saranno sempre e comunque parte della mia vita. Non c’è niente di più ricco dell’amore; l’amore è ricco di per se donando quello che si ha.

8) https://pigisalamone.wordpress.com/2015/06/05/ti-voglio-bene- semplicemente-nuova-versione/

TI VOGLIO BENE SEMPLICEMENTE (nuova versione) Pubblicato il 5 giugno 2015 da pigisalamone

Se fossi fiore, io sboccerei

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