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I I fondi sanitari integrativi sono diventati prevalentemente sostitutivi

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10 M.D. Medicinae Doctor - Anno XXVI numero 1 - febbraio 2019

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n occasione dell’avvio dell’inda- gine conoscitiva della Commis- sione Affari Sociali della Camera sui fondi sanitari, la Fondazione Gimbe ha pubblicato un report indi- pendente che documenta i gravi ef- fetti collaterali per la sanità pubbli- ca dell’attuale impianto normativo che regola tali fondi.

Negli ultimi anni, segnati da un im- ponente definanziamento della sa- nità pubblica, si è progressivamen- te fatta largo l’idea che il cosiddet- to ‘secondo pilastro’ - generato da un complicato intreccio tra fondi sa- nitari, assicurazioni e welfare azien- dale - sia l’unica soluzione per ga- rantire la sostenibilità del Ssn.

In controtendenza con questo cli- ma di contagioso e spesso incon- sapevole entusiasmo, la Fondazio- ne Gimbe annovera invece l’espan- sione incontrollata del secondo pi- lastro tra le macro-determinanti della crisi di sostenibilità del Ssn.

“Considerato che, dopo anni di si- lenzio politico la Commissione Af- fari Sociali della Camera ha annun- ciato l’avvio di un’indagine conosci- tiva sulla sanità integrativa - affer- ma Nino Cartabellotta, Presiden- te della Fondazione Gimbe - abbia- mo realizzato un report indipenden- te da cui emerge l’inderogabile ne- cessità di un riordino legislativo, in

quanto i fondi sanitari sono diventa- ti in prevalenza sostitutivi di presta- zioni già offerte dal Ssn”.

þ Serve un Testo Unico

“Le nostre analisi - evidenzia Carta- bellotta - confermano che oggi le potenzialità della sanità integrativa sono compromesse da un’estrema deregulation che ha permesso ai fondi integrativi di diventare preva- lentemente sostitutivi. Mentre il di- battito si avvita spesso su singole criticità, nel contesto di un imponen- te definanziamento del Ssn, l’inter- mediazione finanziaria e assicurativa si è abilmente insinuata tra le crepe di una normativa frammentata e in- completa e cavalcando l’onda del welfare aziendale, genera profitti, utilizzando anche il denaro pubblico sotto forma di detrazioni fiscali per fornire, tramite i fondi sanitari inte- grativi, prestazioni prevalentemente sostitutive che alimentano il consu- mismo sanitario e rischiano di dan- neggiare la salute delle persone”.

Non è quindi un caso che gli eroga- tori privati e i finanziatori privati (assi- curazioni) promuovano il secondo pi- lastro puntando soprattutto sui ‘pac- chetti prevenzione’ che alimentano consumismo sanitario e medicaliz- zano la società, ma nel frattempo

aumentano la soddisfazione di citta- dini inconsapevoli di costi e rischi.

La Fondazione Gimbe chiede un Te- sto Unico della sanità integrativa in grado di:

• restituire alla sanità integrativa il suo ruolo originale, ovvero quello di rimborsare esclusivamente presta- zioni non incluse nei Lea;

• evitare che il denaro pubblico, sotto forma di incentivi fiscali, venga utiliz- zato per alimentare i profitti dell’inter- mediazione finanziaria e assicurativa;

• tutelare cittadini e pazienti da derive consumistiche dannose per la salute;

• assicurare una governance nazio- nale, oggi minacciata dal regionali- smo differenziato;

• garantire a tutti gli operatori del settore le condizioni per una sana competizione.

Ma ancor prima, è indispensabile che il Ministero della Salute renda pubblicamente accessibile l’anagra- fe dei fondi sanitari integrativi per offrire ai cittadini e agli enti di ricerca un’adeguata trasparenza.

É quanto si rileva dal report pubblicato dalla Fondazione Gimbe che documenta i gravi effetti collaterali di tali fondi per il Ssn.

Dal report emerge l’inderogabile necessità di un riordino legislativo della materia con un Testo Unico che restituisca alla sanità integrativa il suo ruolo:

rimborsare esclusivamente prestazioni non incluse nei Lea

I fondi sanitari integrativi sono diventati prevalentemente sostitutivi

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Attraverso il presente

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QR-Codeè possibile ascoltare con tablet/smartphone l’intervento di Nino Cartabelotta presso la Commissione Affari Sociali della Camera

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