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la violenza contro le donne "in quanto donne&#34

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REGIONE EMILIA-ROMAGNA - ASSEMBLEA LEGISLATIVA ATTO DI INDIRIZZO – RISOLUZIONE

Oggetto n. 2078 - Risoluzione per impegnare la Giunta regionale e l'Assemblea legislativa a continuare a promuovere iniziative per il contrasto alla violenza sulle donne. A firma della presidente dell’Assemblea: Emma Petitti (DOC/2020/727 del 25 novembre 2020)

RISOLUZIONE

L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna Premesso che

nel 1999 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, invitando governi e organizzazioni sociali a fare la propria parte per sensibilizzare e agire a contrasto delle discriminazioni e disuguaglianze di genere che la alimentano;

l'Agenda 2030 dell'ONU pone l'obiettivo 5 "Eguaglianza di genere" e i diritti paritari delle bambine, ragazze e donne quali presupposti allo sviluppo sostenibile del Pianeta;

la violenza contro le donne "in quanto donne" è riconosciuta dal diritto internazionale come grave violazione dei diritti umani e come tale è definita dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, nota come "Convenzione di Istanbul" del 2011;

la Convenzione riconosce la violenza maschile contro le donne come fenomeno sociale e culturale, strutturale e radicato nelle nostre società nonché trasversale a ceti e condizioni personali e materiali, che richiede pertanto la creazione di un quadro organico di interventi volti alla prevenzione, all'emersione dei casi e alla protezione delle vittime, alla perseguibilità dei reati afferenti e alla promozione costante di una cultura del rispetto della dignità e della libertà delle donne;

l'Italia ha ratificato e reso esecutiva la Convenzione del Consiglio d'Europa con propria legge 27 giugno 2013, n. 77 e implementato negli anni la normativa di contrasto alla violenza di genere, dalla

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legge 2009 contro lo stalking, alla n. 119/2013 che ha introdotto una rete di servizi di tutela e assistenza alle vittime; dal Dlgs n. 80/2015 che prevede il congedo speciale retribuito per le lavoratrici vittime di violenza di genere, alla Legge n. 4/2018 per gli orfani di femminicidio, sino Legge 19 luglio 2019 n. 69 che ha istituito il C.d. Codice Rosso al fine di abbreviare e facilitare i percorsi di denuncia e giudiziari;

le Commissioni parlamentari bilaterali di inchiesta sul femminicidio, istituite e attive dalla scorsa Legislatura, hanno evidenziato, tra le lacune legislative di sistema, la mancata istituzione di un osservatorio nazionale sulla violenza di genere che sia in grado di distinguere, aggregare e aggiornare con tempestività i dati statistici di questa peculiare quanto complessa forma di violenza, al fine di fornirne ai decisori una lettura completa e corretta, non affidata come oggi alle cronache giornalistiche e ai dati parziali e disomogenei provenienti dalle meritevoli associazioni territoriali, centri antiviolenza o dalle Forze dell'Ordine.

Evidenziato che

in tutto il mondo una delle prime cause di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni è il femminicidio, vale a dire l'uccisione o la tentata uccisione per odio e non accettazione della soggettività e autodeterminazione della donna compiuto in massima parte da mariti, compagni, partner o ex partner;

la violenza maschile che colpisce le donne "in quanto donne" si consuma nell'82% dei casi tra le pareti domestiche;

da un'analisi condotta dall'Università Statale di Milano, Università di Bari, La Sapienza di Roma e il Dipartimento di sociologia dell'Università Cattolica di Milano si evidenzia come, dei tweet negativi rilevati, al secondo posto con il 27% ci sono proprio le donne quali destinatarie, sottolineando come la violenza e l'aggressione siano in forte crescita anche all'interno di ambiti digitali spesso favoriti dall'anonimato;

secondo l'Istat, in Italia una donna su tre ha subito qualche forma di violenza nel corso della sua vita;

sempre secondo l'Istat e nonostante misure quali il Codice Rosso, solo il 12-14% delle violenze viene denunciato e, proprio in ragione della prevalenza di violenze perpetrate nell'ambito di relazioni familiari e/o sentimentali, si conferma l'esistenza di un enorme sommerso;

sulla base di queste rilevazioni statistiche di medio periodo e su fonti sopra citate disponibili, si manifesta nel Paese un trend costante, in crescita nell'ultimo periodo segnato dalla pandemia, della violenza contro le donne in tutte le sue diverse forme, dai maltrattamenti e atti persecutori, agli abusi sessuali, psicologici ed economici sino alla brutalità estrema del femminicidio;

in tal senso un report del Servizio analisi criminale interforze, organismo che mette insieme i dati provenienti dalla Polizia e dai Carabinieri, dalla Finanza e dalle guardie penitenziarie, mostra come nei primi sei mesi dell’anno, a fronte di un calo degli omicidi volontari da 161 nel 2019 a 131, sia

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invece aumentato del 5% il numero di donne uccise, con un'incidenza aumentata sino al 45% sul totale delle vittime;

secondo i dati dell'Osservatorio regionale contro la violenza di genere, nel periodo del lockdown e di restrizioni da Covid-19 tra marzo e giugno 2020, in Emilia-Romagna sono state 804 le chiamate al numero 1522, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2019, un trend quest'ultimo rilevato dai Centri in gran parte dei territori del Paese;

la strutturalità e tendenza alla recrudescenza di questa piaga sociale, sempre in Emilia-Romagna, si evince anche dal confronto tra i dati pre-pandemia del 2019 (4.035 donne che hanno subito violenza) e quelli raccolti nel 2017 e nel 2018 ove si evidenzia un aumento costante delle donne accolte dai Centri di circa il 5% l'anno.

Rilevato che

nel suo primo Rapporto, pubblicato a gennaio 2020, sull'attuazione in Europa della Convenzione di Istanbul il Gruppo di esperti preposto (GREVIO), pur apprezzando i provvedimenti legislativi adottati in Italia -sia specifici di contrasto alle violenze di genere, sia antidiscriminatori nella rappresentanza politica e sociale-, sottolinea che la causa dell'uguaglianza di genere incontra ancora molte resistenze culturali nel nostro Paese, carente proprio sotto il profilo della prevenzione;

GREVIO raccomanda alle autorità italiane di "concepire e attuare con efficacia politiche per la parità tra uomini e donne e per l'empowerment femminile" e realizzare campagne di sensibilizzazione di lungo periodo con "l'obiettivo di decostruire gli atteggiamenti e gli stereotipi patriarcali che contribuiscono all'accettazione della violenza e tendono a dare la colpa della violenza alle donne";

tra i rilievi puntuali il Rapporto raccomanda: che le politiche e i provvedimenti affrontino ugualmente la prevenzione, la protezione, le indagini e le sanzioni, conformemente all'enunciato dell'articolo 5 della Convenzione del Consiglio d'Europa; che le politiche siano integrate, e attuate e monitorate mediante un coordinamento efficace tra le autorità competenti; di rafforzare il sostegno alle organizzazioni femminili indipendenti che operano a favore delle donne e il loro riconoscimento, consolidando la cooperazione con esse; di prevedere risorse finanziarie e umane (compresa la formazione) adeguate, sviluppando soluzioni di finanziamento appropriate a lungo termine/pluriennali;

al proposito di risorse finanziarie da implementare su questi temi, sono state formulate nelle sedi sia associative che politiche e parlamentari, europee ed italiane, proposte per destinare quote significative delle risorse europee in corso di discussione ad una strategia di superamento delle diseguaglianze di genere che sono alla base di violenze, abusi e femminicidi.

Considerato che

la Regione Emilia-Romagna si è dotata di una Legge quadro per la parità e contro le discriminazioni di genere (L.R. 6/2014) che, con approccio sistemico ed integrato, mette in campo principi, politiche, interventi e strumenti, in ogni ambito, volti a superare la violenza sulle donne;

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in Emilia-Romagna, grazie all'impegno consapevole delle numerose associazioni femminili, al potenziamento della rete dei Centri antiviolenza e alla pianificazione triennale dedicata ai progetti contro la violenza di genere, nonché la messa a regime di strumenti quali l'Osservatorio, la Conferenza delle elette e il Tavolo integrato delle politiche di genere, ci sono le condizioni per un ulteriore salto di qualità nella strategia di prevenzione.

Impegna il Presidente della Regione Emilia-Romagna, la Giunta regionale e l'Assemblea legislativa per quanto di competenza

1. a continuare a promuovere iniziative integrate, coordinate e strategiche volte al contrasto della violenza sulle donne e dei femminicidi, avvalendosi dell'osservatorio regionale, degli altri soggetti e strumenti previsti dalla L.R. n. 6/2014, tra cui in particolare il Coordinamento e la rete regionale dei Centri antiviolenza impegnati quotidianamente in questa battaglia;

2. a coinvolgere e sostenere in modo adeguato gli Enti locali nel rilancio della propria strategia contro la violenza di genere, sia per quanto riguarda le azioni di sensibilizzazione della cittadinanza, culturali e di valorizzazione del protagonismo femminile, sia per quel che concerne le progettualità ed i servizi di competenza per una presa in carico e un sostegno concreto alle donne in difficoltà, con particolare attenzione alle donne vittime di discriminazioni multiple;

3. a definire al più presto il nuovo Piano triennale per la prevenzione e il contrasto della violenza di genere, i cui lavori sono stati avviati, considerando e assumendo nelle misure, anche finanziarie, le peculiari e crescenti difficoltà vissute dalle donne in questo periodo di restrizioni necessarie a combattere la pandemia da Covid-19, che contempli anche le forme digitali con cui la violenza si esplica, spesso coinvolgendo le giovani generazioni;

4. a cogliere l'occasione della stesura del Patto per il Lavoro e per il Clima, che ha visto il contributo anche del Tavolo regionale permanente per le politiche di genere, nonché del Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna per individuare azioni, obiettivi e finanziamenti integrati e strutturali destinati alla prevenzione e contrasto alle discriminazioni di genere;

5. a sostenere sul piano nazionale la necessità di istituire un osservatorio e un sistema di monitoraggio sulla violenza di genere, concertato coi Centri antiviolenza, che sia in grado di fornire una lettura corretta e tempestiva dei dati riguardanti questa complessa e radicata forma di violenza;

6. a rappresentare in sede di Conferenza delle Regioni e della Conferenza Stato-Regioni la necessità di un impegno di pianificazione e finanziario adeguato alla sfida strategica di superare la violenza contro le donne, a valere sulle risorse europee destinate alla ripresa da utilizzare in quota parte sui territori grazie all'apporto della Regione su questo tema.

Approvata all'unanimità dei presenti nella seduta antimeridiana del 24 novembre 2020

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