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Martinis B. - Lineamenti strutturali della parte meridionale della Penisola Salentina.

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Academic year: 2022

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BRUNO MARTINIS

Incaricato presso l'Università degli Studi di Mr:Zano

LINEAMENTI STRUTTURALI DELLA PARTE MERIDIONALE DELLA PENISOLA SALENTINA

Nella presente nota vengono esposte le principali caratteristiche strutturali della Penisola Salentina, a sud del parallelo di Lecce. Accanto ad uno stile prevalentemente disgiuntivo, sono stati osservati anche fenomeni plicativi che hanno dato luogo ad anticlinali allungate in direzione

NNO-SSE o NO-SE, in genere asimmetriche e complicate da faglie. Quest'ultime, spesso facilmente rilevabili sul terreno, ma talora di difficile individuazione senza l'aiuto delle fotografie aeree, sono di tipo distensivo e si sviluppano secondo tre direttrici prevalenti. La più importante di queste direttrici ha orientamento NNO-SSE o NO-SE, parallelo quindi agli assi delle pieghe; le altre sono trasversali alla precedente oppure hanno direzione meridiana. Le rotture, avvenute posteriormente ai piegamenti, hanno spesso dislocato i depositi pleistocenici per cui esse sono la conseguenza di movimenti avvenuti nella regione anche durante il Quaternario.

Le conoscenze che si hanno sul Salento si rife- riscono soprattutto alla stratigrafia che ha interes- sato numerosi Autori ed in particolare De Giorgi.

La tettonica è stata invece meno curata e le notizie pubblicate al riguardo sono piuttosto scarse. Osser- vazioni generiche si devono, oltre che a De Giorgi (1903, 1922), a Sacco (1911, 1912) che prese in esame tutta la regione pugliese ed a Dainelli ( 190 l) che eseguì alcune ricerche nella parte più meridio- nale della Penisola Salentina.

Recentemente Cotecchia (1954-1959) ha fornito utili informazioni soprattutto sul lembo cretacico affiorante tra S. Donato di Lecce e Corigliano di Otranto sul quale, in passato, erano state eseguite ricerche da De Franchis (1897, 1903). In questi ultimi anni inoltre, Zorzi e Reina (1956) hanno pubblicato una serie di dati sulle acque sotterranee della zona compresa tra Lecce ed Otranto; in questo lavoro sono contenute alcune notizie strutturali desunte dai sondaggi qui eseguiti per ricerca di acqua dall'Ente Irrigazione di Puglia e Lucania.

Nel 1954 l'AGIP Mineraria (l) iniziò, nel suo programma di ricerche petrolifere nell'Italia meri- dionale, una campagna di rilevamento geologico che interessò tutta la Penisola Salentina. In tale occasione ebbi modo di eseguire una serie di escur- sioni nella regione e di guidare i rilievi di dettaglio effettuati dai dr. G. F. Gino e L. Sogaro (2).

Con questa campagna furono raccolti numerosi elementi sulla geologia della regione, d'interesse sia

stratigrafico che tettonico, alcuni dei quali, relativi soprattutto ai dintorni di Corigliano d'Otranto, sono già stati recentemente illustrati (Martinis, 1961, 1962). Nella presente nota vengono esposti i principali risultati riguardanti le caratteristiche strutturali che permettono di apportare un contri- buto alla conoscenza del Salento.

La regione in esame si sviluppa nel settore meri- dionale della Penisola Salentina, a sud del parallelo di Lecce, ed è compresa nei seguenti Fogli dello Istituto Geografico Militare: Gallipoli (n. 214), Otranto (n. 215), Capo S. Maria di Leuca (n. 223).

La morfologia del Salento è dominata da alcuni rilievi molto dolci, detti localmente serre, i quali si elevano soltanto di qualche decina di metri sulla piana circostante. A sud di Lecce, alcune di queste serre percorrono longitudinalmente la penisola, parallele tra loro ed allungate in direzione NNO-SSE.

(1) Ringrazio la Direzione dell' AGIP Mineraria che ha gentilmente concesso '!'di pubblicare la presente nota.

Un ringraziamento va inoltre al dr. G. Facca, allora Capo del Servizio Geologico, per i numerosi suggerimenti avuti durante l'attività di campagna ed a tutti i colleghi che più o meno direttamente vi hanno partecipato.

(2) Questi rilievi durarono fino all'autunno del 1955.

In seguito, alcuni completamenti, di cui si è tenuto conto nel presente lavoro, vennero effettuati dalla SOMICEM

(Soc. Mineraria Centro Meridionale), una società del Gruppo E.N.I.; ad essi parteciparono i dr. R. Carella, E. Annoscia, G. Napolitano, A. Zappelli ed il p.m.

E. Montis. Colgo l'occasione per ringraziare anch'essi della loro fattiva collaborazione.

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Esse sono maggiormente sviluppate nel settore sud-occidentale della regione dove si rinvengono i rilievi più estesi ed elevati, come la Serra di S. Eleu- terio che raggiunge presso Parabita la massima quota della zona con m 195 s.l.m. A mezzogiorno di questa serra è presente, fino a Gagliano del Capo, un alli- neamento di rilievi, che fanno tra loro corpo unico come la Serra Mucorone, le Serre dei Peccatori, la Serra dei Cianci ecc. Questo allineamento di serre, denominato Murge Salentine, separa la penisola in due settori a caratteristiche leggermente diverse.

A sud-ovest la morfologia è più mossa, i rilievi più elevati e ravvicinati, mentre a nord-est le serre

si fanno basse e rare e tra esse si sviluppano estese aree pianeggianti. Questi diversi caratten sono la conseguenza, come vedremo, dello stile tettonico della regione.

La dolce morfologia, con scarsa esposizione dei terreni, cui si unisce spesso, dove affiorano i ter- mini calcarei, un intenso carsismo superficiale, rende laborioso il rilevamento geologico. Per queste ragioni, non è sempre possibile definire sul terreno alcuni elementi strutturali che emergono invece ab- bastanza bene dall'esame delle fotografie aeree. Que- sto esame ha permesso pertanto di completare il lavoro di campagna.

NOTIZIE STRATIGRAFICHE Prima di iniziare la descrizione tettonica della

regione, ritengo utile premettere un breve cenno sui terreni qui affioranti.

La serie stratigrafica della Penisola Salentina è costituita da sedimenti che hanno un'età compresa tra il Cretacico e il Quaternario. Il primo, che costi- tuisce quasi totalmente le serre salentine, è rappre- sentato da calcari, cui inferiormente si uniscono calcari dolomitici e dolomie. I sedimenti più bassi del Cretacico sono attribuiti al Cenomaniano ed affiorano in particolare quasi al centro della Peni- sola, a sud di Lecce, dove sono caratterizzati dalla presenza di Apricardia carantonensis (n'ORBIGNY).

La maggior parte :però dei sedimenti mesozoici esposti nel Salento

è

di età turoniana e senoniana;

la delimitazione tra i due piani non è facile, soprat- tutto per la scarsità di resti fossili, in particolare Rudiste, determinabili con certezza.

Sedimenti turoniani a Distefanella lombricalis

(n'ORBIGNY) sono stati riconosciuti in alcune loca- lità, come presso Presicce, mentre calcari a Hippu- rites (Orbignya) lapeirousei GOLDFVSS, Radiolites squa- mosus n'oRBIGNY e Joufia reticulata BOEHM, ritenuti senoniani, affiorano ad esempio a Gagliano del Capo, presso Melissano e nella serra di Poggiardo (Tavani, 1958).

La potenza dei sedimenti cretacici non è grande in affioramento e si aggira su qualche centinaio di metri. N el sottosuolo, però, questi depositi si svi- luppano notevolmente, come è stato accertato dal pozzo stratigrafico di Ugento. Questo pozzo, ubi- cato circa 2,5 km ad ESE dell'abitato, ha raggiunto la profondità di 4535 m; esso ha attraversato una serie calcareo-dolomitica riferita fino a 4400 m al Cretacico e più sotto al Giurassico. La scarsità di

resti fossili non ha permesso di eseguire una crono- stratigrafia di dettaglio. I reperti paleontologici più significativi provengono dai cuttings di 24 70-24 77 m in cui sono stati riconosciuti esemplari di Orbitolina conoidea GRAS e nella carota prelevata a fondo pozzo dove sono presenti resti di Meyendorffina sp., genere ritenuto esclusivo dei terreni giurassici.

I depositi terziari, abbastanza diffusi nella Peni- sola Salentina, iniziano coll'Eocene cui vanno rife- riti alcuni lembi calcarei biancastri, detritici, trasgres- sivi sui depositi cretacici ed affioranti tra S. Maria di Leuca ed Otranto (Di Stefano, 1906, 1908).

Presso Porto Badisco è stata riconosciuta anche la presenza di sedimenti oligocenici, in facies calcarea con Lepidocyclinae (Lazzari e Moncharmont, 1952).

Ai terreni miocenici spetta però la maggior diffu- sione, soprattutto colla caratteristica << pietra lec- cese>>. Si tratta di un calcare marnoso, talora fine- mente arenaceo e ricco di resti fossili, di età preva- lentemente elveziana (Martinis, 1962), e la cui potenza massima accertata, con pozzi eseguiti per ricerca d'acqua, è di 180 m.

Chiudono la serie stratigrafica della regione depo- siti pliocenici e soprattutto quaternari costituiti da calcari arenacei organogeni e sabbie giallastre, più o meno incoerenti e potenti qualche decina di metri, in cui si rinvengono anche intercalazioni argillose (Cotecchia, 1954; Moncharmont, 1955). È possi- bile che parte dei lembi riferiti nella Carta Geolo- gica ufficiale al Pliocene siano di età quaternaria.

La delimitazione di questi termini, comunque, non è facile e richiede un esame di dettaglio. Nel pre- sente lavoro non è stata fatta alcuna distinzione al proposito.

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TETTONICA In tutta la Penisola Salentina è stata osservata

una generale concordanza fra morfologia e tettonica.

Tutte le serre, pertanto, corrispondono ad alti strutturali con direttrici prevalenti orientate NNO- SSE; le aree più o meno pianeggianti, dove affiorano in prevalenza terreni quaternari o pliocenici, corri- spondono invece a zone strutturalmente depresse.

Sono stati riconosciuti nella regione fenomeni sia plicativi che disgiuntivi. I primi hanno uno sviluppo superiore a quanto rilevato nelle vicine Murge baresi dove la dislocazione delle assise calcaree cretaciche ha portato a rotture e soltanto eccezional- mente a deboli piegamenti.

Le anticlinali sono tutte allungate secondo la dire- zione NNO-SSE oppure NO-SE ed hanno l'asse in genere rettilineo o con leggera convessità verso oriente. Al nucleo affiorano terreni sia del Cretacico superiore, come nelle pieghe presenti tra Galatina

Antic/. di Mass. Torr• Vttcchia

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Anticl. di Salvtt

e Martano, sia del Miocene come tra Castiglione d'Otranto e Maglie. Queste anticlinali sono inoltre sempre più o meno asimmetriche, con fianco nord- orientale meno sviluppato, più ripido e spesso inter- rotto da faglie. Le pendenze si aggirano sui 5°- l So e soltanto eccezionalmente raggiungono valori supe- non.

Il particolare allungamento di queste pieghe, la loro marcata asimmetria e la presenza di una faglia sul fianco più breve, può far sorgere il pensiero che l'inversione di pendenza, che determina il fianco orientale della piega, sia dovuta ad un incurvamento degli strati 'ad 'opera della faglia piuttosto che ad una tettonica plicativa. Presso alcune rotture si notano in effetti anomalie di giacitura degli strati, con inversioni di pendenze legate probabilmente al trascinamento operato dalla faglia stessa.

Questa interpretazione, valida forse in alcuni

Anticl. di Mass. varano

Serra Bianca

Antict. di Strra di Rozzo Mauro Pr•sicctt

. . Quaternario- Ptiocene

~ Cretacico superiore

o 2Km

FIG. 2 - Sezioni geologiche attraverso la zona che si estende da Melissano a Morciano di Leuca.

- Cross sections of the area between Melissano and Morciano di Leuca.

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casi, è però difficilmente estensibile a tutti i feno- meni plicativi rilevati nella :Penisola Salentina, alcuni dei quali sono il frutto di blandi piegamenti com- plicati poi da rotture distensive. Un esempio può essere offerto dalla piega che si trova presso :Pog- giardo, in corrispondenza di Monte Vergine, la quale, pur essendo interessata da rotture, mostra chiaramente i suoi caratteri di anticlinale. Lo stesso si può dire per altre pieghe rilevate nel settore cen- trale della Penisola, tra Galàtone e Martano. Altrove, le faglie hanno certamente alterato le condizioni originarie di piegamento, limitando ~oprattutto il fianco orientale delle pieghe ed aumentandone forse la pendenza, oppure dando luogo ad un Horst blan- damente piegato.

Le faglie rappresentano l'elemento tettonico più comune e sono sviluppate in tutta la regione; il loro riconoscimento è talora molto facile poichè ad una evidente scarpata morfologica si associano brecce di frizione, come presso Otranto e Poggiardo, specchi di faglia, come a :Porto Miggiano e Ca- stro Marino, o marcate anomalie nelle condizioni di giacitura degli strati. Altre volte, invece, il ri- lievo della faglia riesce alquanto difficile ed è pos- sibile localizzarla soltanto con l'aiuto delle foto- grafie aeree.

Le faglie interessano tutta la serie affiorante nella penisola, compresi i terreni quaternari talora chia- ramente dislocati. Si tratta quindi di rotture, più recenti dei fenomeni plicativi, che sono la conse- guenza di movimenti avvenuti nella regione anche durante il Quaternario.

Il piano di faglia è in genere poco inclinato e talora si avvicina alla verticale, come è stato accer- tato da alcuni pozzi per acqua perforati presso la faglia e sul lato abbassato. Le rotture sono di tipo distensivo ed impostate soprattutto secondo tre direttrici. La prima, ad orientamento NNO-SSE o

NO-SE, quindi appenninica e parallela agli assi delle pieghe, è di gran lunga predominante. 'Tutte le rotture maggiori che si trovano in genere sul fianco orientale degli affioramenti mesozoici hanno questo orientamento. Le altre direttrici sono trasversali alla precedente, oppure hanno direzione meridiana.

Esempi del genere si rinvengono tra Porto Ba- disco ed Otranto, presso S. Cesarea Terme e lungo la costa ad est di Tiggiano.

Il rigetto delle faglie è sempre di difficile deter- minazione. Mancano infatti nella serie esposta, so- prattutto cretacica, livelli di riferimento tali da consentire 'un calcolo anche orientativo del rigetto.

Qualche elemento al proposito è stato ricavato

talora dai pozzi per ricerca d'acqua eseguiti nella regione dall'Ente Irrigazione di :Puglia e Lucania.

Alcuni di questi pozzi infatti, ubicati presso gli affioramenti cretacici, hanno rinvenuto gli stessi calcari mesozoici ad una profondità non giustifi- cabile in base alle pendenze degli strati visibili in affioramento od in base a fenomeni erosivi. È stato quindi possibile accertare che il rigetto di alcune faglie, anche se non calcolabile con esattezza, rag- giunge valori minimi variabili da qualche decina di metri ad oltre 200 m.

I principali elementi strutturali sono riportati nella carta tettonica e nelle sezioni geologiche alle- gate. Per l'area che si estende all'estremità sud- occidentale della Penisola, dove le osservazioni sono più complete, ho ritenuto opportuno riportare anche 'ima carta geologica di maggior dettaglio, in cui sono utilizzati tutti gli elementi rilevati dai dr. Gino e Sogaro (fig. 1). Fer dettagli invece sulla zona settentrionale della regione rimando a quanto già reso noto (Martinis, 1961, 1962).

Allo scopo di meglio chiarire alcuni caratteri tettonici, soprattutto dei fenomeni plicativi, ho infine eseguito tre carte strutturali che si riferiscono all'area di Salve-Morciano di Leuca _(fig. 3) ed alle anticlinali di Monte Vergine (fig. 4) e di Cori- gliano d'Otranto (fig. 5).

Per l'esecuzione di queste carte, non avendo rinvenuto nella regione alcun livello-guida, sono stati presi come riferimento i calcari mesozoici affioranti presso il culmine più alto strutturalmente, il quale in genere corrisponde anche alle quote più elevate. Le carte non possono quindi avere la pretesa di una grande precisione; esse tuttavia raggiungono lo scopo poiché sono sufficienti ad illustrare, più di qualsiasi sezione geologica, le caratteristiche strutturali delle aree prese in esame.

A completamento di questi allegati e di quanto esposto finora, ritengo utile una descrizione, seppure succinta, dei singoli motivi strutturali indi- viduati, senza entrare in eccessivi dettagli che esorbitano dallo scopo della presente nota.

Ho accennato che l'allineamento di serre pre- senti tra Galàtone e Gagliano del Capo e costi- tuenti le Murge Salentine, separano la regione in due settori a caratteristiche diverse anche dal punto di vista tettonico. Nel settore sud-occidentale le strutture sono ravvicinate e separate da sinclinali o da Graben molto stretti; nel settore opposto, invece, le pieghe rilevate sono maggiormente distribuite e nelle aree depresse, talora molto estese, affiorano abbondantemente depositi terziari e quaternari.

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Nella descrizione che segue ho mantenuto per- tanto questa distinzione ed ho anzi diviso la regione in quattro zone. La prima si estende tra Gallipoli e S. Maria di Leuca e comprende il settore situato a sud-ovest delle Murge Salentine, che attraversano buona parte della penisola e con le quali si identifica la seconda zona. Le rimanenti due zone si trovano nel settore centro-orientale della regione e sono tra loro separate da una linea immaginaria con- giungente Collepasso e Carpignano Salentino.

Mass. Spiggiano

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Zona tra Gallipoli e S. Maria di Leuca In questa zona i sedimenti calcarei cretacici sono largamente affioranti e costituiscono soprattutto tre estesi lembi, paralleli tra loro e situati rispetti- vamente ad ovest di Alliste, lungo la costa del mare, a sud di Melissano ed Ugento, tra Melissano e Punta Ristola.

Il primo lembo calcareo, che costituisce le Serre di Castelforte e di Calaturo, è rappresentato strut-

O 1000m.

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Madonna di Vereto 1

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FIG. 3 - Carta strutturale dei dintorni di Salve e di Morciano di Leuca. Come riferimento per la superficie quotata sono stati presi i calcari mesozoici che affiorano al culmine della piega di Salve (l'equi- distanza è di 20 m; i puntini limitano gli affioramenti cretacici; per gli altri simboli vedi figura 1).

- Structural map of the Salve-Morciano di Leuca area. The contour lines are referred to the lime- stones outcropping at the top of the Salve fold.

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turalmente da una monoclinale, immersa in linea generale verso ovest, con pendenze comprese tra So e lSo, nella quale però gli strati sono leggermente piegati a sinclinale presso Posto Racale. Il lembo è interrotto ad oriente da una faglia distensiva, avente direzione NNO-SSE, che limita gli affioramenti di età cretacica dai sedimenti quaternari. Questa faglia, oltre che dalle frequenti anomalie di giaci- tura degli strati rilevabili lungo la scarpata calcarea e dalla fratturazione della roccia, è denunciata anche dai risultati di un pozzo per acqua perforato dall'Ente Irrigazione di Puglia e di Lucania circa 2,S km a sud di Alliste. Il sondaggio, ubicato a poche decine di . metri dagli affioramenti cretacici, ha incontrato i calcari mesozoici, simili a quelli esposti lungo la scarpata di Serra Calaturo, ad oltre 100 m di profondità. Piccole rotture di secondaria importanza si rinvengono anche presso l'estremità settentrionale e nel corpo della monoclinale calcarea.

Nel vicino lembo cretacico, affiorante a sud-est, lo stile strutturale si fa più- complesso poiché ad una immersione generale dei calcari verso sud- ovest si rilevano alcuni fenomeni plicativi che delimitano due anticlinali presso Masseria Torre Vecchia e Gemini. Esse hanno alcuni caratteri in comune, come pendenze deboli del fianco sud-occi- dentale, che nella piega di Masseria Torre Vecchia appare interessato da leggere flessure ed ondula- zioni secondarie, orientamento dell'asse strutturale e faglie ~limitanti il fianco orientale. Tra le due anticlinali si sviluppa una piccola e stretta sinclinale interessata da rotture e riempita da sedimenti pleistocenici (fig. l e 2).

Le faglie che limitano il lembo mesozoico verso Ugento e verso Alliste proseguono in direzione

NNO, oltre gli affioramenti calcarei, come è stato messo in evidenza da alcuni sondaggi eseguiti per ricerca d'acqua.

Tra Alliste e Taviano, in particolare, viene a svilupparsi una depressione avente tutti i caratteri di un Graben, sul fondo del quale i sedimenti plio- cenici e quaternari acquistano p:1rticolare potenza.

Il terzo alto strutturale della zona non ha nel suo insieme caratteristiche sensibilmente diverse.

Il lembo calcareo, allungato anch'esso in direzione

NNO-SSE, da presso Melissano fino alla estrema punta meridionale della Penisola, presenta, accanto a fenomeni disgiuntivi, soprattutto frequenti al bordo orientale del rilievo calcareo, alcune pieghe.

Il loro asse ha orientamento NNO-SSE oppure NO-SE

e passa rispettivamente presso Masseria Varano,

per Serra Bianca, Serra di Pozzo Mauro e presso Salve (fig. l e 2). Sulla piega di Masseria Varano, e precisamente sul fianco sud-occidentale, è stato perforato il pozzo esplorativo di Ugento.

In queste anticlinali le pendenze dei calcari sono in genere comprese tra 4° e 8° sui fianchi sud-<>cci- dentali, mentre si fanno talora di lS0-20° sui fianchi opposti che appaiono inoltre molto brevi ed inter- rotti dalla già' ricordata faglia marginale (fig. 3).

Accanto alle rotture segnate sulla carta, è possi- bile che altre siano presenti nel tratto costiero, dove i calcari, che s'immergono verso so, danno spesso luogo ad una falesia con direzione NO-SE.

Zona delle Murge Salentine

Con questa zona si intende comprendere l'alli- neamento di serre, costituite essenzialmente da sedimenti calcarei di età turoniana e senoniana, il quale si sviluppa attraverso quasi tutta la penisola, con direzione NNO-SSE, da Galàtone a Gagliano del Capo.

Questo lembo calcareo mesozoico rappresenta il complesso strutturale più esteso e disturbato della regione. Esso nel suo insieme ha le caratteristiche di un Horst, lungo circa 4S km e largo al massimo 7 km presso Galàtone e tra Casarano e Collepasso.

Le faglie che lo delimitano sono particolarmente evidenti sul fianco nord-orientale dove i calcari appaiono molto fratturati e si rilevano talora brecce di frizione e specchi di faglia. Lungo questa rottura è presente in genere una scarpata, alta anche 20-30 m come nei dintorni di Neviano.

Numerose altre rotture interessano l'Horst, soprat- tutto con direzione NNO-SSE e Nù-SE. Esse inter- rompono la generale e debole immersione degli strati calcarei verso so dividendo l'alto strutturale in blocchi secondari. Il rigetto delle faglie non è calcolabile, mancando precisi livelli di riferimento.

Secondo alcuni elementi desunti da pozzi perforati per ricerca d'acqua presso il fianco orientale del lembo calcareo, si può ritenere che la massima dislocazione, che limita il fianco stesso, abbia un rigetto non inferiore a 200 m.

Accanto alle rotture è stato rilevato anche qualche fenomeno plicativo di cui due, degni di nota, si trovano a sud di Collepasso e tra Presicce e Tauri- sano. Si tratta di modeste e strette pieghe, di tipo anticlinale, con asse a direzione NNO-SSE e fianchi con pendenze non superiori a

so.

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Zona a sud dell'allineamento Collepasso- Carpignano Salentino

Questa zona, molto ampia, comprende tutta l'area che sta tra Gagliano del Capo ed Otranto, dove affiorano sedimenti riferibili principalmente al

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Terziario ed al Quaternario. Scarsi sono quindi i lembi cretacici che danno luogo a strutture di tipo Horst, oppure ad anticlinali fagliate.

Il lembo più meridionale affiora presso Tiggiano e si estende per buon tratto 'lungo la costa ionica;

i sedimenti cretacici hanno immersione verso ovest

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\ Anfiano

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FIG. 4 - Carta strutturale dell'anticlinale di Monte Vergine. Come riferimento per la superncre quotata sono stati presi i calcari mesozoici affioranti al culmine della piega, ad ovest del Santuario di M.

Vergine (l'equidistanza è di 20m; i puntini limitano gli affioramenti cretacici; per gli altri simboli v. fig. 1).

Structural map of the Monte Vergine anticline. The contour lines are referred to the limestones outcropping at the top of the fold, near the Monte Vergine Sanctuary.

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e sud-ovest e soltanto presso il mare, dove la costa ha un'alta e ripida scarpata, ho notato i calcari pendere verso est. In questo tratto la scarpata continua sotto il mare, piuttosto profondo, ed è probabile che sia presente una faglia a direzione quasi meridiana. Altre rotture interessano l'affiora- mento di Tiggiano, come si può osservare sulla carta tettonica allegata.

A nord dell'Horst di Tiggiano, sempre lungo la costa, i calcari mesozoici affiorano estesamente nei pressi di Santa Cesarea Terme dove costituiscono due alti strutturali, in corrispondenza della Serra di Poggiardo, a nord-est tiel paese omonimo, e tra S. Cesarea Terme e Porto Badisco. Essi hanno le caratteristiche di monoclinali, interessate da faglie ed immerse rispettivamente verso NE e NO dove si delinea una sinclinale, riempita di sedimenti quaternari ed orientata quasi nord-sud.

Proseguendo lungo la costa, verso settentrione, i calcari cretacici riaffiorano da Porto Badisco ad Otranto ed' in particolare da quest'ultimo paese al capo omonimo. Il lembo mesozoico ha una strut- tura piuttosto semplice nelle sue linee generali, essendo costituito da una anticlinale il cui culmine è limitato da faglie normali.

Altre strutture, oltre a quelle ricordate, si svilup- pano verso il settore centrale della zona dando luogo a due dorsali, orientate secondo le prevalenti diret- trici tettoniche già viste.

Alla prima vanno riferite le strutture di tipo anticlinale che affiorano da presso ·Minervino di Lecce a Carpignano Salentino. Si tratta di tre dolci pieghe, a nucleo cretacico, limitate soprattutto verso est da una faglia il cui rigetto sorpassa certamente il centinaio di metri, come è stato messo in evidenza da alcuni sondaggi eseguiti dall'Ente Irrigazione di Puglia e di Lucania ed ubicati poco ad est della faglia stessa.

Di queste pieghe, la più definita è quella affio- rante presso Palmariggi, in corrispondenza di Monte Vergine (fig. 4) dove gli strati s'immergono regolarmente da ogni lato con pendenze comprese tra 4o e 10°. Poco nota è invece la piega di Carpi- gnano Salentino, sia per la scarsa esposizione degli strati, sia per le insufficienti 'osservazioni effettuate.

Un'ampia depressione si sviluppa ad oriente della dorsale; essa è riempita di sedimenti terziari e quaternari, che si ispessiscono andando verso il mare, ad est di Monte V ergine e di Carpignano Salentino, dove sono presenti alcune faglie desunte dai sondaggi qui eseguiti per ricerca d'acqua.

La seconda dorsale si trova più ad occidente ed

è indicata dalla fascia di affioramenti miocenici che da Castiglione d'Otranto si spinge verso NNO fino all'altezza di Maglie. Questi sedimenti sono debol- mente piegati ad anticlinale con asse a direzione

NNO-SSE, interrotta da rotture di tipo distensivo.

Le rotture sono messe spesso in evidenza dalle anormali condizioni di giacitura dei sedimenti più recenti che limitano la dorsale, come si può notare nelle sezioni geologiche allegate.

Tra la dorsale di Castiglione d'Otranto-Maglie ed il grande Horst delle Murge Salentine, si estende una vasta area dove affiorano esclusivamente sedi- menti pliocenici e soprattutto quaternari. L'immer- sione degli strati non è dovunque evidente; talora i sedimenti abbozzano una dolce sinclinale, come tra Scorrano e Collepasso, altrove mostrano invece una generale immersione verso oriente per cui la depressione assume i caratteri di 'un Graben.

Zona a nord dell'allineamento Collepasso- Carpignano Salentino

Questa zona comprende all'incirca il centro della Penisola Salentina dove affiorano i terreni ritenuti più antichi della regione. I calcari cretacici, in gran parte attribuiti al Cenomaniano, costituiscono tre estesi lembi le cui caratteristiche tettoniche sono già state illustrate in altri· lavori, cui rimando per tutti i particolari del caso (Martinis, 1961, 1962).

I fenomeni plicativi sono particolarmente svilup- pati e danno luogo ad anticlinali asimmetriche con fianco :sud-occidentale più esteso e pendente in genere di 4o-So. Il 'fianco opposto è invece breve, con pendenze comprese .tra 10° e 15° e che possono raggiungere i 25°; esso è interrotto spesso da faglie.

Nel lembo cretacico affiorante ad ovest di Gala- tina, sono state identificate tre anticlinali, chiamate rispettivamente di Masserià Latronica, di Masseria Montisani e di Galatina, il cui asse, ad orientamento generale NO-SE, presenta una convessità verso oriente.

Nel lembo ·affiorante tra· S. Donato di Lecce e Corigliano d'Otranto sono visibili due anticlinali, dette di Soleto e di Corigliano. La prima ha il fianco occidentale molto esteso ed interessato da ondula- zioni secondarie; la seconda è un po' meno asim- metrica ed il suo culmine si trova in corrispondenza della Serra di Specchia Murga dove si raggiungono le quote massime della zona (fig. 5). Queste anti- clinali, separate tra loro da una piccola sinclinale in cui affiora la << pietra leccese >>, sono forse le meno interessate da fenomeni disgiuntivi. Tenendo pre- sente lo stile generale fin qui illustrato, si può sup- porre che anche il fianco orientale del lembo cal-

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careo di S. Donato di Lecce - Corigliano d'Otranto sia limitato da rotture. Le osservazioni però con- dotte soprattutto lungo il rilievo di Specchia Murga non hanno permesso di rilevare elementi sicuri al proposito. Per tale ragione è stata segnata soltanto come possibile una faglia al margine orientale degli affioramenti cretacici come fatto nei lavori prece- denti (Martinis, 1961, 1962).

Anche la sinclinale che si sviluppa presso Soleto potrebbe essere interessata da rotture, di carattere però secondario, rilevate pure altrove, ma prive di interesse per il presente studio.

L'asse dell'anticlinale di Corigliano d'Otranto si trova sul prolungamento della dorsale che si svi- luppa più a sud, tra Maglie e Castiglione d'Otranto, ed al cui nucleo affiorano sedimenti miocenici.

Nel lembo mesozoico più orientale della zona

··. ·.

·.

o

1000 m.

sono state identificate due anticlinali, dette di Zol- lino e di Martignano, _separate anch'esse da una sinclinale parzialmente riempita da « pietra lec- cese >> e complicate da 'fenomeni disgiuntivi.

Prima di terminare questa nota, ricordo che alla estremità nord-orientale della regione, presso Vèr- nole, dove si trova un esteso affioramento di sedi- menti attribuiti al Miocene, l'Ente Irrigazione di Puglia e di Lucania ha eseguito in passato alcuni pozzi che hanno raggiunto i calcari cretacici a profondità variabile da SO a 70 m. All'esterno dello affioramento miocenico, invece, i depositi meso- zoici furono rinvenuti a profondità maggiore, per cui è da ritenere che presso Vèrnole sia presente un'elevazione strutturale. Un rilievo di dettaglio po- trà accertare se questo alto dei calcari cretacici inte- ressa anche, come è probabile, i sedimenti terziari.

Mass. Seomuniea

.

..

FIG. 5 - Carta strutturale deii'anticlinale di Corigliano d'Otranto. Come riferimento per la superficie quotata sono stati presi i calcari mesozoici affioranti al culmine dell'anticlinale, presso località Serre (l'equidistanza è di 20m; i puntini limitano gli affioramenti cretacici; per gli altri 'simboli vedi fig. 1).

- Structural map of the Corigliano d'Otranto anticline. The contour lines are referred to the limestones outcropping at the top of the fold, near Serre.

19

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ABSTRACT Geologica! literature on the Salento region is

concerned mainly with the stratigraphical succes- sion; less known is the structural situation. In the present paper the more important results of a geo- logica! survey conducted by AGIP Mineraria over all the Salento region are considered, with special regards to tectonics.

The area hereafter examined is limited however to the portion of the peninsula south of the town of Lecce.

The morphology of the Salento region is charac- terized by some very gentle relief, locally known by the name of serre, which rise some tens of maters above the adjoining plain level. South of Lecce some of the serre run parallel to the coast, trending

NNW-SSE.

These ridges are more developed in the sw sector; for example the Serra S. Eleuterio near the town of Parabita, reaches the maximum height of the area, 195 m above sea level.

To the south of this ridge, extending to Gagliano del Capo, is a sequence of severa! hills (Serra Muco- rone, Serra dei Peccatori, Serra dei Cianci, etc.), named Murge Salentine, which forms a single unit dividing the peninsula in two separate zones with slightly different characteristics.

To the south-west the morphology is more accentuated, the hills higher an d more frequent;

to the north-east, on the contrary, the serre are lower in elevation, sparse and separated by wide plains. These differences in style are the result, as we shall see, of differences in structural setting.

Geologica! mapping of the area is hampered by the absence of relief, by the scarcity of outcrops and, when limestone formations are exposed, by the very accentuated karst phenomena. For these reasons, it is not always possible to recognize in the field some structural elements which are how- ever quite conspicuous on the aerial photos. The geologica! examination of these photos has allowed us to complete in a satisfactory way the field work.

Before initiating the structural description of the area, it is convenient to give a short description of the outcropping formations.

The stratigraphic section of the Salento Peninsula is composed of sediments ranging from Cretaceous to Pleistocene age.

The Cretaceous, which is widely exposed in the peninsula and constitues most of the serre, consists of dolomitic limestones an d dolomites; the lowest outcropping beds are referred to the Cenomanian for the presence of Apricardia carantonensis (n'oR- BIGNY), and are exposed in the centrai part of the peninsula, south of Lecce. The bulk of the Creta- ceous outcrops is however of Turonian-Senonian age ; distinction between the two stages is difficult, especially because of scarcity of fossils, in particular Rudistae, of assured identification.

Turonian limestones with Distefanella lombricalis

(n'oRBIGNY) are indicated in some localities, i.e.

near Presicce, while the assemblage Hippurites

(Orbignya) lapeirousei GOLDF., Radiolites squamosus

D'ORBIGNY, and Joufia reticulata BOHEM, of Senonian age, is present at Gagliano del Capo, near Melis- sano and in the hill of Poggiardo (Tavani, 1958).

The thickness of the outcropping Cretaceous formation is a few hundred of meters. The total thickness of the Cretaceous, as indicated by the Ugento wildcat, is however much greater, about 4.400 m of limestones and dolomites.

Tertiary formations in fairly extensive outcrops start with the Eocene white detrital limestones, transgressive over the Cretaceous in the S. Maria di Leuca-Otranto area. Oligocene limestones with Lepidocyclinae were recognized near Porto Badisco (Lazzari and Moncharmont, 1952). However the most extensive Tertiary formation is the typical pietra leccese, a yellowish marly limestone, some- times finely detrital, very fossiliferous, of prevailing Helvetian age (Martinis, 1962).

The uppermost member of the Salento section are sandy organogenic limestones and yellowish sands, more or less cemented, with subordinate shaly beds, of Pliocene and especially Quaternary age.

* * *

In all the Salento region a generai conformity between morphology and tectonics is evident.

Ali the serre correspond to structural highs with prevailing NNW-SSE trend; the plains with Pliocene and Pleistocene outcrops coincide with structurally low areas.

Both folding and faulting are present in the region discussed. The first mentioned structural type is however much more developed than in the adjoining Murge of Bari, where faulting of the limestone section is predominant and folds are exceptional.

The Salento anticlines trend NNW-SSE or NW-SE with a generally straight or slightly convex towards east axis.

The core of these folds ranges from Cenomanian to Miocene sediments.

These anticlines are always more or less asym- metrical with a steep, short and frequently faulted

NE fiank. Dips average 5-15° and higher values are exceptional.

The marked asimmetry of the folds and the presence of a fault on the NE fiank may rise the suspicion that reversal of dip characteristic of this limb, may be due to the arching of beds under faultin:g, rather than to true folding. Near some fractures, there are indead disturbances in the bedding associated with reversals of dip which are originated by drag along the faults.

This hypothesis, possibly true in some cases, is however hardly extensible to all the anticlines in the Salento region, some of which are due to gentle folding and subsequent norma! faulting.

Faults are developed in all the region; their identification is sometimes very easy because of

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the coincidence between the morphologic scarp and tectonic breccias (for example near Otranto and Poggiardo), slickensides (Porto Miggiano and Castro Marino) or marked disturbances in the bedding.

In some instances, on the contrary, recognition of the fault is hardly possible but from detailed interpretation of aerial photographs.

Faulting is present throughout the peninsula on the exposed section and as a consequence of it, Quaternary formations often are clearly displaced.

The faults are thus subsequent to the folding and are due to displacements which occured also in the Pleistocene.

Faults are of normal type and show three main strikes, of which that trending NNO-SSE, or NO-SE,

parallel to the Apennine main fold axis, is by far prevailing: su eh is the strike of major faults found in the exposed Mesozoic limestones and more frequently on the eastern flank of the structures.

The other group of faults are either normal to the first one or striking north-south as, for instance, occurs in the area between Porto Badisco and Otranto, near S. Cesarea Terme or on the coast east of Tiggiano.

Evaluation of the throw is everywhere diffi.cult, owing to the lack of reliable key beds in the out- cropping section, especially in the Cretaceous forma- tion. A few useful data for this purpose could be obtained locally from water wells drilled in the region by Ente Irrigazione di Puglia e di Lucania.

Some of these wells, located near the Cretaceous outcrops, found the same Mesozoic limestones lying at a depth which could neither be justifiable on the base of the dip shown by the outcropping beds nor could possibly be ascribed to erosion.

It became thus apparent that the throw of some faults, though not exactly measurable, may reach minimum values ranging from a few ten meters to over 200 meters.

The salient structural features are illustrated in the structural map and geologie sections annexed herewith. In order to provide a better picture of the regional characteristics, mainly concerning the folds, three structural maps were completed of the Salve-Morciano di Leuca area (fig. 3) and of the Monte Vergine (fig. 4) and Corigliano d'Otranto (fig. 5) anticlines.

No key bed being present in the area, contours were drawn on the outcropping Cretaceous lime- stones as form-lines.

Therefore, accurate details could not be expected from these maps, though they provide a suffi.ciently clear picture of the structural features better than any geologica! cross section.

As a complement to the above mentioned m~ps

and previous discussion, a short description of each structure is given, without entering into too many details which would be out of the scope of the present paper.

Mention was given to the fact that the succession of Murge Salentine, extending between Galatina and Gagliano del Capo, divides the Salento Peninsula

in two zones with slightly different structural fea- tures. In the south-western area the folds are closely spaced with narrow sinclines or Grabens in between; in the north-east area, on the contrary, anticlines are sparse and in the intervening generally wide plains, Tertiary and Quaternary outcrop ex- tensively.

This situation is taken into account in the follow- in.g discussion in which the region is subdivided in four areas. The first one extends from Gallipoli to S. Maria di Leuca and includes the portion to the sw of the above mentioned Murge Salentine, which correspond to the second area. The rem.ain- ing two areas are located in the central-eastern part of the peninsula and are separated by an ima- ginary line drawn from Collepasso to Carpignano Salentino.

Area between Gallipoli and S. Maria di Leuca Cretaceous formations are extensively exposed in this area mainly forming three large outcrops trending parallel and located respectively: west of Alliste, along the sea-shore; south of Melissano and Ugento; between Melissano an d Punta Ristola.

The first outcrop, forming the Castelforte and Calaturo hills, is a west and north-westward dipping monocline truncated to the east by a normal fault striking NNW-SSE which marks the boundary between the Cretaceous and the Quaternary beds.

Besides the anomalies in bedding features fre- quently visible along the limestone scarp and fracturing of the rocks, evidence of the fault is provided by the results of a water well drilled by Ente Irrigazione di Puglia e di Lucania, about 2,5 km South of Alliste.

In this well, which is located only a few ten meters far from the Cretaceous outcrop boundary, Mesozoic limestones similar to those exposed on the Serra Calaturo scarp were encountered at a depth of over 100 meters.

The second Cretaceous outcrop, located not far south-east of the first one, has more complicated structural features. The generai dip of the strata is south-westward, but two anticline folds are recognisable in the area of Masseria Torre V ec- chia and Gemini. These folds show similar features, such as same trend of the structural axis, gentle dips on the southwestern flank and the eastern flank truncated by faults. A small narrow and faulted syncline filled with Pleistocene sediments is interposed between the two anticlines.

As it was also shown by the results of some water wells, in the region the faults truncating the Mesozoic limestones in the Ugento and Alliste area extend farther NNW beyond the limestone outcrops, so that in the area between Alliste and Taviano a situation most near to that of a Graben is established, where Pliocene and Quaternary sediments show abnormally great thicknesses.

The third limestone outcrop in the area on the whole does not show sensibly different features from those mentioned above with the same NNW-

21

(12)

SSE direction as the other two; this outcrop extends from near Melissano to the southernmost limit of the peninsula. In addiction to faulting, which is particularly frequent at its eastern flank, there are some folds with axis, trending NNW or NW, located respectively near the Masseria Varano, Serra Bianca, Serra di Pozzo Mauro and near Salve.

On the Masseria Varano fold a deep wildcat was drilled to the depth of 4535 meters. The well penetrated a completely calcareous and dolomitic section of Cretaceous age to the depth of 4400 m and

J

urassic downwards.

Murge Salentine area

Under this heading we mean to cover that group of serre consisting mainly of limestone rocks of Turonian and Senonian age, which extends across almost the whole peninsula in a NNW-SSE direc- tion, between Galàtone and Gagliano del Capo.

These Mesozoic limestones form the most large and disturbed structural complex of the region.

Their overall feature is that of a Horst about 45 km in length and with a maximum width of 7 km near Galàtone and from Casarano to Collepasso.

The bordering faults are particularly evident on the NE flank, where the limestones appear very fractured and tectonical breccias and slickensides are sometimes present. Along this fault generally runs an escarpment up to 20 to 30 meters in height, as near Neviano.

Severa! other fractures, mostly trending NNW- SSE or NW-SE, are present which interrupt the generai gentle monocline dipping sw and subdivide the structural high in separate blocks. The through cannot be calculated, because of the absence of any key-bed.

On the basis of some data from water wells drilled near the eastern flank of the structure, it can be assumed that the minimum displacement along the NE fault is about 200 meters.

Besides fractures, some folds are present; the two more conspicuous, one south of Collepasso and the other between Presicce and Taurisano, are narrow and small anticlines trending NNW-SSE

and with flank dipping less than 5°.

Area south of the line connecting Collepasso to Carpignano Salentino

This very large area includes ali the territory between Gagliano del Capo and Otranto, where Tertiary and Quaternary outcrops predominate.

A few Cretaceous exposures are structurally Horst blocks, sometimes affected by gentle folding.

The southernmost Cretaceous outcrop extends from Tiggiano along part of the Ionian sea coast;

beds clip towards west or south-west and only near the sea, where a fault is probably present, a reversal of dips can be noticed.

North of the Tiggiano Horst, always along the coast, Mesozoic limestones outcrop extensively near Santa Cesarea Terme, in the serra to the

north-east of Poggiardo and between Santa Cesarea Terme and Porto Badisco, where a faulted morro- cline is present.

North of Santa Cesarea Terme, along the coast between Porto Badisco and Otranto, there is another exposure of Cretaceous limestones, particularly evident between the last-mentioned town and Capo d'Otranto. Structurally this outcrop is an anticline bounded by normal faults.

Besides the aforementioned structures, two other highs trending NNW-SSE, are developed in the centrai portion of the area. The first one stretches from Minervino di Lecce to Carpignano Salentino and is subdivided into three small anticlines, the most important of which is the ·Monte V ergine fold, near Palmariggi (fig. 4). The Carpignano Salentino anticline is less well known, both because of the scarcity of outcrops and for lack of suf- ficiently detailed work.

A wide depression, filled with Pliocene and Pleistocene sediments which thicken towards the sea, is present east of this high.

The second high is located west of the afore- mentioned and corresponds to the belt of Mio- cene outcrops extending with a NNW trend from Castiglione d'Otranto to Maglie. The formations are gently folded and constitute a NNW-SSE anticline interrupted by normal faults.

Another wide plain is present between this high an d the Murge Salentine Horst; structurally the area is partly a syncline, partly a Graben.

Area north of the line connecting Collepasso to Carpignano Salentino

This area includes ali the centrai part of the Salento Peninsula when the lowermost exposures of the local section are present; the features of the three large mesozoic outcrops developed in the area are illustrated in detail in other papers (Martinis, 1961, 1962).

The westernmost Cretaceous exposure west of Galatina, consists of three folds namely: Masseria Latronica, Masseria Montisani and Galatina antic- lines.

Their axis trends NW-SE and is slightly convex towards east.

In the exposure between S. Donato di Lecce and Corigliano d'Otranto, two folds, Salento and Corigliano anticlines, are present, separated by a narro w syncline with a pietra leccese core; these folds are apparently the less affected by faulting in the Salento region (Martinis, 1961, 1962).

In the easternmost Mesozoic exposure two folds- Zollino and Martignano anticlines- were recog- nized; they are separated by a syncline with Miocene core and are affected by norma! faults.

Besides the above mentioned structures, the results of water wells near Vèrnole, south-east of Lecce, where Cretaceous limestones were found at shallow depth, possibly indicate the presence of a buried Mesozoic high ..

Manoscritto presentato il 20-V-1962

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23

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Anticl. di Mass.Lalronico ~ di Go/olino Anlic/. di So/~to An/ici. di Zollino ~ di Martignano

Anlicl. di Corigliano Morta no

Il /.m.

No . . ~. di A/lisi• Casarano Scorrono

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Aflficl. di /lfass.Varono Taunsono Poggiardo

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Alli/Cl. di Moss. T or,.. V~cchio Anticl. di Strra Bione•

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Anlicl. di Stua di Pozzo Mauro TricoH

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SEZIONI GEOLOGICHE

ATTRAVERSO LA t>ENISOLA SALENTINA MERIDIONALE

A11rter. tn Minrrrlno

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Miocene-Eocen•

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Structural sketch of the Southern Salento Peninsula.

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Tav. 1

BRUNO MARTINIS

SCHEMA TETTONICO

DELLA PENISOLA SALENTINA MERIDIONALE

( 1962 l

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CARTA GEOLOGICA DELLA ZONA COMPRESA TRA MELISSANO E MORCIANO DI LEUCA

(PENISOLA SALENTINA)

D Quat~rnario- Pliocen ~

B Cr~tacico sup~rior~

+

Strati orizzontali

A Immersione degli strat1 (p~ndenza interiore a IO')

Immersione degli strat1 (pendenza superiore a IO')

Asse ant1clinale

Faglia normale princ ipal~ (i dentini sono datla parte abba~sato)

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