2>.
/.T.
NOZZE
IAGMHIROLI
DUKE
UNIVERSITY LIBRARY
THE LIBRARY OF
PROFESSOR GUIDO MAZZONI
1859-1943
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2015
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ANTONIO PUCCI
E VITO BIAGI
BANDITORI FIORENTINI DEL SECOLO XIV.
DODICI STRAMBOTTI
DI
LUIGI PULCI.
A
GUIDO BIAGI
NEL GIORNO DELLE SUE NOZZE
CON LA SIGNORINA
AMELIA PIROLI
GLI AMICI
Salomone Morpurgo Albino Zenatti
ROMqA, xxiijfebbrajo mdccclxxxi.
ANTONIO PUCCI
E
VITO BIAGI
BANDITORI FIORENTINI DEL SECOLO
XIV.k3 SMl/wa^
0
d Antonio
Pucci spetta senza dubbioun
postoben
distinto fra i rimatori del Trecento, qual principale rappresentante « dellaforma
di poesia,che ap- parveinFirenzenelmezzo
del secoloxiv,come compagna
del
grande
rivolgimento che portò algoverno
lagente del popolo,forma
che il Carducci nostrodenominò
ac-conciamente borghese
». Così osservavailD'Ancona
(i), che in questi ultimi anni ci fece conoscere parecchie delle poesie, che di quel simpatico cantore popolare giunsero fino a noi, le quali tutte meriterebbero d'essere raccolteed
illustratecome documento
interessantissimo di storia civile e letteraria.Ma
se delvalore poetico del Pucciabbiamo
copiose enon
dubbie prove, scarse al- trettanto e malsicuresono
le notizie sulla vita di lui, e si riducono a quellenon sempre
esatte che ilManni
premise al Centiloquio.Certamente
la figura d'un
campanaio, banditore e approvatore,non
risalta fra la moltitudine,ma
si con- fonde colpopolo
inmezzo
al qualeva
studiata;non- dimeno non
sarà inutile sapere qualche cosa di preciso intorno a quelli umili uffici, che portando il Pucci a viverecontinuamente
sulle piazze e sui crocicchi glipermettevano
di cogliervi le voci popolari e farsenein- terprete presso i rettori delComune
(2).Il Pucci stesso riassume nel
documento
che pub- blichiamo la sua vitacome
ufficiale pubblico.Nel 1369
egli si presentava
con
questa supplica alla Signoria,pregando
di venir sollevato dal faticoso ufficio di ban- ditore, e di restare in quello soltanto di approvatore, che anorma
dello statutoandava
unito alprimo
nelle stesse persone (3). Era gravoso senza dubbio adun uomo
per lomeno
sessagenario (4) ildover
girare tutto il giorno a cavallo le vie della città e dei sob- borghibandendo
ad altavoce
(5), e il Pucci che sisentiva
mancar
Valito più l'un dì che ì'altro
proponeva
di
comune
accordo coicompagni
gli subentrasse in quell'ufficio Vito Biagi, che giàantecedentemente
era degli approvatori (6).E
però curioso notare, che quanto il Pucci stesso ci narranon
trova esattaconferma
neidocumenti
che finoraabbiamo
potuto vedere, che,mentre
dice di essere stato già da trentacinque anni, cioè dal 1334, ufficiale delComune, prima
del46 non
lo troviamofra i
campanai;
appare invece fino dal49
banditore edapprovatele: stette
qmnai m
questoumcio oen
ven-tini'anno, e
non
diciassette com'egli afferma; contrad- dizioni queste, cheabbiamo
voluto mettere in rilievo,ma
che oranon tenteremo
di spiegare.L'istanza fu accolta favorevolmente;
ma con
nostra sorpresanon troviamo
più il Puccineppure
fra gli ap- provatoli, e già neldicembre
di quello stessoanno 1569
il suo posto è occupato da Silvestro Martini.
Per
quali causeabbandonasse
del tutto i pubblici uffici,non
sap-piamo
: certocampò
ancor molti anni in quella sua casetta in via Ghibellina, rimatore impenitente fino al-l'ultimo giorno di sua vita,
prendendo sempre
vivo in- teresse alle sorti della suaamata
Firenze, sulle quali chiedeva nell'87un
parere aFranco
Sacchettiamico
suo (7); lo troviamo ancora in quella brigata che nelmaggio
del1389
siradunava
al Paradiso degli Al- berti (8); ed il suonome scompare appena
nell'anno seguente dai libri delle Prestanze.Da
quel piacevole dicitore inrima
ch'egli fu,non
potè restare dal concludere la sua supplicacon due
versi, allogandovi il proprio
nome, come
era solito di fare in moltissime delle sue poesie:In quanto sia onesta la domanda Antonio Puccii vi si racomanda.
Beati tempi, nei quali un'istanza poteva esser
anche
scritta in
buona
lingua e persino in rima! (9)S.
M.
Dmìssis
aliis—
Dinanri a voi, signiori prioride
l'arti e gonfaloniere
de
la iustitia,reverentemente
sispone
per partedelvostroedelcomune
diFirenzeban-
ditoreAntonio
Pucci, - cheglièvera cosache pergratia di dio e di voi e degli altribuoni
e cari cittadini, iosono
stato già è trentacinque anni ufìciale di questocomune, benché indegniamente, però
cheprima
sonai diciotto anni lacampana,
emale
per lapoca
forca c'aveva a tale ufìcio, e lostormento
ch'iosonava
pe- sava semilia libre di metallo.Piacque
a dio e a'buoni
cittadini di traspormi, e diedermi a sonare
uno
più leg- giere stormento, econ
più utile, ciò fuuna
trombetta d'argento chepesa una
libra, e questo uficio ò fatto dicesepte anni vie peggio che '1 primaio,però
che latrombetta vorrebbe
assai alito, e io n'ò
poco, e ogni—
14—
dì
mi mancha,
più l'un dìche l'altro; perchevipriegrv per dio e peronore
di voi, chenon avendo
tanto re- specto almio male adoperare
i detti ufìci,quanto
albuono animo
chesempre
òavuto
ed ò e intendo d'avere al nostrocomune
e a parte guelfa,sicome appare
in più e più partiti del libromio
(io), nelle quali cosemi sono
per dì e per notte affaticato per onorare il nostrocomune
colleparole, poi che co' fatti noll'ò potuto fare—
che vi piaccia insieme coll'uficio de' dodicibuoni huomini
delcomune
deliberare, e perli
opportuni
consigli delpopolo
e delcomune
di Fi- rence riformare, cheda
calendi luglioproximo
che viene, in là,Antonio Pucci
s'intenda e siasolamente approvatore
enon
banditore, nelluogo dove
al pre- sente è Vito Biagi, e il detto Vito sia nelluogo
c alpresente è
Antonio
; e questo è di volontà dell'uno e d'altro e degli altricompagni, quando
piaccia a voi, segnior miei; riconoscendosempre
la vita e lo stato per dio e per voi,quando
tale gratiami
facciate.In quanto sia onesta la
domanda
Antonio Puccii vi si racomanda.Super qua quidempetitione et omnibus et singuìis in ea contentis habitainvicem et unacum offitioduodecimhonorum virorum Comunis Florentie,deliberatanesoìempni,....deliberaveruntdietertiadecima mensis
Juniij anno dominimillesimo trecentèsimo sexagesimo nono, indictione septima, quoddieta petitio, omnia et s'iugula in ea contenta procedant, admictantur
Item duodecimo, suprascriptam provisionem continentempetitionem Antonii Puceii preconis, que sic incipit
—
dinanci a noi etc.—
etomnibus et singulis in dietaprovisionecontentis, et supradictapropo-
sito, et supradicto Consilio super ea dato per Schiattavipredìctum, re-
pertumfuit ipsam provisionem et omnia et singula in ea contentaet dietimi consilium super ea datum, piacere clxxvij exnumeroipsorum consiliariorum repertis dedissefabas nigrasprò sic; et sic obtentum, firmatimi et reformatumfuit, non obstaniibus reliquis vmj exnumero ipsorum consiliariorum repertis dedisse fabas albas in contrarimi!
prò non.
(R. Archivio diStato inFirenze - Libro delleProvvisioni del 1369 a f. 22-a e 23-b).
NOTE.
(1) V. Unapoesiae una prosadiAntonio Pucci, precedutedauna
lettera alprof. Alessandro TVesselofsky - nel Propugnatore, voi. ir, p. ii, pag. 401.
(2)
Come
banditore il Pucci doveva anche intervenire nel Consiglio dei Priori: « Et siano tenuti li detti banditori, od al-ce cuno di loro, essere alli consigli del popolo et del comune
« diFirenze,quando adiuerae chesi facciano, etin quelli seruire
« et altre cosefare sì
come
a loro fia imposto». Statutodel Po-destà(1355), libro1,cap.
XLm:
«Della chiamataet ofìcio de'ban- ditori di Firenze». Difatti nei libri delle Provvisioni i banditori appaionocome
testimoni; così si spiegacome
il Pucci potesse essere a giorno diquanto accadeva.—
L'ufficio dibanditore non va confuso, come fece il Manni, con quello del trombetto, che assieme al suonatore di cornamusa, cennamellario e simili, for-mava
un collegio aparte.(3) « Ogni anno del mese di marco li signori prioride Farti
« e'1 gonfalonieredella giustitia,insieme col'ondo de'XII buoni
3
—
18—
«huomini et con li gonfalonieri delle compagnie del popolo di
ceFirenze, elegano per lo comune di Firenze sette approvatori
«per tempo ettermined'uno anno, cominciando a'dì
V
d'aprile;«huomini leali et buoni cittadini di Firenze, popolari et guelfi,
« de'quali IIII sieno banditori del comune di Firenze, d'etade
« almeno di
XXXVI
anni, ad approvare li malleuadori et le si- te cutadi che si fanno nelle corti del popolo et del comune di«Firenze)). Statuto cit., libro i, cap. xliv: «Della chiamata et
« oficio delli approuatori del comune di Firenze».
(4)Dobbiamo ammettere cheil Pucci nascesse sui primi anni del secolo, e nonpiùtardi, come recentemente piacque affermare a Vittorio Imbriani (Illustrazione al Capitolo Dantésco del Centi- loquio, Napoli, Marghieri, 1880, a pag. 12). Nel Canto LI del Centiloquio (terz. 91-93; cfr.Villani, lib. ix, cap. 79) toccando
di un fatto accaduto nel 1316 egli assicura di esserne stato te-
stimone oculare, e negli anni seguenti,mentre resta pur sempre fedele al Villani, aggiunge qua e là qualche osservazione o det- taglio, ciò che dimostra
come
fin d'allora fosse in età dagiudi- care o almeno comprendere gli avvenimenti cui assisteva.E
già nel 49 lo troviamo approvatore, ufficio che richiedeva, come abbiam visto di sopra, l'età di 36 anni almeno.(5) «Ancorasianotenuti et debbanofaretutti etciascuni bandi
« a cauallo, publicamente, et ad alta boce nelli luoghi usati per
« la cittade, et borghi et soborghi della cittade di Firenze....»
«Etli dettibanditoridebbano aueretrombette d'ariento aloro
«propie spese, et trombare una volta anci che bandisca, a ciò
« che meglio s'intenda il bando ». (Statuto cit.)
(6) Vitus Blasii, popuh Sancti Remigli, fu eletto approva- tore in luogo del defunto Salvi Lapi, con provvisione del 30 gennaio 1359 (stile fiorentino).
(7) Col sonetto: « E'par che noi andiam col fuscellino », editonellaraccoltadell'Allacciapag.66.
La
rispostaèastampa fra le Poesie inedite diFranco Sacchetti}Roma,
Chiassi, 1857, a pag. 46.(8) V. Wesselofsky,
H
Paradiso degli Alberti, Bologna, Ro-magnoli, 1867, voi. 1, pag. 122.
(9)
Un
sonetto col quale,se nonilPucci,unodeisuoicom-
pagni chiedeva di entrare fra i banditori, si può leggere nel Cod. Laurenz. della SS. Annunz., 122. ac. 248-b.
(10)
Non
è perfettamente chiaro acheaccenniconquestepa- role. Forse a quei libri di carta bambagina, nei quali gli ap- provatori dovevano scrivere in volgare la sostanzia delle bollette?(V. Statuto cit.)
DODICI STRAMBOTTI
DI
LUIGI PULCI.
$ P?^
EGLI stramkotti^
Luigi Pulci ricordailBrunet
&<H$zL
quattro rarissime edizioni del secolo xvi (i),delle
due prime
citando gli esemplari venduti ad alto prezzo dal Libri;ma dove
questi sieno andati a finire si ignora,come
si ignora se edove
altrine
esistano.Al
prof.D'Ancona
era però riescito nel1S66
di rinvenire nella biblioteca Riccardianaun
altro esemplare di questi strambotti. Riservandosi di copiare poi il tutto con più comodo, egline
trascriveva subito alcuni;ma
tornato nel
1878
a farne ricerca, dovettecon
dolore riconoscere, cheuna mano
rapace- avea strappato il raro opuscolo dal volume miscellaneo ove si trovava (2).Fortunatamente
la Riccardiananon
fu,come
si te-meva,
la sola biblioteca d'Italia che conservassele ot- taveamorose
dell'autore delMorgante,
delDriadeo
e della Giostra (5); e noisiamo
lieti di poter dare bre-—
24—
veniente notizia di quattro antiche edizioni degli stram- botti Pulciani:
A)
« Strambotti de Luigipulci Fiorentino ». S. 1.n. a.
(ma
sec. xvi); 6 carte a 2 col.— Ne
possiedeun
esemplare il conte L.Manzoni,
che cortesemente cipermise di studiarlo.
Questa
edizione è la stessa del- l'esemplare che già esisteva nella Riccardiana,come potemmo
verificare,avendo
di questo trovatouna
re- cente ed abbastanza accurata copia ms. nella Bibl.Mo-
reniana.
B)
a Strambotti, e rispettinobilissimid'amore
cia-scheduno
verso, e canto al suo proposito.Composti
per Luigi Pulci Fiorentino ». S. 1. n. a.(ma
sec. xvi);in 4;
4
carte a 2 col.— Un
esemplare sta nella Bibl.Alessandrina.
C) È una
ristampa diB; ma
gli Strambotti ap- paiono invece «Composti
da diuersi Autori ». In fine:« Ristampata in Firenze, All'insegna della
Testug-
gine, i(315.Con
licenza de'Superiori ». In 4;4
carte1 2 col.
— Trovasene un
esemplare nella Palatina di Firenze.DJ
« Strambotti&
Fioretti nobilissimidamore
in ciaschadun verso e canto al suo propositonouamente
trouati
&
composti per el notabelhomo
Aluise PulciFiorentino
&c
». S. 1. n. a.; in 4;4
carte a 2 col.—
La
Melzianane
possiedeun
esemplare, che ci fu in- dicato dall'amico nostro, signor Filippo Salveraglio.Come ben
si vede, queste edizioni differiscono da quelle del Brunet, eccettuata forseD,
che potrebbe es- sereuna
sola cosa con la terza di quelle da lui citate.Anche non
corrispondono tra loro nel contenuto: chè,mentre
inA troviamo 114
strambotti,B
eC
ne con-tengono
soltanto 65, e differenti dai primi;D
final-mente
65, dei quali alcuni trovansi pure in5
e C, edaltri in
A.
Giudicando
dal valore di quei pochi che avea po- tuto trascrivere, asseriva ilD'Ancona
« che gli stram- botti del gran cantore delMorgante sono meritamente
caduti in dimenticanza ».Vogliamo
sperare che ilsaggio che orane
offriamo, varrà a modificarealmeno
in parte questo giudizio.Certamente
e questi e gli altristrambotti del Pulci, che speriamo di far presto cono- scere,
non hanno
tutta quella gentilezza e finitezza diforma, che
ammiriamo
in alcuni del Poliziano;ma sono
ad ognimodo un
interessantedocumento
di quella continua corrispondenza, ch'ebbero fra loro la poesia popolare e l'artistica.E
invero del carattere popolare di questi strambottiabbiamo
sicuraprova
nella loro somi- glianzacon
alcuni dei rispetti che sivanno
in oggi raccogliendo nelle varie provincie d'Italia, e più, per tacer d'altro, nel fatto che i capoversi del sesto e del—
26—
settimo si trovano in quel curioso centone, che è la Serenata del Bronzino:
Tu
muovi gli occhi con tal grazia epassi,Che tu fai tutti gli uomini prigioni:
Chi sana sì crudel che non t'amassi?
Io non ti posso dir le mie ragioni
;
Ma
s'io ti trovo fuor, cara mia dama, Porrommiti dinanzi inginocchioni.A. Z.
che dentro al cor
non
sentauna
saetta:per certo tu
non
se' nelmondo
nata,ma
in paradisoda
D'io formata.(*) I dodici strambotti del Pulci,che quiriproduciamo, liab- biamo tratti da A, leggermente modificandone la grafia. Per il
quinto, il sesto e l'ottavo, contenuti anche in D, abbiamo te- nuto conto delle varianti di questa edizione. Il primo ed il set-
timo trovansipurecon qualche variantetra iRispetti del secoloXV, che il
D'Ancona
trasse dal cod. della Comunale di Perugiain
)
giglio fra le rose, o fiordaliso, ogemma
orientai, o violetta, io credo che nascesti in paradiso, eh'ài somiglianza,mi
par, d'angioletta;
io
mai non guardo
il tuo pulito viso,l5
C. 45.
IL
Non
ti maravigliare,anima
mia,vedermi
star cotanto addolorato, ch'ioho
nel cor tanta melanconia, eh'i'son com' un
balordo diventato;
io stento in pianto, in doglia, in ricadia, e vivo al
mondo come un
desperato:se
non mi
aiuti enon mi
dai conforto, tumi
vedrai inpoco tempo morto.
III.
Se
tu cercassi ilmondo
intorno intorno,un
servo sì fedelnon
troveresti:più ricco sì, più savio et adorno,
ma'l
cor suo,come
il mio, tunon
haresti;io
ardo sempre
più di giorno in giorno: semi
lassassi, peccato faresti!aiutami per
Dio
or, se tu vuoi, che far lo debbi et aiutarmi
puoi!IV.
r
tivo bene
e forse tu noi credi, e così lamia
vita tu confondi;i' ti riguardo e tu, che te
ne
avvedi, per che cagione '1 visomi nascondi?
e se
con
gli occhi favellarmi
vedi,perchè
con
gli occhi tuoinon mi
rispondi?se
con
la lingua parlarnon mi
puoi, perchènon
parli ame con
gli occhi tuoi?V.
Io so
ben
che tu sai l'animo mio, io soben
che tu sai quel eh'i' vorrei:se lo tuo cor
veder
potesse il mio,le
pene
eh'i'ho
tante i'non
harei;e sarebbe contento il
mio
disio, di tanta passione io uscirei:ma fammi pure
il peggio che tu sai, eh' i' ti vo'bene
e vorròsempre mai!
—
30—
VI.
Porromiti dinanzi inginocchione,
come
alla croce fé' laMaddalena;
pregherotti
con
tanta devozione, che ti verrà pietà dellamia pena;
non
seiperò nè
tigre,nè
leone,ma
sei gentile e d'ogni beltà piena:dov'è
beltà, ragion vuol che vi sia misericordia,amore
e cortesia.VII.
Chi
sare' sì crudel chenon
amassi, gentil Iddea, e' tuo' biondi capelli?el
vago
visocon
che il cormi
passi, e' lucenti occhi tua più ch'altri belli?faresti
innamorar
le pietre e i sassi e per le selveinnamorar
gli uccelli;se inver di
me
tu fossiun
po' pietosa...al
mondo non
fumai
sì bella cosa!Vili.
E
s' io credessi;amor
; chemi
valessiil
lamentarmi,
i-mi
lamenterei;e s' io credessi pur, che ti piacessi eh' 1 facessi cantare^ io lo farei,
pur
che anessun
de' tuoinon
dispiacessi che insino amorte
intendoamar
costei;e
dopo
morte^ se possibil lia;perch'io gli
ho
dato il core in sua balia.IX.
Tu
se' colei chem'
hai l'alma ferita^tu se colei che
m'
hai furato il core; tu se colei chem'
hai tolto la vita, tu se'" colei eh' ¥chiamo
a tutte l'ore:tu sei
mia
vita; o rosa colorita;tu se' colei ch'io tengo per signore, tu se
?
colei che
da me
ti nascondi, tu se' colei eh' i'chiamo:
enon
rispondi!X.
Sol per tenere il nostro
amor
celatonon
ti risguardo enon
ti fo carezze, emóstromi
cT un'altrainnamorato, sempre pensando
a quelle tue bellezze:deh, fa or eh' io ti sia
recomandato,
viva fontana di piacevolezze!io aggio tanto caro lo tuo onore,
eh' i' passo e di guardarte
non ho
il core.XI.
Vòmmi
partire enon mi
so partire,tante lacrime abbondali nel
mio
core;e' sospir grandi
non mi
lasson dire, e lamia bocca perde
le parole;perchè
piangendo me ne
convien gire, vòtti lassare ilmio
afflitto core;lassoti il cor ferito, o
alma
pia:rincrescati di
me, anima mia!
XII.
LICENZA.
A
Diorimanghi
questo vicinato,e
quante
case stanno in questo attendo, e quelle che ci stanno allato allato,ove
sta inmezzo
il tuo viso iocondo;e
sempre mai da Dio
sia difensato, e dieglilunga
vita in questomondo:
salva e'
mantenga
questa casa Dio,dove
siposa
el cor delcorpo mio:
NOTE.
(1) « Respecti d'amore, zoe Strambotti ». S. 1. ti. a.; in 4;
4 carte a 2 col.
« Strambotti et Fioreti nobilissimi d'amore.... Vinegia, Gio.
Andr. Vavassore detto Guadagnino ». S. a.; in 4; 4 carte.
« Strambotti
&
fioretti nobilissimi d'amore.... ». S. 1. n. a.:in 4; 4 carte a 2 col.
Altra,
ma
forse più antica.—
V. Brunet, Manuel, t. IV, col. 975. (*)(2) V. Lapoesia popolare, italiana, studi di Alessandro D'Ax- coxa; Livorno, Vigo, 1878, apag. 131,dove è riportatoilprimo strambotto della stampa riccardiana, dalla quale altri cinque ne furono tratti nel 1868 per le nozze Castelfranco-Fontanella (Fi- renze, Celimi).
(3) Che anche la Giostra sia di Luigi e non di Luca pare cosa certa dopo la pubblicazione delle LettereàiLuigiPulcia Lo- renio il magnifico e ad altri (Lucca, Giusti, 1868).
1*) In uno zibaldone ms. di notizie sui poeti italiani raccolteda Apo- stolo Zeno (Bibl.Marciana, Cod. Ital., X, So) trovo indicata un'altra edi- zione degli strambotti del Pulci: « in Firenze, appresso Giovanni Baleni,, l'anno i584».
Edizione di
LXXXII
esemplari, progressivamente numerdei quali
X
in carta a mano di Fabrianoe II in carta colorata.
In
Roma
coi tipi di Forzaxi e C. - 1881.X.
Mazzoni ccu*c n
Duke University Library