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Il Pleistocene inferiore e medio di Nettuno (Lazio): stratigrafia e mammalofauna

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Academic year: 2022

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IL PLEISTOCENE INFERIORE E MEDIO DI NETTUNO (LAZIO):

STRATIGRAFIA E MAMMALOFAUNA Marco Mancini

*

, Luca Bellucci

**

, Carmelo Petronio

**,*

*CNR-IGAG, Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria, via Bolognola 7, 00138 Roma, Italia.

**Dipartimento di Scienze della Terra, Sapienza Università di Roma, Piazzale Aldo Moro 5, box 11, 00143 Roma, Italia.

marco.mancini@igag.cnr.it

RIASSUNTO - Vengono presentati nuovi dati stratigrafici e paleontologici relativi a depositi marini, di transizio- ne e continentali pleistocenici, affioranti lungo la costa laziale tra Nettuno e Torre Astura. L’analisi stratigrafica e l’analisi di facies di tali depositi hanno permesso di individuare tre unità litostratigrafiche informali, separate da superfici di inconformità: “Argille sabbiose marine di piattaforma del Pleistocene inferiore”, contenenti una ricca malacofauna di ambiente circalitorale con Arctica islandica (Santerniano-Emiliano); “Sabbie e peliti lagunari e costiere del Pleistocene medio”, unità composta da un insieme di litofacies comprendente anche livelli piroclastici della formazione dei “Tufi pisolitici” Auct. datati circa 560-530 ka; “Sabbie siltose eoliche del Pleistocene superio- re”. L’assetto stratigrafico locale è riconducibile a sequenze deposizionali incomplete di 3° e 4° ordine, ben corre- labili a sequenze affioranti più a nord lungo la costa anziate e nel bacino romano.

Dai depositi medio pleistocenici proviene una ricca e differenziata fauna a mammiferi, comprendente Stephanorhinussp., Equus altidens, Praemegaceros solilhacus, Axis eurygonos, Dama clactoniana, Elephas cf. E.

antiquus,L’associazione fossilifera è riferibile alla Unità Faunistica Isernia, di età circa 600-550 ka, e rappresenta la prima segnalazione di fauna galeriana nel litorale laziale a sud di Roma. Tale associazione è una nuova Local Fauna, correlabile come età alle associazioni rinvenute nella zona di Ponte Galeria (Livelli soprastanti le argille a Venerupis), Isernia e Cerveteri.

PAROLE CHIAVE: Pleistocene inferiore-medio, analisi di facies, Fauna Locale, Età a Mammiferi Galeriano, Lazio.

ABSTRACT - This paper presents new stratigraphic and paleontologic data on Pleistocene marine, transition- al and non-marine sediments cropping out along the Tyrrhenian coastal tract, between Nettuno and Torre Astura (Latium, Italy).

Three informal lithostratigraphic units, separated by unconformities, are distinguished after detailed physical stratigraphic and facies analyses. The lower unit, the “Lower Pleistocene shelf sandy clays”, is composed of mas- sive shelf clays (Facies A), up to 3 m in thickness, attributed to the Santernian-Emilian time interval (1.8-1.2 Ma) on the basis of biostratigraphic data, such as the occurrence ofArctica islandica and Hyalinea balthica.

The intermediate formation, the “Middle Pleistocene lagoonal and coastal sands and muds”, is composed of sev- eral lithofacies, up to 7 m thick, overlaying the Lower Pleistocene clays. From base to top it crops out: 1) Facies B, “dark grey lagoon muds”, planar bedded and rich in brackish water mollusks and foraminifera; 2) Facies C,

“clinostratified sands”, interpreted as bar deposit, where bottom-, fore- and top-set strata are distinguished; the bar prograded in the lagoon along the E-W direction; 3) Facies D, “cross bedded brown sands”, composed of trough cross bedded, well sorted sands of the upper shoreface and foreshore environments, with a transgressive shell-bed at the base; 4) Facies E, “grey volcanic ashes”, rich in accretionary lapilli and referable to the “Pisolitic Tuff succession” (sensu De Rita et al. 2002b), approximately 560-530 ka old.

The upper formation, the “Reddish sands with sparse pebbles”, is composed of well sorted eolian sands, which are attributed to the “Duna antica” Auct. formation, Late Pleistocene in age. Rare prehistoric artifacts are found in these deposits.

A rich and diverse mammal fauna, including Stephanorhinus sp., Equus altidens, Praemegaceros solilhacus, Axis eurygonos, Dama clactoniana, Elephas cf. E. antiquus, comes from the Middle Pleistocene coastal sediments.

Biochronological ranges of the discovered mammals suggest an age attribution of the assemblage to the middle portion of Middle Pleistocene (Isernia Faunal Unit). In particular, as farDama clactoniana and Praemagaceros solilhacus are concerned their oldest documented occurences are referable to the Isernia Faunal Unit, roughly corresponding to the 600-550 ka time interval.

Few paleo-environmental indications may be inferred from the rests: the predominance of cervids andElephas in the assemblage suggests the presence of an open forest environment in the area, which is also testified by the occurrence of the horse and rhino.

The fauna from Nettuno is the first report of a Galerian assemblage along the southern Latium coast, i.e. a new Local Fauna, coeval with the ones from Ponte Galeria, Isernia and Cerveteri.

KEY WORDS: Early-Middle Pleistocene, facies analysis, local fauna, Galerian Mammal Age, Latium.

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INTRODUZIONE

Una caratteristica tipica della fascia litorale del Lazio centro-settentrionale è l’affioramento discontinuo di de- positi silicoclastici costieri, meso-supra pleistocenici, debolmente sollevati, che ricoprono in discordanza suc- cessioni marine di età pliocenica-infra pleistocenica. In generale tali depositi costieri si rinvengono intercalati o ricoperti dai prodotti piroclastici periferici dei Distretti Vulcanici della Provincia Comagmatica Romana, in par- ticolare dei Distretti dei Monti Vulsini, di Vico, dei Mon- ti Sabatini e dei Colli Albani (Malatesta, 1978; Conato et al., 1980; De Rita et al.,1992; 2002a; Milli, 1997; Caloi et al., 1998; Marra et al., 1998; Karner et al. 2001a).

Nell’intera regione costiera il record stratigrafico del- le fasi di sedimentazione e di erosione è rappresentato dal ciclico succedersi di depositi fluvio-costieri e neriti- ci quaternari, separati da importanti superfici di incon- formità (Milli, 1997). La ciclicità sedimentaria è tipica- mente di alta frequenza, del 3° e 4° ordine (Vail et al., 1991), ed è il risultato dell’effetto concomitante: 1) del- le variazioni cicliche glacio-eustatiche del livello del mare, con ricorrenze medie di 40 ka per il Pliocene su- periore-Pleistocene inferiore e di circa 100 ka per il Plei- stocene medio-Olocene; 2) dei continui apporti sedimen-

tari e piroclastici, provenienti dai sistemi fluviali e dagli apparati vulcanici laziali; 3) dei movimenti di solleva- mento costiero, legati sia al magmatismo regionale che al sollevamento appenninico (Conato et al., 1980; Cavi- nato et al., 1992; Marra & Rosa, 1995; Milli, 1997; Mar- ra et al., 1998; Bordoni & Valensise, 1998; Karner et al., 2001a; Nisi et al., 2003; Milli & Palombo, 2005; Ferran- ti et al., 2006; Mancini et al., 2007; Milli et al., 2008).

Questo complesso assetto stratigrafico-fisico, per il re- lativamente breve intervallo Pliocene superiore-Olocene, è poi arricchito dalla grande abbondanza e diversità del contenuto paleontologico rinvenuto nei sedimenti della regione, sia relativamente ai depositi marini che a quelli continentali. Associazioni fossili ben preservate, infatti, si rinvengono: 1) sia nelle successioni neritiche più anti- che, generalmente contenenti molluschi e foraminiferi di particolare importanza cronostratigrafica e paleoclimati- ca (“ospiti boreali”, associazioni di mare temperato-cal- do) (Compagnoni & Conato, 1969; Malatesta & Zarlen- ga, 1985; Carboni & Di Bella, 1997; Di Bella et al., 2005a;b); 2) sia nelle successioni fluviali e fluvio-delti- zie, ricche soprattutto in resti di vertebrati di grande uti- lità per studi tafonomici e biocronologici (Petronio &

Sardella, 1999; Milli et al., 2004; Milli & Palombo, 2005; Mancini et al., 2006; Milli et al., 2008).

Fig. 1a - Localizzazione e schema geologico semplificato dell’area di studio: 1) depositi sedimentari marini, di transizione e continentali (Pliocene-Olocene); 2) successioni vulcaniche (Pleistocene medio-supe- riore); 3) faglie normali sepolte; 4) traccia del profilo geologico A-A’.

1b - Profilo geologico schematico A- A’ (da Faccenna et al., 1994, parzial- mente modificato): 1a) argille di ambiente batiale e circalitorale (Pliocene inferiore e medio); 1b) sab- bie e calcareniti di ambiente infralito- rale, “Macco” Auct. (Pliocene supe- riore); 2) sabbie e argille di ambiente neritico (Pleistocene inferiore); 3) sabbie di ambiente costiero con vulca- niti albane intercalate (Pleistocene medio); 4) sabbie di ambiente eolico e fluviale, “Duna antica” Auct.

(Pleistocene superiore).

- Study area location and simplified geological map: 1) marine, transition- al and non-marine sediments (Pliocene-Holocene); 2) volcanic suc- cessions (Middle-Late Pleistocene);

3) buried normal faults; 4) A-A’ geo- logical cross section.

1b -Schematic geologic cross section A-A’ (after Faccenna et al., 1994, partly modified): 1a) batial and cir- calittoral clays (Lower and Middle Pliocene); 1b) infralittoral sands and calcarenites, “Macco” Auct. (Upper Pliocene); 2) neritic sands and clays (Lower Pleistocene); 3) coastal sands, with interbededd volcanics from the Albani Hills Complex (Middle Pleistocene); 4) eolian and fluvial sands, “Duna antica” Auct.

(Upper Pleistocene).

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Nell’ambito della complessità e ricchezza dei dati stratigrafico-sedimentologici e paleontologici del Plio- cene-Quaternario della regione costiera laziale, questa nota ha lo scopo di presentare nuovi dati stratigrafici e paleontologici relativi ad un settore costiero ancora ben preservato dalla intensa attività antropica. In particolare, viene dettagliata la stratigrafia e l’evoluzione sedimenta- ria di un’area ad est di Nettuno caratterizzata da affiora- menti continui, nonché viene presentata una nuova Local Faunagaleriana a mammiferi.

INQUADRAMENTO MORFOLOGICO, STRATIGRAFICO E STRUTTURALE Il tratto di costa analizzato, tra Nettuno e Torre Astura (Fig. 1a), ricade in una area morfologico-strutturale de- bolmente rialzata, definita Alto di Anzio (Faccenna et al., 1994; De Rita et al., 2002b). Questo alto si estende in direzione circa N-S dalla costa fino alle propaggini più meridionali dei Colli Albani, ad Aprilia. Esso è deli- mitato ad est dalla Piana Pontina e a nord-ovest dal Ba- cino di Ardea.

Il paesaggio dell’Alto di Anzio è caratterizzato da ri- piani terrazzati con quota massima di 80 m circa. In par- ticolare nel tratto costiero compreso tra Tor Caldara e Torre Astura, sono state individuate a quote 80, 60 e 20 m circa s.l.m. tre superfici terrazzate sub-orizzontali, de- nominate T0, T1 e T2, estese parallelamente all’attuale linea di costa e talvolta delimitanti superiormente depo- siti costieri (Dai Pra & Arnoldus-Huyzendveld, 1984).

La costa in questo tratto corrisponde a una bassa falesia parzialmente attiva. Questo assetto morfologico-struttu- rale, assieme all’erosione costiera, favorisce buone espo- sizioni di depositi pliocenici e pleistocenici marini e continentali.

L’assetto stratigrafico dell’Alto di Anzio, desunto da dati di superficie e di sondaggio (Carta Geologica d’Ita- lia, Foglio 158, 1963; Compagnoni & Conato, 1969;

Manfredini, 1989; Faccenna et al., 1994; Bellotti et al., 1997; Carboni & Di Bella, 1997; Di Bella et al., 2005b), è riassumibile per l’intervallo Pliocene-Quaternario in tre sequenze deposizionali di 3° ordine separate da rile- vanti superfici di inconformità (Bellotti et al., 1997).

La sequenza più antica, ben affiorante tra Tor Caldara e Anzio, è di età pliocenica, dalla Cronozona a G. mar- garitae a quella a G. aemiliana (Carboni & Di Bella, 1997; Di Bella et al., 2005b), ed è costituita da argille marine di ambiente batiale e circalitorale, passanti supe- riormente e gradualmente a sabbie e calcareniti biocla- stiche regressive di ambiente infralitorale. Le calcareniti sono note localmente come “Macco”. La regressione è di tipo deposizionale, così come desunto dal passaggio gra- duale tra depositi circalitorali e infralitorali, senza l’evi- denza di superfici interposte nette nè tantomeno erosive (Bellotti et al., 1997). L’intera sequenza è basculata ver- so ESE (Fig. 1b). Il “Macco” è presente anche nel sotto- suolo immediatamente a est di Nettuno, ribassato da fa-

glie a direzione N-S e SW-NE (Manfredini, 1989; Fac- cenna et al., 1994; Cuccillato & Tamburino, 2007).

La sequenza intermedia è costituita da depositi sabbio- so-siltosi di ambiente infralitorale e circalitorale, conte- nenti Arctica islandica tra la ricca malacofauna, e di età Calabriano inferiore (Compagnoni & Conato, 1969; Bel- lotti et al., 1997; Carboni & Di Bella, 1997). Si tratta di depositi a giacitura sub-orizzontale e discordanti sul sub- strato pliocenico.

La sequenza superiore è costituita da un complesso di sedimenti costieri, fluvio-deltizi ed eolici (tra cui la for- mazione della “Duna Antica” Auct.), separati da superfi- ci di inconformità e intercalati a prodotti vulcanici, so- prattutto nel sottosuolo (Manfredini, 1969). L’età è Plei- stocene medio e Pleistocene superiore.

Le sequenze intermedia e superiore sono correlate (Bellotti et al., 1997) ai cicli sedimentari di terzo ordine, rispettivamente 3.9 e 3.10, sensu Haq et al., (1987).

Dal punto di vista strutturale l’Alto di Anzio e le con- tigue aree ribassate del Bacino di Ardea e della Piana Pontina rappresentano l’espressione morfologica e topo- grafica della tettonica regionale distensiva post-orogeni- ca, ad estensione NE-SW e attiva sin dal Pliocene infe- riore (Cavinato & De Celles, 1999). In particolare, la Piana Pontina è un graben a direzione NW-SE (Funiciel- lo & Parotto, 1978), mentre il Bacino di Ardea è un se- mi-graben a direzione SW-NE, interpretato come trans- fer related basin(Faccenna et al., 1994), con estensione locale perpendicolare alla direzione dell’estensione re- gionale. L’Alto di Anzio rappresenta una piega antifor- me a largo raggio di curvatura, con asse orientato circa SW-NE e culminazione presso Tor Caldara (Fig. 1b). Es- so è separato: 1) dal Bacino di Ardea per mezzo di una master faultsepolta a direzione SW-NE, poco a nord di Tor Caldara; 2) dalla Piana Pontina per mezzo di una fa- glia normale sepolta a direzione N-S, appena ad Est di Torre Astura (Faccenna et al., 1994).

La sequenza pliocenica sopra menzionata affiora sul fianco orientale dell’antiforme; essa si è depositata in re- gime di syn-rift, nel Pliocene inferiore e nel Pliocene medio, e successivamente, nel Pliocene medio-Pliocene- superiore in regime di uplift locale, con piegamento e ba- sculamento del fianco orientale della piega verso ESE (Faccenna et al., 1994). I depositi pleistocenici discor- danti si sono originati invece in una fase successiva a quella plicativa e hanno registrato, sull’Alto di Anzio, le diverse fluttuazioni glacio-eustatiche quaternarie del li- vello del mare (Bellotti et al., 1997).

METODI

L’area di studio è localizzata appena a sud-est della città di Nettuno, nelle località contigue di Saracca e Cre- tarossa (Fig. 1). L’affioramento, che ricade all’interno del Poligono di Tiro di Torre Astura dell’Esercito Italia- no, corrisponde ad una falesia parzialmente inattiva, alta fino a 7 m e bordata verso mare da depositi sabbiosi del

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Fig. 2 - Log stratigrafico-sedimentologici misurati e correlati. A-F e I-IV sono rispettivamente le facies e i livelli fossiliferi descritti nel testo.

- Measured and correlated stratigraphic and sedimentologic logs. A-F and I-IV are lithofacies and fossiliferous levels respectively (see the text for explanation).

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litorale attuale. La buona esposizione e continuità latera- le dell’affioramento ha permesso l’analisi di facies dei depositi e la selezione di quattro sezioni stratigrafico-se- dimentologiche (Log 1, 2, 3 e 4) (Fig. 2), misurate in det- taglio lungo tutta l’estensione verticale della falesia.

Nell’affioramento di Saracca-Cretarossa sono state di- stinte tre unità litostratigrafiche informali (Unità 1, 2, 3) separate da due superfici di inconformità. Sei facies se- dimentarie e vulcano-sedimentarie, denominate Facies A, B, C, D, E ed F (Fig. 3), sono state riconosciute, de- scritte ed interpretate applicando i classici metodi dell’a- nalisi di facies (Miall, 2000).

Alcuni campioni di sedimento sono stati prelevati dal- le sezioni e trattati, tramite dissoluzione in acqua e H2O2, lavaggio e setacciatura, per analisi micro-paleon- tologiche su foraminiferi e molluschi.

Il materiale paleontologico relativo alla mammalofau- na, che attualmente è esposto nei locali nell’Antiquarium del Museo Civico Comunale di Nettuno, è stato raccolto nella seconda Unità litostratigrafica locale, denominata

“Sabbie e peliti lagunari e costiere del Pleistocene me- dio”(vedi oltre).

STRATIGRAFIA FISICA E ANALISI DI FACIES Le unità litostratigrafiche informali che sono state di- stinte comprendono ciascuna una o più facies.

Unità 1, “Argille sabbiose marine di piattaforma del Pleistocene inferiore”, comprende la sola Facies A.

Unità 2, “Sabbie e peliti lagunari e costiere del Plei- stocene medio”, comprende le Facies B, C e D, al tetto delle quali sono presenti livelli piroclastici della forma- zione dei “Tufi grigi inferiori” o “Tufi pisolitici” Auct.

(Facies E).

Unità 3, “Sabbie siltose eoliche del Pleistocene supe- riore”, comprende la sola Facies F.

Le unità litostratigrafiche hanno tutte giacitura sub- orizzontale. L’Unità 1 è coperta in discordanza dalla so- vrastante Unità 2. La superficie di separazione tra le due unità è infatti netta, erosiva e molto debolmente immer- gente verso N. Essa è visibile in affioramento solo nelle sezioni più meridionali (Fig. 3b, c) per poi inflettersi sot- to la superficie del mare e della spiaggia attuale. Anche la superficie separante l’Unità 2 dalla 3 è netta ed erosi- va ma sub-orizzontale.

Unità 1: Facies A - Peliti sabbiose marine di piattaforma (Offshore marine sandy muds).

Descrizione. Questa facies, in affioramento potente fino a 3 m, è costituita da argille e silt sabbiosi grigio- azzurri massivi. Le peliti sono riccamente fossilifere e contengono, ben conservati e spesso in posizione di vita, i bivalvi Arctica islandica (Fig. 4 a, b, c), Glossus huma- nus, Venus multilamella, Acanthocardia echinata, Glycymeris bimaculata, alcuni gasteropodi tra cui Amiclyna semistriata, l’anellide Ditrupa sp. Quasi al tetto dell’unità affiora, intercalato alle peliti, un orizzon- te sabbioso grigio, massivo, tabulare e dello spessore di 30 cm (livello I in figura 2), molto ricco in grandi bival- vi disarticolati, essenzialmente glicimeridi e A. islandi- ca, spesso dal guscio abraso.

Interpretazione.Le peliti della Facies A sono interpre- tate come il prodotto di una sedimentazione per decanta- zione in ambiente di piattaforma. L’attribuzione ambien- tale e batimetrica è basata anche sull’associazione a mol- luschi, caratteristica del piano circalitorale superiore, e sui dati relativi alle associazioni a foraminiferi studiate precedentemente provenienti dalle zone di Cretarossa e poco più a Sud da Le Grottacce presso Torre Astura (Iamundo et al., 2004). L’orizzonte sabbioso con Arctica e glicimeridi potrebbe essere interpretato come sabbie litorali trasportate sulla piattaforma interna, probabil- mente durante fasi di tempesta.

L’Unità 1 è databile al Pleistocene inferiore in base alla presenza del classico “ospite boreale” A. islandica e a dettagliate analisi biostratigrafiche (Iamundo et al., 2004). Queste ultime hanno permesso l’attribuzione dei sedimenti marini alla cronozona a Globigerina caria- coensis; in particolare gli affioramenti di Cretarossa sono riferibili al sottopiano Santerniano (tra 1.8 e 1.5 Ma circa), mentre quelli di Grottacce sono riferibili all’Emiliano (1.5-1.2 Ma) per la presenza di Hyalinea baltica(Iamundo et al., 2004).

Unità 2: Facies B - Peliti grigio scuro di laguna (Dark grey lagoon muds)

Descrizione.La Facies B affiora solo nella zona più set- tentrionale, è spessa fino a 2,5 m ed è costituita da argille sabbiose grigio scure, ricche in materia organica e in mi-

Fig. 3 - A) Unità 2 affiorante lungo la falesia in località Saracca (log 1 in Fig. 2). Peliti lagunari del Pleistocene medio (facies B) in eteropia a sab- bie di barra (facies C1 e C2), clinostratificate e progradanti da est verso ovest. Nelle sabbie si notano clinoformi e slumpings. La barra di riferimen- to è alta 1 m. B) - Affioramento in località Cretarossa. Le frecce indicano la posizione della inconformità che separa l’Unità 1, peliti neritiche del Pleistocene inferiore (facies A), dalle sovrastanti sabbie di spiaggia sommersa e battigia, meso-pleistoceniche (facies D), della Unità 2. La barra di riferimento è alta 1 m. C) Livello fossilifero basale (livello IV) della facies D, trasgressivo sulle peliti infra-pleistoceniche (log 4 in Fig. 2). La barra di riferimento è alta 30 cm. D) Livello fossilifero sommitale (livello V), ricco in Pecten spp., di ambiente di foreshore, sormontato dai Tufi pisoliti- ci Auct. (facies E) (log 4 in Fig. 2). La barra di riferimento è alta 30 cm.

- A) Unit 2, cropping out along the sea cliff (Saracca site). Middle Pleistocene lagoonal muds (facies B) laterally continuous with cross bedded bar sands (facies C1 and C2). Clinoforms, which indicate progradation from east to west, and slumpings are evident from the outcrop. Bar scale is 1 m high. B) - Outcrop in Cretarossa. Arrows mark the position of the unconformity that separates Unit 1, Lower Pleistocence shelf clays (facies A), from the overlaying Unit 2, Middle Pleistocene shoreface and foreshore sands (facies D). Bar scale is 1 m high. C) Basal shellbed (horizon IV) of facies D, transgressive on the Lower Pleistocene shelf clays (see also log 4 in Fig. 2). Bar scale is 30 cm high. D) Upper shellbed (horizon V) with abundant Pecten spp., of the foreshore environment, overlain by the “Tufi pisolitici” formation Auct. (facies E) (see also log 4 in Fig. 2). Bar scale is 30 high.

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nerali di origine vulcanica (magnetite, clinopirosseno, plagioclasio). La Facies B è ricoperta direttamente da sab- bie clinostratificate, all’interno delle quali sono state dif- ferenziate le Facies C1 e C2 (Fig. 3a). Le argille mostra- no una fitta stratificazione piano-parallela, sub-orizzonta- le; gli strati argillosi hanno spessore massimo decimetrico e internamente mostrano laminazioni piano-parallele. So- no presenti anche rari livelli tabulari siltoso-sabbiosi mas- sivi, grigi, induriti per parziale cementazione da carbona- to di calcio, con piccoli clasti sparsi, granelli, carbonatici o silicei, ben arrotondati. Tali livelli parzialmente cemen- tati sono intensamente bioturbati, con tracce perpendico- lari alla stratificazione, profonde pochi centimetri e di aspetto claviforme in sezione longitudinale. Il contenuto fossilifero è abbastanza ricco ma composto quasi esclusi- vamente da bivalvi di acque salmastre, come Cerastoder- ma glaucum(livello II in figura 2) e Petricola sp., spesso in posizione di vita e anche all’interno delle bioturbazio- ni. La microfauna annovera solo foraminiferi bentonici del genere Elphidium e Ammonia.

Interpretazione.Le peliti organiche della Facies B so- no interpretate come un deposito di laguna, con fondo ricco di materia organica. Il contenuto fossilifero oligo- tipico, macro e micro faunistico è coerente con tale attri- buzione ambientale. I livelli siltoso-sabbiosi, parzial- mente cementati e con piccoli clasti, suggeriscono ap- porti relativamente grossolani all’interno del bacino la- gunare. Tali apporti sono alimentati o da antichi sistemi fluvio-deltizi, progradanti nella laguna, o da facies di re- trobarriera (del tipo washover bar), connessi a barriere delimitanti la laguna verso mare (vedi oltre).

La parziale cementazione di alcuni livelli, forse con- nessa a stasi nel processo di sedimentazione, ha favorito la formazione di firmground colonizzati dai bivalvi oli- gotipici; le bioturbazioni claviformi sono del tipo Ga- strochaenolites, ascrivibili alla icnofacies a Glossifungi- tese compatibili con la presenza del bivalve Petricola.

Secondo Gingras et al. (2001) l’associazione biologica a Petricolaè tipica del piano intertidale inferiore-medio e di substrati fangoso-sabbiosi.

I minerali vulcanici presenti nei livelli più sabbiosi, di probabile origine albana, potrebbero indicare per questa facies un’età posteriore alle prime fasi dell’attività del Vulcano Laziale, datate circa 600 ka (Giordano et al., 2006, con bibliografia).

Unità 2: Facies C (1, 2, 3) - Sabbie clinostratificate (Clinostratified sands)

Descrizione. La Facies C, spessa complessivamente 2,5 m, è composta essenzialmente da sabbie clinostrati- ficate. Si distinguono due sottofacies C1 e C2 in conti- nuità laterale tra loro. La sottofacies C1 è costituita da strati convoluti, eterolitici di sabbie argillose avana alter- nate a silt sabbiosi grigio scuri (Fig. 3a), con sparsi ciot- toli silicei e calcarei ben arrotondati. Lo spessore di ogni singolo strato è decimetrico. All’interno di questi livelli, come è stato accennato, è stata rinvenuta la maggior par- te dei resti ossei raccolti sporadicamente in tempi diver- si, compreso anche un omero frammentario di un Ele- phantidae che attualmente si trova in situ (vedi anche li- vello III in figura 2). La sottofacies C2 è composta da un set di strati di sabbie avana, ben classate; i livelli sono ta-

Fig. 4 - A-C: Arctica islandica (Linné, 1767), esemplari giovanili provenienti dalla Unità 1. A = valva destra inter- na; B = valva destra interna; C: valva sinistra esterna. D:

guscio di Neptunea contraria (Linné, 1771) fortemente abraso, proveniente dalla Unità 2, Facies D. Lunghezza della barra: 1 cm.

- A-C: Arctica islandica (Linné, 1767), young specimens from Unit 1. A = interior view of right valve; B = interior view of right valve; C: external view of left valve. D: deeply abraded shell of Neptunea contraria (Linné, 1771), coming from Unit 2, Facies D. Bar scale is 1 cm long.

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bulari o curvi con concavità rivolta verso l’alto, inclinati fino a 30° verso Ovest (Fig. 3a). Il foreset risultante è al- to complessivamente fino a 2 m ed è in genere troncato dalla superficie erosiva che separa l’Unità 2 dall’Unità 3, specialmente nella zona più settentrionale di affioramen- to (log 1 e 2 in Fig. 2).

Più a Sud la Facies C2 è coperta dalla Facies C3. Que- st’ultima corrisponde a un livello tabulare di sabbie gros- solane siltose, massive, di colore grigio-bruno e dello spessore di circa 40 cm. Tali sabbie coprono in continui- tà i clinoformi della Facies C2 e in discordanza le peliti neritiche infra-pleistoceniche (Facies A). Questo livello sabbioso è molto ricco di minerali ferro-magnesiaci e di molluschi dulcicoli ben conservati, di ambiente palustre, quali Planorbis planorbis, Bithynia leachi e Lymnaea sp., opercoli di Bithynia.

Interpretazione.Le sottofacies C1, C2 e C3 nel loro in- sieme identificano un elemento deposizionale interpreta- bile come una barra progradante verso Ovest all’interno della laguna (Facies B). I clinoformi sabbiosi rappresenta- no i foreset della barra. I livelli convoluti alla base della barra, che si interdigitano parzialmente alle peliti di lagu- na, sono interpretabili come slumping del bottomset. Date le relazioni di interdigitazione con i depositi di laguna, la barra potrebbe essere interpretata come barra di foce, ali- mentata da un piccolo sistema fluviale-deltizio, che pro- grada nella laguna trasportando sia granuli che resti ossei.

La sottofacies C3, in base al contenuto paleontologico e alla posizione stratigrafica sovrastante e continua sui cli- noformi della barra, viene interpretata come un deposito di topset della barra progradante (Fig. 2).

D’altra parte, la facies C potrebbe essere interpretata anche come facies di washover bar, retrogradante verso terra durante fasi di trasgressione marina (Tortora & Co- well, 2005). Questa facies si sarebbe sviluppata sul lato interno di un sistema di barriera, separante l’antica laguna dal mare aperto. Tale ipotesi prende lo spunto da conside- razioni paleogeografiche, ovvero: 1) dalla antica posizio- ne della linea di costa nell’area di Nettuno, circa parallela all’asse della struttura antiforme di Anzio, a direzione NNE-SSW (Fig. 1; vedasi anche Bellotti et al., 1997); 2) dalla direzione di migrazione E-W della barra all’interno della laguna, circa normalmente alla paleocosta.

Tuttavia, in base a quanto finora osservato, ai dati di letteratura (Manfredini 1989), e anche tenendo conto della mancanza di affioramenti ortogonali alla orienta- zione NW-SE della falesia, tali da permettere buone ri- costruzioni tridimensionali delle facies, riteniamo, in via preliminare, più probabile l’interpretazione della facies C come barra di foce progradante nella laguna rispetto all’interpretazione del washover bar retrogradante in re- gime trasgressivo. La presenza di una barra di foce po- trebbe infatti essere in accordo con la segnalazione di de- positi fluviali sabbiosi e ghiaiosi, meso-pleistocenici, che riempiono paleodepressioni vallive orientate circa NE-SW, nel sottosuolo del bacino idrografico del Fiume Astura a est di Nettuno (Manfredini, 1989).

Unità 2: Facies D - Sabbie brune a stratificazione incrociata (Cross bedded brown sands) Descrizione.La Facies D è costituita da sabbie medio- grossolane ben classate a stratificazione incrociata. Que- sta facies copre in continuità la facies C3 ed è discordan- te sulle peliti marine del Pleistocene inferiore. La super- ficie di separazione è netta, suborizzontale. Alla base è presente un livello, spesso 20 cm, costituito da sabbie or- ganogene, ricchissime in bivalvi per lo più con valve dis- articolate (livello IV in Figura 3c). Vi si riconoscono le seguenti specie marino-costiere: Dosinia exolenta, Cera- stoderma glaucum, Loripes lacteus, Pecten jacobaeus, Chlamysspp. Localmente appena sopra la superficie ba- sale si notano nidi di grandi Ostrea edulis, spesso con valve chiuse, e anche rari esemplari di Neptunea contra- ria(Fig. 4d) con guscio abraso. Seguono per un altro 1,5 m sabbie brune e ghiaietto fine ben classati, a stratifica- zione incrociata curva (trough cross stratification), con clasti ben arrotondati, e al tetto un livello tabulare (livel- lo V in Figura 3d), leggermente inclinato verso NW e ricco in bivalvi disarticolati, prevalentemente Pectinidi.

Interpretazione.La facies D è un deposito di ambien- te litorale per i caratteri paleontologici e le strutture se- dimentarie presenti. In particolare, il livello fossilifero basale è interpretabile come uno shellbed trasgressivo, seguito superiormente da sabbie di ambiente di spiaggia sommersa (shoreface superiore). La superficie di separa- zione tra le facies C, barra di foce, e D, spiaggia som- mersa, è interpretata come una superficie di trasgressio- ne relativa, connessa ad una fase di sollevamento del li- vello marino. Il livello fossilifero superiore (livello V) è costituito da molluschi probabilmente spiaggiati e po- trebbe rappresentare un deposito di battigia (foreshore).

Unità 2: Facies E - Cineriti grigie (Grey volcanic ashes)

Descrizione.La Facies E affiora nel tratto più meridio- nale analizzato, a Cretarossa, ed è costituita da cineriti fi- ni, grigio chiare con laminazioni piane, a debole immer- sione verso mare, alternate a laminazioni ondulate o in- crociate. Poggiano sulle sottostanti sabbie di spiaggia con una superficie basale netta. Lo spessore massimo delle cineriti è di circa 1 m. Il carattere principale di que- sto deposito è la frequente presenza di lapilli accreziona- li, subsferici e con diametri massimi di 1-2 cm, senza al- tri particolari caratteri tessiturali come gradazioni, ad- densamenti in livelli preferenziali, etc.

Interpretazione.Le cineriti con lapilli accrezionali so- no un prodotto piroclastico subaereo, idromagmatico, molto comune nelle prime fasi dell’attività del Vulcano Laziale (De Rita et al., 2002b). In base ai caratteri tessi- turali riconosciuti e alla posizione stratigrafica, i livelli vulcanici in questione vengono attribuiti alla formazione dei “Tufi pisolitici” o “Tufi grigi inferiori” (Fornaseri et al., 1963; De Rita et al. 2002b), già segnalata nella costa

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di Anzio e Nettuno (Carta Geologica d’Italia, Foglio 158, 1963). La base netta dei tufi, affioranti nella zona di Nettuno, e discontinua sui sedimenti di spiaggia som- mersa e di foreshore della Facies D (Figura 3d) suggeri- sce che tali depositi sedimentarono in ambiente subae- reo, in quanto mancano evidenze di risedimentazione in ambiente subacqueo. I “Tufi pisolitici” rappresentano un complesso basale eruttato dal Vulcano Laziale, costitui- to da almeno quattro unità ignimbritiche di flusso (De Rita et al. 2002b). Recenti datazioni radiometriche, otte- nute con il metodo39Ar/40Ar su campioni riferibili a ta- le formazione, forniscono età comprese tra 561 ± 2 e 533

± 5 ka (Karner et al., 2001b).

Unità 3: Facies F - Sabbie rossicce con ciottoli sparsi (Reddish sands with sparse cobbles and pebbles) Descrizione.La Facies F è costituita da sabbie fini ben classate, massive, rossicce, con sparsi piccoli ciottoli si- licei e calcarei, ben arrotondati. Il diametro massimo dei ciottoli è di 4-5 cm. Raramente si rinvengono intercalati orizzonti tabulari argilloso-sabbiosi ocracei di spessore decimetrico. Rari manufatti litici, essenzialmente selci scheggiate, sono stati trovati nel colluvium delle sabbie.

Interpretazione.Le sabbie rossicce con ciottoli appar- tengono alla formazione della “Duna antica” Auct., di età Pleistocene superiore, ampiamente affiorante in tutta l’area anziate e pontina (Blanc, 1936; Dai Pra & Arnoul- dus-Huyzendveld, 1984; Manfredini, 1989; Milli & Zar- lenga, 1991). L’ambiente di sedimentazione è principal- mente eolico, connesso probabilmente a periodi “glacia- li” di deterioramento climatico, supra pleistocenici e successivi al sottopiano Tirreniano (MIS 5.5, circa 130- 116 ka). I livelli intercalati più grossolani, a ciottoli, so- no associabili a processi di trasporto idrico effimero da parte di acque torrentizie. Processi pedogenetici, in ge- nere ben sviluppati in tutta la regione, sono qui limitati a parziale argillificazione del sedimento. La superficie sommitale del deposito corrisponde alla superficie ter- razzata T2, sensu Dai Pra & Arnoldus-Huyzendveld (1984).

ANALISI DELLA MAMMALOFAUNA Dalla Unità 2, e principalmente dalle facies fluvio-del- tizie, provengono numerosi resti erratici di mammalo- fauna (Fig. 5). Tali resti non sono mai stati rinvenuti in alcuna connessione anatomica, anche se in tutti i casi non sembrano aver subito un lungo trasporto. In associa- zione a tali resti è stato rinvenuto anche un omero fram-

mentario di elefante, inglobato ancora nel sedimento.

Perissodactyla: Rhinocerothidae Stephanorhinussp.

A questo genere va ascritto un frammento di un cono di un molare superiore M2/M1. La particolare morfolo- gia dello smalto e la modesta altezza del cono poco usu- rato potrebbero orientare verso Stephanorhinus hunds- heimensis,ma lo stato frammentario del reperto non con- sente con sicurezza una determinazione specifica.

Equus altidensvon Reichenau, 1915

A questa specie di equide arcaico vanno ascritti una mandibola quasi completa nei due rami orizzontali, nei molari e premolari (Fig. 5a), alcuni frammenti mandibo- lari e un metacarpo completo (Fig. 5b). Nei premolari i profili linguali del metaconide e del metastilide conves- si, unitamente al solco linguale particolarmente profon- do e appuntito e all’assenza della piega cavallina indica- no la presenza di una forma stenoniana evoluta. Le modeste dimensioni della stessa mandibola e del meta- podiale, particolarmente esile nei diametri traversi e antero-posteriori, fanno attribuire questi resti alla specie di equide presente in Europa nel Pleistocene medio.

Artiodactyla: Cervidae

Praemegaceros solilhacus(Robert, 1829)

Un palco di caduta (Fig. 5c), un frammento di mandi- bola e un frammento di metatarso sono le parti ossee più significative da attribuire a questo grande cervide del Pleistocene medio italiano. In particolare il palco di un individuo maschile, non perfettamente adulto, mostra la caratteristica palmatura di questa specie. Lo stato di frammentarietà del palco non permette di apprezzare la morfologia dei tratti anteriori e posteriori di tale palma- tura, tuttavia la conformazione rettilinea dell’asta rispet- to alla stessa palmatura (Abbazzi & Masini, 1997), l’an- golo di inserzione della rosetta con l’asta, unitamente alla posizione intermedia del pugnale anteriore e del pugnale esterno, permettono l’attribuzione sistematica.

Anche il particolare spessore della mandibola e le carat- teristiche morfologiche e biometriche del metatarso rien- trano nella variabilità di P. solilhacus.

Axis eurygonos(Azzaroli, 1947)

Un solo frammento basale di palco di caduta (Fig. 5d) con il tratto b dell’asta pressoché assente, il primo pugnale anteriore a tipico angolo ottuso, testimonia con sicurezza la presenza di questo cervide di taglia medio piccola presente nell’area mediterranea nel Pleistocene

Fig. 5 - Mammalofauna della località Cretarossa di Nettuno, proveniente dalla Unità 2, Facies C. 5a = Equus altidens, von Reichenau, 1915, mola- ri e premolari inferiori; 5b = metacarpo; 5c = Praemegaceros solilhacus (Robert, 1829), palco di caduta; 5d = Axis eurygonos (Azzaroli, 1947), fram- mento basale di palco; 5e = Dama clactoniana (Falconer, 1886), frammento di palco. La barra di riferimento è lunga 5 cm.

- Mammalfauna from Cretarossa (Nettuno, Rome), coming from Unit 2, Facies C. 5a = Equus altidens, von Reichenau, 1915, lower premolars and molars; 5b = metacarpus; 5c = Praemegaceros solilhacus (Robert, 1829), cast antler; 5d = Axis eurygonos (Azzaroli, 1947), basal portion of antler;

5e = Dama clactoniana (Falconer, 1886), antler fragment. Bar scale is 5 cm long.

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inferiore e medio (Di Stefano & Petronio, 2000-2002).

Dama clactoniana(Falconer, 1886)

Una porzione centrale di palco di caduta (Fig. 5e) con la caratteristica palmatura non molto ampia e un robusto pugnale mediano posteriore, orienta verso questo daino arcaico del Pleistocene medio.

Proboscidea: Elephantidae

Elephascf. E. antiquus (Falconer & Cautley, 1845) A questa specie possono essere attribuiti seppure con dubbio un frammento di corpo centrale di un molare superiore, una parte di difesa frammentaria non molto arcuata e, probabilmente, anche un omero frammentario nella parte prossimale e distale che si trova ancora inglo- bato nei sedimenti.

DISCUSSIONE

Considerazioni stratigrafiche

L’analisi stratigrafico-fisica del tratto di costa esamina- to evidenzia l’alternarsi di fasi di sedimentazione e di ero- sione e importanti cambiamenti paleo-ambientali e bati- metrici durante tutto il Pleistocene (Fig. 6), connessi di- rettamente e nel loro insieme a variazioni del livello di ba-

se, espressione della interazione tra oscillazioni glacio- eustatiche del livello marino e mobilità tettonica dell’area.

L’Unità 1, delle “Argille sabbiose marine di piattafor- ma del Pleistocene inferiore”, è riferibile all’ambiente neritico circalitorale. L’età di questa unità è, come è stato accennato, Santerniano-Emiliano, per la presenza di Arc- tica islandicae Hyalinea baltica, al pari dei depositi sab- biosi con A. islandica affioranti discontinuamente in varie località della costa anziate (Tor Caldara, Lido delle Sire- ne) (Compagnoni & Conato, 1969; Bellotti et al., 1997;

Carboni & Di Bella, 1997) e dei depositi pelitico-sabbio- si presenti nel sottosuolo della Valle del Fiume Astura (Manfredini, 1989).

La correlazione tra tutti questi depositi è possibile in base al contenuto paleontologico e alla posizione discor- dante sul substrato pliocenico. Quest’ultimo, in particola- re la formazione calcarenitica del “Macco”, sebbene non affiorante né raggiunto in sondaggio nel tratto Saracca- Torre Astura, affiora ampiamente tra Tor Caldara e Nettu- no (Bellotti et al., 1997; Carboni & Di Bella, 1997; Di Bella et al., 2005b) ed è raggiunto in sondaggio a Nettu- no est e nella zona tra Nettuno e Aprilia (Manfredini, 1989; Cuccillato & Tamburino, 2007). La relazione stra- tigrafica di sovrapposizione in discontinuità dei depositi marini quaternari su quelli pliocenici fu già intuita da Me- li (1896) e Blanc (1935), per il sottosuolo di Nettuno, ed è stata poi confermata recentemente da studi di maggior dettaglio (Dai Pra & Arnoldus-Huyzendveld, 1984; Man-

Fig. 6 - Schema lito-cronostratigrafico delle unità presenti nel territorio di Nettuno e distribuzione cronologica dei mammiferi rinvenuti nel sito di Saracca-Cretarossa (da Mancini et al., 2006, parzialmente modificato).

- Litho-chronostratigraphy of the cropping out units in the Nettuno area, and chronologic range of mammals from the Saracca-Cretarossa site (after Mancini et al., 2006, partly modified).

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fredini, 1989; Faccenna et al., 1994, con bibliografia).

Di conseguenza, l’insieme dei sedimenti marini sab- biosi e argillosi del Pleistocene inferiore è riconducibile in tutta l’area ad un’unica sequenza deposizionale di 3°

ordine infra-pleistocenica. Tale sequenza, denominata

“Sequenza 2” (Fig. 6), corrisponde a quella già identifi- cata da Bellotti et al. (1997) per la costa anziate e corre- lata dagli Autori al ciclo sedimentario 3.9 di Haq et al.

(1987). La sequenza è discordante e trasgressiva sul sub- strato pliocenico (“Sequenza 1” in figura 6), che costitui- sce il fianco orientale della piega antiforme (Alto strut- turale di Anzio) a direzione SSW-NNE e culminazione assiale a Tor Caldara. La relazione stratigrafico-struttu- rale tra i sedimenti pliocenici, basculati verso E-SE, e i sovrastanti depositi infra-pleistocenici, a giacitura oriz- zontale e poggianti in onlap sul substrato (Faccenna et al., 1994), spiega sia la distribuzione delle facies che i di- versi spessori della Sequenza 2. Infatti le facies di tale sequenza sono prossimali, infralitorali, a Tor Caldara- Anzio presso la culminazione assiale della sottostante piega, mentre sono distali, circalitorali, a est di Nettuno (Fig. 1b). Similmente, gli spessori del Pleistocene infe- riore aumentano nel sottosuolo da pochi metri a ovest, nella zona di Anzio, fino a superare il centinaio di metri a est, presso il Fiume Astura (Compagnoni & Conato, 1969; Manfredini, 1989). L’assetto geometrico e l’orga- nizzazione interna delle facies della Sequenza 2 infra- pleistocenica, condizionati dalla presenza della piega precedentemente sollevata nel Pliocene superiore (Fac- cenna et al., 1994), suggerisce una direzionalità della tra- sgressione marina del Pleistocene inferiore, da ESE a WNW, perpendicolarmente all’asse dell’antiforme.

La trasgressione infra-pleistocenica inoltre segue tem- poralmente una fase di caduta relativa del livello del ma- re nel Pliocene superiore, in corrispondenza dell’inter- vallo cronologico della biozona a G. inflata (2.2-1.8 Ma circa) (Di Bella et al., 2005b). Tale abbassamento relati- vo del livello del mare è imputabile sia all’innalzamento tettonico locale dell’antiforme (Faccenna et al., 1994), sia al globale abbassamento glacio-eustatico del livello del mare, occorso tra il Pliocene medio e l’inizio del Pleistocene inferiore (Haq et al., 1987; Naish, 1997; Mil- ler et al., 2005). In base ai dati biostratigrafici, la tra- sgressione infra-pleistocenica inizia nel Santerniano e prosegue nell’Emiliano, in tutta la fascia costiera del La- zio centrale fino al Bacino Romano (Carboni & Di Bel- la, 1997; Iamundo et al., 2004; Di Bella et al., 2005a).

Non è segnalato il sottopiano Siciliano.

L’Unità 2, “Sabbie e peliti lagunari e costiere del Plei- stocene medio”, è costituita: 1) alla base, da sedimenti riferibili a un ambiente di laguna (Facies B) e di barra (Facies C) di foce progradante, o in alternativa di washo- ver retrogradante, nella laguna; 2) nella porzione inter- media, da sabbie di spiaggia sommersa superiore e batti- gia con base trasgressiva (Facies D); 3) al tetto, da cine- riti (Facies E) della formazione dei “Tufi Pisolitici”

Auct., con età comprese tra 560 e 530 ka circa (Karner et al, 2001b). Il complesso è nel suo insieme indicativo di sedimentazione in ambiente paralico. Il sistema flu-

vio-deltizio progradante da est a ovest potrebbe essere ri- conducibile alla antica foce del Fiume Astura, che attual- mente sfocia poco a est (Fig. 1a).

In base al contenuto paleontologico, con relative im- plicazioni biocronologiche (vedi oltre), e alla presenza dei Tufi pisolitici, l’Unità 2 è attribuita alla porzione in- termedia del Pleistocene medio, circa 600-500 ka. La presenza di sedimenti di spiaggia sommersa e battigia (Facies D) trasgressivi sui depositi di laguna e di barra (Facies B e C) è probabilmente indicativa di un innalza- mento e successivo stazionamento del livello del mare.

Per l’intervallo temporale considerato, tra 600 e 500 ka, l’alto stazionamento locale dovrebbe corrispondere allo Stadio Isotopico Marino 15, quest’ultimo caratterizzato da una altezza eustatica sul livello del mare attuale com- presa tra -20 e 0 m (Siddall et al., 2007; con bibliogra- fia). La superficie di inconformità basale, che separa l’Unità 2 dalla Unità 1 (Figg. 2, 3b), potrebbe essere as- sociata ad una o più fasi di abbassamento glacio-eustati- co del livello marino ad alta frequenza ed ampiezza, oc- corse tra la fine del Pleistocene inferiore, nel Siciliano, e l’inizio del Pleistocene medio.

E’ interessante notare che più a Nord, a Tor Caldara, affiorano sedimenti costieri e lagunari meso-pleistoceni- ci, trasgressivi sul Pleistocene inferiore e contenenti ma- teriale vulcanoclastico, con inconformità basale datata indirettamente circa 600-500 ka, in base a considerazio- ni stratigrafiche (Bellotti et al., 1997). I depositi di Net- tuno e quelli di Tor Caldara potrebbero quindi essere parzialmente coevi.

L’Unità 3 corrisponde alla formazione della Duna An- tica Auct., del Pleistocene superiore, a sedimentazione eolica. La superficie basale è netta, erosiva, e probabil- mente formatasi in seguito alla caduta eustatica del livel- lo del mare precedente l’Ultimo Glaciale, tra gli Stadi Isotopici Marini 4 e 2.

Le Unità 2 e 3 appartengono a una sequenza deposi- zionale di terzo ordine, Sequenza 3 del Pleistocene me- dio-Olocene (Figura 6). Verosimilmente sono riferibili a due cicli sedimentari separati di più alta frequenza, del 4° ordine. La Sequenza 3 è correlabile con la meglio no- ta Sequenza composita di Ponte Galeria del 3° Ordine, affiorante più a Nord nel Bacino Romano (Milli, 1997;

Milli et al. 2004, 2008).

Considerazioni paleontologiche

La distribuzione biocronologica dei mammiferi rinve- nuti nei sedimenti continentali (Fig. 6) indica una collo- cazione cronologica dei resti nella parte centrale del Pleistocene medio. In particolare danno una sicura indi- cazione biocronologica la segnalazione di Dama clacto- nianache, alle attuali conoscenze, fa la sua prima com- parsa (Gliozzi et al., 1997; Petronio & Sardella, 1999) nell’Unità Faunistica di Isernia compresa fra 600.000 e 550.000 anni, e la presenza di Praemagaceros solilha- cus, le cui prime comparse sono comprese nello stesso intervallo cronologico (Gliozzi et al., 1997). Ovviamen- te anche le altre specie presenti, pur con una distribuzio-

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ne temporale più ampia, in particolare Axis eurygonos, sono anch’esse compatibili con questa distribuzione temporale (Età a mammiferi Galeriano: Unità Faunistica di Isernia). In dettaglio: 1) E. altidens fa la sua prima comparsa nell’Unità Faunistica di Pirro (compresa fra 1,6 e 1,2 Ma circa) e scompare proprio dopo l’Unità Fau- nistica di Isernia. 2) A. eurygonos è un taxon ancora più longevo e perciò meno significativo da un punto di vista biocronologico: il suo intervallo temporale inizia infatti con l’Unità Faunistica di Farneta (appena più antica di 1,6 Ma) e la sua scomparsa attualmente sembra essere intorno a 0,5 Ma. 3) E. antiquus è il proboscidato tipico dell’Età a mammiferi Galeriano, ma anche dell’Aurelia- no, compreso fra l’Unità Faunistica di Slivia e l’ultima parte del Pleistocene superiore, nell’Unità Faunistica di Melpignano (Petronio et al., 2007).

Poche indicazioni paleoecologiche possono ovvia- mente essere date in funzione dei pochi resti di mammi- feri rinvenuti. L’abbondanza di resti di cervidi e dell’ele- fante di foresta indicano presenza di boschi con ampie radure, testimoniate anche dalla presenza dell’equide e del rinoceronte.

La segnalazione di una fauna del Pleistocene medio nel sito di Nettuno è la prima ben documentata che inte- ressa il litorale a Sud di Roma. Più a Nord, nell’area di Ponte Galeria immediatamente a Ovest di Roma, sono segnalati resti di ben cinque distinte associazioni fauni- stiche, rinvenute in prevalenza nei depositi dell’antico si- stema fluvio-deltizio del Tevere e tutte ascrivibili alla parte sommitale del Pleistocene inferiore e al Pleistoce- ne medio (Petronio & Sardella, 1999; 2001; Milli et al., 2004). Di queste la più antica è rappresentata solo da due Arvicolidi, Prolagurus pannonicus e Predicrostonyx sp.

(Kotsakis et al., 1992), che indicano l’Unità Faunistica di Slivia, intorno a 800-900.000 anni (Gliozzi et al., 1997).

La seconda associazione rappresenta la classica fauna di Ponte Galeria degli Autori, posta al di sotto del “Livello a Venerupis senescens” (Conato et al., 1980), e contiene fra gli altri taxa “Bos” galerianus, Crocuta crocuta, Praemegaceros verticornis e Mammuthus trogontherii.

Per tale fauna è stata istituita l’Unità Faunistica di Ponte Galeria (Petronio & Sardella, 1999), databile per posi- zione stratigrafica e in base ad analisi magnetostratigra- fiche intorno ai 750-780.000 anni (Marra & Rosa, 1995;

Milli et al., 2004). Un’associazione faunistica più recen- te, rinvenuta nei livelli sovrastanti quello a Venerupis, comprende fra l’altro Allocricetus bursae, Arvicola can- tianus, Macaca sylvanus, Lynx pardina spelaea, Meles meles, Stephanorhinus cf. S. hundsheimensis, Equus al- tidens, Equus sussenbornensis, Sus scrofa priscus, Hip- popotamus antiquus, Axis eurygonos, Cervus elaphus acoronatus, Bison cf. B. schoetensacki (Petronio & Sar- della, 2001). L’intervallo biocronologico di tale associa- zione permette di considerarla coeva alla Unità Faunisti- ca di Isernia.

La presenza più antica documentata di Bos primige- niusnell’area di Ponte Galeria proviene da Fontignano, dalle piroclastiti della Formazione di San Cosimato (Co- nato et al., 1980). La fauna ritrovata in questa località

comprende anche Cervus elaphus eostephanoceros, e perciò può essere correlata con la fauna di Cava Nera Molinario e riferibile all’Unità Faunistica Fontana Ra- nuccio (Galeriano superiore, circa 450.000 anni). Sem- pre nell’area di Ponte Galeria, infine, va ricordata la pre- senza di diverse associazioni faunistiche più recenti (Ca- passo Barbato & Petronio, 1981), ascrivibili all’Unità Faunistica di Torrimpietra (Età a Mammiferi Aureliano).

Ancora più a nord di Roma, nell’area di Cerveteri, è stata rinvenuta un’altra associazione faunistica compren- dente fra l’altro Dama clactoniana, Arvicola mosba- chensis e Stephanorhinus hundsheimensis (Mancini et al., 2006), che risulta coeva a quella di Nettuno e ascri- vibile anch’essa all’Unità Faunistica di Isernia.

La differenza principale tra il sito di Nettuno e il Baci- no Romano consiste nella maggiore ricchezza di que- st’ultimo in siti fossiliferi, di età progressivamente più recente dal tardo Pleistocene inferiore al Pleistocene su- periore (Figura 6) e di grande interesse tafonomico e bio- cronologico. Ciò potrebbe essere imputabile alla persi- stenza, durante tutto il periodo considerato, di ambienti di sedimentazione costieri, fluvio-lacustri e fluvio-delti- zi, pur intervallata da cicliche fasi erosive, e alla preser- vazione dei sedimenti. Queste condizioni, fondamental- mente connesse alla presenza e persistenza del grande si- stema fluvio-deltizio del Tevere, favorirono la conserva- zione delle associazioni fossili. Viceversa il sito di Net- tuno corrisponde a un’area marginale, relativa al piccolo sistema fluviale dell’Astura e/o ad un sistema di laguna- barriera costiere. In questa zona, le cicliche variazioni eustatiche del livello del mare, successive alla deposizio- ne dei “Tufi pisolitici” e precedenti la “Duna Antica”, potrebbero aver determinato l’erosione di depositi poten- zialmente fossiliferi.

CONCLUSIONI

Il tratto di costa a est di Nettuno presenta caratteri di grande interesse pertinenti le Scienze del Quaternario, sia relativamente alla stratigrafia fisica che alla paleonto- logia. La successione sedimentaria pleistocenica, con l’individuazione di tre unità litostratigrafiche informali, riconducibili a due sequenze deposizionali di terzo ordi- ne, è ben correlabile con altre successioni sia a scala lo- cale, per la zona dell’Alto di Anzio, che a livello regio- nale, per la fascia costiera laziale e il Bacino Romano.

Le litofacies e le superfici stratigrafiche ben esposte per- mettono infatti di dettagliare l’evoluzione sedimentaria di questo tratto di costa.

Anche i dati paleontologici, indicativi di una nuova Local Fauna attribuibile all’Unità Faunistica Isernia, permettono utili correlazioni con i siti fossiliferi del Ba- cino Romano e ricostruzioni paleo-ambientali.

Il tratto di costa tra Nettuno e Torre Astura mantiene ancora caratteri di naturalità, in quanto ben preservato dalla espansione edilizia, infrastrutturale e turistica, gra- zie soprattutto alla presenza della servitù militare. Si ri- tiene pertanto utile segnalare l’importanza scientifica dei

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dati geologici e paleontologici di quest’area, al fine di una possibile ulteriore tutela.

RINGRAZIAMENTI - Ci piace ricordare e ringraziare l’a- mico Dott. Geologo Ettore Cuccillato, mancato nella primave- ra 2008. Ettore, negli scorsi anni Assessore alla Cultura del Comune di Nettuno, ha con cura protetto, incrementato e divul- gato la collezione di fossili oggi riuniti nell’Antiquarium del Museo Civico di Nettuno.

Si ringraziano le Autorità Militari per il permesso concesso alla visita dell’area indagata, la Prof. Maria Alessandra Conti per l’aiuto nella determinazione della malacofauna, il Prof.

Odoardo Girotti per l’aiuto fornito nella fotografia dei mollu- schi e i Proff. Salvatore Milli e Paolo Tortora per gli utili sug- gerimenti finalizzati a migliorare testo e figure.

Ricerca svolta nell’ambito del Progetto PRIN 2006 - 2006 044074 (coordinamento Prof. C. Petronio).

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