IL MANIERISMO NEL TARDO CINQUECENTO
IL VIGNOLA
GIACOMO DELLA PORTA
Jacopo Barozzi da Vignola, detto Il Vignola
(Vignola, 1 ottobre 1507 – Roma, 7 luglio 1573)
Fu uno degli esponenti più importanti del manierismo, in un'epoca di importanti cambiamenti di cui fu protagonista e artefice. Il suo primato nella cultura architettonica è dovuto sia alla realizzazione di edifici di grande eleganza, sia all'opera di trattatista soprattutto per aver definito con estrema chiarezza il concetto di ordine architettonico nella sua celebre «Regola delli Cinque Ordini d'Architettura», uno dei trattati architettonici più influente e diffuso di tutti i tempi
Formatosi a Bologna come pittore e prospettico, le sue prime commesse furono bozzetti per tarsie lignee. L'arte del disegno lo portò ben presto ad interessarsi all'architettura, attività nella quale fu influenzato dal trattato di Sebastiano Serlio e dalla tradizione rinascimentale.
La sua formazione si completò a Roma negli anni trenta del Cinquecento, durante un soggiorno di qualche anno in cui fu attivo come pittore ed ebbe modo di studiare i monumenti antichi, misurandoli e disegnandoli in quello che si proponeva come un lavoro preparatorio nell'ambito degli studi vitruviani perseguiti dall'Accademia della Virtù, di cui egli faceva parte. Ebbe modo anche di collaborare con Baldassarre Peruzzi al cantiere del Belvedere.
Nel 1550 si trasferì definitivamente a Roma.
Divenne l'architetto dei Farnese e lavorò prevalentemente per essi per oltre vent'anni, raggiungendo un grande successo professionale.
Assunse anche l'incarico, dopo la morte di
Michelangelo nel 1564, di architetto capo della
basilica di San Pietro in Vaticano.
Il Palazzo Farnese si trova a Caprarola in provincia di Viterbo. È uno dei migliori
esempi di
dimora di epoca manierismo. Fu costruito per la famiglia
Farnese.
Il palazzo fu una delle molte dimore signorili costruite dai Farnese nei propri domini. Inizialmente doveva avere caratteristiche difensive come era comune nelle dimore signorili del territorio laziale tra XV e XVI secolo. La realizzazione di una residenza fortificata a Caprarola venne inizialmente affidata dal cardinale Alessandro Farnese il Vecchio ad Antonio da Sangallo il Giovane che progettò una rocca pentagonale con bastioni angolari. I lavori iniziarono nel 1530, ma furono sospesi nel 1546 a causa della morte del Sangallo.
Per rendere un’idea della ricchezza dei Farnese basti dire
che, negli stessi anni della villa a Caprarola, stavano anche
costruendo il palazzo di famiglia a Piacenza, i giardini del
Palatino e continuamente arricchendo la loro collezione,
senza contare le proprietà di Palazzo Farnese e la
Farnesina a Roma.
Il cardinale Alessandro il Giovane, insediatosi a sua volta a Caprarola, volle riprendere il progetto del nonno, così, nel 1547, affidò il cantiere al Vignola, ma i lavori ripresero solo nel 1559.
Vignola, venuto meno lo scopo difensivo, modificò radicalmente il progetto originale: la costruzione, pur mantenendo la pianta pentagonale dell'originaria fortificazione, venne trasformata in un imponente palazzo rinascimentale, che divenne poi la residenza estiva del cardinale e della sua corte. Al posto dei bastioni d'angolo l'architetto inserì delle ampie terrazze aperte sulla campagna circostante, mentre al centro della residenza fu realizzato un cortile circolare a due piani, con il superiore leggermente arretrato.
Vignola fece tagliare la collina con scalinate in modo da isolare il palazzo e, allo stesso tempo, integrarlo armoniosamente col territorio circostante. Diresse personalmente i lavori, almeno fino al 1564, e comunque alla sua morte, nel 1573, l'edificio era praticamente completato.
La decorazione pittorica degli interni del palazzo è la più
grande impresa artistica non romana di quegli anni. Il
ciclo di affreschi è progettato da un gruppo di
intellettuali della corte di Alessandro Farnese: Annibal
Caro, Onofrio Panvinio, Fulvio Orsini e il Sirleto, alcuni
di quali sono ritratti anche negli affreschi. Il tema è la
celebrazione della grandezza di Casa Farnese e va dalla
rappresentazione topografica dei possessi farnesiani al
Salone dei Fasti Farnesiani, che raffigura tutti i principali
eventi storici aventi come protagonisti i Farnese.
Gli autori di questi affreschi sono i
fratelli Zuccari: li inizia Taddeo, che
progetta la decorazione e coordina la
bottega dal 1560 fino al 1566, anno
della sua morte. Lo succede suo fratello
Federico, che aveva già lavorato agli
affreschi del Casino di Pio IV e del
Belvedere in Vaticano. Personaggio
eclettico e sperimentatore, sarà lui a
fondare la prima accademia di Roma,
l’Accademia di San Luca nel 1593, e si
costruirà il suo bizzarro palazzo a Trinità
dei Monti, Palazzo Zuccari.
Cortile con porticato
Ha le volte affrescate da
Antonio Tempesta ma il
progetto è del Vignola
Sala di Giove
Gli affreschi sono di Taddeo Zuccari. Sulla volta vi è raffigurata la nascita di
Giove che la madre Rea fece trasportare a Creta per sottrarlo alla ferocia del dio Saturno che era solito divorare i figli maschi. Nell’ovale al centro è
rappresentata la capra Amaltea che allatta Giove e quindi lo salva e per questo sarà posta in cielo tra le costellazioni. L’allusione al mito di Giove e alla capra è un omaggio al luogo: Caprarola.
Appartamento dell’estate:
E’ costituito da quattro stanze, in ciascuna delle quali Taddeo Zuccari raffigurò le stagioni, personificate e contornate dagli elementi naturali e dai tre segni zodiacali relativi a
ciascuna di esse.
Capolavoro del Vignola, è una scala a “lumaca” che si snoda in forma elicoidale dai sotterranei fino al loggiato del piano nobile ed è sovrastata da una grande cupola nel centro della quale è rappresentato lo stemma Farnese con i sei gigli azzurri in campo oro. La scala è in peperino, tipico materiale di origine vulcanica del viterbese, ed è dotata di un robusto parapetto balaustrato e presenta trenta colonne doriche con i gigli farnesiani che si inseguono al di sopra dei capitelli. Gli affreschi, con grottesche, allegorie ed arabeschi, sono attribuiti ad Antonio Tempesta. Questa scala aveva gradini molto bassi per permettere al cardinale di passarvi a cavallo per raggiungere il piano nobile.
Hubert Robert, seconda metà ‘800 , Louvre
Salone d’Ercole:
Il Salone è illuminato da cinque grandi finestroni a volta. Sul soffitto, i cui affreschi sono opera di Federico Zuccari, è rappresentata la leggenda della mitica nascita del Lago di Vico, in prossimità di Caprarola. Si narra che Ercole passasse tra i Monti Cimini e, invocato da pastori che lamentavano scarsità d’acqua per le loro greggi, piantasse un pesante palo nella terra per poi estrarlo e fare sgorgare l’acqua che farà nascere il Lago. I pastori per riconoscenza eressero un tempio in suo onore sul Monte Venere. Il significato allegorico della scena è evidenziato dal giglio farnesiano posto sulla sommità del palo che Ercole conficca nel terreno, come il Cardinale Alessandro Farnese che realizzò notevoli opere idriche a beneficio della popolazione e in onore del quale fu eretto il Palazzo di Caprarola.
La vera meraviglia
della sala è la fontana
rustica, realizzata a
mosaico e stucco
policromo di Curzio
Maccarone in cui
sono rappresentati
alcuni possedimenti
dei Farnese, tra cui
Parma e Piacenza.
Cappella:
La Cappella circolare è affrescata da un gruppo di artisti guidati da Federico Zuccari, con dipinti di soggetto sacro.
Al centro della volta è rappresentata la creazione del mondo e nei sei medaglioni circostanti sono raffigurate scene bibliche; sulle pareti sono stati invece disegnati gli Apostoli all’interno di finte nicchie rettangolari.
Sala dei Fasti Farnesiani:
E’ l’ambiente che più di ogni altro celebra esplicitamente gli avvenimenti storico-religiosi che hanno contribuito alla affermazione della potenza dei Farnese con un particolare riguardo per il Cardinale Alessandro, committente del Palazzo. Il ciclo degli affreschi è stato eseguito da Taddeo Zuccari tra il 1562 ed il 1565. Tra le immagini più importanti: Il cardinale Alessandro riceve dal Papa Giulio III la città di Parma e la riconsegna al fratello Ottavio, che nel frattempo ne era stato privato. Il Cardinale Alessandro, su incarico di Papa Paolo III, incontra presso Worms l’Imperatore Carlo V e suo fratello Ferdinando re dei Romani, per trattare della guerra da intraprendere contro i luterani nell’anno 1544. Francesco I re di Francia accoglie a Parigi con grande solennità Carlo V, diretto in Belgio per reprimere un’insurrezione ed Alessandro Farnese, nominato legato per importanti affari nel 1540. Il Papa Paolo III spedisce all’Imperatore Carlo V in guerra contro i luterani un contingente militare sotto la guida del Cardinale Alessandro e del fratello Ottavio nell’anno 1546.
Nella volta sono rappresentati eventi meno recenti riguardanti la dinastia farnesiana come la nomina di Ranuccio Farnese, nonno di Paolo III, a comandante dell’esercito pontificio nel 1435; o la liberazione di Bologna ad opera di Nicola Farnese nel 1361 ed ancora l’ingresso trionfale a Pisa di Pietro Farnese nel 1362, dopo aver sconfitto le truppe pisane.
Sala del Concilio:
La sala, di forma perfettamente quadrata, è interamente dedicata al personaggio più illustre della Famiglia, Papa Paolo III. Il ciclo pittorico della Sala è opera di Taddeo Zuccari. Famosissimo è l’affresco che rappresenta il Concilio di Trento, inaugurato dallo stesso Papa nel 1546 ed in cui sono effigiati, in primo piano sulla sinistra, anche gli eretici Calvino, Lutero e Zuiglio. Un altro affresco rappresenta l’Imperatore Carlo V che rende omaggio al Pontefice di ritorno da una vittoriosa campagna di guerra a Tunisi. Infine il papa farnesiano è rappresentato come garante della pace di Nizza del 1538 tra Carlo V e Francesco I.
Sala del Mappamondo:
Capolavoro assoluto e stanza più famosa della villa, è concepita come un mondo disposto su parete. Tipico delle ville e dei palazzi dei signori era dedicare una delle sale alle scoperte geografiche, astronomiche e ai mappamondi, perché in quel periodo conoscevano un enorme impulso.
Le pareti raffigurano il mondo conosciuto a metà del ‘500: manca infatti l’Australia mentre l’Antartide è erroneamente raffigurato perché confuso con la Terra del Fuoco.
L’attribuzione degli affreschi è certa solo per le carte geografiche, opera dello specialista Giovanni Antonio da Varese.
il soffitto, che rappresenta la volta celeste dell’emisfero boreale, è opera di un artista sconosciuto.
Sopra le porte e le finestre della sala sono poi raffigurati i navigatori più famosi del tempo, da Amerigo Vespucci, a Cristoforo Colombo, Ferdinando Magellano e Marco Polo.
Sala degli angeli:
Di questa stanza non si
conosce l’esatta
destinazione. Al centro della volta, attribuita al Bertoja, è rappresentata la caduta degli angeli ribelli con in primo piano S.
Michele Arcangelo che colpisce Lucifero con la spada. Gli affreschi sulle pareti che raffigurano Angeli ed Arcangeli sono opera di Raffaellino da Reggio e Giovanni de’
Vecchi.
Stanza dei Sogni:
La stanza dei sogni era la Camera da letto del Cardinale e ciò è testimoniato dal tema della decorazione opera del Bertoja. Al centro della volta è illustrato il sogno profetico di Giacobbe che, mentre dorme vede Dio ed i suoi Angeli annunciargli che la terra su cui giace diverrà della sua stirpe. Nelle quattro scene agli angoli sono raffigurati i sogni del Faraone d’Egitto, di Nabuccodonosor Re di Assiria, poi le scene di Dalila che taglia i capelli di Sansone mentre dorme e di Giuseppe che interpreta i sogni.
Stanza dei Giudizi:
La Stanza dei Giudizi, usata probabilmente per trattare le questioni riguardanti l’Amministrazione del territorio, prende il nome dal soggetto del riquadro centrale della volta in cui è appunto raffigurato il giudizio di Re Salomone. Intorno a questo episodio centrale sono descritti i giudizi di uomini che hanno reso giustizia all’umanità, da Mosé a Davide. Da questa stanza attraverso il ponte si accede al giardino d’inverno. Gli affreschi sono opera del Bertoja.
Giacomo Della Porta (Porlezza, 1532 – Roma, 1602)
Appartenente a una famiglia di scultori comacini, inizia la sua attività a Genova nella bottega dello zio Bartolomeo.
Allievo di Michelangelo e poi del Vignola, si trasferisce
presto a Roma, dove realizzò la facciata, la cupola e le
cappelle rotonde intitolate rispettivamente a san
Francesco e alla Madonna, per la chiesa del Gesù e
completò, dopo la morte del Buonarroti, la cupola della
basilica di San Pietro.
La cupola di San Pietro costituisce la copertura della crociera della basilica di San Pietro in Vaticano.
È una delle più vaste coperture in
muratura mai costruite; presenta un
diametro interno di circa 42 metri e
porta l'altezza complessiva della basilica,
dalla base fino alla sommità della
lanterna, ad oltre 130 metri. Le sue
forme, espressione del passaggio
dall'architettura rinascimentale a quella
barocca, rispecchiano in buona parte il
disegno di Michelangelo Buonarroti, che
vi lavorò fino all'anno della sua morte,
avvenuta nel 1564.
Nel 1564, alla morte del Buonarroti, il tamburo poteva considerarsi pressoché ultimato fino alla sommità degli speroni;
sembra comunque assodato che l'artista, nell'ultimo anno della sua vita, abbia seguito la costruzione di una campata della sovrastante trabeazione, la quale fu successivamente ultimata da Giacomo Della Porta.
Della Porta, assistito da Domenico Fontana, fu incaricato di ultimare la cupola il 19 gennaio 1587, quando erano ormai trascorsi 23 anni dalla morte del Buonarroti. I lavori, cominciati nel 1588, con grande dispiego di uomini e materiali, procedettero rapidamente: nel 1590 la struttura della cupola era ormai definita e nel 1593, sotto papa Clemente VIII, fu posta in opera la copertura della calotta esterna in lastre di piombo.
Durante questo pontificato venne collocata in cima alla cuspide della lanterna una sfera in bronzo dorato, sormontata dalla croce eseguita da Sebastiano Torrigiani. All'epoca del Della Porta risalgono anche le cupole minori, prive di funzione strutturale, poste intorno a quella maggiore, la cui concezione fu presumibilmente opera di Jacopo Barozzi da Vignola e Pirro Ligorio.
È doveroso precisare che Della Porta e il Fontana non furono dei meri esecutori dei disegni di Michelangelo; a loro spetta infatti il merito dell'esecuzione tecnica di un'impresa che sancì una fase importante dei progressi tecnologici di fine Cinquecento. Non solo apportarono una sensibile modifica alla curvatura della calotta rispetto al presunto progetto del Buonarroti, rendendola più vicina al modello del Brunelleschi, ma inserirono nella muratura (soprattutto nella parte alta della cupola) una serie di catene per contenere le spinte trasversali esercitate dalla volta e utilizzarono materiali di alta qualità, incernierando le lastre di travertino con piombo fuso; caratteristiche, queste, che permisero alla cupola di non riportare gravi danni dopo il forte terremoto del 1703. Inoltre realizzarono i costoloni con l'ausilio di sofisticate centinature in legno e disegnarono i particolari tecnici della cupola in scala 1:1 direttamente sul pavimento della basilica di San Paolo fuori le Mura.
La costruzione della chiesa, che si affaccia su piazza del Gesù, è considerata come una svolta importante nella storia dell'arte, perché fu costruita secondo lo spirito dei decreti del Concilio di Trento: è stata progettata a navata unica, perché l'attenzione dei fedeli fosse concentrata sull'altare e sul celebrante.
Costruire la chiesa era stato, già nel 1551, un desiderio di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù ed attivo durante la riforma protestante e la successiva riforma cattolica ma per mancanza di mezzi finanziari i lavori della chiesa non furono iniziati durante la vita di Ignazio. I lavori cominciarono solo nel 1568, mentre Generale della Compagnia era Francesco Borgia.
I primi progetti della chiesa, richiesti da Ignazio, erano stati disegnati da Nanni di Baccio Bigio, un architetto fiorentino. Nel 1554, il progetto fu rielaborato da Michelangelo e poi dal Vignola, con due esigenze:
1) una grande navata con un pulpito laterale, per facilitare la predicazione;
2) un altare centrale per la celebrazione dell'eucaristia.
CHIESA DEL GESU’
Dopo la morte del Vignola il cantiere passò sotto la direzione di Giacomo Della Porta fino al 1580. Il Della Porta rielaborò il
disegno della
movimentata facciata e progettò la cupola. Fu consacrata il 25 novembre 1584.
La cupola, all'esterno, poggia su un tamburo ottagonale caratterizzato da otto riquadrature: quattro sono cieche e quattro presentano invece finestre rettangolari sormontate da un timpano curvilineo. Altre otto finestre, di dimensioni minori, quadrate e con timpani triangolari, si trovano nella struttura sovrastante che raccorda il tamburo alla calotta. Quest'ultima, scandita da costoloni in otto spicchi, divisi a loro volta in due sezioni da una sottile nervatura, è coronata da una lanterna formata da otto finestre arcuate e sormontate da timpani triangolari.
La cupola si innalza al centro della crociera e copra il quadrato definito dalla navata e dal transetto. Questo
spazio rappresenta in modo ancora più chiaro di quanto non sia la struttura quadrilatera della chiesa, la terra.
Nell’edificio ecclesiastico la cupola riveste un ruolo molto importante, non solo dal punto di vista architettonico (la cupola attuale, posta su un tamburo, consente di dare molta luce all’interno, attraverso quattro grandi finestre), ma anche e soprattutto simbolico; infatti essa rappresenta il cielo che sovrasta la terra, perciò gli affreschi che la decorano rappresentano la gloria del Paradiso, popolato di angeli e di Santi; qui sono in particolare evidenza i Santi e i Beati della Compagnia di Gesù. In cima alla cupola si nota la lanterna, o capolino, che simboleggia la casa di Dio, che sta al di sopra dei cieli. Lo Spirito Santo che vi è raffigurato con la consueta immagine della colomba indica la grazia che dal cielo scende sulla terra e la inonda di vita. I frutti preziosi generati da questa “acqua viva” sono appunto i Santi.
Chi alza lo sguardo verso la cupola è aiutato ad “immaginare”
ciò che la fede che è venuto a celebrare professa, che, cioè, coloro che si mantengono fedeli al loro battesimo saranno innalzati alla destra del Signore, dove è preparato un posto per loro.