COMUNE DI FANO
(Provincia di Pesaro - Urbino)
Ditta: Sig. Del Vecchio Mario DLV MRA 42D28 H721J
Sig.a Tadei Laura TDA LRA 45E62 D749M
Progettista: Dott Arch. Giulini Roberta
Progetto: Piano urbanistico attuativo del comparto "ST5_P80, destinato a sosta privata, a servizio di attività produttiva “F”, sito nel comune di Fano, località Carrara, via Arno
Oggetto: L.R. n. 14 del 17.06. 2008 "Norme per l'edilizia sostenibile"
RELAZIONE TECNICA - ai sensi dell’Art. 5 della L.R. 14/2008
Area di progetto (previsto ampliamento)
Febbraio 2012
COMUNE DI FANO
(Provincia di Pesaro - Urbino)
Ditta: Sig. Del Vecchio Mario DLV MRA 42D28 H721J
Sig.a Tadei Laura TDA LRA 45E62 D749M Progettista: Dott Arch. Giulini Roberta
Progetto:
Piano urbanistico attuativo del comparto "ST5_P80, destinato a sosta privata, a servizio di attivita' produttiva “F”, sito nel comune di Fano, localita' Carrara, via Arno
Oggetto: L.R. n. 14 del 17.06. 2008 "Norme per l'edilizia sostenibile"
RELAZIONE TECNICA - ai sensi dell’Art. 5 della L.R. 14/2008
Indice
1- PREMESSA pag. 4
2- CARATTERISTICHE DEL PROGETTO pag. 7
3- PRINCIPI GENERALI IN MATERIA DI BIOEDILIZIA pag. 9
3.1 Introduzione pag. 9
3.2 Raccomandazioni e criteri costruttivi pag. 10 3.3 Misure di mitigazione dell’ambiente circostante pag. 11
3.3.1 Qualità dell’aria (outdoor) pag. 11
3.3.2 Inquinamento acustico pag. 11
3.3.3 Inquinamento elettromagnetico pag. 11
4- INQUADRAMENTO PROGETTUALE pag. 12
5 - INDAGINE TERRITORIALE ED AMBIENTALE pag. 14
5.1 Premesse pag. 14
5.2 Collocazione geografica pag. 14
5.3 Aspetti botanico-vegetazionali e faunistici pag. 15
5.4 Ecosistemi pag. 17
5.5 Aspetti geologici pag. 17
5.5.1 Litologia pag. 17
5.5.2 Geomorfologia pag. 17
5.5.3 Idrogeologia pag. 18
5.5.4 Pericolosità geologica e idrogeologica del territorio pag. 18
5.6 Aspetti climatici pag. 18
5.6.1 Caratterizzazione climatica pag. 19 5.6.2 Precipitazioni e temperatura pag. 19 5.6.3 Intensità e piogge critiche pag. 21
5.6.4 I venti pag. 21
5.6.5 Riferimenti ai dati dell’Osservatorio Valerio di Pesaro pag. 22
6- USO DI FONTI RINNOVABILI pag. 23
7- ANALISI DEI FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALE ARTIFICIALI pag. 24 7.1 Fattori di rischio geologico e idrogeologico pag. 24
7.2 Rischio acustico pag. 24
7.3 Rischio elettromagnetico pag. 26
7.4 Altre realtà territoriali specifiche pag. 26 7.5 Analisi delle risorse e delle produzioni locali pag. 26
8- VERIFICA DELLA SOSTENIBILITA’ DELL’INTERVENTO pag. 27
Elaborati grafici allegati:
Fig. 1 Planimetria 1:10.000 con carta del molto d’acqua;
Fig. 2 Carta geologica (L’Ambiente fisico delle Marche, 1991);
Fig. 3 Stralcio planimetria PAI delle Marche Tav RI 12;
Fig. 4 Planimetria 1:1.000 - Schema progettuale;
Fig. 5 Bacino imbrifero – Fosso della Carrara, CRT Regione Marche.
COMUNE DI FANO
(Provincia di Pesaro - Urbino)
Ditta: Sig. Del Vecchio Mario DLV MRA 42D28 H721J
Sig.a Tadei Laura TDA LRA 45E62 D749M Progettista: Dott Arch. Giulini Roberta
Progetto: Piano urbanistico attuativo del comparto "ST5_P80, destinato a sosta privata, a servizio di attivita' produttiva “F”, sito nel comune di Fano, localita' Carrara, via Arno
Oggetto: L.R. n. 14 del 17.06. 2008 "Norme per l'edilizia sostenibile"
RELAZIONE TECNICA - ai sensi dell’Art. 5 della L.R. 14/2008
1- PREMESSA
In ottemperanza alle disposizioni di cui alla Legge Regione Marche n. 14 del 17.06.2008 si produce la presente relazione sulla sostenibilità ambientale del progetto in esame.
La Legge Regionale 17 giugno 2008, n. 14 “Norme per l'edilizia sostenibile”
promuove e incentiva la sostenibilità energetico-ambientale nella realizzazione delle opere edilizie pubbliche e private, nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dei principi fondamentali desumibili dal D.Lgs del 19 agosto 2005, n. 192 (Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia) ed in armonia con la direttiva 2006/32/CE concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici.
Dall’Art. 1 della L.R. 14/2008 si evince che:
1. La Regione promuove e incentiva la sostenibilità energetico-ambientale nella realizzazione delle opere edilizie pubbliche e private, nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dei principi fondamentali desumibili dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192 (Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell'edilizia) ed in armonia con la direttiva 2006/32/CE concernente l'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici.
2. Al fine di cui al comma 1, la presente legge definisce le tecniche e le modalità costruttive di edilizia sostenibile negli strumenti di governo del territorio, negli interventi di nuova costruzione, di ristrutturazione edilizia ed urbanistica, nonché di riqualificazione urbana e disciplina la concessione di contributi a soggetti pubblici e privati per la realizzazione di tali interventi.
Dall’Art. 2 della L.R. 14/2008 si desume:
1. Sono definiti interventi di edilizia sostenibile, comunemente indicata anche edilizia naturale, ecologica, bioetica-compatibile, bioecologica, bioedilizia, gli interventi nell'edilizia pubblica e privata che soddisfano i seguenti requisiti:
a. sono progettati, realizzati e gestiti secondo criteri avanzati di compatibilità ambientale e di sviluppo sostenibile, in modo tale da soddisfare le necessità del presente senza compromettere quelle delle future generazioni;
b. hanno l'obiettivo di minimizzare i consumi di energia e delle risorse ambientali in generale, di favorire l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, nonché di contenere gli impatti complessivi sull'ambiente e sul territorio;
c. sono concepiti e realizzati in maniera tale da garantire il benessere e la salute degli occupanti;
d. tutelano l'identità storica dei centri urbani e favoriscono il mantenimento dei caratteri storici e tipologici legati alla tradizione degli edifici ed al loro inserimento nel paesaggio;
e. promuovono e sperimentano sistemi edilizi a costo contenuto con riferimento al ciclo di vita dell'edificio, anche attraverso l'utilizzo di metodologie innovative o sperimentali.
2. Ai fini della presente legge, sono definiti altresì:
a. fattori climatici: le precipitazioni atmosferiche, la temperatura dell'aria, l'umidità, l'irradiazione solare, la ventosità, che agiscono sull'edificio e di cui occorre tener conto nella progettazione;
b. fattori ambientali naturali: il suolo, il sottosuolo, le risorse idriche, la vegetazione, l'aria, che interagiscono con il progetto modificandosi;
c. fattori di rischio ambientale artificiali: l'inquinamento dell'aria, del suolo e dell'acqua, nonché le alterazioni dell'ambiente prodotte da sorgenti sonore, campi elettromagnetici e l'inquinamento luminoso;
d. ciclo di vita di un edificio o di un prodotto: l'impatto prodotto sull'ambiente nel corso della sua storia, dalle fasi di estrazione e lavorazione delle materie prime alla fabbricazione del prodotto, trasporto, distribuzione, uso ed eventuale riuso, nonché raccolta, stoccaggio, recupero e smaltimento finale che ne deriva.
In modio particolare l’Art. 5 della L.R. 14/2008 prescrive:
1. I piani generali ed i piani attuativi di cui alla L.R. 34/1992 comunque denominati, compresi i programmi di riqualificazione urbana di cui alla L.R. 23 febbraio 2005, n. 16 (Disciplina degli interventi di riqualificazione urbana e indirizzi per le aree produttive ecologicamente attrezzate), adottati successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge, devono contenere le indicazioni necessarie a perseguire e promuovere criteri di sostenibilità delle trasformazioni territoriali e urbane atti a garantire:
a. l'ordinato sviluppo del territorio, del tessuto urbano e del sistema produttivo;
b. la compatibilità dei processi di trasformazione ed uso del suolo con la sicurezza, l'integrità fisica e l'identità storico-culturale del territorio stesso;
c. il miglioramento della qualità ambientale, architettonica e della salubrità degli insediamenti;
d. la riduzione della pressione degli insediamenti sui sistemi naturalistico- ambientali, anche attraverso opportuni interventi di mitigazione degli impatti;
e. la riduzione del consumo di nuovo territorio, evitando l'occupazione di suoli ad alto valore agricolo o naturalistico, privilegiando il risanamento e recupero di aree degradate e la sostituzione dei tessuti esistenti ovvero la loro riorganizzazione e riqualificazione.
2. Ai fini di cui al comma 1, i piani prevedono strumenti di indagine territoriale ed ambientale, aventi lo scopo di valutare le trasformazioni indotte nell'ambiente dai processi di urbanizzazione, corredati dalle seguenti analisi di settore:
a. analisi dei fattori ambientali naturali e dei fattori climatici, corredata dalle relative rappresentazioni cartografiche;
b. analisi delle risorse ambientali, idriche ed energetiche, con particolare riferimento all'uso di fonti rinnovabili;
c. analisi dei fattori di rischio ambientale artificiali, corredata dalle relative rappresentazioni cartografiche;
d. analisi delle risorse e delle produzioni locali.
3. I piani ed i programmi di cui al comma 1 devono contenere norme e indicazioni progettuali e tipologiche tali da garantire il miglior utilizzo delle risorse naturali e dei fattori climatici, nonché la prevenzione dei rischi ambientali.
In quest’ottica il piano urbanistico attuativo del comparto "ST5_P80”, destinato a sosta privata, a servizio di attività produttiva “F”, sito nel comune di Fano, località Carrara, via Arno, partendo dall’analisi delle peculiarità del territorio e di quelli limitrofi, s’inserisce pienamente nel contesto, ed è tale da rispettare i livelli di sostenibilità ambientale in osservanza alla L.R. 14/2008, come meglio specificato nel seguito.
2- CARATTERISTICHE DEL PROGETTO
- Il progetto nel comparto ST5_P80 prevede la realizzazione di un parcheggio servito da opportuna viabilità (ca. 5.000 mq), la sistemazione di un punto rifornimento-carburanti, la sistemazione a verde di piazzole, rotatorie e spazi residui (circa 4500 mq). Una limitata porzione è destinata a parcheggi e marciapiedi drenanti.
- Il serbatoio carburanti è di ridotte dimensioni, inserito in un bacino a tenuta di 3.9 x 2.1 m con altezza 0.55 m; è inoltre coperto da una tettoia 4.5x2.5 m, altezza massima 2.7m, e non altera in alcun modo lo stato dei luoghi, il paesaggio circostante e la linea di visuale.
- Un approfondito studio delle caratteristiche geologiche, morfologiche, del regime pluviometrico ed idraulico, del rischio geologico-idrogeologico e della potenziale vulnerabilità dell’ambiente fisico-naturale, ha consentito di inquadrare nel giusto dettaglio l’area di progetto ed il contesto ad essa direttamente/indirettamente collegato. Si esprime quindi parere favorevole alla realizzazione del progetto a condizione che siano impiegate adeguate misure di sicurezza, prevenzione e mitigazione nei confronti delle acque provenienti dalla superficie del comparto che possono essere condotte nel bacino imbrifero naturalmente predisposto.
- Le zone lastricate in progetto, in termini di coefficienti di deflusso, determinano un limitato surplus post-operam con aggravio di appena 0.082 mc/sec, nella fase critica. L’area di progetto è già naturalmente inserita nel bacino imbrifero scolante. La cura del verde con impianto di vegetazione erbacea/arborea favorirà, a regime, effetti positivi di ritenzione idrica, evapo-traspirazione, ecc., contribuendo alla consistente riduzione dei volumi da smaltire.
- Le acque che dilavano strade e parcheggi-camion saranno indirizzate alla vasca di prima pioggia dotata di disoleatore. Una volta piena la vasca, è quindi raggiunto il massimo livello, dispositivi automatici azioneranno una pompa di svuotamento che consentirà un lento trasferimento dell'acqua verso il ricettore finale. La predisposizione di un impianto capace di rilasciare acque conformemente alla Tabella 4 (Allegato 5 - D.lgs. 152 del 03.04.2006), con apposito filtro a valle del disoleatore consente la possibilità di rilascio sul suolo.
- Le acque di seconda pioggia vengono smaltite nella rete idrica superficiale con opportuno adeguamento della stessa.
- Dal punto di vista ambientale il progetto non interferisce in maniera apprezzabile sul precostituito. I pozzi dell’acquedotto di Fano sono posizionati a circa 2.0 km SE. La presenza di una coltre limoso-argillosa superficiale, potente
> 8.0÷10.0 m e la falda idrica soggiacente a > -10 m dal p.c. nell’arco dell’anno meteorologico, sono garanzia di invulnerabilità dell’acquifero.
- L’area di progetto e l’intorno significativo sono esenti da problematiche geologiche ed idrauliche come verificato direttamente sul terreno e come descritto nel P.A.I. delle Marche.
- La trasformazione territoriale è assai limitata e non modifica sostanzialmente il regime idraulico e non aggrava il livello di rischio idraulico esistente, in conformità alla L.R. n. 22 del 23.11. 2011 “Norme in materia di riqualificazione urbana sostenibile e assetto idrogeologico” e modifiche alle LL. RR. 34/92 e 22/09), di prossima entrata in vigore.
- Gli interventi di trasformazione sono ammissibili anche in ragione della mitigazione del rischio con misure compensative (parcheggi drenanti, piantumazione di essenze vegetali ad alto fusto, serbatoi di accumulo, vasche di prima pioggia, adeguamento rete di smaltimento, ampliamento sezioni di smaltimento), tali da perseguire il principio dell'invarianza idraulica.
3- PRINCIPI GENERALI IN MATERIA DI BIOEDILIZIA 3.1 Introduzione
La Legge Regione Marche 17 giugno 2008, n. 14 prevede, all’Art. 7, che la Giunta Regionale produca le linee guida per la valutazione della sostenibilità energetico- ambientale degli edifici. Tali Linee Guida emanate con DGR N. 760 del 11.05.2009 contengono il sistema di valutazione della qualità ambientale ed energetica degli interventi di edilizia sostenibile finalizzato, in particolare, a certificare il livello di sostenibilità energetico-ambientale degli interventi edilizi.
L’edilizia sostenibile consiste nell’adottare tecnologie e materiali che, complessivamente, tendano a provocare un minore uso di risorse naturali e un ridotto impatto ambientale rispetto all’edilizia tradizionale. Tale disciplina si basa su un approccio progettuale che riserva particolare attenzione al rapporto dell’edificio (o intervento) con l’ambiente esterno (il sito, le condizioni climatiche locali, l’uso corretto delle risorse ambientali primarie e l’ottimizzazione energetica) e con l’ambiente interno (inquinamento indoor da elettrosmog e radon, materiali, ecc.).
Gli elementi costitutivi di un edificio realizzato secondo criteri di edilizia sostenibile vanno considerati nel loro intero ciclo di vita, ovvero a partire dalla fase di estrazione della materia prima, fino alla sua dismissione, considerando le implicazioni legate alla produzione, al trasporto e allo smaltimento sia dei materiali da costruzione, sia dell’intero edificio.
L’edilizia sostenibile si pone inoltre come obiettivo la realizzazione di un’abitazione “sana” e caratterizzata da un ridotto impatto ambientale nella fase di costruzione, in quella di gestione e infine in quella di dismissione. Tale obbiettivo va perseguito per la costruzione di qualsiasi edificio o intervento. La disciplina per la redazione di un progetto edilizio deve contenere norme e indicazioni progettuali e tipologiche tali da garantire il miglior utilizzo delle risorse naturali e dei fattori climatici, nonché la prevenzione dei rischi ambientali.
I principi da adottare per realizzare un immobile o un progetto compatibile con l’ambiente considerano numerosi aspetti:
1. utilizzo di materiali naturali, disponibili in loco, atossici o che abbiano subito minimi processi di lavorazione (a basso consumo energetico, riciclabili, riciclati e a basse emissioni di sostanze inquinanti);
2. adozioni di tipologie, tecnologie e materiali costruttivi che permettano il migliore isolamento termico, al fine di limitare al massimo le dispersioni e il surriscaldamento;
3. adozione di impianti che permettano la riduzione del consumo di acqua potabile e l’impiego dove possibile di acqua piovana;
4. installazione di impianti che riducano al massimo la presenza di campi elettromagnetici;
5. adozione di tipologie costruttive tali da permettere una corretta traspirazione e ventilazione dell’edificio, al fine di eliminare la formazione di muffe e condense;
6. utilizzo di impianti e tecnologie che riducano al massimo il fabbisogno energetico dell’edificio;
7. distribuzione dei volumi anche in rapporto alla circolazione delle correnti d’aria esterne;
8. orientamento armonico dell’edificio in rapporto al percorso del sole;
9. utilizzo del verde come un elemento di progetto e come sistema di controllo microclimatico.
Per quanto sopra, non dovendo costruire alcuna tipologia di fabbricato o residenza, né uffici il principio di bio-edilizia non direttamente da valutare.
E’ possibile richiamare, tra i precedenti, il solo punto 1 per la realizzazione di una piccola tettoia. In linea generale per aspetti ambientali in senso lato si considerano i punti 3, 4, 6. 9.
3.2 Raccomandazioni e criteri costruttivi
L’inesistenza sia di residenze fisse, sia temporanee non richiede la valutazione degli elementi di bio-edilizia come ad esempio elencati:
- Forma/orientamento di costruzioni - Isolamento termico
- Superfici vetrate - Schermature solari - Ventilazione naturale - Sistemi solari passivi - Tetti verdi
- Intonaci e finiture
Per il caso specifico in esame risultano interessanti i seguenti aspetti:
Vegetazione
La vegetazione è utilizzata in bioedilizia come elemento di regolazione microclimatica, poiché consente di modificare il livello di radiazione solare incidente, facendo variare così la temperatura dell’aria, delle superfici lastricate (asfalti) nel caso in esame.
La vegetazione deve diventare quindi parte integrante del progetto in quanto interviene per il riscaldamento e il raffrescamento naturale. Ad esempio è preferibile collocare a nord gli alberi sempreverdi perché fungono da protezione dai venti invernali e vegetazione a foglie caduche sul lato opposto, a sud, poiché garantiscono l’ombra d’estate, lasciando filtrare i raggi solari nelle altre stagioni.
Materiali in edilizia sostenibile
La tettoia può essere realizzata con “Pannelli in fibra di legno”. Questo materiale proviene dagli scarti di segherie (cortecce e rami di conifere non trattate chimicamente), materia prima per la produzione di pannelli coibenti. Le fibre di legno vengono aggregate senza compressione sfruttando il potere collante della lignina (resina naturale presente nella fibra stessa). Il prodotto ottenuto è del tutto biodegradabile e riciclabile e si presta ottimamente a diversi impieghi come la coibentazione termica/acustica di pavimenti, pareti e coperture.
3.3 Misure di mitigazione dell’ambiente circostante 3.3.1 Qualità dell’aria (outdoor)
La ventilazione cui è soggetta l’area e l’assenza di barriere favorisce un buon ricircolo d’aria e quindi la permanenza di inquinanti di ogni genere. La qualità dell’aria può essere unicamente inficiata dal trasferimento - temporaneo - dei mezzi, che si limita alle brevi fasi di parcheggio e ripartenza.
Non si prevedono emissioni di radon (murature/intonaci) e dall’uso di colle, vernici ed altri prodotti di lavorazione.
3.3.2 Inquinamento acustico
L’inquinamento acustico, come per il caso precedente, è unicamente legato allo spostamento - temporaneo - dei mezzi e limitato alle brevi fasi di parcheggio e ripartenza, a bassissima velocità (< 30 km/ora), e senza code semaforiche. E’
prevalente quindi il rumore del motore rispetto al rumore da rotolamento ruota/asfalto (accelerazioni, frenate, ecc.).
La vegetazione d’alto fusto favorisce l’azione fonoassorbente con sensibili effetti di mitigazione. La realizzazione di asfalti porosi non apporterebbero effetti positivi per l’inadeguata carrabilità in fase di manovra di mezzi pesanti (rottura dello scheletro rigido), la necessità di operare continui interventi di manutenzione e la spazzolatura, la forte riduzione di efficienza nel tempo.
3.3.3 Inquinamento elettromagnetico
L’assenza di locali ad uso abitativo esclude l’inquinamento elettromagnetico indoor prodotto dalle apparecchiature elettriche (campi elettrici e magnetici) e dai componenti dell’impianto di distribuzione dell’energia elettrica.
La presenza di elettrodotto aereo, passante ai margini dell’area di progetto non è cagione di disturbo outdoor per le brevi soste degli operatori (fase di parcheggio e ripartenza). L’esclusione di zone residenziali/uffici è già di per sé una forte misura di mitigazione.
4- INQUADRAMENTO PROGETTUALE
La proprietà è inserita nel Foglio n° 113, mapp.li 227-233-231-128. L’area di fabbricazione ST5_P80 ha un’estensione di 10.114,04 mq con destinazione a sosta privata, a servizio di attività produttiva “F”.
Estratto PRG comune di Fano
- L’area è unicamente interessata dal “Rispetto elettrodotti” V6 (Art. 83).
____________________________________________________________________________
Art. 83 V6 – Fasce di rispetto di centrali elettriche e di elettrodotti
1. Le zone V6 sono le fasce di rispetto latistanti alle centrali elettriche e agli elettrodotti.
2. Nelle tavole di PRG sono riportate le fasce di rispetto, correlate alla tipologia e tensione d’esercizio dell’impianto elettrico, relative alla massima distanza da osservare negli interventi edificatori al fine di garantire il perseguimento dell’obiettivo di qualità di 0.2 micro Tesla di induzione magnetica.
3. Tali fasce possono essere ridotte in base alla tipologia costruttiva standard dell’elettrodotto secondo la tabella seguente e previo parere dell’Arpam:
Dimensione in metri della fascia laterale di rispetto per il perseguimento dell’obiettivo di qualità di 0.2 micro Tesla al ricettore
kw Terna singola Doppia terna
ottimizzata (1)
Doppia terna non ottimizzata (2)
380 100 70 150
220 70 40 80
132 50 40 70
a). Fasi diverse per le coppie di conduttori ad eguale altezza e correnti concordi oppure fasi uguali e correnti discordi.
b). Caso inverso al precedente.
c). Per linee a tensione nominale diversa, superiore a 132 kV e inferiore a 380 kV, la distanza di rispetto viene calcolata mediante interpolazione lineare di quelle sopra indicate (es. per la linea di 150kw per la doppia terna non ottimizzata la distanza della fascia di rispetto è di 72 m). Per linee a tensione inferiore a 132 kV restano ferme le distanze previste dalla normativa nazionale e/o regionale. Per eventuali linee a tensione superiore a 380 kV le distanze di rispetto saranno stabilite dal Consiglio Comunale.
d). La distanza di rispetto dalle parti in tensione di una cabina o da una sottostazione elettrica deve essere uguale a quella prevista, mediante i criteri sopra esposti, per la più alta tra le tensioni presenti nella cabina o sottostazione stessa.
e). In tali fasce sono vietati interventi di nuova costruzione di fabbricati adibiti ad abitazione o ad altra attività che comportano tempi di permanenza prolungati.
f). Gli interventi su edifici esistenti, compresi gli ampliamenti, ricadenti all’interno delle fasce di rispetto che prevedono aumento di unità immobiliari o insediamento di attività che comportano tempi di permanenza prolungati saranno sottoposti al parere di Arpam ed ammessi solamente nel rispetto dell’obiettivo di qualità di 0.2 micro Tesla.
g). Nelle tavole di PRG sono riportate le fasce di rispetto relative all’elettrodotto delle FF.SS.
Considerata la bassa corrente media di transito e valori di induzione magnetica nulli rilevati dall’Arpam nella ricerca “Valutazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici di bassa frequenza generati da elettrodotti di alta e altissima tensione nel territorio del Comune di Fano” realizzata nel luglio 2003, le fasce riportate corrispondono ad una specifica servitù dell’ente FFSS.
h). All’interno di tali fasce sono vietati interventi di nuova edificazione, gli interventi su edifici esistenti saranno consentiti previo parere dell’Arpam.
5 - INDAGINE TERRITORIALE ED AMBIENTALE 5.1 Premesse
Il contesto fisico-naturale entro cui si colloca il piano attuativo costituisce l’elemento fondamentale per la progettazione esecutiva. L’iter progettuale, che ha accompagnato e guidato le varie fasi di lavoro è stato infatti avviato sulla base di un’indagine conoscitiva preventiva.
La progettazione d’interventi sostenibili deve necessariamente far seguito alla valutazione della realtà locale per consentire il contenimento delle risorse nel rispetto dei caratteri ambientali. Ciò comporta l’analisi dei fattori climatici e degli agenti fisici caratteristici del luogo, anche per evidenziare eventuali rischi ambientali e stabilire misure per porvi rimedio.
Le necessità connesse con l’edilizia sostenibile e bioclimatica sono infatti fortemente influenzate dall’ambiente, nel senso che gli agenti fisici del sito (clima igrotermico e precipitazioni, disponibilità di risorse rinnovabili, disponibilità di luce naturale, clima acustico, campi elettromagnetici) determinano le esigenze e condizionano le soluzioni progettuali da adottare per il soddisfacimento dei corrispondenti requisiti.
5.2 Collocazione geografica
L’area di studio ricade nel Comune di Fano, in zona semi-periferica dal centro storico, tra le località Torno e Falcineto.
Fano è una città di circa 64.000 abitanti ed è la terza città per popolazione nella Regione Marche, dopo Ancona e Pesaro.
La città è circondata a N-O dalle colline che degradano dolcemente in prossimità del torrente Arzilla; ha un litorale con coste basse (Lido e Sassonia) la prima sabbiosa, la seconda ghiaiosa.
A Sud si estende la "Piana del Metauro", una delle poche aree pianeggianti delle Marche, che si sviluppa verso l'interno per alcuni chilometri.
Fano è una città particolarmente contrassegnata dalla storia, a partire dalla dominazione romana, grazie alla sua posizione strategica sulla via di
Comune Fano (PU)
Coordinate: 43°50′36.71″N 13°1′11.12″E Altitudine: 12 m s.l.m.
Superficie: 121,27 km²
Abitanti: 63.990 (31-08-2010) Densità: 527,7 ab./km²
Frazioni:
Bellocchi, Caminate,
Carignano Terme, Carrara di Fano, Centinarola,
Cuccurano, Falcineto, Fenile, Magliano, Marotta di Fano, Metaurillia, Ponte Sasso, Roncosambaccio, Rosciano, Sant'Andrea in Villis,
Tombaccia, Torrette di Fano, Tre Ponti
Comuni contigui:
Cartoceto, Mombaroccio, Mondolfo, Pesaro, Piagge, San Costanzo
Codice
ISTAT: 041013 Class.
sismica: Zona 2 (sismicità media)
collegamento tra la valle del Tevere e la Gallia Cisalpina. Nel 49 a.C. Gaio Giulio Cesare la conquistò assieme a Pesaro, dando così inizio alla Guerra Civile contro l'antagonista Pompeo. Solo successivamente Cesare Ottaviano Augusto dota l'insediamento originario di mura di cinta (ancora parzialmente visibili), elevandolo allo stato di colonia romana col nome di Colonia Julia Fanestris. Nel XIII secolo Fano si costituì comune.
Fano è al centro di un importante nodo stradale per lo svincolo di vie di grande comunicazione nazionali e internazionali: è attraversata in senso longitudinale dalla S.S. 16, che collega Padova ad Otranto e dalla A14 che collega Bologna a Taranto. Sempre longitudinalmente è stazione ferroviaria lungo il collegamento Milano – Lecce. In senso trasversale, fin dall'antichità, Fano è stata collegata a Roma attraverso una delle più celebri strade consolari: la via Flaminia, oggi affiancata dalla superstrada Fano– Grosseto, detta "dei Due Mari", che metterà in comunicazione la costa Adriatica con quella del Mar Tirreno.
5.3 Aspetti botanico-vegetazionali e faunistici
L’area di progetto è immersa in una matrice scarsamente antropizzata, costituita per lo più da insediamenti sparsi. Si tratta di un’area agricola, con appezzamenti di piccole dimensioni, completamente privi di elementi peculiari del paesaggio agrario. Nell’intorno significativo è prevalente l’uso seminativo a rotazione.
Foto aerea
La fauna è costituita dall’insieme di specie e di popolazioni di animali vertebrati ed invertebrati, perlopiù di transito abituale, inserite nell’ecosistema agricolo. Si compone di specie autoctone e di specie immigrate divenute ormai indigene, come pure quelle specie introdotte dall’uomo o sfuggite ai suoi allevamenti.
Per l’urbanizzazione, sia pur discontinua, e la presenza di infrastrutture lineari e continue la fauna locale è significativamente scarsa. Può essere rappresentata dall’insieme di specie e di popolazioni di animali vertebrati ed invertebrati, stanziali o di transito abituale, inserite nell’ecosistema agricolo.
I popolamenti faunistici dell’area di studio sono stati indagati su basi bibliografiche. L’area d’indagine è definibile a basso valore faunistico in quanto presenta ecosistemi non complessi, caratterizzati da un’agricoltura intensiva, e del tutto privi di vegetazione di particolare valore naturalistico. Difatti il sito oggetto di studio non rientra all’interno di alcuna ZPS, SIC, zona floristica e faunistica protetta. Si può quindi affermare che tutti gli aspetti ecologici presenti sono riproducibili negli ambienti circostanti.
Nell’area d’intervento e nel suo immediato intorno, l’entità dei mammiferi, degli uccelli e dell’insieme dei vertebrati è da considerare molto bassa. Anche l’entità delle specie minacciate (quelle che assumono un significato critico per la conservazione della biodiversità) è veramente bassa per la distanza dalle sorgenti di naturalità, la presenza di specie ubiquitarie e ad ampia valenza ecologica, legate ad habitat agricoli ed urbanizzati e per questo non minacciate.
Tali specie sono opportuniste, adattate a continui stress come sono ad esempio i periodici sfalci, le arature, le concimazioni, l'utilizzo di pesticidi e insetticidi.
Di seguito viene riportata una descrizione generale dei possibili popolamenti faunistici dell’area in esame, con l’indicazione delle specie più comuni.
- Mammiferi. Può trovare un habitat favorevole la lepre che frequenta ambienti aperti, gli ubiquitari ricci e diverse specie di arvicole.
- Anfibi. In base allo studio delle esigenze ecologiche nel territorio in esame e in relazione alle check list compilate per ambienti similari (atlante degli anfibi e dei rettili della Provincia di Ancona – David Fiacchini - Assessorato all’Ambiente, 2003) risulta probabile nell’area vasta la presenza di: tritone crestato italiano, tritone punteggiato, rospo comune, rospo smeraldino, raganella italiana e rana verde, nessuno dei quali rientra nelle categorie di minaccia I.U.C.N. I tritoni e le rane sono preferenzialmente acquatici (gli habitat sono vasche, fontanili, stagni, fossi e canali) per cui se ne esclude la presenza. Difatti pur essendo il comprensorio irriguo, la distribuzione dell’acqua avviene mediante condotte sotterranee, per cui mancano i canali d’irrigazione e le vasche di stoccaggio colonizzabili da popolazioni di anfibi.
- Rettili. E’ possibile la presenza di: geco verrucoso, ramarro occidentale, lucertola muraiola, lucertola campestre, biacco, saettone comune e natrice dal collare, nessuno dei quali considerati in pericolo.
- Uccelli. L’avifauna annovera soprattutto specie (stanziali e migratrici) appartenenti all’ordine dei Passeriformi. Frequentatore di terreni aperti con vegetazione alta, dove nidifica, è il fagiano mentre il rapace più comune è la poiana. Tra i Coraciformi si segnala la presenza dell’upupa che frequenta ambienti aperti, coltivi e incolti, dove siano presenti boschetti, o vecchi alberi sparsi e filari, ruderi e manufatti in cui nidificare. Tra le specie residenti è da segnalare la possibile presenza della Cornacchia.
5.4 Ecosistemi
Gli ecosistemi agricoli sono caratterizzati da colture erbacee a rotazione (cereali autunno-vernini, girasole, orticole e foraggere) ed arboree (vigneti ed arboreti) che richiedono frequenti interventi da parte dell’uomo.
Questi presentano pertanto ridotti livelli di naturalità e la conseguente semplificazione della biodiversità.
Con la realizzazione del progetto verrebbe a costituirsi un nuovo ecosistema
“antropizzato” immerso nella matrice ecosistema agricolo che non comporta un peggioramento dello stato ambientale dei luoghi in quanto:
- non interferisce con il corridoio ecologico del fiume Metauro e con i gangli della rete ecologica locale circostanti;
- non comporta la riduzione della vegetazione arborea ed arbustiva esistente, che verrà invece potenziata, con conseguente aumento e miglioramento della funzionalità ecologica e la realizzazione del “verde” di progetto.
- sarà ridimensionato l’impatto sull’ambiente (aria, terreno e falda idrica) dovuto all’impiego dei trattamenti antiparassitari, dei diserbi e delle fertilizzazioni in quanto si passa da coltivazioni intensive di seminativi, dotati di elevate esigenze idriche e in termini di input chimico, a prati permanenti (verde = 4.500 mq su 9.800 ma di intervento utile) che verranno gestiti con periodici sfalci e diserbi localizzati (eco-compatibili).
5.5 Aspetti geologici 5.5.1 Litologia
I terreni su cui si sviluppa il progetto urbanistico sono rappresentati da sedimenti alluvionali sciolti della sinistra orografica del fiume Metauro. Si tratta di depositi continentali prevalentemente fini in superficie e grossolani in profondità. In superficie è presente una coltre limoso-argillosa, di spessore sostanzialmente costante e compreso tra 8.0÷10.0 m. Più in profondità s’incontrano depositi ghiaioso-sabbiosi con locali intercalazioni argilloso-limose di limitato spessore. La coltre alluvionale, di spessore complessivo di 20÷25 m, poggia sul substrato litoide costituito dalla formazione di età Pliocenica.
5.5.2 Geomorfologia
Dal punto di vista morfologico l'area di sedime è inserita nella piana alluvionale della sinistra idrografica del fiume Metauro. Il terreno si eleva alla quota di ca.
45.0÷46.0 m sul livello del mare. Si assiste ad una leggera pendenza da NO a SE in grado di favorire il deflusso delle acque superficiali verso il naturale ricettacolo. Il deflusso delle acque è regolare, non si segnalano precedenti fenomeni d’impaludamento. L’area è drenata da un affluente di destra del Rio di Carrara e da una rete di canali minori realizzati nelle aree coltivate (scoline).
5.5.3 Idrogeologia
I terreni di superficie costituiti da limi argillosi, sono caratterizzati da una permeabilità da bassa a molto bassa, esprimibile con il coefficiente di permeabilità K = 10 <- 6 cm/sec. Il notevole spessore della coltre limoso- argillosa (>8.0÷10 m) rappresenta una efficace barriera nei confronti della vulnerabilità dell’acquifero. Per la struttura “lamellare” dei terreni fini con rapporto Kh/Kv ≥ 10, di fatto, la prevalente possibilità di mobilizzazione delle acque può avvenire solo in direzione orizzontale.
Da un pozzo presente nella proprietà (spigolo NO) il 01.12.2011 il livello statico di falda idrica è stato rilevato a -13.56 m dall’attuale piano campagna.
I dati piezometrici rilevati sono prossimi alla massima potenzialità stagionale.
Sono attese oscillazioni contenute in ±2÷3 m nell’arco dell’anno meteorologico.
Sotto-falda non sono presenti pozzi idrici destinati a consumo umano. I pozzi dell’acquedotto di Fano distano ca. 2.0 km dall’area di progetto.
Si può quindi concludere che dal punto di vista igienico-ambientale l’intervento con comporta alcuna interferenza e/o compromissione ambientale con il precostituito. E’ consigliabile disporre di un pozzo idrico da destinare a monitoraggio ambientale. Si eseguiranno analisi chimico-fisiche ante-operam per caratterizzare al meglio il contesto naturale. Con cadenza periodica, post- operam, si eseguiranno specifici campionamenti per verificare l’efficacia degli impianti e rilevare eventuali inconvenienti a cui porre rimedio.
5.5.4 Pericolosità geologica e idrogeologica del territorio
L’area di progetto risulta esente da problematiche geologiche ed idrauliche come verificato direttamente sul terreno e come rappresentato nella Tav. RI n°
12 allegata al Piano Assetto Idrogeologico delle Marche(approvato con deliberazione del Consiglio Regionale n° 116 del 21 .01.2004). Il progetto in esame è pertanto compatibile con le N.T.A. del P.A.I. delle Marche (Delib. C.R.
n° 116 del 21.01.2004), senza prescrizione o limita zione d’uso alcuna.
5.6 Aspetti climatici
L’analisi dei fattori ambientali e climatici rappresenta il pre-requisito essenziale alla realizzazione di un intervento edilizio a basso impatto o di bioedilizia. La bioedilizia, infatti, è fortemente condizionata dall’ambiente, poiché i fattori climatici, specifici per quel sito, condizionano le soluzioni progettuali da adottare.
Non essendo previsti interventi edilizi di alcun genere la conoscenza dei fattori climatici e ambientali può essere necessaria per garantire un uso razionale delle risorse energetiche all’interno dell’area di progetto. Assai importante per il sostegno e la selezione delle essenze vegetali più opportune.
5.6.1 Caratterizzazione climatica
Per gli aspetti legati alla latitudine, il territorio del comune di Fano si colloca all’interno della regione climatica temperata, sub-continentale calda (Classificazione del Koppen), dei climi temperati delle medie latitudini (mesotermici), con estate asciutta e calda.
5.6.2 Precipitazioni e temperatura
La caratterizzazione climatica dell’area si basa sui parametri concernenti le precipitazioni medie e le temperature medie (stazione di riferimento loc.
Madonna del Ponte, 23, Long. 13°02'04'', Lat. 43°48 '55'' e alt. 11 m).
Prec. mm:
1950-1989
G F M A M G L A S O N D
60,5 53,5 65,2 55,2 54,6 51,2 49,0 61,4 74,9 72,3 86,0 65,5
T med (°C):
1950-1989
G F M A M G L A S O N D
4,7 6,1 8,8 12,2 16,3 20,4 22,9 22,6 19,7 15,3 10,2 6,4
Precipitazioni medie mensili, (in mm) e Temperature medie mensili (fonte Annali Servizio Idrogeologico)
La piovosità media annua si attesta intorno ai 750 mm di precipitazioni cadute al suolo. Il periodo più piovoso è quello autunnale, per contro il periodo più asciutto è quello estivo. La temperatura media annua è di 13,0°, con mese più freddo gennaio e mesi più caldi luglio e agosto (media 22°). Da rilevazioni più recenti, dell’ultimo decennio, si arriva alla temperatura media annua di 13,6° C.
Dall’analisi del climatogramma di Walter e Lieth, che riporta in ascissa i mesi dell’anno e sulle ordinate sia le temperature medie mensili sia le precipitazioni medie mensili con scala doppia rispetto a quella delle temperature (1°C = 2 mm), si nota come la curva delle precipitazioni non scende mai di sotto a quella delle temperature.
Dall’analisi del bilancio idrico secondo Thornthwaite, costruito ponendo in ascissa i mesi dell’anno e sulle ordinate le precipitazioni medie mensili, l’evapotraspirazione potenziale e l’evapotraspirazione reale (espresse in mm), si ottengono aree che hanno un preciso significato riguardo il bilancio idrico del terreno. In particolare si evidenzia un periodo di deficit idrico da Maggio a Settembre con punta massima nel mese di luglio. Per questo fatto si interviene con l’irrigazione ed il soccorso idrico.
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Mesi
Precipitazioni (mm)
0 5 10 15 20 25 30
Temperatura (°C)
°C mm
Climatogramma di Walter e Lieth
Climatogramma secondo Thornthwaite relativi alla stazione di Fano
5.6.3 Intensità e piogge critiche
Nell’intervallo degli anni 1951-2004 si selezionano le seguenti piogge critiche da cui si evince un’intensità oraria massima di 96 mm/h.
PRECIPITAZIONI MASSIME DI BREVE DURATA
Fano 15 min 20 min 30 min
Data mm Data mm Data mm
02.07.60 20,4 03.09.57 20,4 11.07.56 29,0 17.09.66 16,6 10.06.59 22,4 28.07.60 24.0 09.06.67 20,8 26.07.75 32.0 09.08.64 34.0 24.08.81 19.0 28.06.79 24,0 31.08.73 27,0 11.08.01 22.0 26.08.85 18.0 11.08.01 26,8
Max/h 88,0 mm/h 96.0 mm/h 68,0 mm/h
Il dato è significativo per il dimensionamento degli scarichi fognari, reti di scarico di superfici lastricate, ecc.
5.6.4 I Venti
La direzione prevalente dei venti, come spesso accade nella Regione, è quella sud-occidentale, con frequenze percentuali pari al 21,6% in settembre, 24,6% in ottobre e 21,8% in novembre. Da S-O provengono anche i venti più sostenuti, nei mesi di settembre e ottobre, con raffiche massime rispettivamente di 20,0 m/s (72 km/h) e 34 m/s (122 km/h). Raffiche elevate sono frequenti da O in novembre, pari a 32,4m/s (120 km/h), ancora dai quadranti occidentali.
Frequenza media percentuale di provenienza dei venti
Raffiche massime per settori di provenienza
Le precipitazioni nevose si verificano prevalentemente con i venti nord-orientali, provenienti dal mare. Queste hanno poca rilevanza nel territorio in quanto la durata dell’evento è saltuario, limitato a pochi giorni/anno, con possibili permanenze, in superficie, contenute in alcuni giorni continuativi.
5.6.5 Riferimenti ai dati dell’ Osservatorio Valerio di Pesaro
Dall’elaborazione dei dati presso l’Osservatorio “Valerio” del Comune di Pesaro nell’intervallo temporale 1871 – 2001 si rileva:
- la temperatura medio/annua è di 13,6 °C , la vari abilità standard è di ± 0,5;
- Il mese più caldo è Luglio con 23,6 °C che si pre senta anche relativamente più stabile con minore deviazione standard (insieme con Aprile) ±1,1°C;
- Il mese più freddo è Gennaio con una media storica di 3,7°C;
- Settembre è il mese che mostra la maggiore variabilità con 19,5°C ±2,2°C.
- Per quanto attiene l’andamento storico delle medie annuali si nota che negli ultimi anni, in particolare dal ‘91, si sia verificata una serie di anni “caldi”, che indicano una possibile variazione climatica, anche se valori analoghi son stati rilevati anche ad inizio serie: nel 1872 (15,0 °C) e nel 1873 (14,7 °C).
- La temperatura massima assoluta registrata a Pesaro è stata di 39,2 °C il 6 Luglio 1950 e la minima assoluta di –15,2°C il 16 f ebbraio 1940. I valori più elevati tendono a concentrarsi nel periodo Agosto-Novembre.
- Il dato maggiore di pioggia registrato in 24 ore è stato di 197,3 mm il 4 settembre del 1981. La quantità media annuale di precipitazioni nel periodo 1871-2001 è pari a 757,2 mm con una variabilità standard di ± 174,0 mm. I
mesi più piovosi sono quelli autunnali, mentre il minimo si tocca normalmente in Luglio con 38,9 mm. Luglio e Agosto risultano avere un alto coefficiente di variazione, l’82,8% a Luglio e addirittura l’88,2% ad Agosto.
- Le direzioni dei venti sono orientate lungo l’asse della valle del Foglia, con prevalenza di quelle verso il mare (direzioni SW e WSW), soprattutto di notte. Si nota la presenza del regime di brezza, maggiore nel periodo primaverile ed estivo con presenza di venti da oriente, che vengono in parte sostituiti nelle altre stagioni da venti settentrionali.
- Le intensità del vento denotano una circolazione dinamica, in particolare vicino alla costa, anche se per la mancanza di altre stazioni nella valle non è possibile una valutazione completa. La tendenza circolatoria è quella di far confluire le masse d’aria (e con esse anche gli inquinanti) verso la costa, per il fenomeno di brezza, mentre nel periodo diurno avviene il trasporto verso l’interno, con possibilità di diluizione degli inquinanti.
- Le rose dei venti per classi di stabilità mostrano direzioni di trasporto nelle classi neutro e stabile verso la costa, mantenendo la città sottovento agli inquinanti prodotti in zona industriale, mentre le direzioni di trasporto per le classi instabili, pur essendo associate a molte direzioni, provengono spesso dal mare.
- In definitiva il clima dell’area è influenzato dalla vicinanza del mare, sia in termini di umidità sia per quanto riguarda la distribuzione termica.
6- USO DI FONTI RINNOVABILI.
Il sito progettuale offre la possibilità di sfruttare fonti energetiche rinnovabili, per produrre in modo autonomo energia elettrica, a copertura parziale o totale del fabbisogno energetico locale.
Non essendo previsti interventi edilizi e quindi non essendo richieste fonti energetiche continuative (acque sanitarie, riscaldamento e raffrescamento degli ambienti) l’unica possibilità è di utilizzare la ricarica fotovoltaica per l’impianto d’illuminazione, o parti di esso.
7- ANALISI DEI FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALE ARTIFICIALI
7.1 Fattori di rischio geologico e idrogeologico
Come già chiarito nella relazione geologica che accompagna l’iter progettuale del comparto in esame è stato possibile escludere, puntualmente, ogni possibile rischio di natura geologica ed idrogeologica.
Inoltre:
- la capacità portante dei terreni risulta adeguata alle tipologie costruttive;
- si esclude la possibilità che si verifichino fenomeni di liquefazione in prospettiva sismica per l’assenza di sabbie sciolte, sotto-falda;
- la protezione sismica rispetto al grado di sismicità della zona, dovrà essere comunque considerata nel dimensionamento delle strutture, ai sensi della normativa. (D.M. 14.01.2008).
Nelle aree adiacenti non sono presenti corsi d’acqua importanti che possano essere a rischio di esondazione. La falda idrica è molto profonda (> 10 m dal p.c.) per cui oltre ad escludere significativi risvolti tecnici nell’aumento dell’accelerazione sismica, si esclude la possibilità che questa possa interferire con lo scavo di piani interrati/seminterrati e infrastrutture sepolte.
7.2 Rischio acustico
La Legge n° 447 del 26.10.1995 – “Legge quadro sull 'inquinamento acustico” - prevede tra le competenze delle Amministrazioni quella di predisporre i Piani Comunali di Classificazione Acustica secondo i criteri forniti dalle regioni di appartenenza, conformemente ai limiti stabiliti dal D.P.C.M. 01.03.1991.
L’area in esame rientra nella classe 2-3 acustica del Comune di Fano (ai sensi della “Legge quadro sull’inquinamento acustico”, n. 447/1995 e dei relativi decreti attuativi e della normativa regionale vigente), che fissa per le zone i valori limite per le emissioni acustiche.
La classe 3 (più alta) in base al DPCM 14.11.1997 (Tabella A) corrisponde ad un’area di tipo misto. Rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di attraversamento, con media densità di popolazione, presenza di attività commerciali e uffici, con limitata presenza di attività artigianali e con assenza di attività industriali, aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.
Per quanto sopra non si ritiene necessario procedere a rilievi strumentali dei livelli di pressione sonora all’interno ed in prossimità dell’area e alla successiva valutazione previsionale della distribuzione planimetrica dei livelli sonori.
L’area di progetto è sufficientemente lontana da fonti di produzione del rumore come:
- strade nazionali e provinciali (ad oltre 0.75 km), - superstrada Fano-Grosseto (ad oltre 2.1 km),
- ferrovia, autostrada A-14 aeroporto (ad oltre > 3.0 km),
Tantomeno esistono unità produttive, impianti di trattamento dell’aria, ecc. che possono essere causa di inquinamento acustico e tale da provocare il superamento dei livelli stabiliti dalla Legge.
Classi acustiche: Limite Leq (A) diurno/notturno
Diurno (6-22) Notturno (22-6)
Valori limite di amissioni Leq dB(A)
55 45
Valori limite assoluto di amissioni Leq dB(A)
60 50
Piano acustico del Comune di Fano approvato con Delibera Consiliare n° 26 del 12.02.2009
L’area in esame non rappresenta il bersaglio ma il possibile produttore.
L’intervento di progetto per come in precedenza evidenziato non apporta sostanziali modifiche allo stato di fatto relativamente al rischio acustico.
7.3 Rischio elettromagnetico
Il pericolo di esposizione ai campi elettrici e magnetici è un problema molto sentito in questi anni, per cui la presenza o meno di fonti d’inquinamento del genere condiziona le scelte progettuali, anche in assenza di reali rischi per la salute. La percezione sociale del livello di pericolosità è comunque un dato da prendere in considerazione nell’ambito del progetto ecosostenibile, allo stesso modo dei veri e propri casi di pericolo d’inquinamento elettromagnetico.
L’assenza di residenze, officine, uffici ecc. di fatto rende trascurabile il rischio elettromagnetico per gli operatori, stante la permanenza non continuativa legata alle sole fasi di parcheggio e ripartenza.
7.4 Altre realtà territoriali specifiche
Nell’intorno significativo del piano di lottizzazione non sono presenti realtà territoriali, anche di origine antropica, che possano generare disturbo per i quali il Progettista debba adottare particolari misure di mitigazione e/o adeguate soluzioni alternative.
Non sono presenti siti di lavorazione di materiali, cave, impianti ecc. con presenza di gas radioattivo radon, depositi di amianto, fonti di sostanze inquinanti.
Alla luce di quanto sopra non appare necessario eseguire ulteriori approfondimenti di analisi ne la produzione di ulteriore documentazione.
7.5 Analisi delle risorse e delle produzioni locali
Questa indagine è finalizzata a conoscere eventuali tecnologie sviluppate in loco o produzioni di materiali destinati all’edilizia sostenibile e che pertanto tendano a provocare un minore uso di risorse naturali e un ridotto impatto ambientale.
Per quanto riguarda quest’aspetto, si rileva che nell’ambito comunale sono presenti e quindi in commercio i materiali per la realizzazione degli asfalti e delle opere connesse, potendo così limitare il più possibile l’entità dei trasporti e ilo consumo di combustibili. I materiali in uso saranno in ogni caso certificati.
8- VERIFICA DELLA SOSTENIBILITA’ DELL’INTERVENTO
L’intervento in oggetto in base ai disposti dell’Art. 5 della L.R. 14/2008 persegue e garantisce la sostenibilità ambientale per le motivazioni nel seguito riassunte.
- Ordinato sviluppo del territorio, del tessuto urbano e del sistema produttivo.
L’intervento si inserisce in pieno nel cotesto locale, senza alterare in modo significativo lo stato dei luoghi. Si viene a raccordare e migliorare l’attuale area destinata a parcheggio con un intervento unitario e razionale.
L’intervento è compatibile con le destinazioni d’uso dei suoli e non determina un sostanziale consumo di territorio. Di fatto, ampie superfici (quasi il 50 %) sono destinate a verde, potendosi facilmente integrare con quello già esistente.
Gli ecosistemi agricoli esistenti presentano limitati livelli di naturalità. Con la realizzazione del progetto, di fatto, verrebbe a costituirsi un nuovo ecosistema “antropizzato” immerso nella matrice ecosistema agricolo che non comporta un peggioramento dello stato ambientale dei luoghi.
- Compatibilità dei processi di trasformazione ed uso del suolo con la sicurezza, l'integrità fisica e l'identità storico-culturale del territorio stesso.
L’intervento risulta compatibile quindi salvaguarda le forme pianeggianti pregresse e le caratteristiche generali dell’area, essendo comunque priva di peculiarità paesaggistiche e senza tutele ambientali come dimostrato dagli elaborati del PRG. Di fatto il sito oggetto di studio non rientra all’interno o tantomeno è periferico ad alcuna ZPS, SIC, zona floristica e faunistica protetta Si può quindi affermare che tutti gli aspetti ecologici rilevati, essendo comunque riproducibili negli ambienti circostanti, sono pienamente salvaguardati.
- Miglioramento della qualità ambientale, architettonica e della salubrità degli insediamenti
Al fine di garantire la rispondenza del progetto a tale requisito, sarà prestata particolare cura nella scelta dei materiali per la realizzazione delle opere, cercando di privilegiare, laddove possibile, il carico del trasporto dal luogo di produzione e fornitura, l’uso di prodotti locali e soprattutto corrispondenti alle tipologie e all’ambiente circostante.
L’impiego di risorse energetiche rinnovabili (fotovoltaico) per parti dell’impianto di illuminazione possano evitare emissioni in atmosfera.
Al fine di contenere il più possibile i consumi di energia elettrica, i nuovi impianti d’illuminazione saranno realizzati con l’obiettivo del contenimento dei consumi energetici con la possibilità di installare, ad esempio, lampade ad alta efficienza, dispositivi automatici per la regolazione e lo spegnimento riguardo ai tempi di utilizzo e stagione, ma nello stesso tempo di limitare l’inquinamento luminoso con tecnologie adeguate.
- Riduzione della pressione degli insediamenti sui sistemi naturalistico- ambientali, anche attraverso opportuni interventi di mitigazione degli impatti.
Il suolo allo stato naturale dovrebbe essere considerato una risorsa difficilmente rinnovabile nella sua caratteristica di creare ecosistemi complessi e come tale da salvaguardare attraverso il contenimento delle espansioni insediative.
Per questo le trasformazioni urbanistiche previste dal piano attuativo in causa, sono limitate rispetto alla superficie del comparto. A tal riguardo si prevedono aree verdi per quasi il 50 %.
Si adotteranno tutti gli accorgimenti atti a ridurre le fonti energetiche non rinnovabili. Non si avrà alcun consumo di acqua potabile. In quest’ultimo caso è auspicabile il riutilizzo di acqua pluviale da raccogliere in appositi serbatoi. Tali bacini sortiscono altresì l’effetto positivo di rallentatore di piena, potendo invasare provvisoriamente una parte dei volumi idrici derivanti dagli eventi meteorici, per inviarli durante e successivamente alla rete con portata sensibilmente ridotta.
Per favorire il ravvenimento delle falde idriche sotterranee è auspicabile l’adozione di grigliati “tipo scacco” o similari per marciapiedi e parcheggi- auto. Questi, realizzati con cavità riempite con ghiaia o inerbite, possono ridurre la diffusione di porzioni impermeabili.
La realizzazione di fasce vegetate ed alberate, quale efficace intervento di mitigazione bio-climatica, avranno il beneficio di intercettare le acque di pioggia, in modo da laminare le portate, contribuire alla riduzione dei volumi delle piogge in uscita e nello stesso tempo contribuire alla ricarica delle falde. Fasce alberate sono efficaci anche come barriere fono-assorbenti.
- Riduzione del consumo di nuovo territorio, evitando l'occupazione di suoli ad alto valore agricolo o naturalistico, privilegiando il risanamento e recupero di aree degradate e la sostituzione dei tessuti esistenti ovvero la loro riorganizzazione e riqualificazione.
L’area in esame non è gravata da vincoli particolari. Si tratta di un’area agricola “relitta” non soggetta a colture di pregio. Si evidenziano seminativi
“nudi” con scarsa presenza di alberature, per lo più, costituite da alberi da frutta. Il progetto non interferisce con “alberi protetti” per cui si esclude il loro abbattimento. A fine lavori, ove possibile, saranno messe a dimora nuove essenze arboree che ben si adattino al clima locale e all’ecosistema esistente, sotto il controllo e l’assistenza di tecnici del settore.
La demolizione di capanni, tettoie a carattere fortemente precario comporta senz’altro un intervento migliorativo.
Con la razionale disposizione del verde, di fatto, si attua una riqualificazione dell’area al contorno, a schermatura delle strade esistenti (Via Arno).
Si attuano quindi fasce filtro e barriere naturali favorevoli a limitare l’inquinamento acustico ed atmosferico per le capacità fonoassorbente e di rimozione di gas inquinanti.
Marotta Febbraio 2012
Dott. Geol. Massimo Sergenti
Fig. 2
CARTA GEOLOGICA
Area d’indagine
Legenda:
4 Alluvioni terrazzate. Pleistocene superiore.
5 Alluvioni terrazzate. Pleistocene medio.
13 Depositi pelitici. Pleistocene inferiore – Pliocene medio.
26 Depositi sabbiosi in strati spessi o massicci. Pliocene inferiore.
34 Depositi arenacei in strati spessi e massicci di ambiente euxinico. Messiniano medio.
38 Depositi pelitico-arenacei con intercalazioni di orizzonti più grossolani spesso a geometria tabulare in strati da medi a spessi (formazione della Laga, membro post evaporitico). Messiniano Superiore.
48 SCHLIER. Tortoniano – Langhiano p. p.
Fig. 3
STRALCIO PLANIMETRIA PAI DELLE MARCHE Tav RI 12
Aree a rischio frana (cod. F- x-yyyy); Aree a rischio esondazione (cod. E-xx-yyyy)
R1 Rischio moderato R2 rischio medio R3 rischio elevato
R4 rischio molto elevato P1 Pericolosità moderata P2 Pericolosità media P3 Pericolosità elevata P4 Pericolosità molto elevata
Area di studio NON SI SEGNALANO PERICOLOSITÀ GEOLOGICHE E TANTOMENO IDROGEOLOGICHE
- Il progetto nel comparto ST5_P80 prevede la realizzazione di un parcheggio servito da opportuna viabilità (ca. 5.000 mq), la sistemazione di un punto rifornimento-carburanti, la sistemazione a verde di piazzole, rotatorie e spazi residui (circa 4500 mq). Una limitata porzione è destinata a parcheggi e marciapiedi drenanti.
- Il serbatoio carburanti è di ridotte dimensioni, inserito in un bacino a tenuta di 3.9x2.1 m con altezza 0.55 m; è inoltre coperto da una tettoia 4.5x2.5 m, altezza massima 2.7m, e non altera in alcun modo lo stato dei luoghi, il paesaggio circostante e la linea di visuale.
- Un approfondito studio delle caratteristiche geologiche, morfologiche, del regime pluviometrico ed idraulico, del rischio geologico-idrogeologico e della potenziale vulnerabilità dell’ambiente fisico-naturale, ha consentito di inquadrare nel giusto dettaglio l’area di progetto ed il contesto ad essa direttamente/indirettamente collegato. Si esprime quindi parere favorevole alla realizzazione del progetto a condizione che siano impiegate adeguate misure di sicurezza, prevenzione e mitigazione nei confronti delle acque provenienti dalla superficie del comparto che possono essere condotte nel bacino imbrifero naturalmente predisposto.
- Le zone lastricate in progetto, in termini di coefficienti di deflusso, determinano un limitato surplus post-operam con aggravio di appena 0.082 mc/sec, nella fase critica. L’area di progetto è già naturalmente inserita nel bacino imbrifero scolante. La cura del verde con impianto di vegetazione erbacea/arborea favorirà, a regime, effetti positivi di ritenzione idrica, evapo-traspirazione, ecc., contribuendo alla consistente riduzione dei volumi da smaltire.
- Le acque che dilavano strade e parcheggi-camion saranno indirizzate alla vasca di prima pioggia dotata di disoleatore. Una volta piena la vasca, è quindi raggiunto il massimo livello, dispositivi automatici azioneranno una pompa di svuotamento che consentirà un lento trasferimento dell'acqua verso il ricettore finale. La predisposizione di un impianto capace di rilasciare acque conformemente alla Tabella 4 (Allegato 5 - D.lgs. 152 del 03.04.2006), con apposito filtro a valle del disoleatore consente la possibilità di rilascio sul suolo.
- Le acque di seconda pioggia vengono smaltite nella rete idrica superficiale con opportuno adeguamento della stessa.
- Dal punto di vista ambientale il progetto non interferisce in maniera apprezzabile sul precostituito. I pozzi dell’acquedotto di Fano sono posizionati a circa 2.0 km SE. La presenza di una coltre limoso-argillosa superficiale, potente
> 8.0÷10.0 m e la falda idrica soggiacente a > -10 m dal p.c. nell’arco dell’anno meteorologico, sono garanzia di invulnerabilità dell’acquifero.
- L’area di progetto e l’intorno significativo sono esenti da problematiche geologiche ed idrauliche come verificato direttamente sul terreno e come descritto nel P.A.I. delle Marche.
- La trasformazione territoriale è assai limitata e non modifica sostanzialmente il regime idraulico e non aggrava il livello di rischio idraulico esistente, in conformità alla L.R. n. 22 del 23.11. 2011 “Norme in materia di riqualificazione urbana sostenibile e assetto idrogeologico” e modifiche alle LL. RR. 34/92 e 22/09), di prossima entrata in vigore.
- Gli interventi di trasformazione sono ammissibili anche in ragione della mitigazione del rischio con misure compensative (parcheggi drenanti, piantumazione di essenze vegetali ad alto fusto, serbatoi di accumulo, vasche di prima pioggia, adeguamento rete di smaltimento, ampliamento sezioni di smaltimento), tali da perseguire il principio dell'invarianza idraulica.
Marotta, Gennaio 2012
Dott. Geol. Massimo Sergenti