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LIBRI / Recensioni

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Academic year: 2022

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141 ROMANZO

Philip K. Dick

Il cerchio del robot • Fanucci • pag. 304 • euro 17

• traduzione di Fabio Zucchella

Forse un giorno ci sarà una rivalutazione di Phi- lip K. Dick, oltre che come inarrivabile autore di fantascienza, anche come scrittore di narrativa mainstream. È solo in tale ambito infatti che pos- siamo sperare di leggere libri inediti, ma quando ci imbattiamo in opere come questo Il cerchio del robot (un titolo inadeguato e furbescamente am- miccante alle atmosfere sci-fi che qui sono invece appena sfiorate), non siamo così distanti dalla qualità di capolavori come Ubik o Noi marziani.

Scoprendo anche l’insospettabile abilità dell’au- tore nel tratteggio di personaggi non banali, che rivelano molto più di quanto non appaia a prima vista dalla descrizione delle loro vite apparente- mente ordinarie. Il libro descrive uno strano rap- porto a quattro tra due coppie. La prima è già matura, ha vissuto un matrimonio e una separa- zione, ma la scintilla è sempre latente: lui è Jim, un conduttore radiofonico affermato, lei, Patricia, una vamp frustrata tanto bella quanto intelli- gente. La seconda coppia, Art e Rachael, è giova- nissima, il ragazzo lavora da poco e ha messo incinta la sua sposina, algida e ultraterrena in un ritratto memorabilmente ‘dickiano’; per motivi diversi sono ammaliati da Jim e Patricia e ne di- ventano le vittime predestinate. La bellezza del libro sta proprio nella grazia con cui Dick rac- conta di una doppia seduzione, volta – lo si capi- sce subito – a un ovvio fallimento, ma descritta con una spontaneità e una naturalezza che one- stamente non immaginavamo nelle corde dello scrittore. E se per una volta non ci sono sullo sfondo scenari apocalittici o messe in scena di di- stopie inimmaginabili, l’immagine dell’America anni ’50 che traspare è altrettanto cupa e inquie- tante – con la differenza che si tratta di una vi- sione realistica di quel contesto storico.

L’impressione complessiva è di un romanzo di estrema completezza, dallo svolgimento raffinato e dii impeccabile fattura. Bizarre

ROMANZO

Paolo Piccirillo

La terra del sacerdote • Neri Pozza • pag. 234 • euro 16,50

McCarthy in Molise. Così si presenta il paratesto del nuovo, e atteso, Piccirillo che con questo libro fa il salto nell’editoria major. Il grande solitario ameri- cano citato in quarta, la copertina plumbea e il titolo epico che subito incatena alla gleba. Perché è pro- prio sull’incontro-scontro tra mitologia e terra che si gioca la partita. Ma andiamo con ordine. Il sacer- dote è un vecchio (non un vero prete, peraltro) tor- nato in Molise dopo anni di vita da immigrato in Germania, nella Stoccarda della Mercedes, della for- bice tra fame post-bellica e ascesa del benessere, delle discrimazioni subite e non, come più spesso oggi, inflitte. Ora coltiva un pezzo di terra di dub- bia proprietà, a Monteroduni. Un pezzo di terra su cui non cresce nulla. Nell’appezzamento di fianco altri due vecchi custodiscono, per pochi spicci, una ragazza dell’est, tenuta in cattività a scopo procrea- tivo, per fare bambini da vendere. Quattro gravi- danze e poi la libertà, questo è il “contratto” non rifiutabile dell’organizzazione criminale che gesti- sce il tutto. Una notte la ragazza scappa e varca il confine invalicabile. Da quel momento storie (e colpe) si fondono e il fazzoletto di zolle brulle di- venta il centro di un piccolo mondo antico e recente, nero di vergogne eppure con qualche proposito, più o meno velleitario, di riparo, di rivalsa. Di vita.

Condito di riflessioni sepolte sullo status della terra in sé, sul senso della proprietà, della ricchezza, della volontà. Sono pagine ambiziose, quelle di Piccirillo.

E alcune, di queste pagine, dimostrano appieno il talento che il nostro possiede senza dubbio. Il di- scorso di fondo, però, non regge appieno. La scelta

“americana” di scendere nell’abisso dell’archetipo, creare personaggi portatori di mito, pur inseriti in un contesto reale e “nostro”, cozza con una volontà lirica e “sociale” a volte non necessaria, fuori con- trollo. Troppo, insomma. Troppo dialetto, troppa specificità, troppa voglia di dettaglio che tolgono forza a uno stile che, quando non soffocato, rag- giunge vette di terrigna poesia. Può darsi che le ra- pide e spesso ciniche vicende editoriali non abbiano giovato a questo libro. Ci risentiamo, fiduciosi, per il prossimo. Fabio Donalisio

MUSICA

Peter Niklas Wilson

Albert Ayler – Lo spirito e la rivolta • ETS Edi- zioni • pag. 266 • euro 26 • a cura di Francesco Martinelli e Antonio Pellicori

Attento studioso delle vicende del jazz e autore di alcune importanti monografie [questa la prima che trova una meritata traduzione italiana nella nuova collana Sonografie del piccolo editore pi- sano], scomparso prematuramente nel 2003, il te- desco Peter Niklas Wilson ha dedicato svariati mesi on the road alla documentazione necessaria a ricostruire un ritratto di Albert Ayler che sfug- gisse ai luoghi comuni che abitualmente accom- pagnano la figura del sassofonista. Missione decisamente compiuta: il libro riesce a essere scorrevole e appassionante nel racconto biogra- fico senza mai perdere di vista le necessarie con- testualizzazioni che pur nella dirompente – e mai totalmente metabolizzata dagli ambienti jazz dell’epoca e posteriori – originalità, sono necessa- rie per inquadrare al meglio il percorso musicale di Ayler. Mi sembrano interessanti in particolare lo sguardo sugli stessi limiti e le peculiarità carat- teriali del musicista [questioni su cui si è soliti sorvolare agiograficamente o calcare la mano in senso romantico e maledetto] e l’asciuttezza con cui viene trattata la vicenda della morte di Ayler – ripescato nell’East River newyorkese – su cui molte congetture sono state fatte negli anni. Alla lunga parte biografica ne segue una più pretta- mente “musicale”, che fornisce ulteriori strumenti di lettura del percorso ayleriano, e una dettagliata discografia che tiene ovviamente conto anche del cofanetto “feticcio” Revenant uscito dopo la prima pubblicazione del libro. Decisamente un libro da avere, dal momento che di Ayler si scrive e si parla sempre troppo poco. Enrico Bettinello

LIBRI / Recensioni

narrativa, poesia, fumetto, saggistica, musica

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