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QUOTIDIANO D INFORMAZIONE INDIPENDENTE - FONDATO NEL 1999 EDIZIONE SUDAMERICA CITTÀ FANTASMA. La vita a Herat con i talebani

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Academic year: 2022

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Domenica 29 Agosto 2021 || Anno XXIII - n° 159 || Direttore Mimmo Porpiglia || www.genteditalia.org

Direzione, Amministrazione Porps International Inc.||Miami, FL||Trademark n°75/829279|| Venduto in abbinamento con "El Pais" (60 pesos)

segue a pagina 11 segue a pagina 4

D

a mesi stiamo di- scutendo se il vac- cino anti Covid sia un diritto, un dovere oppure un obbligo. Visti i dubbi e le resistenze - ci sono milioni di italiani ancora non vaccinati - sta prendendo corpo l’i- dea di rendere il (...)

L

'Europa, Unione europea, come vive una situazio- ne a tenaglia, è vinco- lata agli Stati Uniti che non sempre agiscono con vantaggio europeo. Ma se gli europei tentano di agire nel proprio interes- se al di fuori delle (...)

Solitudine europea

di ANTONIO SACCÀ

Come sanzionare chi non si vaccina

di ALFONSO CELOTTO

segue a pagina 9 segue a pagina 5 segue a pagina 13

A

nalizzando, sen- za approfondi- re troppo, quello che la nostra società sta vivendo, in particolare in quest’ultimo periodo, emerge un richiamo cru- do a quella che può essere contrassegnata come una fase storica con (...)

Q

uesti primi timi- dissimi accenni di nuvole pomeri- diane, tanto desiderati a ferragosto, preannuncia- no una imminente real- tà: il ritorno in città dei vacanzieri findomestic, quelli che abbronziamoci e abbuffiamoci di melone rosso come se non ci fosse un domani, quelli che (...)

É

diventato stucche- vole il dibattito tra le forze politiche sul futuro di Mario Draghi.

Ci si domanda se sia più opportuno che resti alla presidenza del Consiglio per portare avanti il la- voro positivamente svol- to o se sia preferibile (...)

Padri e figli

dalla REDAZIONE

E se Draghi a Bruxelles?

di OTTORINO GURGO

La libertà perduta

di FABIO MARCO FABBRI

RACCONTI CAPRESI

In barca a Nerano da Tommaso allo Scoglio

CITTÀ FANTASMA

La vita a Herat con i talebani

SERIE A

Lazio, che spettacolo Juve, incredibile ko

ANONIMO NAPOLETANO a pagina 14 a pagina 7 a pagina 16

Lo aveva promesso e difat- ti ieri l’America ha reagito alla strage avvenuta giove- dì nei pressi dell’aeroporto di Kabul che ha causato la morte di circa 200 persone (tra cui 13 marines) e altret- tanti feriti che cercavano una via di fuga per scappare dai talebani.

Secondo l'intelligence a stelle e striscie c'è il forte rischio di infiltrazioni legate all'Isis

Afghanistan, in America massima allerta per la paura di nuovi attentati terroristici

GHIONNI a pagina 3

IL SONDAGGIO IN VISTA DELLE ELEZIONI

Comunali, a oggi Roma e Torino sarebbero in 'mano' al Centrodestra

Il consorzio Opinio Italia ha realizzato un sondaggio per la Rai in merito alle elezioni comunali che si terranno in Italia il 3 e 4 ottobre. Insom- ma, a poco più di un mese dal voto che deciderà i sindaci di alcune importanti città. Par- tiamo da Roma dove l’unico candidato certo di andare al ballottaggio è Enrico Michetti (nella foto) del Centrodestra.

a pagina 2

ECHENIQUE a pagina 6

CITTÀ DEL MESSICO

La funivia urbana

più lunga al mondo

è tutta italiana

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2

Comunali, a oggi il Centrodestra è molto avanti su Roma e Torino

VERSO IL VOTO Ecco il sondaggio di Opinio Italia in vista delle amministrative del 3 e 4 ottobre EMILIA-ROMAGNA

I grillini perdono altri pezzi: in 37 aderiscono al 'Movexit'

"Negli ultimi mesi e se- gnatamente nelle ultime settimane già parecchie erano state le uscite dal M5S.Il 10 agosto, in partico- lare, MovExit': uscita in contemporanea di un nutrito gruppo di attivi- sti ed eletti locali. Ma si è soprattutto registrata una scissione di massa silenziosa, alla spicciola- ta e numerosa, anche in Emilia-Romagna.

Oggi scindono le proprie responsabilità politiche da quello che ormai è il partito di Conte e Grillo anche 37 attivisti, con- siglieri ed ex consiglieri M5S dell'Emilia-Roma- gna nella quale si annun- cia la loro fuoriuscita dal M5S". E' quanto si legge in una nota dell'ufficio stampa di 'L'Alternati- va c'è' della Camera, il gruppo formato da ex grillini.

Il consorzio Opinio Italia ha realizzato un sondag- gio per la Rai in merito alle importanti elezioni comunali che si terranno in Italia il 3 e 4 ottobre.

Insomma, a poco più di un mese dal voto che deciderà i sindaci di alcune impor- tanti città. Partiamo da Roma dove l’unico candi- dato certo di andare al bal- lottaggio è Enrico Michetti del Centrodestra. Al primo turno raccoglierebbe una forchetta di voti che va dal 31 al 35%. Sfida serrata per il secondo posto che vede avvantaggiato il can- didato di centrosinistra Roberto Gualtieri con una forbice di consenso che va dal 23% al 27%. Segue la

sindaca uscente Virginia Raggi col 17%-21% e Carlo Calenda di Azione col 15%- 19%. Partita incertissima a Milano. Il sindaco uscente Beppe Sala sostenuto dal Centrosinistra è per ora avanti (44%-48%), ma di poco sul candidato di Cen- trodestra Luca Bernardo (40%-44%). Il candidato dei Cinque Stelle, nella persona di Layla Pavone, raccoglie tra il 3 e il 5%.

Più definite le situazioni di Napoli e Bologna dove i candidati sostenuti con- giuntamente da Pd e M5S sembrano avere la vittoria già in tasca. Nel capoluo- go partenopeo Manfredi stacca il rivale di Centro- destra Maresca di quindi-

Enrico Michetti

ci punti (43-46% contro 27-31%). Fuori dai giochi gli altri candidati indipen-

denti Bassolino e Clemen- te. A Bologna il sondaggio prospetta una vittoria già al primo turno di Matteo Lepore. Infine Torino. Il candidato di Centrodestra Paolo Damilano (42-46%) continua a essere il favori- to mentre il candidato so- stenuto dal centrosinistra Stefano Lo Russo è secon- do con un consenso che va dal 39% al 43%. Terza Valentina Sganga del M5S che potrebbe fermarsi sot- to la doppia cifra. Se i son- daggi fossero confermati alle urne, sarebbe una bel- la batosta per i grillini che perderebbero Roma e To- rino e si 'accontenterebbe- ro' di Bologna e Napoli, ma in abbinata con il Pd.

Secondo il bollettino emes- so dal Ministero della Salute italiano, i nuovi casi di Co- ronavirus in Italia sono stati 6.860, mentre venerdì il dato si attestava a 7.826. Il nume- ro totale di positivi sale così a 4.524.292. I decessi nelle ul- time 24 ore sono stati 54, un numero leggermente in salite rispetto a due giorni fa, quan-

do il dato era di 45, per un totale di 129.056 da febbraio 2020. Gli attuali positivi ri- sultano essere 139.428, pari a 1.310. I tamponi effettuati sono stati 293.464, e il tasso di positività scende così al 2,3%.

I posti letto occupati nei re- parti Covid sono in totale 4.111 mentre i posti letto occupati in terapia intensiva sono 511, con

42 ingressi in rianimazione.

Gli attualmente positivi sono 139.428 (+1.310 rispetto a 48 ore fa), mentre i dimessi-gua- riti registrano un incremento di 5.494 unità. Fra le regioni più in difficoltà c'è ancora la Sicilia, che ha fatto segnare ben 1.139 nuovi casi. Seguo- no il Veneto con 864 e l'Emi- lia-Romagna con 686 contagi.

I DATI

Contagi in calo, ma più vittime

Il tasso di positività si attesta al 2,3%

CARFAGNA E SALVINI A CONFRONTO IERI L'INCONTRO TRA I DUE

Il Centrodestra si divide sulle critiche a Lamorgese

Meloni e Orban: "I migranti non gravino più sull'Europa"

Se da una parte la Lega continua a criticare aspramen- te l’operato del ministro dell’Interno Luciana Lamor- gese in merito soprattutto alla gestione dei migranti e per la vicenda del rave party nel Viterbese, dall’altro lato Forza Italia ha preso le difese della titolare del Viminale tramite Mara Carfagna che le ha espresso so- lidarietà per gli attacchi subiti. Lapidario Matteo Salvi- ni: “L'unità del Centrodestra va oltre qualche intervista infelice”.

La leader di Fratelli d'Italia e presidente dei Conserva- tori europei Giorgia Meloni ha incontrato ieri a Roma il primo ministro ungherese Viktor Orbán. Tra i temi trattati, quello dei migranti. I due “hanno condiviso la necessità che la comunità internazionale si faccia ca- rico di questi rifugiati sostenendone l'accoglienza nei paesi limitrofi, senza gravare ulteriormente sull'Euro- pa, e sulla necessità di vigilare attentamente sulle pos- sibili infiltrazioni terroristiche”, si è letto in una nota.

ATTUALITÀ

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Lo aveva promesso e difatti ieri l’America ha reagito alla strage avvenuta giovedì nei pressi dell’aeroporto di Ka- bul che ha causato la morte di circa 200 persone (tra cui 13 marines) e altrettan- ti feriti che cercavano una via di fuga per scappare dai talebani. In pratica, grazie a un raid aereo compiuto con il drone Reaper, sono stati uccisi mentre erano a bor- do di un veicolo nella pro- vincia afgana di Nangahr

“due obiettivi di alto profilo e ferito un terzo” apparte- nenti all’Isis-K (nemici dei talebani), tra cui proprio la mente dell’attacco kamika- ze. Insomma, il presidente a stelle e striscie Joe Biden è passato sùbito ai fatti, auto- rizzando l’operazione ordi- nato dal segretario alla Dife- sa Llloyd Austin. Insomma, inutile negare che ora si at- tende la risposta dello Stato islamico che potrebbe ‘ope- rare’ proprio in America per una nuova azione d’attacco terroristica. Difatti negli Usa c’è “allerta massima”

proprio per il timone di at- tacchi sul proprio territorio.

Secondo la Cnn, il Dhs (Di- partimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti) sta controllando attentamente

quelle che vengono consi- derate come le tre minacce prinpali, tra cui quella di in- filtrazioni da parte di perso- ne legate all’Isis che potreb- bero aver approfittato del processo di ricollocazione dall’Afghanistan appunto in America. "Per contrastare questo, è in corso uno scree- ning approfondito e un pro- cesso di controllo accurato

per chi viene trasferito ne- gli Usa”, ha spiegato il capo dell'intelligence Dhs, John Cohen.

La seconda significativa minaccia alla sicurezza, se- condo la Cnn, è costituita da persone già negli Stati Uniti, che potrebbero es- sere ispirate da narrazioni associate ad al-Qaeda, Isis o altri gruppi terroristici e che

potrebbero guardare agli eventi in Afghanistan come a un'opportunità per com- mettere violenze negli Usa.

La terza minaccia riguarda gli individui che sono ispira- ti o motivati alla violenza in base alla loro connessione con una narrativa estremi- sta. Insomma, l’attenzione è più che alta. Intanto ci sono nuovi aggiornamenti in me- rito all’attentato di tre giorni fa secondo cui nei momenti di paura successivi all’atto, i militari americani avrebbe- ro aperto il fuoco e ucciso un numero significativo di civi- li. Lo ha detto l'inviato in Af- ghanistan della televisione statunitense Bbc riportando le parole di alcuni testimo- ni. La stessa Bbc ha chiesto al dipartimento della Difesa americana di commentare la notizia, senza però avere alcuna risposta.

IL CODACONS PARLA DI 1.500 EURO A FAMIGLIA CONTROESODO

Stangata d'autunno per gli italiani Vacanze finite per 20,8 mln di italiani

In arrivo una “stangata d’autunno” che potrebbe pesare su ogni fami- glia italiana fino a quasi 1.500 euro.

Lo denuncia il Codacons, che lancia l’allarme sulle spese che attendo- no le famiglie al ritorno dalle vacanze estive, e

sui rincari di prezzi e tariffe che si registreranno nei prossimi mesi in Italia. Settembre si apre con il ritorno degli studenti a scuola, un vero e pro- prio “massacro” per le tasche delle famiglie tra corredo scolastico, libri e materiale vario – spie- ga il Codacons – Quest’anno infatti diari, zaini, astucci e tutto il materiale “griffato” per la scuo- la, in base alle rilevazioni del Codacons, costa in media il 3,5% in più rispetto allo scorso anno,

con la spesa per il corredo che raggiunge quota 550 euro a studente;

a tale costo va aggiunta la spesa per i testi scolastici che può portare il conto totale a 1.200 euro a studente. Sarà un autunno pesante anche sul fronte dei prezzi al dettaglio, con un generale incremento del costo della vita.

Con il controesodo si concludono le vacanze estive per 20,8 milio- ni di italiani che hanno scelto di andare in ferie in agosto nell’estate 2021, anche se non manca chi è in partenza per il mese di settembre particolarmente amato da chi ama stare in tran- quillità. E’ quanto emerge dal bilancio stilato da Coldiretti/Ixe’ in occasione dell’ultimo weekend di controesodo estivo da bollino rosso per tutte le giornate, segnato dal maltempo.Con l’emer- genza sanitaria Covid quest’anno si è rafforzata l’abitudine tutta nazionale a concentrare le par- tenze nel mese di agosto che è stato di gran lun- ga il più gettonato dell’estate. Il timore del virus e la volontà di attendere un miglioramento della situazione ha portato, infatti, molti turisti a rimandare il più possibile la partenza. Si accorcia del 10% rispetto allo scorso anno la durata del viaggio con una media di 9 giorni trascorsi lontano da casa. L’Italia quest’anno è la destinazione preferita con appena 1,5 milioni di italiani che si sono recati all’estero.

di STEFANO GHIONNI

AFGHANISTAN L'America: "Uccisi 2 membri dello Stato islamico"

In Usa massima allerta per attacchi terroristici:

"Rischio infiltrazioni Isis"

L'intelligence: "Screening su chi viene trasferito negli Usa"

ATTUALITÀ

IL PRESIDENTE

Joe Biden:

"Rischio

alto di attacchi anche a Kabul"

Il presidente Usa Joe Bi- den ha rivendicato l'uc- cisione dei due militanti dell'Isis: "Ho detto che saremmo andati dai re- sponsabili dell'attenta- to terroristico e l'abbia- mo fatto. Continueremo a cercarli e la faremo pagare". Nel frattem- po, resta alta l'allerta su Kabul: "I comandanti mi hanno informato che un attacco è molto pro- babile nelle prossime 24-36 ore", ha concluso il presidente. Continua- no intanto le operazio- ni Usa di evacuazione dei civili. "Nonostante la situazione difficile, abbiamo continuato a evacuare civili. Vener- dì ne abbiamo tratti in salvo 6.800". Biden ha specificato che le for- ze statunitensi "stanno prendendo tutte le mi- sure possibili per avere risorse necessarie a tu- telare uomini e donne".

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4 ATTUALITÀ

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

(...) direttive statunitensi, vengono fermati. Il risultato è l’isolamento europeo, con un alleato-protettore – gli Stati Uniti – talvolta non op- portuno, e senza poter trovare altri sbocchi. La vicenda afghana è un caso. Il caso, esemplificativo, dan- neggerà l’Europa con immigrazio- ne, con l’eventuale terrorismo, con il potenziamento di Cina e Russia, oltretutto con danni che colpiranno anche gli Stati Uniti.

Allora, perché non lottare contro i talebani? Quale maggior danno sarebbe stato peggiore della ricon- quista talebana? La guerra? Certo, l’orrenda guerra. Ma è immagi- nabile che Usa e Stati europei non sarebbero idonei a dissolvere i ta- lebani? Dicono: gli americani sono avversi alla guerra in Afghanistan.

E quando mai uno statista cede all’o- pinione pubblica! Uno statista crea

l’opinione pubblica. Dall’abbandono dell’Afghanistan non sorgerà un mi- nimo vantaggio per l’Occidente né per gli afghani. Gli afghani saranno schiantati, affamati, uccisi. Taluni consentiranno alla restaurazione integralista della legge coranica, intesa al modo talebano, la donna asservita, la negazione di ogni co- gnizione dell’altrui civiltà. Che van- taggio otterrà il popolo dal non fare studiare le donne, dal non concedere possibilità di scelta? È una sconfitta per noi e per gli afghani.

Ma il peggio è nei rapporti con gli Stati Uniti. Non possono continuare a osteggiare i contatti con la Russia (la Cina è un altro aspetto e compor- ta altre complessità) e obbligarci a dipendere dall’America anche quan- do non fanno atti a nostro vantag- gio!

Ci isolano, ci rovinano. In quanto alla Cina: ormai le nostre economie dipendono da essa, anche o soprat-

tutto nelle tecnologie estreme. Sono contrarissimo a questa dipendenza dalla Cina. Ma la dipendenza dagli Stati Uniti ci paralizza.

Sarebbe auspicabile, tentabile, un ri- avvicinamento europeo con la Rus- sia? Gli Stati Uniti lo impedirebbero, taluni Paesi europei lo rifiuterebbe- ro. Davvero una pessima situazione.

Siamo al punto che il nostro presi- dente del Consiglio stenta a organiz- zare il G20 con Russia e Cina, perché il presidente degli Stati Uniti non vuole un incontro diretto e oltretutto ormai ha imposto il ritiro in data 31 agosto, il che renderà angosciatis- sima la salvezza dei collaboratori dell’Occidente, i quali devono essere salvati. Ciò detto, i talebani vanno combattuti militarmente. Non vi è alternativa politica. È come per i na- zisti: annientarli. Ora che faremo?

Assisteremo alla guerra civile tra i pochi rivoltosi retti da Massoud, fi- glio del Massoud eroico contro i so-

vietici, circondato anche da antichi compagni del padre? Li aiuteremo?

O faremo soltanto i locandieri dei fuorusciti?

Diventare i locandieri dei disastri mondiali sembra ormai il ruolo dell’Unione europea. Ma così non risolviamo, anzi, nel caso aiutiamo i talebani che ci manderanno chi vo- gliono. Tempi difficili da capire. Ri- vivo le vicende da bambino, quando parenti mi raccontavano le sevizie dei campi di concentramento, i bam- bini separati dalle madri. Avete vi- sto le madri che lanciano i figli oltre i recinti per salvarli, come capita-ca- pita, in Afghanistan! Fatemi capire.

Io non capisco. Esisteranno segrete vicende, oscuri timori. La responsa- bilità del politico è grave. Credo che sbaglino a non combattere i taleba- ni. Se qualcuno scorge ragioni oppo- ste, ne terrò conto. Insisto: per me è un errore.

ANTONIO SACCÀ

Solitudine europea

Sirhan B Sirhan, può torna- re in libertà. Sì, l’uomo che nel 1968 uccise il senatore Robert Francis Kennedy - fratello del presidente John, assassinato 5 anni prima - nella dispensa della cucina dell’Hotel Ambassador di Los Angeles durante la cam- pagna presidenziale, uscirà dal carcere dopo 53 anni e 82 giorni. «Non è più una minaccia per la società» af- ferma la commissione della contea di Los Angeles deci- sasi a riconoscergli la libertà su parola dopo 16 richieste, perché per la prima volta in mezzo secolo nessun compo- nente della famiglia Kenne- dy si è opposto.

Era la notte fra il 5 e il 6 giugno di quella che sareb- be passata alla Storia come

l’anno delle rivolte giovanili quando il 24anne palesti- nese di Gerusalemme, nato in una famiglia cristiana ma cresciuto in un campo profu- ghi giordano, premette otto volte il grilletto della sua ca- libro 22 sul senatore 42enne.

Kennedy aveva appena con- cluso un discorso nella hall dell’albergo per celebrare la sua vittoria alle primarie de- mocratiche della California durante la gara per correre le presidenziali e subentrare al collega di partito Lyndon B.

Jonhson - il vice di suo fra- tello - ritenuto artefice dell’e- scalation in Vietnam.

«L’ho fatto per il mio paese»

disse Sirhan all’epoca, soste- nendo sempre di aver agito a titolo personale, convinto di dover eliminare Bob, ex

Attorney General (ministro della giustizia, cioè), per il suo sostegno agli aiuti mili- tari ad Israele. Ma proprio come per la morte di JFK in seguito molti hanno conti- nuato a pensare che le circo- stanze dell’omicidio fossero misteriose e il killer parte di un complotto. Come aveva fatto altrimenti ad intercet- tare il senatore mentre usci- va passando dalle cucine, circondato da giornalisti e guardie del corpo? Di sicu- ro, Kennedy, colpito da tre colpi sparati a distanza rav- vicinata, morì poco dopo in ospedale. Nell’appartamen- to dell’assassino vennero ritrovate decine di foto del politico e un diario dove scri- veva: “La mia determinazio- ne a eliminare RFK è ormai

un’ossessione che non posso allontanare”.

Il processo fu veloce. Meno di un anno dopo il giovane killer arabo venne condan- nato alla camera a gas, fi- nendo rinchiuso nel braccio della morte del supercarcere di San Quintino. Nel 1972,

però, la California mise al bando la pena capitale. E la sua condanna fu convertita in ergastolo.

Dopo mezzo secolo in pri- gione, con ogni richiesta di clemenza bloccata dai Ken- nedy, sembrava un fine pena mai. E invece ieri pomeriggio Shiran, ormai troppo vec- chio per essere considerato ancora un pericolo, ha vi- sto accolta la domanda. Per la prima volta nessuno dei nove figli superstiti di Bob ed Ethel (ne ebbero 11) si è opposto. Anzi, Robert Jr. – il figlio complottista e no vax, ritenuto uno dei maggiori propagatori delle bugie sui vaccini - e Douglas, si sono addirittura espressi a favore della scarcerazione durante l’udienza. Doug, addirittura commosso: «Ho vissuto la mia intera vita ad aver paura di lui e del suo nome. Oggi lo vedo come un essere umano meritevole di compassione e amore». Ora Sirhan B (sta per Bishara) Sirhan andrà a vivere a Los Angeles, a casa dell’unico fratello rimasto.

Torna in libertà, sperando di uscire per sempre dalla Storia.

Sirhan B. Sirhan

NESSUN COMPONENTE DELLA FAMIGLIA KENNEDY SI È OPPOSTO

Libero dopo 53 anni l'assassino

di Robert Kennedy

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5 ATTUALITÀ

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

(...) che, tra qualche mese, si tra- sferisca al Quirinale per succedere a Sergio Mattarella. Si comincia a far strada, tuttavia, una terza ipo- tesi che potrebbe clamorosamente vanificare il lavorio dei partiti e mandare all'aria tutti i calcoli che vanno compiendo per accertare quale sia la soluzione per loro più favorevole. Draghi potrebbe, in- fatti, rinunciare sia alla presiden- za del Consiglio che a quella della Repubblica optando per un altro prestigiosissimo incarico: quello di presidente della Commissione europea; incarico attualmente de- tenuto dall'economista tedesca Ur- sula Von der Leyen il cui mandato scadrebbe nell'ottobre del 2024,

ma che potrebbe anticipare la pro- pria uscita di scena per lasciare il posto al premier italiano. È ben nota la stima di cui Draghi gode nell'Unione europea e, pressoché unanimemente, considerando, tra l'altro, l'ormai prossimo ritiro di Angela Merkel, egli è conside- rato il numero uno, colui che, più di ogni altro sarebbe in grado di rappresentare con autorevolezza il nostro Continente. Non sono po- chi, perciò, coloro che, dall'interno della UE, vedrebbero di buon'oc- chio Draghi alla guida dell'Euro- pa, tanto più che la conduzione della Von der Leyen non viene considerata particolarmente bril- lante. L'interrogativo è, dunque,

questo: riuscirà il nostro presiden- te del Consiglio a resistere al ri- chiamo delle sirene europee? Due elementi concorrono a far pensare che Draghi potrebbe essere indotto ad accettare il ruolo di presidente della Commissione: il primo è la sua vocazione europeista, matu- rata ed accresciuta durante gli anni della presidenza della Banca centrale europea; il secondo è che Draghi comincia ad essere stan- co del rapporto con i partiti, dei loro tentativi di imporgli soluzioni che spesso lo lasciano perplesso e della loro rissosità. Ultimo caso è quello della controversa questione dello ius soli. Forze che compon- gono la stessa maggioranza sono schierate su posizioni diametral- mente opposte mettendo in imba-

razzo l'esecutivo fino al punto di costringere il premier - cosa inso- lita considerando il suo tempera- mento decisionista - a dire che il governo è estraneo alla questione che deve essere risolta dai partiti.

Oltre tutto, come abbiamo detto, il mandato della Von der Leyen sca- drà dell'ottobre del 2024; una sca- denza che può essere anticipata, ma che può anche restare tale con- sentendo a Draghi di completare la propria opera alla guida del governo. Insomma, sul futuro del presidente del Consiglio c'è anco- ra la massima incertezza. La sua prossima sede di lavoro potrebbe non essere né a Palazzo Chigi né al Quirinale, ma a Palazzo Berley- ment, a Bruxelles.

OTTORINO GURGO

E se Draghi a Bruxelles?

México, barbijo que inactiva Covid-19

DESARROLLADO POR LA UNAM, CUENTA CON NANOCAPAS DE PLATA Y COBRE

Un novedoso barbijo capaz de inactivar el Covid-19, ela- borado a base de nanocapas de plata y cobre, fue creado por investigadores de la Uni- versidad Nacional Autóno- ma de México (UNAM), el principal ateneo público del país. El llamado "SakCu", nombre que es un acrónimo del vocablo indígena maya Sak, que significa plata y del símbolo químico del cobre, fue desarrollado por un equi- po de científicos del Instituto de Investigaciones en Ma- teriales de la UNAM. Para medir la capacidad de blin- daje de la mascarilla, los in- vestigadores tomaron gotas con el virus de pacientes po- sitivos y las colocaron sobre la película de plata y cobre depositada en polipropileno, según la Gaceta Informa- tiva de la UNAM. Con una concentración alta, el virus desapareció en más del 80%

en unas ocho horas pero con una baja en dos horas no fue detectado ningún ARN de este agente infeccioso. Según explicaron los especialistas, al entrar en contacto con la

nanocapa de plata-cobre, la membrana del SARS-CoV-2, causante del Covid-19, se rompe y se daña su ARN".

"Así, aunque el SakCu se des- eche de manera inadecuada, no será un problema al no permanecer contaminado, como muchos de los cubre- bocas que se tiran a la basu- ra", afirmó. El cubrebocas es reutilizable y puede ser lava- do hasta una decena de veces sin perder sus propiedades, lo que reduce el impacto al medio ambiente generado por tantos cubrebocas des- echables o de un solo uso. La UNAM señaló que está lista para producir 200 piezas por día, pero por ahora no se informó del costo. Según Sandra Rodil, líder del equi- po de científicos que elaboró el prototipo de protector fa- cial, el SAKCu está elaborado de tres capas, la externa y la interna de algodón y la inter- media de nanocapas de pla- ta-cobre depositadas en poli- propileno. La plata y el cobre fueron metales elegidos para emplearlos en la fabrica- ción de la mascarilla por sus

"comprobadas propiedades antivirales, antibacteriales e incluso antifúngicas", expli- có. "Al usar una mezcla de plata-cobre formando una nanocapa de espesor en- tre 30 y 40 nanómetros, se ofrece una doble protección contra el virus y bacterias", indicó la científica. SakCu se realizó en colaboración con el Hospital Juárez de Méxi- co, uno de los centros mé- dicos más prestigiosos del sistema público de salud que ha sido también una de las principales trincheras con- tra la pandemia en el país, con el apoyo de la Secreta- ría de Educación, Ciencia, Tecnología e Innovación de la capital. En México, cuar- to país con mayor mortali- dad mundial por Covid-19, se contabilizan hasta ahora 3,2 millones de contagios (20.633 más en las últimas 24 horas) y 256.287 muertes (+835). En el período de ex- perimentación, se probó en una superficie de nanocapas de plata-cobre la viabilidad de un grupo de cinco bacte- rias de origen hospitalario,

agrupadas en la sigla ESKA- PE y que causan las infec- ciones más comunes, casi todas de las cuales fueron eliminadas al 100% en cua- tro horas. Con el Instituto de Investigaciones Biomédicas de la UNAM se realizó tam- bién un estudio para probar si también la nanocapa de plata-cobre es efectiva para destruir virus no encapsu- lados "como el del papiloma humano", pero no tuvo éxito.

En colaboración con el Ins- tituto Nacional de Rehabi- litación (INR) se realizaron también pruebas de citotoxi-

cidad a la superficie del po- lipropileno con depósito de plata-cobre. El propósito era

"descartar cualquier riesgo para las personas que usarán este cubrebocas, sobre todo por el contacto directo con la piel". Para asegurarse de que no hay desprendimiento, la tela sintética se sometió a un intenso flujo de aire por 24 horas y no hubo liberación de plata o cobre y tampoco hay mayor riesgo con la hu- medad, pues al ponerla en agua durante 24 horas, la cantidad de metal liberado es mínima.

Barbijo contra el Covid en México

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6 ATTUALITÀ

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Città del Messico, la funivia urbana più lunga al mondo è tutta italiana

SI SVILUPPA SU 10,55 CHILOMETRI, L'HA REALIZZATA LA LEITNER DI VIPITENO

È un nuovo sistema di trasporto nella gigante- sca Città del Messico. Una struttura rivoluzionaria:

una linea funiviaria urbana lunga 10,55 chilometri che le cabine possono percor- rere in 36 minuti. Si trova nel popoloso distretto di Iztapalapa ed è stata insi- gnita del Guinness World Record perchè è la più lun- ga al mondo nel suo gene- re. Voluta per trasportare 100.000 passeggeri al gior- no con le sue connessioni con la metropolitana della capitale del Messico ridur- rà in maniera consistente i tempi di viaggio in una città dove il traffico è a dir poco caotico. Una nuova strada, per così dire sopra- elevata, che darà sollievo a tante persone. Ma non è tutto qua, non si tratta solo di una nuova infrastruttura capace di accelerare il tra- sporto a Città del Messico.

L'aspetto assolutamente da non trascurare è che Cablebùs 2, questo il nome della funivia, è stata costru- ita da una azienda italiana, la Leitner di Vipiteno, in provincia di Bolzano. "Il cuore tecnologico della funivia - il comunicato - è completamente italiano perchè a realizzarlo, con l'impiego delle soluzioni più innovative, è stata la Leitner di Vipiteno, un ul- teriore successo per tutto il made in Italy nel mondo".

Alla inaugurazione dell'im- pianto sono intervenuti ol- tre alle autorità locali gui- date da Claudia Sheinbaum Pardo, governatrice di Città del Messico, prima donna a occupare questo ruolo nel- la capitale, Martin Leitner,

amministratore delegato della Leitner e una dele- gazione dell'Ambasciata italiana in Messico. "Con la realizzazione di Cable- bus 2 - la nota della nostra rappresentanza - ad opera della Leitner in sinergia

con la messicana Alfa e il governo locale, il nostro Paese contribuisce ad uno dei più importanti progetti di mobilità urbana in Mes- sico. Siamo orgogliosi che la tecnologia italiana sia al servizio del trasporto ur- bano innovativo, rapido, sicuro ed ecologico in uno dei quartieri più popolati e meno agiati della capitale messicana". A Iztapalapa, 2 milioni di abitanti, ora ci sono 300 cabine ognuna delle quali capace di ospi- tare 10 persone attraverso 7 stazioni. Fino a domenica 8 agosto, giorno dell'avvio dell'innovativa funivia, per percorrere lo stesso tragitto di nemmeno 11 chilometri, in auto erano necessari al- meno un'ora e 15 minuti, tempo che è stato dimezza- to. Meno stress e più eco- logia perchè con Cablebùs 2, alimentato elettrica- mente, ci sarà anche una sostanziale diminuzione delle emissioni di anidride carbonica in una città dove l'inquinamento atmosferi- co è uno dei grandi proble- mi. Ma gli aspetti positivi portati da questa funivia

urbana non si fermano qui:

per il suo funzionamento infatti sono stati creati 300 nuovi posti di lavoro e inol- tre, aspetto ancor più inte- ressante, secondo le autori- tà locali la funivia porterà nuovi investimenti calco- lati in 1475 imprese, 4200 posti di lavoro diretti ai quali se ne aggiungeranno 6750 indiretti, tutti come conseguenza del migliora- mento della mobilità. L'ar- rivo di Cablebus 2 ha por- tato anche nuove idee che si inseriscono nel grande progetto di rivalutazione di Iztapalapa: infatti, com- missionati dalla città, sono apparsi decine di murales sugli edifici che sorgono lungo i quasi 11 chilome- tri del percorso della funi- via urbana. Leitner, le cui origini risalgono al 1888, è una azienda leader nel mondo per quello che con- cerne le tecnologie funivia- rie, seggiovie e cabinovie ad agganciamento automati- co, funicolari, ascensori in- clinati e ski lift. Dalla neve alle città. Fondata nel 1888 da Gabriel Leitner (mac- chine agricole e funivie per

il trasporto di materiali la prima specializzazione) per poi essere protagonista nel 1908 nella realizzazione dell'italiana funivia del Col- le, il primo impianto a fune per il trasporto di persone dell'Europa Centrale. Nel 1947 firma la prima seg- giovia italiana a Corvara, nel 1980 l'inaugurazione di un nuovo stabilimento di produzione su un'area di 40.000 metri quadrati.

Poi altri traguardi ai quali si aggiunge nel 1998 l'aper- tura della prima filiale negli Stati Uniti e un viaggio che ora in Messico ha centrato un altro record, questa vol- ta mondiale.

Si chiama Cablebus 2, inaugurata un paio di settimane fa ha ora ricevuto il riconoscimento del Guinness World Record. Si trova nel popoloso quartiere di Iztapalapa, può trasportare fino a 100.000 passeggeri al giorno in 36 mi- nuti, quando in auto ne sono necessari il doppio. Ecologica, porterà nuovi inve- stimenti e le autori- tà locali prevedono che si arriverà alla creazione di 4200 posti di lavoro di- retti e 6750 indiretti

di SANDRA ECHENIQUE

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7 CRISI IN AFGHANISTAN

La vita a Herat con i talebani, "una città fantasma in un paese pieno di sfollati"

LE STRADE DESERTE, LA PAURA DELLE DONNE, L'UNIVERSITÀ CHIUSA

“I talebani hanno distrutto i nostri sogni, ora faranno lo stesso con le nostre vite. Sono già venuti a cercarmi a casa, non potevo che fuggire”. Zha- ra è una donna soldato di 35 anni, che fino a pochi giorni fa viveva a Herat, la terza cit- tà dell’Afghanistan, per quasi 20 anni base del contingente italiano. Trentacinque anni, due figli e un compagno, ha raccontato perché ha deciso di fuggire: “Non avevo alter- native. Dovevo pensare alla mia famiglia, al mio compa- gno, soldato come me, a un futuro che sognavo qui, per il quale mi sono messa in gioco in prima persona. E che oggi è stato cancellato”. Zahra è arrivata in Italia, come altri suoi concittadini, come alcu- ne delle calciatrici della squa- dra di Herat. Anche loro, ar- rivate in Italia grazie all’Ong Cospe, rappresentazione di ciò che i talebani vorrebbero annientare. Avevano chiesto di essere evacuate in sei, con- sapevoli del pericolo che cor- revano a rimanere in città, ma purtroppo solo in quattro ce l’hanno fatta. Altre due sono state costrette a rientrare da Kabul a Herat. Il ponte aereo si sta esaurendo in queste ore, ma la speranza dell’ong è che riescano comunque a partire.

Che si attivino altri corridoi umanitari.

A fronte di alcune migliaia di persone che sono riuscite a raggiungere l’Occidente - da Herat, come da Kabul, come da altre località afghane - nel- la terza città del Paese però centinaia di migliaia di perso- ne che sono rimaste. Al mezzo milione di residenti si aggiun- gono i profughi, che arrivano dalla periferia, dalle province.

Per quanto le informazioni da

Herat siano sempre meno, il ritratto che ne viene fuori è quello di una città che ha cam- biato volto. Dal giorno in cui i talebani hanno ufficialmente preso il controllo, il 12 agosto, la vita di chi è rimasto ha pre- so un’altra piega, come spie- ga il Financial times, che ha raccolto le testimonianze di alcuni residenti. “Herat oggi è una città fantasma”, ha detto un giornalista raggiunto dal- la testata americana. Vedere donne in strada è molto dif- ficile: quasi tutte, per paura o per costrizione, sono rimaste a casa. Anche chi, fino a poco tempo prima, aveva un lavo- ro. Fanno eccezione le donne che lavorano nella sanità, ma anche loro sono controllate a vista e non possono lavorare con persone dell’altro sesso.

Quanto agli uomini, sono più liberi ma, almeno quelli che si sono imbattuti negli ordi- ni dei talebani, costretti a in- dossare l’abito tradizionale.

I parchi sono vuoti, o quasi.

A restituire una parvenza di normalità i negozi che ria- prono, ma tra i cittadini resta la paura: “Quando usciamo, non sappiamo se incontrere- mo un talebano particolar-

mente rigido o in uno che non lo è”, ha spiegato un fotografo al Ft. Nel primo caso, anche indossare jeans e maglietta può diventare un problema.

Le scuole sono ripartire, ma le classi miste sono state ban- dite. L’Università, invece, non ha ancora riaperto i battenti.

I talebani, hanno raccontato dei dipendenti dell’Ateneo di Herat al sito University World News, non solo voglio- no classi separate, ma pre- tendono che per le ragazze debbano esserci solo docenti donne. Cosa molto difficile, dato l’organico dell’Ateneo.

E così le lezioni sono sospe- se, le facoltà chiuse. I sogni di tanti giovani afghani appesi a un filo. Chi può progetta di partire, anche se è difficile im- maginare quando, come e per dove, visto che le evacuazioni sono praticamente terminate e lasciare i confini diventerà sempre più difficile. Ma la prospettiva di dover restare a lungo in un territorio control- lato dagli estremisti fa paura:

“Sono pronto a dare la mia vita per far andare mia mo- glie e i miei figli fuori dal Pa- ese. Non voglio che i miei figli crescano sotto la bandiera dei

talebani”, dice un uomo che lavora in un ufficio pubblico al giornale americano.

Quello che sta succedendo a Herat è la fotografia di ciò che accade, e accadrà, in tutto l’Afghanistan? “Probabilmen- te sì, ma con le differenze che ci sono da territorio a territo- rio. I talebani stessi non sono un monolite e, per quanto si siano dati come ordine di scuderia quello di presentarsi all’esterno in maniera accet- tabile, sappiamo bene quale sia la loro visione del mondo.

Chiaramente poi tutto dipen- derà molto da come control- leranno ogni porzione di Pa- ese. Francamente, mi sembra prematuro e un po’ azzardato fare previsioni di lungo termi- ne”, dice ad Huffpost Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid Italia. L’ong è presente in 7 province dell’Af- ghanistan e, proprio ieri, ha lanciato un allarme sulla crisi umanitaria che si sta svilup- pando in tutto il Paese. Per- ché se non c’è totale certezza su quale sarà l’assetto dell’Af- ghanistan nei prossimi mesi o anni, la situazione attuale è drammaticamente chiara.

In questo momento ci sono

decine di migliaia di persone che hanno bisogno di aiu- to: “Ci sono almeno 150mila sfollati, che dalle campagne si sono mossi verso le città, Herat compresa. Ci stiamo al momento concentrando sui loro bisogni base: indumenti, cibo, kit sanitari. A ciò affian- cheremo anche il supporto psicosociale, con l’obiettivo di coinvolgere 35mila persone che si sono mosse all’interno del Paese”, spiega il segreta- rio generale, che ha contatti quotidiani con gli attivisti sul campo. Nei confini afghani, così come in ogni altro terri- torio dove opera l’ong, lavo- rano sono persone del posto:

“Ne abbiamo sui vari territori circa 120. Abbiamo deciso di non far operare le donne, per il momento, per la loro sicu- rezza”, continua De Ponte.

Passo dopo passo l’ong capirà come indirizzare la sua atti- vità, seguendo gli obiettivi di sempre e affiancando a questi la gestione dell’emergenza:

“Continueremo a fare il no- stro lavoro - spiega ancora il segretario generale - nella consapevolezza che operare sarà più difficile, visto che le condizioni sul campo sono mutate”. De Ponte, però, ri- balta la visione, tipicamente occidentale, di un cambia- mento repentino, avvenuto all’improvviso, in poche set- timane: “Era da un anno e mezzo che, soprattutto nelle zone rurali, i talebani stavano rientrando nei territori. Pro- vincia per provincia. Non da un punto di vista militare cer- to, come è accaduto effettiva- mente nelle ultime settimane, ma da un punto di vista socia- le. Proprio per questo motivo, per i nostri operatori del po- sto l’evoluzione cui abbiamo assistito negli ultimi giorni non è stata una sorpresa”.

di FEDERICA OLIVO

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8 CRISI IN AFGHANISTAN

Talebani, Al-Qaeda, Isis-K.: chi sono i fondamentalisti islamici

UNA MAPPA PER ORIENTARSI

Con il ritorno dei talebani al po- tere riemerge la storica frattura tra i vari enti terroristici islamici.

Dietro i tragici attentati all’aero- porto di Kabul, infatti, c’è la mano dell’Isis-K. Ne erano sicure fin da subito le intelligence statunitensi e britanniche e la conferma è arrivata dopo la rivendicazione dello stesso gruppo islamico. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uni- ti, Jake Sullivan, lo ha definito una minaccia “acuta” e “persistente” per le operazioni di evacuazione che si stanno tenendo all’aeroporto Ha- mid Karzai. Truppe americane, tale- bani e afghani collaborazionisti con l’Occidente rappresentano, infatti, un’occasione di ribalta mediatica troppo ghiotta per lo Stato islamico del Khorasan, una delle tante realtà terroristiche che operano e deva- stano l’Afghanistan, oscurata negli ultimi anni dal ritorno dei mai tolle- rati talebani. Questi ultimi, insieme a Al-Qaeda, Isis e, appunto, Isis-K sono i gruppi più noti, accomunati dal rifiuto di tutto ciò che esca dai loro canoni (gli infedeli) ma forte- mente divisi tra di loro.

TALEBANI

In pasthu, una delle lingue più par- late in Afghanistan e in Pakistan, significa letteralmente “studente”

o “ricercatore”. Nasce dalle scuole coraniche pakistane, le madrasse. Il termine è legato al regime dell’Emi- rato islamico che si è instaurato in Afghanistan tra il 1996 e il 2001, du- rante cui l’Onu ha denunciato quin- dici massacri di massa perpetuati contro la popolazione civile con l’a- iuto di Al-Qaeda, storico alleato del regime. Il governo dei talebani non venne mai riconosciuto dalla comu- nità internazionale, con l’eccezione di Pakistan, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.

La storia del gruppo parte due anni prima, nel 1994, quando il mullah Mohammed Omar e Abdul Ghani Baradar, due ex mujaheddin, deci-

sero di fondare nella città di Kan- dahar un movimento che riportasse stabilità e pace nel Paese dopo il ritiro truppe sovietiche nel rispetto più rigoroso della sharia, la legge islamica. Nel giro di quattro anni, i talebani controllavano circa il 90%

dell’Afghanistan, compresa la ca- pitale Kabul conquistata nel 1996.

Chiunque fosse contro la legge isla- mica veniva pubblicamente giusti- ziato, mentre chi aveva collaborato con enti esterni – organizzazioni, Paesi o anche solo media interna- zionali - veniva etichettato come traditore. Per gli uomini era d’obbli- go tenere la barba lunga, così come per le donne indossare il burqa. Per queste ultime era vietato anche an- dare a scuola dopo i dieci anni, ave- re rapporti con uomini al di fuori dal nucleo familiare, guidare qual- siasi mezzo e indossare gioielli. Agli afghani vennero proibiti il cinema, la musica e la televisione, in quanto non in linea con la l’interpretazione della legge islamica che vieta la raf- figurazione degli idoli. Non a caso, molte opere dal valore storico e cul- turale immenso vennero distrutte, come le due statue millenarie raf- figuranti il Buddah nella valle Ba- miyan, nell’Afghanistan centrale.

Era il 2001, lo stesso anno in cui Osama bin Laden, a capo dell’orga- nizzazione terroristica di Al-Qaeda, preparava l’attentato alle Torri Ge- melle sotto la protezione degli stessi talebani. Nel momento in cui Wa- shington lo ritenne responsabile del dirottamento dei due aerei e di fron- te alla richiesta del presidente Geor- ge W. Bush di consegnare tutti i mi- litanti di Al-Qaeda, il mullah Omar si rifiutò. Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita decisero di non rico- noscere più il governo dei talebani, appoggiati solamente dal Pakistan a cui si rivolsero per processare bin Laden in un tribunale internaziona- le che rispettasse però la legge della sharia. Una proposta che Islamabad sembrerebbe aver rifiutato. Nean- che un mese dopo dall’attentato al World Trade Center, partì l’opera-

zione della Nato guidata dagli Stati Uniti che, in seguito alla conferen- za di Bonn in Germania, instaurò il nuovo governo di Hamid Karzai.

Alla conferenza non prese parte alcuna rappresentazione taleba- na, diversamente dagli accordi di Doha del 2020, per molti analisti uno spartiacque per le vicende che si susseguono in queste ore che li vedono di nuovo al potere vent’anni dopo l’ultima volta.

AL-QAEDA

La storia del gruppo terroristico fondato dal miliardario saudita

Osama bin Laden è strettamente legata all’attentato dell’11 settem- bre, il più grave mai subito dagli Stati Uniti sul suo territorio. Tre- mila i morti, molti di più quelli che seguirono alla risposta occidentale.

Le origini di Al-Qaeda (in arabo, “la base”) vanno ritrovate, come per i talebani, nella resistenza all’invasio- ne sovietica tra il 1979 e il 1989, pe- riodo durante cui l’organizzazione fungeva da rete logistica per i com- battenti islamici di tutto il mondo.

Terminata l’occupazione, i militanti del gruppo si dispersero senza mai perdere di vista il fine della loro lot- ta: combattere contro i regimi isla- mici corrotti e scacciare la presenza dell’Occidente, in particolare gli Stati Uniti, dai loro territori.

Nata in Afghanistan, successiva- mente la sede dell’ente terroristico venne spostata in Sudan per poi tor- nare nel 1996 a Kabul, dove strin- se rapporti sempre più stretti con i talebani, accomunati dalla guerra santa (jihad). Qui organizzò campi di addestramento e formò migliaia di miliziani che, dopo il duro colpo inferto all’organizzazione dall’inter- vento militare americano, agirono da cellule spaiate rendendo ancor più difficile la lotta al terrorismo.

Sempre dall’Afghanistan, Al-Qaeda preparò una serie di attentati: quelli alle ambasciate americane in Kenya e in Tanzania nel 1998 e, due anni dopo, al cacciatorpediniere statu- nitense nel porto di Aden, nello Yemen. Quello di New York fu l’ul- timo attacco coordinato dal confine afghano-pakistano, dove il gruppo si nascondeva. Dopo l’intervento dell’Alleanza Atlantica, molti leader si rifugiarono nei territori vicini,

di LORENZO SANTUCCI

Ayman al-Zawahiri

Abdul Ghani Baradar

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9 CRISI IN AFGHANISTAN

compreso Osama bin Laden, ucci- so nel 2011 a circa 50 km da Isla- mabad dalle truppe statunitensi. Il suo posto venne ricoperto da Ayam al-Zawahiri, da sempre al fianco del leader saudita.

Ora, dopo la ribalta fulminea dei talebani, la preoccupazione che av- volge molti analisti è un rafforza- mento di Al-Qaeda, già in festa per

il ritorno dei loro storici alleati come testimoniano i dolci distribuiti alla popolazione dopo la presa di Kabul.

ISISChi si oppone ai talebani è invece l’Isis – Stato islamico dell’Iraq e del- la Siria, nato in seguito all’invasione americana dell’Iraq da un ramo di Al-Qaeda.

“Apostati” e “traditori”, addirittu- ra “agenti degli americani”: sono questi gli appellativi che il sedicente Stato islamico ha rivolto ai nuovi si- gnori dell’Afghanistan. I due gruppi sono da anni allo scontro, perché se per entrambi il fine ultimo è quello del rispetto della legge islamica e la lotta agli infedeli, il carattere nazio- nalista dei talebani mal si pone con quello internazionalista dell’Isis.

Quest’ultimo, infatti, si pone l’o- biettivo di voler esportare la legge del Corano nel mondo, mentre per i talebani questa deve essere limitata ai confini afghani.

Non è un caso che nel 2014 Daesh abbia deciso di cambiare nome in Stato del califfato islamico (Sic) per

mostrarsi come autorità del mondo musulmano.

ISIS-K

Come scritto, però, l’Isis più cono- sciuto è quello ramificato in Iraq e soprattutto in Siria, dove da ormai sette anni è in guerra contro il go- verno di Bashar al-Assad. Ma le ar- terie del gruppo fondamentalista si estendo in molti dei Paesi circostan- ti, a cui l’Afghanistan non fa eccezio- ne. Qui si è radicato l’Isis-K, o Isis- KP, sigla che racchiude la provincia dello Stato islamico del Khorasan (“Le terre del sole”), un termine per indicare i territori di Tagikistan, Uz- bekistan, Turkmenistan, Pakistan e, appunto, Afghanistan.

Si tratta di una costola di Al-Qae- da, fondata dai talebani pakistani delusi nel 2015 in un’area dimenti- cata dalle autorità – la stessa dove trovava rifugio Osama bin Laden.

Il Center for Strategic and Interna- tional Studies ha sottolineato in un suo rapporto che l’Isis-K “non tie- ne conto dei confini internazionali”

e “immagina che il suo territorio

trascenda Stati-nazione come l’Af- ghanistan e il Pakistan”, a dimostra- zione di come si attenga all’idea di base del Califfato. In circa tre anni, la loro azione terroristica fu molto attiva in Afghanistan (nel 2016 si contavano tra i tre e i quattro mila miliziani, il massimo mai raggiun- to), fino a quando le sconfitte ripor- tate in Siria e in Iraq dall’Isis non si ripercossero anche su quello afgha- no, circoscritto a una piccola area e con finanze limitate. Come nel caso di Al-Qaeda, però, l’azione dei sin- goli ha permesso al Califfato di non capitolare definitivamente. La risa- lita dell’Isis del Khorasan è dovuta in parte al narcotraffico, in cui si inserì nel 2019 e che gli permise di riconquistare terreno. Nangarhar, Kunar, Nuristan e Badakhsan sono le province dove oggi è più presente e da cui lancia la sua sfida agli infe- deli americani e i traditori afghani, inclusi quei talebani che secondo loro sarebbero troppo morbidi nella messa in pratica della sharia.

Gli attentati all’aeroporto di Kabul ne sono l’esempio più tragico.

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA

(...) “penuria di libertà”. Infatti, la libertà socio-politica è general- mente caratterizzata con l’assenza di dipendenza dagli altri.

È noto che la Libertà è una conqui- sta, quindi non è uno status socia- le scontato. Così le dittature, o gli autoritarismi, rappresentano non un incidente storico ma general- mente una necessità sociologica; la

“Libertà” l’essere umano l’ha sem- pre ricercata, perché raramente posseduta o comunque mai com- pletamente goduta. E oggi anche noi vediamo cosa può significare vivere in un ambito dove le libertà sono “strattonate”. L’uomo libero è prima di tutto colui che non è statu- tariamente dipendente da un altro uomo che sarebbe il suo padrone e che disporrebbe della sua vita di diritto. Un aspetto della mancanza di libertà è il suo allineamento con la mancanza di azioni logiche: di alcune imposizioni, nonostante i forti e “plagianti” condizionamenti mediatici, si fa fatica a compren- derne “l’utilità logica”. Anzi, spesso la loro assoluta illogicità, suppor- tata anche da rare considerazioni

socio-scientifiche, penetra nell’ac- cettazione sociale senza stimolare senso critico.

Un altro elemento che si associa alla mancanza di libertà, oltre la

“logica”, è il “dogma”. Questo è oggi sempre più osservato da quella parte della comunità che vede in questo concetto una facile spiega- zione alle imposizioni illogiche, sol- levando il soggetto da sforzi critici.

Alla imposizione della mancanza di libertà da un supporto notevole

“l’isolamento sociale”. Oggi lo stru- mento più importante per questo isolamento è quello che, con arcai- co lessico, viene chiamato “telefo- nino”, la cui funzione “telefonica”

è l’ultima delle sue caratteristiche.

Esso permette a singoli sogget- ti, aggregati in gruppi sociali, di isolarsi anche se affiancati o inse- riti nello stesso “insieme sociale”;

per mantenere la “non libertà” è di fondamentale importanza che i soggetti non comunichino e non si scambino opinioni “guardandosi”

e senza “strumenti intermediari”, atteggiamenti che risulterebbe- ro estremamente compromettenti per mantenere “l’isolamento” e per l’accettazione del dogma. Secondo

Jean-Jacques Rousseau, la libertà di indipendenza sarebbe quella di cui godrebbe l’essere umano nello stato di natura, uno stato ipotetico in cui, essendo isolato, l’individuo potrebbe scegliere le proprie attivi- tà e i mezzi per soddisfare i propri bisogni senza dover fare affida- mento sugli altri (autarchia). Ma il concetto di isolamento di Rousseau non prevedeva, ovviamente, la cre- azione dello smartphone.

Molti altri elementi possono acco- starsi “costruttivamente” alla “non libertà”; ricordo per ultimo forse uno di quelli più importanti che è la “non conoscenza” ovvero “l’igno- ranza”. Quest’ultima permette alla

“non libertà” di “scorrazzare” tran- quillamente tra i pochi e poveri sti- moli che avvolgono la comunità e i suoi componenti.

In conclusione, la mancanza di logica, il dogma, l’isolamento, l’i- gnoranza, sono le pietre angolari che contribuiscono alla costruzione del muro della “non libertà”. Non è casuale, ovviamente, che le Rivo- luzioni, quella francese lo ricorda, si basino sul desiderio di Libertà, Uguaglianza e Fraternità, concetti che “volano” parallelamente ma in

senso contrario ai loro antagonisti:

dogma, isolamento, illogicità, igno- ranza. Ma sappiamo che la libertà non è solo la caratteristica di un’a- zione individuale e dell’agente che la compie, è anche la caratteristica di un insieme di relazioni interper- sonali. Quindi, la libertà non è solo una proprietà inalienabile dell’in- dividuo, ma è un lavoro collettivo da svolgere nella società.

La dimensione politica del proble- ma della libertà è stata trascurata e forse parzialmente analizzata da tutta una tradizione filosofica che ha collocato il concetto di libertà nel rapporto tra una persona e se stesso, e non sul rapporto tra per- sone. Questa tradizione filosofica, che favorisce la libertà interiore, affonda le sue radici in chiari am- biti religiosi. Il problema della li- bertà è allora quello di ricercare la liber-azione; ricordando la colle- ga Hannah Arendt nel suo saggio

“Cos’è la libertà?”, dove scrive “per quanto importante possa essere la libertà interna, questa libertà è secondaria alla “libertà politica”.

Aggiungo: con la quale è azzardato giocare.

FABIO MARCO FABBRI

La libertà perduta

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LE INCHIESTE DI GENTE D'ITALIA: I PARLAMENTARI ESTERO

Raffaele Fantetti: unica proposta legislativa sull’“Istituzione di una Commissione parlamentare per le questioni degli italiani all’estero”

Continua l’indagine de La Gente d’Italia sull’attività degli eletti alla circoscrizione Estero. Dopo i 12 deputati presenti alla Camera, co- nosciamo cosa hanno prodotto in questi anni i 6 Senatori, quali gli incarichi all’interno delle Commis- sioni, e anche eventuali “cambi di casacca”, grazie alle informazioni sui loro profili che compaiono su www.senato.it. Difficile riuscire a ci- tare ogni incontro con la comunità, ogni comunicato stampa, le notizie affidate ai social, gli interventi in Aula o in Commissione, ma almeno cercheremo di capire quali proposte legislative e atti hanno presentato e, soprattutto, quanto tempo hanno speso sugli ambitissimi scranni del Parlamento per far sentire la voce dei loro elettori. E, come abbiamo già scritto, se per errore non verrà citato un risultato importante per la comunità all’estero, queste pagine sono a disposizione per ogni even- tuale rettifica.

SEN. RAFFAELE FANTETTI

Il Senatore Raffaele Fantetti (Roma, 1966) già nel 2008 si candida alla ripartizione Europa nelle liste del Popolo della Libertà risultando il primo dei non eletti; riesce ad en- trare al Senato (nel 2010) “grazie”

alle dimissioni di Nicola Di Girola- mo in seguito alle contestazioni (e i ricorsi dello stesso Fantetti, il primo presentato nel maggio del 2008), tra l’altro, di “falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficia- le sulla sua identità” e “falsità in atti destinati alle operazioni elettorali”

in considerazione che non possede- va il requisito della residenza all’e- stero - in Belgio per la precisione - come allora prevedeva la legge sul voto per gli italiani all’estero, senza dimenticare le accuse di associazio- ne per delinquere in merito ad una inchiesta sulla ‘ndrangheta.

Torna a candidarsi nel 2013 ma i voti di preferenza non sono suffi- cienti per farlo rientrare nelle stan- ze di Palazzo Madama. Ritenta nel 2018 con la lista “Salvini-Berlusco- ni-Meloni” e diventa uno dei 6 se- natori della circoscrizione Estero.

Ad oggi, diversi sono stati i “ripen- samenti”: fino all’11 ottobre 2020 ha fatto parte del Gruppo Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC; del Gruppo Misto dal 12 ottobre 2020 al 25 gennaio 2021 (MAIE), è stato quindi uno dei “Responsabili” che lo scorso gennaio erano pronti a soste- nere il Governo Conte (dal 15 genna- io 2021 la componente ha assunto la denominazione MAIE-Italia 23); il 26 gennaio aderisce al Gruppo Eu- ropeisti-MAIE-Centro Democratico, fino al 29 marzo 2021. Infine, passa al Gruppo Misto e il 6 maggio entra in quota Cambiamo.

Per riepilogare: nell’ottobre 2020 lascia Forza Italia e aderisce al MAIE, queste le sue motivazioni: “È una decisione impegnativa ma po- liticamente necessaria per raggiun- gere gli obiettivi che avevo presen- tato nella mia candidatura al seggio per la Circoscrizione Estero. Lascio Forza Italia e scelgo il MAIE perché è l’unica forza politica presente in parlamento dedicata esclusivamen- te alla difesa e promozione degli in- teressi degli oltre 6 milioni di Italia- ni all’estero iscritti all’AIRE. Siamo ormai entrati nella seconda metà di

questa legislatura e purtroppo nes- suna delle battaglie intraprese a fa- vore della mia constituency ha avuto una chance di successo. Ad esempio, la mia campagna storica per il rico- noscimento e la promozione istitu- zionale della ristorazione italiana all’estero è stata bocciata nel 2018 dal ministro Centinaio e nel 2019 dalla ministro Bellanova: eppure, le migliaia di nostri connazionali attivi nel settore (piccoli imprenditori che mi hanno sempre votato) la aspetta- no ancora e la meritano. Altro esem- pio: da quando nel 2011 fui relatore, in commissione ed in assemblea, del provvedimento c.d. ‘Controeso- do’, sono stato vicino alle istanze di molti giovani emigrati desiderosi di tornare in Italia; ebbene, nessuna delle mie proposte/emendamenti di questa legislatura a supporto di questa causa è mai stato approva- to: nemmeno il ruolo di Segretario della Commissione Bilancio è valso a superare – ancora la settimana scorsa – la “dittatura della maggio- ranza. IMU, cittadinanza, Commis- sione bi-camerale, CQIE al Senato, voto COMITES, riforma della Legge Tremaglia, ecc. sono solo alcune del- le ulteriori, legittime, istanze degli Italiani all’estero rispetto alle quali il rinforzo della componente parla- mentare del MAIE, nel Senato della Repubblica, potrà favorire una solu- zione favorevole in tempi utili” (Ita- lia chiama Italia – ottobre 2020). Il 22 aprile scorso, un altro ripensa- mento: lascia il MAIE per aderire a “Cambiamo”, e secondo le parole di Giovanni Toti, il Senatore troverà nel movimento ideato proprio dal Governatore della Regione Liguria,

“l’ambiente idoneo per continuare il suo lavoro”. È membro della Com- missione Bilancio e della Commis- sione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere.

In questa legislatura ha presentato come primo firmatario, il ddl sull’“I-

stituzione di una Commissione parlamentare per le questioni degli italiani all’estero”. Come cofirma- tario, in riferimento alle tematiche che riguardano i connazionali all’e- stero, ha sostenuto i disegni di legge su “Norme per la promozione della conoscenza dell’emigrazione italia- na nel quadro delle migrazioni con- temporanee”; “Istituzione del Mini- stero per la promozione del made in Italy”; “Modifiche alla legge 20 mag- gio 1985, n. 222, in materia di desti- nazione di parte della quota dell’otto per mille del gettito dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a diret- ta gestione statale per la promozione della lingua e della cultura italiane all’estero”. Intensa la sua attività parlamentare, è stato relatore su di- versi ddl ed è intervenuto sul ddl re- lativo alle modifiche costituzionali per la riduzione dei parlamentari e numerosi altri di interesse nazionale anche in Commissione Bilancio.

Nel 2019 è intervenuto presso la Commissione Affari Esteri, emigra- zione sull’“Indagine conoscitiva sul- le condizioni e sulle esigenze delle comunità degli italiani nel mondo”

rimarcando la necessità di costituire di un Comitato, come avvenuto nelle legislature del 2006, 2008 e 2013, sulle questioni degli italiani all’e- stero. Secondo il Sen. Fantetti, la

di GIOVANNA CHIARILLI

Raffaele Fantetti Un’altra “storica batta-

glia”, quella per il ricono- scimento e la promozione istituzionale della ristora- zione italiana all’estero.

Eletto nelle liste di Forza Italia, passa al MAIE nel 2020. Attualmente fa parte del Gruppo Misto in quota

“Cambiamo”

INCHIESTA

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