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Bonus mobili: si può fare la cessione del credito?

Autore: Carlos Arija Garcia | 09/08/2021

Il dietrofront del Governo durante la conversione in legge del decreto Sostegni costringe il contribuente a recuperare il 50% delle spese in un solo modo.

Stai ristrutturando la tua casa e la nuova disposizione ti richiede o ti suggerisce di

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rinnovare l’arredamento: il divano e la poltrona della sala, il tavolo e le sedie della cucina, gli elettrodomestici. A questo punto, oltre allo sconto fiscale previsto per i lavori di rifacimento di muri, pavimenti e quant’altro, pensi di sfruttare anche quello a cui hai diritto per gli arredi, visto che le opere di ristrutturazione sono in corso. L’idea, però, è quella di recuperare immediatamente i soldi che ti spettano anziché ottenerli in dieci anni. Ti chiedi, a questo punto, se sul bonus mobili si può fare la cessione del credito o lo sconto in fattura.

Chi aveva questa esigenza all’inizio del 2021 faceva i salti di gioia: il decreto Sostegni firmato dal Governo prevedeva la possibilità della cessione del credito.

Perfino l’Agenzia delle Entrate, nella sua guida sul bonus mobili, confermava questa alternativa alla normale detrazione tramite dichiarazione dei redditi. Fino a quando, nel mese di maggio, è arrivata la doccia fredda: la conversione in legge del decreto ha cambiato le carte in tavola. Significa che sul bonus mobili non si può più fare la cessione del credito o lo sconto in fattura? Precisamente.

Nonostante sul sito delle Entrate sia rimasta la vecchia guida non aggiornata.

Vediamo allora com’è possibile recuperare una parte della spesa destinata a mobili e ad elettrodomestici di alta gamma.

Bonus mobili: che cos’è?

Il bonus mobili consiste in una detrazione fiscale del 50% sull’acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (A per i forni), destinati ad arredare un immobile oggetto di ristrutturazione. Ciò significa che per avere lo sconto fiscale su mobili ed elettrodomestici bisogna realizzare una ristrutturazione edilizia, sia su singole unità immobiliari residenziali sia su parti comuni di un condominio.

Tuttavia, il bonus spetta anche quando i beni acquistati sono destinati ad un ambiente diverso dello stesso immobile oggetto di intervento edilizio, oppure ad arredare l’immobile ma l’intervento a cui è collegato l’acquisto viene effettuato su una pertinenza dell’immobile stesso, anche se accatastata autonomamente.

Qualora la ristrutturazione riguardi una parte condominiale, si ha diritto alla detrazione per la propria quota, solo per i beni acquistati e destinati ad arredare queste parti. In altre parole, se il condominio decide di rifare l’appartamento del custode o i lavatoi, il singolo vicino di casa ha diritto alla detrazione per i mobili o gli elettrodomestici destinati a questi ambienti ma non per quelli che compra per

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casa sua.

Per ottenere l’agevolazione è necessario che la data dell’inizio dei lavori di ristrutturazione sia anteriore a quella in cui si acquistano i beni. Dopodiché, gli arredi si possono pagare anche prima di sostenere le spese della ristrutturazione.

L’importante è che, al momento dell’acquisto, le opere siano già in corso. Opere che devono essere relative a:

manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia su singoli appartamenti;

ricostruzione o ripristino di un immobile danneggiato da eventi calamitosi, se è stato dichiarato lo stato di emergenza;

restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia, riguardanti interi fabbricati, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare e da cooperative edilizie che entro 18 mesi dal termine dei lavori vendono o assegnano l’immobile;

manutenzione ordinaria, manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia su parti comuni di edifici residenziali.

Bonus mobili: come si ottiene?

Eccoci al punto della questione. Inizialmente, si era parlato di accedere al bonus mobili in tre modi:

attraverso la normale detrazione fiscale del 50% riportando le spese sostenute che danno accesso al bonus nella dichiarazione dei redditi per recuperarle in dieci quote annue di pari importo;

tramite lo sconto in fattura;

grazie alla cessione del credito.

Senonché il ministero dell’Economia e delle Finanze, ed in particolare la Ragioneria centrale dello Stato, ci ha ripensato durante la conversione in legge del decreto Sostegni. In pratica, niente sconto in fattura e niente cessione del credito d’imposta. Non resta, dunque, che accedere al bonus mobili tramite la dichiarazione dei redditi, riportando le spese sostenute da recuperare in dieci anni.

In questo modo, il bonus mobili è l’unico che non può appoggiarsi a queste formule alternative alla classica detrazione.

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In compenso, è stato alzato il tetto massimo di spesa detraibile per ottenere la detrazione del 50% sull’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici: se nella versione originale del bonus il tetto massimo era stabilito in 10mila euro, adesso è possibile recuperare metà di quanto speso fino a 16mila euro.

Bonus mobili: esempi di lavori che ne danno diritto

Vediamo schematicamente alcuni esempi dei lavori che, secondo l’Agenzia delle Entrate, danno diritto ad ottenere il bonus mobili se gli acquisti avvengono dopo l’avvio delle opere.

Manutenzione straordinaria:

installazione di ascensori e scale di sicurezza;

realizzazione dei servizi igienici;

sostituzione di infissi esterni con modifica di materiale o tipologia di infisso;

rifacimento di scale e rampe;

realizzazione di recinzioni, muri di cinta e cancellate;

costruzione di scale interne;

sostituzione dei tramezzi interni senza alterazione della tipologia dell’unità immobiliare.

interventi finalizzati all’utilizzo di fonti rinnovabili di energia, ad esempio l’installazione di una stufa a pellet o di impianti dotati di generatori di calore alimentati da biomasse combustibili oppure l’installazione o integrazione di un impianto di climatizzazione invernale ed estiva a pompa di calore;

sostituzione della caldaia, in quanto intervento diretto a sostituire una componente essenziale dell’impianto di riscaldamento;

modifica della facciata;

realizzazione di una mansarda o di un balcone;

trasformazione della soffitta in mansarda o del balcone in veranda;

apertura di nuove porte e finestre;

costruzione dei servizi igienici in ampliamento delle superfici e dei volumi esistenti;

adeguamento delle altezze dei solai nel rispetto delle volumetrie esistenti;

ripristino dell’aspetto storico-architettonico di un edificio.

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Manutenzione ordinaria su parti condominiali che danno diritto al bonus:

tinteggiatura pareti e soffitti;

sostituzione di pavimenti;

sostituzione di infissi esterni;

rifacimento di intonaci;

sostituzione tegole e rinnovo delle impermeabilizzazioni;

riparazione o sostituzione di cancelli o portoni;

riparazione delle grondaie;

riparazione delle mura di cinta.

Bonus mobili: esempi di beni acquistabili che ne danno diritto

Sempre secondo l’Agenzia delle Entrate, dà diritto al bonus mobili l’acquisto di:

letti;

armadi;

cassettiere;

librerie;

scrivanie;

tavoli;

sedie;

comodini;

divani;

poltrone; credenze;

materassi;

apparecchi di illuminazione;

elettrodomestici nuovi di classe energetica non inferiore alla A+ (A o superiore per i forni e lavasciuga), come rilevabile dall’etichetta energetica. L’acquisto è comunque agevolato per gli elettrodomestici privi di etichetta, a condizione che per essi non ne sia stato ancora previsto l’obbligo.

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