Delibera del 25 novembre 2005 con la quale il Comitato di Presidenza, presa in esame la richiesta dei Componenti Consiglieri Ernesto AGHINA, Paolo ARBASINO, Maria Giuliana CIVININI, Francesco MENDITTO, Giuseppe SALME' e Giovanni SALVI, autorizza l'apertura presso la Prima Commissione di una pratica a “tutela” dell'autonomo esercizio della funzione giudiziaria e del dott. Armando SPATARO, Procuratore Aggiunto a Milano.
B) Delibera del 19 luglio 2006 con la quale il Comitato di Presidenza, su richiesta dei Consiglieri Paolo ARBASINO, Giuseppe FICI, Luigi MARINI, Giovanni SALVI, Wladimiro DE NUNZIO, Francesco LO VOI, Giovanni MAMMONE, Luigi RIELLO, Francesco MENDITTO, Giuseppe SALME', Ernesto AGHINA, Giuseppe MELIADO', Maria Giuliana CIVININI, Leonida PRIMICERIO e Marco DEVOTO ha autorizzato presso questa Commissione l'apertura di una pratica a tutela del dott. Armando SPATARO, Procuratore Aggiunto della Repubblica di Milano.
(Delibera del 10 settembre 2009)
Il Consiglio superiore della magistratura, nella seduta del 10 settembre 2009, ha adottato la seguente delibera:
“riscontrata la sussistenza dei presupposti previsti dal nuovo articolo 21-bis del Regolamento Interno del CSM, recepito con DPR 15 luglio 2009, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 20 luglio 2009 – norma che disciplina la procedure per gli interventi a tutela dell’indipendenza e del prestigio dei Magistrati e della funzione giudiziaria – delibera:
“Come ha più volte ricordato il Presidente della Repubblica, da ultimo nella seduta del 1° agosto 2002, “la stabilità delle istituzioni si fonda sulla divisione dei poteri e sul rispetto pieno e reciproco delle funzioni di ciascuno”. Nell'ambito del sistema di “pesi e contrappesi” che caratterizza la moderna democrazia pluralista, le istituzioni di garanzia, e tra queste la magistratura, traggono dalla Costituzione superiore il compito primario di tutelare l'indipendenza e l'autonomia della magistratura e in particolar modo di ciascun magistrato nell'esercizio concreto delle sue funzioni, contro attacchi e condizionamenti indebiti, da qualunque parte essi provengano e in qualunque modo essi vengano attuati. Quando singolo magistrati o pronunce di organi giudiziari vengono fatte oggetto non di critiche, sempre legittime, ma di denigrazioni diffamatorie con generiche e immotivate accuse di parzialità, il Consiglio deve intervenire a tutela della credibilità della funzione giudiziaria, perché la fiducia dei cittadini nella giurisdizione è una garanzia assoluta ed indispensabile della vita democratica.
Di recente, da parte di esponenti politici investiti delle più alte responsabilità sono stati ripetutamente rivolti attacchi a magistrati del pubblico ministero.
Una prima volta, in relazione alla richiesta di estradizione di 22 cittadini statunitensi, a firma del dott. Armando Spataro, inoltrata dalla Procura della Repubblica di Milano al Ministero della Giustizia, è stato dichiarato dallo stesso Ministro: “stiamo esaminando le carte per capire bene se il teorema sia fondato o se sia legato ad una sorta di antiamericanismo che attraversa purtroppo la sinistra” e “siccome in questo caso siamo di fronte ad un magistrato militante la faccenda è da valutare con grande attenzione”. (Agi del 22 novembre 2005)
Successivamente, in relazione alla esecuzione di una misura cautelare adottata dal giudice per le indagini preliminari di Milano, su richiesta del procuratore aggiunto della procura della Repubblica di Milano dott. Armando Spataro, nei confronti di due funzionari del Sismi, si è dichiarato, tra l'altro, sempre da parte della stesso ex Ministro della Giustizia, che “vogliono arrivare a dimostrare che il governo italiano era al corrente della cosa e Marco Mancini starà in galera finchè non si deciderà che Berlusconi sapeva”, (ANSA del 5 luglio 2006 ore 20:13 - La Padania del 6 luglio 2006), mentre, da parte del Presidente emerito della Repubblica Cossiga, è stato dichiarato che: “Mi attendevo da tempo ed erano informati gli apparati di sicurezza che il dottore Spataro avrebbe arrestato il dottor Mancini, ma il vero obiettivo del dottor Spataro, assatanato di pubblicità e noto fiero antiamericano, è arrestare il direttore del Sismi generale Pollari”, (Libero del 6 luglio 2006), ed ancora: “Se mi accadrà qualcosa si saprà che i mandanti morali oggettivi stanno nella Procura
della Repubblica di Milano”. “Dio mio, quanto sono scese in basso certe procure della Repubblica e certi magistrati. E' temerario chiedersi chi sia nemico del terrorismo islamico e obiettivamente amico e fiancheggiatore di esso?”. “Che vergogna, ma io non ho paura e forse il dottor Spataro si”: (Ansa del 5 luglio 2006 ore 18:19).
L'assunto di una magistratura che persegue finalità diverse (Correzione errore materiale – Plenum 10.09.2009) da quelle sue proprie, oltre ad essere privo di fondamento, costituisce la più grave delle accuse ed integra, a maggior ragione in considerazione del livello istituzionale da cui proviene, una obiettiva e incisiva delegittimazione della funzione giudiziaria nel suo complesso e dei singoli magistrati.
L'interpretazione in chiave politica delle condotte di magistrati, nell'esercizio delle loro funzioni, come manifestazione di una persistente e dolosa volontà persecutoria, disancorata dalle emergenze istruttorie costituisce elemento di discredito della funzione e dei singoli magistrati.
In conclusione, l'asserzione che il magistrato abbia perseguito e persegua finalità diverse da quelle di giustizia è assolutamente infondato e gravemente lesivo della dignità della funzione giurisdizionale.
Il singolo magistrato, gravemente offeso in modo così reiterato, ha dato un'ennesima prova di senso di responsabilità, non reagendo individualmente, o intervenendo in modo assolutamente equilibrato.
Il Consiglio, per parte sua, ha il dovere costituzionale di ristabilire autorevolmente e pubblicamente la sua immagine. Ora, come è stato altra volta affermato, “e del tutto fisiologico che nella difesa della propria indipendenza e della propria autonomia la magistratura, quale istituzione di garanzia, possa venire a trovarsi in momenti di rapporto dialettico o addirittura conflittuale con altri poteri”, ma tale rapporto deve rimanere nella misura di civiltà e rispetto reciproco, non essendo ammissibile una delegittimazione di un'istituzione nei confronti dell'altra, pena la caduta di credibilità dell'intero assetto costituzionale.
Il Consiglio ha più volte espresso il principio che gli atti e i provvedimenti dei magistrati possono essere discussi e criticati ma che non possono essere pretesto per dichiarazioni che delegittimano il singolo magistrato o l'intero ordine giudiziario: in tale contesto è indispensabile che non si ripetano episodi di denigrazione della magistratura e di singoli magistrati, del tutto inaccettabili, perché fortemente lesivi della stessa funzione giudiziaria.
Il Consiglio esprime, quindi, la propria allarmata preoccupazione per un clima di rapporti istituzionali che travalica quello della fisiologica dialettica e rivolge un pressante appello a tutte le istituzioni perché sia ristabilito il rispetto dei singoli magistrati e dell'intera magistratura e, quindi, la fiducia dei cittadini, che è condizione imprescindibile di un'ordinata vita democratica.”