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The role by scientific publications in science communication

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Academic year: 2021

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SISSA – International School for Advanced Studies Journal of Science Communication

ISSN 1824 – 2049 http://jcom.sissa.it/

JCOM 6 (1), March 2007 2007 SISSA

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Il ruolo delle pubblicazioni scientifiche nella comunicazione della scienza

Martha Fabbri

Nei loro interventi in questo speciale, il science writer britannico Jon Turney e lo studioso statunitense Bruce Lewenstein riflettono sulla validità del libro come mezzo di comunicazione della scienza nell’era di internet, mentre l’articolo di Vittorio Bo tratta di editoria scientifica nel senso più ampio.

Rispetto all’oggetto libro, i punti di vista di Turney e Lewenstein sono speculari: il primo si sofferma sulla sua costruzione, il secondo sul suo effetto nelle diverse comunità di lettori. Eppure entrambi gli autori si trovano a citare, tra gli altri, due identici casi notevoli: Cosmos, del grande divulgatore Carl Sagan (l’edizione italiana, Cosmo, è fuori commercio, ma gli interessati possono leggerla in rete…

appunto) e Dal big bang ai buchi neri di Stephen Hawking (di cui invece resiste il tascabile Bur). Non è una coincidenza: è la manifestazione di una cultura scientifica comune che nasce anche – ma, nel caso dei non addetti, soprattutto, come affermano i tre autori – dalle esperienze di lettura.

Nell’ipotesi, discussa da Lewenstein e ribadita da Bo, che i libri divulgativi modellino la nostra concezione della scienza, creino vocazioni scientifiche e contribuiscano talvolta allo sviluppo intellettuale della scienza stessa, diventa importante chiederci se e quali autori – italiani o stranieri – abbiano avuto un’analoga influenza sulla cultura scientifica del nostro Paese.

Il discorso vale anche per i libri scolastici. Si pensi al corso di fisica Amaldi per le scuole superiori, pubblicato da Zanichelli e nato da un testo per licei scritto da Enrico Fermi nel 1929: è banale osservare come l’evoluzione di questo testo negli anni sia stata frutto di un adattamento ai nuovi modelli didattici, ma forse sarebbe utile cercare di capire se e come, al contrario, sia stato questo diffusissimo corso a influenzare la concezione della fisica nel nostro Paese.

Turney afferma che «the Anglo-American boom in popular science publishing has certainly faded».

Ebbene, al contrario, noi sembreremmo essere in pieno boom. Facciamo qualche esempio limitato ai libri. Solo negli ultimi cinque anni, in Italia sono nate diverse iniziative editoriali interamente dedicate – o molto “attente” – alla scienza: Bruno Mondadori con la collana “Matematica e dintorni” nel 2002, Codice, Orme e Sironi nel 2003, la casa editrice SciBooks nel 2005, la collana “Dimensioni della scienza” di Bompiani nel 2006...

Un’ampia gamma di novità non significa necessariamente grandi numeri in termini di vendite, è vero.

Però ricordiamo che scoppia nel 2004 il “caso” Odifreddi, con Le menzogne di Ulisse, che ha veduto un paio di ordini di grandezza in più del “solito” saggio italiano.

D’altra parte, ormai si usa ammettere con candore che Dal big bang ai buchi neri l’hanno comprato tutti, ma non l’ha letto nessuno (qui lo dice anche Lewenstein). E allora come si fa a sapere se i numeri di Odifreddi, quelli di Margherita Hack o di Piero Angela fanno una differenza? Non resta che chiederlo ai lettori.

Autore

Martha Fabbri, laureata in Fisica ed editor della collana di divulgazione scientifica Galápagos per Sironi Editore, fa parte del Comitato scientifico e del corpo docente del Master in Comunicazione della Scienza della Sissa. E-mail: martha_fabbri@alphatest.it.

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