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Lo scavo: spazi, tempi e risorse

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Academic year: 2021

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POLYMNIA

Studi di archeologia

(2)

Polymnia

Collana di Scienze dell’antichità fondata e diretta da Lucio Cristante

_____________________________________________________________ Studi di archeologia a cura di Federica Fontana 8 -COMITATO SCIENTIFICO

Elisabetta Borgna (Udine), Irene Bragantini (Napoli), Giuliana Cavalieri Manasse (Verona), Michel Fuchs (Lausanne), Jana Horvat (Ljubljana), John Scheid (Paris),

Christopher Smith (The British School at Rome), Dirk Steuernagel (Regensburg), Franca Taglietti (Roma), Cinzia Vismara (Cassino)

COMITATO DI REDAZIONE

Chiara Morselli (Università di Trieste), Federica Fontana (Università di Trieste), Emanuela Murgia (Università di Trieste)

Aquileia, l’insula tra foro e porto fluviale : lo scavo dell’Università degli Studi di Trieste. 1., La strada / a cura di Federica Fontana. – Trieste : EUT Edizioni Università di Trieste, 2017. – XIV, 764 p. : ill. ;

24 cm. – (Polymnia : studi di archeologia ; 8) – Prima del titolo: Scavi ad Aquileia 3 I Fontana, Federica

1.Scavi archeologici - Aquileia

930.10283094539167 (WebDewey 2017) Scavi archeologici. Friuli Venezia Giulia. Aquileia

ISBN 978-88-8303-608-8 (print) ISBN 978-88-8303-820-4 (online)

I testi pubblicati sono liberamente disponibili su: https://www.openstarts.units.it/handle/10077/3933

© Copyright 2017 – EUT EDIZIONI UNIVERSITÀ DI TRIESTE

Proprietà letteraria riservata

I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale di questa pubblicazione, con qualsiasi mezzo

(compresi i microfilm, le fotocopie o altro), sono riservati per tutti i Paesi.

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SCAVI AD AQUILEIA III

Aquileia, l’insula tra

foro e porto fluviale

Lo scavo dell’Università degli Studi di Trieste

1. La strada

a cura di

Federica Fontana

(4)
(5)
(6)

Con il contributo di

(7)

VII

Premessa XIII

1. L’ insula tra foro e porto fluviale

1.1 Lo scavo: spazi, tempi e risorse 3

F. Fontana

1.2 Il quadro topografico 13

F. Fontana 2. Lo scavo

2.1 I fondi ex Cassis Faraone tra tutela e valorizzazione 29

P. Ventura

2.2 I risultati preliminari 41

F. Fontana

2.3 Il rilievo e la documentazione grafica dello scavo 67

M. Braini

2.4 Modelli 3D densi tra esperienze didattiche e ricerche di soluzioni fruibili 79

A. Spanò, E. Donadio, F. Chiabrando

2.5 Fotogrammetria da UAV (Unmanned Aerial Vehicle):

un'opportunità per il rilievo 3D multiscala 101

F. Chiabrando, A. Lingua, P. Maschio, F. Rinaudo, A. Spanò

2.6 Modello ricostruttivo della via porticata 123

E. Costamagna, F. Fontana, F. Sacchi

2.7 L'attività didattica 135

E. Murgia 3. L’apparato decorativo

3.1 Elementi di decorazione pavimentale e parietale 149

E. Murgia

(8)

VIII

3.2 Breve nota su alcuni elementi architettonici di reimpiego 153

F. Sacchi

3.3 Scultura 161

L. Cigaina 4. I materiali di età romana

4.1 Introduzione allo studio dei materiali 177

L. Mandruzzato

4.2 Monete 179

P. D'Eliso

4.3 Ceramica a vernice nera 247

A. de Franzoni

4.4 Terre sigillate italiche 259

F. Bortolamei, M. Bottos

4.5 Terre sigillate e altre ceramiche fini orientali 267

F. Bortolamei, M. Bottos

4.6 Terre sigillate africane 271

F. Bortolamei, M. Bottos

4.7 Ceramica a pareti sottili 285

A. de Franzoni

4.8 Vetro 293

L. Mandruzzato

4.9 Lucerne 303

P. Karković Takalić

4.10 Ceramica comune grigia 315

A. de Franzoni

4.11 Ceramica a vernice rossa interna 327

A. de Franzoni

4.12 Ceramica comune di produzione orientale 333

M. Bottos, P. Riet

4.13 Ceramica africana da cucina 341

C. Bonivento, P. Riet

4.14 Ceramica comune depurata 351

M. Bottos

4.15 Mortai 367

M. Bottos

4.16 Ceramica comune grezza 373

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IX

4.17 Anfore di produzione italica 385

N. Battistin

4.18 Anfore di produzione iberica 405

C. Bonivento, C. Vecchiet

4.19 Anfore di produzione orientale 411

C. Bonivento, C. Vecchiet

4.20 Anfore di produzione africana 425

C. Bonivento

4.21 Anfore di produzione incerta o non identificabili 445

C. Bonivento, C. Vecchiet

4.22 Oggetti in metallo 449

P. Bartoli

4.23 Osso lavorato e resti faunistici 483

F. Boschin, S. Privitera

4.24 Prodotti laterizi con marchi di fabbrica 491

A. de Franzoni

5. Materiali di età medievale e moderna 517 M. Bottos

6. Prospettive di gestione e valorizzazione

6.1 La tecnologia GIS per la gestione dello studio dei materiali lapidei 525

G. Sammartano, A. Spanò, M. Gomez Serito

6.2 Le aree archeologiche di Aquileia. Genesi e sviluppo di un sito

archeologico fra tutela e valorizzazione 565

M. Novello

6.3 Il progetto di percorso museale all’aperto 577

A. Guagnini

6.4 La collaborazione tra l’Università degli Studi di Trieste e la Regione Friuli Venezia Giulia nella documentazione e nella valorizzazione

del sito archeologico 587

R. Auriemma, V. Cipollone, M. Villotta

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3

Federica FONTANA Lo scavo: spazi, tempi e risorse

L’area demaniale a nord dell’attuale via Gemina è stata oggetto di indagine archeo-logica da parte dell’allora Dipartimento di Scienze dell’Antichità dal 2005, quando la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia affidò la concessione di scavo all’Università degli Studi di Trieste sotto la direzione di chi scrive. Le prime attività furono finalizzate alla ricerca di un’area meno compromessa da interventi passati.

Tra il 1963 e il 1964, infatti, l’allora Direttrice del Museo Archeologico aveva cer-cato di contrastare un progetto di lottizzazione dei fondi di proprietà della contessa Dora Cassis Faraone con sondaggi mirati a portare in luce evidenti prove dell’esistenza di resti archeologici di un certo rilievo o, almeno, tali da rendere necessario un vincolo archeologico; nel 1965 riuscì ad effettuare quelli che considerò degli interventi di sal-vaguardia certamente frettolosi, condotti, tuttavia, in modo abbastanza corretto sotto il profilo metodologico1. Nel dettaglio, furono effettuate, prima attraverso il mezzo

mec-canico e poi a mano, delle trincee oblique, distanti fra loro 8 m, iscritte in una cornice rettangolare, che comprese quasi tutto il terreno oggetto di lottizzazione2 (fig. 1). Le

piante elaborate da Luisa Bertacchi a seguito di quegli interventi non corrispondono perfettamente all’attività reale effettuata sul campo; all’interno delle singole strisciate, infatti, le strutture rinvenute furono scavate a mano, a prescindere dalle linee create dal mezzo meccanico, e quasi mai rilevate nel dettaglio3: ciò ha reso più complesso il lavoro

di programmazione dello scavo condotto dall’Ateneo triestino.

Pur in assenza di indagini mirate, quindi, il contesto si presentava per lo più com-promesso4.

Per questa ragione, si è scelto di dare inizio agli scavi in una delle poche zone non toccate, tra il mosaico cosiddetto ‘del Tappeto fiorito’ e il margine occidentale dell’area

1 Cfr. Carre, Zaccaria 2015, p. 98.

2 Cfr. Fogolari 1965a, p. 4. Vedi, inoltre, Carre, Zaccaria 2015, p. 98; Fontana 2015, p. 77. 3 Cfr. Carre, Zaccaria 2015, p. 100; Fontana 2015, pp. 79-81.

(11)

4 FEDERICA FONTANA

oggetto degli interventi di Luisa Bertacchi (fig. 2); tale operazione ha avuto lo scopo di rendere conto, attraverso uno scavo estensivo, della realtà planimetrica delle strutture rin-venute e di consentire l’individuazione della sequenza stratigrafica nelle aree non compro-messe dalle precedenti esplorazioni. In questo modo, fin dalla prima campagna di scavo, è stato possibile portare alla luce, a pochi cm dall’arativo5, i pavimenti tardoantichi che

hanno dato il nome alla cosiddetta Casa dei Putti danzanti6. È stato subito evidente che

la residenza si estendeva all’interno dell’insula senza apparente soluzione di continuità, al punto da rendere fondata l’ipotesi che si potesse trattare di una enorme dimora signorile che nel IV secolo d.C. aveva occupato l’intero quartiere, inglobando spazi in precedenza destinati a diversa funzione; altrettanto probabile era che la Casa si trovasse in un collega-mento strutturale con le case rinvenute da Giovanni Brusin nello stesso terreno7.

Si è reso così necessario cercare di definire i limiti dell’insula stessa e, nello specifico, di riportare alla luce il cardine che costituiva il limite orientale del quartiere e che era stato già scavato da Giovanni Brusin tra il 1930 e il 1932, con un finanziamento dall’As-sociazione Nazionale per Aquileia (fig. 3)8. Gli scavi di Brusin, effettuati a seguito di un

riordino agrario sul vincolo del 19319, non erano stati i primi in termini cronologici, ma

di certo furono i primi in qualche modo sistematici10. Si trattò, tuttavia, di interventi

privi di alcuna attenzione per la stratigrafia – che, di fatto, non fu documentata – e finalizzati alla ‘liberazione’ di muri, pavimenti e strutture in genere, nel corso dei quali furono recuperati solamente materiali iscritti11. Dalle relazioni dell’epoca, non è,

inol-tre, possibile reperire indicazioni sugli interventi di protezione delle strutture rinvenute e delle coperture utilizzate alla fine dello scavo, nonché informazioni sulle modalità di riporto del terreno per colmare i dislivelli.

Nello specifico dello scavo della strada, Brusin riporta «dei vasti movimenti di terra, progettati per ragioni agricole dal Bar. Guglielmo de Ritter-Záhony di Monastero nella part. Cat. 425 del Comune censuario di Aquileia, movimenti che elevando di qualche decimetro tutta la superficie di mq. 8425 della detta particella, avrebbero reso in segui-to più dispendiosa un’eventuale indagine archeologica, mi spinsero, prima di dare il nulla osta al predisposto lavoro, ad aprirvi delle trincee di saggio a breve distanza l’una

5 Vedi il contributo di Paola Ventura in questo volume.

6 Sulla scoperta dei pavimenti cfr. Fontana 2006; Fontana 2007a. In generale sulla Casa vedi, da

ultimo, Fontana 2016, con bibliografia di riferimento.

7 Cfr. Brusin 1934, pp. 154-163.

8 Vedi il contributo di Paola Ventura in questo volume. 9 Vedi il contributo di Paola Ventura in questo volume.

10 Nell’area si registrano indagini di Zuccolo, Maionica ed altri, cfr. Maggi, Urban 2001, pp. 245-250;

Carre, Zaccaria 2015, p. 99.

11 Per la dimensione ‘mineraria̓ degli scavi Brusin, in cui il trasporto della terra era effettuato tramite

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5

LO SCAVO: SPAZI, TEMPI E RISORSE

dall’altra in tutta l’estensione del fondo»12 e ancora «più a ovest di questi meschini resti

(mosaici tardoantichi n.d.a.) corre una strada larga m. 6-6.10 nella direzione nord-sud, con una declinazione da nord verso ovest di 22°. È conservata abbastanza bene, però le selci sono scomparse tutte nella linea della schiena. I cordoni restano in parte a ovest, dove il basso marciapiede è largo cm. 45. A est la cordonata è alta non meno di cm 47 con forte risalto del piano stradale»13.

Lo scavo interessò l’intero cardine fino all’incrocio con il decumano a nord dell’insula come testimonia lo stesso Brusin: «nel punto estremo dello scavo a nord, in contiguità della capezzagna del fondo Ritter. Altra strada di uguali dimensioni incrocia con questa e volge pertanto da levante a ponente passando probabilmente sul ponte della part. cat. n. 441»14. Che lo sterro avesse interessato anche il tratto meridionale del cardine

risulta evidente da quanto riportato ancora da Brusin: «in un punto a sud il lastricato si interrompe per riprendere indi con un rialzo di cm. 25, la qual cosa doveva rendere ivi impossibile, il transito dei veicoli, laddove nel tratto precedente, cioè più a nord, la strada serba tuttora chiari i solchi carrai. Qui inoltre il pietrato non si compone di soli poligoni silicei ma anche di lastroni di calcare, che accennano a una rifazione di tempi tardi»15. Lo sterro riguardò anche i livelli al di sotto del selciato stradale: «sotto il piano

della strada nel centro scorreva, come altrove, un collettore non più larg. di m. 0,60 con pareti laterali di m. 0.43-45 e col fondo a m. 2.40 dal livello del selciato»16.

Appurato, dunque, con certezza che lo sventramento del terreno effettuato in que-gli anni con il mezzo meccanico in corrispondenza della strada fu totale (fig. 4), nella campagna 2007, a seguito di una verifica topografica, si diede avvio al recupero della parte meridionale del cardine, operazione che ha consentito, tra le altre cose, anche di rendere meglio percepibile il tessuto urbano della città. In anni successivi sono stati ef-fettuati alcuni sondaggi campione per verificare l’eventuale permanenza di strutture di smaltimento delle acque sotto il selciato ed è stato completato lo scavo del marciapiede e delle botteghe17.

La sorte di questa area archeologica è stata, e lo è ancora oggi, tormentata anche da scavi non regolari effettuati per recuperare materiali antichi; la sua storia ha reso di fatto impossibile ricostruirne la sequenza stratigrafica, almeno fino ai livelli oggetto di interventi di scavo. L’avere adottato, in ogni caso, un approccio di indagine estensiva ha consentito di mettere in relazione l’asse viario con il portico e le botteghe retrostanti,

12 Cfr. Brusin 1934, p. 154. 13 Cfr. Brusin 1934, pp. 155-156. 14 Cfr. Brusin 1934, p. 156. 15 Cfr. Brusin 1934, p. 156. 16 Cfr. Brusin 1934, p. 156.

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6 FEDERICA FONTANA

nonché con i primi ambienti della Casa, permettendo una lettura complessiva dell’area diversamente improponibile.

A partire dalla prima campagna di scavo, ovvero dal 2005 ad oggi, le ricerche

nell’sula a nord-est del foro di Aquileia sono state presentate in convegni nazionali ed

in-ternazionali, sia per quanto riguarda gli aspetti planimetrici e funzionali della Casa dei Putti danzanti, sia per le questioni stratigrafiche e cronologiche relative al contesto, ma anche su questioni più puntuali, come i rivestimenti parietali e pavimentali, l’artigianato di lusso (gemme, vasa diatreta) e il materiale ceramico18. Il presente volume è il primo

di una serie che comprenderà l’intera area di scavo con i relativi materiali e si propone di affrontare una prima parte del lavoro complessivo ovvero l’analisi del cardine a est dell’insula, del portico e delle botteghe che vi si affacciano. La scelta di questo settore dello scavo è stata determinata, da un lato, dalla sua specificità rispetto alla struttura re-sidenziale, dall’altro, dalla possibilità che offre di affrontare, seppur in parte, un discorso diacronico.

Per quanto riguarda lo studio dei materiali, mi preme sottolineare come il cantiere dell’Università degli Studi di Trieste abbia soprattutto un profilo didattico e si configuri come un tirocinio sia per l’apprendimento delle tecniche di scavo stratigrafico sia per la gestione della documentazione archeologica fino alla pubblicazione dei dati. Per questo motivo, è una grande soddisfazione poter presentare in questa sede il contributo di gio-vani archeologi che hanno maturato le loro competenze nelle varie campagne di scavo e che hanno concluso la loro esperienza diventando autori19.

Il cantiere negli anni è stato occasione di tirocinio per studenti di altri Atenei e, soprattutto, per gli architetti e gli ingegneri del Politecnico di Torino, magistralmente diretti da Fulvio Rinaudo, Antonia Spanò e Filiberto Chiabrando, che hanno coniuga-no tensione didattica e affidabilità scientifica in sintonia con lo spirito dell’impresa. Un contributo essenziale hanno fornito Maurizio Gomez Serito per le riflessioni petrogra-fiche, Marco Zerbinatti per le analisi archeometriche, Massimo Braini per la didattica del rilievo, Annalisa de Franzoni per il tutoraggio dei tirocinanti sul cantiere, Luciana Mandruzzato per la didattica sul materiale archeologico e Serena Privitera per la didatti-ca del disegno. A Serena Privitera si deve anche la revisione delle tavole qui pubblididatti-cate.

18 Di seguito l’elenco completo delle pubblicazioni: Fontana 2006; Fontana 2007a; Fontana, Duiz

2007; Fontana, Murgia 2009; Murgia 2009a; Murgia 2009b; Costamagna et alii 2010; Fontana 2010; Fontana, Murgia 2010; Murgia 2010; Chiabrando et alii 2012; Gomez Serito, Rulli 2012; Fontana 2012; Fontana, Murgia 2012a; Fontana, Murgia 2012b; Murgia 2012; Spanò, Chiabran-do, Rinaudo 2012; Fontana 2013a; Fontana 2013b; Fontana, Murgia 2013; Fontana 2014; Fon-tana, Murgia 2014; Murgia 2014; Murgia 2015a; Murgia 2015b; Fontana 2015; Fontana 2016; Murgia 2016; Chiabrando et alii 2017b; Fontana, Murgia 2017; Murgia 2017; Murgia, Zerbinatti 2017; Fontana, Battistin, de Franzoni c.s.; Murgia c.s. A queste si aggiungono numerose tesi di Laurea.

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7

LO SCAVO: SPAZI, TEMPI E RISORSE

Fondamentale, inoltre, è stato il supporto, del personale del Museo Archeologico Nazio-nale di Aquileia, in particolare di Daniele Pasini. Molti sono, inoltre, i colleghi e amici che nel corso degli anni hanno concorso alla buona riuscita del progetto; tra questi un ringraziamento speciale va a Gino Bandelli, Giuliana Cavalieri Manasse, Giovannella Cresci Marrone e Chiara Morselli.

L’iniziativa è stata finanziata dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dalla Fondazione CRTrieste e dalla Fondazione per Aquileia, ma non avrebbe potuto soste-nersi senza l’aiuto disinteressato del Comune di Ruda (Ud) e della Parrocchia di Fiu-micello (Ud), che hanno ospitato con generosità gli studenti tirocinanti, nonché dei numerosi simpatizzanti che hanno alleggerito con simpatici gesti di solidarietà il faticoso lavoro estivo.

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8 FEDERICA FONTANA

ILLUSTRAZIONI

Fig. 1 Pianta con le strisciate effettuate da Luisa Bertacchi sovrapposta all'area di cantiere (ela-borazione M. Braini).

Fig. 2 Pianta dello scavo dell’Università degli Studi di Trieste: in evidenza l’area del primo intervento di scavo (pianta M. Braini).

Fig. 3 Pianta delle strutture scavate da Giovanni Brusin negli anni ’30 del secolo scorso (da Bertacchi 2003).

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10 FEDERICA FONTANA

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