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(2)Il tessuto economico italiano si caratterizza per una elevata incidenza delle piccole e medie imprese che rappresentano, pertanto, il target di clientela per la gran parte delle banche

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CONCLUSIONI

Durante lo studio di questa tesi sono riuscita a capire ed interpretare molti aspetti legati al rapporto che si viene ad instaurare tra istituti di credito ed imprese a seguito dell’entrata in vigore della normativa di Basilea 2.

Attraverso l’ausilio di alcuni testi e giornali specializzati del settore finanziario, e più specificatamente, inerenti alla normativa che ha preso piede, non solo in Italia ma in oltre cento paesi del mondo dal primo gennaio 2007, ho potuto rielaborare le indicazioni che tale norma ha voluto indirizzare alle imprese per gestire i rapporti con i vari istituti di credito a cui si appoggiano per poter continuare la propria attività che necessita obbligatoriamente di supporti finanziari.

Le novità apportate da Basilea 2, infatti, impattano sul mercato del credito, sia sul versante dell’offerta, e quindi dell’intermediario creditizio che raccoglie fondi e li concede in prestito, sia su quello della domanda, e quindi del cliente che ricorre al prestito bancario.

Affrontando le numerose e complesse problematiche che tali rapporti e tali innovazioni introdotte possono creare per le piccole e medie imprese, ho cercato di smussare e affinare tutte le particolarità e le difficoltà di interpretazione che non risultano ancora ad oggi di così facile attuazione.

Nell’applicare alla realtà il modello analizzato ho riscontrato, attraverso la consultazione di apposita documentazione, che ci si scontra con alcune difficoltà di attuazione, difficoltà che hanno provocato l’ormai noto ritardo nella lunga e attesa entrata in vigore di Basilea 2.

Tra i principali ostacoli, uno in particolare è facilmente osservabile: all’interno di molti istituti di credito, soprattutto quelli di dimensioni minori, non esiste una classificazione della clientela in classi di rating.

A livello generale permangono, infatti, difficoltà legate a motivi di ordine metodologico ma soprattutto di disponibilità di dati.

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Il tessuto economico italiano si caratterizza per una elevata incidenza delle piccole e medie imprese che rappresentano, pertanto, il target di clientela per la gran parte delle banche.

Questo comporta l'impossibilità di fare riferimento ad un sistema di rating esterno (da parte di agenzie internazionali quali Standard & Poor's, Moody's, ecc.) e la conseguente maggiore difficoltà nel costruire una griglia di rating interni.

La disponibilità interna delle informazioni e le modalità con cui tali formazioni sono disponibili costituiscono spesso un grave limite all’implementazione dei sistemi di Credit Risk Rating, su cui si basa l’intera normativa.

Per procedere ad una segmentazione della clientela in omogenee classi di rischio, attraverso l’uso dei sistemi di rating rating interni è, infatti, necessario considerare una ampia serie di dati con una serie storica sufficientemente ampia, circa 8/10 anni.

Le banche di minore dimensione, o quelle meno diversificate non dispongono di un campione, costituto dalla clientela affidata, sufficientemente rappresentativo per tipologia di controparte, o di segmento di business.

Nel nostro sistema, inoltre, la quantificazione dei tassi di recupero, che spesso dipendono da fattori contingenti o fuori dal controllo della banca quali, ad esempio, l'efficienza di alcune strutture pubbliche per l'escussione delle garanzie si presenta particolarmente complessa.

C’è quindi l’esigenza di cominciare a indirizzare la raccolta sistematica di dati tenendo conto della lunghezza dei tempi necessari.

E’ quindi determinante la disponibilità di una profondità temporale tale da conferire significatività alle stime, tanto a fini gestionali interni che per fornire evidenze empiriche utili per il processo di validazione.

Bisogna realisticamente riconoscere che si profilano tempi ostili e sicuramente non brevi per l’accumulo, presso ogni banca, del numero di osservazioni sufficiente a produrre statistiche significative sulle migrazioni fra classi di rischio e sulle insolvenze.

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E’ necessario disporre di informazioni sulle caratteristiche del debitore e dell’attività, nonché di evidenze storiche sulle perdite verificatesi, in modo da poter associare determinati valori di perdita (PD, LGD o EL) a ogni classe di rischio.

Ciò può essere fatto attraverso l’analisi storica delle perdite registrate su attività simili per un periodo di tempo sufficientemente lungo.

Quanto fin sopra esposto, è dimostrato anche grazie ad un’indagine della Banca d’Italia, che evidenzia che molte banche non dispongono ancora delle serie storiche necessarie a specificare le caratteristiche delle perdite per classi di giudizio per tutte le tipologie di clientela.

Altra difficoltà è legata alle conseguenze che Basilea 2 ha sulle piccole e medie imprese.

Sviluppando la presente trattativa, infatti, ho potuto esaminare la struttura tipica del tessuto imprenditoriale italiano e come la normativa in questione ha esaurito i suoi effetti su di esso.

L’Italia è caratterizzata dalla prevalenza di imprese di piccole dimensioni, ma questa non è una caratteristica soltanto italiana.

L’osservazione costante sulle piccole e medie imprese fornisce un quadro aggiornato della situazione imprenditoriale europea e definisce le piccole e medie imprese come “i veri giganti dell’economia europea”.

Questa situazione si accompagna ad una struttura finanziaria chiaramente delineata, le cui caratteristiche sono importanti per spiegare le preoccupazioni connesse all’avvento di Basilea 2.

In Italia, infatti, il livello di indebitamento delle piccole e medie imprese è particolarmente elevato, soprattutto considerando il fatto che l’elevata quota di debito è fornita dal sistema bancario.

Le banche, specificatamente in Italia, rappresentano il tradizionale fornitore di risorse che supportano le imprese, specialmente quelle di piccole dimensioni.

Ecco quindi che si viene a delineare l’intenso rapporto tra banche e piccole e medie imprese, rapporto se vogliamo critico per tale categoria di imprese.

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le banche che decideranno di adottare il cosiddetto “modello standard” dovranno classificare i propri crediti in relazione al rating esterno attribuito dalle agenzie specializzate.

In un sistema economico come quello appena descritto sono pochissime le imprese che si sono rivolte a tali agenzie esterne specializzate per l’assegnazione di un rating.

Il costo che tali agenzie richiedono per l’assegnazione dei rating è infatti proibitivo per la stragrande maggioranza di imprese che costituiscono la fitta rete imprenditoriale del nostro Paese.

Tale regola imposta da Basilea 2 si risolverà quindi in una penalizzazione per la maggior parte di esse, per le quali, essendo meno abituate ad avere una struttura interna e una mentalità attenta al rischio finanziario, Basilea 2 comporterà una diversa possibilità e un diverso costo di accedere al credito bancario.

Questi e altri timori rendono Basilea 2 importante e critica nello stesso tempo.

Nonostante queste inevitabili difficoltà, che andranno, si spera, a svanire nel tempo, indagini effettuate dal Comitato di Basilea e dalla Commissione Europea su un ampio numero di banche in diversi paesi e con diverse caratteristiche dimostrano che l’applicazione della nuova normativa dovrebbe aumentare la disponibilità di credito sul mercato.

La Commissione Europea, infatti, ha seguito il processo di revisione della proposta, sin dall’inizio, avvenuto già nel 1999, e il lavoro da questo istituto sostenuto è retto dalla convinzione che l’esistenza di un quadro normativo uniforme a livello internazionale, porterà significativi benefici al sistema economico generale.

Le nuove regole non realizzano solo un significativo progresso nei livelli di sicurezza e stabilità dei sistemi bancari, ma ottengono anche il risultato di accrescere la libertà di scelta degli intermediari e i vantaggi economici ricavabili da miglioramenti nei sistemi di gestione dei rischi.

Lo sfruttamento di questi margini di libertà e di questi potenziali benefici implica per le banche e per le imprese e decisioni complesse, in cui si intrecciano aspetti tecnici e strategici.

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La stesura di questa tesi è stata, infine, un ottima occasione, da un lato per cercare di racchiudere in un unico contesto l’insieme delle più significative regole e innovazioni riguardanti la regolamentazione dell’attività bancaria, entrate in vigore con l’ingresso del 2007, dall’altro per comprendere le decisioni che sono state prese e quelle che devono essere prese nei prossimi mesi.

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