STORIA GRECA (prof. U. Bultrighini)
corso di laurea triennale 2019-2020 I
modulo istituzionale – 6 CFU
{Omhron ejx JOmhvrou safhnivzein
Aristarco di Samotracia
(217-145 a. C.)
pessimismo della Weltanschauung (visione del mondo) e ottimismo del temperamento
Jacob Burckhardt
Storia della civiltà greca
(Firenze 1955, trad. it. della
Griechische Kulturgeschichte, 1898-
1902)
La mentalità greca nelle prospettive socio-antropologiche
sociale-culturale privato-individuale economico P
La base realistica della mentalità greca
culturale sociale politico
E
hegemonía - autonomía
autonomia autonomia autonomia
hegemonía
1. Thuc. I 4
Μίνως γὰρ παλαίτατος ὧν ἀκοῇ ἴσμεν
ναυτικὸν ἐκτήσατο καὶ τῆς νῦν ‘Ελληνικῆς θαλάσσης ἐπὶ πλεῖστον ἐκράτησε καὶ τῶν Κυκλάδων νήσων ἦρξέ τε καὶ οἰκιστὴς
πρῶτος τῶν πλείστων ἐγένετο, Κᾶρας ἐξελάσας καὶ τοὺς ἑαυτοῦ παῖδας
ἡγεμόνας ἐγκαταστήσας· τό τε λῃστικόν, ὡς εἰκός, καθῄρει ἐκ τῆς θαλάσσης ἐϕ' ὅσον
ἐδύνατο, τοῦ τὰς προσόδους μᾶλλον ἰέναι
αὐτῷ.
1bis. Tucidide, I 4
Minosse fu il più antico, tra quanti conosciamo per tradizione orale, a procurarsi una flotta e a dominare la parte più estesa del mare detto
attualmente greco. Ebbe il potere sulle isole Cicladi e ne colonizzò per primo il maggior numero, dopo averne espulsi i Cari e avervi preposto come capi suoi figli. Naturalmente
cercava, per quanto era in suo potere, di eliminare dalle rotte marittime la pirateria per agevolare
l'afflusso dei suoi tributi.
Età micenea
TE I (1600-1500) TE II (1500-1425) TE III (1425-1100) Tardo Elladico (TE)
La struttura politica e sociale micenea
• wánax
• lawagétas - lawoí
• dâmoi - do-e-ro=doûloi
• qa-si-re-u (basileús) - chalkêwes
La migrazione dorica
gli Eraclidi
Eracle
| Illo
|
Cleodeo
|
Aristomaco
/ | \
Temeno Aristodemo Cresfonte
/ \
Euristene Procle
2. Thuc. I 12
κ
αὶ μετὰ τὰ Τρωικὰ ἡ ‘Ελλὰς ἔτι μετανίστατό τε καὶ κατῳκίζετο, ὥστε μὴ ἡσυχάσασαν αὐξηθῆναι. ἥ τε γὰρἀναχώρησις τῶν ‘Ελλήνων ἐξ ’Ιλίου χρονία γενομένη πολλὰ ἐνεόχμωσε, καὶ στάσεις ἐν ταῖς πόλεσιν ὡς ἐπὶ πολὺ
ἐγίγνοντο, ἀϕ' ὧν ἐκπίπτοντες τὰς πόλεις ἔκτιζον. Βοιωτοί τε γὰρ οἱ νῦν ἑξηκοστῷ ἔτει μετὰ ’Ιλίου ἅλωσιν ἐξ ῎Αρνης ἀναστάντες ὑπὸ Θεσσαλῶν τὴν νῦν μὲν Βοιωτίαν, πρότερον δὲ Καδμηίδα γῆν καλουμένην ᾤκισαν (ἦν δὲ αὐτῶν καὶ
ἀποδασμὸς πρότερον ἐν τῇ γῇ ταύτῃ, ἀϕ' ὧν καὶ ἐς ῎Ιλιον ἐστράτευσαν), Δωριῆς τε ὀγδοηκοστῷ ἔτει ξὺν
‘Ηρακλείδαις Πελοπόννησον ἔσχον. μόλις τε ἐν πολλῷ
χρόνῳ ἡσυχάσασα ἡ ‘Ελλὰς βεβαίως καὶ οὐκέτι ἀνισταμένη ἀποικίας ἐξέπεμψε, καὶ ῎Ιωνας μὲν ’Αθηναῖοι καὶ νησιωτῶν τοὺς πολλοὺς ᾤκισαν, ’Ιταλίας δὲ καὶ Σικελίας τὸ πλεῖστον Πελοποννήσιοι τῆς τε ἄλλης ‘Ελλάδος ἔστιν ἃ χωρία. πάντα δὲ ταῦτα ὕστερον τῶν Τρωικῶν ἐκτίσθη.
2bis. Tucidide, I 12
Il fatto è che anche dopo la guerra di Troia la Grecia continuava ad essere soggetta a migrazioni e a nuovi insediamenti, e così non poté
svilupparsi con tranquillità. (2) Il ritorno dei Greci da Ilio, avvenuto con ritardo, provocò molti cambiamenti, e nella maggior parte delle città vi furono lotte interne, a causa delle quali gli esiliati fondavano le varie città. (3) Così gli attuali Beoti sessanta anni dopo la presa di Ilio furono scacciati da Arne dai Tessali e si insediarono nella terra che oggi ha il nome di Beozia, ma che prima era chiamata Cadmeide (c’era già in
precedenza un loro gruppo nella regione, e fu da questo gruppo che partì un contingente di truppe contro Ilio); e i Dori, ottanta anni dopo la presa di Troia, insieme agli Eraclidi occuparono il Peloponneso. (4) Con
difficoltà e dopo molto tempo la Grecia ebbe la pace con la stabilità e non fu più turbata dalle migrazioni: inviò così delle colonie; e gli
Ateniesi colonizzarono la Ionia e la maggior parte delle isole, mentre i Peloponnesiaci stabilirono la maggior parte delle colonie dell’Italia e della Sicilia e colonizzarono alcuni luoghi del resto della Grecia. Tutte queste colonie furono fondate dopo la guerra di Troia.
genesi della pólis
pólis acropoli
centro simbolico del potere elementi micenei
gestione pluralistica delle risorse proprietà e sfruttamento del territorio
su base tribale
novità tribali-territoriali
a[stu asty
cwvra chora
ARCAISMO
• XI-730 a. C. alto arcaismo;
• 730-580 a. C., medio (non più alto) arcaismo;
• 580 a. C.- periodo delle guerre
persiane, tardo arcaismo.
oiJ parecovmenoi ta; o{pla (hoi parechómenoi tà hópla)
eujgevneia (eughéneia)
timhv (timé)
Colonizzazione ‘ionica’
Le quattro regioni tessaliche
ἄξωνες axones κύρβεις kyrbeis
διαϕάνεια diapháneia
Il kósmos spartano
• στάσεις (stáseis)
• eujnomiva (eunomía)
• Grande Rhetra
• phylaí - obaí
• gherousía – archaghétai – apéllai – dȃmos
• efori Agiadi e Euripontidi
9000 klȃroi spartiati - iloti - perieci
• ajgwghv (agoghé)
• ἐπίπονος ἄσκησις (epíponos áskesis)
Istituzioni politiche spartane
• - diarchia (due re, delle dinastie eraclidiche degli Agiadi ed Euripontidi)
• - gherousía (Consiglio degli Anziani, i ghérontes: 30 membri, inclusi i due re)
• - apella (assemblea del dâmos degli Spartiati)
• - efori (cinque 'ispettori', 'sorveglianti', nominati
annualmente tra gli Spartiati)
Il Taigeto
guerre messeniche
• I guerra messenica: 743 - 724 a. C. (Pausania) 757 - 738 a. C. (Apollodoro di Atene)
• II guerra messenica: 684-668 a. C. (Pausania) ca. 640 a. C. (lessico Suda)
• III guerra messenica ('guerra del terremoto'): 464 - 455/4 a. C.
Sparta e Argo
3. Thuc. II 15, 1-2
ξυνεβεβήκει δὲ ἀπὸ τοῦ πάνυ ἀρχαίου ἑτέρων μᾶλλον
’Αθηναίοις τοῦτο. ἐπὶ γὰρ Κέκροπος καὶ τῶν πρώτων
βασιλέων ἡ ’Αττικὴ ἐς Θησέα αἰεὶ κατὰ πόλεις ᾠκεῖτο
πρυτανεῖά τε ἐχούσας καὶ ἄρχοντας, καὶ ὁπότε μή τι
δείσειαν, οὐ ξυνῇσαν βουλευσό μενοι ὡς τὸν βασιλέα, ἀλλ'
αὐτοὶ ἕκαστοι ἐπολίτευον καὶ ἐβουλεύοντο· καί τινες καὶ
ἐπολέμησάν ποτε αὐτῶν, ὥσπερ καὶ ’Ελευσίνιοι μετ'
Εὐμόλπου πρὸς ’Ερεχθέα. (2) ἐπειδὴ δὲ Θησεὺς ἐβασίλευσε,
γενόμενος μετὰ τοῦ ξυνετοῦ καὶ δυνατὸς τά τε ἄλλα
διεκόσμησε τὴν χώραν καὶ καταλύσας τῶν ἄλλων πόλεων
τά τε βουλευτήρια καὶ τὰς ἀρχὰς ἐς τὴν νῦν πόλιν οὖσαν, ἓν
βουλευτήριον ἀποδείξας καὶ πρυτανεῖον, ξυνῴκισε πάντας,
καὶ νεμομένους τὰ αὑτῶν ἑκάστους ἅπερ καὶ πρὸ τοῦ
ἠνάγκασε μιᾷ πόλει ταύτῃ χρῆσθαι, ἣ ἁπάντων ἤδη
ξυντελούντων ἐς αὐτὴν μεγάλη γενομένη παρεδόθη ὑπὸ
Θησέως τοῖς ἔπειτα· καὶ ξυνοίκια ἐξ ἐκείνου ’Αθηναῖοι ἔτι
καὶ νῦν τῇ θεῷ ἑορτὴν δημοτελῆ ποιοῦσιν.
3bis. Tucidide II 15, 1-2
Dai tempi più antichi questa usanza si era stabilita tra gli Ateniesi più che tra gli altri popoli. Al tempo di Cecrope e dei primi re, e poi fino a Teseo, l’Attica era sempre consistita di villaggi che avevano i propri pritanei e magistrati, e quando gli abitanti non temevano qualche pericolo non si riunivano davanti al re per deliberare, ma ciascun villaggio si governava e deliberava per conto proprio. Qualche volta alcuni di essi fecero anche guerre, come gli Eleusinii con Eumolpo contro Eretteo. (2) Ma quando divenne re Teseo, che oltre ad essere dotato di intelligenza fu anche
potente, organizzò la regione in vari modi, e tra l’altro sciolse i consigli e le magistrature delle altre città e li trasferì nella città attuale, stabilendo una sola camera di consiglio e un pritaneo; unì tutti gli abitanti in una città, e benché ciascuno coltivasse le proprie terre come prima, li
costrinse a servirsi di Atene come unica città, la quale, poiché ormai tutti quanti versavano contributi ad essa, divenne grande e fu lasciata da
Teseo ai suoi successori. E da quel tempo ancora oggi gli Ateniesi celebrano la festa delle Sinecie, a spese pubbliche, in onore della dea.
Delo
Calauria
Antela e Delfi
LE GUERRE SACRE
• I guerra sacra - primo decennio del VI secolo (conseguenze: consolidamento del predominio tessalico nella Grecia centrale, ingresso di Atene
nell'anfizionia, e riorganizzazione degli agoni pitici a Delfi (582 a. C.)
• II guerra sacra - ca. 449 a. C. (Pericle appoggia i Focesi che hanno occupato il santuario, Sparta interviene a difesa dell’autonomia di Delfi)
• III guerra sacra - 356-346 a. C. (conseguenze: ingresso ufficiale di Filippo II nel Consiglio anfizionico)
• IV guerra sacra - 339/8 a. C. (guerra anfizionica contro i Locresi di Anfissa)
4. Origini delle tirannidi:
Arist. Pol.V 1305a 7-21
ἐπὶ δὲ τῶν ἀρχαίων, ὅτε γένοιτο ὁ αὐτὸς δημαγωγὸς καὶ
στρατηγός, εἰς τυραννίδα μετέβαλλον· σχεδὸν γὰρ οἱ πλεῖστοι τῶν ἀρχαίων τυράννων ἐκ δημαγωγῶν γεγόνασιν. αἴτιον δὲ τοῦ τότε μὲν γίγνεσθαι νῦν δὲ μή, ὅτι τότε μὲν οἱ δημαγωγοὶ ἦσαν ἐκ τῶν στρατηγούντων (οὐ γάρ πω δεινοὶ ἦσαν λέγειν), νῦν δὲ τῆς ῥητορικῆς ηὐξημένης οἱ δυνάμενοι λέγειν
δημαγωγοῦσι μέν, δι' ἀπειρίαν δὲ τῶν πολεμικῶν οὐκ
ἐπιτίθενται, πλὴν εἴ που βραχύ τι γέγονε τοιοῦτον. ἐγίγνοντο δὲ τυραννίδες πρότερον μᾶλλον ἢ νῦν καὶ διὰ τὸ μεγάλας
ἀρχὰς ἐγχειρίζεσθαί τισιν, ὥσπερ ἐν Μιλήτῳ ἐκ τῆς πρυτανείας (πολλῶν γὰρ ἦν καὶ μεγάλων κύριος ὁ πρύτανις). ἔτι δὲ διὰ τὸ μὴ μεγάλας εἶναι τότε τὰς πόλεις, ἀλλ' ἐπὶ τῶν ἀγρῶν οἰκεῖν τὸν δῆμον ἄσχολον ὄντα πρὸς τοῖς ἔργοις, οἱ προστάται τοῦ δήμου, ὅτε πολεμικοὶ γένοιντο, τυραννίδι ἐπετίθεντο.
4bis. Origini delle tirannidi:
Aristotele, Politica, V 1305a 7-21
Presso gli antichi, quando lo stesso era demagogo e stratego, la costituzione si trasformava in tirannide: gli antichi tiranni per la
maggior parte sono venuti, più o meno, da demagoghi. E la causa per cui questo si è verificato allora e adesso no, è che allora i demagoghi venivano da quelli che guidavano l'esercito (e infatti non erano ancora abili a parlare): adesso invece, che l'oratoria si è sviluppata, quanti
sono in grado di arringare fanno i demagoghi, ma per l'ignoranza delle cose militari non attaccano lo stato: solo qua e là un caso di tal genere è avvenuto. Ci furono poi tirannidi prima più che adesso anche perché importanti magistrature erano poste in mano a talune persone: per
esempio a Mileto la tirannide sorse dalla pritania (e il pritane era
arbitro di molti affari d'importanza). Inoltre poiché le città allora non erano grandi e il popolo abitava in campagna, occupato nei lavori, i capi del popolo, appresa l'arte della guerra, mettevano mano alla tirannide.
5. Origini delle tirannidi:
Thuc. I 13, 1
Δυνατωτέρας δὲ γιγνομένης τῆς ‘Ελλάδος καὶ τῶν χρημάτων τὴν κτῆσιν ἔτι μᾶλλον ἢ πρότερον ποιουμένης τὰ πολλὰ τυραννίδες ἐν ταῖς πόλεσι καθίσταντο, τῶν προσόδων μειζόνων γιγνομένων (πρότερον δὲ ἦσαν ἐπὶ ῥητοῖς γέρασι πατρικαὶ βασιλεῖαι),
ναυτικά τε ἐξηρτύετο ἡ ‘Ελλάς, καὶ τῆς
θαλάσσης μᾶλλον ἀντείχοντο.
5bis. Origini delle tirannidi:
Tucidide, I 13, 1
• Aumentando in progressione la potenza dei Greci che si impegnavano con sforzo ancor più sollecito di prima ad
accumulare le loro rendite, presero piede in numerosi stati, in relazione alla crescita della loro ricchezza, le tirannidi (anteriormente invece vigevano monarchie ereditarie,
limitate da certe prerogative); e la Grecia allestiva flotte e si dedicava maggiormente al mare.
(trad. G. Donini)
i porti di Corinto
δίολκος díolkos
Hyȃtai Oneȃtai Choireȃtai Archélaoi
Aighialeîs
.
continuità con la frequentazione d'età micenea:
nessuna in
ANTIOCO DI SIRACUSA (V a. C.)
continuità con una colonizzazione d'età micenea:
EFORO DI CUMA (IV a. C.)
TIMEO DI TAUROMENIO (IV-III a. C.) colonizzazione greca
d'età storica
ἀποικία apoikía
στενοχωρία stenochorìa
Pitecussa (ca. 770 a. C.) - Cuma
colonie milesie
colonie megaresi
COLONIE DI MEGARA
G. Arrigoni (a c. di), La donna in Grecia, Roma-Bari 1985 (II edizione, 2008).
P. Vidal-Naquet, Il cacciatore
nero, Roma 1988 (Paris 1981)
6. Hom. Od. VI 304-315 [Donne che contano nella Storia greca, pp. 53 s.]
ἀλλ' ὁπότ' ἄν σε δόμοι κεκύθωσι καὶ αὐλή, ὦκα μάλα μεγάροιο διελθέμεν, ὄϕρ' ἂν ἵκηαι
μητέρ' ἐμήν· ἡ δ' ἧσται ἐπ' ἐσχάρῃ ἐν πυρὸς αὐγῇ, ἠλάκατα στρωϕῶσ' ἁλιπόρϕυρα, θαῦμα ἰδέσθαι, κίονι κεκλιμένη· δμῳαὶ δέ οἱ εἵατ' ὄπισθεν.
ἔνθα δὲ πατρὸς ἐμοῖο θρόνος ποτικέκλιται αὐτῇ, τῷ ὅ γε οἰνοποτάζει ἐϕήμενος ἀθάνατος ὥς.
τὸν παραμειψάμενος μητρὸς περὶ γούνασι χεῖρας βάλλειν ἡμετέρης, ἵνα νόστιμον ἦμαρ ἴδηαι
χαίρων καρπαλίμως, εἰ καὶ μάλα τηλόθεν ἐσσί.
εἴ κέν τοι κείνη γε ϕίλα ϕρονέῃσ' ἐνὶ θυμῷ,
ἐλπωρή τοι ἔπειτα ϕίλους τ' ἰδέειν καὶ ἱκέσθαι
οἶκον ἐϋκτίμενον καὶ σὴν ἐς πατρίδα γαῖαν .
7. [Donne che contano nella Storia greca, pp. 56-58]
Apollonio Rodio, Argonautiche, IV 1114-1117
σῖγα δ' ἑὸν κήρυκα καλεσσαμένη προσέειπεν ᾗσιν ἐπιϕροσύνῃσιν ἐποτρυνέουσα μιγῆναι Αἰσονίδην κούρῃ· μηδ' ’Αλκίνοον βασιλῆα λίσσεσθαι, τὸ γὰρ αὐτὸς ἰὼν Κόλχοισι
δικάσσει·
Apollodoro, Biblioteca, I 9, 25
ὁ δὲ εἶπεν, εἰ μὲν ἤδη συνελήλυθεν ’Ιάσονι,
δώσειν αὐτὴν ἐκείνῳ, εἰ δ' ἔτι παρθένος ἐστί, τῷ
πατρὶ ἀποπέμψειν. ’Αρήτη δὲ ἡ ’Αλκινόου γυνὴ
ϕθάσασα Μήδειαν ’Ιάσονι συνέζευξεν·
8. Aristoph. Eccl. 221-232 [Donne che contano nella Storia greca, pp. 74 s.]
καθήμεναι ϕρύγουσιν ὥσπερ καὶ πρὸ τοῦ.
ἐπὶ τῆς κεϕαλῆς ϕέρουσιν ὥσπερ καὶ πρὸ τοῦ.
τὰ Θεσμοϕόρι' ἄγουσιν ὥσπερ καὶ πρὸ τοῦ.
πέττουσι τοὺς πλακοῦντας ὥσπερ καὶ πρὸ τοῦ.
τοὺς ἄνδρας ἐπιτρίβουσιν ὥσπερ καὶ πρὸ τοῦ.
μοιχοὺς ἔχουσιν ἔνδον ὥσπερ καὶ πρὸ τοῦ.
αὑταῖς παροψωνοῦσιν ὥσπερ καὶ πρὸ τοῦ.
οἶνον ϕιλοῦσ' εὔζωρον ὥσπερ καὶ πρὸ τοῦ.
βινούμεναι χαίρουσιν ὥσπερ καὶ πρὸ τοῦ.
ταύταισιν οὖν ὦνδρες παραδόντες τὴν πόλιν μὴ περιλαλῶμεν, μηδὲ πυνθανώμεθα
τί ποτ' ἄρα δρᾶν μέλλουσιν, ἀλλ' ἁπλῷ τρόπῳ
ἐῶμεν ἄρχειν,
9. [Donne che contano nella Storia greca, pp. 76 s.]
Platone, Repubblica, VIII 549 c-e
Καὶ ἔστι μέν γ', ἦν δ' ἐγώ, τοιοῦτος ὁ τιμοκρατικὸς νεανίας, τῇ τοιαύτῃ πόλει ἐοικώς.
Πάνυ μὲν οὖν.
Γίγνεται δέ γ', εἶπον, οὗτος ὧδέ πως· ἐνίοτε πατρὸς ἀγαθοῦ ὢν νέος ὑὸς ἐν πόλει οἰκοῦντος οὐκ εὖ πολιτευομένῃ, ϕεύγοντος τάς τε τιμὰς καὶ ἀρχὰς καὶ δίκας καὶ τὴν τοιαύτην πᾶσαν ϕιλοπραγμοσύνην καὶ
ἐθέλοντος ἐλαττοῦσθαι ὥστε πράγματα μὴ ἔχειν- Πῇ δή, ἔϕη, γίγνεται;
῞Οταν, ἦν δ' ἐγώ, πρῶτον μὲν τῆς μητρὸς ἀκούῃ ἀχθομένης ὅτι οὐ τῶν ἀρχόντων αὐτῇ ὁ ἀνήρ ἐστιν, καὶ ἐλαττουμένης διὰ ταῦτα ἐν ταῖς ἄλλαις γυναιξίν, ἔπειτα ὁρώσης μὴ σϕόδρα περὶ χρήματα σπουδάζοντα μηδὲ μαχόμενον καὶ λοιδορούμενον ἰδίᾳ τε ἐν δικαστηρίοις καὶ δημοσίᾳ, ἀλλὰ ῥᾳθύμως πάντα τὰ τοιαῦτα ϕέροντα, καὶ ἑαυτῷ μὲν τὸν νοῦν
προσέχοντα ἀεὶ αἰσθάνηται, ἑαυτὴν δὲ μήτε πάνυ τιμῶντα μήτε ἀτιμάζοντα, ἐξ ἁπάντων τούτων ἀχθομένης τε καὶ λεγούσης ὡς
ἄνανδρός τε αὐτῷ ὁ πατὴρ καὶ λίαν ἀνειμένος, καὶ ἄλλα δὴ ὅσα καὶ οἷα ϕιλοῦσιν αἱ γυναῖκες περὶ τῶν τοιούτων ὑμνεῖν.
10. Arist. Ath. Pol. 6, 1 Κύριος δὲ γενόμενος τῶν
πραγμάτων Σόλων τόν τε δῆμον
ἠλευθέρωσε καὶ ἐν τῷ π[α]ρόντι καὶ εἰς τὸ μέλλον, κωλύσας δ[ανε]ίζειν ἐπὶ τοῖς σώμασιν, καὶ νόμους ἔθηκε καὶ χρεῶν ἀπ[ο]κοπὰς ἐποίησε, καὶ τῶν ἰδίων καὶ τῶν δ[η]μοσίων, ἃς σεισάχθειαν καλοῦσιν, ὡς
ἀποσεισάμενοι τὸ βάρος.
10bis. Aristotele, Costituzione degli Ateniesi, 6, 1
Solone, diventato arbitro della politica, liberò il popolo sia
nel presente sia per il futuro, impedendo che si facessero
prestiti sulle persone, fece le leggi e abolì i debiti privati
e pubblici, provvedimento che chiamano seisáchteia
perché il popolo si liberò del suo peso.
Termini-chiave delle riforme soloniane
• - hektémoroi, «quelli della sesta parte»
coltivatori di terra altrui, indebitati
• - epì toîs sómasin, ipoteca «sul proprio corpo»
problema della schiavitù per debiti
• μίσθωσις (místhosis) «affitto» «canone»
• - χρεῶν ἀποκοπή (chreôn apokopé)
«taglio dei debiti»
• - σεισάχθεια (seisáchteia, «scuotimento dei pesi») probabile sgravio parziale, collegato alla riforma monetaria
(sostituzione della dracma eginetica, gr. 6,2, con quella euboica, gr. 4,36)
classi censitarie in età soloniana
• pentacosiomedimni
(coloro che dispongono di una rendita annua di 500 medimni)
• cavalieri
(censo di 300 medimni)
• zeugiti
(censo 200 medimni)
• teti
(braccianti salariati nullatenenti)
Solone è un diallaktés (διαλλακτής), contrario ad ipotesi di ghês anadasmós (γῆς ἀναδασμός)
• 5 eupatrídai
• 3 ágroikoi
• 2 demiourgoí
• pedieîs / pediakoí
• parálioi
• diákrioi / hyperákrioi
Le fasi della tirannide di Pisistrato
• 561/0 - 556/5 a. C.: 6 anni di governo, seguiti da 6 di esilio;
• 549 - 543/2 a. C. : 7 anni di governo, seguiti da 10 di esilio;
• 534/3 - 528/7: 6 anni, dalla definitiva conquista
del potere alla morte.
Brauron
.
• Licurgo (Butadi): pediaci
• Megacle (Alcmeonidi): paralii
• Pisistrato: diacrii
• γῆς ἀναδασμός
• [ghês anadasmós, ridistribuzione
della terra]
561/0 a. C.
δορυϕόροι (doryphóroi)
κορυνηϕόροι (korynephóroi)
11. La tirannide di Pisistrato Arist. Ath. Pol. 16, 1-3
‘ Η μὲν οὖν Πεισιστράτου τυραννὶς ἐξ ἀρχῆς τε κατέστη τοῦτον τὸν τρόπον, καὶ μεταβολὰς ἔσχεν τοσαύτας. (2) διῴκει δ' ὁ Πεισίστρατος, ὥσπερ εἴρηται, τὰ περὶ τὴν πόλιν μετρίως καὶ μᾶλλον πολιτικῶς ἢ τυραννικῶς. ἔν τε γὰρ τοῖς ἄλλοις ϕιλάνθρωπος ἦν καὶ πρᾷος καὶ τοῖς ἁμαρτάνουσι συγγνωμονικός, καὶ δὴ καὶ τοῖς ἀ[πό]ροις προεδάνειζε χρήματα πρὸς τὰς ἐργασίας, ὥστε
διατρέϕεσθαι γεωργοῦντας. (3) τοῦτο δ' ἐποίει δυοῖν χάριν, ἵνα μήτε ἐν τῷ ἄστει διατρίβωσιν, ἀλλὰ
διεσπαρμένοι κατὰ τὴν χώραν, καὶ ὅπως εὐποροῦντες
τῶν μετρίων καὶ πρὸς τοῖς ἰδίοις ὄντες, μήτ' ἐπιθυμῶσι
μήτε σχολάζω[σι]ν ἐπιμελεῖσθαι τῶν κοινῶν .
11bis. La tirannide di Pisistrato
Aristotele, Costituzione degli Ateniesi, 16, 1-3
Così dunque si stabilì da principio la tirannide di Pisistrato, e queste furono le sue vicissitudini. (2) Ma Pisistrato, come si è detto, governava la città con equilibrio, più da concittadino che da tiranno: nel complesso, infatti, era generoso, mite e clemente con i delinquenti; e per di più prestava denaro ai poveri per i lavori, cosicché si guadagnavano da vivere facendo gli agricoltori. (3) Agiva così per due ragioni: affinché essi vivessero non ammassati in città ma sparsi per la campagna e affinché, godendo di una modesta agiatezza e occupandosi dei loro affari privati, non desiderassero né avessero il tempo di occuparsi di quelli pubblici.
Samo e la Lidia
τύραννος ὕπαρχος
tyrannos hyparchos
Le riforme di Clistene
Perside, Susiana, Media, Lidia
La provincia europea dell’impero persiano
Percorso di Mardonio, 492 a. C.
Maratona
12. La politica navale di Temistocle:
Arist. Ath. Pol. 22, 7
ἔτει δὲ τρίτῳ μετὰ ταῦτα Νικοδήμου ἄρχοντος, ὡς ἐϕάνη τὰ μέταλλα τὰ ἐν Μαρωνείᾳ, καὶ περιεγένετο τῇ πόλει τάλαντα ἑκατὸν ἐκ τῶν ἔργων, συμβουλευόντων τινῶν τῷ δήμῳ
διανείμασθαι τὸ ἀργύριον, Θεμιστοκλῆς ἐκώλυσεν, οὐ
λέγων ὅ τι χρήσεται τοῖς χρήμασιν, ἀλλὰ δανεῖσαι κελεύων τοῖς πλουσιωτάτοις ’Αθηναίων ἑκατὸν ἑκάστῳ τάλαντον, εἶτ' ἐὰν μὲν ἀρέσκῃ τὸ ἀνάλωμα, τῆς πόλεως εἶναι τὴν
δαπάνην, εἰ δὲ μή, κομίσασθαι τὰ χρήματα παρὰ τῶν
δανεισαμένων. λαβὼν δ' ἐπὶ τούτοις ἐναυπηγήσατο τριήρεις ἑκατόν, ἑκάστου ναυπηγουμένου τῶν ἑκατὸν μίαν, αἷς
ἐναυμάχησαν ἐν Σαλαμῖνι πρὸς τοὺς βαρβάρους.
ὠστρακίσθη δ' ἐν τούτοις τοῖς καιροῖς ’Αριστείδης ὁ
Λυσιμάχου.
12bis. La politica navale di Temistocle:
Aristotele, Costituzione degli Ateniesi, 22, 7
Due anni dopo, sotto l'arcontato di Nicodemo, quando furono scoperte le miniere di Maronea e dai lavori la polis ricavò un utile di cento talenti, alcuni consigliarono di distribuire quel denaro al popolo. Ma Temistocle si oppose: senza dire a che cosa sarebbe servito, propose di distribuire un talento a cisacuno degli Ateniesi più ricchi; poi, se la spesa
piacesse, di metterla in conto alla polis, altrimenti, di farsi rimborsare quella somma da quelli che l'avevano avuta in prestito. Ricevuto il denaro a queste condizioni, costruì cento triremi, ognuna a spese di uno dei cento cittadini; e con esse gli Ateniesi combatterono a Salamina contro i
barbari. In questa circostanza fu ostracizzato Aristide figlio
di Lisimaco.
Le Termopile (particolare)
La battaglia di Salamina (480 a. C.)
PLATEA
Sesto - Bisanzio (478 a. C.)
La teoria democratica della democrazia classica momenti salienti dell’Epitafio pericleo
13-I. Thuc. II 37-40 - 1 37
(1)
'Χρώμεθα γὰρ πολιτείᾳ οὐ ζηλούσῃ τοὺς τῶν πέλας νόμους, παράδειγμα δὲ μᾶλλον αὐτοὶ ὄντες τισὶν ἢ μιμού- μενοι ἑτέρους. καὶ ὄνομα μὲν διὰ τὸ μὴ ἐς ὀλίγους ἀλλ' ἐς πλείονας οἰκεῖν δημοκρατία κέκληται· μέτεστι δὲ κατὰ μὲν τοὺς νόμους πρὸς τὰ ἴδια διάϕορα πᾶσι τὸ ἴσον, κατὰ δὲ τὴν ἀξίωσιν, ὡς ἕκαστος ἔν τῳ εὐδοκιμεῖ, οὐκ ἀπὸ μέρους τὸ πλέον ἐς τὰ κοινὰ ἢ ἀπ' ἀρετῆς προτιμᾶται, οὐδ' αὖ κατὰ πενίαν, ἔχων γέ τι ἀγαθὸν δρᾶσαι τὴν πόλιν, ἀξιώματος ἀϕανείᾳ κεκώλυται. (...)
38
(1)
'Καὶ μὴν καὶ τῶν πόνων πλείστας ἀναπαύλας τῇ γνώμῃ
ἐπορισάμεθα, ἀγῶσι μέν γε καὶ θυσίαις διετησίοι
νομίζοντες, ἰδίαις δὲ κατασκευαῖς εὐπρεπέσιν, ὧν καθ'
ἡμέραν ἡ τέρψις τὸ λυπηρὸν ἐκπλήσσει. (...)
La teoria democratica della democrazia classica momenti salienti dell’Epitafio pericleo
13-II. Thuc. II 37-40 - 2
39 (1) 'Διαϕέρομεν δὲ καὶ ταῖς τῶν πολεμικῶν μελέταις τῶν
ἐναντίων τοῖσδε. τήν τε γὰρ πόλιν κοινὴν παρέχομεν, καὶ
οὐκ ἔστιν ὅτε ξενηλασίαις ἀπείργομέν τινα ἢ μαθήματος ἢ
θεάματος, ὃ μὴ κρυϕθὲν ἄν τις τῶν πολεμίων ἰδὼν
ὠϕεληθείη, πιστεύοντες οὐ ταῖς παρασκευαῖς τὸ πλέον καὶ
ἀπάταις ἢ τῷ ἀϕ' ἡμῶν αὐτῶν ἐς τὰ ἔργα εὐψύχῳ· καὶ ἐν
ταῖς παιδείαις οἱ μὲν
ἐπιπόνῳ ἀσκήσειεὐθὺς νέοι ὄντες τὸ
ἀνδρεῖον μετέρχονται, ἡμεῖς δὲ
ἀνειμένως διαιτώμενοιοὐδὲν ἧσσον ἐπὶ τοὺς ἰσοπαλεῖς κινδύνους χωροῦμεν. (…) (4)
καίτοι εἰ
ῥᾳθυμίᾳμᾶλλον ἢ
πόνων μελέτῃκαὶ μὴ μετὰ
νόμων τὸ πλέον ἢ τρόπων ἀνδρείας ἐθέλομεν κινδυνεύειν,
περιγίγνεται ἡμῖν τοῖς τε μέλλουσιν ἀλγεινοῖς μὴ
προκάμνειν, καὶ ἐς αὐτὰ ἐλθοῦσι μὴ ἀτολμοτέρους τῶν αἰεὶ
μοχθούντων ϕαίνεσθαι, (…).
La teoria democratica della democrazia classica momenti salienti dell’Epitafio pericleo
13-III. Thuc. II 37-40 - 3
40 (1) 'Φιλοκαλοῦμέν τε γὰρ μετ' εὐτελείας καὶ
ϕιλοσοϕοῦμεν ἄνευ μαλακίας· πλούτῳ τε ἔργου μᾶλλον καιρῷ ἢ λόγου κόμπῳ χρώμεθα, καὶ τὸ πένεσθαι οὐχ
ὁμολογεῖν τινὶ αἰσχρόν, ἀλλὰ μὴ διαϕεύγειν ἔργῳ
αἴσχιον. (2) ἔνι τε τοῖς αὐτοῖς οἰκείων ἅμα καὶ πολιτικῶν ἐπιμέλεια, καὶ ἑτέροις πρὸς ἔργα τετραμμένοις τὰ
πολιτικὰ μὴ ἐνδεῶς γνῶναι· μόνοι γὰρ τόν τε μηδὲν τῶνδε μετέχοντα οὐκ ἀπράγμονα, ἀλλ' ἀχρεῖον νομίζομεν, καὶ οἱ αὐτοὶ ἤτοι κρίνομέν γε ἢ ἐνθυμούμεθα ὀρθῶς τὰ
πράγματα, οὐ τοὺς λόγους τοῖς ἔργοις βλάβην ἡγούμενοι, ἀλλὰ μὴ προδιδαχθῆναι μᾶλλον λόγῳ πρότερον ἢ ἐπὶ ἃ
δεῖ ἔργῳ ἐλθεῖν.
La teoria democratica della democrazia classica momenti salienti dell’Epitafio pericleo
13bis . Tucidide II 37-40
(37, 1) Ci serviamo di una costituzione che non imita le leggi dei vicini, ma siamo noi modello ad alcuni, più di quanto non imitiamo gli altri. Quanto a nome si chiama demokratía, per il fatto di non reggersi a pochi [essere amministrati nell’interesse di pochi], ma a maggioranza; di fronte alle leggi, però, tutti hanno parte uguale in ordine alle divergenze private; e, secondo la valutazione che si riceve (axíosis), se qualcuno in qualcosa eccelle, non viene scelto per le funzioni pubbliche in base alla sua parte di ricchezze, più che in base alle sue qualità, né, d’altro canto, quanto alla povertà, viene ostacolato dall’oscurità del suo statuto sociale (axíoma), se è in grado di rendere qualche buon servizio alla città. (…)
(38, 1) E invero anche con l’intelligenza abbiamo trovato moltissime occasioni di riposo dalle fatiche, usando farlo con gli agoni e con i sacrifici religiosi che si tengono durante tutto l’anno, e anche con le belle abitazioni private, il cui godimento quotidiano scaccia il dolore.
(39, 1) Anche nei metodi di preparazione all’attività militare siamo diversi dai nostri avversari,e cioè sotto questi aspetti: presentiamo la città aperta a tutti, e non succede che con le espulsioni di stranieri noi impediamo a qualcuno di conoscere o di vedere qualche cosa, da cui un nemico potrebbe trarre vantaggio vedendola, se non fosse nascosta, avendo fiducia non negli apparecchi di guerra, nelle installazioni e negli inganni, più di quel che invece fidiamo nella nostra forza d’animo nell’affrontare le azioni [militari], e nelle forme di educazione gli uni perseguono il valore militare, la virtù virile già appena giovani, con un esercizio faticoso, noi invece, vivendo rilassatamente, nondimeno affrontiamo pericoli dello stesso peso (…) (4) E anche se noi vogliamo affrontare i rischi più con spensieratezza che con esercizi faticosi, e non vogliamo affrontare questi rischi in base a leggi costrittive più che con innate qualità di valore, tuttavia ci resta questo vantaggio in più, di non affaticarci prima del tempo in relazione ai mali che stanno per sopravvenire; e una volta che siamo arrivati a questi mali, ci resta sempre di non apparire meno audaci di quelli che invece soffrono in continuazione.
(…)
(40, 1) Amiamo il bello senza sprechi, e ci dedichiamo alla cultura, senza che questo comporti mollezza; della ricchezza ci serviamo più per occasione di lavoro che non per vanteria di discorso, e quanto all’esser povero non è vergognoso per qualcuno ammetterlo, ma più vergognoso è non fuggire dall’esserlo mediante il lavoro. (2) Le medesime persone hanno cura sia delle cose private sia di quelle pubbliche, e pure è possibile, per altri vòlti agli érga [=attività produttive], conoscere non difettosamente le cose politiche. Noi Ateniesi siamo i soli a considerare colui che non ha parte alcuna a queste cose come un uomo non tranquillo, ma inutile, e decidiamo quanto meno, o ponderiamo, le questioni [pubbliche], ritenendo che non le [pubbliche] discussioni siano un danno per l'azione, ma semmai il non essere istruiti dal dibattito prima di affrontare i nostri compiti.
14. Plut. Cim. 14, 4-5 (Stesim. FGrHist 107 F 5) (Donne che contano nella Storia greca, p.446)
μνησθεὶς δὲ τῆς κρίσεως ἐκείνης ὁ Στησίμβροτός ϕησι τὴν ’Ελπινίκην ὑπὲρ τοῦ Κίμωνος δεομένην ἐλθεῖν ἐπὶ τὰς θύρας τοῦ Περικλέους-οὗτος γὰρ ἦν τῶν κατηγόρων ὁ σϕοδρότατος-, τὸν δὲ
μειδιάσαντα 'γραῦς εἶ' ϕάναι 'γραῦς ὦ ’Ελπινίκη, ὡς τηλικαῦτα διαπράττεσθαι πράγματα·' πλὴν ἔν γε τῇ δίκῃ πρᾳότατον γενέσθαι τῷ Κίμωνι καὶ
πρὸς τὴν κατηγορίαν ἅπαξ ἀναστῆναι μόνον
ὥσπερ ἀϕοσιούμενον.
15. Plut. Per. 10, 5-6
(Donne che contano nella Storia greca, p. 460)
ἔνιοι δέ ϕασιν οὐ πρότερον γραϕῆναι τῷ Κίμωνι τὴν κάθοδον ὑπὸ τοῦ Περικλέους, ἢ συνθήκας αὐτοῖς ἀπορρήτους γενέσθαι δι' ’Ελπινίκης, τῆς Κίμωνος ἀδελϕῆς, ὥστε Κίμωνα μὲν ἐκπλεῦσαι λαβόντα ναῦς διακοσίας καὶ τῶν ἔξω στρατηγεῖν καταστρεϕόμενον τὴν βασιλέως χώραν, Περικλεῖ δὲ τὴν ἐν ἄστει δύναμιν ὑπάρχειν. (6) ἐδόκει δὲ
καὶ πρότερον ἡ ’Ελπινίκη τῷ Κίμωνι τὸν
Περικλέα πρᾳότερον παρασχεῖν, (…)
16. Plut. Per. 28, 4-7 (Donne che contano nella Storia greca, p. 466)
‘Ο δὲ Περικλῆς καταστρεψάμενος τὴν Σάμον ὡς ἐπανῆλ- θεν εἰς τὰς ’Αθήνας, ταϕάς τε τῶν ἀποθανόντων κατὰ τὸν πόλεμον ἐνδόξους ἐποίησε, καὶ τὸν λόγον εἰπών, ὥσπερ
ἔθος ἐστίν, ἐπὶ τῶν σημάτων ἐθαυμάσθη. (5) καταβαίνοντα δ' αὐτὸν ἀπὸ τοῦ βήματος αἱ μὲν ἄλλαι γυναῖκες ἐδεξι-
οῦντο καὶ στεϕάνοις ἀνέδουν καὶ ταινίαις ὥσπερ ἀθλητὴν νικηϕόρον, ἡ δ' ’Ελπινίκη προσελθοῦσα πλησίον, (6) "ταῦτ'"
ἔϕη "θαυμαστά <σου> Περίκλεις καὶ ἄξια στεϕάνων, ὃς ἡμῖν πολλοὺς καὶ ἀγαθοὺς ἀπώλεσας πολίτας, οὐ Φοί- νιξι πολεμῶν οὐδὲ Μήδοις, ὥσπερ οὑμὸς ἀδελϕὸς Κίμων, ἀλλὰ σύμμαχον καὶ συγγενῆ πόλιν καταστρεϕόμενος."
ταῦτα τῆς ’Ελπινίκης λεγούσης, (7) ὁ Περικλῆς μειδιάσας ἀτρέμα λέγεται τὸ τοῦ ’Αρχιλόχου (fr. 27 D.) πρὸς αὐτὴν εἰπεῖν·
οὐκ ἂν μύροισι γραῦς ἐοῦσ' ἠλείϕεο.
17. Eup. PCG V 427 F 221 (in Plut. Cim. 15, 4) ( Donne che contano nella Storia greca, p. 500)
κακὸς μὲν οὐκ ἦν, ϕιλοπότης δὲ κἀμελής
κἀνίοτ' <ἂν> ἀπεκοιμᾶτ' ἂν ἐν Λακεδαίμονι
κἂν ’Ελπινίκην τῇδε καταλιπὼν μόνην.
18. Donne che contano nella Storia greca, p. 492
διπλόη τις ὕπουλος
βαθυτάτη τομή
(Plut. Per. 11, 3)
Grecia centrale, 458/7-447 a. C.
LE GUERRE SACRE
• I guerra sacra - primo decennio del VI secolo (conseguenze: consolidamento del predominio tessalico nella Grecia centrale, ingresso di Atene
nell'anfizionia, e riorganizzazione degli agoni pitici a Delfi (582 a. C.)
• II guerra sacra - ca. 449 a. C. (Pericle appoggia i Focesi che hanno occupato il santuario, Sparta interviene a difesa dell’autonomia di Delfi)
• III guerra sacra - 356-346 a. C. (conseguenze: ingresso ufficiale di Filippo II nel Consiglio anfizionico)
• IV guerra sacra - 339/8 a. C. (guerra anfizionica contro i Locresi di Anfissa)
19. La ragione profonda della guerra: la aúxesis degli Ateniesi e il phóbos (reattivo) degli Spartani
Thuc. I 23, 6
τὴν μὲν γὰρ ἀληθεστάτην πρόϕασιν, ἀϕανεστάτην δὲ λόγῳ, τοὺς
’Αθηναίους ἡγοῦμαι μεγάλους
γιγνομένους καὶ ϕόβον παρέχοντας τοῖς Λακεδαιμονίοις ἀναγκάσαι ἐς τὸ
πολεμεῖν· αἱ δ' ἐς τὸ ϕανερὸν λεγόμεναι αἰτίαι αἵδ' ἦσαν ἑκατέρων, ἀϕ' ὧν
λύσαντες τὰς σπονδὰς ἐς τὸν πόλεμον
κατέστησαν .
La ragione profonda della guerra: la aúxesis degli Ateniesi e il phóbos (reattivo) degli Spartani
19bis. Tucidide, I 23, 6
Ritengo che la causa più vera, anche se la meno
espressa con le parole, sia questa: gli Ateniesi
diventando una grande potenza e incutendo timore ai
Lacedemonii li costrinsero a fare la guerra. Ma i
motivi che furono dichiarati apertamente da
ciascuno dei due popoli, per i quali ruppero il
trattato ed entrarono in guerra, furono questi.
Corcira e Epidamno
Potidea e Anfipoli
periodizzazione della guerra del Peloponneso
• guerra archidamica (431-421 a. C.)
• spedizione in Sicilia (415-413 a. C.)
• guerra deceleica e/o ionica (413-404 a. C.)
Pilo e Sfacteria (425 a. C.)
Delion (424 a. C.)
La quadruplice alleanza (420 a. C.)
Genesi della spedizione in Sicilia
i due tempi della manovra antialcibiadea
• a - mutilazione delle erme
• b - coinvolgimento di Alcibiade attraverso
l'accertamento delle responsabilità (probabilmente
effettive) in casi di parodia sacrilega dei Misteri
eleusinii
Decelea
Abido e Cizico
Egospotami e Lampsaco
Il tripartitismo ad Atene dopo la sconfitta:
20. Arist. Ath. Pol. 34, 3
τῆς εἰρήνης γενομένης αὐτοῖς ἐϕ' ᾧ τε
πολιτεύσονται τὴν πάτριον πολιτείαν, οἱ μὲν
δημοτικοὶ διασῴζειν ἐπειρῶντο τὸν δῆμον, τῶν δὲ γνωρίμων οἱ μὲν ἐν ταῖς ἑταιρείαις ὄντες, καὶ τῶν ϕυγάδων οἱ μετὰ τὴν εἰρήνην κατελθόντες ὀλιγαρχίας ἐπεθύμουν, οἱ δ' ἐν ἑταιρείᾳ μὲν
οὐδεμιᾷ συγκαθεστῶτες, [ἄ]λλως δὲ δοκοῦντες οὐδενὸς ἐπιλείπεσθαι τῶν πολιτῶν, τὴν πάτριον πολιτείαν ἐζήτουν· ὧν ἦν μὲν καὶ ’Αρχῖνος καὶ
῎Ανυτος καὶ Κλειτοϕῶν καὶ Φορμίσιος καὶ ἕτεροι πολλοί, προειστήκει δὲ μάλιστα
Θηραμένης.
Il tripartitismo ad Atene dopo la sconfitta:
20bis. Aristotele, Costituzione degli Ateniesi, 34, 3
Ottenuta la pace a condizione che applicassero la costituzione degli avi, i democratici si
studiavano di mantenere la democrazia; ma i notabili che aderivano alle eterie e gli esuli
tornati dopo la pace desideravano l'oligarchia, mentre quelli che non appartenevano a nessuna eteria , ma che del resto non si potevano
considerare inferiori a nessun altro concittadino,
desideravano la costituzione degli avi. Fra loro
c'erano Archino, Anito, Clitofonte, Formisio e
molti altri, ma era davanti a tutti Teramene.
File e Munichia
mè mnesikakeîn
• «non recriminare»:
• principio applicato alla riconciliazione delle due parti politiche di Atene dopo la caduta dei 30;
• l'amnistia, e il divieto di istruire processi politici non è valida per i Trenta, gli Undici e i Dieci del Pireo;
• ai simpatizzanti dell'oligarchia è consentito un lasso di
tempo per decidere se restare ad Atene o ritirarsi ad
Eleusi.
radicale nella facciata istituzionale
e sul piano della
autoaffermazione propagandistica
moderata nella sostanza politica e socioeconomica democrazia di IV secolo a. C.
«regime libero, regime repubblicano», e non più specificamente regime popolare bipolarità originaria democrazia-regimi monarchici o tirannici
demokratía IV secolo a. C.
Località distrutte o annesse da Cartagine tra 409 e 405 a. C.
388 a. C.: la vittoria di Dionisio I sulla lega italiota, al fiume Elleporo
φόρος phóros
συντάξεις syntáxeis
21.
Xen. Hell. VII 5, 26-27
Τούτων δὲ πραχθέντων τοὐναντίον ἐγεγένητο οὗ ἐνόμισαν πάντες ἄνθρωποι ἔσεσθαι. συνεληλυθυίας
γὰρ σχεδὸν ἁπάσης τῆς ‘Ελλάδος καὶ ἀντιτεταγμένων, οὐδεὶς ἦν ὅστις οὐκ ᾤετο, εἰ μάχη ἔσοιτο, τοὺς μὲν
κρατήσαντας ἄρξειν, τοὺς δὲ κρατηθέντας ὑπηκόους ἔσεσθαι· ὁ δὲ θεὸς οὕτως ἐποίησεν ὥστε ἀμϕότεροι μὲν τροπαῖον ὡς νενικηκότες ἐστήσαντο, τοὺς δὲ
ἱσταμένους οὐδέτεροι ἐκώλυον, νεκροὺς δὲ ἀμϕότεροι μὲν ὡς νενικηκότες ὑποσπόνδους ἀπέδοσαν,
ἀμϕότεροι δὲ ὡς ἡττημένοι ὑποσπόνδους
ἀπελάμβανον, (27) νενικηκέναι δὲ ϕάσκοντες ἑκάτεροι οὔτε χώρᾳ οὔτε πόλει οὔτ' ἀρχῇ οὐδέτεροι οὐδὲν πλέον ἔχοντες ἐϕάνησαν ἢ πρὶν τὴν μάχην γενέσθαι· ἀκρισία δὲ καὶ ταραχὴ ἔτι πλείων μετὰ τὴν μάχην ἐγένετο ἢ
πρόσθεν ἐν τῇ ‘Ελλάδι.
21bis. Senofonte, Elleniche, VII 5, 26-27
Le conseguenze di questi avvenimenti erano state l'esatto contrario di ciò che tutti gli uomini si erano aspettati. Poiché infatti quasi tutta la Grecia si era riunita ed affrontata, non c'era nessuno che non
avesse pensato che, se ci fosse stata una battaglia, i vincitori
avrebbero avuto la supremazia, e gli sconfitti sarebbero stati i loro sottomessi. Ma la divinità fece sì che entrambi innalzassero un
trofeo come se avessero vinto, e nessuno dei due impedì all'altro di innalzarlo, ed entrambi restituirono i caduti concedendo una tregua, come se avessero vinto, ed entrambi recuperarono i propri chiedendo la tregua, come se fossero stati sconfitti. (27) Benché gli uni e gli altri sostenessero di aver riportato la vittoria, in realtà né nel
territorio, né nelle città, né nell'autorità risultarono aver fatto
progressi visibili rispetto a prima della battaglia; e dopo la battaglia
in Grecia vi fu più confusione e disordine di prima.
Il confine orientale dell’avanzata di Alessandro in Asia (326-325 a. C.)
Il confine orientale dell’avanzata di Alessandro in Asia (326-325 a. C.) - Punjab
Cratero
προστάτης (ἐπιμελητὴς) τῆς βασιλείας prostátes (epimeletès) tês basileías
Perdicca χιλίαρχος chilíarchos
Antipatro
στρατηγὸς τῆς Εὐρώπης
strategòs tês Európes
Διάδοχοι - ’Επίγονοι Diádochoi - Epígonoi
Antipatro – Cassandro
Antigono Monoftalmo - Demetrio Poliorcete
22. Diod. XVIII 18, 3-5
ὁ δῆμος οὐκ ὢν ἀξιόμαχος ἠναγκάσθη τὴν ἐπιτροπὴν καὶ τὴν ἐξουσίαν πᾶσαν ’Αντιπάτρῳ δοῦναι περὶ τῆς πόλεως. (4) ὁ δὲ ϕιλανθρώπως αὐτοῖς προσενεχθεὶς συνεχώρησεν ἔχειν τήν τε πόλιν καὶ τὰς κτήσεις καὶ τἄλλα πάντα· τὴν δὲ πολιτείαν
μετέστησεν ἐκ τῆς δημοκρατίας καὶ προσέταξεν ἀπὸ τιμήσεως εἶναι τὸ πολίτευμα καὶ τοὺς μὲν κεκτηένους πλείω δραχμῶν
δισχιλίων κυρίους εἶναι τοῦ πολιτεύματος καὶ τῆς χειροτονίας,
τοὺς δὲ κατωτέρω τῆς τιμήσεως ἅπαντας ὡς ταραχώδεις ὄντας καὶ πολεμικοὺς ἀπήλασε τῆς πολιτείας καὶ τοῖς βουλομένοις χώραν
ἔδωκεν εἰς κατοίκησιν ἐν τῇ Θρᾴκῃ. (5) οὗτοι μὲν οὖν ὄντες πλείους τῶν [δισ]μυρίων καὶ δισχιλίων μετεστάθησαν ἐκ τῆς
πατρίδος, οἱ δὲ τὴν ὡρισμένην τίμησιν ἔχοντες περὶ ἐννακισχιλίους ἀπεδείχθησαν κύριοι τῆς τε πόλεως καὶ χώρας καὶ κατὰ τοὺς
Σόλωνος νόμους ἐπολιτεύοντο· πάντες δὲ τὰς οὐσίας εἰάθησαν ἔχειν ἀναϕαιρέτους. ϕρούραρχον δὲ Μένυλλον καὶ ϕρουρὰν ἠναγκάσθησαν δέξασθαι τὴν οὐκ ἐπιτρέψουσαν οὐδενὶ
νεωτερίζειν.
22bis. Diodoro, XVIII 18, 3-5
Il popolo ateniese, non essendo in grado di continuare la guerra, fu costretto a lasciare ad Antipatro il diritto di decidere e i pieni poteri sulla città. (4) Egli, da parte sua, si comportò con magnanimità e concesse loro di conservare la città, i beni e tutto il resto, mutò però però la costituzione abrogando la democrazia, e impose che la partecipazione al governo dipendesse dal censo, cioè che arbitri della vita politica e delle votazioni fossero solo coloro che possedevano più di duemila dracme, mentre tolse la cittadinanza, accusandoli di essere agitatori e guerrafondai, a tutti coloro che possedevano meno di tale censo e, a quanti lo desideravano, assegnò un territorio in Tracia da colonizzare. (5) Costoro
perciò, più di ventiduemila uomini, se ne andarono dalla loro patria, quelli invece, circa novemila, che possedevano il censo stabilito, rimasero signori della città e del territorio e governarono secondo l’ordinamento soloniano. A tutti fu concesso di mantenere intatti i loro patrimoni, ma furono costretti ad accettare una guarnigione, comandata da Menillo, che impedisse a chiunque di promuovere capovolgimenti politici.
(trad. A. Simonetti Agostinetti)
23. Diod. XVIII 74, 1-3
Κατὰ δὲ τὴν Εὐρώπην Πολυπέρχοντος διὰ τὴν ἐλάττωσιν τῆς κατὰ τοὺς Μεγαλοπολίτας πολιορκίας καταϕρονηθέντος αἱ πλεῖσται τῶν
‘Ελληνίδων πόλεων ἀϕιστάμεναι τῶν βασιλέων πρὸς Κάσανδρον
ἀπέκλιναν. ’Αθηναίων δὲ μὴ δυναμένων ἀποτρίψασθαι τὴν ϕρουρὰν μήτε διὰ τοῦ Πολυπέρχοντος μήτε δι' ’Ολυμπιάδος ἀπετόλμησέ τις τῶν ἐπαινουμένων πολιτῶν εἰπεῖν ἐν ἐκκλησίᾳ διότι συμϕέρει πρὸς
Κάσανδρον διαλύσασθαι. (2) τὸ μὲν οὖν πρῶτον ἐγένετο θόρυβος, τῶν μὲν ἀντιλεγόντων, τῶν δὲ συγκατατιθεμένων τοῖς λόγοις· ὡς δὲ
ἀνεθεωρήθη τὸ συμϕέρον, ἔδοξε τοῖς πᾶσι πρεσβεύειν πρὸς Κάσανδρον καὶ τίθεσθαι τὰ πρὸς αὐτὸν ὡς ἂν ᾖ δυνατόν. (3) γενομένων δὲ πλειόνων ἐντεύξεων συνέθεντο τὴν εἰρήνην ὥστε τοὺς ’Αθηναίους ἔχειν πόλιν τε καὶ χώραν καὶ προσόδους καὶ ναῦς καὶ τἄλλα πάντα ϕίλους ὄντας καὶ συμμάχους Κασάνδρου, τὴν δὲ Μουνυχίαν κατὰ τὸ παρὸν κρατεῖν
Κάσανδρον, ἕως ἂν διαπολεμήσῃ πρὸς τοὺς βασιλεῖς, καὶ τὸ πολίτευμα διοικεῖσθαι ἀπὸ τιμήσεων ἄχρι μνῶν δέκα, καταστῆσαι δ' ἐπιμελητὴν τῆς πόλεως ἕνα ἄνδρα ’Αθηναῖον ὃν ἂν δόξῃ Κασάνδρῳ· καὶ ᾑρέθη
Δημήτριος ὁ Φαληρεύς. οὗτος δὲ παραλαβὼν τὴν ἐπιμέλειαν τῆς πόλεως ἦρχεν εἰρηνικῶς καὶ πρὸς τοὺς πολίτας ϕιλανθρώπως.
23bis. Diodoro, XVIII 74
In Europa, avendo Poliperconte perso la sua reputazione a causa della sconfitta subita nell’assedio di Megalopoli, la maggior parte delle città greche passarono a Cassandro, abbandonando la causa dei re. Non riuscendo, d’altra parte, gli
Ateniesi a liberarsi della guarnigione né per mezzo di Poliperconte, né per mezzo di Olimpiade, uno dei più stimati cittadini osò dire in assemblea che sarebbe
convenuto passare a Cassandro. (2) Dapprima ci fu un gran tumulto, molti essendo contrari, molti altri appoggiando la proposta; quando poi fu ben analizzato che cosa sarebbe stato vantaggioso, a tutti sembrò bene mandare
un’ambasceria a Cassandro e sistemare le cose con lui come meglio si potesse.
(3) Dopo molti colloqui conclusero la pace a queste condizioni, che gli Ateniesi avessero la loro città, il territorio, le rendite, le navi e tutto il resto, purché fossero amici e alleati di Cassandro; che Cassandro tenesse per il momento Munichia, fino a quando si fosse conclusa la guerra contro i re; che lo stato fosse governato da chi possedeva un censo di almeno dieci mine, e infine che reggente della città fosse un cittadino ateniese, quello che Cassandro ritenesse opportuno scegliere.
Fu scelto Demetrio Falereo, il quale, avuta la carica, governò mantenendo la pace e comportandosi correttamente con i cittadini.
(trad. A. Simonetti Agostinetti)