Comune di Urbino Atti consiliari
SEDUTAN. 37 DEL 12 SETTEMBRE 2001
DI MERCOLEDI' 12 SETTEMBRE 2001 RESOCONTO INTEGRALE
della seduta consiliare straordinaria
PRESIEDEIL PRESIDENTE MARIA CLARA MUCI
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INDICE 37.
Seduta straordinaria del Consiglio comunale per la condanna dell’attacco terroristico agli Stati Uniti e solidarietà al popolo americano
La seduta inizia alle 16,30
Il Presidente Maria Clara Muci con l'assistenza del Segretario Generale dott. Ennio Braccioni, procede alla verifica del numero dei consiglieri intervenuti, e l'appello nominale dà il seguente risultato:
GALUZZI Massimo — Sindaco presente
BALDUCCI Giuseppe presente
BARTOLUCCI Raniero presente
BASTIANELLI Valentino presente
BRAVI Adriana presente
CECCARINI Lorenzo presente
CIAMPI Lucia presente
COLOCCI Francesco presente
EDERA Guido presente
FATTORI Gabriele presente
FOSCHI Elisabetta presente
GAMBINI Maurizio presente
MAROLDA Gerardo presente
MECHELLI Lino assente g.
MUCI Maria Clara — Presidente presente
MUNARI Marco presente
PANDOLFI Claudia assente g.
ROSSI Lorenzo presente
SERAFINI Alceo presente
TORELLI Luigi presente
VIOLINI OPERONI Leonardo assente g.
Accertato che sono presenti n. 18 consiglieri e che risulta pertanto assicurato il numero legale, il Presidente dichiara aperta la seduta.
Prendono altresì parte alla seduta gli Assessori Luciano Stefanini, Lucia Spacca, Massimo Spalacci e Donato Demeli.
SEDUTA PRECEDENTE: N. 36 — DI GIOVEDI' 23 LUGLIO 2001
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Seduta straordinaria del Consiglio comuna- le per la condanna dell’attacco terrori- stico agli Stati Uniti e solidarietà al popolo americano
PRESIDENTE. Una incredibile tragedia si è abbattuta nella giornata di ieri in America.
Ancora non si possono valutare né il numero delle vittime né le dimensioni della catastrofe.
IL vile attentato colpisce in primo luogo il popolo americano e genera in tutto il popolo civile un forte sentimento di dolore, di sgomen- to, di incredulità, di orrore. E’ un attacco senza precedenti, che ferisce profondamente non solo gli Stati Uniti d’America ma l’intera comunità, provocando un senso di vulnerabilità e di insi- curezza in ogni cittadino del mondo.
Il Consiglio comunale di Urbino, rite- nendo di interpretare il pensiero e l’ansia di tutti gli uomini e donne della città che vedono mi- nacciata in seguito a questo atto la pace nel mondo, si riunisce oggi, in seduta straordinaria, per rispondere in sede istituzionale ad ogni forma di violenza e terrorismo.
Il Consiglio comunale di Urbino esprime solidarietà al popolo americano oggi duramen- te colpito dal barbaro attentato terroristico che il Consiglio comunale condanna duramente.
Invito tutti i presenti — consiglieri, auto- rità civili e militari — ad osservare un minuto
di silenzio per esprimere cordoglio alle vittime di questo triste attentato e ai loro familiari.
(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio) Prima di aprire gli interventi voglio rin- graziare, oltre i consiglieri e gli assessori, tutti gli intervenuti per la partecipazione, la presen- za e la sensibilità dimostrata: S.E. il Vescovo mons. Francesco Marinelli, le forze dell’ordine di Finanza, Polizia, Carabinieri, Vigili urbani, il direttore della Asl e i suoi collaboratori, il direttore dell’Ersu, il consigliere regionale Roberto Tontini e tutti i cittadini che partecipa- no questa sera. Il decano dell’università prof.
Cesare Questa, essendo impossibilitato a parte- cipare, condivide pienamente con questa ini- ziativa e ci ha inviato una lettera di cui vi do adesso lettura: “L’università di Urbino e il suo decano esprimono orrore per l’esecrando at- tentato che ha colpito il popolo degli Stati Uniti e si uniscono ai sentimenti di forte solidarietà che la città di Urbino nutre unanime, per esso, in questo gravissimo momento”.
Ha la parola, per un intervento, il Sindaco di Urbino.
MASSIMO GALUZZI, Sindaco. In tutta Italia le istituzioni, i Consigli comunali già ieri sera si sono convocati, hanno aperto un primo
momento di confronto, di analisi di quanto è accaduto, esprimendo pienissima solidarietà agli Stati Uniti e al popolo americano.
La chiarezza, la prontezza della reazione di fronte a momenti come questo indicano la civiltà da una parte e dall’altra parte la possibi- lità di rispondere ad eventi che sono gravissimi, inimmaginabili, che potrebbero però avere an- che una ulteriore éscalation e segnare ancora più drammaticamente il futuro di questo nostro mondo, di questo nostro pianeta. Questo ancor più è possibile impedirlo se si sente, si dimo- stra, se vi è realmente la capacità di rispondere con le armi non della paura. La paura può essere amica, in questo momento, di chi ha compiuto un atto del genere. Quindi, non con le armi della paura ma con le armi pacifiche della democra- zia, dei principi e dei valori della libertà nel mondo.
L’evento è gravissimo come è stato detto, come è evidente, senza precedenti e suscita sentimenti di angoscia, di orrore. Nessuno cre- deva a quello che ieri sera i mezzi d’informa- zione facevano vedere. Il primo pensiero è, naturalmente, alle vittime di un evento così orribile e così barbaro, quindi esprimiamo soli- darietà al popolo americano, agli Stati Uniti, alle istituzioni di quel Paese, anche se deve essere subito chiaro che quanto accaduto è un crimine contro l’umanità, che colpisce certo gli Stati Uniti ma, con gli Stati Uniti, il mondo intero. Questa deve essere la prima cosa chiara.
E’ un atto senza precedenti, che non può vedere nessun’ombra di giustificazione. Un atto di terrorismo, qualcuno ha detto un atto di guerra:
io credo sia un atto di guerra. Nessun atto di terrorismo può essere mai giustificato, ma qual- che volta sono accaduti atti di terrorismo in risposta ad altre vicende che vi erano state, che poi hanno visto ulteriori risposte, quindi, in qualche modo, sono stati ammantati di qualche possibilità di giustificazione. Cosa non possi- bile. Se mai fosse stato così oggi, non può essere così di fronte a un atto del genere, non vi può essere religione, non vi può essere princi- pio, non vi può essere ideologia che possa far minimamente comprendere — non giustifica- re — un atto del genere.
Si è parlato non di atto di terrorismo ma di atto di guerra. Certo, per la portata è un atto
di guerra inimmaginabile, ma anche qui la guerra si fa fra due parti, viene dichiarata, l’altra parte si difende. La guerra la fanno gli eserciti. Anche se non vorremmo più eserciti in questo mondo, gli eserciti sono fatti per fare la guerra. Mai nessuna guerra è giusta natural- mente, ma questo è un atto unilaterale di guerra contro cittadini inermi, cittadini indifesi, con- tro gente inconsapevole, contro bambini, ra- gazzi, giovani, donne, anziani che sono assolu- tamente innocenti. Una cosa mai accaduta e che probabilmente, anche per questo era inimmagi- nabile.
Un secondo pensiero. Se non vi può esse- re principio, religione, ideologia che possa giu- stificare o far comprendere un atto del genere, si può solo concepire come atto che vuole distruggere deliberatamente qualsiasi princi- pio di umanità, di senso dell’umanità presente nella coscienza, nell’animo, nel sentimento dell’uomo come tale, non c’è un’altra spiega- zione. Evidentemente, una delle motivazioni può essere soltanto questa. Da questo dipende la necessità di una analisi approfondita, seria, che guardi a cosa è diventato questo nostro mondo. Diversamente non riusciremmo a capi- re quello che è accaduto. Da ciò discende la necessità di una inflessibile condanna del terro- rismo che compie un atto non di terrorismo ma di guerra di questa portata; un atto di guerra contro la civiltà, la democrazia, la libertà, la possibilità di una convivenza civile nel mondo.
Poi ci possono essere anche altri pensieri.
L’orrore che ha colpito gli Stati Uniti ha proba- bilmente avuto nella sua aberrazione un dise- gno assurdo: “voglio colpire, negli Stati Uniti, il potere finanziario, con le torri emblema di questo potere finanziario degli Stati Uniti nel mondo; poi il potere militare con l’attacco al Pentagono”. E probabilmente c’era in mente anche qualcos’altro di attacco al potere politi- co.
Se è questo, è come se si volesse dire
“non c’è nessuna potenza e in nessun modo, nemmeno con gli scudi spaziali, stellari; nessu- na potenza in alcun modo può essere in grado di garantire la sicurezza da nessuna parte del mondo”. Hanno attaccato il Paese più potente del mondo, da tutti i punti di vista. Quindi, nessuno si può ritenere al sicuro, perché può
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essere colpito come e quando si vuole in qual- siasi momento. Questo, per ingenerare ancora più paura, ancora più terrore. Sono convinto che oltre al fatto in sé, anche questo meccani- smo di ingenerare nel mondo paura, terrore è un ulteriore pericolo, sarebbe un ulteriore obietti- vo raggiunto dai terroristi che avevano anche questa questione di fronte a sé. Se si diffondes- se la paura, se si indebolissero i principi di convivenza che invece debbono essere raffor- zati, se si indebolisse, invece di rafforzarsi, la democrazia avrebbero vinto di nuovo, avrebbe- ro segnato un altro obiettivo oltre a quello barbaro che con l’atto compiuto, purtroppo si è raggiunto.
L’ultimo pensiero è che il mondo, se le cose stanno in questo modo, ormai è interdipendente, non ci può essere più lo Stato o la parte del mondo che pensa solo a se stessa, che può pensare di chiudersi in un giardino dorato per cercare di essere più ricca possibile, più sicura possibile, per cercare di vivere nella tranquillità migliore possibile. Non è più così e quello che è accaduto lo ha ormai dimostrato.
Occorre che la politica nel senso nobile, nel senso alto della parola, che gli Stati del mondo, di tutto il mondo creino un nuovo ordine internazionale che davvero, attraverso la cooperazione, attraverso il dialogo, attraver- so la convivenza, cerchi di affrontare e superare le tensioni, i conflitti, i problemi il più possibile in ogni parte del mondo, non da una parte senza considerare quello che accade dall’altra parte.
Quello che è avvenuto riguarda il mondo inte- ro. La storia del mondo, probabilmente, non sarà più la stessa. Per questo credo serva una risposta, come ho detto all’inizio, non di paura e di indebolimento della democrazia ma una risposta chiara, netta e amplissima. Quello che è avvenuto è un atto di barbarie contro l’uma- nità e la barbarie, sono convinto, si sconfigge e si deve sconfiggere con la forza della democra- zia, con la forza della libertà e con la forza della pace. Non credo ci siano altri mezzi e altri strumenti.
Il Consiglio comunale di oggi è impor- tante. Questa sera a Roma vi sarà una grande manifestazione di tutte le forze politiche, di tutte le istituzioni del nostro Paese e io credo che questo sia un segnale di grande civiltà e di
grande importanza. E’ un primo segnale neces- sario di fronte a quello che è accaduto, per fare in modo che non possa più accadere. Quella di questa sera a Roma sarà una manifestazione importantissima. Il Consiglio comunale odier- no che mette insieme le istituzioni è un atto dovuto, un fatto significativo che la città si è sentita in dovere di compiere. Credo che possa- no essere individuati anche altri momenti, an- che altri atti che le forze politiche e le istituzioni tutte insieme, di fronte a problemi come questo, di fronte a momenti della storia come questo, debbono trovare di fronte ai cittadini del nostro Paese e ai cittadini dell’intero pianeta.
PRESIDENTE. Ringrazio il Sindaco per il suo intervento.
Ha chiesto di parlare il consigliere Fo- schi. Ne ha facoltà.
ELISABETTA FOSCHI. Non mi soffermerò sull’ingiusta fine delle vittime, sulle migliaia di persone morte o ferite senza motivo, perché per loro ritengo opportuno, se non doveroso, espri- mere solo parole di religiosa preghiera. Riten- go invece, al contrario, che le parole debbano essere spese abbondantemente, forse fino an- che allo sfinimento, per esprimere la più dura e ferma condanna nei confronti del terrorismo e della violenza, ma soprattutto nei confronti di quelle culture che in qualche modo riconosco- no nel terrorismo e nella violenza gli strumenti utili per riuscire ad affermare le proprie idee e le proprie convinzioni. Quindi, ferma condan- na nei confronti di ogni tipo di cultura che fomenti, o anche semplicemente giustifichi qualsiasi genere di azione violenta mossa con- tro l’umanità e contro la società civile.
Leggendo oggi i giornali mi ha colpito una dichiarazione dell’ex presidente Cossiga, che si diceva preoccupato per la possibile rea- zione che l’Italia potrebbe avere di qui a qual- che tempo, subito dopo che verrà ad esaurirsi lo sgomento per l’elevatissimo numero di vitti- me. Cossiga temeva che si potesse ripetere ciò che è avvenuto recentemente, dopo i fatti di Genova, cioè che più o meno un terzo del popolo italiano possa riuscire a dire “né con i terroristi né con gli Usa”, che un terzo del popolo italiano — ripeto le parole testuali di
Cossiga — “pur tacendo, penseranno che in fondo gli Usa se lo sono meritato, persone che pregheranno per i morti ma che comunque diranno che è stato colpito il male”. A me queste parole hanno colpito davvero profonda- mente, perché poi era Cossiga stesso a premet- tere “non parlo per mia credenza personale ma per esperienza”, e non vorrei proprio che si realizzasse ciò che l’ex presidente paventava.
Dall’altro lato, giustamente, Ciampi ha ieri espresso al presidente americano il totale e pieno appoggio dell’Italia agli Usa. Quindi il messaggio di Ciampi a Bush, ovvero il messag- gio della nazione italiana agli Usa è stato chiaro e tale da non ammettere nessun tipo di tenten- namento. “L’Italia — ha detto Ciampi — non avrà alcuna indulgenza nei confronti di questa nuova, terribile minaccia. Noi siamo amici dell’America da sempre, non soltanto nei mo- menti di gioia, saremo al loro fianco, non tra- scureremo alcuno sforzo per individuare i san- tuari del terrorismo, individueremo obiettivi comuni e non risparmieremo alcuno sforzo”.
Ieri sera Bush ha dichiarato che i respon- sabili saranno puniti e l’Italia, da alleata, sarà ovviamente al suo fianco. Però, a questo punto mi preme fare una considerazione. Non sono noti i colpevoli e non si sa se sia stato uno Stato, un’organizzazione terroristica internazionale.
Ciò che però emerge con chiarezza e che lo stesso Sindaco ha rilevato, è che il fine del- l’azione di ieri era quello di colpire al cuore la maggiore potenza economica mondiale, quello che è il simbolo del mercato, il simbolo del capitalismo, il simbolo della globalizzazione.
Questo è un dato davvero impossibile da con- futare.
Pur volendo evitare davvero, in questa circostanza, ogni tipo di strumentalizzazione
— non è mia intenzione farlo — faccio due considerazioni che ho rilevato anche dalla stam- pa odierna. Vi prego di credermi, però, che non c’è nessuna strumentalizzazione in quello che dico ma c’è solo preoccupazione per quello che potrebbe accadere e per un clima che ritengo diffuso o comunque presente nel nostro Paese.
Si rileva, da parte di alcuni, una affinità tra la tragedia di ieri e i fatti, molto meno gravi e non paragonabili, per alcuni versi, di Genova. C’è un filo comune tra i negozi del Mc Donalds di
Genova e le torri gemelle degli Stati Uniti, cioè l’odio per l’America, questo è evidente. La differenza che corre tra i due fatti è ovvia ed è di quantità, però non è di qualità. Il principio che ha mosso manifestazioni e tragedia di ieri è forse molto simile e il clima che arma e che spinge la mano di chi lancia i sassi contro le vetrine del Mc Donalds, quindi contro la vetri- na di un simbolo imperialista è lo stesso clima che ha fatto abbattere ieri le torri e che ha fatto causare la tragedia. Ciò che cambia tra i due fatti è sicuramente il grado del clima, esaspera- to ieri e ai primi livelli dall’altra parte, però il motivo è identico.
Pertanto, se davvero si esprime sincera- mente e senza nessuna ipocrisia una ferma condanna per quanto è successo ieri, credo che non ci si possa esimere dal condannare anche quanti, in qualche modo, le violenze di Genova le hanno giustificate oltre che sostenute. Non solo: ritengo che se davvero si è, come di fatto si è, al fianco dell’America, forse è necessario che la cultura, abbastanza diffusa e presente in Italia, dell’antiamericanismo, presti molta cau- tela, specialmente in questo momento. Cossiga si diceva sconvolto per la reazione di un terzo del Paese dopo Genova, una reazione che è stata sicuramente di condanna per le violenze che ci sono state, ma di comprensione, se non di condivisione, in alcuni casi, per i motivi che quegli eventi avevano causato. Una condivisione che era stata determinata dalla convinzione, sostenuta da alcuni, che il male del mondo sia comunque l’economia globale di cui gli Usa sono l’emblema.
A questo punto, qualunque siano le opi- nioni in merito — perché non si tratta di dire
“globalizzazione sì-globalizzazione no” — ri- tengo che sia assolutamente doveroso che la cultura dell’odio nei confronti dell’America si contenga fortemente in questo frangente; in caso contrario è innegabile che si darebbe so- stegno al terrorismo, si contribuirebbe, cioè, ad aumentare il grado del clima a cui prima facevo riferimento.
Infine tengo a precisare che forse è dove- roso che l’atteggiamento dell’Italia adesso, di- versamente da quanto è avvenuto in passato, sia assolutamente limpido e univoco. Basta con i tentennamenti, basta con atteggiamenti buonisti
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che a volte abbiamo visto nei confronti dei terroristi e di chi li sostiene. Basta anche alle manifestazioni — a cui abbiamo assistito, sulle piazze — organizzate al giro di “Al Fatah vincerà”, perché non si tratta di decidere da che parte si sta, si tratta solo di riconoscere — e ne siamo tutti convinti: ho sentito ribadirlo anche questa sera — che l’Italia è uno Stato occiden- tale, cristiano, liberale, fortemente democrati- co e a tutela dei diritti umani.
PRESIDENTE. Ha la parola il consiglie- re Torelli.
LUIGI TORELLI. Non vorrei iniziare con delle discussioni che potrebbero aprire la pole- mica con l’opposizione, perché penso che c’è un momento per esprimere la condanna dei fatti, il cordoglio e l’amarezza per le morti che sono avvenute e un momento per riflettere sulle cause che possono aver determinato questi fatti americani, così come i fatti del G8. Dato che il Consiglio comunale di questa sera è stato con- vocato per esprimere la condanna per quello che è successo in America mi soffermerò sola- mente su questo aspetto, perché questo è all’or- dine del giorno, poi possiamo anche fare un Consiglio comunale per discutere dei fatti ame- ricani come dei fatti del G8. Non so quale giornalista abbia fatto questi accostamenti, ma non mi sembra opportuno, in questa sede, fare queste affermazioni.
Penso che la convocazione di questo Consiglio comunale straordinario era un atto dovuto, il modo con cui la città di Urbino vuol rispondere alla strage avvenuta negli Stati Uni- ti, al duro colpo che è stato portato ai valori della pacifica convivenza. E’ una tragedia ter- ribile che ha colpito tutti quelli che credono nella democrazia, un fatto sconvolgente, un evento di inaudita gravità, destinato ad avere conseguenze imprevedibili nell’immediato fu- turo.
Non si può non essere stati presi da un senso di sgomento e, nello stesso tempo, di tristezza di fronte ai fatti a cui abbiamo assistito ieri sera in televisione; di sgomento perché, almeno io personalmente sono stato colpito, attraverso i colpi inferti ai simboli della società americana, non solo a un Paese democratico ma
alle stesse basi della democrazia. E’ un senso di profonda amarezza e tristezza per la morte di migliaia di donne e di uomini inermi, vittime di una furia omicida che non può trovare alcuna giustificazione, né in principi né in ideologie né in religioni.
In questo momento abbiamo il compito, in primo luogo, di manifestare la nostra solida- rietà e vicinanza al popolo e al Governo ameri- cano come cittadini, in primo luogo, come nazione e come europei, per evitare il rischio di una chiusura in se stessi degli Stati Uniti. Una cosa di questo tipo indebolirebbe tutto l’occi- dente, tutta la civiltà occidentale. In secondo luogo dobbiamo esprimere un fermo e inequivocabile ripudio del terrorismo in ogni sua forma. Deve essere un nostro imperativo morale e politico quello di una chiusura netta verso chi vuole far precipitare nella paura le nazioni, la convivenza. E’ una illusione pensa- re che distruggendo edifici e persone si possano raggiungere più velocemente e meglio obiettivi politici. L’esperienza insegna che l’uso di que- sti atti non fa altro che approfondire, ampliare il fossato tra le parti in conflitto, non fa altro che allontanare il dialogo tra chi invece pensa che le possibili soluzioni non possano essere demandate alle armi.
La possibile ripresa del terrorismo inter- nazionale, che mostra di essere determinato, di avere risorse, richiede una risposta ferma da parte dei singoli cittadini così come delle istitu- zioni. Nessuno può chiamarsi fuori da una risposta che sarà tanto più forte quanto più sarà unitaria. Da questo punto di vista non posso che esprimere soddisfazione per come il Parlamen- to, nella sua interezza, indipendentemente dal- l’appartenenza politica, abbia risposto in modo immediato ai fatti americani.
Come diceva il Sindaco, questa sera a Roma ci sarà una manifestazione unitaria di tutte le forze politiche. Penso che anche ad Urbino, domani sera, potremmo — se le altre forze politiche presenti in Consiglio comunale sono d’accordo — fare una manifestazione unitaria con le istituzioni della città, in piazza, per coinvolgere tutta la cittadinanza in questo nostro voler rimarcare la distanza da qualsiasi forma di terrorismo.
La solidarietà nei confronti del popolo
americano si deve trasformare in una più forte cooperazione nella lotta al terrorismo. I respon- sabili di questi come di altri attentati non di- struggeranno le nostre convinzioni e la nostra fiducia nei principi della democrazia e della cooperazione fra i popoli di etnie e religioni diverse, nella capacità delle istituzioni nazio- nali e internazionali di trovare soluzione ai conflitti attraverso non l’uso delle armi ma la paziente azione del dialogo, del confronto e della diplomazia.
La risposta deve essere chiara e ferma, ma anche lungimirante. Bisogna rispondere senza farsi prendere dal panico o dal desiderio di rivincita e non cadere nella trappola prepara- ta dai terroristi che sperano in una reazione irrazionale e incontrollata. L’occidente ha le risorse intellettuali, morali e politiche perché la lotta al terrorismo sia senza quartiere, senza per questo mettere in pericolo il livello delle garan- zie democratiche.
PRESIDENTE. Pensiamo di accogliere questo invito a manifestare, quindi invito tutte le forze politiche e istituzionali a organizzare insieme questo tipo di manifestazione. Si deci- deranno poi la sede e l’orario più idonei.
Ha la parola il consigliere Colocci.
FRANCESCO COLOCCI. La circostanza per la quale siamo chiamati ad esprimerci ri- chiede la massima sobrietà, quindi non ripeterò ciò che è stato detto e che condivido in larghis- sima parte, soprattutto l’intervento fatto dal Sindaco che ha puntualizzato quasi cronologicamente le vicende di queste ultime ore. Affido la parte propositiva a ciò che si dice nel quinto punto dell’ordine del giorno che poi sarà messo a votazione e nel quale si esprime l’aspetto positivo e l’indirizzo che credo tutti condivideranno. Voglio solamente sottolinea- re che in questi momenti, in queste ore si è parlato di luoghi ed obiettivi sensibili nel mon- do, come obiettivi del terrorismo. L’Italia è un obiettivo tutto sensibile, non solo per quanto riguarda il rischio per le vite umane ma per i beni culturali che sono particolarmente con- centrati nel nostro Paese: si parla del 70% dei beni culturali del mondo presenti in Italia. Di- rete che questo può essere strano ma non è
strano, perché la vita dell’uomo non è solamen- te la vita fisica temporale, ma anche legata ai beni immateriali: lì è gran parte dell’espressio- ne dell’uomo, del suo presente, del suo futuro e la memoria del passato. Dunque è un aspetto, quello della vita dell’uomo, inscindibile dalla civiltà e quando Il Corriere della Sera, come oggi, titola “Attacco alla civiltà”, siamo vera- mente a un attacco alla civiltà, in America certamente, perché tante vittime hanno subito l’attacco terroristico e molti di loro la morte.
Questi due simboli sono i simboli della finanza, queste due torri sono i simboli della finanza e della potenza americana, forse dell’orgoglio americano, ma i simboli che sono sparsi nel mondo dappertutto, ovunque, ma particolar- mente quelli di cui è dotato il nostro Paese, certamente sono simboli ancora più forti dal punto di vista proprio della civiltà. Per questo richiamo in questo momento alla mente di tutti anche il rischio che corriamo noi come città che è patrimonio dell’umanità come altre 34 città in Italia e che possiede un patrimonio sicuramente paragonabile ai simboli più alti di un periodo storico del Rinascimento. Naturalmente questi beni e simboli hanno una loro caratteristica di rappresentare il tracciato del nostro Paese, la storia del nostro Paese, la memoria e anche il futuro, quindi sono luoghi sensibili.
Le autorità che hanno il compito anche di difendere le vite umane, hanno pure il compito di difendere questo grande patrimonio che è parte integrante della nostra vita di tutti i giorni, non è estraneo, non è qualche cosa che sta fuori, ma sta dentro perché è connesso con la nostra vita e con quella di coloro che verranno. Quindi è la radice del nostro essere.
Per questi ci sentiamo anche noi solidali, non solo perché minacciati ma perché tutta l’umanità è sotto questo tipo di minaccia. Ma da questa dobbiamo difenderci con ciò che si dice nel quinto punto dell’ordine del giorno: con il tentativo di far prevalere i valori della civiltà e della democrazia, della pace, non generica- mente detta ma dalle piccole alle grandi cose.
Non voglio dilungarmi, perché queste cose tutti le conosciamo. Ho voluto soltanto puntualizzare questo aspetto che non era tra- scurato nella sostanza, ma non sufficientemen- te esplicitato.
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PRESIDENTE. Ha la parola il consiglie- re Bartolucci.
RANIERO BARTOLUCCI. Anch’io espri- mo ferma condanna per questo attentato al popolo e alla nazione americana e chiedo ai Paesi democratici e allo Stato italiano di vigila- re e combattere il terrorismo e il fanatismo, sia politico che religioso.
PRESIDENTE. Ha ora la parola S.E.
L’Arcivescovo mons. Francesco Marinelli.
Mons. FRANCESCO MARINELLI, Arcive- scovo di Urbino. Condivido quanto è stato detto, le analisi, le riflessioni, le preoccupazio- ni, le interpretazioni. In particolare condivido quanto ha detto il Sindaco, condiviso anche da altri: che quanto accaduto è stato un attacco all’umanità, all’uomo. Vorrei aggiungere un’al- tra cosa legata a questa: per la fede cristiana l’uomo è creato ad immagine di Dio ed è fratello di Cristo, quindi l’attacco all’uomo, un colpo all’uomo, l’offesa all’uomo è un’offesa a Dio. La gravità della cosa non è quindi soltanto se la si considera sotto l’aspetto umano, filoso- fico o antropologico, ma anche se si considera sotto l’aspetto della teologia e della credenza cristiana.
Aggiungo un’altra cosa. Questa dovreb- be essere un’occasione forte per riflettere sulla giustizia nel mondo, fra i popoli, e sulla pace.
Vorrei richiamare quello che soprattutto i Papi di questi ultimi decenni hanno esposto nei loro documenti. Cito solo, sulla giustizia fra i popo- li, sull’uguaglianza fra i popoli, sulla compren- sione fra i popoli, la “Populorum progressio” di Paolo VI. Voglio citare ancora la ricorrente
“Giornata per la pace” che da tempo si celebra nella Chiesa e nel mondo all’inizio dell’anno.
Ci auguriamo che questo evento — non so come definirlo, perché la definizione dipen- de dall’interpretazione che si dà, ma sicura- mente è un evento che sconvolge l’intelligenza, la ragione — sia occasione per muoverci verso una società, un mondo, dei rapporti più giusti, più umani e vissuti nella pace.
Per quanto mi concerne, quando ho sapu- to la notizia ieri sera — perché sono stato occupato tutta la giornata con i miei seminaristi fuori Urbino — ho subito celebrato, con essi, in
suffragio di quelle persone che sono morte. Voi vi chiederete che cosa c’entra questo. C’entra, perché forse i nostri problemi umani non pos- sono essere risolti in maniera adeguata se non inseriamo anche questo elemento di trascendenza. L’elemento di trascendenza è importante perché fa vedere le cose più in là di dove arriva il nostro naso, dall’alto piuttosto che mescolati negli eventi stessi che delle volte non sappiamo interpretare.
Vi ringrazio per avermi dato la parola, sono venuto volentieri con entusiasmo, porto anche tutta la mia diocesi con me e sicuramen- te, a livello religioso organizzeremo qualche cosa, però di composto, cioè una preghiera.
Sarà una celebrazione, probabilmente. Se il Sindaco lo concede, mi permetto di invitare anche la cittadinanza, anche chi, magari, non ha un credo religioso quale può essere quello cristiano, perché la celebrazione potrebbe esse- re anche occasione per riflettere sul significato di essere uomini, di essere creature umane che vivono fianco a fianco con tanti fratelli, con tante sorelle che magari si trovano in condizio- ni economiche, sociali, culturali diverse dalle nostre.
PRESIDENTE. Grazie, S.E. Vescovo per le parole che ha pronunciato. Questo Consiglio è stato convocato in via straordinaria e ringra- zio per questo tutti i consiglieri che comunque si sono resi disponibili e i membri della Giunta.
Vorrei giustificare chi non è presente e che ha comunicato di avere altri impegni. Sono assenti i consiglieri Mechelli Lino, Pandolfi Claudia, Violini Leonardo e l’assessore Giorgio Ubaldi che hanno giustificato per iscritto la loro assen- za.
Do lettura dell’ordine del giorno:
“Il Consiglio comunale di Urbino, riuni- to in seduta straordinaria, profondamente scos- so per il tragico e aberrante atto terroristico che ha sconvolto gli Stati Uniti colpendo mi- gliaia di cittadini americani e le loro istituzioni
ESPRIME
1. La piena solidarietà al popolo americano per l’inqualificabile attacco subito che solo una cieca e disperata visione del mondo e disprezzo criminale per la vita umana può aver prodotto;
2. Il profondo dolore per la morte di uomini e
donne inermi, vittime innocenti che nessun principio, religione o ideologia, può giustifica- re;
3. L’inflessibile condanna e la intransigente necessità di perseguire ogni atto e ogni forma di terrorismo;
4. La estrema preoccupazione per atti che mettono in pericolo le regole fondamentali della democrazia, della civiltà e della libertà;
5. La forte convinzione che le Istituzioni mon- diali debbano produrre uno sforzo eccezionale affinché si realizzi un nuovo ordine internazio- nale ispirato ai valori della pace, della coope- razione, della democrazia e alla indispensabi- le ricerca di tutte le forme di dialogo fra i Paesi per diminuire tensioni e conflitti superando la deriva verso le guerre nazionali, etniche e religiose che drammaticamente stanno segnan- do questi inizio del ventunesimo secolo”.
PRESIDENTE. Ha la parola il consiglie- re Rossi.
LORENZO ROSSI. Solo per aggiungere una parola semplicissima. Propongo di aggiun- gere al punto 5, quando si dice che le istituzioni
mondiali “debbono produrre uno sforzo ecce- zionale affinché si realizzi un nuovo ordine internazionale ispirato ai valori...”, metterei dapprima “della giustizia”, perché non esiste pace senza giustizia.
PRESIDENTE. Credo che non vi siano problemi ad accogliere la proposta, quindi con questa aggiunta pongo in votazione l’ordine del giorno.
Il Consiglio approva all’unanimità L’ordine del giorno verrà inviato al pre- sidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, al presidente del Senato Marcello Pera, al pre- sidente della Camera dei deputati Perferdinando Casini, al presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, all’ambasciatore degli Stati Uniti d’America in Italia William P. Pope.
Ringraziando ancora tutti coloro che han- no partecipato, dichiaro sciolta la seduta.
La seduta termina alle 17,15