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NEGLI ANNI ELAB. IRES CGIL MARCHE DATI INPS

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(1)

NEGLI ANNI 2008-2018 – E LAB . IRES CGIL M ARCHE DATI INPS

A cura di Elisa Marchetti

www.marche.cgil.it

(2)

LAVORATORI DIPENDENTI PRIVATI NELLE MARCHE

Anche quest’anno l’IRES CGIL Marche ha elaborato i dati dell’INPS relativi ai lavoratori dipendenti privati (esclusi i lavoratori agricoli).

Nelle Marche risultano occupati 429 mila lavoratori dipendenti privati. Un numero che continua a crescere, con un incremento di circa 12 mila lavoratori, pari a +2,8% rispetto all’anno precedente.

Incremento positivo e in linea sia con le tendenze nazionale che a quelle delle regioni del Centro.

Si tratta però di un incremento ancora lontano dal compensare la notevole perdita di posti di lavoro registrata dall’inizio della crisi.

Rispetto al 2008 infatti, nelle Marche i lavoratori dipendenti sono diminuiti di 6 mila unità, pari a - 1,5%. Un calo particolarmente importante soprattutto se raffrontato con la situazione nazionale e con quella delle regioni del Centro, dove il numero dei lavoratori dipendenti è tornato ad essere decisamente superiore a quello di 10 anni fa (rispettivamente +5,8% e + 8,5%).

Tab. 1 - Lavoratori dipendenti privati

2008 2017 2018

diff.

2018/17

% 2018/17

diff.

2018/08

% 2018/08

Marche 435.597 417.352 429.223 11.871 2,8% -6.374 -1,5%

Centro 3.037.536 3.207.980 3.296.768 88.788 2,8% 259.232 8,5%

Italia 14.852.905 15.306.007 15.713.289 407.282 2,7% 860.384 5,8%

In ognuna delle province marchigiane (le rilevazioni dell’INPS accorpano Ascoli Piceno e Fermo in un unico dato) si è registrata una crescita del numero dei lavoratori: +3,9% a Pesaro Urbino, +3,2% ad Ascoli Piceno e Fermo, +2,9% a Macerata e +1,8% ad Ancona.

Rispetto al 2008, la provincia di Ancona è quella dove si è registrata la contrazione maggiore, con quasi 6 mila lavoratori in meno (-3,9%), seguita da Pesaro e Urbino (-1,1%) e Macerata (-0,2%), mentre ad Ascoli Piceno e Fermo il numero di lavoratori è tornato a superare, anche se di poco, quello del 2008 (+0,7%).

Tab. 2 - Lavoratori dipendenti privati nelle province 2008 2017 2018 2018/17 diff.

% 2018/17

diff.

2018/08

% 2018/08

Ancona 146.272 137.997 140.520 2.523 1,8% -5.752 -3,9%

Pesaro U. 106.889 101.743 105.718 3.975 3,9% -1.171 -1,1%

Macerata 84.070 81.578 83.907 2.329 2,9% -163 -0,2%

Ascoli P. e Fermo 98.366 96.034 99.078 3.044 3,2% 712 0,7%

MARCHE 435.597 417.352 429.223 11.871 2,8% -6.374 -1,5%

Osservando le tipologie contrattuali emerge che 147 mila lavoratori, ovvero più di uno su tre, hanno un rapporto di lavoro part time (34,3% nel 2018, 24% nel 2008). I lavoratori part time sono cresciuti in modo significativo rispetto al 2017 (quasi 6 mila unità in più, pari a +4,0%) e soprattutto rispetto al 2008 (43 mila lavoratori part time in più, pari a +41,1%).

I lavoratori con contratto di lavoro a termine sono quasi 113 mila, pari al 26,2% dei lavoratori complessivi (25,1% nel 2017 e 19,2% nel 2008). Anche i lavoratori precari sono notevolmente cresciuti: 8 mila unità in più, pari a +7,3% rispetto all’anno precedente e ben 26 mila in più in dieci anni (+30,5%).

(3)

I lavoratori a tempo indeterminato sono 304 mila e dopo tanti anni tornano a crescere: sono quasi 4 mila in più rispetto al 2017 (+1,2%) e sono addirittura 41 mila in meno rispetto al 2008 (-11,8%).

Significativo il dato sui lavoratori dipendenti con contratti di somministrazione e contratti intermittenti.

I somministrati, che per la quasi totalità hanno un rapporto di lavoro a tempo determinato, nella regione sono ormai 30 mila, sono cresciuti di 3.603 unità in un anno (+13,9%) e costituiscono il 6,9% del complesso dei lavoratori dipendenti. Inoltre, nell’ultimo anno analizzato, nelle Marche i contratti di somministrazione sono cresciuti in misura più significativa rispetto al resto d’Italia (+9,3%) e del centro (+10%).

Rilevante anche il numero dei lavoratori intermittenti: oltre 34 mila, 4 mila in più in un anno (+15,1%), che rappresentano l’8,0% dei lavoratori dipendenti complessivi.

I lavoratori dipendenti con queste due tipologie contrattuali sono aumentati, tra il 2017 e il 2018, di oltre 8 mila unità, costituendo l’68% della variazione complessiva del totale dei dipendenti.

Coloro che hanno un contratto a tempo pieno e indeterminato sono 214 mila, pari al 49,9%, ovvero meno della metà del complesso dei lavoratori dipendenti (erano il 51,0% nel 2017 e il 62,6% nel 2008) e sono 58 mila in meno rispetto a 10 anni fa (-21,4%).

I lavoratori di genere maschile sono oltre 238 mila, pari al 55,6% del totale mentre le lavoratrici sono 190 mila, pari al 44,4%. Peraltro il lavoro precario e parziale ha un impatto diverso tra i lavoratori e le lavoratici. Più della metà di queste ha un lavoro a tempo parziale (52,2% del totale) e solo una su tre ha un lavoro a tempo pieno e indeterminato (34,0%).

Ciò significa che la ripresa occupazionale è rappresentata da rapporti di lavoro precari, discontinui e a tempo parziale che continuano a erodere progressivamente i rapporti di lavoro stabili e a tempo pieno che ormai interessano meno di un lavoratore su due. Tutte le riforme del mercato del lavoro degli ultimi 15 anni, dalla Legge 30/2003 al “Decreto Poletti”

e al “Jobs Act” hanno inesorabilmente contribuito a rendere il lavoro più destrutturato, debole e insicuro.

Dunque, parlare soltanto del numero degli occupati non è assolutamente sufficiente ed adeguato per affrontare un’analisi seria della situazione occupazionale. Il mercato del lavoro nelle Marche ha subito una trasformazione che ha peggiorato notevolmente la dimensione qualitativa dei rapporti di lavoro, sia in termini di incremento di contratti non stabili che in termini di ore lavorate.

Il lavoro povero cresce prepotentemente: il decremento costante dei contratti a tempo pieno e indeterminato è il segnale di un deterioramento della qualità del lavoro, in una regione dove la componente manifatturiera è sempre stata forte.

Nelle Marche è necessario invertire al più presto queste tendenze. La sfida della competitività non può che passare attraverso la qualità del lavoro e dell’occupazione, e attraverso la valorizzazione delle competenze che il lavoro può e deve esprimere: su questo terreno, il sistema produttivo marchigiano si gioca il futuro.

Tab. 3 - Lavoratori dipendenti privati per durata e orario di lavoro nelle Marche 2008 2017 2018 2018/17 diff.

% 2018/17

diff.

2018/08

% 2018/08 lavoratori dipendenti tot. 435.597 417.352 429.223 11.871 2,8% -6.374 -1,5%

part time 104.505 141.776 147.440 5.664 4,0% 42.935 41,1%

tempo determinato 86.201 104.822 112.506 7.684 7,3% 26.305 30,5%

tempo indeterminato 344.902 300.830 304.337 3.507 1,2% -40.565 -11,8%

tempo pieno e indet. 272.848 213.021 214.375 1.354 0,6% -58.473 -21,4%

Tab. 4 - Lavoratori dipendenti privati per durata e orario di lavoro in % nelle Marche

2008 2017 2018

lavoratori dipendenti tot. 100,0% 100,0% 100,0%

part time 24,0% 34,0% 34,4%

tempo determinato 19,8% 25,1% 26,2%

tempo indeterminato 79,2% 72,1% 70,9%

tempo pieno e indet. 62,6% 51,0% 49,9%

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Tab. 5 - Lavoratori dipendenti totali, somministrati e intermittenti nelle Marche

2017 2018 2018/17 diff.

% 2018/17

% su tot.

lavoratori 2017

% su tot.

lavoratori 2018 lavoratori dipendenti tot. 417.352 429.223 11.871 2,8% 100,0% 100,0%

somministrati 25.928 29.531 3.603 13,9% 5,8% 6,9%

intermittenti 29.625 34.142 4.517 15,2% 7,1% 8,0%

Tab. 6 - Lavoratori dipendenti per genere e per durata e orario di lavoro nelle Marche nel 2018

uomini donne Totale % sul tot.

uomini

% sul tot.

donne

lavoratori dipendenti tot. 238.830 190.393 429.223 100,0% 100,0%

part time 48.149 99.291 147.440 20,2% 52,2%

tempo determinato 58.666 53.840 112.506 24,6% 28,3%

tempo indeterminato 174.468 129.869 304.337 73,1% 68,2%

tempo pieno e indet. 149.673 64.702 214.375 62,7% 34,0%

I dipendenti fino a 29 anni sono 85 mila (19,8% del totale del totale dei lavoratori dipendenti) e sono prevalentemente precari e con orario parziale. Gli occupati under 30 sono cresciuti di oltre 3 mila unità dal 2017, ma nel 2008 questi anni erano oltre 28 mila in più, segno che i giovani hanno pagato il prezzo più alto della crisi.

E’ inoltre importante evidenziare come la ripartizione dei lavoratori under 30 secondo i criteri di durata contrattuale e orario di lavoro faccia emergere come il precariato incida maggiormente sui giovani. Ad avere un contratto di lavoro a tempo pieno e indeterminato è la metà dei lavoratori nel loro complesso, ma il dato si abbassa al 32% negli under 30. Il 43% di questi, inoltre, ha un contratto di lavoro a tempo determinato, contro il 26% dei lavoratori nella loro totalità. A lavorare a tempo parziale, inoltre è il 42,8% dei giovani, contro il 34,4% dei lavoratori totali. Da notare, inoltre, come tra il 2008 e il 2018 si sia notevolmente ampliata la forbice tra i dati riferiti agli under 30 e i dati che riguardano alla totalità dei lavoratori.

Osservando i singoli settori di attività, e in particolare l’ambito dell’industria manifatturiera, emerge che il maggior numero di lavoratori si registra nella meccanica, con 60 mila lavoratori dipendenti, peraltro in crescita rispetto al 2017 (+3,2%); seguono il calzaturiero-abbigliamento con 35 mila lavoratori, ancora in calo dal 2017 (-1,3%) e mobile con 25 mila addetti, che tornano a diminuire (-1,0%). Nel settore chimico-gomma-plastica, i dipendenti sono 19 mila, in crescita (+2,1%).

Cresce anche l’edilizia che supera i 20 mila lavoratori complessivi (+4,0%).

Tab. 7 - Lavoratori dipendenti privati nelle Marche fino a 29 anni

2008 2017 2018 2018/17 diff.

% 2018/17

diff.

2018/08

% 2018/08 lavoratori dipendenti tot. 113.872 81.336 85.042 3.706 4,6% -28.830 -25,3%

part time 29.447 34.712 36.361 1.649 4,8% 6.914 23,5%

tempo determinato 29.537 35.205 36.533 1.328 3,8% 6.996 23,7%

tempo indeterminato 82.214 40.767 42.764 1.997 4,9% -39.450 -48,0%

tempo pieno e indet. 65.376 26.379 27.513 1.134 4,3% -37.863 -57,9%

Tab. 8 - Lavoratori dipendenti privati nelle Marche in %

Lavoratori fino a 29 anni Lavoratori totali

2008 2017 2018 2008 2017 2018

lavoratori dipendenti tot 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

part time 25,9% 42,7% 42,8% 24,0% 34,0% 34,4%

tempo determinato 25,9% 43,3% 43,0% 19,8% 25,1% 26,2%

tempo indeterminato 72,2% 50,1% 50,3% 79,2% 72,1% 70,9%

tempo pieno e indet. 57,4% 32,4% 32,4% 62,6% 51,0% 49,9%

(5)

Crescono complessivamente soprattutto i servizi, dove però è particolarmente diffuso il lavoro a tempo parziale e precario. Nel commercio sono impiegati 59 mila dipendenti (+2,6%); sono 54 mila i dipendenti di attività informatica, ricerca, studi professionali e altri servizi per le imprese, in continua e consistente crescita (+6,2%). Crescono soprattutto i lavoratori nel turismo e ristorazione, dove lavorano 47 mila dipendenti (+5,7%). In crescita anche i servizi sanitari e socio-sanitari, con oltre 21 mila lavoratori (+5,2%) mentre diminuiscono i servizi alle persone e famiglie, dove si contano 9 mila lavoratori e lavoratrici (-2,7%).

Rispetto al 2008, ovvero a prima dell’inizio della crisi, lo scenario presenta cambiamenti particolarmente significativi.

Nell’industria manifatturiera si sono persi 33 mila lavoratori dipendenti (-17,2%) e il pesante calo ha interessato tutti i settori ad eccezione delle attività estrattive.

Particolarmente preoccupante è la contrazione nei settori tradizionalmente più rilevanti: si sono persi ben 16 mila lavoratori e lavoratrici, cioè quasi un terzo della forza lavoro (-31,8%) nel calzaturiero - abbigliamento, altri 11 mila nella meccanica (-15,4%) e altri 3 mila nel mobile (- 11,7%). In calo anche il settore chimica-farmaceutica (-3,9%) e l’industria agroalimentare (- 5,3%).

Rilevante la contrazione registrata nel decennio anche nell’edilizia, settore che ha perso ben 13 mila unità di personale, cioè più di un terzo del suo bacino di lavoratori (-38,1%), e dove la lentezza nei processi di ricostruzione post sisma rende evidente come siano ancora marginali gli effetti sull’occupazione.

Anche nei trasporti si registra ancora il segno negativo (-1,7%).

Completamente diverso è lo scenario nel complesso dei servizi, dove dal 2008 si assiste a un incremento significativo del numero dei lavoratori dipendenti, con 36 mila unità in più in 10 anni (+19,1%), dato che evidenzia il processo di terziarizzazione del tessuto economico e occupazionale.

Tab. 9 - Lavoratori dipendenti privati per settori nelle Marche

2008 2017 2018 2018/17 diff.

% 2018/17

diff.

2018/08

% 2018/08 Estrazioni di minerali da cave, miniere e altro 976 1.353 1.384 31 2,3% 408 41,8%

Industrie alimentari, bevande e tabacco 11.940 11.350 11.312 -38 -0,3% -628 -5,3%

Abbigliamento, calzature e pelli 51.235 35.402 34.927 -475 -1,3% -16.308 -31,8%

Mobili 28.707 25.613 25.352 -261 -1,0% -3.355 -11,7%

Fabbricazione carta e stampa* 7.492 6.118 6.140 22 0,4% -1.352 -18,0%

Prodotti chimici, farmaceutici, gomma, plastica 20.219 19.043 19.438 395 2,1% -781 -3,9%

Meccanica, metallurgia 70.791 58.030 59.893 1.863 3,2% -10.898 -15,4%

Energia, gas, acqua, rifiuti 5.391 5.885 6.339 454 7,7% 948 17,6%

Edilizia 32.994 19.643 20.420 777 4,0% -12.574 -38,1%

Commercio 57.439 57.330 58.821 1.491 2,6% 1.382 2,4%

Trasporti 16.663 15.605 16.375 770 4,9% -288 -1,7%

Servizi postali e attività di corriere 2.028 4.178 4.023 -155 -3,7% 1.995 98,4%

Alberghi, ristorazione, agenzie viaggi 35.847 44.272 46.784 2.512 5,7% 10.937 30,5%

Attività editoriali, telecomunicazioni e altro* - 2.294 2.325 31 1,4% - -

Att. informatica, ricerca, servizi a imprese, studi prof. 39.210 50.710 53.866 3.156 6,2% 14.656 37,4%

Attività finanziarie, assicurazioni e altro 13.524 11.756 11.373 -383 -3,3% -2.151 -15,9%

Istruzione 11.757 10.210 10.869 659 6,5% -888 -7,6%

Assistenza sanitaria e sociale 13.862 20.383 21.453 1.070 5,2% 7.591 54,8%

Attività artistiche, sportive, musei, associazioni e altro 8.202 9.408 9.597 189 2,0% 1.395 17,0%

Servizi alla persona e alle famiglie 7.320 8.769 8.531 -238 -2,7% 1.211 16,5%

TOTALE 435.597 417.352 429.223 11.871 2,8% -6.374 -1,5%

di cui industria manifatturiera 191.360 156.909 158.446 1.537 1,0% -32.914 -17,2%

* Nel 2008 i dati delle attività editoriali e telecomunicazioni sono aggregati ai dati su stampa e fabbricazione carta.

(6)

Crescono in misura rilevante i lavoratori dipendenti impiegati nelle attività informatiche, ricerca, studi professionali e servizi alle imprese con 15 mila lavoratori in più rispetto al 2008 (+37,4%);

significativo è l’incremento dei lavoratori anche nel settore degli alberghi e ristorazione, con 11 mila unità in più nel decennio (+30,5%). Notevole la crescita nel settore dell’assistenza sanitaria e sociale, con 8 mila lavoratori in più (+54,8%). In crescita anche i servizi a persone e famiglie, con mille lavoratori in più (+16,5%) e nelle attività artistiche, museali, sportive e associative con oltre mille unità in più (+17,0%). In crescita anche l’occupazione nel commercio con oltre mille addetti in più (+2,4%), mentre diminuiscono i dipendenti nell’ambito delle attività finanziarie e assicurative, 2 mila lavoratori in meno (-15,9%) e nelle attività di formazione e istruzione, con quasi mille dipendenti in meno (-7,6%).

Dai dati forniti dall’INPS non è però attualmente possibile verificare se l’incremento occupazionale sia effettivo o in parte condizionato dalle normative di superamento dei voucher, particolarmente utilizzati in alcuni settori.

Significativa è anche la composizione della forza lavoro per genere e settori.

Nell’ambito delle attività manifatturiere, i settori nei quali la presenza femminile è prevalente sono quello dell’abbigliamento-calzature (58,6% del totale) e l’agroalimentare (53,6%).

Per quanto riguarda i servizi, le donne rappresentano la maggior parte dei lavoratori dipendenti nel commercio (52,5%), nel settore alberghiero e ristorazione (60,7%), nelle attività informatiche, ricerca, studi professionali (50,5%), nelle attività sanitarie e sociali (79,4%), nell’istruzione- formazione (76,5%), nei servizi a persone e famiglie (70,9%), nelle attività finanziarie e assicurative (52%), nei servizi postali (60,9%) e nelle attività artistiche-culturali-associative (55,0%).

I settori con una elevata incidenza di lavoro femminile sono anche quelli con una più alta incidenza di lavoro a tempo parziale. Si tratta in particolare dell’industria agroalimentare, dove i contratti di lavoro part time interessano la metà degli occupati (51,1%), del commercio (44,2%), del settore alberghi-ristorazione (61,8%), dell’assistenza sanitaria e sociale (65,3%), dei servizi a persone e famiglie (67,4%), delle attività informatiche e servizi alle imprese (47,2%) e delle attività artistiche-culturali-associative (59,9%).

Tab. 10 - Lavoratori dipendenti per genere e settori nelle Marche nel 2018

maschi femmine TOTALE

% maschi

% femmine

Estrazioni di minerali da cave, miniere e altro 1.149 235 1.384 83,0% 17,0%

Industrie alimentari, bevande e tabacco 5.253 6.059 11.312 46,4% 53,6%

Abbigliamento, calzature e pelli 14.477 20.450 34.927 41,4% 58,6%

Mobili 18.087 7.265 25.352 71,3% 28,7%

Fabbricazione carta e stampa 4.481 1.659 6.140 73,0% 27,0%

Prodotti chimici, farmaceutici, gomma, plastica 14.453 4.985 19.438 74,4% 25,6%

Meccanica, metallurgia 47.687 12.206 59.893 79,6% 20,4%

Energia, gas, acqua, rifiuti 5.258 1.081 6.339 82,9% 17,1%

Edilizia 18.625 1.795 20.420 91,2% 8,8%

Commercio 27.939 30.882 58.821 47,5% 52,5%

Trasporti 14.179 2.196 16.375 86,6% 13,4%

Servizi postali e attività di corriere 1.574 2.449 4.023 39,1% 60,9%

Alberghi, ristorazione, agenzie viaggi 18.377 28.407 46.784 39,3% 60,7%

Attività editoriali, telecomunicazioni e altro 1.428 897 2.325 61,4% 38,6%

Att. informatica, ricerca, servizi a imprese, studi prof. 26.650 27.216 53.866 49,5% 50,5%

Attività finanziarie, assicurazioni e altro 5.455 5.918 11.373 48,0% 52,0%

Istruzione 2.533 8.336 10.869 23,3% 76,7%

Assistenza sanitaria e sociale 4.424 17.029 21.453 20,6% 79,4%

Attività artistiche, sportive, musei, associazioni e altro 4.319 5.278 9.597 45,0% 55,0%

Servizi alla persona e alle famiglie 2.481 6.050 8.531 29,1% 70,9%

TOTALE 238.830 190.393 429.223 55,6% 44,4%

di cui industria manifatturiera 105.587 52.859 158.446 66,6% 33,4%

(7)

Lavoratori per durata e orario di lavoro DONNE

a termine e/o a tempo parziale

66%

a tempo pieno e indeterminato

34%

Lavoratori per durata e orario di lavoro UOMINI

a termine e/o a tempo parziale

37% a tempo pieno

e indeterminato 63%

Tab. 11 - Lavoratrici e lavoratori dipendenti privati per settori e orario nelle Marche nel 2018

n. lavoratori

di cui part time

% part time/totale

Estrazioni di minerali da cave, miniere e altro 1.384 104 7,5%

Industrie alimentari, bevande e tabacco 11.312 5.781 51,1%

Abbigliamento, calzature e pelli 34.927 8.460 24,2%

Mobili 25.352 3.731 14,7%

Fabbricazione carta e stampa 6.140 1.006 16,4%

Prodotti chimici, farmaceutici, gomma, plastica 19.438 2.249 11,6%

Meccanica, metallurgia 59.893 6.666 11,1%

Energia, gas, acqua, rifiuti 6.339 641 10,1%

Edilizia 20.420 3.114 15,2%

Commercio 58.821 25.988 44,2%

Trasporti 16.375 3.747 22,9%

Servizi postali e attività di corriere 4.023 454 11,3%

Alberghi, ristorazione, agenzie viaggi 46.784 28.915 61,8%

Attività editoriali, telecomunicazioni e altro 2.325 650 28,0%

Attività informatica, ricerca, servizi alle imprese, studi prof. 53.866 25.425 47,2%

Attività finanziarie, assicurazioni e altro 11.373 2.310 20,3%

Istruzione 10.869 2.698 24,8%

Assistenza sanitaria e sociale 21.453 14.005 65,3%

Attività artistiche, sportive, musei, associazioni e altro 9.597 5.744 59,9%

Servizi alla persona e alle famiglie 8.531 5.751 67,4%

TOTALE 429.223 147.440 34,4%

di cui industria manifatturiera 158.446 27.997 17,7%

(8)

LE RETRIBUZIONI DEI LAVORATORI DIPENDENTI PRIVATI

Le retribuzioni medie lorde annue percepite nelle Marche sono pari a 19.123 euro e rispetto al 2017 registrano un incremento di 126 euro (+0,7%). La crescita registrata è stata inferiore sia all’inflazione che all’aumento delle retribuzioni medie su base nazionale (+3,0%), ma in controtendenza rispetto al dato negativo registrato nel Centro (-3,4%).

Le retribuzioni medie nelle Marche sono comunque significativamente inferiori sia al valore medio delle regioni del Centro (con una differenza di -1.679 euro) che soprattutto a quello medio nazionale (-2.408 euro). E’ come se i lavoratori delle Marche percepissero più di una mensilità e mezzo di retribuzione in meno della media nazionale.

Va precisato che i valori retributivi sono nominali e non tengono conto dell’inflazione.

Tab. 12 - Retribuzioni medie lorde annue*

2008 2017 2018 2018/17 diff.

% 2018/17

diff.

2018/08

% 2018/08

Marche 17.283 18.996 19.123 126 0,7% 1.840 10,6%

Centro 19.722 21.535 20.802 -734 -3,4% 1.079 5,5%

Italia 20.006 20.897 21.530 633 3,0% 1.524 7,6%

differenza Marche-Centro -2.440 -2.539 -1.679 * valori nominali

differenza Marche-Italia -2.723 -1.901 -2.408

Inoltre, in tutte le province marchigiane si registrano retribuzioni medie lorde inferiori sia al dato medio nazionale che a quello delle regioni del Centro.

Si va dai 20.543 euro lordi nella provincia di Ancona ai 19.710 euro nella provincia di Pesaro e Urbino, ai 18.013 euro di Macerata fino ai 17.420 euro nelle province di Ascoli Piceno e Fermo. In tutte le province si registrano aumenti delle retribuzioni medie ma quelli di Ancona, Ascoli Piceno e Fermo sono inferiori all’inflazione.

Tab. 13 - Retribuzioni medie lorde annue nelle province

2008 2017 2018 2018/17 diff.

% 2018/17

diff.

2018/08

% 2018/08

Ancona 18.989 20.459 20.543 84 0,4% 1.554 8,2%

Pesaro U. 17.053 19.470 19.710 240 1,2% 2.658 15,6%

Macerata 16.471 17.809 18.013 204 1,1% 1.542 9,4%

Ascoli P. e Fermo 15.689 17.401 17.420 19 0,1% 1.731 11,0%

MARCHE 17.283 18.996 19.123 126 0,7% 1.840 10,6%

Se il dato medio della retribuzione annua lorda riferito alla totalità dei lavoratoti dipendenti della regione è pari a 19.123 euro, i dipendenti con un lavoro a tempo parziale percepiscono mediamente retribuzioni di 10.647 euro lordi annui, mentre quelli che hanno un contratto di lavoro a tempo determinato percepiscono mediamente 9.451 euro lordi annui.

Le retribuzioni medie lorde dei lavoratori somministrati sono di 8.287 euro, mentre quelle dei lavoratori intermittenti sono di 1.765 euro lordi annui.

I lavoratori con contratto a tempo pieno e indeterminato ricevono una retribuzione lorda annua di 27.481 euro.

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Tab. 14 - Retribuzioni medie lorde annue per durata e orario di lavoro nelle Marche

2008 2017 2018 2018/17 diff.

% 2018/17

diff.

2018/08

% 2018/08 lavoratori dipendenti tot. 17.283 18.996 19.123 126 0,7% 1.840 10,6%

part time 8.765 10.453 10.647 194 1,9% 1.882 21,5%

tempo determinato 9.485 9.116 9.451 335 3,7% -34 -0,4%

tempo indeterminato 19.394 22.982 23.275 293 1,3% 3.882 20,0%

tempo pieno e indet. 21.821 27.118 27.481 363 1,3% 5.660 25,9%

Tab. 15 - Retribuzioni medie lorde annue per somministrati e intermittenti nelle Marche

2017 2018 2018-17 diff.

% 2018/17

lavoratori dipendenti tot. 18.996 19.123 126 0,7%

somministrati 7.941 8.287 345 4,4%

intermittenti 1.711 1.765 54 3,1%

Sono significative le differenze retributive di genere: le retribuzioni medie lorde annue dei lavoratori ammontano a 22.235 euro, a fronte dei 15.219 euro delle lavoratrici: quest’ultime, dunque percepiscono 7.016 euro meno dei loro colleghi maschi, ben il 31,6% in meno.

Naturalmente queste differenze sono condizionate anche dal maggior utilizzo per le lavoratrici del part time o dei contratti a termine. Tuttavia, l’incidenza di contratti precari o a tempo parziale giustifica solo in parte il divario retributivo tra uomini e donne, visto che le lavoratrici con contratto a tempo pieno e indeterminato percepiscono 4.678 euro lordi annui in meno dei loro colleghi maschi (-16,2%).

Osservando le qualifiche professionali, emergono notevoli differenze: le retribuzioni degli operai sono di 15.761 euro lordi annui e quelle degli impiegati sono di 23.829 euro; le retribuzioni dei quadri arrivano a 60.392 euro lordi mentre quelle dei dirigenti sono mediamente di 121.493 euro.

Gli apprendisti percepiscono mediamente 12.214 euro annui. I dirigenti nella nostra regione percepiscono mediamente una retribuzione pari a 7,7 volte quella degli operai e 5,1 volte quella degli impiegati

Tab. 16 - Retribuzioni medie lorde annue per genere e qualifica nelle Marche nel 2018

uomini donne Media diff. donne-

uomini

% donne- uomini

Operai 18.387 11.430 15.761 -6.957 -37,8%

Impiegati 30.272 19.459 23.829 -10.812 -35,7%

Quadri 63.122 53.284 60.392 -9.837 -15,6%

Dirigenti 125.146 94.728 121.493 -30.419 -24,3%

Apprendisti 13.153 10.881 12.214 -2.271 -17,3%

Altro 42.858 23.289 31.298 -19.569 -45,7%

MARCHE 22.235 15.219 19.123 -7.016 -31,6%

Le differenze che si osservano nelle retribuzioni erogate nei vari settori produttivi sono notevoli, anche per effetto della differente presenza di lavoratori a tempo parziale.

Nei principali settori manifatturieri le retribuzioni medie lorde annue vanno da 18.829 euro nell’abbigliamento e calzature, a 22.366 euro nel mobile, a 25.965 nella meccanica a 27.854 nella chimica, farmaceutica e plastica. Ammontano a 31.116 euro lorde le retribuzioni nel settore dell’energia, gas, acqua e rifiuti mentre nell’edilizia si arriva a 17.557 euro.

Nei servizi, dove l’incidenza dei part time è particolarmente alta, le retribuzioni lorde annue registrate sono: 7.543 euro nel turismo e ristorazione, 14.649 euro nelle attività informatiche, ricerca, servizi alle imprese e studi professionali, 15.035 euro nelle attività di assistenza sanitaria e

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sociale, 19.286 euro nel commercio. Le retribuzioni ammontano a 42.302 euro nelle attività finanziarie e assicurative e a 23.312 euro nei trasporti.

Tab. 17 - Retribuzioni medie lorde annue nei settori privati nelle Marche nel 2018

Euro n. lavoratori

% lavoratori part time/tot.

Estrazioni di minerali da cave, miniere e altre attività 42.557 1.384 7,5%

Industrie alimentari, bevande e tabacco 14.956 11.312 51,1%

Abbigliamento, calzature e pelli 18.829 34.927 24,2%

Mobili 22.366 25.352 14,7%

Fabbricazione carta e stampa 24.333 6.140 16,4%

Prodotti chimici, farmaceutici, gomma, plastica 27.854 19.438 11,6%

Meccanica, metallurgia 25.965 59.893 11,1%

Energia, gas, acqua, rifiuti 31.116 6.339 10,1%

Edilizia 17.557 20.420 15,2%

Commercio 19.286 58.821 44,2%

Trasporti 23.312 16.375 22,9%

Servizi postali e attività di corriere 26.431 4.023 11,3%

Alberghi, ristorazione, agenzie viaggi 7.543 46.784 61,8%

Attività editoriali, telecomunicazioni e altro 26.100 2.325 28,0%

Attività informatica, ricerca, servizi alle imprese, studi prof. 14.649 53.866 47,2%

Attività finanziarie, assicurazioni e altro 42.302 11.373 20,3%

Istruzione 13.281 10.869 24,8%

Assistenza sanitaria e sociale 15.035 21.453 65,3%

Attività artistiche, sportive, musei, associazioni e altro 10.413 9.597 59,9%

Servizi alla persona e alle famiglie 9.407 8.531 67,4%

TOTALE 19.123 429.223 34,4%

di cui industria manifatturiera 23.344 158.446 17,7%

I giovani lavoratori marchigiani con meno di 30 anni percepiscono una retribuzione lorda annua di 11.036 euro: si tratta di oltre 8 mila euro in meno rispetto all’importo medio dei lavoratori dipendenti privati nel complesso. La retribuzione media per i lavoratori under 30 è aumentata, tra il 2017 e il 2018, di 177 euro, ma il dato significativo è che, rispetto al 2008, è diminuita di oltre 600 euro (-5,2%), in controtendenza rispetto alla totalità dei lavoratori, per i quali la retribuzione è aumentata di 1.840 euro (+10,6%).

I giovani con un lavoro a tempo parziale percepiscono mediamente retribuzioni di 7.356 euro lordi annui, mentre quelli che hanno un contratto di lavoro a tempo determinato percepiscono mediamente 7.035 euro lordi annui. Dunque, i giovani, più esposti a lavori precari e discontinui o a part time involontari, si misurano con retribuzioni mediamente più basse.

Tab. 18 - Retribuzioni medie lorde annue dei lavoratori fino a 29 anni nelle Marche

2008 2017 2018

diff.

2018/17

% 2018/17

diff.

2018/08

% 2018/08 lavoratori dipendenti tot. 11.645 10.859 11.036 177 1,6% -609 -5,2%

part time 6.307 7.153 7.356 204 2,8% 1.049 16,6%

tempo determinato 7.364 7.021 7.035 14 0,2% -329 -4,5%

tempo indeterminato 13.393 15.128 15.463 335 2,2% 2.070 15,5%

tempo pieno e indet. 14.876 17.883 18.283 400 2,2% 3.407 22,9%

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Dall’analisi delle classi di retribuzione, emerge che un numero significativo di lavoratori percepisce una retribuzione inferiore a 15.000 euro: sono 175 mila lavoratori e lavoratrici, pari al 40,7% del totale; di questi 122 mila percepiscono addirittura meno di 10.000 (28,3%, più di uno su quattro).

Sono significative le differenze di genere: le lavoratrici con una retribuzione sotto i 15.000 euro sono oltre la metà del totale (52,7%). Lo stesso dato è decisamente inferiore per gli uomini: di questi meno di 1 su 3 (31,2%) ha un reddito inferiore ai 15mila euro. E’ ancora più evidente la differenza di genere tra coloro che percepiscono meno di 10mila euro: a farlo è il 36,4% del totale delle donne, contro il 22,6% degli uomini.

Le differenze di genere crescono inoltre con l’aumentare dei livelli retributivi: gli uomini che percepiscono più di 40.000 euro sono l’8,8% del totale, le donne appena il 3,1%.

Questi dati rendono evidente anche l’impatto del lavoro a tempo parziale e discontinuo sui livelli retributivi. Infatti, se di considera che le retribuzioni medie lorde annue dei lavoratori a tempo pieno e indeterminato sono pari a 27.481 euro, i lavoratori dipendenti con livelli retributivi inferiori a quelli dei lavoratori con un rapporto di lavoro standard risultano essere ben 330 mila.

Tab. 19 - Lavoratori per classi di retribuzione nel 2018

Marche

Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Centro Italia

Fino a 5.000 32.660 39.863 72.523 13,7% 20,9% 16,9% 16,8% 15,7%

5.000 - 9.999 20.728 28.332 49.060 8,7% 14,9% 11,4% 12,4% 12,0%

10.000 - 14.999 20.974 32.235 53.209 8,8% 16,9% 12,4% 12,8% 12,2%

15.000 - 19.999 30.054 32.480 62.534 12,6% 17,1% 14,6% 13,3% 12,6%

20.000 - 24.999 49.642 29.388 79.030 20,8% 15,4% 18,4% 15,0% 14,9%

25.000 - 29.999 35.805 13.872 49.677 15,0% 7,3% 11,6% 10,3% 11,3%

30.000 - 34.999 17.996 5.675 23.671 7,5% 3,0% 5,5% 5,9% 6,7%

35.000 - 39.999 9.852 2.911 12.763 4,1% 1,5% 3,0% 3,7% 4,2%

40.000 - 44.999 5.850 1.647 7.497 2,4% 0,9% 1,7% 2,4% 2,7%

45.000 - 49.999 4.089 1.431 5.520 1,7% 0,8% 1,3% 1,8% 1,9%

50.000 - 59.999 4.979 1.453 6.432 2,1% 0,8% 1,5% 2,2% 2,3%

60.000 - 79.999 3.706 758 4.464 1,6% 0,4% 1,0% 1,8% 1,9%

80.000 ed oltre 2.495 348 2.843 1,0% 0,2% 0,7% 1,5% 1,5%

TOTALE 238.830 190.393 429.223 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%

Lavoratori per classi di retribuzione nelle Marche oltre 50.000

fino a 50.000 3%

3%

fino a 40.000 8%

fino a 30.000 31%

fino a 20.000 27%

fino a 10.000 28%

(12)

Se si osservano i livelli retributivi nelle varie regioni italiane, emerge che le regioni con le retribuzioni più alte sono la Lombardia, il Piemonte e l’Emilia Romagna. Le Marche si collocano all’11° posto, ultima delle regioni del Centro. Calabria, Sicilia e Campania sono le regioni con le retribuzioni più basse.

Tab. 20 – Retribuzioni medie lorde annue nelle regioni italiane nel 2018

euro

1 Lombardia 26.246

2 Piemonte 23.466

3 Emilia Romagna 23.357

4 Friuli V.G. 22.483

5 Veneto 22.440

6 Trentino A.A. 21.912

7 Lazio 21.673

Italia 21.530

8 Liguria 21.511

9 Toscana 20.490

10 Umbria 19.124

11 Marche 19.123

12 Valle d'Aosta 18.935

13 Abruzzo 17.655

14 Basilicata 16.781

15 Molise 16.350

16 Sardegna 15.950

17 Puglia 15.747

18 Campania 15.700

19 Sicilia 15.660

20 Calabria 14.013

Questi dati mettono in evidenza come i livelli salariali siano complessivamente troppo bassi e fortemente diseguali. La discontinuità lavorativa, così come il part time spesso involontario, o una combinazione di entrambi le condizioni, hanno pesanti ripercussioni sui livelli salariali percepiti e il fatto di avere un lavoro non sempre mette al riparo dal rischio di povertà.

A rischio di povertà sono soprattutto i giovani, i più interessati dal lavoro precario, discontinuo e a tempo parziale.

Alle diseguaglianze salariali per fattori anagrafici si sommano le diseguaglianze di genere con le donne che percepiscono retribuzioni notevolmente più basse di quelle degli uomini, anche a parità di mansioni e competenze.

Ci sono poi profonde e crescenti diseguaglianze tra le diverse professionalità: operai, impiegati, quadri e dirigenti.

A tutto ciò si sommano le diseguaglianze territoriali, particolarmente rilevanti e crescenti.

Ma questi dati portano soprattutto ad affermare che c’è una vera e propria questione salariale da affrontare urgentemente.

Peraltro, salari troppo bassi significa anche futuro pensionistico incerto, visto che, considerando i dati attuali, i contributi versati non saranno sufficienti a garantire pensioni dignitose.

Livelli retributivi troppo bassi rendono necessario un ripensamento delle politiche del lavoro, delle politiche fiscali e di sostegno al reddito e soprattutto delle politiche contrattuali, che devono diventare più robuste e rivendicative. Ma soprattutto occorre evidenziare che c’è un circolo vizioso tra bassi salari, domanda interna stagnante e bassa crescita che rende necessario porre la questione salariale al centro del dibattito del Paese.

Salari poveri sono anche l’indice di un sistema produttivo fragile che per troppo tempo ha cercato di competere sul contenimento dei costi, a partire da quello del lavoro anziché puntare su una

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competitività basata su investimenti, innovazione, tecnologia, qualità e produttività. Le imprese sono deboli, non investono e diventano sempre meno competitive e più fragili.

e di una nuova politica salariale c’è bisogno, occorre agire su due fronti: contrattazione e fisco.

Sul fronte contrattale, la via principale è rappresentata dai CCNL: più che del salario minimo, c’è bisogno di garantire che i CCNL firmati da organizzazioni sindacali e datoriali effettivamente rappresentative, siano pienamente esigibili ed efficaci per tutti, erga omnes Si potrà dare piena attuazione all’art. 39 della Costituzione solo attraverso una legge sulla rappresentanza sindacale e mettendo fine alla pratica dei contratti pirata che nascono con l’esclusivo scopo di ridurre i diritti dei lavoratori e praticare dumping contrattuale.

Un passo importante è stato la recente sottoscrizione della Convenzione tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’INPS, CGIL, CISL, UIL e Confindustria per l’attuazione del Testo Unico sulla Rappresentanza.

Peraltro, occorre ribadire che il trattamento economico complessivo garantito dai CCNL non è rappresentato esclusivamente dalla paga minima oraria, ma anche dalle mensilità aggiuntive, dalle maggiorazioni per lo straordinario o per il lavoro notturno, dalle ferie, dal TFR, dalla copertura della malattia e dell’infortunio, dagli scatti di anzianità, indennità e da tutti quei diritti e tutele complessive che hanno una valenza economicamente rilevante.

Ai CCNL si aggiunge la contrattazione di secondo livello che deve essere estesa e consolidata, visto che oggi interessa una componente minima di lavoratori e imprese: nelle Marche, dal 25 marzo 2016 (data della pubblicazione del Decreto Interministeriale relativo alla detassazione dei premi di produttività) ad oggi, risultano essere stati depositati 916 accordi e di questi, ne risultano attualmente attivi 276 (di cui 254 accordi aziendali e 22 territoriali).

Secondo il XX Rapporto sul Mercato del Lavoro e sulla Contrattazione collettiva del CNEL, nelle Marche la media annua dei lavoratori e lavoratrici beneficiari del premio di risultato detassati sono 36 mila e rappresentano il 10,9% dei lavoratori dipendenti privati totali: un valore nettamente al di sotto di quello medio nazionale (20,6%). Inoltre nella regione il valore medio annuo del premio per beneficiario è di 1.453 euro, inferiore al valore medio nazionale che supera i 1.500 euro.

I premi devono essere realmente l’occasione per sostenere la crescita dei salari e la crescita della produttività, devono promuovere la qualità di ciò che si produce e del lavoro che si svolge, e ciò significa concordare l’organizzazione del lavoro, gli obiettivi produttivi investendo nella professionalità e nella competenza dei lavoratori, stabilizzando e non precarizzando i posti di lavoro.

La produttività non è solo dipendente da fattori interni all’impresa ma anche da fattori esterni:

infrastrutture, logistica, nuove tecnologie, formazione, energia, territorio. Fattori che hanno bisogno di un soggetto pubblico che non sia spettatore passivo, ma un protagonista, promotore e sostenitore di una nuova politica salariale e dei redditi, che inverta la tendenza degli incentivi e contributi erogati a pioggia alle imprese e che investa in relazioni industriali moderne e volte alla crescita di salari, occupazione, produttività e innovazione.

Tutti questi obiettivi richiedono anche una politica fiscale adeguata che sostenga il valore reale dei salari e che riduca il peso fiscale sulle retribuzioni, e che rilanci consumi, investimenti e crescita. Servono quindi scelte nettamente diverse da quelle portate avanti finora, fatte di sgravi fiscali (e contributivi) a favore di welfare aziendale e benefit, a volte neanche contrattati, a vantaggio dei pochi che possono contare sulla contrattazione decentrata.

E’ necessario un intervento di riduzione fiscale significativa sui salari a partire da quelli più bassi. Peraltro un intervento fiscale sui redditi più bassi, e più inclini ai consumi, sarebbe anche un importante fattore di stimolo alla crescita. Da questo punto di vista, la scelta del Governo di intervenire per ridurre il cuneo fiscale va nella direzione giusta.

Il documento “Il lavoro si fa strada” discusso e condiviso nelle Assemblee generali della CGIL a tutti i livelli si pone l’obiettivo di cambiare questa situazione, di rimettere al centro il lavoro e la vita delle persone in carne ed ossa, che in questi anni, anche nella nostra regione è notevolmente peggiorata; tutto ciò non è più accettabile. Dunque rimettere al centro il lavoro in un’ottica di inclusione e ricomposizione dei diritti e delle tutele.

Ancona, 20 novembre 2019

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