SETA: l'intervista al presidente Vanni Bulgarelli: "Ci attendono nuove sfide. Voglio consolidare il rapporto con il territorio"
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Car sharing: l'accesso ai veicoli tramite smartphone è la chiave per la crescita
Il Giubileo tutti gli scioperi porta via? Comunque, nel TPL
non basta
Editoriale
Il Giubileo tutti gli scioperi porta via? Comunque, nel TPL non basta
Sembra (sembra) che l’apertura dell’anno giubilare porterà una moratoria degli scioperi a Roma: l’uso del condizionale è opportuno, perché nelle vicende relative al Tpl della Capitale nessuno sa niente (o, perlomeno, questa è la sensazione). Non sapevano niente i malcapitati cittadini che, il 4 dicembre scorso, hanno vissuto l’ennesimo venerdì nero e si sono trovati davanti ad una situazione al limite dell’incredibile, con metro e bus bloccati e una paralisi nei trasporti che è andata ben al di là delle previsioni, tanto è vero che non solo non c’era stata la dovuta informazione, ma nessuna delle autorità preposte ha pensato fosse il caso di abolire il divieto di circolazione per le targhe alterne, lasciando i cittadini (privati anche della possibilità di usare il proprio mezzo) in balìa del classico
“arrangiatevi”, come in una sorta di
rinnovato 8 settembre della mobilità. E ancora più impressionante è il silenzio seguito agli avvenimenti di questo ennesimo “venerdì nero”, che conferma che la situazione è praticamente sfuggita di mano un po’ a tutti.
Tutto ciò è avvenuto, infatti, in assenza di interlocutori a livello sia sindacale, sia aziendale che istituzionale. I sindacati
“ufficiali” (l’agitazione, infatti, è stata indetta da un comitato o associazione che dir si voglia che non è neanche un sindacato riconosciuto) venivano appena dalla sottoscrizione di un accordo per il rinnovo del contratto nazionale, atteso da sei anni e che – in teoria – avrebbe dovuto costituire il maggior motivo del contendere. L’azienda Atac non si sa bene se abbia ancora un governo oppure no: in effetti, i vertici sono
dimissionari, ma la nomina dei nuovi responsabili si allontana ogni giorno di più. A livello istituzionale, la nomina del commissario al Comune di Roma ha cancellato i poteri dell’ultimo assessore Esposito, ma nessuno è in grado di sapere chi è chiamato ad occuparsi dei trasporti a Roma: dello strombazzato
“dream team” è rimasto solo il sogno, mentre di team non si vede nemmeno l’ombra. E’ in questo scenario che è iniziato il Giubileo, con tutto il carico di attenzioni che l’evento trascina con sé per il preoccupante contesto relativo alla sicurezza, che non fanno diminuire però le perplessità riguardo il destino del sistema dei trasporti nella Capitale (ma, ovviamente, non solo).
Poiché anche in questo caso le notizie sono frammentarie e isolate, non si sa quale credito attribuire alle voci di rifiuti da parte degli autisti o personale di metro e bus per effettuare i servizi straordinari necessari nella circostanza, una forma non dichiarata di protesta che avrebbe l’effetto di rendere vana (o, perlomeno, di depotenziarla fortemente) anche la
“moratoria” sancita negli accordi ufficiali.
Può darsi che sia una scelta opportuna quella di non insistere più di tanto su questi argomenti per non rinfocolare ancor più un clima polemico in una situazione oggettivamente delicata, ma ciò non toglie l’esigenza che si faccia un minimo di chiarezza sulle direzioni che si intendono intraprendere per risolvere i problemi del trasporto pubblico locale (e, ripetiamo, non solo a Roma, ma in tutto il paese).
Duole purtroppo ricordarlo, ma siamo ormai giunti alla fine dell’anno e nessuno sa – ancora una volta – quando sarà finalmente varata la riforma del TPL, quali contenuti avrà e quali soluzioni prevederà: in teoria, doveva essere
pronta per i primi mesi di quest’anno, poi sicuramente entro l’estate e poi ancora per i mesi di settembre e ottobre; ora i tempi del lavoro parlamentare di fatto impediscono che si possa pensare ad una sia pur parzialissima applicazione già a partire dal 2016. E l’assenza di prospettive si allarga, ad esempio, al destino di un’azienda come Atac: ancora una volta, nessuno probabilmente è in grado di sapere qual è il disegno strategico per la principale azienda di trasporti del nostro Paese da qui ai prossimi anni (e, volendo essere cattivi, addirittura da qui ai prossimi mesi). E’ chiaro che sarebbe da sciocchi sottovalutare la portata dei problemi e la difficoltà di trovare le soluzioni più efficaci: ma qualcosa bisogna pur fare, perché non c’è nessuna
“moratoria” che consenta di mettere in soffitta le questioni irrisolte del settore.
E questo, ahimè – a differenza di tutto il resto -, lo sappiamo fin troppo bene tutti.
A.D.
Focus
Nel corso degli anni, le tecnologie per la condivisione dei veicoli si sono evolute da semplici sistemi manuali a sistemi computerizzati sempre più complessi. Nei prossimi 3-7 anni, il mercato abbandonerà progressivamente le tecnologie off-the- shelf a favore di software open-source, sistemi plug-and-play e tecnologie NFC (near field communications) e bluetooth a basso consumo energetico (BLE) basate su smartphone. Entro il 2025, le tecnologie di guida automatica, mobilità connessa e ricarica dei veicoli elettrici saranno il fulcro del mercato delle tecnologie per il car sharing.
Una nuova analisi di Frost & Sullivan, intitolata “Strategic Analysis of the Vehicle- sharing Technologies Market”, rileva che la base di utenti del car sharing a livello globale raggiungerà quota 26 milioni di membri entro il 2020. Gli operatori di car
sharing in Nord America si distingueranno per le applicazioni tecnologiche, seguiti dall’Europa. Per rispondere alla domanda crescente, aumenteranno le partnership tra operatori di car sharing, aziende tecnologiche e case produttrici.
“Le tecnologie basate su NFC stanno diventando una dotazione standard negli smartphone della maggior parte delle case produttrici. Ciò creerà nuove opportunità per fornire soluzioni di controllo remoto dei veicoli economiche basate su smartphone, - afferma Albert Geraldine Priya, analista di Frost & Sullivan. - Gli operatori di car sharing saranno inoltre in grado di offrire un’esperienza superiore ai proprietari di automobili attraverso le caratteristiche di personalizzazione automatica, come ad esempio le impostazioni dello specchietto retrovisore e dei sedili configurabili sullo smartphone.”
Car sharing: l'accesso ai veicoli tramite smartphone è la chiave
per la crescita
Tuttavia, le soluzioni per il controllo degli accessi e la localizzazione del veicolo basate su smartphone presentano diversi problemi legati alla sicurezza. Il rischio di attacchi informatici, intercettazione dei segnali di comunicazione, furti, corruzione dei dati e virus rallenterà la diffusione delle soluzioni di car sharing basate su smartphone.
Le preoccupazioni che circondano l’effettiva integrazione di soluzioni hardware e software di terze parti con i processi di business frenerà la maggior parte degli operatori di car sharing rispetto all’implementazione di servizi di terze parti. Inoltre, le normative legali in alcuni paesi non creano un ambiente favorevole all’adozione delle tecnologie di car sharing. Tuttavia, i vantaggi superano di gran lunga le difficoltà.
“Gli operatori di car sharing cercano di attirare un maggior numero di abbonati abbassando i costi e migliorando l’esperienza dell’utente attraverso
l’integrazione di tecnologie come l’accesso senza chiavi tramite smartphone nelle soluzioni di car sharing, - osserva Priya. - Le automobili semi-autonome e completamente autonome nei parchi macchine degli operatori di car sharing diventeranno una realtà tra il 2018 e il 2025, rispettivamente, semplificando ulteriormente il car sharing e aprendo nuove porte per gli operatori del mercato.”
Lo studio “Strategic Analysis of the Vehicle-sharing Technologies Market”
è un’analisi strategica che fa parte del programma Automotive & Transportation Growth Partnership Service. Questa analisi offre una panoramica delle tendenze tecnologiche, dei fattori trainanti e limitanti e delle opportunità nel mercato delle tecnologie di car sharing. La ricerca fornisce inoltre un’analisi comparativa regione per regione delle tecnologie per la condivisione dei veicoli e case study dei principali operatori del mercato, oltre alle conclusioni e raccomandazioni strategiche.
Trascorsi circa due mesi dalla sua nomina a presidente di Seta spa, la società che gestisce il trasporto pubblico nelle province di Modena, Reggio e Piacenza, è possibile fare un bilancio della situazione dell’azienda attualmente e soprattutto dei programmi per il futuro?
Nei suoi primi tre anni di vita l’obiettivo fondamentale di Seta è stato quello di guidare il processo di fusione delle tre ex aziende provinciali che nel 2012 hanno dato vita all’azienda. E’ stato fatto un grosso lavoro in questa direzione, da parte di chi mi ha preceduto, ma ora ci attendono nuove sfide.
Fino ad oggi Seta ha agito con una logica secondo la quale il servizio veniva erogato ai tre bacini in maniera distinta, gestendoli ognuno secondo le proprie peculiarità ed esigenze. Non poteva essere altrimenti, visto che i tre vecchi contratti di servizio - ad oggi ancora vigenti - vincolano le politiche gestionali dell’azienda nella direzione della continuità con la gestione precedente pre-unitaria. Ma io ho in testa un’azienda unica, un unico soggetto che serve più territori e deve essere in grado di farlo al meglio. Non ha più senso misurare le nostre azioni con il bilancino dell’appartenenza
territoriale, perché le cose potrebbero cambiare di molto - e molto presto – e Seta deve farsi trovare pronta, con una politica aziendale omogenea in grado di rispondere con efficacia alle richieste del territorio e dei cittadini/utenti. Nel mio mandato intendo anche consolidare il rapporto con il territorio, sia per quanto riguarda il confronto con le amministrazioni locali sia direttamente con gli utenti. In questi primi due mesi, ad esempio, ho realizzato una serie di incontri con quasi tutte le amministrazioni comunali delle tre province, che non rappresentano soltanto i nostri soci di maggioranza ma anche i terminali più sensibili dell’efficienza del nostro lavoro.
Può riferirci qualche particolare riguardo il Piano industriale di Seta 2015-2018?
In particolare qual è l’impegno da parte dell’azienda per quanto riguarda la sicurezza, la manutenzione dei mezzi e il piano assunzione personale?
Il Piano industriale vedrà la luce entro la fine dell’anno e traccerà la rotta della nostra gestione per il prossimo triennio. Io l’ho definito un piano ‘sfidante’, perché dovrà affrontare una serie di questioni di rilievo, a partire dalle gare per l’affidamento del servizio che le Agenzie per la Mobilità dovranno indire nei prossimi mesi. Inoltre dovrà tenere conto di un altro aspetto centrale per il nostro settore, ovvero la necessità di bilanciare gli aspetti tariffari con i contributi pubblici che, in molti casi, non sono sufficienti a coprire i costi del servizio. Saranno due le linee principali di intervento: gli investimenti per il rinnovo del parco circolante (con una quota minima di nuovi bus pari al 10-15% della flotta attuale) e per la dotazione tecnologica; gli interventi per qualificare ed efficientare la pianta organica, che rappresenta la nostra risorsa principale (più ancora dei mezzi). Per quanto riguarda il rinnovo del parco circolante, va detto che la nostra flotta ha un’età media leggermente inferiore a quella nazionale (11 anni contro
SETA, l'intervista al presidente Vanni Bulgarelli: "Ci attendono nuove sfide.
Voglio consolidare il rapporto con il territorio"
Mobility Magazine ha intervistato Vanni Bulgarelli, presidente dell’azienda di Trasporti Pubblici Seta
una media italiana superiore a 12), e non è particolarmente carente dal punto di vista delle prestazioni ambientali: non abbiamo mezzi pre-Euro e ci restano solo una decina di mezzi Euro 0 ed Euro 1 (su oltre 900 mezzi in totale). In prima battuta saranno questi ad essere rottamati e contiamo di riuscirci già nei prossimi mesi. Peraltro, tra settembre e dicembre abbiamo introdotto in servizio 13 mezzi Euro 6 (10 a Reggio Emilia e 3 a Modena).
Un aiuto arriverà anche da parte della Regione Emilia-Romagna, che ha deliberato con l’Atto di Indirizzo 2016-2018 in materia di programmazione del trasporto pubblico locale uno stanziamento di 60 milioni per il rinnovo di autobus e filobus. Queste risorse saranno in realtà raddoppiate, grazie al contributo previsto in capo alle singole aziende di tpl.
Un altro aspetto fondamentale del prossimo Piano Industriale è quello che riguarda il personale: abbiamo la necessità di adeguare la nostra pianta organica per ottenere tre obiettivi: gestire il turn-over e consentire un ricambio generazionale del personale alla guida; ridurre le situazioni di particolare criticità che si stanno manifestando in alcuni depositi periferici a causa dell’insufficienza degli addetti; ridurre il monte ore di lavoro straordinario al quale dobbiamo ricorrere per poter gestire il servizio. A tal proposito,
abbiamo attualmente in corso una procedura di selezione - alla quale hanno partecipato più di 1.500 candidati - che porterà nei primi mesi del 2016 all’assunzione di diversi autisti, direi alcune decine, suddivisi nei tre bacini provinciali secondo le rispettive esigenze.
All’inizio del mese di novembre c’è stato un incontro tra azienda e Organizzazioni sindacali che ha portato alla revoca di uno sciopero previsto e proclamato, quali sono attualmente i rapporti con i sindacati e come l’azienda intende procedere in questo senso?
Devo dire che ho trovato, nella maggior parte dei rappresentanti sindacali aziendali da me incontrati, un buono spirito di collaborazione e senso di responsabilità. Ritengo che il confronto con le Organizzazioni sindacali debba essere improntato al rispetto dei ruoli reciproci ed avendo come riferimento le vigenti normative di settore e le corrette prassi di relazioni industriali. Inoltre, in Seta possiamo contare su un Protocollo di intesa siglato nel 2013, che contiene un complesso di regole certe e chiare che consentiranno di uniformare la contrattazione aziendale a princìpi di trasparenza e partecipazione.
Registro infine con soddisfazione la recente firma di un accordo a livello nazionale, che potrà chiudere una lunga stagione di
Nel mese di ottobre scorso Seta ha avviato un progetto ‘anti-smog’ per incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici. E’ possibile tracciare un primo bilancio dell’iniziativa?
Avete in programma altri simili progetti per sensibilizzare l’utenza a lasciare i mezzi privati e usufruire del servizio pubblico?
Il progetto è ancora in corso e sta facendo registrare buoni risultati. Al di là dei numeri, comunque, il frutto più importante è rappresentato dall’acquisizione di nuovi clienti, che hanno deciso di affidarsi al mezzo pubblico per i loro spostamenti come alternativa all’auto privata.
Una volta terminata la fase promozionale, però, sarà importante monitorare questi nuovi utenti e verificare se la nostra offerta è stata all’altezza delle loro aspettative. L’obiettivo principale è di dimostrare la sensibilità di Seta al tema della mobilità sostenibile: in questo senso, questa promozione rappresenta la prima esperienza di quella che mi auguro possa diventare una lunga serie di iniziative simili.
SCHEDA – I NUMERI DI SETA
Operativa dal 1° gennaio 2012, SETA (Società Emiliana Trasporti Autofiloviari) nasce dall’aggregazione delle aziende di trasporto pubblico di Modena, Reggio Emilia e Piacenza:
per dimensioni e distribuzione territoriale, l’aggregazione – scaturita dalla confluenza nella nuova Società di quattro soggetti: Atcm di Modena; Tempi di Piacenza; AE-Autolinee dell’Emilia e il ramo gomma Act di Reggio Emilia - è una delle maggiori operazioni di fusione aziendale ad oggi mai avvenute, in ambito nazionale, nel settore del trasporto pubblico locale. SETA Spa è una società mista, le cui quote sono detenute per il 51% dagli Enti pubblici di Modena, Reggio Emilia e Piacenza, mentre il restante 49% è detenuto da da HERM- Holding Emilia Romagna Mobilità Srl e da Tper Spa. SETA Spa gestisce 29,4 milioni di chilometri di trasporto pubblico locale, ha un organico di 1.046 dipendenti e 867 mezzi marcianti, per un valore della produzione di 100,3 milioni di euro.
Gli ultimi due bilanci sono stati chiusi in attivo:
nel 2013 per quasi 90 mila euro e nel 2014 per 550 mila euro.
S.S.