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AD ANGELA CRESPI NOSADINI NOVELLI SPOSI [AD UN. m Digitized by Google RUSCELLO... E BASILIO. Angela Crespi, Basilio Nosadini

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Academic year: 2022

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Testo completo

(1)

AD ANGELA CRESPI

E BASILIO

NOSADINI NOVELLI SPOSI [AD UN

RUSCELLO...

Olinto Grandesso Silvestri,

Angela Crespi, Basilio Nosadini

m

DigitizedbyGoogle

(2)

(

Vicenza, Tip. Xnz. Paroni

Uigitized

(3)

DigitizedbyGoog^:,^

(4)

2±o

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(5)

Dirami

da quanti secoli Fresco, perenno e snello

Roco

cadendo mormori Dal sasso, o mio ruscello, Siinbol di cara età?

Quante sul lieto margine Colme del puro umore Gentili erbe dischiusero Incontro al solo il fiore,

Che

più non olirà?

Quali augelletti musici Entro le frascho occulti

Do

1tuoi cespugli alzarono Rivolte, inni e singulti Neir amoroso aprii?

(6)

0

quanto Tolte il turbino Sbucando dalle cupe Valli travolse il platano Dall'impendento rupe Nell'alveo tuo gentil?

Per quante età le trepide Capre di questi monti Venian la sete a spegnere Allo tue chiaro fonti Nell'alte ore del sol,

Quando

secure erravano;

Che ancora i corni in caccia Il veltro non lassavano Sulla fuggente traccia,

Che

or più non segna il suol?

0

delle stello al dubbio

Lume

gli occhiuti lupi Vedesti errar famelici Per orridi dirupi Corcando pasto in van?

L'immonda

strige striderò,

E

il serpe pien di tosco Fischiar celato; o il rugghio Del bruno orso nel bosco Udisti da lontan

(7)

Prima elio fosser gli uomini?

E

l'onda tua scavava Con lento morso l'alveo Dentro la rupe cava, Che ancora è il tuo cammin.

Dimmi,

gentil rigagnolo,

Quaudo

vedesti in prima

Una

selvaggia

immagino

Con brutal faccia e sima, Irsuta il corpo e il crin

Nuova

sedersi al margine Del rivo sui calcagni;

Spiar con guardo vigile I boschi ed i vivagni Incerto pellegrini

Indi sbranaro un tenero Agnello, e alle correnti Lavar le calde viscere,

E

ai paschi suoi cruenti Mescere del ruscel?

Fu

quello

l'uom?

la splendida Volta del firmamento Ei non attende! al lurido Crudo suo pasto intento

Non

mira astri,ciel.

(8)

Ma

nel tuo specchio nitido

Non

vide ei

mai

cadenti Stelle, o comete, o fulgidi Astri, die or sono spenti

E han

vedovato il ciel;

E

nelle eterne tenebro De' spazi interminati

Vagano

gran cadaveri

Di

nero avvilupati Di

muto

obblio, di gel?

In van!il sol che

P

ardua Curva del cielo ascende, Gli astri e la luna, o il fulmine

Che

i vertici scoscendo

Gli fean più mite il cor.

Fin che

una

forte vergine,

Che

a canto a lui si assise,

Che

seco i tedi e l'ansie, Gli ozi e il gioir diviso

Non

gì'imparava amor.

Amor,

che in voce mistica

Lo

turba e al ciel lo chiama:

Che

Dio

mai

non consentesi

A un

core se non

ama

D'amor

santo, immortal.

(9)

Era uno speco talamo

A

quella coppia ardente,

E

d'un augello il cantico,

0

il fischio d'un serpente Il lieto inno nuzial.

Pel santo

amor

de'parvoli, Di lei che trepidava, Contro le belve stringere

La

formidata clava In sanguinoso agon

Gli fea

r

ineluttabile Possa d'amore offeso:

1 mille rischi valica In suo coraggio illeso Nell'inclita tenzon.

Dimmi

da quanti secoli Fresco, perenne e snello

Un

pio lamento mormori, Antico mio ruscello,

Su

lui, che trapassò?

Di': Quali affetti scossero Quel petto forte e

umano?

Quell'ossa in pace dormono,

0

le cola

move

arcano

Amor

di chi le

amò?

(10)

Muta

è la fossa: rapidi

Gli evi T un Paltro incalza, Qual

Tonde

tue sospingonsi Cadendo dalla balza Fino a morire in mar.

Quel core più non palpita

D'amore

nel contento,

Quel cor

non

arroventasi Neil' ira del cimento,

Che un

dì lo fea esultar:

Le

vaghe nubi, Vetere.

Il sol, gli astri la luna

Or

più non si ripetono

Su

la pupilla bruna,

Che

al

lume

lor brillò:

Passò quell'uomo: innumero L'agreste sepoltura

Lo

stirpi calpestarono:

La

labil creatura Il

muto

oblio celò.

Ma

pari a lui le labili

Stirpi l'età consuma:

Qual nebbia si disperdono, Vaniscon

come spuma

Che biancheggiò sul mar.

(11)

E

poscia in dolo a spegnere

Le

stelle ad una ad una

Volerà il tempo: in tenebre

Ad

attuffar la luna

E

il sole avviluppar.

E

quando il mondo, o rivolo, Spenta ogni face in cielo, Eia bujo e

muto

e gelido,

A

te rigente gelo

U

passo arresterà:

Qua! morta serpe immobili

Lo

spiro tue staranno,

Le

goccio tue quai lagrime Gelato penderanno:

Morto il ruscel sarà.

OLINTO GRAN DESSO —SILVESTRI

(12)

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