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Pensioni, proroga dell’Ape sociale al 2019

Autore: Noemi Secci | 02/11/2017

Accesso all’Ape sociale anche per chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2019: nuova proposta per evitare l’aumento dell’età pensionabile.

Nessun aumento dell’età pensionabile per gli addetti ai lavori usuranti, i

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disoccupati, gli invalidi dal 74% e coloro che assistono un familiare beneficiario della Legge 104 (con handicap grave): anzi, le categorie elencate potranno uscire dal lavoro, sino al 31 dicembre 2019, a soli 63 anni di età.

Questo sarà possibile grazie alla proroga al 2019 dell’Ape sociale, cioè dell’anticipo pensionistico a carico dello Stato: si tratta di una nuova proposta che dovrebbe essere recepita nella legge di Bilancio 2018.

Questa proposta sarà accompagnata da uno sconto sino a 2 anni di contributi per le donne con figli e dalla possibilità di ottenere l’agevolazione anche per i lavoratori a termine cessati, per coloro che possiedono contribuzione versata all’estero, per i disoccupati che pur avendo diritto al sussidio non l’hanno tenuto e per coloro che si sono rioccupati per più di 6 mesi.

Un notevole ampliamento, dunque, della categoria di destinatari dell’Ape sociale, che va dagli attuali esclusi (allo stato dei fatti risultano bocciate 2 domande su 3 di Ape sociale, anche se saranno riesaminate) sino ai nati nel 1956. Questo, per diminuire gli effetti del futuro aumento dell’età pensionabile per le categorie di lavoratori maggiormente svantaggiati.

Facciamo subito, dunque, il punto della situazione e vediamo come cambierà l’Ape sociale.

Come funziona l’Ape sociale

L’Ape sociale è un trattamento a carico dello Stato che spetta a chi possiede almeno 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi, a seconda della categoria di appartenenza; il trattamento, in particolare, spetta fino al conseguimento dei requisiti necessari alla pensione di vecchiaia ed è destinato ad alcune categorie di lavoratori tutelati: disoccupati, invalidi, caregivers e addetti a lavori faticosi e rischiosi.

Le donne, secondo le previsioni della legge di Bilancio 2018, potranno ottenere uno sconto nel requisito contributivo, pari a 6 mesi per ogni figlio, sino a un massimo di 2 anni: in questo modo, chi ha da 4 figli in su potrà ottenere l’Ape sociale con 28 o 34 anni di contributi.

Nel dettaglio, l’Ape sociale, come la cosiddetta Ape volontaria, è un anticipo pensionistico, cioè una prestazione che funziona come un anticipo della pensione

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e accompagna il lavoratore sino alla data di perfezionamento del requisito d’età per la pensione di vecchiaia. A differenza dell’Ape volontaria, o di mercato, però, non è riconosciuta attraverso un prestito bancario: è invece erogata direttamente dallo Stato e non comporta trattenute sulla futura pensione.

Chi ha diritto all’Ape sociale

Possono accedere all’Ape sociale i lavoratori che, al momento della domanda, abbiano già compiuto 63 anni di età e che siano, o siano stati, iscritti all’assicurazione generale obbligatoria (Ago, che comprende gli iscritti al fondo pensione lavoratori dipendenti e alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi), alle forme sostitutive ed esclusive della stessa, o alla gestione Separata Inps, purché cessino l’attività lavorativa e non siano già titolari di pensione diretta.

Per quanto riguarda il requisito contributivo, i beneficiari dell’Ape sociale devono possedere un minimo di 30 anni di contributi (con uno sconto pari a 6 mesi per ogni figlio per le lavoratrici) se appartenenti a una delle seguenti categorie:

lavoratori che risultano disoccupati a seguito di licenziamento, anche collettivo, o di dimissioni per giusta causa, o per effetto di risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di conciliazione obbligatoria, che hanno terminato da almeno tre mesi di percepire la prestazione di disoccupazione; secondo i nuovi indirizzi Inps [1], non perde il beneficio chi, dopo il licenziamento, viene rioccupato per un massimo di 6 mesi;

grazie alle previsioni della legge di Bilancio 2018, potranno rientrare nella categoria anche i disoccupati a seguito di contratto a termine, se possiedono almeno 18 mesi lavorati negli ultimi 3 anni;

lavoratori che assistono, al momento della richiesta e da almeno 6 mesi, il coniuge (o il partner dell’unione civile) o un parente di primo grado convivente con handicap grave ai sensi della Legge 104;

lavoratori che possiedono un’invalidità uguale o superiore al 74%.

Sono invece necessari 36 anni di contributi (con uno sconto pari a 6 mesi per le donne, sino a un massimo di 2 anni) per gli addetti ai lavori faticosi e pesanti, cioè per coloro che hanno prestato per almeno 6 anni negli ultimi 7 anni un’attività lavorativa particolarmente difficoltosa o rischiosa, facente parte dell’elenco di professioni di seguito indicato:

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operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici;

conduttori di gru, di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni;

• conciatori di pelli e di pellicce;

conduttori di convogli ferroviari e personale viaggiante;

conduttori di mezzi pesanti e camion;

professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni;

addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;

professori di scuola pre-primaria;

facchini, addetti allo spostamento merci ed assimilati;

personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;

operatori ecologici e altri raccoglitori e separatori di rifiuti.

A quanto ammonta l’Ape sociale

L’assegno mensile che spetta ai beneficiari dell’Ape sociale viene determinato secondo il normale criterio di calcolo della pensione:

calcolo retributivo (basato cioè sulla media delle ultime retribuzioni) sino al 2011, poi contributivo (basato sui contributi accantonati), per chi possiede oltre 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995;

calcolo retributivo (basato cioè sulla media delle ultime retribuzioni) sino al 1995, poi contributivo (basato sui contributi accantonati), per chi possiede meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995: in questo caso parliamo di calcolo misto;

calcolo esclusivamente contributivo per chi non possiede contributi versati prima del 1996.

L’importo dell’Ape sociale non può comunque superare i 1.500 euro lordi.

L’Ape sociale è corrisposta, ogni anno, per 12 mesi, anziché 13, in quanto non è un trattamento pensionistico vero e proprio, ma un anticipo pensionistico corrisposto sotto forma di indennità e la tredicesima non spetta.

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Limiti di accesso per l’Ape sociale

L’Ape sociale è incompatibile con la percezione di prestazioni a sostegno del reddito conseguenti allo stato di disoccupazione. In particolare è incompatibile:

con la Naspi (l’indennità di disoccupazione che spetta ai dipendenti);

con l’Asdi (l’assegno di disoccupazione, erogato ad alcuni soggetti, una volta terminata la Naspi);

con l’indennizzo per i commercianti (corrisposto, in determinati casi, per accompagnare alla pensione il commerciante che cede l’attività).

È invece compatibile:

con attività lavorativa dipendente o parasubordinata, se il reddito che ne deriva non supera 8.000 euro all’anno;

con attività di lavoro autonomo, se il reddito che ne deriva non supera 4.800 euro annui.

Inoltre, si decade dal diritto all’indennità se si raggiungono i requisiti della pensione anticipata.

Domande di Ape sociale

Per chi matura i requisiti dell’Ape sociale nel 2018, sarà possibile presentare la domanda di certificazione dei requisiti all’Inps sino al 31 marzo 2018. Ancora nulla di certo, invece, riguardo alla data di presentazione delle domande per chi matura i requisiti entro il 2019.

Per questi ultimi, in ogni caso, vi saranno delle criticità, nel caso in cui aumenti l’età pensionabile: poiché la durata massima dell’Ape sociale, difatti, è di 3 anni e 7 mesi, se l’età per la pensione di vecchiaia sarà elevata a 67 anni, l’Ape sociale si potrà ottenere solo a 63 anni e 5mesi di età.

Note

[1] Inps mess 4195/2017.

Riferimenti

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